sabato 1 ottobre 2011

"Sono bastate tre cimici per dare un duro colpo alla 'ndrangheta". di Giuseppe Baldassarro


Il giudice Gratteri racconta una delle più importanti inchieste degli ultimi anni. "Chi dice che le intercettazioni costano, non sa quanto risparmiamo in impiego di uomini sul territorio. E chi dice che la nuova legge non colpisce la mafia dimentica che..."

REGGIO CALABRIA - "Se mettono mano alle intercettazioni ci privano dello strumento fondamentale della lotta alle cosche. Se oggi conosciamo la struttura della 'ndrangheta lo dobbiamo a tre cimici". Nicola Gratteri ha passato notti intere ad ascoltare boss e picciotti. A volte ha mandato e rimandato i file audio cento volte per riconoscere una voce, cogliere una sfumatura, un accento, un riferimento. Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria lo ha sempre detto: "Ho la sensazione che chi vuole cambiare le regole non capisca il rischio che si corre, limitare la legge può diventare devastante".

Per il magistrato una scelta è quella di punire chi divulga intercettazioni coperte da segreto istruttorio, altro è tentare di disinnescare uno strumento investigativo "raccontando fandonie, come quella che la legge non riguarda i reati di mafia o quelli più gravi".

Il magistrato la racconta così: "Le grandi inchieste contro la 'ndrangheta non partono quasi mai come indagini della Dda. Si inizia quasi sempre da piccoli reati a volte da un danneggiamento, da un incendio, da una minaccia telefonica. I nostri investigatori poi pian piano ricostruiscono la storia, i contesti, il quadro generale è allora che si capisce se si tratta o meno di 'ndrangheta".

LO SPECIALE: LA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI 1



In altri termini, se blocchi la possibilità di intercettare alla base, l'inchiesta è destinata a chiudersi prima ancora di arrivare a risultati apprezzabili. Ci sono poi intercettazioni che hanno fatto la storia delle inchieste contro la 'ndrangheta, che sono delle vere e proprie miniere di informazioni.

Gratteri ricorda ad esempio la cimice a casa del boss Giuseppe Pelle, capo indiscusso di uno dei clan più potenti di San Luca. "In quella casa si parlava di 'ndrangheta dodici ore al giorno  -  spiega il magistrato  -  Si sentivano sicuri e quindi discutevano liberamente. In poco più di un mese abbiamo registrato centinaia di incontri. Mafiosi, politici, imprenditori, professionisti, commercianti, faccendieri d'ogni tipo. Da Pelle passavano tutti persino uomini in odore di servizi segreti. Si pianificavano strategie e si impartivano ordini".

Una cimice ben piazzata può essere devastante se poi si riesce a incrociare i dati con altre intercettazioni si disegnano scenari prima inimmaginabili. Il magistrato ricorda ad esempio che grazie a tre microspie (a casa Pelle, nella lavanderia Ape Green del boss Giuseppe Commisso e nel giardino del padrino don Mico Oppedisano) è stato possibile ricostruire dettagliatamente la nuova struttura della 'ndrangheta descritta con l'inchiesta "Il Crimine", che poco più di un anno fa portò all'arresto di centinaia di affiliati, sia in Calabria che nel nord del Paese, sia in Italia che all'estero.

File audio e video che ora sono agli atti di decine di processi e che hanno già portato a condanne pesantissime, non solo di mafiosi storici. E' in carcere ad esempio il consigliere regionale del Pdl Santi Zappalà, e sono in galera, in attesa dei processi, l'ex sindaco di Siderno Sandro Figliomeni e mezza giunta comunale di Marina di Gioiosa, compreso il sindaco Rocco Femia. Leader politici di due dei comuni più ricchi e popolati della Locride. Sempre grazie a quelle cimici sono stati sequestrati patrimoni per quasi 300 milioni di euro.

Il tutto, spiega il procuratore aggiunto rispondendo a quanti dicono che le intercettazioni costano troppo, "al costo di 10 euro più iva per ogni intercettazione". Per ottenere questo stesso risultato? "Senza le cimici avremmo dovuto utilizzare centinaia di uomini della polizia giudiziaria, fare appostamenti di mesi e chissà cos'altro. E comunque non sono neppure in grado di stabilire quanti milioni di euro sarebbe costato ai contribuenti". Invece "con la legge attuale e tre cimici abbiano scritto la storia recente della 'ndrangheta".



http://www.repubblica.it/politica/2011/09/30/news/tre_cimici-22491306/

 

Liberiamoci di Berluskonia. di Giorgio Bocca






Un mondo tutto finto. Dove ai poveri viene fatto credere di essere ricchi e agli infelici di essere privilegiati. Dove il sogno è un consumo è senza limiti e le donne si comprano al chilo. Ora basta, no?


L'ultima di Silvio: "Io non ho mai pagato le donne". Mai pagato le donne? Forse voleva dire l'esatto contrario: che è l'uomo che ha pagato le donne più di ogni altro arrivato al potere. Con lui si è vista in Italia la prima corte di donne al governo, ha preso delle donne di scarsa o nessuna formazione intellettuale e di governo e gli ha affidato mezzi e poteri per il funzionamento dello Stato, riforme come quella della scuola o il turismo o le pari opportunità. E per la prima volta la presenza femminile al governo del paese è stata manifesta nei mezzi d'informazione: donne in tutte le cerimonie pubbliche, presentate e segnalate anche per la loro avvenenza, a cominciare dalla crocerossina ammirata dal nostro in una sfilata per una festa della Repubblica. Donne a corona attorno al capo, il petto proteso in suo onore.

Dice il nostro: "Non ho mai curato e favorito i miei interessi ma sempre quelli del paese". Che faccia di bronzo, si diceva una volta. Con Berlusconi, sotto la sua guida, esempio e incitamento, è avvenuto il mercimonio totale del bene pubblico, una folla di affaristi, commercianti, speculatori lo hanno applaudito quando diceva "sono uno di voi, sono uno del partito del fare non del parlare o del sognare". Del fare che? Lo ha detto esplicito esplicito quando ha parlato della funzione della televisione e dei suoi meriti: "Aprire gli immensi pascoli della pubblicità", sin lì limitata dalla radio e dalla televisione pubblica, offrire agli uomini del fare i mezzi per moltiplicare le loro offerte, i loro inganni, le loro contraddizioni.

Fin dalle prime trasmissioni televisive si capì dove stava il genio mercuriale del nostro: non solo fingere che l'Italia fosse improvvisamente diventata il paese dell'abbondanza, ma di un'abbondanza hollywoodiana, in technicolor, da Miami Beach, da Quinta strada. Uscivano allora le istruzioni che il nostro dava ai registi e agli autori delle sue televisioni: credersi ricchi, apparire ricchi ancora prima di diventarlo. 


La fabbrica di Berluskonia, il regno del consumo senza limiti e della felicità assoluta sotto la guida del buon sultano, avvenne con la costruzione di Canale 5, Italia 1 e Retequattro. Passando negli studios televisivi alla periferia di Milano si capiva che Silvio non solo era capace di moltiplicare i bisogni e desideri, ma anche di far credere ai poveri di essere ricchi e agli infelici di essere privilegiati. I poveri cristi noleggiati o assunti per far funzionare la produzione appena entrati nel recinto magico si trasformavano, si sentivano eleganti, spigliati, erano entrati nel prato dei miracoli, del benessere e della bontà. Qui la bonarietà naturale del nostro è diventata un'arma irresistibile di dominio.

Il capo dei capi, l'uomo dei miracoli e della provvidenza era anche buono, correva al letto degli ammalati, soccorreva gli afflitti. Esagerava un po', come nel recente messaggio alla nazione, vantando anche carità pelose o ambigue quando non malsane, come il prestito generoso a Lele Mora dipinto come uomo buono e generoso, lui che in vita sua ha sempre gestito una scuderia di attricette e attorucoli pronti a tutto pur di arrivare in tv, pronti anche a seguire il capo nei giorni delle sue demenze senili, del suo delirio d'eterna giovinezza a cui l'uomo generoso, il migliore dei buoni padri di famiglia ha sacrificato moglie e figli, in una serie televisiva simile a quelle hollywoodiane di J. R.

Silvio a parole ama le donne, le fa ricche, le corteggia, e le consiglia per la vita: "Sposatevi un miliardario". Ma non è così facile come dice lui.



Della Valle compra pagine su giornali: "Politici, adesso basta"






Roma - (Ign) - Spazi inizialmente acquistati per pubblicizzare le scarpe Tod's e poi usati per lanciare un durissimo j'accuse alla classe politica.
Roma, 1 ott. - (Ign) - Sui principali quotidiani oggi in edicola si trovano intere pagine acquistate dall'imprenditore Diego Della Valle inizialmente per pubblicizzare le scarpe Tod's ma usate poi per lanciare un durissimo j'accuse ai politici italiani. Il titolo che campeggia sugli spazi infatti è 'Politici ora basta'.
"Lo spettacolo indecente - si legge nelle pagine - che molti di voi stanno dando non e' piu' tollerabile da gran parte degli italiani e questo riguarda tutti gli schieramenti politici. Il vostro agire attento solo agli interessi personali e di partito trascurando quelli del paese ci sta portando al disastro e sta danneggiando la reputazione dell'Italia". Le accuse lanciate da Della Valle sono dure: "La classe politica si e' allontanata dalla realta', la crisi economica impone serieta' competenze e reputazione che gli attuali politici non hanno, salvo rare eccezioni. Le componenti responsabili della societa' civile che hanno a cuore le sorti del Paese lavorino per affrontare con la competenza e la serieta' necessaria questo difficile momento. Alla parte migliore della politica e della societa' civile che si impegnera' a lavorare in questa direzione diremo grazie. A quei politici che si sono invece contraddistinti per la totale mancanza di competenza e di amor proprio per le sorti del Paese - conclude l'imprenditore - saremo sicuramente in molti a voler dire 'vergognatevi'".


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Della-Valle-compra-pagine-su-giornali-Politici-adesso-basta_312504065681.html


venerdì 30 settembre 2011

Consegnati i Nobel dell’assurdo: scarafaggi birraioli e tartatughe che sbadigliano.





ignobel
Immagine simbolo dei premi IgNobel (Improbable Research)
La ricerca scientifica fa progredire le nostre conoscenze in ogni campo, ma non tutte le ciambelle riescono col buco, e per ogni fisico che svela l’inaspettata velocità dei neutrini c’è un biologo che scopre come mai una particolare specie di scarafaggi maschi ami accoppiarsi con bottiglie di una specifica marca di birra australiana. Anche per queste ricerche bizzarre esiste un premioconsegnato ogni anno, speculare ai Nobel della ricerca che davvero conta. Ecco i vincitori di quest’anno.
Il premio per la Fisiologia è andato a un team di ricercatori austriaci, olandesi, ungheresi e inglesi che hanno unito le forze per dimostrare che nelle tartarughe dai piedi rossi lo sbadiglio non è contagioso. Quello per la Psicologia è stato assegnato a uno studio norvegese sui sospiri come risposte emotive a compiti difficili. Per la Medicina sono stati premiati gli scienziati che hanno sostenuto che le decisioni migliori si prendono avescica piena (ne avevamo parlato qui).
E se il premio per la Biologia è andato al vizietto degli scarafaggi, quello per la Chimica se lo è assicurato un team giapponese per lo studio sulla densità ideale del wasabi (quella piccantissima salsina verde che di solito accompagna il sushi), da usare come base per un allarme antincendioolfattivo. Anche la Fisica riserva una sorpresa non da poco: è stata premiata una ricerca che spiega perché agli atleti che lanciano il discogira la testa dopo la loro giravolta mentre ai lanciatori di martello no.
Il premio per la Matematica viene assegnato a un variegato insieme di studiosi di vari paesi e discipline che in tempi e con metodi diversi hanno calcolato l’arrivo della fine del mondo. Inutile dire che tutte le date individuate sono già trascorse, ma noi per fortuna siamo ancora qui.
La teoria della procrastinazione strutturata vince l’igNobel per laLetteratura: spiega come rimandare sempre ma riuscire lo stesso a fare tutto. Il premio per la Pace va al sindaco di Vilnius, capitale della Lituania, per aver dimostrato che il problema delle macchine di lusso parcheggiate illegalmente può essere risolto passandoci sopra con un carro armato.
Infine il Nobel dell’assurdo alla Pubblica Sicurezza è andato all’ardito esperimento svolto dall’Università di Toronto, in Canada: i ricercatori hanno fatto guidare a una persona un’auto in autostrada mentre un parasolegli calava ripetutamente davanti agli occhi bloccandogli la visuale.



Hiv



Ideato vaccino contro l'Hiv (il virus dell'immunodeficienza umana) in grado di attivare la risposta immunitaria nell'uomo nel 90% dei casi: noto con la sigla MVA-B, il siero è stato messo a punto dal Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica (CSIC) spagnolo in collaborazione con il Gregorio Marañón Hospital di Madrid e l'Hospital Clinic di Barcellona. I risultati dello studio, pubblicato sul Journal of Virology, dimostrano inoltre che nell'85% dei soggetti la risposta al virus viene mantenuta per almeno un anno.

Brevettato dal CSIC, il nuovo vaccino - testato su 30 volontari - si basa sulla capacità di stimolare il sistema immunitario umano a reagire nel corso del tempo contro il virus e le cellule da questo infettate: «MVA-B ha dimostrato di essere potente come nessun altro vaccino in questa fase di studio», spiega Mariano Esteban, ricercatore capo del Centro nazionale Biotech del CSIC.

Nel 2008 il siero aveva già dimostrato un'efficacia elevata sui topi e sui macachi affetti dal virus dell'immunodeficienza delle scimmie (Simian immunodeficiency virus, o SIV). Grazie all'elevata risposta immunologica ottenuta sugli esseri umani, il vaccino - spiegano i ricercatori - verrà presto sperimentato su pazienti con infezione da Hiv.


Napolitano sulla legge elettorale: “Si è rotto il rapporto di fiducia elettore-eletto”




Il capo dello Stato parla all'università Federico II di Napoli in occasione 
dei 150 anni dell'Unità e dice: "Non esiste un popolo padano. Stato 
Lombardo-Veneto? Grottesco".

L’attuale sistema elettorale, il “porcellum”, ha “rotto il rapporto di fiducia tra elettore ed eletto”. Per questo “serve un nuovo sistema elettorale”. Così il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha commentato il trionfo della raccolta di firme per indire un referendum abrogativo dell’attuale legge elettorale. Lo ha fatto durante la sua visita a Napoli, nel discorso tenuto alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II. “Non voglio idealizzare certo il sistema delle preferenze che vigeva prima – ha chiarito il Capo dello Stato – perchè tutti sappiamo quali limiti avesse ma certo che c’è la necessità di un meccanismo elettorale che faciliti un rapporto di fiducia tra elettori ed eletti”. Poi ha spiegato più nel dettaglio quali sono i limiti dell’attuale sistema, introdotto dalla legge che lo stesso relatore Roberto Calderoli definì “una porcata”: “In passato il sistema maggioritario uninominale creava un vincolo forte tra eletto ed elettore, adesso sembra che la cosa più importante sia mantenere buoni rapporti con chi ti nomina deputato”. Tra le varie pecche il difetto più grave individuato dal Capo dello Stato è quello delle liste bloccate perché “chi viene eletto in Parlamento “non ha più la necessità di mostrare competenza, attività, capacità di rappresentare il suo elettorato per non rischiare, la volta successiva, di non farcela con le preferenze. Ai miei tempi per queste cose si rischiava proprio di non essere rieletti. Oggi mi pare che non sia più così, è più importante avere buoni rapporti con il partito”.

Insomma, una nuova legge elettorale, per Napolitano, ci vuole assolutamente. “Non tocca a me fare nuove leggi”, ha precisato il Presidente, che però ha insistito sulla “facoltà dell’elettore di scegliere il candidato”.

Poi il Presidente ha parlato a lungo, davanti alla platea composta da docenti e da studenti, della situazione politica generale del Paese, e soffermandosi sui recenti e ripetuti proclami della Lega non ha esitato a chiarire: ”La sovranità appartiene al popolo e non c’è un popolo padano”. In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità, Napolitano ha ripercorso alcune tappe fondamentali della storia del Paese, specie nei suoi passaggi istituzionali fondamentali. Non una lezione di storia, però, ma una riflessione sempre con gli occhi puntati all’oggi. E infatti, se da un lato ha definito “lecita” ogni discussione relativa ad eventuali riforme istituzionali, “purchè se ne discuta a livello parlamentare e con una rappresentanza delle Regioni”, dall’altro ha detto chiaro e tondo che “non c’è una via democratica per la secessione”.

E, quindi, se “dalla propaganda, le chiacchiere, lo sventolio di bandiere” si passa a parlare davvero di secessione, ha continuato il Presidente, cambiano radicalmente le cose. Quelle del Carroccio sono “grida che si levano dai prati con scarsa conoscenza della Costituzione”, ed è “grottesco proporre uno stato lombardo-veneto”. Poi ha ricordato: ” Nel ’43-’44 l’appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile. Non si può cambiare il corso della Storia”.

Il Presidente ha tenuto il discorso all’università dopo essere arrivato nel capoluogo partenopeo in treno. E’ stato accolto, tra gli altri, dal sindaco Luigi De Magistris, dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro e da quello del Consiglio regionale, Paolo Romano. In mattinata ha visitato una mostra all’interno del Palazzo reale dedicata al contributo del sud per l’unità del Paese. In piazza del Plebiscito, poco dopo l’ingresso del Capo dello Stato alla mostra, è arrivato un presidio di cittadini che ha mostrato uno striscione con lo slogan: “Traffico rifiuti tossici Nord-Sud. Nessun colpevole, vergogna”. Il riferimento è all’inchiesta Cassiopea – quella che ha ispirato il libro Gomorra – chiusa con molti reati, tra cui l’associazione per delinquere, finiti in prescrizione.


San Raffaele, scatta l’inchiesta penale per bancarotta e false fatturazioni.

Ospedale San Raffaele © GettyImages


Ieri i pm milanesi Orsi e Pedio avevano presentato l'istanza di fallimento 
per l'istituto ospedaliero fondato da don Luigi Verzè. Tra gli elementi 
raccolti, i documenti rinvenuti nell'ufficio di Mario Cal, il manager che si 
è tolto la vita a luglio.

Dopo la richiesta di fallimento, per il crac del San Raffaele scatta l’inchiesta penale. I pm della Procura di Milano Luigi Orsi e Laura Pedio hanno aperto un’indagine a carico dell’ex management della fondazione per bancarotta, ostacolo agli organi di vigilanza e fatture false per operazioni inesistenti. Tra le fonti di prova valutate dalla Procura ci sono la documentazione rinvenuta nell’ufficio di Mario Cal, suicida lo scorso luglio, dall’attività della società di revisione Deloitte e le dichiarazioni dell’ex direttore finanziario Mario Valsecchi.

Al centro delle indagini ci sarebbe dunque il vecchio consiglio d’amministrazione del gruppo ospedaliero, guidato dal fondatore ed ex presidente don Luigi Verzè, ora presidente onorario con il nuovo consiglio supportato dallo Ior, la banca vaticana. Da quanto si è saputo, i pm Orsi e Pedio – coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati – hanno già iscritto diverse persone nel registro degli indagati. Tra questi figurerrebbe l’ex direttore finanziario Valsecchi, a cui verrebbero contestati proprio i reati di false fatturazioni e ostacolo alla vigilanza.

Ieri gli stessi pm avevano presentato un’istanza di fallimento per l’istituto, gravato da un buco di bilancio di un miliardo e mezzo di euro anche per le ingenti spese deliberate dall’amministrazione guidata da don Verzè in settori che nulla avevano a che fare con la sanità.