L’esecutivo ha deciso di fermare il programma “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche”. La rinuncia a portare avanti le norme sulla realizzazione di impianti in Italia sostituisce la moratoria già prevista ed è stata inserita come emendamento all’articolo 5 del decreto legge Omnibus, ora in esame al Senato. L’emendamento è stato presentato direttamente in Aula in mattinata e non era inserito nel fascicolo degli emendamenti prestampati, prevede che “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”. In una nota Palazzo Chigi ha precisato che ”con l’emendamento viene affidata al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale”, che terrà conto delle indicazioni dell’Ue.
Sarà l’ufficio centrale della Cassazione a decidere se, alla luce dell’emendamento presentato oggi dal governo, il referendum sul nucleare salterà o se la consultazione si terrà ugualmente. La Suprema Corte – spiega il presidente emerito della Corte Costituzionale Piero Alberto Capotosti- dovrà infatti stabilire se l’abrogazione delle norme sulla realizzazione di nuovi impianti nucleari sia “sufficiente nel senso richiesto dai promotori del referendum”. Nel caso in cui la Cassazione dovesse ritenere che l’emendamento del governo al decreto omnibus soddisfi solo parzialmente le richieste dei comitato promotore, la consultazione del 12 e 13 giugno si terrebbe lo stesso, anche se con un quesito “ristretto”.
Immediate le reazioni dell’opposizione. I senatori del Pd parlano di legge truffa. “Addio al referendum sul nucleare. Il governo vigliaccamente toglie la parola agli elettori, portando in aula un emendamento al decreto omnibus che verrà votato tra oggi e domani”, dicono Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.”E addio anche alla moratoria di un anno, perché la procedura viene semplicemente sospesa sine die, in attesa forse di tempi migliori e sicuramente dopo avere aggirato l’ostacolo del referendum che avrebbe bocciato l’avventura nuclearista del Governo”, dicono. “Non è altro che una legge truffa in salsa nucleare, ma considerando che tutti i maggior Paesi si avviano a uscire dall’energia atomica, questo trucchetto è il definitivo harakiri dei nuclearisti nostrani”. Mentre secondo Sergio Chiamparino lo stop dell’esecutivo “è segno dell’ennesima improvvisazione del governo nella politica industriale e del fatto che si lascia guidare dalla pura ricerca di consenso”. Parlare di nucleare, secondo in sindaco di Torino, “è stato del tutto velleitario e demagogico, volto a trovare consensi nel mondo industriale salvo poi fare marcia indietro sull’onda emotiva del Giappone. Questo – precisa – è segno di improvvisazione nella politica industriale”.
Antonio Di Pietro convoca una conferenza stampa lampo a Montecitorio per denunciare la strategia del governo: “Il governo tenta, con l’emendamento che blocca la costruzione di centrali nucleari, di truffare con un colpo di mano i cittadini e evitare il referendum”. Secondo il leader dell’Idv (colto da un lievissimo malore durante le battute coi cronisti ndr) con la decisione di oggi l’esecutivo “tenta in realtà di disinnescare la mina dei referendum, perché la paura fa novanta e si teme che il referendum sul nucleare trascini con sé anche quello, ben più temuto dal premier, sul legittimo impedimento. Se si volesse rinunciare al nucleare – dice ancora il leader Idv – noi ne saremmo felici, ma allora si deve procedere con l’abrogazione dell’intera legge. Il parlamento – incalza Di Pietro – non deve insomma giocare a rimpiattino. Il governo riconosca di aver fatto un errore, ma non creda di fermare il referendum con un giochino”. E allora la proposta dell’Italia dei valori è, innanzitutto un immediato subemendamento in cui si chiede di abrogare tout court la legge, e poi l’invito ai cittadini di andare comunque al referendum”, per poi arrivare “a uno scioglimento anticipato delle Camere”.
“L’esecutivo ha deciso di presentare un subemendamento che è identico a quello già presentato dai nostri senatori”, sostiene Francesco Rutelli. “Si mette fine così”, ha concluso il leader di Api, “ad una illusione priva di presupposti economici e di garanzie di sicurezza, tanto più alla luce del disastro di Fukushima. Noi anti-nuclearisti potremmo gridare vittoria, in realtà è l’ennesima pagina triste di questa legislatura”, commenta il deputato Pd, Dario Ginefra. “Si cerca di non far raggiungere il quorum al referendum, per timore che possa essere abrogata la norma sul legittimo impedimento”, aggiunge, “E si lascia il Paese senza un piano energetico. Anche gli ambientalisti non possono che gridare all’irresponsabilità di Berlusconi e del suo Governo”.