sabato 3 febbraio 2018

Usa, Pentagono rilancia il nucleare: testate atomiche tattiche come "deterrenza nei confronti della Russia"

Usa, Pentagono rilancia il nucleare: testate atomiche tattiche come "deterrenza nei confronti della Russia"
L'orologio dell'olocausto atomico è appena a 2 minuti dalla mezzanotte nucleare (reuters).

Il "Nuclear Posture Review", richiesto da Trump per rivedere l'arsenale nucleare, è operativo. I vertici militari rivelano che la Russia avrebbe pronta un'arma distruttiva dalla potenza mai raggiunta di 100 megatoni, trasportabile con sottomarini e in grado di provocare immensi tsunami di acqua radioattiva.

WASHINGTON - La nuova strategia nucleare statunitense prevede lo sviluppo di testate nucleari a potenza ridotta, anche di un solo kilotone (17 volte meno potente della bomba sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima) per effettuare attacchi 'chirurgici' con numero ridotto di vittime, con l'obiettivo di danneggiare il nemico senza per forza innescare una rappresaglia termonucleare da "fine di mondo".
Questo il cuore del nuovo piano della Difesa Usa che di fatto rende più probabile l'uso dell'atomica, partendo dal presupposto che un ordigno meno potente delle attuali bombe all'idrogeno, in media di 50 megatoni, potrebbe essere usato con rischi ridotti di una rappresaglia totale.

RITORNO ALLA GUERRA FREDDA.
Si torna di fatto indietro, passando ad un arsenale formato da missili o testate trasportate da bombardieri e sottomarini super potenti alle cosiddette "atomiche tattiche di teatro", come quelle disponibili in piena guerra fredda, da poter essere sparate in un proiettile d'artiglieria di dimensioni normali.

NUCLEAR POSTURE REVIEW.
Il presidente Donald Trump sottolinea come il documento (Nuclear Posture Review), scaturito dalla verifica da lui richiesta un anno fa nei primissimi giorni alla Casa Bianca, "affonda le sue radici in una valutazione realistica nell'ambito della sicurezza globale, nella necessità di avere un deterrente verso l'uso delle armi più distruttive del mondo e dell'impegno da parte del nostro paese alla non proliferazione nucleare".

STOP ALLA RIDUZIONE DELLE ARMI NUCLEARI.
La nuova dottrina mette fine allo sforzo dell'ex presidente Barack Obama di ridurre l'arsenale nucleare. La politica presentata ora dal Pentagono prevede l'introduzione di ordigni nucleari tattici a bassa intensità e il reinserimento nell'arsenale di missili balistici nucleari lanciati da sottomarini (Slcm). L'amministrazione di George Bush padre aveva messo fine al dispiegamento degli Slcm, mentre quella di Obama ne aveva ordinato la rimozione dall'arsenale.

LE BOMBE IN EUROPA. 
Gli Usa hanno già a disposizione un arsenale che include 150 atomiche modello B-61 in depositi europei, di cui 70 in Italia nelle basi di Ghedi e Aviano, che possono essere modificate per ridurne la potenza. Ma il Pentagono punta ad ottenere ordigni a potenza ridotta lanciabili da sottomarini e navi per non essere più costretti a conservarli nelle basi fuori dagli Stati Uniti. I nuovi ordigni, sottolineano al Pentagono, non si aggiungeranno a quelli esistenti ma li sostituiranno, partendo dal presupposto che molti di quelli già disponibili saranno appunto ammodernati e depotenziati.

IL CAMBIO DI ROTTA.  
La cosiddetta "Nuclear Posture Review" (revisione della strategia sul nucleare) delinea le ambizioni del Pentagono sotto il presidente Donald Trump ed è la prima riforma dal 2010, e rappresenta un'inversione a 180 gradi rispetto a quella delineata a Praga dall'allora presidente Barack Obama che puntava alla riduzione degli arsenali e nel lungo periodo all'eliminazione delle atomiche.

I NEMICI.
Mentre il testo sottolinea le preoccupazioni dell'amministrazione Trump per le minacce rappresentate da Corea del Nord, Iran e Cina, il programma si concentra sul nemico N.1 da sempre degli Usa: una volta l'Unione Sovietica, ora la Russia.


"Questa strategia risponde all'aumento delle capacità (militari) russe e alla natura della loro dottrina e strategia", ha spiegato il ministro della Difesa, Jim Mattis, nell'introduzione al documento di 75 pagine. "Sviluppi (delle capacità militari) cui si aggiungono la conquista della Crimea e le minacce nucleare contro i nostri alleati, che segnano la decisione di Mosca di tornare alla competizione come una grande potenza", ha aggiunto il generale in congedo a 4 stelle dei Marine.

"Abbiamo consistenti indizi che la nostra attuale strategia sia percepita dai russi come potenzialmente inadeguata a fermarli", ha sostenuto Greg Weaver, vicedirettore delle capacità strategiche allo Stato Maggiore, secondo il quale "gli Usa e la Nato hanno bisogno di un più ampio range di credibili ordigni nucleari a bassa intensità per fare una cosa specifica: convincere i vertici russi che se dessero il via al ricorso limitato di ordigni atomici, in una guerra con l'Alleanza Atlantica, la nostra risposta negherà loro di raggiungere l'obiettivo che cercano (non farci rispondere con lo stesso tipo di armi, ndr) ed imporre loro costi che supereranno i benefici cui puntano" con la loro strategia.

MISSILI E BOMBE.
Il nuovo documento conferma la modernizzazione degli arsenali nucleari che continuerà a basarsi sulla triade: missili balistici intercontinentali (Icbm) lanciati da terra; missili intercontinentali (Slbm) lanciati da sottomarini e bombe sganciate da bombardieri strategici.

LA NUOVA SUPERBOMBA RUSSA.
E proprio sull'armamento nucleare russo, secondo i vertici militari americani, dopo le indiscrezioni, arriva la conferma. Il Pentagono è convinto che la Russia stia sviluppando una nuova arma atomica di immensa potenza e impossibile da intercettare: conosciuto come 'Status-6 AUV', nome in codice Kanyon, è un drone-sottomarino delle dimensioni di un mini-sommergibile in grado di trasportare un singolo ordigno della potenza "monstre" di 100 megatoni, 2 volte la "bomba Zar" (la più potente mai fatta detonare nell'atmosfera dai russi nel 1961), della cui esistenza Washington ne parla dal 2016. Il Kanyon, se fosse effettivamente operativo, sarebbe l'Arma finale.

TSUNAMI NUCLEARE.
E' quanto emerge da un rapporto del Pentagono. Il Kanyon è progettato per esplodere poco a largo delle coste nemiche (Usa in primis ma anche quelle occidentali) per creare uno tsunami artificiale, ossia un'onda anomala di 500 metri di altezza, un'enorme muro di acqua altamente contaminata al cobalto-60. Ciò che non sarebbe distrutto dalla potenza in sè dell'onda, sarebbe contaminato per anni dalla radioattività sprigionata dalla deflagrazione sottomarina.


Il Kanyon oltre ad essere di una potenza senza pari, non può essere fermato: non esistono sistemi anti-missile (come nel caso di un Icbm), o sottomarini in grado di rilevarlo perché dal punto di vista marino è 'stealth', ossia invisibile acusticamente ai rilevatori sonar e alle boe acustiche sparse sul fondo degli oceani.

Privo di equipaggio, può raggiungere una profondità di mille metri, dove i sottomarini d'attacco Usa (quelli che affondano altri sottomarini) non possono arrivare, può viaggiare a 56 nodi (100 chilometri orari) e può colpire un'obiettivo a ben 10mila kchilometri di distanza, come un missile intercontinentale Icbm, ma sotto il pelo dell'acqua, e quindi non rilevabile in alcun modo. Il Kanyon sarebbe stato progetto per essere trasportato e lanciato dagli ultimi sottomarini russi della classe Oscar, il Belgorod, ed il Khabarovsk, della classe Yasen. Ognuno dei due grandi sottomarini potrebbe portare fino a 4 Kanyon.


http://www.repubblica.it/esteri/2018/02/03/news/pentagono_rilancia_il_nucleare_testate_atomiche_tattiche_come_deterrenza_nei_confronti_della_russia_-187917780/

Incredibile, ma vero!
Gli Stracci Uniti, come li definisce un caro amico, le stanno tentando tutte per scatenare una guerra nucleare.
Non hanno ancora capito che una eventuale guerra nucleare non farebbe bene a nessuno, non ci sarebbero vincitori, ma solo vinti.
E non è detto che chi le commissiona (il potere economico) sopravviva al massacro.

Oltretutto, come bambini, gli Stracci Uniti frignano e fanno a gara con chiunque pensano possa levargli lo scettro del "più migliore", per citare la frase di una novella ministra della cultura. 
E, nel frattempo, danno ampia dimostrazione che non è la Russia ad intervenire nelle loro faccende interne, ma sono proprio loro a ficcare il naso nelle faccende altrui...

giovedì 1 febbraio 2018

Decreto Popolari, sull’inchiesta su Renzi e la “soffiata” a De Benedetti adesso indaga Perugia. Antonio Massari

Amici di colazione – L’ex premier Matteo Renzi si fa consigliare dall’editore Carlo De Benedetti – LaPresse

Procura su Procura - Interrogato Elio Lannutti, il presidente dell’Adusbef, candidato per il M5S, che ha denunciato il presunto insabbiamento nella Capitale.


La verità giudiziaria sull’acquisto delle azioni delle banche popolari, operato dall’ex presidente del gruppo EspressoCarlo De Benedetti, dopo aver saputo dall’ex premier, Matteo Renzi, dell’imminente decreto che le trasformava in Spa, non è più soltanto nelle mani del pm Stefano Pesci e del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone.
Ora è anche nelle mani della procura di Perugia, guidata da Luigi De FicchyIl Fatto è in grado di rivelare che la procura perugina – dopo l’esposto presentato da Elio Lannutti, presidente onorario dell’Adusbef, oggi candidato per il M5S – ha aperto un fascicolo per verificare se, da parte dei magistrati romani che hanno condotto l’inchiesta, vi siano stati comportamenti od omissioni che integrino ipotesi di reato. E, per verificarlo, risulterà indispensabile valutare gli atti dell’intera vicenda che ha portato la procura di Roma a chiedere l’archiviazione del broker Gianluca Bolengo
Parliamo dell’uomo che, per conto di De Benedetti, il 16 gennaio 2015, investiva 5 milioni in azioni delle banche popolari, con un profitto di 500mila euro. 
Bolengo viene intercettato mentre De Benedetti gli chiede: “Salgono le popolari?”. Il broker gli risponde: “Sì, se passa un decreto fatto bene, salgono”. E De Benedetti: “Passa, ho parlato ieri con Renzi, passa”. E l’investimento parte all’istante.
Da questa conversazione nasce l’informativa della Consob – trasmessa anche al Nucleo speciale di polizia Valutaria della Gdf – che porta la procura di Roma ad aprire il fascicolo. Bolengo viene iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di ostacolo alla vigilanza. Ed è l’unico. La procura di Roma – che sceglie di affidare le indagini a due periti e non alla Gdf – non iscriverà mai Renzi e De Benedetti nel registro degli indagati: sono stati entrambi sentiti come persone informate sui fatti. Fin qui, la cronaca dell’inchiesta romana. Sulla vicenda, però, interviene ora la procura di Perugia.
I pm del capoluogo umbro non entreranno, come ovvio, nel merito delle indagini condotte dai colleghi romani: non è uno scontro tra procure. La procura di Perugia intende verificare se i pm capitolini, nell’istruire il fascicolo, abbiano commesso reati oppure no: è l’unica competente a indagare sui colleghi della capitale. E l’esposto presentato da Lannutti ha espressamente chiesto al procuratore De Ficchy di “valutare e/o indagare circa la sussistenza degli estremi per avviare un procedimento per responsabilità penale o civile nei confronti dei magistrati” che hanno indagato sul caso Renzi – De Benedetti. Il motivo: ricevuta dalla Consob l’informativa sulla vicenda, la procura di Roma avrebbe aperto un fascicolo modello 45, ovvero quello per degli “atti per le notizie non costituenti notizia di reato”. Una procedura, denuncia Lannutti, “espressamente vietata dal codice penale e da una circolare del ministero della Giustizia”.
Al Fatto risulta che ieri Lannutti è stato sentito dalla procura di Perugia, proprio in merito al suo esposto, confluito nel fascicolo appena aperto. Un fascicolo che, per il momento, non vede alcun indagato, ma di certo dimostra un fatto: la Procura di Perugia sta indagando su eventuali reati commessi dai pm romani. Una notizia esplosiva. A poche settimane dalle elezioni, peraltro, rischia di produrre un effetto collaterale. Essere strumentalizzata a fini politici: Lannutti, infatti, è oggi candidato alle elezioni per il M5S. I fatti però raccontano altro. Fu proprio Lannutti, nel gennaio 2015, non appena la vicenda Renzi – De Benedetti venne alla luce, a chiedere alla procura di Roma d’indagare. 
Parliamo di ben tre anni fa. Ha proseguito con l’esposto inviato a Perugia.
Al di là delle strumentalizzazioni, piuttosto, siamo dinanzi a una vicenda che ha necessità di essere chiarita il prima possibile. In primo luogo perché l’inchiesta riguarda la più importante procura italiana. Infine perché s’intreccia – inevitabilmente – con un caso unico nella nostra storia: il patron del principale gruppo editoriale italiano scoperto a investire i propri soldi dopo aver ricevuto informazioni, su un imminente decreto, dal presidente del Consiglio in persona. Se esistono altre verità da scoprire, questa volta, toccherà svelarle ai pm di Perugia.

Decreto Popolari, De Benedetti: “Compra, ho parlato con Renzi”. - Carlo Di Foggia e Valeria Pacelli

Decreto Popolari, De Benedetti: “Compra, ho parlato con Renzi”

L’operazione - Nelle carte secretate della procura di Roma la telefonata dell’allora editore di “Repubblica” con il suo broker. Un affare da 600 mila euro. L’Ingegnere seppe in anticipo della riforma e ordinò acquisti in Borsa sulle banche.


“Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”. Il 16 gennaio 2015, l’ingegnere Carlo De Benedetti chiama il suo broker Gianluca Bolengo per invitarlo a comprare azioni di banche popolari. L’allora presidente del Gruppo Espresso (che edita Repubblica) gli spiega di aver saputo che a breve il governo varerà la riforma del settore: è stato il premier in persona – dice – a riferirglielo il giorno prima. La clamorosa circostanza è contenuta nella richiesta di archiviazione della Procura di Roma nei confronti di Bolengo, amministratore delegato di Intermonte Spa, indagato per ostacolo alla vigilanza, e consegnata alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche.
La frase di De Benedetti chiarisce una vicenda anche più delicata dei conflitti d’interessi di Maria Elena Boschi su Etruria. Il 20 gennaio 2015, il governo Renzi approva la riforma delle banche popolari. Un terremoto: le prime 10 si devono quotare in Borsa e trasformarsi in Spa, abbandonando il voto capitario (una testa un voto a prescindere dal numero di azioni) che le rendeva non scalabili. Un pezzo del credito italiano viene consegnato al mercato, acquisendo valore da un giorno all’altro. La settimana prima del decreto, elaborato da Bankitalia, i titoli di alcune popolari già quotate hanno strani rialzi (Etruria sale del 65%). Qualcuno ha saputo prima e ha comprato grazie a informazioni privilegiate? Si chiama insider trading ed è un reato grave. L’11 febbraio alla Camera il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, spiega che prima dell’approvazione del decreto – quando già circolavano indiscrezioni – alcuni “soggetti hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva”, creando “plusvalenze effettive o potenziali stimabili in 10 milioni di euro”.
La Consob apre un’istruttoria e affida le indagini alla Guardia di Finanza, ipotizzando, nel caso delle operazione di De Benedetti, che sia stato commesso un insider trading di “secondo livello” (dal 2004 depenalizzato a illecito amministrativo) e poi passa le carte alla Procura. L’indagine dell’Authority si concluderà con la decisione di archiviare il procedimento, votata a maggioranza dai commissari (Vegas si è astenuto).
De Benedetti chiama Bolengo il 16 gennaio 2015. Poche ore dopo il broker effettua gli acquisti sui titoli di sei popolari poi coinvolte dalla riforma. 
Per espressa richiesta dell’imprenditore, nessun acquisto riguarderà la Popolare di Vicenza, dove un mese dopo entreranno gli ispettori della Bce scoprendo un buco di 1 miliardo. 
I titoli vengono rastrellati per conto della Romed, la cassaforte finanziaria dell’ingegnere (che all’epoca la presiedeva) che incasserà, con quest’operazione, una plusvalenza di 600mila euro. La Finanza acquisisce le registrazioni delle chiamate che gli intermediari finanziari sono obbligati a conservare per legge. E così si imbatte nello scambio.
De Benedetti: Sono stato in Banca d’Italia l’altro giorno, hanno detto (incomprensibile) che è ancora tutto aperto.
Bolengo: Sì, ehm… però adesso stanno andando avanti… comunque non è…
DB: Faranno un provvedimento. Il governo farà un provvedimento sulle popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi… una o due settimane.
B: Questo è molto buono perché c’è concentrazione nel settore. Ci sono troppe banche popolari. Sa, tutti citano il caso di Sondrio, città di 30 mila abitanti.
DB: Quindi volevo capire una cosa… (incomprensibile) salgono le popolari?
B: Sì, su questo se passa un decreto fatto bene salgono.
DB: Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa.
B: Se passa è buono, sarebbe da avere un basket sulle popolari. Se vuole glielo faccio studiare uno di quelli che potrebbe avere maggiore impatto e poi però bisognerebbe coprirlo con qualcosa.
DB: Togliendo la Popolare di Vicenza.
B: Sì.
Il dettaglio del decreto (di cui parla il broker) è essenziale: con un provvedimento d’urgenza, al posto di un disegno di legge (con i suoi lunghi tempi parlamentari), i titoli salgono velocemente. Da qualche giorno infatti sui giornali ci sono indiscrezioni sui possibili contenuti della riforma (ne aveva scritto anche l’Ansa il 3 gennaio), ma non sul mezzo con cui sarà varata. Sono davvero in pochi a saperlo, anche perché è inusuale che una riforma del genere passi per decreto d’urgenza. È lo stesso pm Stefano Pesci, nella richiesta di archiviazione al gip Gaspare Sturzo di quasi due anni fa, a sottolinearlo. “Nel corso di una riunione ‘apicale’ tenuta l’8 gennaio 2015 – a cui partecipavano, tra gli altri, Renzi, Padoan (il ministro dell’Economia, ndr), Visco (il governatore, ndr) e (…) anche il vicedirettore di Bankitalia Fabio Panetta – fu deciso che l’intervento per eliminare il sistema di voto ‘capitario’ per le banche popolari sarebbe stato effettuato non mediante un disegno di legge (…), bensì con lo strumento, inatteso e inusuale in tale ambito, del decreto legge; si decise altresì che il decreto sarebbe stato varato nel Consiglio dei ministri del 20 gennaio”. Essendo già usciti rumors sull’imminente riforma, secondo la Procura le due “informazioni privilegiate” necessarie per commettere un insider trading sono quindi la scelta di usare un decreto legge e la data di emanazione.
De Benedetti non è preciso sulla seconda (parla in sostanza di un intervento che si “sarebbe realizzato in tempi brevi”) e sulla prima la versione della Procura è che è Bolengo “a utilizzare in modo del tutto generico e, palesemente, senza connotazione tecnica, la parola ‘decreto’”.
I pm interpretano le parole del broker così: ha detto decreto, ma non intendeva decreto. Per questo lo scagionano dall’aver omesso a Bankitalia il possesso delle informazioni. De Benedetti – riporta il testo – “nei giorni immediatamente precedenti il 16 gennaio”, incontrò “sia il dg di Bankitalia Panetta, sia il presidente del Consiglio”, ottenendo, a quanto fa capire nella registrazione, informazioni più precise solo dal premier. Renzi è stato interrogato dai pm e, come Panetta, ha riferito “che all’imminente riforma delle banche si dedicarono cenni del tutto generici e che non fu riferito di quei colloqui a De Benedetti nulla di specifico su tempi e strumento giuridico”. Per la Procura la vicenda è chiusa: nessun reato né per Renzi, né per De Benedetti, né per Bolengo. Da quasi due anni il Gip deve decidere se questa linea è corretta.

Sicuro è morto. - Marco Travaglio


Risultati immagini per votazioni, elezioni

Salve, sono un elettore del Piemonte e sento dire che ci mancherà tanto Fassino, dirottato in Emilia. Tranquilli, non vedevamo l’ora di liberarcene, e massima solidarietà ai compagni di Ferrara. Ma non fai in tempo a festeggiare, che a Torino ti ritrovi il più alto tasso di boschismo dopo Bolzano: il Pd piazza Marino, quello che non voleva parlare di Etruria in commissione Banche, e pure la Fregolent, che scrisse la mozione anti-Visco sotto dettatura della Boschi. Aridatece Fassino, anzi no: esageroma nèn.
Salve, sono un elettore della Lombardia e ho sempre combattuto la Lega. Volevo votare M5S. Ma a Varese mi piazzano Paragone, ex direttore della Padania, contro Bossi che l’aveva nominato direttore della Padania. Allora mi butto su FI, ma lì c’è la Votino, la portavoce di Maroni. Vado sul Pd, che però mi candida il manager Mor (ex Grande Fratello, ex corteggiatore di Uomini e Donne) e tre ex berlusconiani: Capelli, Bernardo e Alli, già braccio destro di Formigoni e imputato per abuso d’ufficio. Qualcuno può avere pietà di me?
Salve, sono un elettore della Liguria. Nel Pd abbiamo la solita Paita multiuso e Vazio, il sottosegretario che voleva gli ispettori contro Woodcock perché indagava su Consip. In FI ha fatto tutto Toti, il governatore Mediaset, non so se mi spiego. Aiuto!
Salve, sono un elettore del Trentino Alto Adige e mi ero quasi rassegnato a turarmi il naso per la Boschi: almeno – dicevo – corre nell’uninominale, col rischio di perdere il posto. Ora però scopro che è pure capolista nel proporzionale a Cremona-Mantova, Guidonia-Velletri, Marsala-Bagheria, Messina-Enna e Ragusa-Siracusa. Cinque paracadute cinque! E se poi, a fare su e giù dall’Alto Adige alla Sicilia, dalla Lombardia al Lazio, le piglia un infarto? Poi leggo la Pinotti che dice: “La Boschi va a Bolzano non perché sia un collegio sicuro, ma perché è dove ha molto lavorato occupandosi di riforma costituzionale”. E allora andatevene tutte aff… non fatemi parlare, vi prego.
Salve, sono un elettore del Friuli Venezia Giulia e ho sempre votato a sinistra. Già non vi dico la fatica, con Rosato-Rosatellum e la Serracchiani. Ora però mi ritrovo nel Pd pure Tommaso Cerno, che nel ’95 era candidato in An, poi amico dell’Udeur, poi della sinistra, poi filogrillino, ora renziano. E dice che in An ci andò “per Pasolini”. Ecco, passi tutto il resto, ma scomodare la buonanima di Pier Paolo è troppo. Mandi!
Salve, sono un elettore dell’Emilia Romagna, da sempre fedele alla ditta e persino al Pd. Ma stavolta a Bologna mi ritrovo Casini, il nemico di sempre quando stava nella Dc e poi con B. E, a Ferrara, nientemeno che Fassino reduce dai trionfi a Torino. Lui dice che “in Piemonte voglio favorire il ricambio generazionale” (da noi no) e che qui si sente a casa perché “in Emilia sono stato tante volte e mi chiamano ancora segretario”. Cioè, oltre a farsi paracadutare, ci prende pure per il culo?
Salve, sono un elettore della Toscana ed ero molto contento di non trovarmi fra i piedi la Boschi (Renzi e Lotti bastano e avanzano). Ora però scopro che a Sesto Fiorentino arriva Giachetti che è romano. E, invece di chiedere scusa, dice pure che “in Toscana sono stato spessissimo”. Cos’è, uno scherzo? Pure io sono stato a Malindi, ma mica mi candido in Kenya. A Siena c’è pure Padoan, con tutto quel che ha combinato sulle banche. Magari voto 5Stelle? Uhm: a Firenze schierano contro Renzi l’ex Pd Nicola Cecchi, che nel 2016 fece campagna per il Sì al referendum perché “un brutto Sì è molto più motivante di un bellissimo No”. Quindi un bellissimo no grazie.
Salve, sono un elettore del Lazio. La destra mi candida Lotito, presidente della Lazio e della Salernitana, e la moglie di Mastella. Il Pd risponde con Lorenzin e Bonino, che ha appena ricordato quando governò con B. e si trovò bene. Ma che, davero?
Salve, sono un elettore dell’Abruzzo e speravo di liberarmi di quell’impiastro del governatore D’Alfonso, ma ora il Pd lo vuole in Parlamento. Ditemi che non è vero.
Salve, sono un elettore del Molise. Avrei votato volentieri Di Pietro, ma il Pd prima gli ha chiesto di correre, poi di non farlo perché è “giustizialista” e voterebbe contro un governo con B. Allora faccio prima e voto B.: lui almeno candida una bella figliola, Annaelsa Tartaglione, anche se nessuno sa perché.
Salve, sono un elettore della Campania ed ero tentato di votare per Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo ucciso dalla camorra. Mi era piaciuto il suo ultimatum a Renzi: “Niente nomi chiacchierati in lista altrimenti sarò costretto a lasciare, ho chiesto che con me ci siano i migliori”. Poi ho scoperto che i migliori in lista sono: Piero De Luca, figlio del governatore Vincenzo, imputato per bancarotta fraudolenta; Umberto Del Basso De Caro, indagato per tentata concussione e voto di scambio; Eva Avossa, imputata per abuso d’ufficio con De Luca padre; Nicola Marrazzo, imputato per peculato; Angelo D’Agostino, imputato per presunte mazzette; Franco Alfieri, candidato all’uninominale nel collegio del Cilento, definito da De Luca “uomo delle clientele come Cristo comanda” per le fritture di pesce in cambio di voti e imputato per omissione di atti d’ufficio; e il nipote di De Mita. Allora mi son buttato a destra, ma lì è peggio che andar di notte: Cesaro padre e figlio, Luigi ’a Purpetta e Armando ’a Purpettina, indagati per voto di scambio; Mimmo De Siano, imputato per corruzione; Nello Di Nardo, ex Dc, ex Idv, ora FI, cioè dal partito degli imputati al partito dei giudici e ritorno; e Lorenzo Cesa, quello che finì in galera per tangenti nel ’93 e disse “intendo svuotare il sacco”. Scusate, ma che differenza c’è fra Pd e centrodestra?
Salve, sono un elettore di centrodestra della Puglia e, a parte i residui di Forza Gnocca e l’avvocato Sisto che difende B. a Bari, mi tocca Fitto, quello che candidò alle Comunali la D’Addario, poi litigò con B. e dovettero dividerli prima che si menassero e ora vanno d’amore e d’accordo. Ma che ho fatto di male?
Salve, sono un elettore della Basilicata, Pd da sempre, e mettetevi nei miei panni. Già abbiamo la saga dei Pittellas: Gianni va in Senato e lascia il seggio all’Europarlamento al fratello Marcello, ora governatore in Regione dove sta arrivando Domenico, il figlio di Gianni. In più mi toccano Francesca Barra e l’ex sottosegretario berlusconiano Viceconte, e ho detto tutto. Che dite, voto LeU? Ah no, c’è Bubbico, come non detto.
Salve, sono un elettore della Calabria e, a parte il solito esercito di impresentabili, sono affascinato dalla figura di Giacomo Mancini jr., nipote d’arte, che ha già cambiato sei partiti, da sinistra a destra e ritorno: ora, se vince le elezioni, diventa deputato Pd; se perde, entra in Consiglio regionale con Fratelli d’Italia. E, delle due, non so quale sia peggio. Aiutatemi.
Salve, sono un elettore della Sicilia. LeU mi candida il vecchio Capodicasa, appena indagato per le Girgenti Acque. Il Pd mi mette addirittura il rettore di Messina Pietro Navarra, nipote del famigerato dottor Michele, patriarca dei Corleonesi. La destra è inutile che ve la descriva: fa tutto Miccichè, basta la parola. Che faccio, mi ammazzo?
Salve, sono un elettore della Sardegna. FI ricicla l’ex governatore Cappellacci, a giudizio per abuso d’ufficio (scandalo P3) e bancarotta fraudolenta. Il Pd risponde con Manca e Lai, imputati per peculato. Forse mi sparo.
Salve, sono un “elettore d’opinione” che se ne frega del voto di cambio e pure del voto utile: ho sempre camminato con le mie gambe e ragionato con la mia testa, mai chiesto niente di utile o inutile a nessuno. Volevo astenermi, ma poi ho capito che è quello che vogliono i partiti, ben contenti di tenersi i voti che controllano e di liberarsi di quelli che non controllano. Dunque andrò a votare. Per chi? Deciderò all’ultimo, in base al programma e ai candidati che più mi convinceranno. A proposito: sento dire che il mio collegio è “sicuro”. Mi sa che lorsignori si illudono. Sicuro è morto.

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Biotestamento entra in vigore, ecco il vademecum.

Legge biotestamento © ANSA

Flomena Gallo: 'Azioni penali se governi introdurranno imposizioni di coscienza da parte di strutture sanitarie private'.

Dalle indicazioni per redigerlo a quelle per autenticarlo e conservarlo. Dall'Associazione Coscioni arriva un vademecum con tutte le informazioni relative alle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), o Biotestamento, approvata dal Parlamento a fine legislatura ed entrata in vigore. 
- COME FARE IL BIOTESTAMENTO: Le DAT possono essere redatte in diverse forme: si può scrivere un testo di proprio pugno; si può scaricare e compilare un modulo reso disponibile dall'associazione Coscioni; si possono esprimere le volontà attraverso una videoregistrazione e/o con dispositivi tecnologici che consentono alle persone con disabilità di comunicare. E' possibile rinnovare, modificare o revocare le DAT in ogni momento. Il Biotestamento è esente dall'obbligo di registrazione tributaria, dall'imposta di bollo e da qualsiasi altro tributo o imposta.
- IL FIDUCIARIO: La legge auspica (ma non obbliga) che ogni persona, nel momento in cui sottoscrive il proprio Biotestamento, deleghi un fiduciario, una persona in cui pone la massima fiducia, che si assuma la responsabilità di interpretare le DAT contenute nel biotestamento, anche alla luce dei cambiamenti intercorsi nel tempo e di possibili nuove prospettive offerte dalla medicina. Qualsiasi persona maggiorenne e capace di intendere e volere può ricoprire il ruolo di fiduciario accettando la nomina. Il fiduciario dovrà possedere una copia del Biotestamento e avrà quindi il potere di attualizzare, in accordo con il personale sanitario, le disposizioni indicate. Nei casi in cui le DAT appaiano incongrue o qualora emergano nuove terapie, capaci di offrire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita, il fiduciario potrà autorizzare i medici a non rispettare le DAT.
- COME AUTENTICARE IL BIOTESTAMENTO: Con atto pubblico (atto redatto con un funzionario pubblico designato o attraverso un qualsiasi pubblico ufficiale, come un notaio); con una scrittura privata autenticata (da un funzionario pubblico designato dal Comune o da un qualsiasi pubblico ufficiale, come un notaio) custodita dal soggetto; con scrittura privata consegnata personalmente all'ufficio dello stato civile del Comune di residenza (ufficio che, se istituito, provvede all'annotazione in un apposito registro); presso le strutture sanitarie, qualora la Regione di residenza ne regolamenti la raccolta.
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2018/01/31/biotestamento-entra-in-vigore.-associazione-coscioni-istituzioni-vigilino_4c4f7e36-5673-42a5-8181-e55eacb07474.html

Banche Popolari, Renzi e la "soffiata" a De Benedetti: indaga anche Perugia.

Banche Popolari, Renzi e la "soffiata" a De Benedetti: indaga anche Perugia

Caso Renzi-Cdb: Perugia indaga sull'inchiesta. Interrogato Elio Lannutti, il presidente dell’Adusbef, candidato per il M5S.


Non solo il pm Stefano Pesci e il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. 

Ora anche la procura di Perugia, guidata da Luigi De Fichy, indaga sull’acquisto delle azioni delle banche popolari, operato dall’ex presidente del gruppo Espresso Carlo De Benedetti, dopo aver saputo dall’ex premier Matteo Renz, dell’imminente decreto che le trasformava in Spa. 

Come scrive "il fatto quotidiano", un fascicolo è stato aperto dopo l'esposto presentato da Elio Lannutti, il presidente dell’Adusbef, candidato per il M5S, che ha denunciato il presunto insabbiamento nella Capitale. 

L'obiettivo è quindi verificare se vi siano stati comportamenti od omissioni che integrino ipotesi di reato.

Ora bisognerà quindi valutare gli atti dell'intera vicenda che ha portato la procura di Roma a chiedere l'archiviazione del broker Gianluca Bolengom cioè l'uomo che, per conto di De Benedetti, il 16 gennaio 2015, investiva 5 milioni in azioni delle banche popolari con un profitto di 500mila euro. Solo l'uomo di fiducia dell'ex editore finì nei guai. Poi la richiesta di archiviazione.

L'esposto presentato da Elio Lannutti, il presidente dell’Adusbef, ha espressamente chiesto al procuratore De Fichy di "valutare e/o indagare circa la sussistenza degli estremi per avviare un procedimento per responsabilità penale o civile nei confronti dei magistrati" che hanno indagato sul caso Renzi-CdB. Il motivo: ricevuta dalla Consob l'informativa sulla vicenda, la procura di Roma avrebbe aperto un fascicolo modello 45, ossia "atti non costituenti notizia di reato". 

Una procedura, secondo Lannutti, "espressamente vietata dal codice penale e da una circolare del ministero della Giustizia". Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, Lannutti è stato sentito ieri dalla procura di Perugia, che indaga proprio sulla vicenda.

Controllo di tutti i conti correnti bancari e postali: la grande lente del Fisco.




Il controllo dei nostri conti correnti bancari tramite l’anagrafe dei rapporti finanziari, enaostali, di depositi e simili sarà operato dall’Agenzia delle Entrate. Gli istituti di credito saranno tenuti a comunicargli i nostri dati mediante un flusso telematico da inviare periodicamente all’agenzia delle entrate che si chiama appunto anagrafe dei rapporti finanziari e nella sostanza contiene tutte le movimentazioni dei contribuenti che hanno aperti conti correnti o altre posizioni (monte titoli o altro) con istituti i credito.
La finalità antievasione della norma.
Questo per rintracciare i contribuenti da sottoporre a controllo e accertamento nell’ambito delle verifiche fiscali da partell’agenzia: novità introdotta con il Decreto Salva Italia del Governo Monti per la lotta all’evasione fiscale e al nero.
L’articolo 11 del Decreto Salva Italia infatti impone agli istituti di credito, banche, poste, istituti finanziari di comunicare con l’invio telematico tutte le informazioni relative ai conti correnti bancari dei correntisti clienti.
Dovrà essere emanato un apposito regolamento in tal senso che ne disciplinerà le modalità tecniche di compilazione ed invio dei flussi delle movimentazioni bancarie.

Come funzionano le verifiche sui conti correnti bancari.

Il flusso di informazioni tra le banche e l’Agenzia delle Entrate servirà ad indirizzare il controllo e le selezioni dei contribuenti da sottoporre a richieste di informazioni, accertamenti, accessi o verifiche anche se la domanda che ci si potrebbe porre è “nel concreto, come funziona?”, “quali saranno i contribuenti soggetti a controllo?”.
Un’ipotesi potrebbe essere quella di mettere a confronto la colonna dell’estratto conto scalare relativa alle entrate con la somma algebrica dei redditi dichiarati all’interno del 730 o delle dichiarazioni e, laddove evidenzino delle differenze superiori ad un certa soglia, far scattare la verifica. Tuttavia sta per uscire il provvedimento che dovrebbe definitivamente disciplinare l’utilizzo che l’agenzia delle entrate può fare con le risultanze delle comunicazioni che banche ed istituti di credito dovranno effettuare e che, in estrema sintesi sarà quello di selezionare solo un insieme di contribuenti che presentano degli indici di movimentazione finanziaria anomali e per questo finiranno sotto una lente più grande del fisco. Ma non saranno oggetto di apposita e specifica indagine finanziaria se non con le stesse modalità che c’erano anche prima.

Come fa l’agenzia delle entrate a controllare i conti correnti.

Con un il Sistema di interscambio dati (Sid) l’Agenzia delle Entrate recepisce le comunicazioni di tutti gli istituti di credito, banche, poste italiane e operazioni finanziarie su conto deposito titoli e/o obbligazioni; conto deposito a risparmio libero/vincolato; gestione collettiva del risparmio; gestione patrimoniale; certificati di deposito e buoni fruttiferi; cassette di sicurezza; carte di credito/debito; crediti di firma; finanziamenti; fondi pensione, flussi informatici in cui sono raccolte le informazioni sui consumi di milioni di contribuenti che passano sui conti correnti e il cui fine è quello di stabilire se il reddito dichiarato è in linea con le spese sostenute da ognuno di voi. Tutti questi dati andranno a confluire in un sistema dal nome simpaticissimo, Serpico, che andrà ad analizzare le movimentazioni in entrata e uscita.
Saranno pertanto controllati i saldi iniziali e finali del contribuente è in particolare i pagamenti effettuati con carta o con bancomat, gli addebiti e gli accrediti diretti sul conto corrente ma soprattutto i prelevamenti in contanti perché in realtà una delle cose che più interessa e su cui hanno più potere sono proprio questi in quanto con lo strumento del redditometro successivamente andranno a verificare se ci sono scostamenti e laddove vi siano e siano maggiori di una certa soglia allora quei prelevamenti in contanti saranno la base per la rideterminazione del reddito imponibile che il fisco considera da voi come quello presunto e su cui andranno ad applicarci le imposte, con sanzioni ed interessi.

Ricavi non dichiarati al fisco.

Altro campanello d’allarme sarà ovviamente qualora da questi controlli vi siano entrate non dichiarate o non fatturate. Certamente non credo che vadano a contestare magari il regalo di mille o due mila euro fatto dal padre al figlio per la laurea o per comprare il motorino però vi segnalo che rappresentano comunque punti di osservazione.
Le esclusioni.
Le esclusioni riguarderanno  i finanziamenti personali, i crediti e le garanzie personali ed i fondi pensioni che tanto sono già oggetto di controllo del redditometro per cui anche qui siete controllati mentre restano sotto controlli anche i depositi, i portafogli con strumenti finanziari, i titoli di Stato, i derivati, acquisti di oro e metalli preziosi.

Le tempistiche delle comunicazioni delle banche: 31 marzo di ogni anno.

L’intervallo delle comunicazioni che effettueranno le banche il 31 ottobre sui dati relativi al periodo d imposta 2011, mentre il 31 marzo 2014 per le movimentazioni  avvenute dal primo gennaio al 31 dicembre 2012 e così via per ciascun anno. Questi però sono termini prorogati in quanto la scadenza naturale dell’adempimento è previsto per il 20 aprile dell’anno successivo a quello oggetti di controllo.
Oltre a questo ricordo brevemento che con il Decreto Salva Italia è prevista anche l’introduzione nel reato penale di false autocertificazioni e con questo si intende non solo la falsificazione di documento ma anche attestazioni e false risposte ai questionari dell’agenzia delle entrate. Ora v’è anche da dire che un contribuente alle prese con il diritto tributario e la complessità della materia potrebbe essere indotto in errore, ma si spera sempre che vi sia un’accoglienza ed una disponibilità da parte degli operatori dell’agenzia tesa a prendere in considerazione la buona fede dal contribuente rispetto invece ai veri evasori fiscali…
Quando scatta il penale per reati fiscali.(articolo di approfondimento)
Si potrebbe pensare ad una violazione della privacy in quanto non tutti hanno piacere a sapere che c’è chi può guardare tutte le sue movimentazioni bancarie, con accesso alle informazioni non solo numeriche bensì anche qualitative ossie dove è stato effettuato un acquisto o sostenuta una spesa, ma c’è da sperare che l’analisi preliminare si fermi solo all’importazione delle informazioni numeriche. Il principio però che deve animare questo genere di riflessioni a mio avviso è sempre lo stesso: se non si ha nulla da nascondere non bisogna temere che vi siano sguardi indiscreti sulle proprie abitudini di acquisto e che esulano dalla reale finalità della legge, che è quella di recuperare reddito imponibile dichiarato dal contribuente e impedire il nero.

Il dramma dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente.

Vi riporto la sintesi della sentenza numero 9535 del 29 aprile 2011 (udienza del 10 febbraio 2011) Corte di cassazione, sezione tributaria in cui la rivista telematica dell’agenzia delle entrate afferma che il DPR n. 600 del 1973, art. 38, non impedisce, pure in presenza di dichiarazione formalmente regolare, l’accertamento in rettifica in forza di valutazioni condotte sulla base di presunzioni gravi, precise e concordanti, come nella specie. Infatti nel processo tributario, nel caso in cui l’accertamento effettuato dall’ufficio finanziario si fondi su verifiche di conti correnti bancari, è onere del contribuente, a carico del quale si determina una inversione dell’onere della prova, dimostrare che gli elementi desumibili dalla movimentazione bancaria non siano riferibili ad operazioni imponibili, ovvero che abbiano già scontato l’imposta, mentre l’onere probatorio dell’Amministrazione è soddisfatto, per legge, attraverso i dati e gli elementi risultanti dai conti predetti (cfr. anche Cass. n. 4589 del 26/02/2009, n. 1739 del 2007).
La documentazione bancaria rinvenuta durante i controlli è utilizzabile dall’amministrazione finanziaria per l’accertamento fiscale ma essendo solo degli indizi che devono essere supportati da altri elementi sono presunzioni relative.

Sistema degli strumenti contro la lotta all’evasione.

Anche se sarà oggetto di un futuro articolo dedicato agli strumenti del legislatore fiscale per la lotta all’evasione fiscale, qui si può dire che con l’introduzione della comunicazione da parte delle banche degli estratti conto bancari (o solo movimentazioni bancarie, questo è ancora da chiarire) il sistema degli strumenti alla lotta all’evasione dovrebbe chiudersi in quanto questo era forse l’ultimo baluardo da abbattere per permettere ai verificatori e accertatori di avere tutti i dati a disposizione per ricostruire ragionevolamente il comportamento fiscale del contribuente.
Giurisprudenza a nostro favore.
Vi riporto inoltre il testo di una sentenza (n. 21132 del 13 ottobre 2011 del 7 luglio 2011, Corte di cassazione, sezione tributaria – Pres. Bognanni, Rel. Botta in materia di iva in cui si chiarisce che in tema di Iva, l’utilizzazione dei dati acquisiti presso le aziende di credito, ai sensi del Dpr n. 633 del 1972, art. 51, comma 2, n. 2, non è subordinata alla prova che il contribuente eserciti attività d’impresa (o di lavoro autonomo): infatti, se non viene contestata la legittimità dell’acquisizione dei dati risultanti dai conti correnti bancari, i medesimi possono essere utilizzati sia per dimostrare l’esistenza di un’eventuale attività occulta (impresa, arte o professione) sia per quantificare il reddito ricavato da tale attività, incombendo al contribuente l’onere di dimostrare che i movimenti bancari che non trovano giustificazione sulla base delle sue dichiarazioni non sono fiscalmente rilevanti” (Cass. n. 9573 del 2007). La medesima presunzione opera per le imposte dirette ai sensi dell’art. 32, comma primo, n. 7) del Dpr 29 settembre 1973, n. 600.
Altra importante sentenza letta il 23 marzo 2015 sul sole24ore èdella Corte Costituzionale che si è sulla questione di legittimità costituzionale dell’art. 32, co. 1, numero 2, secondo periodo del D.P.R. 600/73, per come modificato dall’art. 1 della Legge n. 311/2004 (nel prosieguo “Finanziaria 2005”) e che in estrema sintesi argomenta sulla presunzione legale secondo cui i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito di rapporti finanziari costituirebbero ricavi o compensi qualora il contribuente non ne indichi il beneficiario o se non risultino dalle scritture contabili.
Nella pratica si impedisce quasi di prelevare al professionista in quanto se cosi fate l’agenzia delle entrate potrebbe tassarvi il prelievo ai fini dell ‘Irpef Irap e Iva. La corte dichiarano “l’illegittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo pe­riodo del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600…come modificato dalla…legge 30 dicembre 2004, n. 311…limitatamente alle parole «o compensi»” Vi consiglio comunque di leggerla.
Aggiornamento 2013: grazie anche all’opera di sensibilizzazione e di informazione di questo sito si è riusciti a rivedere le originali funzionalità di questo strumento che a mio avviso era al limite della lesione del diritto della privacy e si è arrivati a definire una bozza di provvedimento che sancisca definitivamente che il controllo dei conti correnti bancari e postali attuato dall’agenzia delle entrate attraverso la anagarafe dei conti correnti servirà solo ad individuare dei cluster o insieme di contribuenti da sottoporre successivamente ad indagini finanziarie e fiscali. In pratica non si andranno ad analizzare analiticamente ciascun conto corrente bensì sulla base di parametri di congruenza  si attiveranno degli alert nei database e si formeranno delle liste di contribuenti che saranno accertati con maggiore probabilità rispetto ad altri. Non sarà poi possibile analizzare le singole con maggiore facilità rispetto a prima.
Nuova sentenza 2014 contro il redditometro.
Segnaliamo la sentenza 6 ottobre 2014, n. 228 della Corte Costituzionale che elimina la presunzione di imponibilità dei prelievi non giustificati da sportello per i lavoratori autonomi accertati ex articolo 32 del DPR 600 del 1973. In passato infatti e non poche vittime ha mietuto questa presunzione legale in forza della quale e con molta scioltezza si prendevano gli estratti conto, si andava a guardare i prelievi effettuati sul conto corrente e si sosteneva che quelli sarebbero andati a remunerare fornitore pagati in nero per cui non sapendo di colpire si colpiva colui che aveva prelevato i soldi dallo sportello, applicando l’aliquota dell’imposta Irpef e affermando che quelle erano imposte evase. A queste si aggiungevano sanzioni ed interessi in forza dell’art. 32, D.P.R. n. 600 del 1973. Inutile dire poi che dietro quelle due parole “non giustificati” ci potrebbe essere dietro un modo di interpretazioni a cui si sono susseguite interpretazioni, sentenze etc etc.

Le altre misure e gli strumenti nella lotta all’evasione.

Oltre alle misure messe a punto dal Decreto Salva Italia il sistema degli strumenti della lotta all’evasione era già stato rinnovato dalle precedenti manovre del 2010 e del 2011. Parlo in primis del nuovo redditometro e dell’accertamento sintetico ma soprattutto dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente, che di fatto ha consegnato il manico nella mani del Fisco attribuendo assoluto potere nella rideterminazione del reddito imponibile del contribuente che, in base ad una stima statistica del fisco, deve provare con enorme difficoltà in molti casi che quella ricostruzione in realtà non corrisponde al vero.
E’ il caso anche per le società ed i professionisti titolari di partita Iva degli studi di settore e dell’inasprimento delle pene connesse alle violazioni tributarie e alla possibilità di procedere ad accertamento anche in caso di corretta compilazione dello studio ma in presenza di un reddito imponibile dichiarato in Unico superiore al 10% del reddito accertato in caso di diversa compilazione dello studio.
Anche per quello che concerne l’esecutività dell’accertamento viene abbandonata la previsione di esecutività dopo l’iscrizione al ruolo in quanto l’atto di accertamento diviene esecutivo subito dopo i 60 giorni dalla notifica. Per ulteriori approfondimenti potete prendere spunto anche dalla circolare numero 83607/2012 del 19 marzo 2012 della Guardia di Finanza.
Pignoramento dei conti correnti bancari e postali.
Leggi anche articolo su Pignoramento e confisca dei conti correnti bancari o postali per vedere come e quanto evitare che Equitalia pignori i vostri conti correnti bancari o postali o confischi beni mobili e immobili dove per beni deve intenerii l’accezione più ampia ricomprendendo anche azioni, quote o partecipazioni.
Limiti all’uso del contante e spesometro: le altri armi per scovare gli evasori.
Oltre a questo c’è sempre da ricordare anche due altri importanti strumenti di raccolta di tutte le informazioni disponibili sui comportamenti del contribuente: lo spesometro, ossia la comunicazione delle operazioni effettuate dai contribuenti titolari di partita Iva e la riduzione all’utilizzo del contante che scende la cui soglia di tracciabilità del contante scende al di sotto dei mille euro.
MONEY TRANSFER.
Vi sono poi altri strumenti per esportare denaro all’estero; molto utilizzato è il Money Tranfer di cui vi segnalo l’articolo di approfondimento dedicato proprio alla Guida al Money Transfer
Ulteriori punti.
Le indagini bancarie dovranno supportare un accertamento e potranno servire per rettificare eventualmente i dati a cui è arrivata l’agenzia delle entrate. Il primo punto che vi potranno contestare saranno i prelievi che, paradosso, sono usati per determinare quanto avete evaso per loro, ossia prelievo 100, evado 100, pago le tasse più sanzioni su 100. Per cui dovrete dimostrare chi erano effettivamente i beneficiari di quel prelievo (io per esempio talvolta prelevo prima di andare al ristorante o uscire e non pago sempre con la carta per cui, a distanza di anni non è per niente facile dimostrare che sei andato al cinema o al ristorante e hai pagato in contanti…impossibile se non per un malato mentale che si tieni in fila tutti gli scontrini da quando è nato; il che mi fa sospettare di problemi mentali e non di evasione fiscale.
Inoltre le movimentazioni bancarie dovranno essere acquisite all’interno di una indagine autorizzata pena la nullità dell’accertamento qualora l’agenzia delle entrata ne sia entrato in possesso (escluso il caso in cui non siate state voi a consegnargliele spontaneamente) autorizzazione.
Novità 2017: Condono sui prelievi ed incassi.
Vi segnalo le importanti novità contenuti nella Manovra economica di bilancio 2017 sul tavolo per gli evasori fiscali che potranno beneficiare del condono chiamato Voluntary Disclosure che consentirà dietro un forte risparmio di imposta di riportare i soldi in patria o di regolarizzare prelevamenti da sportello finalizzati a pagamenti in nero.

Riferimento normativo.

Il riferimento normativo è contenuto nell’articolo 11 del Decreto legge 201 del 2011 anche ribattezzato Decreto Salva Italia 2012 intitolato emersione della base imponibile e più in particolare dell’articolo 11 comm 6 che recita: “6. Nell’ambito dello scambio informativo previsto dall’articolo 83, comma 2, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l’Istituto Nazionale della previdenza sociale (INPS) fornisce all’Agenzia delle entrate ed alla Guardia di finanza i dati relativi alle posizioni di soggetti destinatari di prestazioni socio-assistenziali affinché vengano considerati ai fini della effettuazione di controlli sulla fedeltà dei redditi dichiarati, basati su specifiche analisi del rischio di evasione.
Successivamente nel 2015 è stata emanato apposito provvedimento Provvedimento 28 maggio 2015 – Dati oggetto della comunicazione che recita “Gli operatori finanziari, indicati all’articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, comunicano all’Anagrafe Tributaria, a decorrere dal 2014, la giacenza media annua unitamente alle informazioni relative ai saldi e ai movimenti dei rapporti finanziari previste dal provvedimento del 25 marzo 2013 sulla base della tabella che costituisce l’allegato n. 1 al presente provvedimento.”
Già il provvedimento 25 marzo 2013 indicava che dovevano essere comunicato annualmente le seguenti informazioni, relative alla tipologia di rapporti contenuti nell’allegato 1, attivi nel corso dell’anno di riferimento:
a) i dati identificativi del rapporto, compreso il codice univoco del rapporto, riferito al soggetto persona fisica o non fisica che ne ha la disponibilità, inclusi procuratori e delegati, e a tutti i cointestatari del rapporto, nel caso di intestazione a più soggetti;
b) i dati relativi ai saldi del rapporto, distinti in saldo iniziale al 1° gennaio e saldo finale al 31 dicembre, dell’anno cui è riferita la
comunicazione;
c) per i rapporti accesi nel corso dell’anno il saldo iniziale alla data di apertura, per i rapporti chiusi nel corso dell’anno il saldo
contabilizzato antecedente la data di chiusura;
d) i dati relativi agli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare ed avere per ogni tipologia di rapporto come indicato nella tabella allegato 1, conteggiati su base annua.