sabato 8 febbraio 2014

BANKITALIA/ Borghi: i 100 miliardi che gli italiani rischiano di perdere. - Intervista a Claudio Borghi Aquilini a cura di Gianluigi da Rold.


Un putiferio normativo, un vuoto legislativo, e un rischio da brividi. Nella grande complicazione e confusione del decreto legge del Governo, sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia e mini-Imu, si può notare soprattutto questo pasticcio illogico

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di Claudio Borghi Aquilini
Claudio Borghi Aquilini, professore di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università Cattolica, analizza il decreto e lo definisce sospetto. E non nasconde le sue preoccupazioni. Dice Borghi Aquilini: «Il Movimento 5 Stelle ha fatto una dura lotta contro il decreto che conteneva la rivalutazione delle quote di Bankitalia curiosamente “infilato” nel provvedimento legato all’Imu. Ha fatto bene. Peccato che a giudicare da quanto hanno detto i grillini, temo che non abbiano capito che cosa sia il vero rischio di questa manovra e abbiano pensato che la rivalutazione del capitale di Banca d’Italia a 7,5 miliardi veniva fatta con soldi pubblici che vengono messi in Bankitalia e regalati alle banche. Il problema non sta in questi termini».
In altre parole, per far comprendere la questione, non è che si è staccato un assegno di oltre sette miliardi a favore delle banche?
No, quella è stata una rivalutazione, un’operazione contabile. Anzi le banche ci pagheranno anche le tasse. Il punto non è la rivalutazione fatta sul capitale fissato nel 1936.
Lei ha parlato di illogicità, ha sottolineato l’illogicità del decreto su Bankitalia.
Il problema è lo stato giuridico di Bankitalia. La qualifica di Bankitalia è di ente di diritto pubblico e discende dal R.D. del 1936. Questa qualifica è stata ribadita da alcune sentenze, ma non c’è nessuna legge chiara in proposito. Qui si parla di quotisti, e non di azionisti. Infatti, anche se, sempre più spesso, si parla di azionisti, resta il fatto che non hanno i diritti che normalmente spettano all’assemblea degli azionisti. Non nominano il Governatore di Bankitalia. In definitiva ci si trova di fronte a una bizzarria, a un totale vuoto legislativo.
Nel 2005 fu approvata una legge che imponeva il passaggio allo Stato.
Legge che è rimasta lettera morta e quindi la situazione resta bizzarra. Questo accrocchio mai definitivamente sanato avrebbe dovuto risolversi mettendo Bankitalia anche formalmente come proprietà pubblica. In tutto questo, il governo alla ricerca di soldi, che cosa ti inventa? Fa rivalutare le quote di Bankitalia così fa pagare le tasse sulla plusvalenza. Poi il governo placherà le stesse banche con i dividendi. In altre parole, il governo dice: pagatemi adesso che devo tirare avanti, ma state tranquilli che vi ripago in futuro con i dividendi. E fino a questo punto siamo di fronte a fuffa, robetta.
Ma allora, professor Borghi qual è il problema vero?
Il problema grosso non è quello e (anche se non piccolo) non è nemmeno il regalo quando queste quote saranno rivendute a caro prezzo. La questione vera è se comincio a considerare le quote di Bankitalia come azioni vere, con valore reale. Se i privati ci pagano le tasse, se mettono a bilancio un valore rilevante, non ci troviamo più di fronte a una formalità. Insomma, Bankitalia diventa privata. Parliamoci chiaro: basta un tribunale “amico” che, preso atto della novità, dia ragione ai “proprietari” privati, che magari nel frattempo sono diventati stranieri.
E quindi qui arriviamo al rischio o all’incubo.
Già, stiamo arrivando, perché qui sorge quello che ho chiamato il “problemuccio” dell’oro, tanto per farci capire. L’Italia è il terzo possessore di oro nel mondo. È dato in gestione e deposito alla Banca d’Italia. È oro dello Stato, degli italiani che lo hanno messo come in una cassetta di sicurezza. Il problema è che, anche in questo caso, nel completo vuoto legislativo, non è mai stato ben chiarito a che titolo è stato dato in gestione e deposito. Qui non si tratta più di fuffa e robetta, ma di cento miliardi di euro. Al di fuori dell’oro a Bankitalia rimangono qualche riserva, un po’ di valute straniere e i debiti Target2, che tra l’altro non vuole nessuno.
Allora, professore, non ci faccia stare con il fiato sospeso.
Quindi, il punto, il nocciolo della questione, non è la rivalutazione, ma essere certi che l’oro sia confermato come patrimonio indisponibile e non privatizzato. È chiaro, il punto? C’è una questione ulteriore da sottolineare a tale proposito: il governo ha bocciato gli ordini del giorno, come quello di Fratelli d’Italia, che chiedevano solo di ribadire che l’oro non è di Bankitalia ma nostro, degli italiani.
Quindi se la Bce dovesse “bussare cassa”, se si dovesse ricorrere alla riserve come nel 1992, con una “bruciatura” che abbiamo ancora sulla pelle, ci sarebbero quei 100 miliardi di oro?
Già. Tanto ti dovevo…ci manca pure che dopo averci fregato 50 miliardi di MES ci fregano pure 100 miliardi di oro. A quel punto siamo a posto. Con il rischio privatizzazione e l’oro a disposizione.
Gianluigi Da Rold

venerdì 7 febbraio 2014

Ingegneri fuori sede!



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L'Italia in bilico tra disfattismo e disfacismo: tutta colpa di Beppe Grillo e di chi lo sostiene. Siamo tutti figli del Golfo del Bengala. - Sergio Di Cori Modigliani



Sulla comunicazione mediatica in Italia.

L'immagine che vedete in bacheca è una splendida fotografia scattata dal fotografo naturalista ungherese Istvan Lichner. Da noi, in Italia, questi uccellini si chiamano bengalini, detti anche (nel settentrione) diamanti mandarini. Sono pennuti di piccolo taglio originariamente cresciuti nel Golfo del Bengala dove un esploratore inglese li ha presi e li ha portati in Gran Bretagna alla fine del '700. Da allora, si sono ambientati anche in Europa. E' il motivo per cui da noi si chiamano "bengalini". Gli inglesi li amano molto ed è usuale trovare nelle loro case di campagne piccole voliere con questi simpatici animaletti. Ma esistono anche migliaia di esemplari che vivono liberi, soprattutto nel nord dell'Inghilterra, e sono specie protetta. Qualche giorno fa, la polizia inglese ha arrestato quattro compunti uomini d'affari che sparavano addosso a questi uccellini. Negli anni recenti sono diventati una ghiotta e lussuosissima leccornia per il palato di dementi mitomani dell'alta borghesia. La polizia americana ha arrestato un mese fa dieci persone radunate in una lussuosa casa di campagna nel Connecticut (finanzieri con le loro mogli) che pagavano 10.000 dollari a testa per cenare mangiando i bengalini, una zuppa di rare testuggini in via di estinzione, e un arrosto di cacciagione composto da quattro diverse specie, molto rare, di pennuti che si stanno estinguendo e sono protette da tutti gli organismi internazionali.
Nel mondo anglo-sassone, queste macabre scene, sono diventate un must: fanno status.
Quelle persone vivono così.

Ho scelto questa immagine perchè, osservandola, mi ha procurato un curioso effetto al quale ho aggiunto un sapore metaforico, buono per introdurre l'argomentazione del giorno.
Mi sono identificato con loro.
Gli uccellini mi sembrano i cittadini italiani che pigolano, starnazzano, (sono molto rumorosi perchè cantano a squarciagola) svolazzano all'impazzata e quando si posano sui rami si appoggiano appiccicandosi l'uno con l'altro per fare massa, e difendersi dall'attacco degli uccelli rapaci e dei cacciatori di frodo.

Noi cittadini, siamo così.
Esposti a chi ci spara addosso e partecipa volontariamente alla nostra estinzione, gli uccellini urlano, magari anche in maniera sguaiata, e ci si dà un gran da fare per farsi notare, nella speranza utopistica che a badare a noi siano degli ornitologi, dei naturalisti, dei zoologi, degli ambientalisti. E siamo esposti ai mitomani che ci sparano addosso con il fucile sapendo che non ci si può difendere, perchè la falsificazione costante, la menzogna elevata a norma, la quotidiana ridda di comunicazioni basate su bugie inventate è tale e tanta da escludere ogni forma di difesa.

Questa mattina, ho acceso la televisione e su diversi canali veniva data la seguente notizia: "Beppe Grillo indagato a Genova per incitamento alla rivolta delle forze dell'ordine", senza nessun altro commento nè spiegazione.
Rainews24 -emittente pagata con i soldi delle nostre tasse- batteva la grancassa intervistando di continuo un giovanotto del PD che sosteneva di essere l'autore di questa bella pensata. E per tutta la mattinata la notizia ha girato sui media italiani, aumentando il proprio volume di diffusione espansiva. Secondo questi giornalisti della Rai, la presupposta inchiesta sarebbe partita da una richiesta ufficiale prodotta dall'esposto presentato a Roma dal coordinatore giovanile del PD, Fausto Raciti, il quale avrebbe chiesto l'applicazione dell'articolo 266 del codice penale per "incitamento alla rivolta delle forze dell'ordine e insubordinazione". La questione è relativa al post pubblicato da Beppe Grillo in seguito alle proteste dello scorso 10 dicembre quando scrisse le seguenti parole: "Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell'ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco e di fraternizzare con  cittadini. Sarà un segnale rivoluzionario, pacifico, estremo e l'Italia cambierà. In alto i cuori".
Alla fine della mattinata, asserragliato dai giornalisti, il procuratore capo della procura di Genova, Michele Di Lecce, ha dichiarato formalmente: "Il signor Beppe Grillo non è indagato e non capiamo chi e perchè abbia messo in giro questa voce a nome della procura. Sono arrivati degli atti da diverse procure e stiamo valutando se sia il caso o meno di aprire un'indagine, stiamo valutando le carte, tutto qui".
Fine della notizia.

Si trattava, quindi, di una bufala.
Ma l'effetto era stato provocato.
Così funziona la violenza nel mondo mediatico in Italia, ogni santo giorno.
Così funziona la professionalità dei giornalisti della Rai.
A nulla è valsa la specifica precisazione del procuratore della Repubblica, perchè ormai il falso era partito e si era ben sistemato nei talk show mattinieri dedicati al tema "quando si fermeranno i grillini? Che cosa capiterà adesso che Grillo è indagato?". 
Piuttosto infantile come idea (all'apparenza) perchè la realtà ha sbugiardato i cronisti.
Ma crea confusione e smarrimento, obbliga a parlarne per chiarire il punto, e quindi sposta di continuo l'attenzione dai temi salienti verso l'unico obiettivo che l'attuale classe politica dirigente, compatta e solenne, ha in mente: eliminare l'opposizione, criminalizzare i sostenitori del M5s e introdurre la subdola argomentazione relativa al fatto se gli attivisti debbano essere considerati pericolosi socialmente oppure no, e così facendo far slittare sempre di più -dal punto di vista mediatico- i temi politici verso la inevitabile deriva della domanda verso la quale stanno tentando disperatamente di spingere: "come facciamo a difenderci da questi criminali?".
E' il paradosso della comunicazione mediatica in Italia su cui è fondata la diffusione delle notizie e delle informazioni. Noi cittadini, umiliati, vessati, tassati e tartassati, circuiti, espoliati e presi in giro, veniamo trasformati dalla cupola mediatica di Stato in coloro invece dai quali gli umiliatori, i vessatori, i tassatori, i pirati, i farabutti, i delinquenti, si devono difendere.

Proseguendo nel paradosso, direi che è una buona notizia: sono terrorizzati.
Non sanno più che pesci prendere.
Il premier Letta, di ritorno dal Kuwait, ha capito che il suo trionfalismo da operetta si è infranto subito sugli scogli della realtà nazionale e ha accusato gli industriali italiani di "disfattismo", una parola desueta, che ha un sapore militare ed era imposta come moda linguistica ai tempi del fascismo, perchè così venivano definiti coloro che erano contrari alle imposizioni dittatoriali del regime. Negli anni'30, in Italia, si poteva soltanto parlare bene del governo.
Come in Italia oggi.
Enrico Letta, quindi, si è autoqualificato, addirittura firmando la scelta dell'uso delle parole, con una citazione semantica che in Italia fa rabbrividire chi possiede la memoria storica.
Identificato ormai dall'intera classe degli imprenditori come un "disfacitore"  visto che in meno di un anno di governo è riuscito soltanto a peggiorare una situazione socio-economica già compromessa, il premier interpreta il suo ruolo sovrano (basato soltanto su slogan imparaticci) pretendendo di non essere giudicato dai fatti, bensì dall'effetto delle parole, che nella sua mente e nella sua attività politica devono sostituire i fatti, per consentire al paese di rimanere immobile, ancorato allo status quo per salvaguardare i privilegi dell'oligarchia che lui rappresenta.

La sezione gossip della stampa, questa mattina, si è scatenata, invece, parlando dei dialoghi porno tra l'on. Alessandra Moretti del PD e l'on. Paola Taverna di M5s, avvenuti la scorsa notte.
Tutto ciò è servito per diffondere l'idea di volgarità e sguaiatezza, spingendo l'opinione pubblica a pensare che la Taverna trascorra le proprie serate in questo modo.
A metà mattina, la deputata M5s è stata costretta dalle circostanze a emettere il seguente comunicato stampa ufficiale:  "Brutta sorpresa questa mattina: al risveglio scopro che qualcuno ha violato il mio account Twitter, scrivendo a mio nome frasi ingiuriose, che non mi appartengono. Presenterò una formale denuncia alla polizia postale per risalire agli autori. Se questi sono i mezzi con i quali intendete fermare il Movimento 5 Stelle rassegnatevi e vergognatevi"

Non si rassegneranno, tanto è vero che -sempre questa mattina- il Ministro degli Interni ha dichiarato che "i grillini stanno rendendo impossibile la pratica politica".

Non si vergogneranno neppure.

Sono ormai senza pudore alcuno, come quei cacciatori di frodo che sparano a dei piccoli pennuti pacifici, appollaiati sui rami cantando la loro voglia di vivere. 

Questa è l'Italia, oggi.

Ma non sarà così, domani.


http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/02/litalia-in-bilico-tra-disfattismo-e.html

"Impeachment": abbiamo bisogno di voi.



http://vogliamosapere.m5s.info/

Proprietà e benefici del limone

limone

Proprietà curative del limone ed effetti benefici? I benefici del limone sulla salute, sono dimostrati in diversi casi: infezioni della gola, cattiva digestione, stipsi, problemi ai denti, febbre, cura dei capelli, cura della pelle, emorragie interne, reumatismi, ustioni, sovrappeso, disturbi respiratori, il colera e la pressione alta. Il limone è noto per le sue proprietà terapeutiche da diverse generazioni, il limone aiuta a rafforzare il sistema immunitario e purifica l’apparato digerente.
E non è solo un depuratore del sangue, ma aiuta anche il corpo a combattere le malattie. Il succo di limone, in particolare, è molto utile nel trattamento dei calcoli renali, nelle cure degli attacchi di cuore e nella riduzione della temperatura corporea.
I benefici del limone sulla salute sono dovuti a molti elementi in esso contenuti, come la vitamina C, la vitamina B, il fosforo, le proteine ed anche carboidrati. Il limone è un frutto che contiene flavonoidi, i quali, a loro volta, contengono elementi antiossidanti e proprietà anti-cancro.
Aiuta a prevenire il diabete, la stipsi, l’ipertensione, è utile nella cura della pelle, nel trattamento della febbre, nella cura dei capelli, in occasione di terapie odontoiatriche, in caso di indigestione e in molti altri problemi di salute. Studi condotti presso l'American Urological Association evidenziano anche che il succo di limone o una limonata siano in grado di curare i calcoli renali formando citrato urinario, che impedisce la formazione dei cristalli.
La gente utilizza il limone per fare limonate, mescolandone il succo con acqua e zucchero. Molte persone usano il limone come un detersivo, per rimuovere le macchie. Il limone può anche respingere le zanzare. Bere del succo di limone con olio d'oliva, aiuta a sbarazzarsi di calcoli biliari. Inoltre, in base a risultati riportati da uno studio sulle Malattie Reumatiche, il limone fornisce una valida protezione contro la poliartrite infiammatoria e l'artrite.

Proprietà e benefici del limone:

  1. Indigestione e stitichezza: il succo di limone aiuta a curare problemi legati alla digestione e alla costipazione. Si consiglia di aggiungere qualche goccia di limone nel cibo (attenzione: non nel latte!). Dopo un buon pranzo o una cena, si può bere della limonata fresca. La ricetta è la seguente: aggiungere al succo di limone, un po' d'acqua fredda, della soda, del sale comune o del sale di salgemma e zucchero o miele; mescolare il tutto in un bicchiere. È inoltre possibile aggiungere alcune foglie di menta o semi di finocchio.
  2. Febbre: il succo di limone può favorire la guarigione di una persona che soffre di raffreddore, influenza o febbre. Aiuta la sudorazione.
  3. Cura dentale: se il succo di limone fresco viene applicato sulle aree del mal di denti, il dolore può attenuarsi. I massaggi di succo di limone sulle gengive possono fermare le emorragie gengivali. Migliora l’alitosi causata da problemi legati alle gengive. Inoltre, il limone può essere utilizzato anche nella pulizia regolare dei denti. E’ possibile cercare un dentifricio contenente limone o aggiungere una goccia di succo di limone al dentifricio usato abitualmente. Alcune persone strofinano i denti utilizzando la buccia del limone, ma … è necessario fare attenzione: se la bocca comincia a “bruciare”, bisogna risciacquare rapidamente!.
  4. Cura dei capelli: il succo di limone, se applicato sul cuoio capelluto, può attenuare alcuni problemi come la forfora, la caduta dei capelli e altri problemi relativi alla cute e capelli. Inoltre, dona una lucentezza naturale.
  5. Cura della pelle: il succo di limone, essendo un antisettico naturale, può risolvere problemi legati alla pelle. Agisce sule scottature. Aiuta ad ottenere sollievo in seguito alla puntura di un’ape. Il succo di limone può essere applicato anche sulla pelle acneica e in caso di eczema. Agisce come un rimedio anti invecchiamento e può rimuovere rughe e punti neri. Bere del succo di limone mescolato con acqua e miele dà lucentezza alla pelle.
  6. Ustioni: Il succo di limone, applicato sulle zone ustionate, aiuta ad attenuare le cicatrici. E riduce la sensazione di bruciore sulla pelle.
  7. Emorragie interne: il limone possiede proprietà antisettiche e coagulanti, perciò può fermare le emorragie interne. È possibile applicare il succo di limone su un batuffolo di cotone e riporlo dentro al naso per fermare l'emorragia.
  8. Reumatismi: il limone è anche un diuretico ed è in grado di trattare reumatismi e artrite.
  9. Perdita di peso: se una persona assume del succo di limone mescolato con acqua tiepida e miele, può ridurre il peso del corpo corporeo, associando il tutto ad una dieta adeguata.
  10. Disturbi respiratori: il succo di limone aiuta a curare i problemi respiratori, essendo una fonte ricca di vitamina C.
  11. Colera: le malattie come il colera o la malaria possono essere trattate con succo di limone, poiché esso agisce come purificatore del sangue.
  12.  Piedi: il limone ha proprietà aromatiche e antisettiche ed favorisce il benessere dei piedi. Si consiglia di aggiungere un po’ di succo di limone in acqua calda e di immergervi i piedi.
  13. infezioni della gola: il limone aiuta a combattere i problemi legati ad infezioni della gola, poiché possiede proprietà anti - batteriche.
  14. Ipertensione: bere succo di limone è utile per le persone che soffrono di problemi cardiaci poiché contiene potassio. Controlla la pressione alta, le vertigini, la nausea e favorisce il rilassamento di mente e corpo. Riduce lo stress mentale e la depressione.
Il limone è un vero e proprio dono della natura. Quindi... si consiglia di mangiare almeno un quarto o la metà di un limone al giorno!
Leggi anche:
Concludiamo con una breve sintesi, una sorta di “Bignami” dei benefici effetti del limone:
  • Ostacola l’insorgere dell’osteoporosi
  • Riequilibra il Ph del corpo
  • Migliora la digestione
  • Favorisce il riposo
  • Previene raffreddore e influenze
  • Depura il fegato
  • Elimina gli acidi urici
  • Favorisce l’attività intestinale
  • Dissolve i calcoli biliari, renali e i depositi di calcio che si accumulano nei reni
  • Previene la calcolosi urinaria
  • Contrasta i radicali liberi
  • Previene l’invecchiamento cellulare dell’organismo
  • Abbassa il colesterolo
  • Favorisce la digestione
  • Ha proprietà antibatteriche
  • Elimina i parassiti intestinali
  • Rafforza i vasi sanguigni
  • Regola la pressione del sangue
  • Ha proprietà anticancro
  • Favorisce la produzione di energia
Se una mela il giorno toglie il medico di torno, cosa ci costa aumentare l’utilizzo del limone nella nostra vita quotidiana, partendo dal famoso bicchiere il mattino?  Fonte

CAUSA E AFFETTO, OVVERO CARITÀ PELUSO. IL PROBLEMA DELLE CARCERI AFFRONTATO ANCHE PER RIDURRE LA DISOCCUPAZIONE. - Antonio De Martini

peluso

Il Ministero di Grazia e Giustizia ha rinnovato alla Telecom il mandato a gestire il famoso braccialetto elettronico che dovrebbe costituire un sistema di controllo dei cittadini sottoposti a ” misure alternative”.

Di questi braccialetti pochi sanno e nessuno li porta, ma il contratto è milionario.

Fastweb ha fatto ricorso contro questo ” rinnovo”  semiautomatico che, a suo dire,  richiederebbe – visto l’importo notevolissimo – una gara europea.


Praticamente in contemporanea il dottor Peluso, figlio della ministra di grazia e giustizia Giuseppina Cancellieri – al secolo nonna Pina – veniva assunto come direttore amministrativo e finanziario della Telecom.

Come noto, il dottor Peluso proviene dal gruppo Ligresti dal quale ha percepito alcuni milioni ( se non ricordo male, cinque) a titolo di buonuscita.

Dato che era disoccupato, l’intervento Telecom può definirsi provvidenziale. Per tutti.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12900

Ecco quando finirà l'Euro e come i media coprono tutto, intervista ad Alberto Bagnai



Pubblichiamo l'intervista ad Alberto Bagnai, autore di "Il tramonto dell'euro" di Alessandro Bianchi. Alberto Bagnai è Professore di politica economica all'Università Gabriele d'Annunzio di Pescara. Curatore del blog Goofynomics.

1) Nel Consiglio europeo di giovedì 19 dicembre, Angela Merkel, di fronte all'impossibilità di far accettare ad i suoi “alleati” i cosiddetti contratti di riforma vincolanti, ha sostenuto come “senza la coesione necessaria, l'euro prima o poi esploderà”. Sarà la Germania a staccare la spina? E ci troveremo, quindi, di fronte ad una beffa assoluta per i paesi del sud che hanno deciso la via della povertà, della disoccupazione di massa e della rinegoziazione dei diritti sociali pur di restare nella moneta unica?

Farei una riflessione iniziale di principio. E' assolutamente ovvio come un'unione monetaria tra paesi diversi, creando distorsioni e tensioni derivanti dalla abolizione di quello strumento difensivo che è il cambio flessibile, non possa sopravvivere senza un coordinamento o una cooperazione. Questa esigenza basilare, iscritta in modo molto chiaro nei Trattati europei soprattutto per quel che riguarda le politiche sociali, si può realizzare in tanti modi. Quello che Angela Merkel propone oggi è  abbastanza simile ad una resa senza condizioni, come ha commentato in modo molto efficace Jacques Sapir. 
L'Unione Europea nasce fra paesi diversi, alcuni dei quali erano in un ritardo quantificabile in termini di Pil pro capite in una ventina di anni rispetto al paese leader, la Germania. In questo contesto, il sogno era quello di creare una comunità di eguali per competere con i big player del mondo, ma per arrivare a questo, i paesi del sud dovevano essere aiutati da quelli del nord ed una cooperazione positiva di questo tipo non si è verificata. Banalmente, se si fosse avuta, non saremo in questa crisi, perché la Germania avrebbe accettato di fare quello che i massimi economisti del mondo, penso ad esempio a Stiglitz, le suggerivano fin dall’inizio: in primis una politica fiscale espansiva e di crescita dei salari.
Può anche essere fuori moda parlarne oggi, ma la dinamica Nord-sud di questa crisi può essere compresa solo attraverso un'ottica di classe: una politica espansiva ed una politica dei salari in linea con la produttività in Germania avrebbe infatti significato, per gli imprenditori tedeschi, rinunciare a dei profitti. Ora, gli imprenditori, con il massimo rispetto per il ruolo che svolgono nel sistema capitalistico, sono noti per avere scarsa prospettiva, e cercano di massimizzare i profitti nel breve periodo, creando fatalmente delle crisi. Senza arrivare ad evocare Marx, è un semplice dato di buon senso: una politica di compressione salariale del paese più ricco - che la può fare perché tutto sommato i suoi lavoratori stanno relativamente bene - portata avanti in modo scoordinato dagli altri, costringe quest'ultimi a seguirlo e determina la catastrofe. Il paese ricco, a quel punto, si rende conto di aver distrutto il suo mercato di sbocco principale e, molto probabilmente, ha voglia di tirarsi indietro. Quindi, in estrema sintesi, la risposta alla domanda è sì: il danno e poi la beffa.

2) Sempre in quel Consiglio, al primo ministro spagnolo Mariano Rajoy che spiegava come il suo paese non avrebbe accettato i contratti di riforma vincolanti, Mario Draghi sentenziava: “Se non fate le riforme perderete la sovranità nazionale”. Come possono i rappresentanti dei governi continuare ad accettare dichiarazioni di questo tipo da un presidente di un istituto privato?  E perché il ristabilimento del principio secondo cui la Banca centrale debba essere uno strumento del potere esecutivo non assume forza nel dibattito politico nonostante il livello della crisi attuale?

Vedo che nei dibattiti su internet si enfatizza molto la natura pubblica piuttosto che privata degli istituti di emissione. Secondo me è una questione controversa ed irrilevante, perché il punto centrale è un altro. La Bce va molto fiera della sua indipendenza, bene. Ma questa è una relazione bilaterale: tu non puoi essere indipendente da me, se io sono dipendente da te. Quando Mario Draghi si esprime in questo modo, oppure nel modo in cui si era espresso prima delle elezioni politiche italiane, quando aveva affermato che “non importa chi vincerà, perché tanto avete il pilota automatico deciso da noi”, dimostra una cosa molto semplice, che Stiglitz ha ampiamente messo in luce: l'indipendenza della Bce dal potere politico è una colossale inganno il cui scopo è sottrarre allo scrutinio democratico una serie di decisioni politiche fondamentali che riguardano la redistribuzione del reddito.  Come ha ricordato Alberto Montero Soler a Pescara, la Spagna, ad esempio, i compiti a casa li aveva già fatti, perché aveva una situazione dei conti pubblici tra le migliori della zona euro e sicuramente migliore di quelli della Germania, per cui questa enfasi sulla riforma è uno strumento retorico per far sentire in colpa i paesi del sud, per metterli in una posizione di inferiorità morale e farli accettare politiche che sono irrazionali ed immotivate.
Il processo di costruzione della neostoria a cui ci sottopongono i media di regime cerca di far credere che l'inflazione degli anni '70 fosse dovuta alla dipendenza della Banca centrale al Tesoro. Si dimenticano due cose: in primo luogo, le lotte operaie di quegli anni, per riportare i salari in linea con la produttività e, in secondo luogo, uno shock petrolifero che ha fatto quadruplicare il prezzo del petrolio (nel 1973) ed un altro shock petrolifero che lo ha fatto raddoppiare ulteriormente (nel 1979). Ora, che in queste circostanze l'inflazione sia stata solo a due cifre mi sembra abbastanza miracoloso e devo dire che l'autonomia della Banca centrale non avrebbe aggiunto nulla di particolare, anzi, l'aver avuto un istituto di emissione che non faceva lo sgambetto al governo ci ha permesso di attraversare la crisi con danni non particolarmente rilevanti.
Oggi anche gli editorialisti dell'Economist ammettono tranquillamente che l'indipendenza della Banca Centrale ha fallito e che la deflazione negli anni '80 ci sarebbe stata anche senza l'uso della clava della valuta forte. Ci sarebbe stata fondamentalmente perché si erano arrestati quei raddoppi folgoranti dei prezzi delle materie prime – il prezzo del petrolio nel 1986 dimezzò - e si erano create delle condizioni più equilibrate sui mercati.
Lo stessa Alesina notò con grande accortezza nel 1997 che la disinflazione non era stata più rapida nei paesi dello Sme - e quindi con cambio fisso, integrazione monetaria e BC più o meno indipendente - rispetto agli altri paesi Ocse. Era stato un processo che a livello mondiale aveva seguito le stesse logiche. Non ci aveva dato nessun vantaggio in questi termini lo Sme. O meglio: il vantaggio c’era stato per alcuni capitalismi periferici, che con la politica del cambio forte avevano potuto arrestare la crescita dei salari reali. A partire dagli anni '80 si assiste alla stagnazione dei salari reali, in Italia come nel resto del mondo, che è la radice più profonda della crisi debitoria: se un capitalismo molto maturo e molto produttivo decide di ridurre i salari, per permettere agli operai di continuare a comprare i beni, ed evitare la paralisi del sistema, deve riempire questo “cuneo” con debito: pubblico fino agli anni '90 e poi privato.

La nuova Unione Bancaria, che sarà pienamente operativa solo nel 2025, è stata criticata da diversi esperti per la mancanza di protezione oggettiva rispetto alle perdite reali delle banche, il non chiaro utilizzo del Mes ed il rischio di quello che è stata definita la possibile “germanificazione del capitale”. Qual è il suo giudizio complessivo sull'accordo raggiunto e che impatto potrà avere sulla crisi attuale?

Mi sembra che a grandi linee si stia proseguendo con quello che è un format consolidato del percorso europeo: vengono fatte delle dichiarazioni che inizialmente allarmano gli elettori, si fa passare un po' di tempo, ci si riprova, si fa passare un altro po' di tempo e si mette in pratica quello che si era deciso fin dall'inizio, perché l'attenzione è caduta ed il sistema dei media ha in qualche modo mitridatizzato gli elettori, rendendo politicamente sostenibile quello che inizialmente non lo era. Fu proprio Jean Claude Juncker, l'ex presidente dell'Eurogruppo, a dichiarare esplicitamente che la strategia politica dell'eurozona era questa.
L'episodio di Cipro con il bail-in che ha sorpreso tutti è esemplificativo. Poco dopo, l'attuale presidente dell'EuroGruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, dichiarò che quello sarebbe stato il modello che avremo adottato per salvare le banche. Grande levata di scudi dell'opinione pubblica e poco dopo, a marzo, Dijsselbloem smentì sé stesso. Ad aprile il ministro delle finanze tedesco Schauble disse che saremo andati avanti su questa strada. Nessuno ha più detto niente e a fine anno abbiamo un'Unione Bancaria che adotta lo schemino di Cipro, secondo cui le banche devono essere salvate fondamentalmente da chi ci ha messo i propri risparmi. Le critiche che sono state fatte le giudico tutte opportune e valide. Ma il problema di fondo è più generale ed è che siamo inseriti in un processo non completamente trasparente in termini di democrazia, che impedisce agli elettori di cogliere in pieno quello che stia accadendo. La sintesi migliore della riforma bancaria ce l'ha fornita Carlo Alberto Carnevale Maffè della Bocconi, che in un tweet l'ha descritta in questo modo: “Quali banche falliscono lo decidiamo noi e poi i soldi ce li mettete voi”.

Professore veniamo al dibattito sull'euro. Le tralascio di ripetere tutte le ragioni per cui la moneta unica sia economicamente insostenibile, che illustra ampiamente con la sua opera di divulgazione giornaliera. Mi soffermerei sul fatto che un numero crescente di commentatori, critici dell'attuale architettura istituzionale europea, ha iniziato a chiedere con sempre più insistenza che i paesi dell'Europa meridionale, prima di forzare una dissoluzione della zona euro, formino un cartello e costringano i paesi del Nord ad i cambiamenti necessari. Cosa risponde loro ed è una strategia davvero percorribile oggi?

Con il massimo rispetto o sono incompetenti o sono ipocriti. Insomma: o non conoscono la storia monetaria recente o hanno delle rendite di posizione da difendere. In questo momento dare la colpa di quello che sta succedendo all'austerità e quindi alle regole fiscali, ma non all'euro, significa prendere due piccioni con una fava: perché da un lato assumi una posizione critica, simil-keyenesiana, e quindi fai finta di essere di sinistra, “rivoluzionario”, ma, dall'altro, non tocchi il nocciolo del problema che è la rigidità dell'euro, uno strumento creato per facilitare la libera circolazione del capitale e quindi per dare a quest’ultimo l'ennesimo vantaggio sul lavoro. Ed in questo modo difendi un progetto che è intrinsecamente di destra neoliberale. Quindi, agendo così, personaggi di questo tipo si mettono in salvo in entrambi gli scenari possibili, dove potranno conservare la propria nicchia di potere. Questo è il motivo che li spinge a mentire rispetto ad una serie di evidenze.
In primo luogo, parlare di coercizione politica o di minaccia da parte dei paesi del sud rispetto ai paesi del nord è una cosa totalmente assurda: intanto, anche se uniti, i primi sarebbero sempre in una posizione di estrema debolezza; inoltre, esortare ad un atteggiamento di minaccia, in una fase di tensioni politiche così forti, è una cosa totalmente irrazionale, che rischia di fomentare dei veri e propri conflitti intra-europei che potrebbero non essere solo diplomatici o antidiplomatici, ma qualcosa di peggio. Chi evoca questi scenari è un apprendista stregone, incosciente ed incompetente. Non è con la minaccia che si fa politica, ma con la ricerca di una solidarietà e di un percorso comune. 
In secondo luogo, chi evoca questo tipo di scenario fa finta di non capire, o forse non capisce per la mancanza di strumenti intellettuali, che siamo costretti a fare austerità perché c'è l'euro. Basta un qualunque testo di macroeconomia elementare per capirlo. Il perché è molto semplice: gli squilibri che dobbiamo risanare, nonostante l'impostura dei media che ci descrivono la crisi come di finanza pubblica, sono fondamentalmente di finanza privata, determinati dai rapporti di debito e credito estero. Questi squilibri si risolvono rimettendo a posto il saldo delle partite correnti, cioè riducendo il debito estero dei paesi del sud. Ora si dà il caso che in ogni funzione di domanda ci siano due argomenti: il reddito ed i prezzi. Se noi blocchiamo il tasso di cambio, di fatto limitiamo grandemente l'aggiustamento attraverso il meccanismo dei prezzi e quindi per riportare in equilibrio la bilancia dei pagamenti di un paese del sud - per far ridurre rapidamente il suo indebitamento estero, cioè - abbiamo solo l'aggiustamento di reddito. Quindi: o diciamo al resto del mondo di crescere il triplo in modo tale che possiamo esportare di più – il che è palesemente assurdo, perché noi non possiamo né chiedere agli altri di tirarci fuori dai guai, né loro possono farlo – o accettiamo il fatto che col cambio fisso l'unica strada è tagliare i nostri redditi e quindi le nostre importazioni. Ma questo dobbiamo farlo perché ci siamo preclusi il meccanismo di aggiustamento attraverso la variazione del tasso di cambio nominale. 
E dove risalta la malafede, l'incoscienza, l'ignoranza di certe persone è quando si fa una riflessione molto semplice: questa è la prima volta nella storia dell'umanità che viene adottato un sistema di tasso di cambio centro-periferia che non preveda alcun tipo di riallineamento nominale, non preveda alcun tipo di rifinanziamento degli squilibri e non preveda alcun tipo di intervento nel caso di squilibri fondamentali.
Cominciamo dal riallineamento del cambio. Le persone che hanno studiato il Gold Standard sulle carte dei Baci Perugina evidentemente non sanno quello che studi del Fondo Monetario Internazionale ampiamente documentano, vale a dire che perfino nel Gold Standard fra il centro – Francia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito - e la periferia – costituita da paesi come l'Italia, ma anche Cina e Brasile, che esistevano anche allora, sorpresa esisteva la Cina! – il meccanismo di riallineamento nominale del cambio giocava un ruolo molto importante. E non mi riferisco solo al fatto, ovvio, che comunque il contenuto aureo di una moneta poteva essere cambiato. Non parlo di riallineamenti (svalutazioni) traumatici, ma della fisiologia del sistema. I paesi periferici non adottavano, infatti, il tallone aureo ma avevano o il tallone argenteo, e quindi il cambio fluttuava in relazione alla fluttuazione dei prezzi dei due metalli (oro e argento); oppure, come l'Italia fece per tanto tempo, il corso forzoso, cioè biglietti a corso legale, che oscillavano rispetto all'oro (con buona pace dei dilettanti per i quali il corso forzoso – che loro chiamano “moneta fiat” – esiste solo dalla fine del sistema di Bretton Woods). Il cambio perennemente fisso uno a uno (un'unità di conio della periferia per una unità di conio del centro) non è mai esistito nella storia dell'umanità prima dell'euro. E se qualcuno mi dimostra il contrario gliene sarò grato. 
Secondo, nell’Eurozona non è stato previsto alcun meccanismo di finanziamento degli squilibri: nel sistema di Bretton Woods, che era un sistema di cambi fissi, era stato creato il Fondo monetario internazionale appunto per rifinanziare gli squilibri di breve periodo delle bilance dei pagamenti. Nell'euro non è stato previsto nulla di tutto questo: l’euro è un progetto costruito su una fiducia illimitata nel fatto che il mercato privato di capitali avrebbe fatto il suo lavoro ed avrebbe riequilibrato la situazione. Chi difende l’euro, quindi, anche se si presenta in maglietta e non in gessato e cravatta, è sostanzialmente un fondamentalista di mercato, uno scarto della scuola di Chicago, superato a sinistra ormai perfino dal vicegovernatore della Bce, il quale, bontà sua, nel maggio scorso (2013) ha ammesso che “i mercati non hanno funzionato come avrebbero dovuto funzionare in teoria”.
Terzo, gli squilibri fondamentali. Le parità erano riaggiustabili nel sistema di Bretton Woods, ma anche nel Gold Standard, come abbiamo detto, attraverso la riduzione del contenuto aureo dichiarato della moneta. La possibilità di un riaggiustamento, che storicamente è sempre stata presente in tutti i sistemi di cambio fisso, nell’euro viene assurdamente e astoricamente negata: un euro tedesco sarà un euro portoghese per sempre: si tratta di una totale assurdità. Altro aspetto, nel sistema di Bretton Woods era prevista la clausola della valuta scarsa, e quindi era previsto che si adottassero dazi discriminatori verso un paese che teneva politiche mercantiliste di surplus continuo. Questo non è più possibile. E' la prima volta nella storia dell'umanità in cui abbiamo un sistema monetario così assurdo, è la prima volta nella storia dell'umanità in cui abbiamo dei colleghi così poco disposti a venire a patti con la storia e la realtà, e quindi, non a caso, è la prima volta che abbiamo a che fare con una crisi così assurda, inutile e persistente. 

Un sistema monetario assurdo che mette in pericolo il resto del processo di integrazione del continente?

Il sistema creato urta, paradossalmente, contro due esigenze legittime e ovvie, che avrebbe dovuto favorire. La prima esigenza era quella di accelerare il recupero da parte delle economie periferiche. Queste, per crescere di più, avrebbero avuto bisogno di capitali e l'euro ne facilitava certo la circolazione. Al contempo, queste economie, crescendo di più, avrebbero naturalmente sperimentato un tasso d'inflazione maggiore, dato che erano più surriscaldate. Se corri sudi, se un’economia cresce ci si può aspettare che abbia un’inflazione fisiologicamente più alta. Con un sistema monetario così assurdo era prevedibile (e previsto) che fatalmente questo processo naturale si sarebbe trasformato in una disastrosa perdita di competitività da parte delle economie più deboli, che sarebbero andate in crisi proprio a causa del loro tentativo di emanciparsi, ed è quello che è successo. 
Il secondo motivo per il quale un sistema così assurdo urta contro la logica di un'unione economica è quello che ho spiegato a dicembre nella mia audizione in commissione finanze, ed ho visto che è stato ripreso da Sapir in un modo molto intelligente. Ed è questo: se tu puoi fare aggiustamenti solo tagliando salari e redditi, di fatto distruggi il Mercato interno, vale a dire il motivo stesso di essere di una unione economica, che non è quello di essere uniti per combattere gli altri, ma è quello di essere uniti per avere un forte mercato interno al quale rivolgersi in caso di shock esterni, un mercato interno che funzioni da “ammortizzatore”. Per competere con gli altri si può essere benissimo piccoli e soli come la Corea del sud che sta tra Giappone e Cina e non ha nessuna intenzione di fare un'unione monetaria né con l'uno né con l'altra perché preferisce mantenere la propria flessibilità. Non è necessario essere un'enorme petroliera per sopravvivere al mare in tempesta ed in qualche caso essere grossi può essere un problema: se la Costa Concordia, banalmente, fosse stata una nave più piccola, avrebbe pescato di meno e non sarebbe successo quello che è successo. 

Di tutto il terrorismo mediatico a cui abbiamo assistito in questi mesi su una possibile uscita dall'euro, dall'inflazione al livello di Weimar all'impossibilità di reggere la concorrenza della Cina, fino alle inevitabili ritorsioni della Germania, quale è stata secondo Lei la distorsione più grande fatta dall'informazione?

 Su questo aspetto sto progettando un libro, perché il furto di verità che il sistema dell'informazione, non solo in Italia ma in tutta Europa, ha perpetrato è stato un colossale furto di democrazia. Io mi chiedo se un medico si esprimesse su un giornale in termini così dissonanti rispetto a quello che sta scritto su un manuale di medicina del primo anno, che cosa potrebbe succedere? E invece assistiamo a persone che falsificano la realtà, ricostruendo il passato in modo assolutamente arbitrario, come ho dimostrato più volte nel mio blog. Nessuno di questi argomenti che vengono portati ha senso. 
Non ci si mette insieme per fare il tiro alla fune con la Cina, ma ci si mette insieme per godere di un mercato interno, come sosteneva correttamente Alesina fin dagli anni ’90. Ci sono tanti paesi piccoli che competono con successo sfruttando con intelligenza i propri vantaggi comparati. L'inflazione al livello di Weimar mi fa solo sorridere, perché il riallineamento che ci si aspetta (peraltro rispetto alla Germania e non rispetto agli Stati Uniti) è dell'ordine del 20% - rispetto al dollaro probabilmente di meno - e noi abbiamo sperimentato cose di questo tipo - noi e paesi simili a noi - più volte nella nostra storia: intanto nel 1992 e sappiamo come andò, ma anche quando siamo entrati nell'euro, quest'ultimo ha perso il 20% del suo valore rispetto al dollaro e non sono aumentati del 20% i prezzi, eppure il petrolio lo compravamo in euro. Ancora, in seguito allo shock del 2008 abbiamo visto come la Polonia, la Corea del sud, l'Inghilterra e adesso gli Stati Uniti, il Giappone hanno iniziato a svalutare e non si vedono fiammate inflazionistiche. Questa argomentazione non ha alcun senso e la letteratura economica lo ha ampiamente dimostrato. 
E quindi siamo alle parole in libertà e messaggi terroristici, ma non è un caso che vengano da giornali che spesso sono espressioni di grossi gruppi finanziari - per i quali indubbiamente il change over sarebbe una seccatura - o di poteri industriali che hanno de-localizzato, soprattutto grazie all'apertura ad est della Ue, la propria attività e per i quali quindi il riallineamento al ribasso della valuta italiana sarebbe un problema, perché quando poi reimportano i loro prodotti in Italia per venderli su quello che è ovviamente un mercato più ricco di quello della Romania o della Bulgaria chiaramente risulterebbero svantaggiati. Siamo in mano a persone che preferiscono distruggere 60 milioni di italiani per i loro sporchi interessi e questo alla lunga creerà inevitabilmente delle tensioni sociali.


http://www.pressnewsweb.it/2014/02/ecco-quando-finira-leuro-ecome-i-media.html