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giovedì 26 marzo 2020

Virus, diretta – Borrelli negativo. Morti altri 4 medici: 37 da inizio pandemia. Fontana: ‘Oggi in Lombardia 2500 casi in più, sono preoccupato’
In una giornata fondamentale per gli equilibri economici dell’Unione Europea (nel pomeriggio il vertice sui cosiddetti coronabond), l’Italia è costretta a ragionare ancora sui numeri. Quelli dei medici morti a causa del Covid-19 (sono diventati 37), ma soprattutto gli aggiornamenti che arrivano dalla Lombardia, la regione più colpita dalla diffusione del contagio. Dopo quattro giorni di aumento contenuto, nelle ultime 24 ore si è registrato un incremento considerevole dei contagiati. Il governatore Attilio Fontana lo ha detto chiaramente: “Ci sono 2.500 positivi in più, non sono ancora state fatte analisi su quali zone siano più colpite. Non so se è arrivato il picco o se ci è sfuggito qualcosa, queste valutazioni spettano ai tecnici, io posso solo dire che personalmente sono preoccupato“. Fontana non ha nascosto la delusione: “Noi speravamo che non si dovesse verificare nessun aumento di questo genere – ha spiegato – dovremo adesso valutare e capire se si è trattato di un fatto eccezionale determinato da qualche episodio particolare o se, invece, il trend dell’aumento ricomincia. Nel qual caso sarebbe abbastanza imbarazzante“.
Quasi in contemporanea le parole di Fabrizio Nicastro, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e fra gli esperti del ‘Gruppo analisi numerica e statistica dati Covid-19’. Per Nicastro il picco dell’epidemia di coronavirus in Italia è “vicinissimo” e si presenta “molto largo, una sorta di plateau” ha detto alle agenzie di stampa, sottolineando però che si tratta della situazione fotografata al momento, ovvero dominata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. “Se un’altra regione importante dovesse esplodere – ha rilevato – è chiaro che la curva si rialzerà”.
Borrelli negativo al Covid-19 – Ieri la febbre e la mancata partecipazione alla consueta conferenza stampa. Oggi l’esito del tampone, che è negativo. Il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli non è affetto da coronaviruscontratto in Italia da oltre 74mila persone e causa di circa 7.500 decessi in poco più di un mese. Lo ha reso noto il suo Dipartimento, sottolineando che il dirigente “attualmente continua ad accusare un lieve stato influenzale” ma continuerà a lavorare da casa rimanendo in costante contatto con il comitato operativo e l’unità di crisi. “Ho ancora un po’ di febbre ma conto di tornare quanto prima in dipartimento”, ha spiegato il numero uno della Protezione Civile.
Altri 4 medici morti: sono 37 da inizio pandemia – Nel frattempo continua ad allungarsi l’elenco dei medici che non ce l’hanno fatta a causa dell’epidemia di Covid-19: i deceduto erano 33 ma ieri in tarda serata, si apprende dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), è giunta notizia della scomparsa di altri quattro camici bianchi, 3 di Bergamo e uno di Torremaggiore (Foggia). Aumenta anche il numero degli operatori sanitari contagiati: secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono saliti a 6.205, vale a dire più del 9% dei casi totali.
Le richieste dei camici bianchi – Anche per questo motivo la Fnomceo ha reiterato il proprio appello al governo e alla politica. Due le richieste: sbloccare immediatamente le forniture di dispositivi di protezione individuale ed eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari nel pubblico e nel privato che mostrano sintomi di infezione anche lieve e in assenza di febbre, o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati. L’appello dei medici italiani in una lettera pubblicata sul British Medical Journal a firma del presidente Fnomceo Filippo Anelli.
Conte raccoglie l’assist di Mario Draghi: “Serve uno choc” – Un assist. Giuseppe Conte non ha potuto che accogliere con piacere le parole dell’ex presidente della Bce Mario Draghi, che nel suo intervento di ieri sul Financial Times ha chiesto una reazione repentina all’Europa per evitare disastri e ai singoli Paesi un aumento del debito pubblico per proteggere economia e lavoro. Presa di posizione che va nella stessa direzione già presa dal presidente del Consiglio, che infatti a poche ore di distanza dall’analisi di Draghi ha confermato e rilanciato la linea, specie in vista del vertice europeo sui ‘coronabond’ previsto nel pomeriggio. “Le parole di Draghi? Siamo in sintonia, serve uno choc, un’azione straordinaria” di fronte ad un’emergenza che “è simmetrica” ha detto il premier lasciando l’aula del Senato.
La giornata dei mercati – Quella di oggi è un’altra giornata non semplice per le Borse, europee e mondiali. Piazza Affari si conferma debole (-1,4%) ma migliore dell’apertura, con lo spread in calo a 178 punti base in attesa del vertice europeo sui ‘coronabond’ e del bollettino economico della Bce. . Anche le altre Borse europee non riescono a sostenere i rimbalzi di ieri: in apertura tutti gli indici – da Francoforte a Madrid passando per Parigi e Londra – lasciano sul campo perdite superiori al 2 per cento.
CRONACA ORA PER ORA.
13.38 – Fontana: “Oggi in Lombardia contagiati sono aumentati troppo”. “I numeri purtroppo non sono molto belli, il numero dei contagiati è aumentato un pò troppo rispetto alla linea dei giorni scorsi”: Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. “Dovremo valutare – ha aggiunto – se è un fatto eccezionale determinato da qualche episodio particolare o se è un trend in aumento, il che sarebbe un po’ imbarazzante”.
13.31 – Inps: “Pensioni garantite, non esiste rischio. stop”. “Il sistema pensionistico, sebbene a ripartizione, ha la garanzia dello Stato. Non c’è nessun problema di arresto”. Lo ha detto il presidente dell’Inps Pasquale Tridico a SkyTg24, spiegando che i 10 miliardi previsti per le materie lavoristiche sono risorse “aggiuntive”. “Se qualcuno ha mai pensato a pregiudicare le risorse pensionistiche si sbaglia, non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi. Abbiamo la liquidità certa su cui puntare per cui le pensioni sono assolutamente in garanzia”, ha detto Tridico.
13.15 – Quasi pronto decreto tecnologia. Mancano solo gli ultimi ritocchi al decreto per l’insediamento della task force ‘tecnologica’ presso il ministero dell’Innovazione, che potrebbe arrivare domani. Si tratta di un folto pool, fatto di alcune decine di esperti, tra specialisti nell’analisi dei dati, economisti, giuristi. L’individuazione del “contingente” spetta a un dpcm, che prevede un “gruppo di supporto digitale” in funzione anti-Covid. Gli esperti saranno incaricati di esaminare in prima battuta le app per il tracciamento degli spostamenti, ma non sarà l’unico compito.
13.05 – Speranza: “Stop polemiche, serve unità”. “Il Paese è dinanzi alla sfida più difficile degli ultimi anni. Quel che serve è unità. Le polemiche politiche non hanno alcun senso. Sull’utilizzo dei tamponi i protocolli sono indicati dall’Oms, dai nostri scienziati e rispettati dalle Regioni, sui tamponi decide la scienza”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, entrando al Senato, risponde a chi gli chiede delle polemiche sui tamponi in Lombardia e nelle altre Regioni.
12.44 – Conte: “Parole Draghi? Siamo in sintonia, serve choc”. “Siamo in sintonia, serve uno shock, un’azione straordinaria” di fronte ad un’emergenza che “è simmetrica”. Lo dice il premier Giuseppe Conte lasciando l’Aula del Senato, interpellato dall’ANSA sull’intervento di Mario Draghi.
12.40 – Gabrielli: “Nuovo modulo per autocertificazioni”. Cambia ancora in modulo per l’autocertificazione degli spostamenti. Lo ha detto il capo della Polizia, Franco Gabrielli, a SkyTg24. Su questo, ha spiegato, “sono state fatte ironie, ma cambiano le disposizioni e noi dobbiamo aggiornare il modulo, anche per intercettare” i quesiti che arrivano dai cittadini.
12.39 – Casellati: “Tenete le mascherine, basta urla”. “Tenete le mascherine e smettete di urlare”: lo dice la presidente dl Senato Elisabetta Alberti Casellati ai senatori che si scambiano improperi dopo che Gianluca Perilli (M5S) ha attaccato Matteo Salvini. “Basta polemiche, non è il momento per farne, abbassiamo i toni”, ha detto Casellati minacciando di sospendere la seduta se non fosse tornata la calma.
12.38 – Casellati: “Ci sia dialogo e cooperazione”. “Auspico cooperazione e dialogo tra le forze politiche e tra governo e Parlamento. Lo dobbiamo alla memoria dei defunti e all’interesse superiore della salute di tutti gli italiani”. Lo ha detto nell’Aula del Senato la presidente Elisabetta Alberti Casellati chiedendo un minuto di silenzio in memoria delle vittime del coronavirus.
12.37 – Oms: “Tamponi solo a fasce mirate”. I tamponi “vanno aumenti ed effettuati su categorie mirate che sono i sintomatici, i casi sospetti ed i contatti, oltre ovviamente agli operatori sanitari”. Lo afferma al’ANSA il direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Raniero Guerra. “Estenderli a tutta la popolazione – sottolinea – è inappropriato e non è funzionale. Ciò che serve è identificare casi sospetti, persone a rischio e contatti, e su questa base fare i tamponi”. E “vanno dotati gli operatori sanitari di adeguate protezioni”.
12.30 – Sindaco Messina occupa albergo per mettere 100 persone sbarcate. “Sono all’hotel Europa, in cui stazionano circa 100 persone, ferme da ieri. Rappresentano una parte di quelli che erano bloccati a Villa San Giovanni”. Lo afferma il sindaco di Messina, Cateno De Luca, annunciando che “occupa l’albergo” e ci resterà “fino a quando le persone all’interno saranno scortate alle relative residenze, dove osserveranno la quarantena”. “Ieri notte qualcuno di loro è stato liberato dal Prefetto di Reggio Calabria – aggiunge il sindaco di Messina – noi, già ieri pomeriggio, avevamo dato parere favorevole per risolvere quella che chiamo una vergogna di Stato. Queste persone non dovevano arrivare sullo Stretto, dovevano essere fermate prima. Il Governo la deve smettere di creare queste situazioni di grande imbarazzo, perché non siamo carne da macello. Adesso occupo io l’hotel. Saranno contattati tutti i sindaci dei Comuni di destinazione – anticipa De Luca – ma io sarò l’ultimo ad uscire, in segno di protesta contro una burocrazia paradossale. Sono per il rispetto delle regole ma se le stesse creano imbarazzi, occorre provvedere. Tutta la vicenda è indecente, ci sono anche bambini di 8 mesi, con delicati profili sanitari e lo Stato che fa? Nulla. Occupo io l’hotel e vediamo chi viene a liberarmi. Ma prima dovranno farlo con questi disperati. Rischiamo di morire di mala burocrazia oltre che di Coronavirus”.
12.26 – Gabrielli: “Colpire i furbi, spezzare il contagio”. “Ci sono le straordinarie persone che combattono negli ospedali e poi c’è un’altra battaglia che vede impegnati i nostri uomini, quella di spezzare la catena del contagio, perseguendo i furbi, chi con comportamenti sbagliati introduce un vulnus al sistema che può vanificare gli sforzi che si stanno facendo”. Lo ha detto il capo della Polizia, Franco Gabrielli, a SkyTg24, sottolineando che “fino al 24 marzo su due milioni e mezzo di cittadini controllati ci sono stati 110mila denunciati” per il mancato rispetto dei divieti.
12.08 – Morto medico nel Foggiano. Anelli: “Si combatte a mani nude”. “I medici di famiglia e di continuità assistenziale” continuano a “combattere l’epidemia” da coronavirus “a mani nude, senza alcuna tutela, senza i dispositivi di protezione indispensabili”. E’ la denuncia del presidente della Federazione degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, e del segretario regionale della Fimmp Puglia, Donato Monopoli. Le dichiarazioni arrivano a poche ore dal primo decesso in Puglia di un medico di continuità assistenziale contagiato dal Covid-19, Antonio Maghernino, in servizio a Torremaggiore (Foggia), deceduto ieri nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo dove era ricoverato. Si tratta della 34esima vittima del coronavirus tra i medici italiani.
12 – Spallanzani: “Si conferma trend in calo dei ricoveri” “Si conferma ulteriormente il trend di diminuzione del numero di nuovi ricoveri presso lo Spallanzani ed i suoi spoke, contemporaneamente all’aumento del numero di pazienti dimessi o trasferiti in strutture a bassa complessità assistenziale”. Lo sottolinea il bollettino odierno dell’Inmi Spallanzani di Roma.
11.45 – Morto un farmacista a Nettuno. Deceduto un altro farmacista per l’epidemia da Covid-19: è Paolo D’Ambrogi, che esercitava nella sua parafarmacia di Nettuno. Lo rende noto il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Paolo Mandelli. “Continuiamo a prestare la nostra opera sul territorio e nelle strutture del SSN – afferma – anche se ancora non siamo stati dotati di protezioni adeguate, così come gli altri professionisti della salute impegnati a contrastare l’emergenza”.
11.28 – Roma pensa alla gratuità per i dehors dei locali pubblici. Cancellare il Canone per l’occupazione di suolo pubblico (Cosap) per tutto il 2020. Questa è l’ipotesi a cui sta lavorando il Campidoglio, su iniziativa della sindaca di Roma Virginia Raggi, per venire incontro alle difficoltà di tanti bar, ristoranti e locali costretti alla chiusura dalle restrizioni imposte per contenere l’emergenza coronavirus. Oltre a garantire un risparmio immediato a quelle attività che attualmente non possono lavorare, per il Comune la misura avrebbe un importanza maggiore in chiave futura: quando l’emergenza sarà passata e si potranno riallestire dehors e tavolini all’aperto, i locali della città avranno un costo in meno da sostenere e questo potrà contribuire a far ripartire un settore particolarmente penalizzato.
11.22 – Renzi: “Istituire una commissione d’inchiesta” “Lei presidente, ha fatto una citazione manzoniana, “del senno di poi son piene le fosse”. C’è un’altra citazione manzoniana, sempre nel capitolo della peste, che ‘il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comunè. Mi domando se non sia successo questo. Propongo di istituire una commissione d’inchiesta. Si sono fatte commissione d’inchiesta su tutto, penso si possa fare di fronte a 8mila morti. Ci sarà tempo, dopo le vacanze estive”. Lo dice il senatore Iv Matteo Renzi intervenendo a Palazzo Madama.
10.54 – Conte: “Favorevole a condividere misure con i partiti”. “Il governo è favorevole ad un percorso di condivisione con le forze politiche” per le misure di rilancio del Paese. “Dobbiamo riuscire a trasformare quest’emergenza in momento di opportunità per una crescita equa e sostenibile”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato.
10.41 – Conte: “Impensabile collocazione Italia condizionata dagli aiuti”. In merito alle forniture di mascherine dall’estero “ho letto di qualche uscita polemica. E’ impensabile che la nostra collocazione geopolitica possa essere condizionata da queste forniture”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato, in merito alle polemi che sugli aiuti dalla Cina.
10.40 – Procura Torino indaga su mancanza di mascherine. La Procura di Torino ha aperto una inchiesta sulla carenza di dispositivi di protezione individuale per medici e infermieri. Come anticipato sulle pagine locali di alcuni quotidiani, si tratta al momento di una inchiesta conoscitiva. Nelle scorse ore i carabinieri hanno effettuato alcuni sopralluoghi, acquisendo informazioni in merito.
10.37 – Conte al Senato: “Per dl aprile intenso confronto con opposizioni”. “Nel lavoro per il decreto marzo abbiamo incontrato i leader dell’opposizioni e nel testo sono state raccolte alcune delle loro indicazioni, e anche ieri alla Camera ho ricevuto ampie aperture al confronto. Ora c’è un nuovo decreto e possiamo riprodurre questa metodologia di lavoro, anzi darò mandato al ministro D’Incà di elaborare un percorso di più intenso confronto”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato.
10.13 – Aifa: “A casa almeno 2-3 settimane”. “Non siamo ancora fuori dalla crisi emergenziale e non bisogna mollare, bisogna restare a casa per 2-3 settimane almeno”. Lo ha affermato a Radio Capital il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini, sottolineando come gli ultimi dati “sono buoni e indichino una decrescita di casi e decessi, e ciò è di fondamentale importanza” ma “non si deve mollare”. Il “cambio di direzione – ha detto Magrini – è evidente. Gli ultimi dati sono buoni e condivido la previsione dell’Oms del picco entro la settimana”. Il “numero dei nuovi casi, che determina il numero dei ricoverati – ha sottolineato – è in calo da 4 giorni, in linea con le previsioni, e questo vuol dire che le misure di contenimento messe in atto sono state di fondamentale importanza”. Quanto alla comunicazione rispetto al nuovo coronavirus, Magrini ha rilevato come “è vero che un virus più grave di quello influenzale, ma non è il virus del terrore che si descrive in alcune trasmissioni. Più gravi – ha detto – sono stato Mers e Sars”.
10.12 – In casa riposo del Cremonese 21 morti su 70 ospiti. Nella rsa don Mori di Stagno Lombardo, nel Cremonese, in un mese sono morti 21 pazienti su settanta. Per questo motivo, riporta la Provincia di Cremona, il sindaco Roberto Mariani ha scritto una lettera all’Asst di Cremona chiedendo tamponi per il personale e per tutti gli ospiti. Non si sa se i decessi siano legati al Coronavirus ma il dato “ha messo in allarme tutti. Per questo motivo – ha spiegato – ho deciso di inoltrare una richiesta in cui si chiede di poter effettuare i tamponi”. Secondo Mariani, si tratta di una “tendenza drammatica che sta colpendo un po’ tutte le strutture”.
10.09 – Senato, al via l’informativa del premier ConteAl via nell’Aula del Senato l’informativa urgente del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sull’emergenza coronavirus. In Aula i senatori entrano solo con la mascherina. All’ingresso dell’Emiciclo vengono distribuiti anche guanti monouso.
9.58 – Regione Lazio avvia controlli a tappe su case di riposo. “Lettera a prefetti e comuni per controlli a tappeto su case di riposo, secondo le indicazione dell’Istituto superiore di sanità per la prevenzione e il controllo dell’infezione da Sars-Cov-2 in strutture residenziali sociosanitarie”. Lo annuncia la task force della Regione Lazio sui propri social.
9.41 – Fico: “No sciacallaggio, anche la finanza.collabori”. “Tutte le istituzioni finanziare devono fare in modo che ci sia protezione e non sciacallaggio: è bene che in Borsa ci siano controlli accurati e che tutte le istituzioni facciano la loro parte”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico intervenendo a Radio Rtl.
9.36 – Gallera: “Bertolaso sta bene, solo ricovero precauzionale”. “Guido Bertolaso è stato ricoverato a Milano al San Raffaele in via precauzionale, lui non ha casa a Milano e non era in un luogo idoneo per la quarantena”. Lo ha spiegato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, alla trasmissione Agorà su Rai3. “Ma sta bene, chiama, dispone, agisce, molto bene” ha assicurato. Ieri Bertolaso, che non sarebbe in ventilazione, anche dall’ospedale, ha continuato a lavorare all’ospedale in allestimento alla Fiera di Milano, progetto per cui è stato chiamato come consulente dal presidente della Lombardia Attilio Fontana.. 
9.25 – Gallera: “Numero medici di base tagliato da anni di politica sanitaria folle” Ci sono stati anni di politica nazionale sanitaria folle che hanno tagliato i medici di base”. Lo ha detto l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, in collegamento con Agorà su Rai3. “Non può essere accusata la Regione oggi quando stiamo facendo di tutto”, ha concluso rispondendo alla vicesindaca di Brescia, Laura Castelletti, che lamenta la mancanza dei medici di base che si sono ammalati.. 
9.22 – Fontana: “Lavori per ospedale Fiera vanno avanti”. Per l’allestimento dell’ospedale destinato ai pazienti Covid alla Fiera di Milano, “la malattia di Guido Bertolaso non è stata certo d’aiuto, è stata un grande intoppo perché era lui il punto di riferimento” ma “si sta procedendo a ritmi serrati” e i tempi di consegna “saranno rispettati o sforati di pochi giorni”. Lo ha assicurato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana in collegamento con Uno Mattina. Nei padiglioni al Portello “ci sono persone bravissime e abilissime che stanno portando avanti il lavoro” ha sottolineato Fontana, inviando un saluto a distanza all’ex capo della Protezione Civile, ricoverato all’Ospedale San Raffaele di Milano dopo essere risultato positivo al Coronavirus.

lunedì 29 agosto 2016

Terremoto, l’esperto: “Tante raccolte fondi, ma nessun coordinamento”. Sms solidale destinato solo a edifici pubblici. - Chiara Brusini

Terremoto, l’esperto: “Tante raccolte fondi, ma nessun coordinamento”. Sms solidale destinato solo a edifici pubblici

Dalla Croce Rossa alle banche, dall'associazione dei dentisti agli armatori: la macchina della solidarietà va a pieno ritmo. "Ma in Italia non esiste l'accountability, cioè l'abitudine di dar conto dei risultati che si ottengono con i soldi spesi", dice l'economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono. "Serve una supervisione. Peccato che l'agenzia che poteva occuparsene sia stata abolita". La Protezione civile raccoglie 10 milioni con il 45500. Ma sul sito non specifica che neppure un euro andrà per ricostruire case private e aziende.

Il numero solidale della Protezione civile, che in quattro giorni ha già raccolto oltre 9,7 milioni di euro. Le collette lanciate daCroce RossaCaritas e decine di onlus e ong. E i conti correnti ad hoc attivati da banche, compagnie di assicurazione e mezzi di informazione (anche Il Fatto Quotidiano) ma pure da alcuni partiti, dalla Coldiretti, dal Club alpino italiano, dall’Associazione dei dentisti, dall’ordine dei medici, dai giudici amministrativi, dall’Alitalia, dalla confederazione degli armatori, dalla Lega B e dalle coop. Aggiungiamoci l’amatriciana solidale e i fondi promessi alle popolazioni colpite da festivalconcerti e musei. In più ovviamente si sono mosse le Regioni e l’Anci. Il terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto ha fatto scattare la consueta – meritoria – “gara di solidarietà“. Ma il grande assente, ancora una volta, è il coordinamento tra le iniziative. Se per rispondere alle emergenze internazionali le maggiori ong hanno messo in piedi nel 2007 un’agenzia ad hoc, a livello nazionale ci si muove in ordine sparso. Con il rischio evidente che non tutti i mille rivoli in cui si dividono i soldi donati dai cittadini giungano a destinazione. O che non arrivino dove chi ha donato si aspettava.
Zamagni: “In Italia non si dà conto di come vengono spese le donazioni” – “Anche al netto delle truffe, resta il nodo della reale efficacia delle iniziative. In Italia molte organizzazioni badano più ad aumentare il proprio capitale reputazionale che al bene dei destinatari”, mette il dito nella piaga l’economista Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono ed ex numero uno della defunta Agenzia per il terzo settore. “La trasparenza, cioè dire come si usano i soldi raccolti, è il minimo. Il vero problema riguarda la accountability: dare conto dei risultati che si ottengono con quel denaro. La cultura del dare conto in Italia non esiste, invece è cruciale: se spendi per comprare palloncini puoi allietare per un po’ i bambini nelle tende ma non hai risolto nessuno dei problemi di lungo periodo dei terremotati”.
Nel resto d’Europa e in Giappone enti super partes garantiscono efficienza e accountability – Come rimediare? “Serve un ente super partes che supervisioni la raccolta dei fondi e monitori i risultati concreti garantendo efficienza, trasparenza e rendicontabilità, come la Uk Charity Commission inglese e i suoi omologhi tedeschi e francesi”. O come la Japan Platform, che è stata cruciale nel gestire l’assistenza e la ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la costa orientale del Giappone nel 2011. “Non può trattarsi”, continua Zamagni, “della Protezione civile, che ha il compito di gestire le emergenze e non deve occuparsi di ricostruzione. La candidata naturale per svolgere questo ruolo sarebbe stata l’Agenzia per il terzo settore.Peccato che il governo Monti nel 2012 l’abbia abolita e che l’esecutivo Renzi, che ha appena varato la riforma del comparto, non l’abbia ripristinata“. La Fondazione per il dono da due anni a questa parte cerca di supplire facendo “intermediazionefilantropica” tra donatori e beneficiari: in pratica crea un fondo ad hoc e lo gestisce per raggiungere gli obiettivi di chi mette a disposizione i soldi. A livello governativo, però, resta il vuoto.
Le ong da nove anni hanno un meccanismo di coordinamento - Che il coordinamento sia indispensabile lo conferma invece la scelta di nove tra le principali organizzazioni non governative che operano in Italia, ActionAidAmrefCesvi,CoopiGvcOxfam, Sos Villaggi dei bambini ItaliaTerre des Hommes e Volontariato internazionale per lo sviluppo: nel 2007, a due anni di distanza dal devastante tsunami dell’Oceano Indiano, hanno creato l’Agenzia italiana risposta emergenze (Agire), un meccanismo congiunto di raccolta fondi che si attiva in caso di gravi emergenze umanitarie. “L’obiettivo è evitare la moltiplicazione delle richieste, che confonde i cittadini, e massimizzare sia le risorse raccolte sia i benefici per la popolazione colpita”, spiega a ilfattoquotidiano.it la coordinatrice Alessandra Fantuzi. “I soldi vengono divisi tra le ong aderenti in base alla loro presenza nel Paese e esperienza in quella tipologia di emergenza. Poi ne monitoriamo l’uso e ci occupiamo della rendicontazione, in modo che ogni donatore possa verificare come sono stati spesi i suoi soldi”.
Protezione civile: “Con i soldi del 45500 saranno ricostruiti edifici pubblici” - La Protezione civile, in questa fase, dribbla le polemiche sulla dispersività delle iniziative di solidarietà. Ma consiglia a chi ha già lanciato raccolte spontanee di confrontarsi con le istituzioni, “a partire dalle Regioni Lazio, Marche e Umbria che hanno aperto tre conti correnti ad hoc e attivato caselle di posta elettronica a cui segnalare la disponibilità di beni per i terremotati”. Dal Dipartimento, dopo aver ribadito la richiesta di non inviare di propria iniziativa cibo, vestiti o coperte, tengono a sottolineare che i fondi raccolti dagli operatori telefonici attraverso il numero solidale 45500 saranno utilizzati con una procedura trasparente: “Le somme saranno versate, senza alcun ricarico, su un conto infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato. Alla fine della raccolta, che durerà 45 giorni, sarà nominato d’accordo con le regioni coinvolte un comitato di garanti con il compito di dare il nulla osta ai progetti di ricostruzione di edifici pubblici presentati dagli enti locali”. Quindi attenzione: i soldi non verranno usati per le case dei terremotati ma per “scuolepalestrecentri per i bambinimunicipi“. Un aspetto forse non chiarissimo ai cittadini, visto che la Protezione civile si era limitata a far sapere che avrebbe provveduto a “destinare i fondi alle regioni colpite dal sisma”.
Truffe e sciacallaggio a distanza – In queste ore sempre più persone, via Facebook e Twitter, chiedono controlli sulla gestione dei fondi raccolti nella fase di emergenza. Il timore che qualcuno se ne approfitti a scapito dei terremotati è del resto giustificato visto che anche stavolta non mancano le segnalazioni sugli sciacalli che cercano di lucrare sul dramma. In Sicilia è partita due giorni fa la prima denuncia alla polizia postale contro alcune false raccolte di fondi, cibo e vestiti a nome dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas). Da L’Aquila e Santa Maria Capua Vetere è arrivata poi notizia di richieste di denaro porta a porta da parte di sedicenti rappresentanti di una onlus. Se si tratti di vere e proprie truffe va ancora chiarito, ma i precedenti negativi certo non mancano: dopo il sisma del 2002 in Molise, per esempio, la Polposta trasmise un’informativa alla procura di Larino per segnalare che circa 30mila siti avevano attivato sottoscrizioni per contribuire alla ricostruzione del comune di San Giuliano di Puglia, quello dove il crollo della scuola elementare aveva ucciso 27 bambini e una maestra. Una solidarietà ”terribile, retorica, rumorosa ed eccessiva”, commentò il procuratore Nicola Magrone.
Fiorello: “Occhio a spettacoli e concerti. Se non devolvi tutto ma trattieni le spese il gioco non vale la candela” - Tornando a oggi, domenica Fiorello ha messo in guardia chi vuol donare partecipando a concerti e spettacoli che devolvono parte del ricavato alle popolazioni colpite. In un post su Facebook lo showman ha avvertito: “Occhio: sono stato invitato ad almeno quattro manifestazioni per raccogliere fondi. Attenti a questi eventi che facciamo noi dello spettacolo. Se alla fine non devolvi tutto, ma ”tutto” meno le spese, allora non lo fare”, perché “il gioco deve valere la candela. I soldi vanno dati tutti in beneficenza. Mi fiderei di più se venisse organizzato da una onlus o una associazione affidabile. La storia insegna che poi uno raccoglie i soldi, fa, dice, poi quando vai a vedere dove sono finiti i soldi, non li trovi. Vorrei vedere nomi e cognomi, per chiedere alle persone che ricevono questi soldi ”che stai facendo? Quanto hai speso? Quando partono i lavori?”. Accountability, appunto. Fino a quando non sarà garantita, “io preferisco fare la mia beneficenza privata (…) non c’è bisogno di cantare: dai i soldi direttamente e il gioco è fatto”.

mercoledì 24 ottobre 2012

Grandi rischi, la scienza non c’entra. I sismologi “condannati” dalla politica. - Mario Portanova


Grandi rischi, la scienza non c’entra. I sismologi “condannati” dalla politica


Dopo la sentenza dell'Aquila, il mondo della ricerca si mobilita in favore degli esperti della Commissione: "Sentenza ingiusta, i terremoti non si possono prevedere". Ma l'accusa è esattamente opposta: aver fatto filtrare alla popolazione messaggi tranquillizzanti. In "un'operazione mediatica" per "tranquillizzare la gente" voluta dal capo della Protezione civile Bertolaso.

C’è persino chi tira in ballo Giordano Bruno e Galileo Galilei per commentare la sentenza contro i membri della Commissione grandi rischi per l’ormai famosa riunione indetta pochi giorni prima del terremoto in Abruzzo. Lo fa il presidente della Toscana Enrico Rossi, che parla di una sentenza che “lascia sconcertati”, perché la scienza “non si processa in tribunale”. E agli esperti condannati a sei anni di reclusione arriva la solidarietà della comunità scientifica internazionale, in difesa dei colleghi colpevoli “di non aver previsto il terremoto”. Accusa che giustamente appare assurda alla stragrande maggioranza dei sismologi, tutti concordi nel dire che allo stato attuale delle conoscenze fissare sul calendario la data anche approssimativa di un sisma è semplicemente impossibile.
Peccato che le cose non stiano affatto così, e probabilmente chi ha diffuso appelli per la libertà della ricerca non ha letto le carte dell’inchiesta. A partire dalla memoria del pm dell’Aquila Fabio Picuti, depositata il 13 luglio 2010 e quindi ben nota, dove si legge: “L’intento non è quello di muovere agli imputati un giudizio di rimprovero per non aver previsto la scossa distruttiva del 6 aprile 2009 o per non aver lanciato allarmi di forti scosse imminenti o per non aver ordinato l’evacuazione della città”. Proprio perché, è lo stesso sostituto procuratore a scriverlo, “la scienza non dispone attualmente di conoscenze e strumenti per la previsione deterministica dei terremoti”. A inguaiare gli esperti capitanati dal presidente dell’Ingv Enzo Boschi non è stato il presunto oscurantismo dei giudici, ma l’esigenza tutta politica di “rassicurare” gli abitanti del capoluogo abruzzese, allarmati da una lunga sequenza di scosse e dai primi danneggiamenti di edifici, a partire da una scuola.
LE TESTIMONIANZE: “MORTE PERCHE’ RASSICURATE DA QUELLA RIUNIONE”. L’accusa è opposta a quella evocata negli appelli a difesa degli imputati: da quella riunione sono filtrati messaggi tranquillizzanti, tesi a escludere una scossa devastante. Agli atti dell’inchiesta ci sono le testimonianze che raccontano come la vulgata mediatica di quella riunione abbia convinto molte future vittime a metter da parte ogni preoccupazione. “Placentino Ilaria, deceduta nel crollo dell’abitazione di Via Cola dell’Amatrice n.17, e Rambaldi Ilaria, deceduta nel crollo dell’abitazione di Via Campo di Fossa n.6/B”, secondo le testimonianze dei parenti, “erano studentesse universitarie fuori sede che all’indomani del 31 marzo 2009 avevano scelto di rimanere a L’Aquila e di restare in casa la notte tra il 5 e il 6 aprile facendo affidamento sulle conclusioni della riunione della Commissione grandi rischi”. 
La Commissione grandi rischi si riunisce a L’Aquila (scelta irrituale, dirà poi Boschi, visto che di solito gli incontri avvenivano a Roma) alle 18,30 del 30 marzo 2009, una settimana prima del terremoto notturno che avrebbe provocato più di 300 morti, devastando la città e diversi centri della provincia. Oltre al presidente dell’Ingv arrivano diversi pezzi grossi della Protezione civile e della sismologia nazionale, tra i quali Franco Barberi, presidente vicario della Commissione grandi rischi, Gian Michele Calvi, presidente dell’Eucentre di Pavia, anche loro condannati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.
LA TELEFONATA DI BERTOLASO: “DEVONO DIRE CHE LA SCOSSA NON CI SARA’”. La ragione di quel vertice lo racconta Guido Bertolaso, allora capo della Protezione civile, dipartimento della presidenza del consiglio, con Palazzo Chigi occupato al tempo da Silvio Berlusconi: “Ti chiamerà De Bernardinis, il mio vice, al quale ho detto di fare una riunione lì all’Aquila domani su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni, eccetera”, spiega Bertolaso a Daniela Stati, assessore regionale abruzzese alla Protezione civile, in una telefonata intercettata per un’altra inchiesta (quella sugli appalti del G8). Si tratta soprattutto di rintuzzare gli allarmi lanciati da Giampaolo Giuliani, un ricercatore che si diceva in grado di prevedere ulteriori scosse sulla base dell’analisi del gas radon, metodo noto ai sismologi, ma giudicato inaffidabile. “Io non vengo, ma vengono Zamberletti, Barberi, Boschi, quindi i luminari del terremoto d’Italia”, continuava Bertolaso. “Li faccio venire all’Aquila o da te o in prefettura, decidete voi, a me non frega niente, di modo che è più un’operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti diranno: è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano 100 scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perché 100 scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa, quella che fa male”. Quindi la conclusione: “Parla con De Bernardinis e decidete dove fare questa riunione domani, che non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente“.
L’operazione mediatica per “tranquillizzare la gente” ha successo. Sono presenti amministratori locali, a partire dal sindaco Massimo Cialente, e molti giornalisti attendono fuori dalla porta. “La mattina del primo aprile incontrai in Piazza palazzo il sindaco”, spiega ai pm l’allora presidente della Provincia Stefania Pezzopane. “Mi confermò che secondo la Commissione la situazione era sotto controllo e che sostanzialmente non c’erano pericoli imminenti. Tant’è vero che già dal primo aprile decidemmo di riaprire le scuole che erano state chiuse precauzionalmente un paio di giorni”. Tra le tante dichiarazioni rasserenanti rilasciate dopo la riunione, i magistrati ricordano in particolare quella di Bernardo De Bernardinis, vicecapo settore tecnico operativo della Protezione Civile. Intervistato da Tv Uno, parla di “una situazione favorevole“, dato lo “scarico di energia continuo”. 
BOSCHI E IL VERBALE POSTDATATO. Il risultato della riunione del 30 marzo è riassunto in uno stringato verbale, nel quale Boschi definisce “improbabile una scossa come quella del 1703″, pur rimarcando che “non si può escludere”. Dal testo si deduce che i massimi sismologi italiani si riuniscono a L’Aquila per dirsi  quel che per loro ovvio, e cioè che i terremoti non si possono prevedere. Ma l’imprinting di Bertolaso ottiene il suo effetto, se all’opinione pubblica passa un messaggio rasserenante. Ma c’è di più. Il 16 settembre Boschi denuncerà in una lettera che quel verbale è stato redatto e firmato non la sera dell’incontro, ma in una nuova riunione convocata a L’Aquila il 6 aprile, subito dopo il sisma. E’ Mauro Dolce, capo dell’Ufficio rischio sismico della Protezione civile, anche lui condannato al processo, a mostrargli “un testo che riporta in maniera confusa cose dette nella riunione del 31 marzo”. Qualcuno, continua Boschi, “corregge il testo alla meno peggio e Dolce ce lo fa firmare per ‘ragioni interne’”. In quel momento il presidente dell’Ingv apprende anche che il 30 marzo e il primo aprile “dalla Protezione civile sono stati diramati due comunicati (recanti anche il mio nome) ‘tranquillizzanti’ di cui non sapevo niente”. 
I successivi gradi di giudizio diranno se i condannati in primo grado sono davvero colpevoli di quei reati e se i sei anni di reclusione sono proporzionati ai fatti attribuiti a ciascuno. Ma a trascinarli in tribunale è stato il pasticcio politico-mediatico di quella riunione, non certo il presunto attacco alla libertà scientifica da più parti evocato. E’ la dolorosa consapevolezza espressa dopo la sentenza da Giustino Parisse, il caporedattore del Centro che alle 3.32 del 6 aprile 2009 ha perso due figli: “Sono io la causa prima della morte di Domenico e Maria Paola e non me lo perdonerò mai”, scrive sul suo blog. “Certo fra le tante colpe che ho c’è anche quella di essermi fidato della commissione Grandi rischi credendo a una scienza che in quella riunione del 31 marzo del 2009 rinunciò a essere scienza”.