sabato 21 marzo 2020

Coronavirus, Von der Leyen: 'Lo stop al patto per gestire la crisi'.


Ursula Von Der Leyen.


L'Italia potrà mettere nell'economia tanto denaro quanto serve.

La sospensione del patto di stabilità per gestire meglio la crisi dell'emergenza coronavirus, l'Italia potrà mettere nell'economia tanto denaro quanto serve, e i fondi strutturali inutilizzati potranno essere usati in tutti i settori prioritari. Lo spiega al Corriere la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen, che ribadisce: nessuno stato membro può fronteggiare la minaccia da solo e ogni strumento utile sarà messo sul tavolo, si valuta anche l'opzione coronavirus bond. L'Italia? Un esempio meraviglioso per l'Ue per come affronta questa crisi.
"Il Patto è sospeso, ora il bilancio italiano può gestire la crisi. Fine degli egoismi". Così la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen sul Corriere della sera, dicendo che non permetterà mai che gli interessi dei singoli Stati prevalgano; e che si farà "tutto quanto è possibile per aiutare l'Italia. Siamo profondamente colpiti da come state affrontando questa crisi. Siete un esempio meraviglioso per il resto d'Europa. Lo ripeto: siamo tutti italiani". "Quello che tutti abbiamo capito - dice - è che nessuno Stato membro può fronteggiare questa minaccia da solo, dobbiamo lavorare insieme e aiutarci reciprocamente. Il virus non ha confini e l'Unione europea è più forte quando mostriamo piena solidarietà". Quanto ai coronavirus bond, "ogni strumento utile sarà messo sul tavolo. Sì, stiamo valutando l'opzione dei coronavirus bond. La Commissione concederà la massima flessibilità sugli aiuti di Stato e sul Patto di stabilità così il governo italiano potrà aiutare le imprese e il mercato del lavoro, e investire nel settore della sanità. Per la prima volta nella storia ho attivato la clausola di sospensione del Patto di stabilità. Significa che il governo italiano potrà mettere nell'economia tanto denaro quanto serve". Poi, prosegue, "abbiamo un'iniziativa per gli investimenti. Soldi che vengono dai fondi strutturali inutilizzati, che l'Italia non potrebbe più usare e che invece noi le lasciamo. I fondi potranno essere usati in tutti i settori considerati prioritari: sono 11 miliardi. In più attraverso la Banca europea per gli investimenti forniremo 8 miliardi di garanzie a livello europeo per i prestiti che le Pmi possono usare". Divisioni europee? "Non lo permetterò mai; dobbiamo tenere il mercato unico il più possibile operativo e fluido. Alcuni Stati membri hanno chiuso i confini interni: noi abbiamo immediatamente messo sul tavolo delle Linee guida per corridoi dedicati al trasporto delle merci essenziali e del materiale sanitario". "L'Unione europea è tutti noi - afferma - le crisi come questa ci fanno capire quanto preziosa sia la famiglia europea. È meraviglioso vedere la solidarietà tra i cittadini europei. Io credo che l'Unione europea ne uscirà più forte".

venerdì 20 marzo 2020

Dipartimento della Protezione Civile COVID-19 Italia - Monitoraggio della situazione.

Solidarietà - Matteo Zorzoli,

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Un gesto che vale più di mille parole. Da qualche mese nel mio condominio è venuta ad abitare una famiglia cinese. Stasera in tutte le cassette della posta (più di 20) ci hanno fatto trovare questa busta con tre mascherine. Ne usciremo tutti migliori, ne sono sicuro.

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Sinafo a Governo: Emergenza Covid, urgente potenziare gli organici dei farmacisti Ssn.



Roma, 13 marzo –   Le disposizioni urgenti per il potenziamento degli organici varate con il decreto legge n.14 del 9 marzo scorso per fare fronte all’emergenza Covid-19 vanno immediatamente estese e applicate anche ai farmacisti ospedalieri e del Servizio sanitario nazionale. Questa la richiesta che Sinafo, il sindacato dei farmacisti e dirigenti sanitari del Ssn aderente a Fassid, ha inviato ieri al capo del governo Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza, al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, a tutti i presidenti e assessori alla Sanità delle Regioni e al presidente dell’Anci Antonio Decaro.
Una richiesta che Roberta Di Turi (nella foto) e Giangiuseppe Console, segretario generale e presidente del sindacato, motivano e dettagliano con precisione chirurgica (qui il testo della lettera), fin dalla premessa, l“storicizzate” carenze d’organico dei farmacisti dirigenti del Ssn, i cui standard numerici, per una serie di ragioni (su tutte sono i tagli lineari alla sanità, in particolare nelle Regioni sottoposte ai piani di rientro), sono molto lontani dalle “reali necessità delle popolazioni dei diversi territori”.
Questi dirigenti sanitari-farmacisti ‘assaliti’ quotidianamente da più parti, rischiano di incorrere in pesanti responsabilità, con conseguenze anche sullo stato psicofisico” scrivono Di Turi e Console,  spiegando come una situazione già in grave e nota sofferenza si sia esponenzialmente aggravata nelle ultime settimane per l’impatto di Covid-19.
I farmacisti ospedalieri e delle Asl stanno garantendo, in questo stato di emergenza, “l’assistenza farmaceutica correlata al costante incremento delle attività delle terapie intensive e subintensive, assicurando la dispensazione di tutti i dispositivi medici necessari, dei farmaci utilizzati nei protocolli off label nel trattamento dei pazienti e la dispensazione dei farmaci per le terapie di supporto” spiegano i due rappresentanti sindacali, aggiungendo che sono sempre questi professionisti a garantire anche “l’allestimento di preparati magistrali a base di antiretrovirali da somministrare a pazienti non in grado di deglutire forme solide intere, nonché l’approvvigionamento e (in alternativa) la produzione continua di una formulazione di gel idroalcolico per la disinfezione-mani in caso di non reperibilità di prodotti disinfettanti”.
Nonostante le note difficoltà causate dalle situazioni carenziali di questi prodotti, sono sempre i farmacisti del Ssn a cercare di garantire “con estenuante impegno” la dispensazione di tutti i Dpi  (guanti, facciali filtranti Ffp2 e Ffp3,  camici, tute, visiere, occhiali eccetera) e le mascherine chirurgiche, strumenti di importanza cruciale per ridurre il rischio di contagio e di propagazione del virus. E sono sempre i farmacisti dei servizi farmaceutici territoriali delle Asl, spiega la Sinafo, a operare in prima linea per garantire, tra l’altro, la continuità assistenziale ai pazienti domiciliari più fragili,  assicurando, oltre a tutte le attività previste sul territorio dalla normativa (dalla gestione della farmaceutica sui distretti, residenze assistite ecc., alla vigilanza sulle farmacie e depositi del territorio, al controllo della farmaceutica convenzionata eccetera), l’erogazione di farmaci e dispositivi salvavita, non presenti nelle farmacie di comunità, in continuità assistenziale tra ospedale e territorio.
“Il tutto” sottolineano Di Turi e Console “parametrato ai pressanti carichi di lavoro e ai possibili rischi di trasmissione o di contagio a fasce più deboli spesso ammassate in file nei servizi aperti sul territorio, storicamente  carenti di risorse umane e per lo più malmessi anche strutturalmente”.
L’epidemia in atto ha inevitabilmente determinato un surplus di lavoro, sollecitazioni e incombenze in carico alle farmacie ospedaliere e territoriali, che si traducono in ritmi lavorativi estremamente stressanti (puntualmente segnalati da molti associati Sinafo),  che – se erano già difficilmente fronteggiabili in una situazione di storica carenza di organico e di risorse disponibili –  ora sono sono diventate insostenibili, anche in relazione,  scrivono Di Turi e Console, “ai notevoli concreti rischi di contagio che la consacrata carenza di personale non fa altro che alimentare”.
Il primo e più urgente rimedio per questa situazione da bollettino di guerra, per Sinafo, non può che essere quello di estendere le misure emergenziali per il potenziamento degli organici dei medici contenute nel ricordato decreto n.14 del 9 marzo anche ai farmacisti dirigenti del Ssn ospedalieri, anche alla luce del fatto che quelle misure, per come sono formulate e per un espresso rimando all’art. 1 del D.Lgs. n. 233/46,  sono applicabili  anche ai farmacisti.
Esplicito, al riguardo, l’invito del sindacato a Governo e Regioni: autorizzare, senza ulteriori indugi,   il reclutamento di personale farmacista dirigente, con inclusione anche dei farmacisti specializzati e specializzandi, attraverso assunzioni a tempo determinato, ovvero con istituti contrattuali flessibili quali collaborazione coordinata e continuativa, ovvero ancora, in via residuale, attraverso contratti libero professionali, così come espressamente previsto per i medici, nel rispetto delle disposizioni del più volte ricordato decreto del 9 marzo, di durata non superiore a sei mesi, prorogabili in ragione del perdurare dello stato di emergenza, “al fine di far fronte alle esigenze straordinarie e urgenti derivanti dalla diffusione del Covid-19 e di garantire i livelli essenziali di assistenza nella massima sicurezza possibile”.
https://www.rifday.it/2020/03/13/sinafo-al-governo-emergenza-covid-urgente-potenziare-gli-organici-dei-farmacisti-ssn/?fbclid=IwAR3ZOYTwh98-LmD_fuO6gi9Hx8hR3dVQ3_Ld36_p7PmKC0BPNTwOQUGyW-E

Coronavirus: gli stabilimenti Ferrari produrranno ventilatori polmonari anziché automobili. - Simone Gussoni

Coronavirus: gli stabilimenti Ferrari produrranno ventilatori polmonari anziché automobili

A causa dell’emergenza globale conseguente alla diffusione del Coronavirus anche la famosissima casa automobilistica Ferrari convertita la propria produzione da vetture extralusso e iperperformanti a ventilatori polmonari.
Anche i concorrenti Mercedes e RedBull sembrano essere intenzionato a seguire tale decisione, per dare supporto agli ospedali italiani e non, nei quali i pazienti ricoverati in Terapia Intensiva hanno bisogno di dispositivi simili per sopravvivere.
Ferrari e Fca, insieme con il produttore di componenti automobilistici Magneti Marelli, stanno discutendo con la Siare Engineering International di Bologna, numero uno in Italia per le macchine per la ventilazione, offrendo lo stabilimento di Maranello e ricerca soluzioni per poter produrre le componenti di questi apparecchi salvavita. 
Giovedì, durante un incontro tra un gruppo di ingegneri di Fca e Ferrari, sono state messe sul tavolo due ipotesi. La prima punta a ottimizzare il processo produttivo, supportando Saire nella logistica e con i fornitori, due aspetti che potrebbero immediatamente spingere la sua produzione. Ma – è la seconda ipotesi – c’è anche la possibilità di esternalizzare parte della manifattura, in particolare di alcuni componenti. La Ferrari ha già dato la disponibilità a usare i suoi impianti a Maranello, e anche in casa Fca si sta valutando dove e in che modo collaborare alla produzione di alcune parti. 
Insomma, «o li aiutiamo a casa loro o portiamo fuori parte della produzione. Oppure facciamo entrambe le cose», spiegano da Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla Fca e Ferrari. Una decisione non è ancora stata presa. Mentre l’obiettivo è chiaro: raddoppiare la produzione di apparecchi per la respirazione di Siare, passando da 150 a 300 respiratori alla settimana. 
Nei giorni scorsi la famiglia Agnelli ha donato 10 milioni alla Protezione civile per l’emergenza Covid-19. Come gruppo invece Fca, Ferrari e Cnh Industrial stanno acquisendo 150 respiratori e mascherine in Cina e le porteranno in Italia. Inoltre Leasys, la società di noleggio, ha messo a disposizione delle Croce rossa italiana una flotta di mezzi per il trasporto. Infine, il gruppo ha offerto alla Protezione civile la propria rete di acquisti e un servizio di consulenza per comprare materiale sanitario e apparecchiature all’estero e portrlo velocemente in Italia.
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giovedì 19 marzo 2020

Coronavirus, la carità pelosa di B. e i ricchi (evasori). - Tommaso Montanari

“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati… Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini… Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta”. Decisamente questo Matteo – l’evangelista – è il meno ascoltato oggi, ai piani alti della società italiana: dove da giorni è tutto un risuonar di trombe che annunciano urbi et orbi gli atti di beneficenza di ricchi e ricchissimi italiani a favore di strutture chiamate a lottare contro gli effetti del Coronavirus. Sia chiaro: siamo in trincea, e qualunque atto contribuisca a salvare anche solo una vita è benedetto.
Con un caveat, tuttavia: bisogna aver coscienza che la celebrazione pubblica di questi atti rischia di contribuire a tenerci inchiodati alla pessima situazione in cui ci siamo cacciati da soli. Quale? La distruzione della ricchezza pubblica a favore dell’aumento della ricchezza privata: lo smontaggio dello Stato, e dunque l’abbandono dei diritti e il ritorno a un Antico Regime in cui bisogna raccomandarsi ai graziosi donativi dei signori, che più donano, più comandano.
Prendiamo il caso più eclatante, quello di Silvio Berlusconi. Di fronte alla sua donazione di 10 milioni, un altro Matteo (Renzi) ha twittato: “Chi fa polemica anche per questa notizia è incredibile. Oggi c’è solo da dire: bravo presidente Berlusconi”. E Carlo Calenda, lapidario: “Chapeau!”. Cosa c’è di sbagliato a dire “grazie” e a dire “bravo” a chi fa un regalo? Rispondo con una domanda: direste grazie a un truffatore che, dopo avervi sottratto l’appartamento costringendovi a dormire sotto un ponte, venisse a donarvi una coperta (con il sorriso del benefattore e le telecamere al seguito)? Berlusconi (e con lui anche Renzi e Calenda, pro quota) ha la responsabilità di aver massacrato il nostro sistema sanitario: se oggi i medici lombardi sono costretti a decidere chi provare a salvare è anche colpa sua. Anche solo rimanendo agli ultimi dieci anni il grosso dei tagli alla sanità pubblica li hanno fatti i governi Berlusconi e Monti (circa 25 miliardi in meno), mentre altri 12 sono stati sottratti dai governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte. La regressione a cui questa classe politica (insieme a quella di tutta l’Europa dell’austerità beninteso) ci ha condannato può essere riassunta da un dato spaventoso: nel 2015, per la prima volta da molto tempo, in Italia l’aspettativa di vita tornava a calare. Il Coronavirus, dunque, si sta accanendo su un sistema sanitario crivellato di colpi dalla classe politica che oggi si scambia i complimenti sui social network.
Ma non basta. Riunendo in sé il politico e il magnate, Berlusconi ha anche un altro motivo per cui dovrebbe guardarsi bene dal suonare la tromba per annunciare la sua generosità: l’evasione fiscale. Berlusconi è stato condannato per aver evaso 368 milioni di dollari attraverso i contratti esteri gonfiati di Mediaset: “Bravo presidente Berlusconi” (Renzi), che hai tolto alle rianimazioni 368 milioni e ora ne doni 10!
Sarebbe interessante vedere quanti e quali altri grandi donatori di queste ore hanno simili scheletri negli armadi contabili. Ma anche se non li avessero, bisogna ricordare una cosa: in Italia l’oligarchia al potere da decenni ha fatto di tutto per approvare leggi che rendono i ricchi sempre più ricchi, evitando accuratamente ogni forma di redistribuzione delle ricchezze.
Un esempio concreto: supponiamo che un padre lasci in eredità a un figlio un milione di euro. Ebbene, in Francia quel figlio pagherebbe allo Stato 195.000 euro di tasse, in Inghilterra 250.000. E in Italia? Zero. Se ricordiamo che in Italia il 5 per cento più ricco della popolazione (quello che ora fa le donazioni…) possiede una ricchezza pari a quella posseduta dal 90 per cento più povero, si capirà che abbiamo un problema enorme di ingiustizia sociale.
Una delle cose che il Coronavirus dovrebbe farci capire è che non possiamo più andare avanti così: dobbiamo redistribuire la ricchezza, facendo in modo che i più ricchi contribuiscano molto di più al finanziamento dello Stato. E siccome in molti cominciano finalmente a capirlo, ecco che scatta questa campagna di ri-legittimazione della ricchezza di pochissimi e dunque della diseguaglianza. Fatta, per somma ingiustizia, a spese di tutti i contribuenti, perché l’ultimo decreto del governo Conte stabilisce la detraibilità totale per le donazioni per il Coronavirus fatte dalle imprese: e dunque, in realtà, i ricchi fanno i benefattori almeno in parte con i portafogli degli altri, anche dei più poveri.
Dunque, visto che i ricchi vogliono dare, accontentiamoli: con un sistema fiscale finalmente giusto. Cioè progressivo, come lo vuole la Costituzione.