venerdì 24 giugno 2011

L’inganno. - di Arturo Meli


Dunque, chiusa la verifica in Parlamento, Berlusconi è andato al Quirinale e, dinanzi al capo dello Stato, ha garantito: “Ho la maggioranza assoluta, vado avanti con le riforme”.

È l’ennesimo inganno. Ancora una volta il Cavaliere cerca di tramutare i suoi desideri in certezze. Certo, la maggioranza numerica c’è. Appena si sente parlare di crisi, c’è una maggioranza pronta ad alzare le trincee pur di garantirsi la sopravvivenza. Però, non c’è il governo perché a Palazzo Chigi siede un leader poco vitale, imbalsamato. Berlusconi continua a fare discorsi propagandistici, proclama che questo esecutivo è destinato ad arrivare alla scadenza naturale della legislatura. Tuttavia, il 2013 è un traguardo lontano, pensare di raggiungerlo è un’illusione. Grava su Palazzo Chigi la manovra economica annunciata dal ministro Tremonti e concordata con la Ue. A chiedere sacrifici al Paese sarà un premier investito dagli scandali, che gli italiani ora scoprono condizionato e guidato, assieme a tanti suoi ministri, dal potere oscuro della P4 e chissà di quanti altri faccendieri tipo Bisignani. Lo strapotere mediatico, questa volta, non basta per mettere al riparo il Cavaliere. I progetti del suo governo debbono essere più limitati: superare in qualche modo l’estate. Il guaio è che, se la maggioranza sta male, neppure il centrosinistra sembra godere di buona salute, malgrado i successi nelle amministrative come nel referendum. E il metodo Di Pietro, nella sua nuova versione, divulgata durante la verifica parlamentare, minaccia di accrescere la confusione.

Se l’obiettivo è quello di “scavallare” l’estate, come dice una fonte anonima berlusconiana, il premier può dirsi soddisfatto. Il Cavaliere, per il momento, è in grado di controllare il malumore leghista. Il Carroccio intende mettere fine all’era berlusconiana. Però, oggi non può farlo. Ha problemi interni seri perché la leadership di Bossi non è più indiscussa come in passato. La debolezza del senatur si salda, quindi, con quella di Berlusconi. Entrambi sono ormai nell’impossibilità di operare un cambiamento di passo. E hanno bisogno di sostenersi a vicenda, sapendo che una caduta del governo a breve scadenza segnerebbe la fine dell’avventura politica di entrambi. Comunque, tanto nel Pdl quanto nella Lega, è solo questione di tempo. I colonnelli si attrezzano per il “dopo”. Si moltiplicano le grandi manovre. Data prevista, per la crisi e il ritorno alle urne, il 2012. E il centrosinistra che fa? La confusione che regna alla corte di Berlusconi offre le condizioni propizie per affondare il colpo. Si dovrebbe, dunque, lavorare alacremente per mettere in piedi una coalizione alternativa vincente e convincente. Sono queste le invocazioni. Che non possono restare, ancora una volta, parole al vento.

Tanto al Senato quanto alla Camera, Berlusconi ha ripetuto l’eterna litania: a questo governo non c’è alternativa perché “le tre o quattro opposizioni sono divise e non sono in grado di esprimere un leader”. C’era da attendersi una replica tempestiva ed efficace. È accaduto, invece, esattamente il contrario. Perché è stato proprio Di Pietro a offrire l’assist migliore al Cavaliere, attaccando l’assenza di una proposta alternativa da parte del centrosinistra e l’inerzia che avrebbe palesato il segreterio del Pd, Bersani. Una mossa inaspettata all’interno di un discorso che ha preso di petto più Bersani che lo stesso Berlusconi. È chiaro che nel mirino del leader dell’Idv c’è anzitutto Vendola, quando emerge la sua diffidenza verso leader che “magari affabulano, parlano bene , ma poi non si sa che abbiano in capo”. Tuttavia, non si capisce se Di Pietro intenda fermarsi a questo primo sbarramento oppure, nel momento in cui rivendica l’identità non di sinistra del suo partito, voglia negare allo stesso Bersani il lasciapassare per emergere in futuro come candidato premier del centrosinistra. Sono dubbi che vanno chiariti al più presto. Si può comprendere che Di Pietro voglia contare di più dopo i risultati straordinari dei referendum. Ma è inaccettabile la vecchia pratica del “fuoco amico” che miete vittime soprattutto nel campo della sinistra. Conviene che l’Idv recuperi un’identità “moderata” per parlare anche ai delusi del centrodestra? E’ possibile. Ma non può accadere che si alzino steccati per difendere il proprio orticello. Dia finalmente la prova, il centrosinistra, di un’unità troppe volte messa in forse. Sia messo in campo, al più presto, un programma credibile della coalizione. Si chiarisca, senza ambiguità, con chi si intende costruire l’alleanza per l’alternativa. E si affronti, al tempo debito, senza sotterfugi e lacerazioni, la competizione per il candidato premier. La politica del rinvio non serve. Non si può pensare che l’opposizione si rafforzi quasi senza far niente, grazie agli errori altrui.

http://www.libertaegiustizia.it/2011/06/23/linganno-2/



INCHIESTA P4 E RIVELAZIONE INTERCETTAZIONI.



Si temono NELLA "MAGGIORANZA PARLAMENTARE" (solo lì) i dialoghi tra i politici sul caso Ruby.

EBBENE, quest'aspetto HA DA ESSER PORTATO A CONOSCENZA DELL'OPINIONE PUBBLICA INDIPENDENTEMENTE DALLA SUA RILEVANZA PENALE che poi accerteranno gli Organi competenti.

INFATTI, VORREI RICORDARE COME LA "MAGGIORANZA" ABBIA AVALLATO L'IPOTESI/TESI DEL CAPO DI "GABINETTO" CHE TELEFONO' PER SALVARCI DA UNA GUERRA!!
Se è vero LO RINGRAZIEREMO, MA INTANTO VOGLIAMO SAPERE COME SI DIPANO' QUELLA "VICENDA BELLICA POTENZIALE" nelle "pieghe" della MAGGIORANZA.

ANZI, SE TUTTO E' LIMPIDO E CHIARO, DOVREBBE ESSERE A QUESTO PUNTO INTERESE DELLA "MAGGIORANZA" FAR CONOSCERE COME, dietro un SOLO apparente retaggio SQUALLIDO di mignotte minorenni anche, SI RIUSCIRONO AD EVITARE I LUTTI E DISTRUZIONI DI UNA GUERRA!




Napoli, 55 roghi di rifiuti nella notte E ora si rischiano tifo e colera. - di Vincenzo Iurillo


Via Depretis, quartiere porto, a duecento metri dal Comune di Napoli e dalla sede della Provincia. La mezzanotte è trascorsa da un quarto d’ora e i piromani dei rifiuti sono da poco entrati in azione. Va in fiamme un gigantesco cumulo di spazzatura, lungo almeno una quindicina di metri e alto un paio. Il fuoco sfiora il primo piano del palazzo e i fili della corrente. La diossina, col suo odore acre e pungente, si sprigiona tutto intorno. Una puzza terrificante che si sparge per centinaia di metri e allerta il parcheggiatore abusivo di un celebre ristorante di una traversa parallela. L’uomo accorre, si accorge che c’è un’auto minacciata dal fuoco e per salvarla raduna un gruppo di persone. Spaccano un finestrino, entrano, tolgono il freno a mano e la spingono via. Poi spiegano il loro gesto a una volante della Polizia intervenuta in seguito a una telefonata al 113. Ci vorrà un quarto d’ora prima dell’arrivo dei Vigili del Fuoco, altri dieci minuti per spegnere l’incendio.

Il sindaco Luigi de Magistris lancia l'allarme sui gravi pericoli per la salute dei cittadini. Napolitano: "Intervenga il governo"




Storie di ordinaria follia nella pancia di una Napoli arrabbiata e violenta, esasperata dall’ennesima crisi, attraversata da balordi e personaggi contigui alla criminalità organizzata che si intrufolano tra le proteste e scatenano il caos. La notte appena conclusa ha registrato 55 interventi dei pompieri, nonostante gli appelli per i gravi rischi alla salute che i roghi provocano. Roghi in strade centrali, come via Riviera di Chiaia, via santa Brigida. E in periferia, dove la zona di Pianura è tra le più colpite. Cumuli incendiati anche in provincia, soprattutto a Castellammare di Stabia e Melito.

Tra le montagnole di rifiuti bruciati che sprigionano diossine velenose, cassonetti rovesciati, vie chiuse per monnezza e sommosse popolari contro una situazione ormai insostenibile, Luigi de Magistris ha capito che non c’è più tempo da sprecare nell’attesa di aiuti sinora negati o solo promessi. E ha deciso di agire da solo, nelle stesse ore in cui anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha fatto sentire la sua voce contro i ritardi di Berlusconi, definendo “indispensabile e urgente” un intervento del governo per l’emergenza spazzatura a Napoli ed esprimendo la sua “inquietudine per la mancata approvazione del decreto legge che era stato predisposto” per ripristinare il flusso fuori regione della spazzatura napoletana.

Ieri in serata il sindaco ha emesso una serie di provvedimenti urgenti e immediati, motivati dai gravi rischi per la salute dei cittadini, che secondo la docente di Igiene Maria Triassi potrebbero degenerare in epidemie di tifo e colera. Tra le misure adottate ci sono alcune indicazioni per ridurre a monte la produzione dei rifiuti, con annesse sanzioni contro la grande distribuzione e gli esercizi commerciali che non le rispetteranno; la disposizione alla società municipalizzata Asìa di lavorare 24 ore su 24 per raccogliere la spazzatura senza sosta, usufruendo anche del personale di altre società comunali (“ma il 70% dei mezzi di Asìa è guasto”, ha ricordato de Magistris); l’individuazione di un secondo sito di trasferenza per consentire la rimozione nel più breve tempo possibile delle 2.500 tonnellate di spazzatura che giacciono sui marciapiedi di Napoli. L’area, di circa 11.000 metri quadrati, si trova a Gianturco, tra i capannoni dismessi di proprietà pubblica. E può accogliere all’incirca 1.200 tonnellate di immondizia.

E’ il secondo sito di trasferenza di Napoli, dove il pattume può restare al massimo 3 giorni, dopo quello dell’ex Icm di Ponticelli, già in uso. Un terzo sito a Napoli potrebbe essere aperto nel quartiere di San Pietro a Patierno. Provvedimenti tampone che però servono a dare respiro a una città soffocata, a rimettere in moto un corretto ciclo di smaltimento che permetta una costante eliminazione delle giacenze, e consentire l’avvio delle campagne di sensibilizzazione annunciate da de Magistris e dal suo vice con delega all’Ambiente, Tommaso Sodano: un isola ecologica mobile per ogni municipalità e l’avvio dal 1 luglio di una raccolta differenziata estesa ad altri cinque quartieri partenopei. Troppo lunghi i 15-20 giorni che la Regione Campania ha chiesto per attivare l’intesa tra le cinque province campane e dare il via all’export della spazzatura napoletana fuori provincia. L’individuazione di siti in città dovrebbe rendere per qualche giorno Napoli autonoma, senza dover dipendere dai comuni limitrofi, dove il rischio che un sindaco firmi un’ordinanza per vietare i conferimenti è sempre in agguato. Come è accaduto in questi giorni a Caivano e ad Acerra, mandando in tilt il piano in base al quale de Magistris aveva annunciato la ripulitura di Napoli ‘in quattro-cinque giorni’.

Sui siti napoletani e sulle strategie future de Magistris si è mostrato volutamente vago. “Non abbiamo interesse a dirvi tutto, ci sono troppi poteri, non solo politici, che stanno facendo di tutto per ostacolare la rivoluzione ambientale che stiamo preparando. Diremo solo quello che è utile dire. Berlusconi? Se ne frega, ce l’ha fatto capire con le parole e gli atti. Caldoro e Cesaro? Hanno a cuore le istituzioni e la salute dei cittadini, con loro abbiamo un rapporto quotidiano. Il governo fino a questo momento non ha fatto nulla, in ogni caso continuiamo a ritenere che la strada non è lo stato di emergenza perché ci farebbe tornare a quelle condizioni che hanno consegnato la città ai poteri affaristici e criminali”. Ad appena cento metri da Palazzo San Giacomo, si inciampa nei sacchetti neri bruciati del giorno prima. Sono diventati ‘rifiuti speciali’, altamente inquinanti, e vanno rimossi con procedure particolari. “Ci sarà una task force della polizia municipale contro chi appicca i roghi” dice il sindaco. Ma sarà un’impresa stanare questi personaggi.



Napoli, la camorra “firma” la protesta contro l’emergenza rifiuti. - di Vito Laudadio


Dietro ai roghi e ai vari disordini non c'è più solo la reazione esasperata della cittadinanza, ma veri e propri raid organizzati in diversi punti della città che rispondono a un'unica regia.


Il segnale era arrivato nei giorni scorsi, la firma è stata apposta nella notte: c’è la regia della camorradietro la protesta sui rifiuti a Napoli. Non più la reazione di cittadini esasperati ma raid organizzati con un’unica regia, in diversi punti della città, con modalità inequivocabili. Al Corso Vittorio Emanuele, un lembo della cosiddetta “Napoli bene” che confina con i Quartieri spagnoli, a ribaltare i cassonetti in tarda serata è stato un gruppo di donne, che subito dopo si è dileguato. Alla Riviera di Chiaia, zona mare, in azione si sono visti ragazzini appena adolescenti armati di guanti in lattice.

È il metodo, antico, usato dai clan quando c’è da fare la voce grossa, quando c’è da ricattare il Palazzo: gli uomini in trincea, donne e bambini sul fronte. L’episodio più inquietante, tuttavia, è avvenuto poco prima della mezzanotte in via Montagna spaccata, tra Pianura e Quarto. Un gruppo di giovani, una ventina circa, è arrivato a bordo di scooter e motociclette di potente cilindrata: hanno ribaltato cassonetti, sparpagliato l’immondizia lungo la strada, creato una vera e propria discarica a cielo aperto per centinaia di metri chiudendo di fatto traffico una delle più importanti arterie che collegano la città alla provincia flegrea.





Fusione fredda: prima centrale nucleare costruita in Grecia entro il 2011

Sarà costruita entro la fine del 2011 la prima centrale nucleare basata sul concetto di fusione fredda. L’annuncio è stato dato oggi in una conferenza stampa indetta dall’azienda greca Defkalion Green Technologies che commercializzerà la tecnologia inventata e brevettata dagli italiani Andrea Rossi e Sergio Focardi.

Ricordiamo che mentre la fusione calda, o meglio termonucleare, avviene in regime di altissime temperature e pressioni necessarie per fare avvicinare e fondere i nuclei di elementi leggeri carichi positivamente, la fusione fredda, più correttamente definita reazione nucleare a bassa energia, avviene invece a temperature di poco superiori a quelle ambiente, partendo dagli isotopi dell’idrogeno, e soprattutto ha una produzione di scorie pressoché nulla.

Il reattore per la fusione fredda, realizzato da Rossi con la collaborazione di Focardi e denominato E-Cat,Fusione fredda: prima centrale nucleare costruita in Grecia entro il 2011 da un’alimentazione di circa 400-450 W/h, è in grado di produrre una quantità d’energia pari a 12 KW/h, ossia circa 20 volte maggiore di quella utilizzata per la sua messa in funzione. Ed è questa enorme energia sprigionata rispetto a quella necessaria per innescare la reazione in condizioni stazionarie che rende eccezionale questa tecnologia.

Tale dispositivo utilizza la fusione tra nichel e idrogeno, che, grazie a dei catalizzatori, reagiscono in una camera poco più grande di una stufetta elettrica. Camera posta in contatto con un recipiente contenente acqua, che quindi si surriscalda e diventa vapore in grado di alimentare una turbina per la generazione di energia elettrica.

Rossi afferma che “l’apparecchiatura costa duemila dollari (1300-1400euro) per kilowatt di potenza installato mentre l’energia prodotta costerà meno di 1 centesimo a kilowattora.” Sarebbe dunque davvero l’inizio di una vera e propria rivoluzione energetica per il mondo.

Tuttavia la comunità scientifica è ancora scettica a causa della mancanza di una soddisfacente spiegazione teorica del processo realizzato da Rossi e Focardi ed anche per l’assenza delle radiazioni gamma che invece dovrebbero essere presenti nel caso di avvenuta reazione nucleare.

Nonostante tutto la Defkalion Green Technologies ha deciso di puntare su questa tecnologia, assicurandosi i diritti in esclusiva per la distribuzione in tutto il mondo, ad eccezione degli Stati Uniti e delle applicazioni militari ed entro la fine dell’anno realizzerà una centrale da 1 Mega Watt termico di potenza ad Atene. I primi prodotti verranno assemblati inizialmente nella fabbrica di Xanthi, per il mercato greco e balcanico.

Donato Fazio

http://www.dottortecnologia.info/?p=587


Donne in pensione come gli uomini? Sì, a una condizione: la parità sul lavoro. - di viviana dabusti

Viviana Dabusti*

Nell’ ultimo ventennio abbiamo assistito a numerose riforme del sistema previdenziale italiano col solo fine di individuare le strade percorribili per risolvere i problemi di stabilità e solvibilità nel lungo periodo del sistema stesso.

Attualmente il welfare italiano ha come obiettivo, oltre a quello di allineare uomini e donne nel mercato del lavoro, quello di cercare di parificare il settore pubblico a quello privato sia nel sistema pensionistico sia in quello del lavoro. Negli ultimi anni, infatti, si è visto un forte avanzamento in questa direzione: prima i requisiti per l’accesso alla prestazione pensionistica e i metodi di calcolo erano fortemente diversificati, mentre adesso non sono evidenziabili differenze rilevanti in quest’ottica.
Ultimo passo in questa direzione è l’intenzione di parificare l’età di pensionamento delle donne del settore privato sia con quella degli uomini sia con quella delle donne del pubblico impiego (modificata quest’ultima nel luglio 2010).
Ma cosa comporterebbe questa modifica nell’età di pensionamento?
Attualmente l’età di pensionamento per VECCHIAIA è differenziata in base al sistema di calcolo e quindi all’anno di inizio lavoro; in sostanza le attuali regole sono:
- Sistema retributivo: spetta all’età di 65 anni per gli uomini e di 60 per le donne, con almeno 15 o 20 anni di contribuzione in base all’anzianità contributiva maturata al 31.12.1992.
- Sistema contributivo: si ottiene all’età di 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne con almeno 5 anni di contribuzione; oppure indipendentemente dall’età con 40 anni di contribuzione; o infine con il sistema delle “quote” (a somma del requisito contributivo minimo (35 anni) con l’età anagrafica).

In pratica la proposta è quella di posticipare l’età di vecchiaia dai 60 anni attuali a 65 anni dei maschi; si precisa però che rimarrebbero inalterate le altre possibilità di pensionamento oltre a quelle per anzianità (sistema delle quote).

La domanda che tutti si fanno riguarda la validità economica, previdenziale e sociale di tale operazione: nessuno mette in dubbio tale valenza (sicuramente dettata da studi volti a simulare la situazione previdenziale italiana el medio e lungo periodo), ma sicuramente un’azione di tale portata deve necessariamente essere accompagnata da azioni volte a sostenere le donne nel mondo del lavoro.

Al giorno d’oggi chiunque riconosce alle lavoratrici il ruolo fondamentale che hanno all’interno del proprio nucleo familiare e ci si rende spesso conto delle difficoltà che costoro hanno nel svolgere contemporaneamente le due mansioni: spesso o non sono previste condizioni lavorative o non sono presenti strutture adeguate, come scuole (siano esse asili, scuole materne o dell’obbligo) o servizi per genitori anziani non più autosufficienti , che permettano alle lavoratrici di gestire in modo efficace ed efficiente il proprio tempo.

Per questo motivo è necessario, se si vuole posticipare l’età di pensionamento, creare condizioni a contorno dell’attività lavorativa che possano permettere alle donne lavoratrici di svolgere al meglio la propria funzione sia familiare che lavorativa.

In conclusione, si precisa che tutte queste considerazioni riguardano le lavoratrici donne in senso generale, siano esse del settore privato che di quello pubblico: il doppio ruolo prescinde dal settore lavorativo.

*Responsabile Area Previdenza e Soluzioni Applicative di IRSA, Membro ufficio stampa Ordine Attuari




Cancro: nuove terapie da simulazione computerizzata.

Cellule tumorali (Foto: Flickr)

Cellule tumorali (Foto: Flickr)

Come fanno le cellule tumorali a crescere e riprodursi in maniera abnorme all’interno dell’organismo umano? Attraverso particolari meccanismi di adattamento, tra i quali l’alterazione del metabolismo, cioè del modo in cui assorbono e processano i nutrienti di cui hanno bisogno per sopravvivere e crescere. L’applicazione di un modello matematico può aiutare gli scienziati a capire quali siano i geni che favoriscono queste alterazioni del metabolismo delle cellule del cancro e a mettere a puntoterapie specifiche.

Lo sostengono i ricercatori israeliani Tomer Shlomi e Eytan Ruppin, rispettivamente dell’Istituto israeliano di tecnologia di Haifa, (Technion), e dell’Università di Tel Aviv. Hanno messo a punto un modello matematicoche è in grado di prevedere quali sono i geni essenziali alla crescita delle cellule tumorali e pubblicano oggi i risultati sulla rivista Molecular Systems Biology.

E’ un potenziale passo avanti nella direzione delle cure personalizzate: può permettere di identificare principi attivi e terapie che prendono di mira e ostacolano la crescita delle cellule tumorali, minimizzando gli effetti tossici sui tessuti sani.

Terapie ancor più specifiche sono rese necessarie dal fatto che lealterazioni del metabolismo legate al cancro cambiano a seconda deltipo di tumore e addirittura da persona a persona.

Shlomi, Ruppin e colleghi hanno dimostrato che quando si sa già che alcunigeni metabolici specifici vengono disattivati in certi tipi di tumore, è possibile con i modelli messi a punto prevedere quali trattamenticolpiranno selettivamente il cancro senza disturbare il metabolismo dei tessuti sani. Questo potrebbe portare a terapie tumorali nuove, con meno effetti indesiderati.

Sono state scrutinate 772 reazioni e 683 geni. Alla fine della ricerca gli studiosi hanno individuato 199 geni che si presume siano coinvolti nella crescita del tumore studiato nel modello. 52 hanno un alto punteggio citostatico, ovvero esercitano un’azione di rallentamento del metabolismo cellulare del cancro. Sarà su questi che si dovrà lavorare mettendo a punto terapie ad hoc.

marta.buonadonna