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lunedì 14 marzo 2022

Il bello, il brutto e il cattivo: tre scenari della guerra per i nostri risparmi. - Enrico Marro

 

Tregua, guerra di attrito o escalation? Il punto sulle conseguenze di lungo periodo del conflitto in Ucraina per azioni, obbligazioni e materie prime.

La guerra in Ucraina rappresenta uno dei maggiori shock geopolitici dell’ultimo ventennio. I suoi effetti di medio-lungo termine non sono facili da prevedere, ma nel breve stiamo già assistendo a nuovi picchi di inflazione, al rallentamento della crescita e alla possibilità di recessione e stagflazione, in particolare in Europa. Tutto comunque dipende dagli esiti della guerra.

Per questo Pictet Asset Management ha provato a delineare tre scenari sull’evoluzione del conflitto, ciascuno con le sua ricadute su azionario e obbligazionario (nello studio “The Ukraine crisis: what’s at stake for investors?”). 

Primo scenario: de-esclalation con tregua.

Lo scenario base, al quale gli analisti di Pictet attribuiscono il 50% delle probabilità, è rappresentato da una de-escalation del conflitto, con Russia e Ucraina che nell’arco di alcune settimane concordano un cessate il fuoco e negoziati davvero costruttivi.

Le sanzioni più pesanti, come il congelamento delle riserve estere della Banca centrale russa o il bando di alcune banche dal sistema di pagamenti Swift, vengono cancellate. Altre restano in piedi, per esempio il blocco dei beni degli oligarchi e le restrizioni alle esportazioni.

In questo caso la traiettoria di crescita e inflazione di Stati Uniti ed Europa non si discosterebbe troppo dalle previsioni pre-belliche per il 2022. La Federal Reserve continua la sua stretta monetaria, ma senza dare spazio ai “falchi”.

In questo scenario, l’azionario globale potrebbe crescere del 15% entro la fine dell’anno rispetto ai livelli attuali, trainato da un aumento del 10% degli utili corporate, mentre i tassi dei titoli di Stato decennali statunitensi potrebbero toccare il 2,2%.

Secondo scenario: la guerra di logoramento.

Il secondo scenario immaginato da Pictet è quello di una “guerra di attrito” lunga e sanguinosa, con nuove sanzioni imposte dall’occidente a Putin. In questo caso l’Europa andrebbe incontro a una recessione, con una potenziale contrazione del Pil dell’1,5%, mentre la crescita degli Stati Uniti rallenterebbe poco sopra la sua media di lungo periodo del 2%.

L’inflazione resterebbe alta a lungo, pesando sul sentiment e ritardando la ripresa post-pandemica dei consumi. In questo caso, la Banca centrale europea non procederebbe ad alcuna stretta, mentre la Federal Reserve non rinuncerebbe a una stretta sui tassi (anche se molto più morbida del previsto). Le Borse perderebbero un 10% rispetto ai valori attuali, gli utili corporate si ridurrebbero del 10% e i tassi del Treasury decennale si attesterebbero entro fine anno intorno all’1,7%.

Un brutto scenario di possibile stagflazione, insomma, con materie prime e azionario statunitense destinati a performare meglio delle altre asset class. Ma esiste anche uno scenario peggiore.

Terzo scenario: escalation Nato-Russia

Questo è il “worst-case scenario” secondo Pictet: “sanzioni totali” da parte dell’occidente, con un isolamento economico totale della Russia e il taglio completo delle forniture di petrolio e gas da parte di Mosca.

L’impatto sarebbe durissimo: una recessione globale nella quale l’economia europea perde circa il 4% Pil (contro un calo di appena lo 0,5% di quello statunitense), perdipiù a “doppia gobba” per il Vecchio Continente, che vedrebbe la sua industria in serie difficoltà per prezzi e scarsità di energia.

L’azionario mondiale crollerebbe del 30%, gli utili societari del 25%, i tassi dei Treasury decennali statunitensi scivolerebbero intorno allo 0,8%. E gli investitori scapperebbero verso beni rifugio come oro e titoli di Stato.

https://24plus.ilsole24ore.com/art/il-bello-brutto-e-cattivo-tre-scenari-guerra-i-nostri-risparmi-AEeAhIJB?s=hpf

venerdì 7 maggio 2021

Vaccini per ragazzi e bambini, ecco a che punto siamo. - Nicola Barone

 
Covid, Pfizer: vaccino efficace al 100% nella fascia 12-15 anni

I punti chiave


Dopo il via libera in Canada nella fascia tra 12 e 15 anni per il vaccino Pfizer/BioNTech, anche gli Stati Uniti sono pronti - ottenute le autorizzazioni - a lanciare una campagna ad hoc per gli adolescenti. Con buona approssimazione arriverà entro un mese in Europa una parola da parte delle autorità regolatorie sull’allargamento della platea ai più giovani. I sacrifici per bambini e adolescenti imposti dalla pandemia da coronavirus sul piano educativo, e di relazione, fanno guardare con fiducia alla ripresa autunnale in base ai risultati preliminari dei trial. I vaccini in corso di sperimentazione si basano sulla tecnica dell’Rna messaggero e stanno mostrando, entrambi, evidenze assai incoraggianti.

Dalla vaccinazione tre benefici.

Proteggere i ragazzi con il vaccino ha tre diversi valori, nella sintesi dell’immunologo Andrea Cossarizza. «Il primo è che in questo modo possono tornare a fare una vita sociale il più normale possibile, e riprendere quello che facevano prima della pandemia. Secondo, vengono protetti da una sindrome causata dall’infezione, ovvero la sindrome infiammatoria multisistemica dei bambini (Multisystemic inflammatory syndrome in children - Misc). Il terzo è che la vaccinazione di queste persone aiuta moltissimo a tenere la pandemia sotto controllo». Stando alle anticipazioni, Pfizer/BioNTech si trova nella fase finale di preparazione della domanda di approvazione all’Ema, in media la valutazione dei test richiede da quattro a sei settimane.

Primi dati, efficacia del 100%.

Al momento le informazioni disponibili sono quelle diffuse dall’azienda americana per quel che riguarda gli adolescenti con età compresa tra 12 e 15 anni. «Sono state trasmesse come comunicato stampa qualche settimana fa, ma il relativo lavoro scientifico con tutti i dettagli necessari per una accurata valutazione non è ancora stato pubblicato», osserva il professore dell’università di Modena e Reggio Emilia. «I dati riportati comunque riguardano l’efficacia e la tollerabilità. Per quanto riguarda il primo punto, non sono state riportate infezioni da SARS-CoV-2 nel gruppo dei 1.131 ragazzi trattati con il vaccino, mentre ne sono state riscontrate 18 nei 1.129 ragazzi trattati con placebo. L’efficacia del vaccino è stata quindi del 100%, e i ragazzi vaccinati hanno sviluppato tutti una forte quantità di anticorpi». Quanto alla tollerabilità, spiega Cossarizza, «è stata giudicata buona, in quanto non sono stati riportati effetti collaterali diversi da quelli attesi, quali febbre, dolore al braccio dopo l’iniezione, malessere generale di breve durata».

Attesa per la pubblicazione definitiva.

È attualmente iniziato un altro trial che riguarda bambini di età compresa tra sei mesi e 12 anni, divisi per fasce d’età, e i risultati arriveranno tra qualche mese. Nel complesso secondo l’immunologo «quanto riportato dal comunicato stampa è un’ottima notizia, che va comunque verificata valutando il lavoro scientifico che immagino venga pubblicato a breve». Sui tempi di autorizzazione all’uso bisognerà attendere il corso, fino in fondo, degli studi, per quanto sia auspicabile che ciò avvenga al più presto. «Ma non prima che le autorità competenti abbiano valutato a fondo i risultati dei trial clinici fatti e di quelli in corso, e controllato per bene la tollerabilità dei vaccini».

Moderna, sperimentazioni arrivate in fase 2/3.

Passando a Moderna, la prima sperimentazione in fase ⅔ è stata avviata negli Stati Uniti lo scorso dicembre su 3.000 ragazzi fra 12 e 17 anni e la stessa azienda ha appena avviato un secondo studio, chiamato KidCove, anche questo in fase 2/3 su 6.750 bambini da sei mesi a 11 anni. Secondo i programmi, i primi a ricevere il vaccino saranno i più grandi e gradualmente si scenderà con l’età.

Da Oxford stop ai test per AstraZeneca.

Dall’inizio di aprile l’Università di Oxford ha sospeso la sperimentazione del vaccino AstraZeneca sui bambini in attesa di un’analisi sui possibili legami tra il farmaco ed episodi di trombosi tra gli adulti. Le sperimentazioni erano iniziate a febbraio e avevano coinvolto bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni (circa 300 i volontari). «Sebbene non ci siano preoccupazioni per la sicurezza nella sperimentazione pediatrica, attendiamo ulteriori informazioni dall’Mhra (l’Authority per i farmaci britannica, ndr) sui rari casi di trombosi e trombocitopenia che sono stati segnalati negli adulti, prima di somministrare altri vaccini», ha spiegato il professor Andrew Pollard.

Coronavirus, per saperne di più.

Le mappe in tempo reale.

L’andamento della pandemia e delle azioni di contrasto è mostrato in due mappe a cura di Lab24. Nella mappa del Coronavirus i dati da marzo 2020 provincia per provincia di nuovi casi, morti, ricoverati e molte infografiche per una profondità di analisi.
La mappa dei vaccini in tempo reale mostra l’andamento della campagna di somministrazione regione per regione in Italia e anche nel resto del mondo.
Guarda le mappe in tempo reale: Coronavirus - Vaccini

Gli approfondimenti.

La pandemia chiede di approfondire molti temi, di saperne di più dall’andamento alle cause per proseguire con i vaccini. Su questi temi potete leggere le analisi, le inchieste, i reportage della nostra sezione 24+. Ecco tutti gli articoli di approfondimento

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IlSole24Ore

mercoledì 23 settembre 2020

Rosicate, gente, rosicate. - Marco Travaglio










          Finora non ci avevano capito niente. Ma ora, compulsati i dati elettorali, i professionisti della politica e dell’informazione han capito tutto. E l’hanno presa bene.

Italia Morta. “Il dato di Italia Viva è straordinario: Iv c’è ed è ancora più attraente nel Paese e in Parlamento”. Lo dice l’ex Innominabile, ora Invotabile, dall’alto del trionfale 4,5% scarso nella sua Toscana (inutile perché Giani ha vinto di 8 punti, però “siamo stati determinanti non numericamente, ma politicamente per l’enorme mobilitazione”: quella contro se stesso), del prorompente 3,75 della Boschi a Laterina, del sontuoso 1,6 di Scalfarotto in Puglia (lì si univano alle esequie Calenda e Bonino per far perdere meglio Emiliano, che infatti ha vinto), del 2,4 in Liguria e dello 0,6% in Veneto (settimo posto su nove, dietro la lista No Vax). Non male per quello che doveva “svuotare il Pd come Macron coi socialisti francesi”. Nel 2016 aveva promesso di lasciare la politica dopo il referendum, ma non aveva precisato quale: era questo.

Brindisi a Sambuca. Maurizio Sambuca Molinari, direttore di Repubblica ma soprattutto ideologo e trascinatore del No, è tutto contento del 70% del Sì perché “cala il vento del populismo” e si “disegna un cambiamento di umore degli italiani nei confronti dei sovranisti e dei populisti”, nonché la disfatta di Lega e M5S. Strano: solo tre giorni fa Rep definiva il referendum “Un voto sui 5Stelle”: quindi il 70% è tutto loro? A noi però affascina vieppiù la questione del “populismo”, che è come l’Araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Al Sud vince Emiliano e stravince De Luca, molto più populisti dell’azzimato Di Maio: in che senso cala il vento? E il taglio dei parlamentari non era la quintessenza dell’“antipolitica populista”? Ora se ne dovrebbe dedurre che il 70% degl’italiani sono populisti, dunque il vento cresce. Però molti grillini con una mano (quella populista) han votato Sì e con l’altra (quella antipopulista) han votato Emiliano e Giani contro i populisti. E lo stesso han fatto la gran parte dei pidini. Quindi milioni di italiani sono contemporaneamente populisti e antipopulisti. È il famoso elettore disgiunto.

Il trionfo del No. Stefano Folli e Sebastiano Messina regalano altre soddisfazioni. Folli si consola: “Il plebiscito sognato da Di Maio non c’è stato” perché, pensate: “Cosa sarebbe successo se alcuni partiti storici, invece di affidarsi a un Sì opportunistico, avessero fatto campagna per il No? Si può immaginare che l’esito sarebbe stato diverso”. Se poi il 70% degli italiani, anziché votare Sì, avesse votato No, si può immaginare senza tema di smentita che il No avrebbe vinto col 100%.

E pazienza, è andata così. Anche Messina è tutto giulivo perché “non è il trionfo cantato da Di Maio” , anzi il 70 a 30 è un tripudio del No. Segue un acuto parallelo coi Sì negli altri referendum: purtroppo cita quelli abrogativi, mentre questo era costituzionale, il quarto dopo il Titolo V del 2001 (35% di votanti, Sì al 64%), la Devolution del 2006 (52% di votanti, Sì al 38%) e il ddl Renzi-Boschi del 2016 (65% di votanti, Sì al 40%). Dunque il taglio dei parlamentari (54% di votanti, Sì al 70%) è la riforma costituzionale più votata della storia repubblicana. Cioè il trionfo cantato da Di Maio. A proposito: neanche Zaia, col suo misero 77%, ha avuto un plebiscito: ben il 23 dei veneti gli han votato contro.

Voce del verbo violare. Anche Luciano Violante, alfiere del No, è tutto giulivo perché col Sì “ha prevalso un argomento serio e democratico, la necessità di fare altre riforme”. Ed è “merito della campagna del No”. Lui, potendo scegliere, partirebbe da un “nuovo bicameralismo”, molto simile a quello renziano bocciato dal 60% degl’italiani, quindi i sinceri democratici devono riprovarci: gli elettori vanno puniti.

I poveri, pussa via. “Nelle periferie il taglio del numero dei parlamentari diventa un mezzo plebiscito, nel sofisticato e colto (e ricco) centro storico non passa”. L’illuminata analisi la si deve al Corriere della Sera: i poveri delle periferie sono burini e ignoranti, mentre i ricchi sono colti e sofisticati. Ecco: il 70% del Sì vale meno: diciamo il 35. Ergo ha quasi perso.

I tre Feltri. Vittorio, su Libero, chiede a Mattarella di “sciogliere le Camere, non più costituzionali”: hic! Stefano, sul Domani, titola su “Il declino dei populisti. Vincono il referendum ma perdono il Paese”: vedi Sambuca. Mattia, sull’Huffington Post, vede uno straripante “popolo del No che nessuno sa rappresentare” (a parte tutti i giornali, tranne uno). E ricorda Woody Allen in Provaci ancora, Sam, che rincasa tutto pesto da una rissa e racconta: “Ho dato una lezione a dei tipi che davano noia a Julie: a uno ho dato una botta col mento sul pugno, a quell’altro una nasata sul ginocchio”.

Di Battutista. Dibba comincia a capire e critica la linea 5Stelle di correre da soli. Peccato che fosse la sua. Si sarà accorto che le alleanze servono (vedi le Comunali, molto meglio delle Regionali) e comunque, se non le fanno i vertici, le fanno gli elettori contro i vertici. Avvertire Laricchia, Lezzi&C.

Le Sordine. Più comico dell’Invotabile c’è solo Mattia Santori. Sorvola sulla tranvata referendaria e dice che il Pd ha vinto grazie a lui: “Il Pd festeggia le vittorie in Toscana e Puglia, ma lo spumante nei calici viene dalla cantina delle Sardine”. Le sardine in carpione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/23/rosicate-gente-rosicate/5940685/

mercoledì 22 luglio 2020

Conte al Senato, il risultato della trattativa appartiene all'Italia intera.


Il premier Conte al Senato. Foto d'archivio.

Il premier: 'La classe politica ha dato prova grande maturità' e cita Delors.

"Si è trattato di un vertice straordinario anche in termini di complessità. L'intesa raggiunta rappresenta senza dubbio un passaggio fondamentale che ci spinge ad affermare che l'Ue è stata all'altezza della sua storia". Lo ha detto il premier Giuseppe Conte nelle comunicazioni al Senato aggiungendo che "l'Ue sta affrontando una crisi che ha coinvolto Paesi e scosso la vita cittadini europei, costringendo a riconsiderare in modo repentino prospettive e sviluppo. Nel corso di questi mesi l'Ue ha saputo rispondere con coraggio e visione fino ad approvare per la prima volta un ambizioso programma di bilancio. Si è radicato un mutamento di prosettiva".
Il DIBATTITO IN AULA - DIRETTA
  
"L'approvazione del poderoso piano di finanziamento - ha proseguito il premier - è interamente orientato alla crescita economica, allo sviluppo sostenibile e alla transizione ecologica. In favore di un' Ue più coesa, più sociale, più vicina ai cittadini, certamente più politica. E' l'unico percorso possibile per preservare l'integrità del mercato unico e la stabilità stessa dell'unione monetaria. Un intenso impegno politico e diplomatico iniziato ben prima del vertice ha consentito di vedere confermato il volume complessivo della proposta: 750 miliardi di euro, quindi la proposta è rimasta integra".
L'INTERVENTO DEL PREMIER. 
   
A Bruxelles, spiega "è stata confermata una risposta ambiziosa, adeguata alla posta in gioco. E in questa prospettiva abbiamo lavorato non solo per preservare il nostro Paese ma anche le prerogative delle istituzioni Ue, da alcuni tentativi insidiosi" nei confronti della stessa Europa. "Ci sono stati dei momenti in cui la rigidità delle differenti posizioni sembrava insuperabile. Ma anche in quei momenti continuava a maturare la consapevolezza di un profondo senso di responsabilità. Non potevamo fallire, accedere a un mediocre compromesso o rinviare la soluzione. Il risultato non appartiene ai singoli, neppure a chi vi parla, al governo, o alle forze di maggioranza. Appartiene all'Italia intera". 
"Desidero ringraziare tutti i ministri che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno, una menzione particolare al ministro Amendola che era con me a Bruxelles. E mi sento davvero di ringraziare tutte le forze di maggioranza: avete sostenuto in modo compatto il governo. Però permettetemi di ringraziare l'opposizione che pur nella diversità delle differenze ha capito l'interesse nazionale. La classe politica italiana nel suo complesso ha dato prova di grande maturità. Ringrazio poi tutti i cittadini italiani".
"Un risultato politicamente rilevante dell'intensa azione politica e diplomatica è che il meccanismo di governance preserva le prerogative della commissione Ue. I piani saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata ma singoli esborsi saranno decisi dalla commissione Ue. Anche il freno di emergenza avrà una durata massima di tre mesi e non potrà prevedere un diritto di veto". Il meccanismo dell' "unanimità avrebbe imprigionato lo strumento chiave della ripresa in veti incrociati tra Paesi membri. Su questo punto l'Italia ha tenuto la sua linea rossa".
"Ho ritenuto mio dovere essere qui per riferire sul Consiglio europeo che ha assunto decisioni di portata storica. L'Ue Ha saputo rispondere con coraggio e visione fino ad approvare un ambizioso programma di rilancio. Siamo chiamati ad un forte e profondo impegno per far si che il percorso riformatore abbia concreta attuazione. Del piano di riforme abbiamo già posto le basi. Il piano della ripresa sarà un lavoro collettivo, ci confronteremo con il Parlamento. Dobbiamo impegnarci anche per aumentare la fiducia nelle istituzioni italiane e nell'Ue".
Il premier ha spiegato poi che sarà necessario "impiegare in maniera efficiente le risorse, la crisi da Covid ha reso evidente alcune storiche criticità, questo governo si assume la responsabilità di predisporre e realizzare un piano con determinazione e lungimiranza. La credibilità dell'Italia in Ue passa anche dal saper dimostrare di cogliere questa opportunità storica, non farlo sarebbe un errore epocale di cui non potremmo accusare l'Ue".
"Il fiore della speranza è tornato al centro del giardino europeo". E' con una citazione di Jacques Delors che il premier Giuseppe Conte conclude il suo intervento al Senato descrivendo l'importanza dell'accordo raggiunto a Bruxelles.
GLI INTERVENTI IN AULA.
SANTANCHE' - "Basta soldi per le marchette, i fondi siano spesi per le Infrastrutture e per la scuola perchè fino a quando le scuole non riaprono l'Italia non può ripartire. Noi siamo patrioti ma il nostro giudizio sul governo è pessimo, sino ad ora non ne avete indovinata una". Lo afferma Daniela Santanchè, senatrice di Fratelli d'Italia nel corso del dibattito dopo l'informativa di Conte.
RENZI - "L'europa ha fatto bene a differenza del 2012, ma lei é stato bravo e noi gliene diamo atto e se questa è la strada noi saremo al suo fianco e di chi sceglierà sempre l'Europa". Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Iv, intervenendo in Aula al Senato e rivolgendosi al premier Conte dopo la sua informativa sul vertice Ue. "Adesso il tempo ci riempie di responsabilità non abbiamo piu alibi. O faremo scelte coraggiose o saremo portati via dall'onda delle aspettative che abbiamo creato" ha detto Renzi sottolineando che "non c'è stato in 30 anni un governo con queste risorse a disposizione e non ce ne sarà uno nei prossimi 30 anni. E' un fatto epocale, ha ragione lei quando ha auspicato il coinvolgimento delle opposizioni. Abbiamo uno spazio politico pazzesco, è lo spazio della politica". Renzi ha quindi citato tre ambiti, il digitale, la moda e la sanità, in cui per l'Italia si aprono opportunità per far fare un salto in avanti al Paese. La sanità nel prossimo decennio avrà bisogno di molti investimenti "per questo - ha proseguito - la invitiamo a riflettere attentamente sul Mes: i 37 miliardi del Mes hanno una condizionalità inferiore a quelli del Recovery Fund. Invito tutti, trovatemi un presidente di Regione o un candidato che dica no al Mes".
BONINO - "Sono stata e sono all'opposizione dell'esecutivo in molti degli atti del governo, ma in questa mia opposizione costruttiva riconosco gli esiti positivi del negoziato. L'accordo è importante, penso che si sia operato in modo costruttivo da mesi il che dimostra che i pugni sul tavolo all'improvviso non servono. Il suo governo però sarebbe stato più forte se avesse portato progetti di riforme definiti e se non ci fosse l'equivoco sul Mes". Lo afferma la senatrice di Più Europa Emma Bonino nel corso del dibattito dopo l'informativa del premier Conte. "Abbiamo una fame di liquidità enorme tant'è che si pensa ad un nuovo scostamento di bilancio. C'è qualcuno che mi dice che non c'è bisogno di interventi nella sanità o nelle scuole? Basta il recovery fund? No, quello è nel 2021 il Mes invece è ora, e consente anche spese correnti su tema sanitario e istruzione. Io sono convinta che l'Ue ha fatto il suo lavoro, ora tocca a noi, serve la responsabilità italiana".
SALVINI - "Noi abbiamo ascoltato in religioso silenzio, ora lasciate parlare chi è maggioranza nel Paese . Noi parliamo a nome della maggioranza degli italiani. Presidente Conte lei ha dato le patenti di opposizione brava o cattiva se qualcuno contesta qualcosa non lo fa perché è cattivo ma perché non abbiamo le fette di salame sugli occhi". Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini a chi lo contestava in Aula.
PICHETTO - "Forza Italia apprezza il risultato raggiunto, per l'Europa e l'Italia, e lei ha fatto il suo dovere". Lo ha detto il senatore di Forza Italia Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo in Aula al Senato dopo l'informativa del premier Conte sul vertice europeo.

domenica 8 dicembre 2019

Reddito di Carognanza. - Tommaso Merlo



Il Reddito di Cittadinanza funziona e sta dando i primi frutti, lo dicono i numeri. Eppure la vecchia politica non ha ancora smesso d’infamarlo e c’è chi giura che lo cancellerà. Delle vere carogne. Accanite contro i poveri. Per anni hanno detto che il Reddito di Cittadinanza era impossibile da realizzare e che non c’erano le coperture. Ed invece il Reddito è partito alla faccia loro. Per anni hanno ammonito che il Reddito era inutile ed invece milioni di cittadini in grave difficoltà stanno ricevendo un sostegno dopo anni di abbandono alla faccia loro. E sta partendo la fase due. Oggi il Reddito di Cittadinanza è realtà e lo Stato interviene come in tutte le democrazie più avanzate per consentire una vita dignitosa ai più vulnerabili. Un bel traguardo di civiltà e ci si aspetterebbe almeno un minimo di onestà intellettuale da parte della vecchia politica. Pretendere che si vergognino e chiedano scusa dopo anni di calunnie, è troppo. Non fa parte della loro cultura. Ma era lecito attendersi che almeno la smettessero di infamare il Reddito oggi che è partito e che raccontassero la realtà dei fatti. Ed invece niente. Giornali e televisioni ignorano i dati positivi e sbattono in prima pagina solo i rari furbetti che tra l’altro passeranno dei brutti guai giudiziari dopo essere stati scovati. Davvero delle carogne. I furbetti, la vecchia politica, i giornalai e tutti coloro che in questo paese ipocritamente cattolico continuano a portare avanti una vera e propria guerra senza pietà contro i poveri, contro gli ultimi, contro gli emarginati. Una guerra che nessuno ammette ma che sta nei fatti e nella nostra storia del nostro paese. La vecchia politica ha sempre ignorato la povertà o l’ha liquidata colpevolizzando i poveri, etichettandoli come perdenti, come lazzaroni che si son meritati lo stato d’indigenza in cui sono finiti. Delle vere carogne i vecchi politici. Dei poveri cristi se ne ricordavano solo in campagna elettorale quando avevano bisogno del loro voto che si compravano con qualche spicciolo o un pacco di pasta o promettendogli chissà quale panzana che si dimenticavano il giorno dopo il voto. Una volta nei palazzi la vecchia politica si è sempre inginocchiata davanti a ricchi e potenti rimuovendo i poveri o trattandoli come qualcosa d’imbarazzante da nascondere sotto il tappeto, come qualcosa da rimuovere perché dimostrava la loro ipocrisia ed inettitudine e cinismo. Quando a causa della crisi sono esplose povertà e disuguaglianze, la vecchia politica si è limitata ha gettare ai poveri qualche briciola dalle finestre dei palazzi. È dovuto scoppiare una rivolta di cittadini affinché l’Italia si degnasse di uno strumento degno come il Reddito di Cittadinanza che affrontasse seriamente il crescente problema della povertà. Un problema globale che colpisce tutti i paesi più industrializzati e che solo il nostro paese infestato di carogne ignorava. Oggi il Reddito di Cittadinanza è realtà e sta dando i primi frutti, lo dicono i numeri. Ma la vecchia politica e i giornalai non hanno ancora smesso d’infamarlo e c’è chi giura che lo cancellerà. Delle vere carogne. Accanite contro i poveri.

sabato 12 ottobre 2019

RIFLESSIONI POST-IDEOLOGICHE - Roberta Labonia

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A neanche un mese e mezzo dalla fine del Conte I, che ci ha lasciato in eredità il reddito di cittadinanza, la legge Spazzacorrotti, il Decreto Dignità, il fondo indennizzo truffati dalle banche, col Governo Conte II il Movimento 5 Stelle in 30 giorni ha già incassato il taglio dei parlamentari, il decreto clima e il decreto scuola che mette mano (finalmente!) al precariato cronico di migliaia di docenti italiani.

Domani mi metto in viaggio per Napoli per essere presente alla festa dei 10 anni del Movimento e vado indietro con la memoria. Correva l'anno 2007 quando Beppe Grillo apri' la stagione del Vaffa Day e, da allora, che vi piaccia o no', l'interiezione "vaffanculo" rivolta alla malapolitica, ha sortito degli straordinari effetti, una presa di coscienza, io la chiamo così, collettiva, di larghe fasce di elettorato. Solo due anni dopo sarebbe nato il Movimento 5 Stelle e nulla è stato più come prima. Così come sono cambiati, all'interno del Movimento, le regole interne e l'approccio alle altre forze politiche e menomale, dico io, se non puoi domare la bestia, almeno fino ad oggi, devi imparare a cavalcarla, altrimenti ti travolge.

Alla Mostra D'oltremare, dove si terrà la due giorni grillina, seguirò il consiglio di Luigi Di Maio, ritirerò il libretto dove sono elencati tutti gli altri provvedimenti del programma ancora da realizzare, quegli stessi per cui i pentastellati hanno avuto, da subito, il mio voto. Ora mi aspetto, come prossimo traguardo, che veda la luce la riforma della Giustizia, quella stessa messa sotto il naso di Salvini da una persona per bene, un avvocato, un Ministro capace come Alfonso Bonafede, inutilmente, non l'ha voluta firmare, eppure faceva parte del contratto, così come il reddito minimo che il leghista ha boicottato. Sono obiettivi importanti per tutta la collettività, non per parti di essa, e stavolta vanno tradotti in legge.

Il patto, (obbligatorio), con un'altra forza di Governo, qualunque essa sia (trovate le differenze se ce ne sono), avrà comunque la mia approvazione nella misura in cui si riuscirà a realizzare i punti del programma del Movimento.
Ogni volta che un punto verrà realizzato, lo spuntero', con l'intima speranza (o forse sogno?), che, prima o poi, vedranno tutti alla luce. Del resto chi mai avrebbe scommesso che, solo dopo 5 anni in Parlamento, il Movimento sarebbe diventato la forza di maggioranza al Governo di questo Paese? Questo è ciò che conta. Realizzare, da soli o in compagnia, se le regole democratiche lo impongono, il programma grillino. Questo è l'obiettivo da cui nessuno dei portavoce eletti, così come ogni elettore 5 Stelle, dovrebbe distogliere lo sguardo, il resto è fuffa.

Le chiacchiere, i mal di pancia, i personalismi, le defezioni, le prese di distanza, le piccole invidie interne, le relego fra le cose inutili, anzi, dannose, che tolgono energia ad una squadra che invece avrebbe bisogno della massima carica positiva da parte di tutte le sue donne e dei suoi uomini per abbattere le resistenze del sistema. Perché quella del Movimento è stata, è, e sarà sempre, una strada in salita. Nessuno farà mai sconti al Movimento 5 Stelle e ai suoi uomini perchè, con chiunque esso si allei, rimarrà sempre un'ostacolo formidabile all'attecchire della malapolitica.

Al netto di coloro che hanno utilizzato l'ascensore 5 Stelle per trovarsi un posto al sole e che così come sono entrati ne sono usciti, senza lasciare traccia, gli ex fedelissimi oggi dissidenti, i malpancisti di oggi, spero ritrovino presto la strada maestra. Se così non sarà, si guardino allo specchio e si chiedano se mai hanno compreso il concetto di #Postideologico, concetto sulle cui basi il Movimento si è fondato. Ma, soprattutto, questi signori si chiedano se sono stati mai all'altezza di quell'elettorato che invece, quel concetto, l'ha sposato e fatto suo.