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giovedì 14 aprile 2022

Ora Biden e Zelensky fanno infuriare l’Europa. - Cosimo Caridi e Luana De Micco

 

GUERRA IN UCRAINA - Macron zittisce Sleepy Joe che straparla di “genocidio”. Scholz: “Irritante il no al presidente tedesco”. Putin stringe su Mariupol: “Resa degli ucraini”. Che smentiscono. 

Al cinquantesimo giorno di guerra, il fronte Nato si divide. Al centro delle tensioni, la parola “genocidio” che Joe Biden ha utilizzato per la prima volta per descrivere i massacri dell’esercito russo in Ucraina: “Diventa sempre più chiaro che Putin cerca di cancellare persino l’idea di essere ucraini”, ha detto il presidente Usa. Il termine è rivendicato da tempo da Kiev. Lo rifiuta invece Macron, tra i leader Ue più attivi nel tentare di mantenere un dialogo con Mosca.

Già un paio di settimane fa, il capo dell’Eliseo aveva preso le distanze da Biden che, da Varsavia, aveva chiamato “macellaio” l’uomo del Cremlino. Macron è convinto che l’escalation verbale non contribuisca a raggiungere l’obiettivo principale: la pace. “È accertato che l’esercito russo ha commesso crimini di guerra – ha detto su France2 –. Ciò che sta succedendo è di una brutalità senza precedenti, ma guardo ai fatti e voglio continuare a essere in grado di fermare questa guerra”. Zelensky ha considerato “dolorosa” la riluttanza di Macron, approvando invece Biden: sono “le parole di un vero leader”, ha scritto su Twitter, chiedendo un ulteriore invio di armi. Nel nuovo pacchetto di aiuti militari che gli Usa si preparano a inviare, ci sarebbero, secondo fonti della Reuters, mezzi militari per altri 700 milioni di dollari, tra cui elicotteri Mi-17 da usare contro i blindati russi. È evidente che Washington non crede a una soluzione nel negoziato. Macron che, in piene presidenziali si prepara a sfidare Marine Le Pen al ballottaggio del 24 aprile, ha già fatto sapere invece che vuole riprendere la via della diplomazia e le telefonate con Putin e Zelensky, messe da parte durante la parentesi del primo turno. Anche il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha usato toni ben più pacati: “La massima priorità per tutte le parti interessate è mantenere la calma e la moderazione”. Altro motivo di tensione, il rifiuto del presidente Zelensky di ricevere il suo omologo tedesco, Frank- Walter Steinmeier. Il presidente federale si sarebbe dovuto recare ieri a Kiev con i capi di Stato di Polonia e Paesi baltici. Ma dopo giorni di negoziazioni e incontri per la sicurezza, gli ucraini hanno dichiarato Steinmeier persona non gradita. L’annuncio a mezzo stampa è stato lapidario. “Non è il benvenuto” ha rivelato un diplomatico ucraino al tabloid Bild. Il cancelliere Olaf Scholz ha definito “irritante” l’atteggiamento di Kiev. Enrico Letta, segretario del Pd, ha scritto su Twitter: “Un presidente della Repubblica di un Paese dell’Ue non può essere considerato persona non grata da un Paese candidato”. Le critiche di Kiev sono legate al passato di Steinmeier. Prima di arrivare a palazzo Bellevue è stato per due volte il ministro degli Esteri di Angela Merkel. Steinmeier, socialdemocratico, è considerato un simbolo della linea morbida nei confronti della Russia.

Grande sostenitore del gasdotto Nord Stream 2, fu uno dei negoziatori a Minsk tra Kiev e Mosca sulla gestione del Donbass. Dopo l’invasione russa, Steinmeier ha fatto pubblica ammenda, definendo “un grave errore” la sua propensione al dialogo con Putin. “Per continuare a difendere eroicamente il mondo dall’aggressione russa l’Ucraina ha bisogno – ha detto Zelensky – di artiglieria, mezzi corazzati, sistemi di difesa aerea”. Nelle stesse ore, Kiev tentava di riaprire il canale diplomatico con Berlino. Oleksiy Arestovych, consigliere di Zelensky, ha detto alla tv pubblica tedesca: “Il nostro presidente sta aspettando il cancelliere, in modo che possa prendere decisioni pratiche immediate, inclusa la consegna delle armi”. Scholz da una settimana ha bloccato l’invio di tank tedeschi in Ucraina e ha risposto all’invito dicendo: “Nessuna visita a Kiev è prevista per il momento”, dove ieri invece sono stati accolti come solidi alleati i presidenti di Polonia e paesi baltici.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/14/lue-dice-no-macron-sgrida-gli-usa-scholz-non-va-a-kiev/6559389/

venerdì 11 marzo 2022

Che c’è da ridere? Kiev-Mosca, la diplomazia fallisce. L’Ue verso il “Recovery di guerra”- Giampiero Gramaglia

 

VERSAILLES - I leader dell’Ue tagliata fuori celebrano il proprio fallimento. Intanto in Ucraina, negoziati falliti in Turchia, battaglia social Mosca-Kiev sull’attacco all’ospedale pediatrico, folli rincari in Europa su benzina e cibo.

NESSUNA TREGUA - Flop in Turchia: i ministri Lavrov e Kuleba non trovano accordi. A Versailles la Francia spinge per un fondo speciale, l'Italia condivide. Germania e Paesi del Nord accolgono freddamente l’idea di un prestito comunitario

Le speranze di uno sblocco diplomatico della guerra fra Russia e Ucraina affondano nel mare di Antalya, in Turchia, di fronte a Cipro: i ministri degli Esteri russo Sergej Lavrov e ucraino Dmytro Kuleba non riescono a raggiungere un accordo su un cessate-il-fuoco. L’esito negativo dell’incontro, mediato dalla Turchia, non fa desistere il presidente turco Racep Tayyip Erdogan dall’intento di provare a far dialogare i due presidenti, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Bulema dice: “Non abbiamo fatto progressi” verso un cessate-il-fuoco, perché “sembra che ci siano altre persone che decidono in Russia”; ma “abbiamo convenuto di continuare a cercare di dare una soluzione ai drammi umanitari sul terreno”. L’Ucraina, assicura Bulema, “non si è arresa, non s’arrende e non s’arrenderà”. Lavrov non lascia intravedere ammorbidimenti negli obiettivi cui Mosca mira con l’invasione: indipendenza e in prospettiva annessione delle autoproclamate repubbliche filorusse del Donbass, Donetsk e Lugansk; e neutralizzazione dell’Ucraina, senza più prospettive di adesione alla Nato e all’Ue. Lavrov afferma che la Russia “saprà cavarsela”, nonostante l’intensificarsi delle sanzioni con cui l’Occidente vuole accelerare la fine del conflitto. Zelensky rinnova gli appelli all’Occidente perché intervenga, ma Stati Uniti e loro alleati europei continuano a escluderlo per il rischio di un conflitto con la Russia. E l’Ue non offre neppure prospettive d’adesione rapide.

Sul terreno, il bilancio dell’attacco aereo russo alla maternità di Mariupol è di tre morti, fra cui un bimbo, e una ventina di feriti. Secondo Lavrov, la Russia aveva notificato fin dal 7 marzo all’Onu, che l’ospedale ieri colpito era divenuto sede del battaglione Azov e che dalla struttura erano state evacuate pazienti e personale sanitario. Il battaglione Azov, già formato da volontari di destra e neonazisti, provenienti da diversi Paesi europei, per combattere i separatisti del Donbass, è ora inquadrato nella Guardia nazionale. La scorsa notte, un bombardamento effettuato da unità russe ha colpito un edificio residenziale, nel villaggio di Slobozhanske, vicino alla città di Kharkiv, nel sud-est del Paese, fecendo quattro morti, fra cui due bambini. Ci sono pure stati raid russi nella regione di Sumy: tre i morti. Secondo l’Onu, i civili uccisi sono finora 549, ma il numero è in continuo aumento.

Oleksiy Arestovych, un collaboratore di Zelensky, afferma: “Coloro che hanno bambini o donne, specie nelle regioni di Kharkiv, Donetsk, Lugansk, è meglio che se ne vadano. Queste città sono teatro di aspre battaglie e i civili non vi hanno niente da fare”. L’Onu stima che le persone fuggite siano oltre 2,3 milioni, 112 mila non ucraine. Le forze avanzano lentamente, ma costantemente, nelle città chiave ucraine, compresa la capitale Kiev e al sud Odessa. Fonti militari Usa non escludono il ricorso ad armi chimiche, anche se l’ipotesi non è al momento suffragata da fatti. I leader dei Paesi dell’Ue sono riuniti da ieri a Versailles, vicino a Parigi, per dare un giro di vite alle sanzioni contro Mosca e per impostare scelte energetiche che consentano di ridurre d’un terzo, entro l’anno, la dipendenza di gas e petrolio dell’Unione dalla Russia e, in prospettiva, di azzerarla, accelerando la diversificazione delle fonti. Secondo diverse voci europee raccolte a Versailles, la proposta della Francia, condivisa dall’Italia, di adottare un piano di rilancio da 800 miliardi sul modello del Recovery Plan non fa l’unanimità. Germania e Paesi del Nord accolgono freddamente l’idea di un prestito comunitario che ammortizzi l’impatto della guerra in Ucraina. Ci sono invece convergenze su alcuni aspetti della difesa europea. Nel Congresso Usa, intanto, avanza un provvedimento che stanzia ulteriori 14 miliardi di dollari d’aiuti per l’Ucraina, umanitari, economici, militari. Americani ed europei lavorano sui prezzi dell’energia per contrastare l’effetto dei rincari sull’inflazione. Ieri sera, sui corridoi umanitari, la Russia ha rilanciato l’opzione che le uniche vie sicure per i civili delle città martoriate siano quelle che portino dentro i suoi confini o in Bielorussia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/11/kiev-mosca-la-diplomazia-fallisce-lue-verso-il-recovery-di-guerra/6522264/