È la meravigliosa amnesia bancaria del partito di Bersani il quale da decenni avvolge i suoi catenacci intorno a Palazzo Salimbeni.
Più che un buco di bilancio, un buco di memoria. Siena? Non sanno dove sia. Monte dei Paschi? Mai sentito. Mussari? Chi era costui?
È la meravigliosa amnesia bancaria del Pd, il quale da decenni avvolge i suoi catenacci politici intorno a Palazzo Salimbeni, tramite la Fondazione il Monte, nel feudo creditizio-politico dell’ex Pci: e adesso cade dalle nuvole. “Non c’entriamo mica”, dice Bersani dipingendo un mondo favoloso dove “il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche”. Il segretario poteva almeno mettersi d’accordo con D’Alema, che nello stesso momento diceva: “Mussari l’abbiamo cacciato noi”, attraverso il sindaco di Siena Ceccuzzi, che di Mussari, tanto per capirsi, è stato pure testimone di nozze. Chi, quel Mussari attivo fin da giovanissimo nel Pci, poi nel Pds e infine nel Partito Democratico, a cui nel 2010 ha donato 100 mila euro? L’avete cacciato voi? Ma allora il Pd c’entra o non c’entra?
L’amnesia bancaria ha fulminato persino Mario Monti, ex International advisors di Goldman Sachs, il quale dice “basta agli incroci tra banche e politica”, dimenticandosi che se esiste incrocio tra banche e politica, lui è quantomeno il semaforo. Il fatto che il ras senese Alfredo Monaci, presidente di Mps immobiliare, sia candidato nella lista Monti in toscana lascia immaginare oscure commistioni. Insomma, se Fassino diceva “Abbiamo una banca”, ora la banca che il Pd già possedeva è finita nell’oblìo.
Dicesi Alzheimer creditizio, quella sindrome implacabile che tende a farci credere l’incredibile: e cioè che Siena è semplicemente la città del panforte e del Palio. Come no.