martedì 10 dicembre 2019

La lettera minatoria. - Marco Travaglio

L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono

Domenica ci siamo occupati dell’ultima impresa, in ordine di tempo, di Maria Elisabetta Alberti Casellati, inopinatamente presidente del Senato: una photo opportunity con un’amica stilista e col di lei figlio, che malgrado la tenera età ha già collezionato due condanne per molestie sessuali su giovani modelle (16 mesi Tribunale e altri 16 mesi patteggiati).

Da quando l’avvocatessa padovana devota a San Silvio è assurta alla seconda carica dello Stato, che ne fa una sorta di vicepresidente della Repubblica (se Mattarella ha un impedimento, subentra lei), non s’è fatta mancare nulla: dal vitalizio extralarge all inclusive (pure il periodo trascorso al Csm), al mega-staff che manco Sardanapalo, alle marchette per il figlio direttore d’orchestra e la figlia giornalista rampicante, ai voli Alitalia ritardati per i suoi capricci, all’ascensore senatoriale ad personam.

Ma l’unica testata che osa occuparsi di lei è il Fatto. Senza di noi, nessuno saprebbe nulla delle gesta di Lady casta. Così ha pensato bene di minacciare personalmente i nostri cronisti che scrivono di lei: Ilaria Proietti e Carlo Tecce. Non con la consueta denuncia. Ma con una lettera minatoria in triplice copia, recapitata a domicilio a Proietti e Tecce (a proposito: come conosce i loro indirizzi di casa?) e in redazione a me (se madama vuole il mio indirizzo di casa per mandare qualcosa o qualcuno anche a me, sarà mia cura fornirglielo).

La missiva è firmata dall’“avv. Gian Paolo Belloni Peressutti”, su carta intestata dello studio padovano che allinea ben 14 avvocati, quasi tutti della famiglia Belloni Peressutti (lei si muove solo coi portatori di doppio cognome, tipo la contessa Pia Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare).

Lo squisito legale ci avverte che “la Presidente del Senato, avvocato Maria Elisabetta Alberti Casellati, mi ha conferito l’incarico di avviare la procedura di mediazione obbligatoria nei Vostri confronti. Si tratta della condizione di procedibilità per la successiva azione civile risarcitoria che il Senatore Alberti Casellati intende intraprendere con riguardo a Vostre pubblicazioni ritenute lesive dei suoi diritti”. Quali, non è dato sapere. Segue, come in ogni avvertimento che si rispetti, un beffardo “Gradite distinti saluti”. Manca soltanto una carezza ai bei bambini dei destinatari.

Ora, se uno si ritiene leso nell’onore o nei calli, avvia la mediazione e, se questa fallisce, l’azione civile, indicando chi, come e quando l’avrebbe offeso. Ma nessun codice o procedura o prassi prevede che uno preannunci l’intenzione di fare causa, tantomeno a domicilio, per giunta senza indicare un solo articolo, circostanza, sillaba falsi o diffamatori.

Dunque prendiamo quest’irrituale letterina per quello che è: un amorevole consiglio a “stare accorti”, cioè tenerci a debita distanza dalla Presidentessa, che ha già “conferito l’incarico” di farci causa e, se non la smettiamo, sono guai. Ovviamente ci vuol altro per spaventare un quotidiano libero nel mirino di tutte le peggiori bande del Paese da quando è nato. Infatti abbiamo respinto al mittente sia la lettera sia gli sgraditi distinti saluti. E fin da domani continueremo a raccontare gli scandali di madama Alberti nonché Casellati. Che, detto per inciso, contattiamo ogni volta che ci occupiamo di lei per concederle il diritto di replica, ma lei non lo esercita mai, evidentemente sprovvista di argomenti.

Segnaliamo la cosa all’Ordine dei giornalisti e alla Federazione della stampa, casomai volessero farsi sentire. Ma soprattutto agli eventuali parlamentari interessati alla libertà di stampa, perché l’arroganza del potere è ormai intollerabile per chi voglia informare i cittadini con serenità.

I democristiani, consci del loro enorme potere, rispettavano la funzione critica della stampa ed evitavano di intimidirla trascinandola in tribunale ogni due per tre. Invece Craxi nei primi anni 80 querelò il direttore del Corriere Alberto Cavallari, reo di avere scritto ciò che tutti sapevano – i craxiani rubavano –, ma con troppo anticipo, quando non c’erano ancora le prove poi emerse con Mani Pulite: infatti fu condannato a 5 mesi di carcere e 100 milioni di lire di risarcimento. Persino D’Alema, non proprio un fan della categoria pennuta, da premier si spogliò di tutte le liti.

Poi venne B. con la sua banda e si dedicò con gran cura e impudenza a terrorizzare i pochi giornalisti che osavano descriverlo com’era: raffiche di querele e cause firmate da lui, Mediaset, Fininvest, Rti, Publitalia, Forza Italia, Previti, Dell’Utri, Confalonieri e il resto della combriccola; epurazioni nei giornali del gruppo (da Montanelli in giù), alla Rai e persino a Mediaset (i pochi esseri pensanti superstiti). Esempio prontamente seguito dai due Matteo, Renzi e Salvini, con ampio battage mediatico di annunci di querele e attacchi personali a questo o quel reprobo, per distrarre l’attenzione dai loro scandali e spaventare una categoria già pavida e asservita di suo.

Il risultato lo vedono tutti: interviste in ginocchio senza domande, patetiche processioni sui social di giornalisti penitenti che si umiliano e si scusano con Renzi per aver nominato il nome di Open invano, ricambiati con lodi ai loro mea culpa e promesse di risparmiarli se fanno i bravi.

L’unico che non denuncia i giornalisti è il premier Conte, ma in questo contesto fa la figura del fesso, calunniato ogni giorno da iene più o meno dattilografe specializzate nella fabbrica del falso. Intanto, in Parlamento, vaga da anni una legge sulle liti temerarie, che le proibisce in caso di rettifica o replica esaustiva e impone al denunciante di depositare una cauzione proporzionata alla richiesta-danni, destinata al denunciato se il giudice dà ragione a lui.

Chissà se vedrà mai la luce, con tanti graditi saluti a B., ai due Matteo e alla Casellati Mazzanti Vien Dal Mare.

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lunedì 9 dicembre 2019

Céline Dion & Barbra Streisand - Tell Him



Amenità.





Verdini battezza i due Matteo. E’ il salvarenzi per le elezioni. - Wanda Marra



I leader di Lega e Italia Viva si parlano e s’incontrano per una legge elettorale con soglie basse.


Non si saranno visti nella villa di Denis Verdini al Pian dei Giullari sulle colline intorno a Firenze, Matteo Renzi e Matteo Salvini. Ma che i due si parlino spesso e volentieri dall’inizio della legislatura non è un segreto. I bene informati si dicono certi che l’incontro a tre (riportato ieri da La Stampa) ci sia stato, magari in un’altra location. D’altra parte, la legislatura traballa, Salvini ha tutto l’interesse ad andare a votare, Renzi comincia a prendere in considerazione l’ipotesi. E a cercare di capire come rivolgere a suo vantaggio quello che in realtà è un incubo.
Ci sono almeno due dossier che il fu Rottamatore ha posto all’attenzione del leader della Lega: la legge elettorale e le Regionali in Toscana. Renzi ha bisogno di un proporzionale, con soglia elettorale bassa (3-4%), dati i sondaggi non esattamente favorevoli. Dato da non dimenticare: fu proprio Verdini, ai tempi del Nazareno, a studiare il sistema elettorale per l’allora segretario dem. Per quel che riguarda la Toscana, l’ex premier deve trovare il modo di garantire Eugenio Giani (suo candidato, che però rappresenta il centrosinistra) visto che quella Regione è la roccaforte del sopravvissuto renzismo. E il centrodestra può dargli una mano, con un candidato debole o magari dividendosi.
Il leader di Iv è pronto a promettere a Salvini di far saltare il banco? Conoscendolo, non si può escludere. Anche se poi che lo faccia davvero è tutto da dimostrare. Insomma, anche se non si può parlare di un vero e proprio patto (troppe le variabili in campo), i due sono pronti ad aiutarsi l’un altro.
Intanto i protagonisti smentiscono, pure se non proprio all’unisono, l’incontro di ieri. “È una balla spaziale”, si sfoga il presunto padrone di casa in privato. “Ho tanti difetti, ma se devo sorseggiare un rosso lo faccio in buona compagnia: non ho mai incontrato Renzi nemmeno per 12 secondi”, chiarisce Salvini. Mentre la nota di Iv è più morbida: “Renzi e Salvini non si sono incontrati a Firenze, meno che mai nella casa di Denis Verdini. I due senatori si sono invece incrociati in Senato”.
Lunedì, in occasione dell’informativa di Conte sul Mes, i due omonimi hanno parlato per una decina di minuti. E da quel giorno, Renzi ha cambiato strategia, cominciando a disseminare segnali per cui sarebbe pronto ad andare alle urne. In genere, garanzia certa che vuol fare il contrario. Cosa che poi sarebbe logica: le elezioni con il Rosatellum vorrebbero dire tornare in Parlamento con truppe ridottissime, senza contare nulla; l’indagine su Open lo mette in difficoltà sia mediaticamente che economicamente: in questa situazione, chi dovrebbe finanziare la sua campagna elettorale? D’altra parte, anche andare avanti così non è brillante: Iv non cresce, il Pd lavora a una riforma elettorale che lo tagli definitivamente fuori. Meglio tenersi aperti tutti gli spiragli possibili. Impensabile un’alleanza con Salvini oggi, ma un domani, dopo le elezioni, le cose potrebbero cambiare.
L’obiettivo del 10% per Iv oggi è una chimera, ma fare l’ago della bilancia in una futura legislatura, grazie a un proporzionale, no. A proposito di richiami, nella manifestazione di Iv a Pistoia sabato, Renzi indossava il maglioncino scuro girocollo stile Berlusconi. Qualche giorno fa, Salvini è andato all’inaugurazione del Consolato israeliano a Firenze da Marco Carrai. Sulla manovra, il leader di Iv terremota il governo più che mai. E l’occasione per mandare sotto la maggioranza potrebbe essere dietro l’angolo: il voto sulla legge Costa che ferma l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione il primo gennaio. Iv ha già annunciato il suo sì.
Intanto, la prima data da cerchiare sul calendario è giovedì 12 dicembre: Renzi interverrà nel dibattito straordinario in Senato sui finanziamenti alla politica. Altro tema rispetto al quale condivide qualche problema con il “compagno” Salvini (definizione sua, lunedì a Palazzo Madama).

https://infosannio.wordpress.com/2019/12/07/verdini-battezza-i-due-matteo-e-il-salvarenzi-per-le-elezioni/

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

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Bei tempi. “Un tempo i magistrati della Procura di Firenze cercavano il mostro di Scandicci, non vorrei che avessero adesso fatto confusione con il senatore di Scandicci” (Matteo Renzi, senatore e segretario Italia Viva, 27.11). Non ci sono più i criminali di una volta. Bisogna accontentarsi.
Suicidio assistito. “Questi ragazzi delle Sardine credono nella politica. Se me lo chiedono darò il mio contributo” (Giuliano Pisapia, Repubblica, 2.12). Casomai meditassero di farla finita.
Calippato di Calabria. “Calippo può innescare la rivoluzione dolce” (Nicola Zingaretti, segretario Pd, parlando del suo candidato in Calabria, il “re del tonno” Giuseppe Callipo, 30.11). Il famoso gelato al tonno.
Family Day. “Al comma 2 dell’art. 8, le parole ‘famiglia’ sono sostituite dalle seguenti: ‘rete formale e informale della persona’” (emendamento a una legge regionale presentato dal gruppo del Pd alla Regione Friuli Venezia Giulia, riportato da Libero, 7.12). Urge una visita del medico di rete formale e informale della persona.
Tutti latitanti. “Su papà Bettino basta meline ridicole. Ora ad Hammamet tutti i leader politici. Anche la Lega, perchè no” (Stefania Craxi, figlia d’arte, Corriere della sera, 1.12). Con tanti saluti alla presunzione di innocenza.
La parola all’esperto. “I fondi pubblici ai partiti sostengono la democrazia. La corruzione si previene con la democrazia all’interno dei partiti. I partiti dovrebbero tornare a essere una scuola civica e comportamentale” (Primo Greganti, tre condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito, La Stampa, 1.12). Quando c’era lui, caro lei.
Dolce stil novo. “Sei un coglione, te e tutta la tua famiglia. Vieni qua, ti aspetto fuori, ti faccio un culo così… Ai terroni non devi toccargli la famiglia: impazziscono” (Gian Marco Centinaio, senatore Lega, a Vincenzo Santangelo, senatore 5Stelle, nell’aula del Senato, sotto gli occhi esterrefatti di alcune scolaresche in visita a Palazzo Madama, 3.12). É il prossimo ministro della Cultura.
Lo spirito guida. “I due Mattei grandi politici. Voterei Renzi o Salvini. Il primo è intelligente e il secondo sa parlare alla gente. Un governo insieme? Bella combinazione” (Flavio Briatore, La Stampa, 26.11). Sono soddisfazioni.
Miracolo a Bibbiano. “…la scarcerazione del sindaco di Bibbiano…” (il Foglio sulla revoca dell’obbligo di dimora, 7.11). Primo caso al mondo di un tizio scarcerato senza mai essere stato incarcerato.
Polli del Balcone. “Conte è venuto dal nulla e nel nulla tornerà” (Ernesto Galli della Loggia, 5.12). Raggiungendo Ernesto Galli della Loggia.
Esodo biblico. “5S in rivolta: golpe anti Di Maio con lo zampino di Conte”, “Salvini in campagna acquisti va per saldi tra i 5stelle” (il Giornale, 26.11). “I grillini si scannano sul salva Stati. Pronta la scissione dell’ala pro Conte. In 86 sarebbero sul punto di mollare Di Maio” (La Verità, 6.12). “Di Maio fonda Forza Sud per salvare la sua leadership: una rete di fedelissimi pronti a seguirlo in caso di scissione” (il Giornale, 6.12). “‘Sfiducia al capo politico’: il documento dei grillini contrari alla linea Di Maio” (Repubblica, 6.12). “Di Maio perde 12 filodem: ‘Pronti a lasciare il M5S’. 10 deputati e 2 senatori contro la crisi e pro Pd” (Il Dubbio, pag. 1, 7.12). “Di Maio perde pezzi: 10 grillini filo-dem pronti a lasciare i 5S” (Il Dubbio, pag. 7, 7.12). “I 14 che sfidano Di Maio” (Corriere della sera, 7.12). Quindi se ne vanno in 86, anzi in 12, anzi in 10, anzi in 14. Anzi, nessuno.
Ah Sudamerica! “Sui rapporti tra giustizia e politica non possiamo diventare un Paese sudamericano” (Renzi, 1.12). Tipo le repubbliche delle banane dove i politici prendono soldi senza far sapere da chi e poi danno ordini ai giudici.
Dare i numeri. “Quella lettera del 2002 che inguaia ‘Giuseppi’ sulla sua nomina a prof nel 2002” (il Giornale, 3.12). Ah sì, la lettera del 2009.
Giornalismo investigativo. “C’è poco da fare… la Meloni ha sempre ragione” (Alessandro Giuli, Libero, 4.12). Slurp.
Il titolo della settimana/1. “Bonafede cancella 2 mila anni di civiltà giuridica” (Renato Farina, Libero, 3.12). Quella che ci ha regalato 2 milioni di processi prescritti negli ultimi 15 anni.
Il titolo della settimana/2. “Una grande coalizione blocca i rifiuti della Raggi” (Libero, 3.12). Li porta tutti lei da casa.
Il titolo della settimana/3. “Disastro lettura: un ragazzo su 20 sa distinguere fatti e opinioni” (Repubblica, 4.12). Gli altri 19 leggono Repubblica.
FQ 9 dicembre

domenica 8 dicembre 2019

Reddito di Carognanza. - Tommaso Merlo



Il Reddito di Cittadinanza funziona e sta dando i primi frutti, lo dicono i numeri. Eppure la vecchia politica non ha ancora smesso d’infamarlo e c’è chi giura che lo cancellerà. Delle vere carogne. Accanite contro i poveri. Per anni hanno detto che il Reddito di Cittadinanza era impossibile da realizzare e che non c’erano le coperture. Ed invece il Reddito è partito alla faccia loro. Per anni hanno ammonito che il Reddito era inutile ed invece milioni di cittadini in grave difficoltà stanno ricevendo un sostegno dopo anni di abbandono alla faccia loro. E sta partendo la fase due. Oggi il Reddito di Cittadinanza è realtà e lo Stato interviene come in tutte le democrazie più avanzate per consentire una vita dignitosa ai più vulnerabili. Un bel traguardo di civiltà e ci si aspetterebbe almeno un minimo di onestà intellettuale da parte della vecchia politica. Pretendere che si vergognino e chiedano scusa dopo anni di calunnie, è troppo. Non fa parte della loro cultura. Ma era lecito attendersi che almeno la smettessero di infamare il Reddito oggi che è partito e che raccontassero la realtà dei fatti. Ed invece niente. Giornali e televisioni ignorano i dati positivi e sbattono in prima pagina solo i rari furbetti che tra l’altro passeranno dei brutti guai giudiziari dopo essere stati scovati. Davvero delle carogne. I furbetti, la vecchia politica, i giornalai e tutti coloro che in questo paese ipocritamente cattolico continuano a portare avanti una vera e propria guerra senza pietà contro i poveri, contro gli ultimi, contro gli emarginati. Una guerra che nessuno ammette ma che sta nei fatti e nella nostra storia del nostro paese. La vecchia politica ha sempre ignorato la povertà o l’ha liquidata colpevolizzando i poveri, etichettandoli come perdenti, come lazzaroni che si son meritati lo stato d’indigenza in cui sono finiti. Delle vere carogne i vecchi politici. Dei poveri cristi se ne ricordavano solo in campagna elettorale quando avevano bisogno del loro voto che si compravano con qualche spicciolo o un pacco di pasta o promettendogli chissà quale panzana che si dimenticavano il giorno dopo il voto. Una volta nei palazzi la vecchia politica si è sempre inginocchiata davanti a ricchi e potenti rimuovendo i poveri o trattandoli come qualcosa d’imbarazzante da nascondere sotto il tappeto, come qualcosa da rimuovere perché dimostrava la loro ipocrisia ed inettitudine e cinismo. Quando a causa della crisi sono esplose povertà e disuguaglianze, la vecchia politica si è limitata ha gettare ai poveri qualche briciola dalle finestre dei palazzi. È dovuto scoppiare una rivolta di cittadini affinché l’Italia si degnasse di uno strumento degno come il Reddito di Cittadinanza che affrontasse seriamente il crescente problema della povertà. Un problema globale che colpisce tutti i paesi più industrializzati e che solo il nostro paese infestato di carogne ignorava. Oggi il Reddito di Cittadinanza è realtà e sta dando i primi frutti, lo dicono i numeri. Ma la vecchia politica e i giornalai non hanno ancora smesso d’infamarlo e c’è chi giura che lo cancellerà. Delle vere carogne. Accanite contro i poveri.

S5-HVS1, la stella ribelle espulsa dalla galassia. - DAVIDE LIZZANI

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Illustrazione: un buco nero supermassiccio, circondato da polveri e gas. | NRAO/AUI/NSF

È stata scoperta una stella che "scappa" dalla Via Lattea alla velocità record di 6 milioni di km/h, respinta da un buco nero supermassiccio.

La maggior parte delle stelle della nostra galassia ruota attorno a un gigantesco buco nero, chiamato Sagittarius A*. Ma alcune viaggiano veloci in altre direzioni. In un nuovo studio, per la prima volta, gli astrofisici descrivono come una di queste "stelle ribelli", la S5-HVS1, sia in fuga della galassia proprio a causa di un incontro ravvicinato con Sagittarius A*.

CENTRO DI GRAVITÀ NON PERMANENTE. La causa per cui alcune stelle viaggiano ribelli nella galassia è spesso la rottura dell'equilibrio di un sistema binario (ovvero un sistema di due stelle che ruotano l'una attorno all'altra). Se la gravità di una terza stella influenza il sistema, i suoi componenti possono separarsi lentamente, per poi continuare ad allontanandosi sempre più a causa della forza d'inerzia residua. Tuttavia S5-HVS1 sta viaggiando troppo velocemente e questa volta gli astrofisici sono sicuri: a farla scappare dal sistema binario è stata una forza gravitazionale molto grande, quella di un buco nero supermassiccio.


LA GRANDE FUGA. In questo momento la stella solitaria si sta allontanando dal centro della galassia a 1.755 km al secondo ed è destinata a lasciare la Via Lattea. Ma il destino della sua vecchia compagna è ancora peggiore. 5 milioni di anni fa, quando S5-HVS1 cominciava la sua fuga, la sua compagna veniva intrappolata dalla gravità del buco nero, per poi essere disintegrata nel disco di accrescimento.

La stella super veloce, con la massa di 2 soli e mezzo, è stata individuata dall'Anglo-Australian Telescope, che ha misurato la velocità a cui si sta allontanando da noi grazie al redshift. Questi dati, uniti a quelli del telescopio spaziale Gaia sul movimento delle stelle, hanno permesso di ricostruire la velocità e la rotta che porterà la stella nello spazio intergalattico. Qui, quantomeno, S5-HVS1 non dovrà temere altri incontri con buchi neri.