E ci risiamo. Vi ricordate la caccia ai furbetti del reddito di cittadinanza (peraltro prontamente sgamati dall’INPS), che, fino a che la peste Covid-19 non ci ha colpito, era diventato lo sport nazionale del giornalismo italiano? Fiancheggiatore com’è noto, da sempre, dei poteri forti, il giornalista medio di sistema ha vissuto l’ introduzione di questa legge di civiltà, come l’assicurare un reddito minimo ai cittadini in povertà, come un sopruso, tutta ciccia sottratta a Confindustria e alle rapaci mani dei suoi padroni. Non imprenditori ma, bensì, “prenditori” di Stato.Ebbene, ora la stessa tecnica, guidati dalle sapienti mani dei soliti “padroni del vapore” (B., Agnelli/Elkan, Cairo, Caltagirone, De Benedetti, Benetton etc, etc.), nonché dall’ “onorevole” politica politicante in Parlamento e nei tanti corpi intermedi in cui si affastella il nostro apparato statale (a proposito, ma a quando una bella sforbiciata magari, che so, partendo dalle Regioni?), la stanno applicando alla scuola. Fra i giornalecchini in queste ore si è ingaggiato un nuovo gioco: è tutto un affannarsi alla ricerca di Istituti scolastici talmente lasciati negli anni al degrado, da non essere nelle condizioni, nonostante le risorse eccezionali messe a disposizione dall’attuale Governo, di poter aprire in sicurezza, in vigenza di pandemia, ai loro alunni. Rare eccezioni, ma che purtroppo ci sono, è inutile negarlo, tanto è il loro stato d’abbandono incancrenitosi negli anni. Con la solita tecnica sfascista che mira a sminuire agli occhi degli elettori azioni di governo esemplari, come quella memorabile di aver immesso (finalmente!) nuove risorse nella scuola per 7 miliardi, l’immagine che si sta contrabbandando in queste ore a reti e testate unificate (salvo rare eccezioni per i pochi informati), è quella di un Governo inefficiente e di una ministra incapace (e certo, un insegnante come Lucia Azzolina messa a fare il ministro della Scuola in Italia è vista con sospetto, vuoi mettere una sindacalista come la Fedeli che si fregiava di una terza media… forse? E si arriva all’assurdo di vedere all’opera il galoppino di redazione di turno che, affiancato dall’operatore scafato, mostra al pubblico ludibrio un plesso scolastico fatiscente il cui accesso è ostruito dalle erbacce. La povera preside, intervistata, ammette l’inevitabile: la prossima settimana non sarà in grado di riaprire la scuola in sicurezza. Il risultato del fallimento di una intera classe politica dell’ultimo trentennio spacciato mediaticamente come l’emblema della gestione fallimentare dell’attuale Governo. Il risultato di decenni di politiche predatorie perpetrate dai governi precedenti è, con tecnica mistificatoria e truffaldina, scaricato dai media su Giuseppe Conte e i suoi ministri che non ne hanno la responsabilità ma che, anzi, stanno raccogliendo in tempi record i cocci di una costola dello Stato da tempo immemore fratturata, per ricostruirla.Cosa che, onestà intellettuale impone di dire, non si fa nell’arco di un anno ne’ di due ne’, tanto meno, nell’arco di una manciata di mesi in costanza di un emergenza sanitaria, per giunta. Gli Istituti scolastici statali, in Italia, tralasciando l’altro cancro tutto italiano della strutturale carenza di personale docente, sono circa 45mila, la stragrande maggioranza dei quali costruiti negli anni 60/70, molti dei quali tutt’ora non rispettano i criteri minimi antisismici (quante ne vogliamo di tragedie compiute o sfiorate per lo sfondamento di tetti scolastici negli ultimi decenni?). A chi ancora oggi si riempie la bocca di Tav, Mose e Stretti di Messina, sono questi i dati che gli si dovrebbe sbattere in faccia. Questa è la più grande delle opere da realizzare nel nostro Paese dopo la riqualificazione e la messa in sicurezza del nostro martoriato territorio! L’importante, a cui dovrebbe guardare un cittadino elettore avveduto, per giudicare l’attuale e qualsiasi altro governo, è se siano state poste le basi affinché queste reali, improcrastinabili, vere grandi opere, questa ricostruzione, possa avvenire e vigilare affinché avvenga. Tanti, troppi, abboccano all’amo di politici che usano il diversivo di accusare il loro avversario dei loro stessi fallimenti.Troppi, ingiustificatamente, irrazionalmente troppi (al netto di quelli che ci mangiano, che almeno una scusa ce l’hanno), che ancora credono a chi oggi promette l’impossibile ma che, quando gliene è stata data l’opportunità, non ha saputo o voluto realizzare neanche il possibile, cioè l’ordinata gestione di un Paese. Non è la cattiva politica il male peggiore dell’Italia, è la memoria corta degli italiani.
https://infosannio.com/2020/09/10/conte-e-la-memoria-corta-degli-italiani/