sabato 26 febbraio 2011

Milleproroghe, da quote latte ad anatocismo: le misure.


Roma - (Adnkronos) - Nel decreto, approvato oggi alla Camera, via libera alle ruspe in Campania per la demolizione delle case abusive e all'aumento dei biglietti del cinema. Arriva il foglio rosa per motorini e minicar.

Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Abruzzo: via libera al pacchetto di norme per i terremotati. Tra le misure approvate c'è la proroga della riscossione dei tributi al 31 dicembre 2011 e lo slittamento della riscossione delle rate dei premi assicurativi al 31 ottobre di quest'anno. Viene inoltre istituita la giornata della memoria delle vittime del terremoto, il giorno 6 aprile. Anatocismo: la norma lascia invariato quanto previsto dalla versione licenziata dal Senato (che fissa in 10 anni dall'ultima applicazione degli interessi trimestriali la prescrizione per presentare ricorso). Con le modifiche introdotte dal Senato si ribadisce che le banche non potranno chiedere la restituzione della somme con cui hanno risarcito i clienti, in seguito a sentenza del tribunale. Alluvioni: arrivano 100 milioni per il finanziamento delle spese derivanti dalle alluvioni, per ciascuno degli anni 2011 e 2012. Le risorse andranno alla Liguria (45 mln l'anno), al Veneto (30 mln l'anno), alla Campania (20 mln l'anno) e ai comuni della provincia di Messina (5 mln l'anno), colpiti dall'alluvione del 2 ottobre del 2009. Autotrasporto: viene prorogato l'ecobonus, con un fondo di 30 milioni di euro.

Banche: potranno utilizzare in compensazione il credito d'imposta, insieme alle attività immateriali e valori d'avviamento. In questo modo potranno meglio rispondere ai nuovi parametri fissati da Basilea 3, che entreranno in vigore nel 2013. Banche popolari: proroga al 2014 del termine entro il quale le fondazioni bancarie devono scendere sotto il tetto dello 0,5% nelle banche popolari. La norma riguarda solo gli istituti che detenevano partecipazioni al 2009 per effetto di fusioni. Case fantasma: i proprietari delle case 'fantasma' avranno tempo fino al 30 aprile per mettersi in regole. La versione originale del decreto milleproroghe prevedeva un rinvio, rispetto al termine inizialmente fissato al 31 dicembre 2010, di tre mesi, spostando la dead line al 31 marzo. La nuova versione sposta la scadenza di un altro mese.Carta d'identità: slitta al 31 marzo 2011 il termine entro cui sui documenti dovrà essere inserita anche l'impronta digitale del soggetto titolare del documento identificativo. Cinque per mille: arrivano le risorse necessarie per il finanziamento del 5 per mille. Sono 300 milioni, che si vanno ad aggiungere ai 100 già stanziati nella legge di stabilità. Una quota, fino al tetto di 100 milioni di euro, sarà destinata ai malati di Sla.

Cinema: dal primo luglio andare costerà un euro in più. L'incremento del costo dei film nelle sale, ad esclusione delle sale parrocchiali, servirà per finanziare le agevolazioni fiscali nel settore della produzione cinematografica, previsti dal milleproroghe. I rincari avranno effetto dal primo luglio e fino al 31 dicembre 2013. Cultura: arrivano 3 milioni per la Scala e l'Arena di Verona. Editoria: arrivano 30 milioni per l'editoria e 15 milioni per radio e Tv locali. Foglio rosa: arriva il foglio rosa per i motorini e le minicar, che potrà essere utilizzato nel periodo che va dalla prova teorica a quella pratica. Si stabilisce inoltre che la prova pratica di guida non potrà essere sostenuta prima che sia trascorso un mese dalla data del rilascio dell'autorizzazione. In caso di esito negativo della prova, dovrà passare almeno un mese per poter sostenere un altro esame e gli aspiranti centauri avranno solo due possibilità. Rispetto al termine del 19 gennaio per l'entrata in vigore della norma, stabilito dal nuovo codice della strada, viene fissata una nuova scadenza al 31 marzo 2011, che potrà essere ulteriormente rinviata al 31 dicembre 2011. Fondi investimento: novità sulla tassazione dei fondi comuni d'investimento. Per i fondi nazionali si stabilisce il passaggio della tassazione attuale del maturato in capo ai fondi, alla tassazione del maturato in capo ai sottoscrittori delle quote del fondo.

Incroci tv-giornali: il blocco degli incroci tra Tv e stampa arriverà fino al 31 marzo. Spetterà al governo decidere se differire la norma di un anno, o più, attraverso un Dpcm. Parmalat: agli azionisti Parmalat non potrà essere distribuito più del 50% degli utili. Sono inoltre inefficaci le eventuali modifiche della clausola concordataria. Poste: Poste spa potrà ''acquistare partecipazioni, anche di controllo, nel capitale delle banche'', ma solo al fine di entrare nel capitale della banca per il mezzogiorno. La norma stabilisce inoltre lo scorporo di Bancoposta da Poste. Precari: stop alla tagliola per impugnare i licenziamenti dei precari. I lavoratori con contratti a termine avranno tempo fino alla fine dell'anno per fare ricorso. Quote latte: slitta ancora una volta il pagamento delle multe sulle quote latte, dando altri sei mesi di tempo agli allevatori. E' prevista uno slittamento di altri sei mesi, rispetto all'ultimo termine fissato al 31 dicembre 2010, della partenza dei piani di rateazione delle multe.

Sanatoria manifesti: arriva il condono per le violazioni ''ripetute e continuate'' delle norme in materia di affissioni e pubblicità di ''manifesti politici ovvero di striscioni e mezzi similari''. Il provvedimento consente di chiudere i contenziosi ''di ogni ordine e grado di giudizio, nonché delle somme eventualmente iscritte a titolo sanzionatorio'' attraverso il versamento di 1.000 euro. Il termine per il pagamento è fissato al 31 maggio 2011. Sfratti: ancora un anno di tempo per rendere esecutivi gli sfratti, per le categorie disagiate. La norma sposta il termine degli sfratti dal 31 dicembre 2010 al 31 dicembre 2011 il termine. Social card: torna la social card, la carta acquisti alimentari e per il pagamento delle bollette, destinata alle fasce della popolazione più bisognose. E avrà una fase sperimentale affidata agli enti caritativi operanti nei comuni con più di 250.000 abitanti. La sperimentazione avrà durata di 12 mesi e potrà contare su risorse pari a 50 milioni di euro.

Tributi regioni: le regioni colpite da calamità naturali potranno incrementare i tributi e le accise sui carburanti. Il provvedimento stabilisce che ''qualora il bilancio della regione non rechi le disponibilità finanziarie sufficienti per effettuare le spese conseguenti'' all'emergenza ovvero "la copertura degli oneri conseguenti alla stessa'' le regioni possono deliberare gli aumenti. "Potranno essere incrementati i tributi, le addizionali, le aliquote e le maggiorazioni di aliquote attribuite alle regioni''. Per gli enti territoriali arriva anche un allegerimento del patto di stabilità interno. Tlc: Arrivano 30 milioni di euro per finanziare il passaggio al digitale per il 2011. - Veneto: viene prorogata al 30 giugno la sospensione dei tributi. Nel provvedimento è stata inserita inoltre una norma che consente alle regioni colpite da calamità naturali di aumentare i tributi e le accise sui carburanti.





venerdì 25 febbraio 2011

SUPERBATTERIA ECOLOGICA di Sergio Tomat



Due ricercatori dell’Università di Padova hanno inventato una nuova batteria non inquinante e dalle prestazioni migliori rispetto a quelle tradizionali.
Gli inventori sono Vito Di Noto del Dipartimento di Chimica Inorganica (Cima) e Maurizio Fauri del Dipartimento di Ingegneria (Dei).
La nuova batteria utilizza come ione attivo il magnesio ed è destinata a soppiantare le batterie al litio in commercio dai primi anni ’90. Facendo un paragone con quest’ultima, la nuova batteria ha una densità di carica doppia, una densità di energia superiore del 50% e un rapporto energia/peso cinque volte migliore.
Ma non basta: essendo priva di liquido, funziona anche con temperature che possono andare dai –40 fino ai +200 gradi centigradi, cosa che apre la strada a una serie vastissima di possibili applicazioni (la useremo anche nelle astronavi?).
E per di più non inquina. Mentre una batteria al litio esaurita diventa un rifiuto tossico, il magnesio al limite si può anche mangiare (invece di comprarci la magnesia in farmacia potremo prendere quella delle batterie esaurite) Troppo bello per essere vero? E allora sentite questa: un’automobile elettrica alimentata con questa nuova batteria ha un’autonomia di 1.000 chilometri (la panda elettrica della FIAT fa al massimo 200 km.)!
La favoletta ha addirittura un lieto fine: il brevetto è stato depositato il 29 luglio scorso, non dai due inventori, ma a nome dell’Ateneo Padovano, che quindi ora ne possiede tutti i diritti. È la prima volta che succede nei quasi 800 anni storia dell’Università di Padova. Così come forse non succede spesso che esperti di discipline diverse superino rivalità, gelosie, nonché l’orticello delle rispettive specializzazioni e mettano in comune strutture, saperi e risorse umane per ottenere un risultato fuori del comune.
Una storia esemplare come quelle dei filmoni americani. Un fulgido esempio di applicazione del genio italico e allo stesso tempo una dimostrazione di autentico disinteresse e dedizione alla comunità.
Una storia che non poteva non meritare il plauso delle massime autorità dello Stato (e magari anche il conferimento di qualche bella onorificenza) e articoli in prima pagina nei maggiori quotidiani…
E invece no! La notizia di questa scoperta è rimasta sepolta nelle pagine interne di qualche quotidiano locale (come “La Nuova Venezia”, edizione del 28/10/99).
Perché tanto disinteresse?
Indovinate un po’…



Auto blu in Regione, Penati e altri tre rinunciano. Ma una delibera li indennizza. - di Davide Milosa

Il documento votato il gennaio scorso prevede che chi dice no all'autovettura di servizio ha diritto a un rimborso di circa 60mila euro lordi. Di più: la disposizione è retroattiva. L'ex presidente della Provincia è attualmente vice presidente del Consiglio regionale e anche consigliere provinciale

In Regione Lombardia la parola d’ordine è contenere i costi. Anche se, in certi casi, le strade della politica producono alcuni cortocircuiti istituzionali. Le auto blu in testa. Argomento delicatissimo sul fronte degli sprechi. Il benefit, in questo caso, spetta ai componenti dell’Ufficio di Presidenza. Tra loro c’è anche un uomo di punta del Partito democratico ed ex presidente della provincia come Filippo Penati. Il quale tempo fa ha dichiarato di voler rinunciare all’auto blu.

Ottimo. Peccato che, come capita spesso, cancellato, sulla carta, lo spreco rientri dalla finestra. E così arriviamo al 10 gennaio 2011. Data che fissa l’approvazione all’unanimità di una singolare delibera dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, del quale fa parte lo stesso Penati. Il documento, infatti, prevede un strano passaggio. In sostanza il politico che rinuncia all’utilizzo dell’auto blu, ha diritto a “un trattamento indennitario”. Tradotto: denaro che gli rientra in tasca. Si legge “dell’opportunità di erogare, a fronte della minor spesa sostenuta dall’amministrazione consiliare, una somma di denaro correlata al 60% del totale del costo medio annuale”. Un costo medio che si aggira attorno agli 85mila euro, così suddivisi: 25mila per “acquisto e manutenzione di un’autovettura di rappresentanza e 61mila per lo stipendio di un’autista”.

E’ semplice algebra. Il risultato produce un bel tesoretto, circa 60mila euro, che ogni anno finisce in tasca a Filippo Penati. Anche perché, e il dato non appare irrilevante, la delibera è retrottativa perché, votata nel giugno scorso, diventa operativa a partire dall’undici maggio 2010. Ma Penati è in buona compagnia. Con lui anche il presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, il quale a stretto giro di ruota dalla sua elezione ha pubblicamente rinunciato all’auto blu. Filippo Penati spiega: “In realtà questa delibera va a integrare una disposizione già esistente”. E dunque cosa cambia? “Abbiamo introdotto la tassazione”. Rifacendo i calcoli, “la cifra – prosegue Penati – si aggira sui 24mila euro”. Comunque una bella cifra. “Ma questo denaro lo impiego per pagare le spese dei miei spostamenti”. Quindi precisa: “Questa delibera comunque non è solo una mia decisione, nell’ufficio di presidenza ci sono altre persone”. Ma è anche vero che il documento è stato approvato all’unanimità. E comunque oltre a Penati, e Boni, anche altri due hanno rinunciato all’auto blu. Solo il quinto ha deciso di tenersi un benefit da 86mila euro l’anno.

Su Filippo Penati, però, pesa un altro impaccio: il doppio incarico reso tale dalla sua presenza in Consiglio provinciale. Anche qua sono i numeri a parlare. L’ex inquilino di palazzo Isimbardi, infatti, nel 2010 ha partecipato ad appena otto sedute di consiglio. Cifra che lo colloca come fanalino di coda dei vari consiglieri. Penultima la figlia del giornalista del Corriere della Sera ucciso dal terrorismo rosso il 28 maggio 1980, Benedetta Tobagi. Per lei, che si è dimessa di recente, l’asticella fissa quota nove.

Sul doppio incarico di Penati proprio ieri sono arrivate le critiche dell’Italia dei valori. “Tale comportamento – nota l’Idv – è poco consono al precetto dell’articolo 54 della Costituzione; ancor più riprovevole sarebbe mantenere un incarico istituzionale che non si è in grado di svolgere adeguatamente al solo fine di evitare il subentro di un candidato che medio tempore ha aderito a un partito della medesima coalizione”. Sul punto ha risposto subito Penati: “Credo sia doveroso restare nelle istituzioni anche quando si perde”. Dopodiché ha spiegato:”Il 2010 per me è stato un anno molto impegnativo. Per molti mesi sono stato completamente assorbito dalla campagna elettorale delle regionali, come candidato presidente, questo ricoprendo anche l’incarico di capo della segreteria politica di Bersani”. Nulla da dire. Resta solo un’ultima questione. Quel denaro che ufficialmente rientra nelle casse della Regione e che poi riesce sotto forma di indennità.



giovedì 24 febbraio 2011

L'Italia è il principale partner militare di Gheddafi.


Le armi italiane potrebbero fare strage in Libia: è ora di intervenire

La rivolta libica
La rivolta libica
Le armi fornite dall'Italia al Colonnello Gheddafi in questi ultimi anni (in particolare elicotteri e aeromobili, bombe, razzi e missili) sono forse state in prima linea nella sanguinosa repressione di questi giorni della popolazione civile libica, che sta protestando pacificamente contro il regime. Basterebbe questo a dare forza alla richiesta di sospensione di ogni forma di fornitura di armamenti e di cooperazione militare col governo libico che la Rete Italiana per il Disarmo (coordinamento che raccoglie oltre 30 organismi italiani impegnati sul tema del controllo degli armamenti) e la Tavola della Pace rivolgono in queste ore concitate e dolorose al Parlamento e al Governo italiano.

L’Italia è il principale fornitore di armi alla Libia: al regime di Tripoli sono stati vendute diverse tipologie di armamento (aerei e veicoli terrestri, sistemi missilistici e sistemi di protezione e sicurezza) per un mercato di 93 milioni di euro nel 2008 e 112 milioni nel 2009. Un vero e proprio boom degli ultimi due anni favorito dalla firma del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia” avvenuta nel 2008.

"I funzionari di Governo italiani che abbiamo incontrato negli ultimi anni ci hanno sempre assicurato che le tipologie dei sistemi d’arma venduti in giro per il mondo non potevano essere usati per violare i diritti umani - dice Francesco Vignarca, coordinatore della Rete. Ma le notizie degli ultimi giorni ci dimostrano come le repressioni di piazza si possono condurre anche con raid aerei contro i manifestanti. Una notizia che, se poi si confermasse l'uso di armamenti made in Italy, darebbe ancora più valore a quanto diciamo da tempo: una buona parte dell'export militare italiano è contrario alla nostra legge (la 185 del 1990) perché non tiene conto come prescritto delle possibili violazioni di diritti umani e dei grandi squilibri sociali che tali acquisti, con il loro impatto milionario, inducono nei paesi compratori delle nostre armi”.

"Non riesco a sopportare l’idea che armi italiane stiano facendo strage di civili in Libia” ha dichiarato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. “Così come non posso sopportare l’idea che l’Italia continui a sostenere anche in queste ore il regime di Gheddafi. C’è da vergognarsi. Ci vuole un sussulto di dignità. Basta con il silenzio e le complicità dell’Italia. Questo è il momento di rompere con il passato. Noi chiediamo al Parlamento di compiere un gesto chiaro e immediato: imporre il blocco della vendita delle armi e la sospensione di ogni forma di cooperazione militare con la Libia e con i paesi che non rispettano il diritto di manifestare liberamente e pacificamente.”

Le richieste dei due organismi italiani si uniscono ad altre autorevoli voci che hanno già interpellato in merito il nostro Governo, come quella del Segretario Generale di Amnesty International Salil Shetty che ieri ha scritto al Presidente del Consiglio Berlusconi e ai ministri Frattini e Maroni chiedendo "la sospensione della fornitura di armi, munizioni e veicoli blindati alla Libia fino a quando non sarà cessato completamente il rischio di violazioni dei diritti umani".

Gli interessi italiani e in particolare di Finmeccanica (il cui secondo azionista è proprio la Lybian Investment Authority) hanno sicuramente frenato in questi giorni l'azione diplomatica dell'esecutivo italiano ed in particolare del Ministro degli Esteri, Franco Frattini. “Le possibili violazioni delle prescrizioni di legge (se si guarda alla sostanza delle questioni, non alla forma sicuramente rispettata) configurano un grosso problema etico e morale per il Governo Italiano – afferma Giorgio Beretta esperto di commercio di armi della Rete Italiana per il Disarmo - che non a caso è l'unico a non essersi espresso per una sospensione delle forniture militari come invece fatto nei giorni scorsi da Francia, Germania e Regno Unito nei confronti di diversi paesi della turbolenta area mediterranea tra cui la Libia.

Che il ministro degli Esteri italiano sia all’oscuro delle dichiarazioni dei suoi colleghi? O forse non sa che sia la legge italiana che la Posizione Comune dell’Unione europea sulle esportazioni di armamenti chiedono di accertare il rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale e di rifiutare le esportazioni di armamenti qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna?”.

In realtà non tutto il Governo italiano è inattivo in questi giorni: mentre la repressione del regime libico si abbatte sulla popolazione, con probabile uso di armamenti italiani, il nostro Ministro della Difesa Ignazio La Russa si trova ad Abu Dhabi per partecipare alla locale fiera di armamenti (Idex 2011), nella quale i nostri esponenti di governo puntano a far confermare la nostra industria militare tra quelle leader a livello mondiale. Come si fa a spacciare la vendita dei sistemi d'arma come un simbolo di “vitalità del nostro Paese che riesce a portare con successo, ovunque nel mondo, i frutti della propria inventiva e laboriosità”.

Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo hanno già chiesto nei giorni scorsi la cessazione di ogni sostegno politico-militare verso Algeria, Egitto e Tunisia e a maggior ragione vista la situazione attuale in Libia richiedono con forza al Governo e al Parlamento italiano, oltre al congelamento di ogni collaborazione sul piano commerciale-militare con il regime di Gheddafi un deciso orientamento a favore di una restrizione e maggior controllo dell’export bellico italiano per evitare l'uso di tali armi per la repressione del dissenso in qualsiasi teatro di conflitto mondiale.

*Rete Disarmo e Tavola della Pace



Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita.




Trama del libro

Cosa pensarono gli europei quando, giunti in Australia, videro dei cigni neri dopo aver creduto per secoli, supportati dall'evidenza, che tutti i cigni fossero bianchi? Un singolo evento è sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un'esperienza millenaria. Ci ripetono che il futuro è prevedibile e i rischi controllabili, ma la storia non striscia, salta. I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori, come l'invenzione della ruota, l'11 settembre, il crollo di Wall Street e il successo di Google. Sono all'origine di quasi ogni cosa, e spesso sono causati ed esasperati proprio dal loro essere imprevisti. Se il rischio di un attentato con voli di linea fosse stato concepibile il 10 settembre, le torri gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici fossero applicabili agli investimenti, non assisteremmo alle crisi degli hedge funds. Questo libro è dedicato ai cigni neri: cosa sono, come affrontarli, in che modo trame beneficio.

Recensione del libro

Che cos'è un Cigno nero? è un evento isolato e inaspettato, che ha un impatto enorme, e che solo a posteriori può essere spiegato e reso prevedibile. Nassim Nicholas Taleb, docente americano di Scienze dell'incertezza, e già autore del libro di successo Giocati dal caso, è convinto che manie, epidemie, mode, idee, nascita di generi e scuole artistiche, finanza, economia, tutte seguano la dinamica del Cigno nero. In pratica questo vale per tutto ciò che di importante succede intorno a noi. Secondo Taleb, nella vita individuale e privata, come in quella sociale e pubblica, noi agiamo come se fossimo in grado di prevedere gli eventi, da quelli sentimentali a quelli storici, a quelli naturali. Pensiamo ad esempio alla professione che abbiamo scelto, all'incontro con la nostra compagna o compagno, alla scelta di vivere all'estero, ad un improvviso arricchimento o impoverimento: quante di queste cose sono avvenute secondo i piani? E se prendiamo l'attacco dell'11 settembre 2001, lo tsunami del Pacifico nel 2004, l'ascesa di Hitler e la guerra che ne seguì, la rapida fine dell'Urss, o la diffusione di internet, ci accorgiamo che secondo la logica del Cigno nero quel che non sappiamo è molto più importante di quello che è noto. Molti Cigni neri sono causati e ingigantiti, nel bene e nel male, proprio dal fatto che sono imprevisti.
Taleb in questo saggio afferma, contro molte abitudini di pensiero, che il mondo è dominato da ciò che è estremo, sconosciuto e molto improbabile (secondo la nostra conoscenza attuale), mentre noi continuiamo a occuparci di aspetti secondari, a concentrarci su ciò che è conosciuto e ripetuto. Invece il Cigno nero, l'evento estremo, andrebbe utilizzato come punto di partenza, non come un'eccezione da nascondere sotto il tappeto. L'autore propone l'idea più audace, e più fastidiosa, che nonostante il progresso della nostra conoscenza, il futuro sarà sempre meno prevedibile e che quindi, per vivere nel mondo d'oggi, sia necessaria molta più immaginazione di quella di cui disponiamo.
Nella prima parte del libro Taleb illustra per lo più il modo distorto in cui percepiamo gli eventi, storici e attuali, e gli errori che facciamo quando nel sapere cerchiamo conferme e dimentichiamo la lezione dell'antibiblioteca di Umberto Eco: conta di più concentrarsi sui libri non letti e trattare la conoscenza come un'apertura all'improbabile, piuttosto che come un tesoro o uno strumento per aumentare la propria autostima. Taleb chiama questo tipo di "antistudioso", novello Socrate che sa di non sapere, che più avanza nell'età e più accumula libri non letti, "empirista scettico", perché non si fa imbrogliare dal platonismo di certe categorie astratte che vorrebbero imbrigliare la storia, ma si confronta con i salti eccentrici e col fatto che la realtà empirica non è né equilibrata, né ragionevole. La seconda parte del saggio, "Non possiamo proprio prevedere", riguarda gli errori che commettiamo quando abbiamo a che fare con il futuro e i limiti di alcune scienze che offrono "ancoraggi" a certe previsioni, anziché valutare certe idee in assoluto e nelle loro conseguenze reali. La terza parte, "I Cigni grigi dell'Estremistan", approfondisce l'argomento degli eventi estremi, spiega come viene generata la grande "frode intellettuale" della curva a campana di Gauss (la variabile casuale normale) e passa in rassegna le idee delle scienze naturali e sociali raccolte sotto l'etichetta di "complessità". Taleb in queste pagine cerca di spiegare come si può ridurre l'effetto sorpresa di un Cigno nero, sempre sovversivo, trasformandolo in Cigno grigio e facendosi quindi un'idea generale della possibilità che si verifichi. Il finale è all'insegna della saggezza pratica: l'autore ci invita a essere per metà iperscettici sulle conferme degli altri, e per metà aggressivi e sicuri laddove gli altri consigliano prudenza. E conclude ricordandoci che anche noi, nel nostro piccolo, siamo dei Cigni neri, unici e imprevedibili.

La trama del film.

Nina (Natalie Portman) è una ballerina di danza classica del New York City Ballett che ha studiato con sacrificio e dedizione assoluta, spinta anche dalle ambizioni della madre, ex ballerina che non è riuscita a “sfondare”nel mondo della danza. Il suo sogno nel cassetto è quello di ottenere il ruolo di prima ballerina del balletto “Il lago dei cigni”, opera del celebre Chajkosky. Durante i provini, la giovane sbaraglia tutte le pretendenti al ruolo, ottenendo la parte del “cigno bianco”. Ma dovrà interpretare anche il ruolo antitetico di “cigno nero”. Così ha deciso il regista e coreografo Thomas (Vincent Cassell), che come una sorta di “demiurgo” cercherà di far emergere il lato più oscuro e seducente della candida, incantevole e inibita Nina.
La dedizione smisurata della dolce ragazza, messa in campo per superare i propri blocchi emotivi e riuscire a recitare degnamente la parte di “cigno nero”, la condurranno verso il baratro del disordine della mente: allucinazioni, autopunizioni corporali, pensieri malati e delirio si impossesseranno della sua innocenza, spingendola fino al parossismo di una metamorfosi in “cigno nero”.
Un film da vedere, molto intenso e ipnotico, degnamente interpretato da Vincent Cassell, e con una incredibile Natalie Portman, che riesce ad incarnare un personaggio combattuto tra due essenze contrapposte.

La recensione del film.

Dopo aver suscitato apprezzamenti e riconoscimenti vari, questo fine settimana approda nelle sale italiane “Il cigno nero”. La pellicola - diretta dal regista di “the wrestler”, Darren Aronofsky - è un thriller psicologico in cui la continua lotta tra il bene e il male che alberga in ognuno di noi, viene magistralmente interpretata dalla incredibile Natalie Portman.
Non a caso, la bellissima attrice di origini israeliane, che ha già vinto il Golden Globecome migliore attrice di film drammatico, è stata candidata all'Oscar come migliore attrice protagonista, mentre il film ha ottenuto ben 5 candidature.

Per il libro:

Per il film:



mercoledì 23 febbraio 2011

TV OLANDESE: Berlusconi criminale come Gheddafi.



Olanda. 21 febbraio 2011. Nederland2, l'equivalente di RaiDue. Nel corso del programma di approfondimento "Nieuwsuur" viene intervistato il corrispondente da Londra Mohammed Ali Abdallah, del Fronte Nazionale di Liberazione della Libia(NFSL - National Front for the Salvation of Libya). Il conduttore non pare minimamente in disaccordo con quanto sostiene il libico, non lo ferma e non si dissocia.

Che in Libia ci siano caccia italiani a bombardare la gente o meno, che ci siano o meno mercenari italiani in giro a giocare al tiro a segno per le strade di Tripoli, resta il fatto che i baciamano, le dichiarazioni fuori luogo e prive di qualsiasi intelligenza politica, i ritardi nelle prese di posizione diplomatiche e la stima ostentata verso il leader di un regime tirannico fanno sì che per l'ennesima volta l'Italia venga considerata non solo il paese di pulcinella, ma addirittura collusa con le malversazioni criminali dei peggiori dittatori.

E' tempo di ricominciare una lunga e faticosa marcia che riporti il nostro paese verso uno standard minimale in quanto a dignità, rispetto e credibilità sulla scena internazionale. E prima di tutto in quella ben più importante del rispetto e dell'orgoglio che ogni cittadino deve a se stesso.

Ecco la trascrizione fedele di quello che si può sentire in una televisione europea.

Abdallah: Le ultime informazioni che arrivano dalla Libia oggi sono che decine di caccia hanno attaccato e bombardato Tripoli, le sue aree residenziali e quasi tutte quelle intorno. Ci sono rapporti che dicono che alcuni di questi caccia non sono caccia libici. Alcuni rapporti che non possiamo confermare dicono che ci sono anche caccia italiani a bombardare Tripoli. Ci sono due piloti dell'aeronautica che si sono rifiutati di eseguire gli ordini di Gheddafi di bombardare, e sono scappati a Malta, sono atterrati a Malta e hanno chiesto asilo politico. Ci sono anche molti rapporti che migliaia di mercenari dai paesi africani, come molte milizie dalla Tunisia, così come molti riportano di mercenari italiani che girano nelle strade di Tripoli, in molte aree [ndr: elenco delle aree locali], e questi mercenari camminano per le strade, alcuni di loro in auto, fino a 4 persone per macchina, macchine civili, e sparano a casaccio sui civili. Ci sono centinaia e centinaia di conferme, queste sono le ultime notizie che abbiamo, così come di almeno 250 corpi che sono stati trasportati negli ospedali di Tripoli, con moltissimi altri corpi che restano nelle strade perché le persone hanno paura a recuperarli, hanno paura che i mercenari gli sparino e hanno paura delle bombe. Il regime sta usando armi di artiglieria, quel tipo di armi che normalmente si usano in guerra, due eserciti uno contro l'altro, ma in questo caso l'esercito di Gheddafi le sta utilizzando contro la gente libica disarmata.
La Libia è un partner strategico per ogni paese in Europa, compresa l'Olanda. La Libia può essere un paese amico per tutto il mondo, la Libia può essere la meta per le vacanze, una meta di prosperità. La Libia ha un potenziale altissimo, ma non può raggiungerlo sotto a questo tipo di regime, sotto a questo genere di brutalità..

Conduttore: Cosa si aspetta dalla comunità internazionale?

Abdallah: Ecco le richieste che ho fatto alcuni giorni alla comunità internazionale:
  1. il Consiglio di Sicurezza deve condannare fermamente ciò che accade, ed emanare un ordine di arresto internazionale per Muammar Gheddafi e per i suoi miliziani.
  2. Devono congelare tutti i loro beni nelle banche, sia in Europa che in Africa, che vengono utilizzati per pagare i mercenari e per comprare alcune di queste armi e di questa artiglieria.
  3. Bisogna inviare aiuti sanitari e umanitari agli ospedali e a tutta la Libia che ne hanno bisogno immediatamente.
Queste sono cose che possono essere fatte. Al momento quello che vediamo sono solo questi massacri. Io credo che bisognerebbe fare e domandare di più. Bisogna costringere con la forza questi aerei che bombardano ad atterrare. E se è vero come è riportato che alcuni di questi caccia sono italiani, io credo che sia chiaro quello che i paesi europei dovrebbero fare all'Italia e al signor Berlusconi, che è tanto criminale quanto Gheddafi se sta contribuendo in prima persona a questo massacro.
Questo è ciò che chiediamo alla comunità internazionale, e io chiedo alle persone che hanno visibilità nei media e che supportano la gente libica, ...quello che io chiedo a questa gente di fare... è di parlare ai loro governi, di parlare con chi prende le decisioni.

Conduttore: Signor Abdullah, la interrompo un attimo. Abbiamo appena avuto una notizia dell'ultima ora. Il primo ministro Berlusconi ha condannato le azioni del colonnello Gheddafi.

Abdallah: Sì, ma è troppo tardi, amico mio. Berlusconi, ieri, il suo commento eraun insulto alla gente libica, quando il suo governo ha dato alla stampa un comunicato nel quale supportava Gheddafi, e Berlusconi si è spinto anche oltre, dichiarando che non voleva disturbare Gheddafi in questa situazione... Condannare adesso è troppo tardi, amico mio. Avete un bel problema da gestire. Gli italiani devono occuparsi di Berlusconi, così come deve occuparsene l'intera comunità europea. Questa non è una persona in grado di rappresentare nessun paese nel mondo, ancor meno un paese come l'Italia, e credo che ogni italiano dovrebbe vergognarsi di essere rappresentato da uno come Berlusconi, e spero che facciano qualcosa e che lo mettano al suo posto.



Berlusconi: il premier non ha alcun potere.




Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Nell'assetto costituzionale previsto dall'attuale Carta "al governo rimane solo il nome e l'immagine del potere". Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi intervenendo agli Stati generali di Roma Capitale.

Una situazione, ha spiegato, che rende impossibili le riforme, perché i provvedimenti del governo, decreti e disegni di legge, debbono passare alla firma del capo dello Stato e poi vengono profondamente modificati dal Parlamento e così un testo varato dal Consiglio dei ministri da "focoso destriero purosangue" si trasforma in "ippopotamo".

''Quando leggo articoli di ottimi editorialisti che rimproverano noi che siamo al governo di non aver fatto le riforme - ha affermato il premier - mi viene una gran voglia di raccontare perché non si riescono, nella situazione in cui siamo, a fare le riforme, perché il nostro governo, come tutti i governi precedenti è dentro un assetto istituzionale che è stato determinato dai padri costituenti che, giustamente, per non rendere possibile, dopo il ventennio, un regime dittatoriale, spartirono il potere tra il presidente della Repubblica, il Parlamento, e la Corte Costituzionale. Al governo rimane soltanto il nome e la pura immagine del potere. Vi assicuro che chi occupa la presidenza del Consiglio di potere non ne ha alcuno''. ''Mi trovavo ad essere un imprenditore che disponeva di mezzi di comunicazione - ha detto ancora Berlusconi - ero guardato con attenzione e con rispetto da molti protagonisti della politica, perché si attendevano un trattamento oggettivo su quello che facevano, potevo almeno assumere e licenziare, anche se non ho mai licenziato nessuno''.

Il presidente del Consiglio a questo punto ha descritto l'iter dei vari provvedimenti del governo, da quando vengono approvati dal Consiglio dei ministri a quando diventano legge, partendo dalla firma del presidente della Repubblica e dal suo ''consenso totale'' che deve accompagnare i decreti legge, sicché ''non è nella disponibilità del governo di fare i decreti, ci deve essere l'accordo e la firma del capo dello Stato''. Il premier ha poi ricordato le varie letture delle Camere e le eventuali modifiche e così ''quello che il presidente del Consiglio e il suo governo avevano concepito come un focoso destriero purosangue quando esce dal Parlamento se va bene è un ippopotamo e ricorda il nome di ippocavallo. Io vorrei che tutti foste consapevoli che se noi non facciamo le riforme istituzionali non c'è nessuna speranza'', ha concluso Berlusconi, confessando il suo ''sogno'' di potersi confrontare con un'''opposizione socialdemocratica''.