domenica 28 settembre 2014

Piramide di Saqqara.

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Saqqara è una vasta necropoli situata in Egitto a 30 km a sud della città moderna del Cairo.
Il monumento di maggior rilievo è la piramide a gradoni di Djoser, considerata la più antica tra le piramidi.
La necropoli di Saqqara copre un'area di circa 7 × 1,5 km.
Mentre Menfi fu la capitale del Regno Antico, Saqqara ne fu la necropoli reale almeno fino alla III dinastia.
Sebbene sostituita dalla necropoli reale di Giza e, in seguito, da quella della Valle dei Re presso Tebe, rimase un importante località di seppellimento e culto per più di 3000 anni fino al periodo Tolemaico ed all'occupazione romana.

Planimetria del sito di Saqqara
Le più antiche sepolture di nobili risalgono alla I dinastia ma è solo con la II dinastia che compaiono sepolture reali tra cui quelle di Hotepsekhemwy eNinetjer.
I reperti di maggior interesse risalgono comunque alla III dinastia e comprendono appunto la piramide di Djoser.
Questa è circondata, come baluardo del complesso funerario, da un possente muro di cinta, alto circa dieci metri, edificato con il candido calcare della pietra di Tura nel modello definito a facciata di palazzo. Il muro che delimita la superficie rettangolare di quindici ettari è decorato a lesene, articolato ad aggetti e rientranze ed è dotato di quattordici false porte a due battenti. È la replica del Muro Bianco ossia della fortezza reale, costruita in mattoni crudi intonacati a calce, che si dice costruita da Narmer, identificabile secondo alcuni egittologi anche in Menes, fondatore di Menfi.

Ingresso al Serapeo

Il Circolo dei filosofi
Il sito ospita anche alcune altre dozzine di piramidi accessorie, di regine e principi reali, in vari stati di conservazione. Quella di Unas, sovrano della V dinastia, posta a sud della piramide a gradoni, ospita il più antico esempio ditesto delle piramidi, serie di iscrizioni rituali che illustrano la vita dopo la morte. Queste decorazioni dell'interno della tomba sono i precursori del Libro dei mortidel Nuovo Regno.
Saqqara ospita anche un grande numero di tombe a mastaba. Essendo stato il complesso funerario coperto dalla sabbia per quasi due millenni, fino al 1924, anno della sua riscoperta, molte tombe si sono preservate intatte sia nelle strutture esterne che nelle decorazioni interne.
Per lo studio della storia dell'Egitto è importante un dipinto, scoperto nel 1861, in una tomba risalente al Nuovo Regno, in cui sono elencati i cartigli di cinquantasette sovrani da cui afferma di discendere Ramesse II. Solo cinquantadue di nomi sono tuttora leggibili. Questo documento è spesso citato come Lista reale di Saqqara.
Mentre la maggior parte delle sepolture risale comunque al Regno Antico, è da rilevare la presenza della tomba di Haremhab, ultimo sovrano della XVIII dinastia, da lui realizzata a Saqqara prima della sua ascesa al trono, e quindi durante il regno di Tutankhamun, di cui Haremhab era un generale.

La colossale statua di Ramsete II nel 1927
Ulteriore monumento di rilevante importanza è il Serapeo: una galleria di tombe, tagliata nella roccia, per conservare i corpi mummificati dei tori Api, adorati a Menfi come personificazione del dio Ptah. Scoperte nel 1851 da Auguste Mariette, le tombe si sono rivelate già saccheggiate nell'antichità tranne una rimasta inviolata per 3700 anni. Alcune delle mummie di tori ritrovate a Saqqara si possono ora ammirare al Museo dell'Agricoltura del Cairo.
Nei pressi del Serapeo si trova un gruppo di statue di epoca tolemaica conosciute come il Circolo dei filosofi, queste comprendono immagini di grandi poeti e pensatori greci: EsiodoOmeroPindaro,Platone e altri. In origine le statue pare fossero situate in un vicino tempio.
Il complesso funerario di Djoser, più conosciuto con il generico nome di piramide a gradoni è una struttura funeraria eretta nella necropoli di Saqqara (Egitto), a nord-est dell'antica città di Menfi. Venne eretta per la sepoltura di Djoser, sovrano della III dinastia da parte di Imhotep.
La piramide è la struttura principale di un vasto complesso funerario costituito da una grande corte circondata da strutture cerimoniali e da strutture decorative con innovazioni realizzate per la prima volta, quali i padiglioni, le colonne scanalate, le edicole, i portici, i propilei, le lesene e il capitello a foglie pendule mai più usato.
La piramide, considerata la più antica tra quelle egizie, consiste di sei mastabe (di dimensioni decrescenti) costruite una sull'altra e mostrano come il progetto si sia modificato in itinere.
La piramide originale aveva un'altezza di 62 metri ed una base di 109 × 125 metri, per la sua edificazione venne usata pietra calcarea. La piramide a gradoni è considerata la più antica struttura egizia, di grandi dimensioni, edificata interamente in pietra.

Cinta muraria del complesso funerario
Il muro che recintava, come una fortezza «la dimora di eternità» del sovrano Djoser, è la replica funeraria del Muro Bianco di Narmer ma realizzato in versione semplificata.
Alto più di 10 metri, ha una lunghezza totale di circa 1 chilometro e mezzo racchiudendo una superficie di circa 15 ettari con 211 bastioni e 14 false porte oltre all'unico varco d'ingresso situato vicino all'angolo di sud-est che consente l'accesso al corridoio ove inizia il colonnato.
Era rivestito con bianchi blocchi calcarei di Tura accuratamente disposti in quello che successivamente diventerà il motivo decorativo a facciata di palazzo.

Vista d'insieme

Sud =====> Nord

Piramide


Ampliamenti successivi della mastaba originaria
La piramide di Djoser, che più specificatamente è definibile come mastaba a gradoni, fu la prima e la più antica piramide costruita in pietra che si connetteva al concetto mistico del tumulo primevo dei miti cosmogonici per creare un collegamento celeste tra il sovrano defunto e le divinità attraverso un grandioso edificio simile ad una scala elevata al cielo verso il sole.
Per mezzo di questa scala il sovrano defunto poteva congiungersi a Ra nella sua barca solare nel momento in cui il sole nascente illuminava la sommità della costruzione.

Ampliamenti successivi della piramide a gradoni
Questa piramide non rappresentava quindi solo una fase verso l'edificazione, che avverrà circa 200 anni dopo a Giza, della piramide perfetta rappresentante il raggio solare, ma era anche un'ulteriore evoluzione verso la teologia propria della IV dinastia che vedeva nel sovrano oltre alla personificazione di Horo anche un figlio di Ra regnante sulla terra come sua stessa manifestazione, teoria che si manterrà per tutta la storia religiosa dell'antico Egitto.
La piramide nasce da una mastaba quadrata che copriva un pozzo verticale profondo 28 metri e che fu successivamente ampliata dandole pianta rettangolare.
Con un ulteriore ampliamento, vennero costruiti quattro gradoni e l'altezza raggiunse i 42 metri.
Imhotep, architetto reale, intervenne con lo scopo di realizzare un monumento di spettacolare grandiosità, ampliandola ancora aggiungendo altri due gradoni che portarono l'altezza a 60 metri e facendola rivestire con lastre di calcare bianco.

vista in spaccato della piramide
Gli egittologi sono stati in grado di capire le varie evoluzioni grazie alla parziale scomparsa del primo gradone lungo il lato est sotto il quale è apparsa la mastaba.
La punta della piramide aveva una terrazza al posto del pyramidion e l'insieme appariva proprio come la scala sacra che consentiva l'ascesa al cielo dell'anima del sovrano.
Nel lato nord vi è l'entrata che si apre su una discenderia orientata a nord-sud che conduce ad un pozzo, un tempo sbarrato con un blocco di 3 tonnellate e che sbocca nella camera sepolcrale rivestita in granito rosa, alta 4 metri e dove fu seppellito il sovrano.
Della sua salma, che non ci è pervenuta, rimane unicamente il piede sinistro che attualmente si trova all'Istituto di Medicina del Cairo e che venne ritrovato tra le macerie che coprivano il pavimento.

Gallerie del complesso funerario
Dal grande pozzo verticale partono 4 corridoi orientati verso i punti cardinali che successivamente si ramificano in un dedalo di gallerie estremamente articolato con numerosi appartamenti ipogei distribuiti intorno alla camera sepolcrale e tra questi vi sono le famose "Stanze blu" il cui nome è dovuto al rivestimento realizzato con piastrelle di faience turchese, colore questo simboleggiante la rinascita.
Altre due camere sono decorate con tre false porte dalla cornice ornata da serekht con il nome più antico della titolatura reale scritto in geroglifici e con bassorilievi rappresentanti il sovrano in abbigliamento sacerdotale mentre officia sacri riti.

Rivestimento con piastrelle in faience turchese
L'appartamento funerario è decorato da migliaia di piastrelle, incastonate nel calcare giallo delle pareti, che rappresentano fasci di giunchi con modanature in candida pietra, imitanti le corde che li legavano e da pilastri djed.
Alla base della piramide, sul lato est, vi sono 11 pozzi dal cui fondo partono ulteriori gallerie che erano i luoghi di sepoltura di principesse ed infanti reali e dove furono trovati frammenti di legno dorato, vasi finemente cesellati ed un sarcofago in alabastro contenente i resti di un fanciullo.

Pianta della piramide con evidenziati i pozzi
In un'altra galleria furono ritrovate decine di tonnellate di piatti, tazze e vasi creati in alabastro e pietre dure quali scistoporfidoquarzoserpentino e breccia, recanti serekh di sovrani protodinastici e da Djoser dedicati ai suoi antenati.
Purtroppo essendo crollato il soffitto delle gallerie, i reperti integri furono solo qualche centinaia su 36.000 oggetti inventariati da Jean-Philippe Lauer, sia pure in modo approssimativo.
La storia recente della piramide comincia nel 1818 con Heinrich Menu von Minutoli che iniziò gli scavi intorno ad un arcaico edificio, semisepolto dalla sabbia del deserto, chiamato dalla popolazione "Haram El Mudarraga"ossia "piramide a gradini" e nel quale scoprì subito un sarcofago.
Il 28 dicembre 1821, Girolamo Segato penetrò nella piramide trovandola peraltro già violata. Arrivò fino alla camera sepolcrale, ove trovò un sarcofago in granito rosso vuoto, alle stanze blu, la cui scoperta è erroneamente attribuita a Lauer, ed essendo un valente artista eseguì numerosi disegni della piramide e degli interni.
Gli unici ritrovamenti furono un pezzo di mummia, una maschera funeraria, un paio di sandali dorati, vasi frammentati ed un contenitore con sigilli originali contenente un liquido denso ed oleoso ma tutti questi reperti, con numerosi altri, andarono persi quando la nave che li trasportava affondò nel Mare del Nord all'imboccatura dell'Elba.
Dopo alcuni anni di oblio, nel 1837Vyse scoprì un deposito di mummie, senza arredi funerari, ed altre gallerie.
Nel 1842Lepsius visitò la piramide e fece smontare le architravi poste nelle stanze blu perché ricche di iscrizioni e perché riportavano un serekht sempre con lo stesso nome, che risultava sconosciuto nelle liste reali ma che era indubbiamente del proprietario della piramide, questo nome era Netjerykhet.

Particolare di un parziale restauro
La piramide fu dimenticata ancora per altri anni insieme a quel nome, fino a quando nel 1889 fu scoperta una stele tolemaica detta Stele di Sehel ovvero Stele della carestia.
Vi si narrava di un periodo di carestia lungo sette anni che terminò grazie alle preghiere ed alle donazioni di beni rivolte al dio Khnum dal sovrano Netjerykhet Djoser ed identificando così nel II sovrano della III dinastia il destinatario del monumento funebre.
Solo nel XX secolo si realizzò l'esplorazione sistematica delle piramide e la ricostruzione di parte del complesso funerario di Djoser che furono entrambe effettuate dall'architetto francese Lauer che vi si dedicò per numerosi anni.

Tomba a sud


Con il colore arancione è indicata la posizione della tomba

Struttura della tomba a sud
La Tomba a sud è un secondo monumento funerario edificato nel grande cortile meridionale del complesso della piramide di Djoser e che si evolverà successivamente nella piramide accessoria.
Nell'angolo di sud-est del cortile è presente un pozzo profondo 28 metri, con sovrastruttura a mastaba rettangolare con orientamento est-ovest, che conduce ad alcuni appartamenti sotterranei con camere funerarie del tutto simili a quelle della piramide a gradoni, anche se di dimensioni più ridotte.
L'edificio presenta esternamente un muro, ricostruito con il metodo dell'anastilosi, provvisto di false portemodanato a tuttotondo con urei, simbolo di regalità ed ideato da Imhotep dove i cobra rappresentano la dea Uadjet che donava al sovrano protezione dai nemici.
La presenza di iscrizioni con il nome del sovrano conferma il destinatario del monumento.

Sala blu con false porte e bassorilievi, nelle nicchie, della corsa sed

Muro a facciata di palazzo con modanatura a cobra
La cripta in granito contiene un sarcofago la cui presenza ne determinava quindi un uso prettamente funerario destinato forse ad accogliere i vasi canopi oppure la statua reale simulacro del Ka che veniva anch'essa seppellita.
Nell'appartamento funerario alcune pareti erano rivestite, similmente alle Stanze blu della piramide, con piastrelle verdi azzurre in faience con decorazione a graticcio di canne mentre in una camera vi erano tre bassorilievi raffiguranti il sovrano mentre compie riti sacri con particolare riguardo alla corsa sed.
La presenza di questa ulteriore tomba è dovuta all'arcaica tradizione di avere due tombe, una per ilBasso Egitto ubicata a Saqqara come sepoltura effettiva, l'altra per l'Alto Egitto ad Abydos come cenotafio.
Nel complesso funerario di Djoser edificare entrambi gli edifici rituali in un unico luogo significava la concreta realizzazione di unificazione e fusione dei due regni in un unico Stato sovrano.

Cappelle e cortile della festa Sed


Posizione delle cappelle heb-sed(ricostruzione)

Edificio sed
Le Cappelle della Festa-Sed sono edifici, ora ricostruiti, del complesso funerario simbolicamente dedicati al giubileo detto Heb-Sed e che fiancheggiano da un lato il grande cortile meridionale destinato alla corsa rituale del re durante la festa che lo rigenerava.
In origine erano 13 dedicate agli dei dell'Alto e Basso Egitto che dovevano rinnovare il loro consenso verso il sovrano che veniva nuovamente incoronato su di un trono in pietra posto nella parte sud del cortile.
Dobbiamo all'egittologo Lauer, che dedicò a Saqqara quasi tutta la sua intera esistenza, la ricostruzione con il metodo dell'anastilosi di queste cappelle che come "Falsi edifici" non presentavano alcun spazio interno essendo costituite da un blocco solido con rivestimento esterno.

Edifici sed con due tipi di copertura
Di notevoli dimensioni, alcune presentano sulla facciata tre sottili colonne scanalate, simboleggianti lunghi fusti di alberi, incassate nella muratura ed il cui capitello detto abaco cubico restò unico in tutto l'Egitto presentando foglie pendule ed un foro in cui veniva inserita l'asta recante i simboli divini o reali.
La copertura è a botte, con i blocchi del soffitto arrotondati, dipinta in ocra rossa per simulare i tronchi e tutto l'insieme riproduceva, in pietra, gli arcaici edifici cultuali del predinastico utilizzati per i rituali sed, costruiti con canne e copertura arcuata, come rappresentato su una tavoletta per belletto del sovrano Aha.

Padiglioni e cortile della heb-sed
In realtà il sovrano Djoser, che non celebrò mai la sua Heb-Sed, fece costruire questi edifici con il solo scopo di poter celebrare questa festa anche nell'Aldilà e per dare maggior risalto all'impianto scenografico del suo complesso funerario che presenta, per questo motivo, il maggior numero di "Falsi edifici" la cui funzione puramente simbolica assicurava la presenza della divinità e creava la scenografia funeraria monumentale degna di un dio che nel morire si rigenerava.

Cortile della festa Sed con a destra le cappelle
Il Cortile della Festa Sed o Corte del Giubileo, si apre sul lato est della piramide con forma rettangolare di metri 198 per 187 e presentava sui lati la fila di cappelle dedicate alle divinità dell'Alto e Basso Egitto delle quali ne sono state ricostruite solo alcune.
In questo cortile avvenivano alcuni riti giubilari sulla rigenerazione, ove alla presenza dei nobili del regno si replicava la cerimonia dell'incoronazione come riconferma della supremazia e del potere del sovrano dopo che questi aveva effettuato alcune prove di vigore fisico tra le quali la corsa Sed nel grande cortile meridionale, retaggio questo di epoche molto lontane come testimoniano la mazza del sovrano Narmer e la tavoletta del sovrano Den.
A sud del cortile si trova un podio o basamento con due rampe laterali sul quale veniva posto il trono, riparato dai cocenti raggi solari con un baldacchino, ma che il sovrano Djoser non usò mai perché morì prima del compimento del trentesimo anno del suo regno.

Tempio T


Posizione del tempio T

Colonne scanalate del tempio T
Il Tempio T, anche chiamato "Tempio della Heb-Sed" per la sua vicinanza alla corte giubilare, è un piccolo edificio situato ad est della piramide, non si tratta di un edificio fittizio ma di una struttura destinata al culto sacerdotale ed ai riti preparatori del sovrano alla festa ma che poteva anche servire per accogliere il ka del sovrano defunto.
Tra i pochi elementi pervenuti e ricostruiti, abbiamo esternamente tre colonne scanalate unite da muro di sostegno, una falsa porta in pietra e nicchie decorate con il pilastro djed mentre internamente presenta varie camere e cortili.

Cortile Sud

Il Cortile sud detto anche Cortile dell'Apparizione reale, era il grande cortile ove si celebravano le cerimonie cultuali ed alcuni riti della festa sed quali la corsa che avveniva tra due altari, detti anche cippi o zoccoli, a forma di B e simboleggianti i confini dell'Egitto.

I due altari a forma di B (sulla destra dell'immagine)

Corsa Sed del sovrano Den e le sei pietre territoriali di confine
In realtà gli altari a forma di B dovevano essere più numerosi e sistemati in vari punti del cortile davanti al trono sopraelevato e provvisto di baldacchino come si può vedere sulla testa di mazza di Narmer dove davanti al sovrano assiso vi sono le pietre di confine uguali a quelle di Djoser ed anche il sovrano Den della I dinastia è mostrato ai piedi del baldacchino mentre corre tra sei pietre territoriali.
Ai piedi della piramide, vi è anche un altro altare quadrato con rampa il cui uso ci è sconosciuto e tutto il cortile era recintato e chiuso da un muro, a facciata di palazzo simile a quello esterno, provvisto di false porte ma senza sporgenze e rientranze.

Casa del Sud


Posizione, in arancione, della Casa del Sud

Casa del sud con fregio dettokhekeru
La Casa del Sud, edificio fittizio edificato a nord-est del grande cortile, simboleggiava la sala del trono dell'Alto Egitto protodinastico, per la presenza di capitelli con il fior di loto oggi purtroppo scomparsi.
La facciata rivolta a sud, ricostruita con il metodo dell'anastilosi, era ornata da quattro colonne simili a quelle delle cappelle heb-sed ma di diametro maggiore che sembrano prefigurare quelle greche.
Questa casa, che rispetto a quella del nord è meglio conservata, presenta per la prima volta un notevole fregio denominato khekeru ossia una modanatura tipica dei tetti fatti con vegetali intrecciati tipici degli edifici del predinastico ed adibiti al culto della dea avvoltoio Nekhbet a Hierakompolis.
Sempre per questo edificio, l'architetto Imhotep, usò per la prima volta vari tipi di modanature quali il toro, il rotolo, la gola egizia classica di forma cava e quella a forma di foglia che si evolverà in forme più complesse.
L'entrata non centrata rispetto alle due colonne che l'affiancano introduce ad un corridoio che sbocca in una camera provvista di nicchie ove dovevano essere deposte offerte funerarie mentre all'esterno vi è una corte molto più grande rispetto alla Casa del Nord con una nicchia esterna nel muro che conteneva una statua di Djoser avvolto nel bianco mantello rituale e con la khedyet.

Casa del Nord


Casa del Nord evidenziata con il colore arancione
La Casa del Nord, edificio fittizio rappresentante la regione del Basso Egitto prima della sua unificazione, è situata vicino alla Casa del Sud ed era forse dedicata alla dea serpente Uto.
Si distingue, dalla casa del sud, per la presenza di tre semi-colonne alte tre metri con capitello a forma di papiro, simbolo araldico del Basso Egitto che in origine raggiungevano i 12 metri e presenta una corte e piccoli vani nel cui interno sono state ritrovate iscrizioni in ieratico.
Anche questo edificio rappresentava simbolicamente la sala del trono del Delta e la statua di Djoser lo rappresentava avvolto nel bianco mantello heb-sed ma con la desheret.

Tempio funerario


Planimetria del tempio funerario a nord

Rampa di accesso alle sottostrutture
Il Tempio funerario, anche detto tempio settentrionale o nord, era un edificio reale cioè non fittizio, destinato al culto funerario del sovrano e compare per la prima volta nel complesso di Djoser a nord della piramide mentre successivamente verrà ubicato ed addossato alla parete est della piramide principale con l'esclusione del tempio funerario di Snefru che fu edificato a sud.
Dell'edificio rimangono le fondamenta che permettono di capire come potesse esserne la struttura che appare simile alla mastaba in mattoni crudi di Merka risalente alla I dinastia ed al regno di Qa'a.

Rovine del tempio funerario settentrionale
Il tempio era edificato in modo estremamente complesso e simmetrico, forse perché doveva rappresentare l'Alto e Basso Egitto e con camere doppie chiamate da Lauer "Sale delle abluzioni" per la presenza di un lavacro rotondo sistemato tra le sale.
Vi sono anche cortili interni con quattro colonne scanalate unite da un muro che dovevano costituire il portico e da uno dei quali si accede tramite una rampa, alle gallerie sotterranee che portano alla cripta funeraria.

Edificio ovest


Posizione dei tre edifici ovest
L’edificio ovest è una costruzione rettangolare formata da tre lunghi edifici affiancati di lunghezze diverse, di cui quello centrale più elevato, sotto i quali si trovano numerosi magazzini sotterranei di oltre 400 camere, tuttora inesplorati perché pericolanti, ma nei quali furono ritrovati 36.000 reperti con i nomi dei predecessori di Djoser.
Gli egittologi ipotizzano che nelle sottostrutture vi possano essere sepolture reali antecedenti a Djoser e successivamente inglobate da Imhotep nel complesso funerario.

Ingresso e colonnato


Planimetria dell'ingresso e corridoio con colonne (parte colorata)

Colonnato con muro di cinta del cortile sud parzialmente ricostruito
Dall’unico varco del muro di cinta si accede ad un corridoio stretto e lungo più di 50 metri con 20 imponenti semicolonne nervate in calcare, alte circa 7 metri e disposte in doppia fila che imitano i fasci di canne.
In origine questo corridoio aveva una copertura con grandi lastre di pietra sorrette dagli imponenti pilastri inseriti nei muri che formavano altrettante nicchie ricettacolo di statue sacre e consentiva di accedere ad una sala con otto colonne analoghe che si apriva poi sul grande cortile sud.

Corridoio colonnato

Colonne con particolare della copertura originale ricostruita
La sproporzione tra lo stretto corridoio semibuio e l’altezza delle colonne aveva lo scopo di creare un senso di oppressione che svaniva quando si giungeva all’aperto nel grande cortile sud inondato dalla luce di Ra.
Il colonnato è stato ricostruito da Lauer usando circa 2000 frammenti e restaurandoli tramite la tecnica dell'anastilosi.

Cortile nord

Questo cortile risulta ancora parzialmente coperto di sabbia con sottostrutture tuttora inesplorate e delle quali non si conosce né l'uso né l'età di edificazione. Si presume che risalgano a tempi anteriori al regno di Djoser ed inglobate successivamente nel complesso funerario.

Magazzini nord

magazzini erano strutture indispensabili per un complesso funerario che, oltre ad essere un centro di culto per il sovrano defunto, era anche un importante centro economico.
In essi, vi si depositavano, oltre agli oggetti necessari allo svolgimento delle cerimonie anche le offerte di cibo ricevute per usi funerari e per il vettovagliamento del personale che vi lavorava similmente a quanto narrato nei papiri di Userkhau di dinastia posteriore.

Gallerie nord

Le gallerie nord, dette anche "Le gallerie di Mariette" , sono state scoperte su una terrazza situata tra il tempio settentrionale e la cinta muraria. Erano usate come deposito di offerte funerarie e Firth vi rinvenne scorte in cibo, come legumi, granaglie e frutta, conservate in appositi vasi di alabastro.

Serdab


Piramide e serdab
Il serdab di Djoser, situato vicino al tempio settentrionale ed addossato all'estremo angolo ovest della parete della piramide, fu il primo ad essere costruito e risulta inclinato perché avrebbe dovuto seguire la forma del primo gradone a cui si appoggia.

Fori sulla parete del serdab
Conteneva la statua del sovrano, oggi al Museo del Cairo, ritrovata integra se pure priva di occhi mentre nel serdab è stata, oggi, allocata una copia che raffigura a grandezza naturale il sovrano Djoser, vestito con gli abiti giubilari compreso il candido manto.
Attraverso i due fori praticati nel muro, il simulacro poteva osservare le stelle imperiture del cielo settentrionale che mai tramontavano ma anche il mondo esterno dei vivi e le oblazioni.

Altare nord

L'Altare nord, posto su un rialzo provvisto di rampe, è forgiato, come nella tavola delle offerte, nella forma del geroglifico hetep
Htp
similmente a quello meglio conservato del tempio solare di Niuserra ad Abu Gorab.
Non si conosce in quale tipologia di riti venisse usato questo altare.

Altare Nord

Foto piramidi e calendari Maya.


UXMAL è un sito archeologico Maya presente nella penisola dello Yucatan, Messico. Il sito è stato proclamato Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco. La città fu fondata nel VI secolo dopo cristo e raggiunse il massimo splendore nel periodo classico della cività Maya prima di iniziare un lento declino dal 900 dc in poi. Fonte immagine : democraticunderground.com



Piramide Maya Calakmul. Sito archeologico situato nello stato messicano del Campeche, vicino al confine con il Guatemala. Fonte immagine: earthchanges.ning.com

I Maya crearono 17 tipologie differenti di Calendario basato sul Cosmo. Il calendario Maya si basava su più cicli di differente durata: il ciclo Tzolkin aveva una durata di 260 giorni; il ciclo Haab aveva una durata di 360 giorni, più i "cinque giorni fuori dal tempo"; il Lungo computo indicava il numero di giorni dall'inizio dell'era maya. Fonte immagine: blackrainbow-blackrainbow.blogspot.com


Altro calendario Maya in pietra Fonte immagine: reinventingknowledge6.blogspot.com

Province “abolite”, politici al voto per rinnovare consigli di 4 Città metropolitane.

Province “abolite”, politici al voto per rinnovare consigli di 4 Città metropolitane

Domenica e lunedì tocca a Milano, Bologna, Genova e Firenze oltre a 6 province. Il 12 ottobre sarà la volta di Roma, Torino, Napoli e Bari e delle rimanenti 58 Aree vaste disegnate dalla legge Delrio. Questa volta i cittadini non saranno chiamati alle urne perché l’elezione è di secondo livello e a votare saranno sindaci e consiglieri comunali.
Il governo diceva di volerle abolire, quindi le ha trasformate in Città Metropolitane esultando per i risparmi che ne dovrebbero derivare. Il potere di quelle che una volta si chiamavano Province però è ancora lì, intatto, e anzi è stato redistribuito a livello locale (a fronte del taglio di 2.159 poltrone, aumentano i seggi per i consiglieri – pari a 26.096 – e i posti da assessore (+5.036) dei Comuni fino a 10 mila abitanti). Tra domani e il 12 ottobre si rinnova l’antica liturgia attraverso cui la democrazia (ma anche il potere) perpetua se stessa: le elezioni. La differenza con il passato è che la legge 7 aprile 2014 n. 56, detta legge Delrio dal nome dell’ex ministro per gli Affari regionali e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, le ha trasformate in elezioni di secondo grado: per la prima volta nella storia a votare non saranno i cittadini, ma gli amministratori locali. Una chiamata alle urne che che riguarderà pochi intimi e “listoni” dalle larghe intese per spartirsi le poltrone da Nord a Sud. Il più possibile lontano dai riflettori e dal controllo dell’opinione pubblica. 
DOMENICA E LUNEDI’ TOCCA A MILANO, GENOVA BOLOGNA E FIRENZE
La prima tornata elettorale avrà luogo tra domenica e lunedì 29: interesserà 4 Consigli metropolitani (MilanoGenova, Firenze e Bologna) e 6 nuove Province (BergamoLodiSondrio, TarantoVibo Valentia il 28 settembre e Ferrara il 29 settembre). Dalle urne usciranno eletti 78 Consiglieri metropolitani, 6 Presidenti di Provincia e 70 Consiglieri Provinciali. In tutto, dunque 154 amministratori che, a titolo gratuito e senza ricevere alcuna indennità, prenderanno il posto dei circa 500 consiglieri e assessori provinciali uscenti. A votare per eleggere i 78 Consiglieri metropolitani saranno 4.393 sindaci e consiglieri comunali. I 6 Presidenti di Provincia e i 70 Consiglieri provinciali saranno invece votati da 5.718 sindaci e consiglieri comunali. Lo scrutinio dei voti e la proclamazione degli eletti si terranno tra lunedì e martedì. I presidenti di Provincia eletti una volta proclamati saranno immediatamente insediati, mentre i Consigli si insedieranno a seguito della convocazione che viene effettuata dal Sindaco del Comune capoluogo, per il Consiglio metropolitano, e dal nuovo Presidente di Provincia per il Consiglio provinciale.
IL 12 OTTOBRE TOCCA A ROMA, TORINO, NAPOLI E BARI
Le altre 4 Città metropolitane (Torino, Roma, Napoli e Bari) voteranno in ottobre, insieme alle restanti 58 Province. Al termine della tornata elettorale, che si concluderà il 14 ottobre saranno 986 sindaci e consiglieri al posto dei 2.500 attuali, che amministreranno, senza ricevere alcuna indennità, Province e Consigli metropolitani: 64 Presidenti di Provincia, 760 consiglieri provinciali e 162 consiglieri metropolitani. I risultati delle elezioni saranno pubblicati sulla sezione dei siti Anci e Upi appositamente dedicata alle “Elezioni Città metropolitane e nuove Province”.
COME FUNZIONANO LE ELEZIONI DI SECONDO GRADO
Le nuove disposizioni elettorali sono state introdotte dalla Legge 56/14 di riforma delle Province e delle Città metropolitane.
Nuovi organi: nelle Città metropolitane si vota per eleggere i Consiglieri metropolitani: il Sindaco del Comune capoluogo è Sindaco della Città metropolitana. Nelle Province si vota per eleggere i Presidenti di Provincia e i Consiglieri Provinciali.Chi vota: l’elezione è di secondo livello, a votare sono i Sindaci e i Consiglieri comunali dei Comuni della Provincia.Chi è eleggibile: sono eleggibili i sindaci e i Consiglieri Comunali, e, solo per le Province e solo per la prima tornata elettorale, anche i consiglieri provinciali uscenti.Il voto ponderato: il voto di ciascun elettore è “ponderato”, è cioè proporzionale al numero di cittadini che il consigliere comunale e il sindaco rappresentano all’interno dell’intero corpo elettorale della Provincia, in base alla popolazione residente nel Comune di appartenenza. In caso di parità è eletto il più giovane.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/27/province-domani-e-lunedi-si-rinnovano-i-consigli-di-4-citta-metropolitane/1135401/

Ecco la legge Delrio, l'ultima porcata del governo, a mio avviso incostituzionale.
Con questa legge il potere si arroga il diritto di nominare chi gli pare e piace e sappiamo bene quali sono i personaggi graditi alla politica che, ultimamente, ha dimenticato il senso attribuitole ed il motivo per cui è stata creata: quello dell' "arte di governare".

Debutta Stella, l’auto a energia solare con 600 km di autonomia.

Le auto elettriche possono generare il proprio “carburante” mediante energia fotovoltaica. Questa è la filosofia di base che ha segnato il World Solar Challenge, un concorso che giovedì scorso ha svelato Stella, un’auto elettrica a energia solare. 
Il World Solar Challenge è un concorso che ha vita ogni due anni dal 1987 e le auto alimentate a energia solare sono solo l’ultima delle tante innovazioni protagoniste della sfida internazionale che per questa edizione, terminerà il prossimo ottobre.
Fino a oggi, le auto elettriche a energia solare non potevano vantare grandi performance ne’ spaziosità e comodità. La nuova classe di auto solari potrebbe essere commercializzata come berline familiari. Giovedì scorso, uno dei dieci team partecipanti al World Solar Challenge, ha presentato la sua auto fotovoltaica, si chiama Stella ed è spaziosa oltre che comoda.
Stella è stata presentata da un team di 22 studenti dell’Università di Eindhoven, Olanda. L’auto è stata già testata su strada e il progetto sta studiando il suo potenziale di redditività in ambito commerciale.
Le caratteristiche di questa auto elettrica alimentata da energia solare?
Stella è la prima auto solare a quattro posti a presentare un’autonomia di 600 chilometri. Combina un design aerodinamico con materiali leggeri quali fibra di carbonio e alluminio. La vettura si distingue per un’alta efficienza energetica ma anche per tecnologie di bordo hitech: un display touchscreen rende tutti i pulsanti e manopole superflui, il display e retroilluminato a LED e la guida è resa possibile grazie a un volante dinamico.
Non si tratta di un mero progetto: per dimostrare che la mobilità fotovoltaica è possibile, Stella otterrà la certificazione ufficiale per uso stradale, insomma… la vettura fotovoltaica sarà omologata per scorrazzare su strada diventando così un’auto a tutti gli effetti! Dopo la diffusione di imbarcazioni a energia solare e addirittura aerei che fanno il giro del mondo alimentati dal sole (vedi Solar Impulse), notizie del genere non dovrebbero meravigliarci più di tanto eppure il settore automobilistico fatica ad inglobare i principi dell’efficienza energetica.

3 erbe aromatiche da coltivare in casa in autunno. - Giusy Ocello

piantare il prezzemolo

A ogni stagione la sua pianta! Ieri, abbiamo visto come la natura ci aiuti ad affrontare al meglio l’arrivo di ogni stagione, con i doni della terra: per l’autunno, zucche, cavolfiori, kiwi, pere, ci aiutano a stare meglio.
La stessa cosa, naturalmente, vale anche per le erbe aromatiche che possiamo tranquillamente coltivare nelle nostre case.
Come dicevamo prima, a ogni stagione, la sua pianta, ecco che anche per questa particolare coltivazione dobbiamo rispettare le giuste tempistiche. Sappiamo, ad esempio, che la coltivazione del basilico non è consigliabile in questo periodo. Ma esistono molte altre erbe aromatiche che, soprattutto a ridosso tra settembre e ottobre, possono essere piantate.
Cosa serve
In genere per la coltivazione delle nostre erbe aromatiche, soprattutto in balcone, serve un posto esposto al sole, con vasi di almeno 12-20 cm di diametro. Le piantine si possono acquistare anche nei negozi biologici, in genere si consiglia di inserire nel vaso del ghiaietto sul fondo e terreno leggero e drenante. I vasi devono essere sistemati vicino a fonti di luce e in luoghi non troppo umidi.
Vediamo adesso 3 piante che possiamo coltivare nelle nostre case anche durante il periodo autunnale.
Maggiorana
In genere, l’impianto della maggiorana può avvenire in primavera, estate o autunno. Dipende dal metodo di propagazione. A settembre-ottobre, ad esempio, questa pianta può essere piantata per talea: attraverso il frammento di una pianta opportunamente tagliato e sistemato per favorire la rigenerazione delle parti mancanti.
Per prima cosa dunque bisogna tagliare gli apici vegetativi  dalla pianta che vogliamo moltiplicare. Essi devono essere lunghi dagli otto ai dieci centimetri  e si consiglia che siano tagliati da piante di almeno 2 anni di età. I cespi, quindi, devono essere divisi e messi a radicare in un luogo fresco ed asciutto fino alla messa a dimora definitiva nella primavera successiva. Meglio inserirle in un vaso contenente due parti di terriccio fertile ed una di sabbia grossolana.
Il periodo della semina invece è la primavera.
In ogni caso è una pianta facile da coltivare sia in vaso che nella terra libera.
Salvia
Ottobre è in particolare il momento migliore per piantare la Salvia, quella che utilizziamo per insaporire molti dei nostri piatti preferiti.
In genere è consigliabile sistemare la pianta in un vaso piuttosto capiente, perché anche se non diventa molto alta, formerà comunque un bel cespuglio. Questa pianta ama il caldo e il sole. Per questo, durante l’inverno, è necessario tenerla al riparo da gelo e umidità e mettere il vaso in un punto molto luminoso.
È consigliabile non innaffiarla troppo spesso e non concimarla durante l’inverno. Durante l’inverno, potrete usare le foglie fresche, mentre già da maggio, e fino a luglio, al massimo della sua fioritura, potrete cominciare ad essiccarle e conservarle in barattoli di vetro.
Dopo la fioritura, ossia alla fine dell’estate, la salvia va potata per favorirne la ricrescita. In questo periodo può essere piantata per seme o per talea.
Prezzemolo
Tra le tante semine che possono essere effettuate durante la stagione autunnale, c’è anche quella del prezzemolo. Seminare nella stagione autunnale consente di effettuare la raccolta già nel corso della primavera successiva.
È meglio coltivare il prezzemolo in luoghi luminosi o in penombra, in modo tale che possa ricevere l’irradiazione diretta per qualche ora nel corso della giornata.
Non tollerando le temperature molto rigide, in inverno è meglio coprire le piante con un telo su cui andranno praticati dei fori.
La pianta va innaffiata con regolarità, anche se è necessario evitare i ristagni idrici, che possono danneggiarla. Meglio liberare il terreno dalle erbacce ed eliminare gli steli fioriti non appena faranno la loro comparsa, in genere al secondo anno di vita della pianta.

Trattativa Stato-mafia, la Corte: “Napolitano deve testimoniare in aula”. - Giuseppe Pipitone

Giorgio Napolitano

Il Capo dello Stato chiamato a deporre per decisione del presidente della Corte d'Assise di Palermo che celebra il processo. "Non si può escludere un testimone perché afferma di non essere informato". Nell'udienza di oggi, Ciriaco De Mita non ricordava quando fosse avvenuta la strage di Via D'Amelio.
Giorgio Napolitano testimonierà al processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato a Cosa Nostra, ma verrà ascoltato al Quirinale, senza l’accesso del pubblico e senza la presenza degli imputati, rappresentati dai loro legali. Lo ha deciso Alfredo Montalto, presidente della Corte d’Assise che, nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, sta processando boss mafiosi, politici e alti ufficiali dei carabinieri per il patto segreto che portò Cosa Nostra a sedere allo stesso tavolo delle istituzioni lungo il biennio al tritolo che sconquassò il Paese tra il 1992 e il 1994.
“In assenza di norme specifiche, ci atteniamo a quanto dettato dall’articolo 502 del codice di procedura penale”, ha detto Montalto emanando l’ordinanza che ammette la testimonianza del capo dello Stato: Napolitano dunque verrà ascoltato al Quirinale, alla sola presenza dei legali, senza la presenza degli imputati e senza l’accesso del pubblico. Sarà sempre il Colle a comunicare alla Corte d’Assise le date utili per fissare il giorno della deposizione del presidente della Repubblica. A chiedere di citazione come teste di Napolitano era stata la procura di Palermo, che l’aveva ottenuta già il 17 ottobre del 2013.
La tesi dei giudici, fissata nell’ordinanza della Corte d’assise, è che non si può escludere il diritto delle parti di chiamare un testimone su fatti rilevanti per il processo solo perché il testimone ha escluso di essere informato sui fatti stessi, come ha fatto appunto Napolitano: “La superfluità o irrilevanza di una prova testimoniale – scrivono i magistrati – deve essere valutata dal giudice esclusivamente in relazione ai fatti oggetto dell’articolato e alla sua riferibilità al teste indicato e non già in relazione a o in previsione di ciò che il teste medesimo può sapere o non sapere”. Alcuni legali avevano infatti preso spunto dalla lettera con cui Napolitano ha fatto sapere ai giudici di non essere a conoscenza di elementi utili al processo per chiedere alla corte di ripensarci e non ascoltare il presidente della Repubblica.
Ma la richiesta non è stata accolta: “Infatti – si legge nell’ordinanza - non si può di certo escludere il diritto di ciascuna parte di chiamare e interrogare un testimone su fatti rilevanti per il processo solo perché quel testimone abbia, in ipotesi anche e, persino, in una precedente deposizione testimoniale, escluso di essere informato dei fatti medesimi. E ciò quantomeno al fine di consentire alla parte richiedente di acquisire nel contraddittorio e nelle forme previste, prescritte per il processo, quel contenuto dichiarativo che, seppure negativo, riguardo alla conoscenza di determinati fatti, potrebbe tuttavia assumere una valenza non necessariamente neutra nel contesto delle altre acquisizioni probatorie e della loro valutazione interpretativa”. Non c’è dubbio, secondo i giudici, che la testimonianza del capo dello Stato sia “oltre che ammissibile, “né superflua né irrilevante. 
L’oggetto principale della testimonianza del capo dello Stato è rappresentato dalla missiva che Loris D’Ambrosio scrive a Napolitano il 18 giugno del 2012, poco dopo la chiusura dell’indagine sulla Trattativa: in quella lettera il consulente giuridico del Quirinale confessa al Presidente il suo timore per essere stato “utile scriba di indicibili accordi” tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, quando era in servizio all’Alto Commissariato Antimafia. Sempre in quei giorni vengono depositate le intercettazioni tra D’Ambrosio e Nicola Mancino, oggi imputato di falsa testimonianza. E Napolitano dovrà essere sentito anche sulla lettera inviata nell’aprile 2012 all’allora procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito in cui si esponevano le lamentele dell’ex presidente del Senato.
Dopo l’ordinanza della Corte d’Assise di Palermo che ammetteva la testimonianza del capo dello Stato, dal Quirinale era giunta una lettera in cui Napolitano riferiva ai giudici di non avere “da riferire alcuna conoscenza utile al processo”. “Sottopongo queste precisazioni alla sua attenzione – scriveva Napolitano a Montalto il 31 ottobre 2013 – affinché la Corte possa valutare nel corso del dibattimento, a norma dell’art. 495, co.4, c.p.p., il reale contributo che le mie dichiarazioni, sulle circostanze in relazione alle quali è stata ammessa la testimonianza, potrebbero effettivamente arrecare all’accertamento processuale in corso”.
Dopo la lettera del Colle sia l’Avvocatura dello Stato sia la difesa dell’ex senatore Marcello Dell’Utri (oggi condannato definitivamente per concorso esterno a Cosa Nostra) avevano chiesto alla corte di cancellare la testimonianza di Napolitano: i giudici avevano scelto di riservarsi nell’udienza del 28 ottobre 2013. Oggi, dopo quasi un anno, la riserva è stata sciolta: nonostante la lettera in cui diceva di non avere “da riferire alcuna conoscenza utile al processo”, Napolitano salirà comunque sul banco dei testimoni, seppur senza pubblico e alla sola presenza degli avvocati degli imputati, in una sala del Quirinale.
La decisione della corte d’assise di Palermo arriva alla fine di un’udienza in cui l’ex presidente del consiglio Ciriaco De Mita è stato ascoltato come teste. I pm hanno chiesto all’ex premier ragguagli sulla sostituzione di Vincenzo Scotti con Nicola Mancino alla guida del ministero degli Interni nel giugno 1992, proprio tra la strage di Capaci e quella di Via D’AmelioDe Mita, che ha 86 anni ed è attualmente sindaco di Nusco, ha però collocato l’attentato che uccise Paolo Borsellino addirittura nel 1993. “Ricorda quando avvenne la strage di via D’Amelio?”, ha chiesto il pm Nino Di Matteo. “Mi pare un anno dopo quella di Falcone” ha risposto De Mita che all’epoca era presidente della Democrazia Cristiana. In realtà le due stragi sono separate da soli 57 giorni. Nonostante i suoi 86 anni, De Mita ha però ricordato molto lucidamente diversi aneddoti degli anni Novanta, dalla sostituzione di Vincenzo Scotti con Nicola Mancino al Viminale, all’incontro con Giovanni Falcone dopo l’omicidio di Salvo Lima