martedì 19 agosto 2025

Il vertice di Washington. - Giuseppe Conte

 

Il vertice di Washington conferma la seria difficoltà di porre fine al conflitto russo-ucraino con un onorevole compromesso tra i vari attori in campo, protagonisti e comprimari.
Trump sta provando in tutti i modi a promuovere un accordo di pace per rispettare l’impegno preso con gli elettori americani e dimostrare nei fatti quel che ripete da tempo: che se fosse stato lui al posto di Biden la guerra non sarebbe nemmeno iniziata.
Putin, dopo avere aggredito l’Ucraina, ha approfittato dell’incontro con Trump in Alaska per chiarire che il compromesso di pace deve tener conto dei rapporti di forza mutati sul campo di battaglia e per dimostrare che la Russia non può essere espulsa dal consesso internazionale. Ne è uscito con la prospettiva di rilanciare gli scambi con gli Stati Uniti e ha posto le sue condizioni per definire un nuovo ordine internazionale.
Zelensky si ritrova con un popolo stremato da una guerra affrontata anche grazie alla falsa promessa che i Paesi Nato lo avrebbero sostenuto all’infinito, sia sul piano militare sia sul piano finanziario.
E poi ci sono i leader europei, che per tre anni hanno provato a convincerci che l’unica, possibile strategia fosse inseguire la vittoria militare sulla Russia, essendo completamente inutile investire su un percorso diplomatico. Il fallimento maggiore è il loro, perché sono costretti a prendere atto di quel che anche i comuni cittadini hanno sempre saputo: che la Russia, nient’affatto isolata, rimane un player globale con cui è imprescindibile misurarsi. Con la particolarità, che se il fronte oltranzista guerrafondaio non avesse sabotato i negoziati di Istanbul del marzo-aprile 2022, sicuramente il compromesso concluso a caldo dell’aggressione russa sarebbe stato ben più protettivo degli interessi ucraini di quello che si prospetta adesso che la Russia ha prevalso sul campo.
Adesso i leader europei, completamente disorientati, stanno agendo in ordine sparso, come dimostrano le proposte estravaganti in tema di “garanzie di sicurezza”. Francia, Regno Unito e Germania insistono per l’invio di truppe nel teatro di guerra, ipotesi che mesi fa aveva fatto scattare l’allarme nelle cancellerie di mezza Europa e che adesso viene accolta come il male minore. Poi c’è la proposta del duo Meloni-Fazzolari, di estendere anche all’Ucraina, la garanzia di protezione di cui all’art. 5 del Trattato Nato. Anche questa era stata ventilata mesi fa,creando il panico in Europa e negli Usa: significava per la Nato smetterla con la guerra per procura ed entrare direttamente in guerra contro la Russia. Una follia. Adesso viene riproposta, ma per offrire garanzie future. Questo significa che l’Ucraina verrebbe a godere, in prospettiva, della solidarietà militare dei Paesi Nato, come fosse un membro dell’Alleanza atlantica, pur rimanendo estranea ad essa. Ma è ragionevole prevedere che Putin - che ha conseguito vantaggi sul campo e che è ossessionato dall’estensione della Nato ai propri confini – accetti ora le truppe europee o della Nato ai propri confini? È ragionevole estendere all’Ucraina i vantaggi dell’appartenenza alla Nato senza neppure pretendere gli oneri militari e finanziari che questa adesione comporta, creando un pericoloso precedente e il rischio di allargare sempre più, nel mondo, l’area dei conflitti armati? Che succederà quando altri Paesi chiederanno anch’essi il privilegio dell’art. 5 della Nato, senza adesione formale? Può essere davvero questo uno strumento efficace per estendere l’area di influenza geo-politica della Nato e assecondarne l’espansione?
La verità è che il deficit di politica sta precipitando l’Europa nell’irrilevanza e il mondo intero nel caos, senza che si intraveda all’orizzonte la possibilità di costruire un nuovo ordine politico e giuridico mondiale, basato su una prospettiva multipolare.

Dobbiamo inventarci un'altra favola della buona notte. - da Francesco Dall'Aglio

 

Nelle due foto che ho malignamente messo insieme non c'è assolutamente nulla di divertente o buffo. C'è la tragedia di un popolo al quale negli ultimi cento anni è stato raccontato (e qualcuno ci ha pure creduto) di essere l'anti-Russia o l'anti-URSS, che per molti è lo stesso, e l'antemurale della civiltà occidentale contro la barbarie che viene dall'Est, ultima favola di secoli di sfruttamento da parte di lituani, polacchi, russi, turchi, inglesi, tedeschi (nazisti o meno), americani ed "europei", e puntualmente mollato o travolto dal crollo degli "amici". E c'è la tragedia di un continente intero che non è più in grado di pensare, proporre, discutere, immaginare, che ripete formulette consolatorie per convincersi di contare ancora qualcosa, di essere in grado di imporre qualcosa agli altri, e soprattutto di avere ragione, di essere buono, morale, giusto, meglio di tutti gli altri. E che ora può aggiungere alla lista delle consolazioni anche quest'ultima, quella definitiva e perfetta: la guerra era vinta, stravinta, il nemico battuto e umiliato, ma proprio quando mancava mezz'ora al da francesco trionfo finale ecco che un altro cattivo (sono tutti cattivi tranne noi, lo sappiamo, e tutti sbagliano tranne noi che non sbagliamo mai, perché siamo sempre nel giusto) ha regalato la vittoria alla Russia. E questa sarà la solfa che ci sentiremo ripetere nei mesi e negli anni a venire, perché in qualche modo da questa storia bisognerà venirne fuori e non essendo noi più in grado di venirne fuori col ragionamento e con l'analisi degli errori fatti (sempre gli stessi: sostituite Ucraina a Iraq, Afghanistan, ex-Jugoslavia, Libia...) dobbiamo inventarci un'altra favola della buona notte.da Francesco Dall'Aglio

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Realpolitik. Fra Trump e Putin niente complotto: Donald conosce la realtà. Alessandro Orsini

 

Tutti si interrogano sulla ragione per cui Trump ha assunto un atteggiamento morbido verso Putin in Alaska.
Nessun complotto, nessun tradimento: la risposta è di una semplicità sconvolgente.
Trump ha abbracciato le richieste di Putin perché, dati empirici alla mano, ha preso atto che la Russia non può essere sconfitta.
Ha preso atto che tutti i tentativi di vincere la guerra sono stati vani. Trump ha preso atto che la Nato ha dato all’Ucraina:
1) carri armati Abrams, Leopard, Challenger;
2) missili Himars, Scalp, Atacms e Storm Shaodow;
3) sistemi di difesa anti-aerea Patriot e Samp/T;
4) bombe a grappolo e munizioni a profusione;
5) caccia F-16.
Trump ha preso atto che la Nato, per armare la controffensiva ucraina iniziata il 5 giugno 2023, ha svuotato i propri magazzini.
Trump ha preso atto che quella controffensiva è stata un fallimento colossale e ha preso atto che la Nato non è in grado di armarne un’altra. Poi ha preso atto che la Russia non fa altro che avanzare e che Putin ha puntato le sue bombe atomiche sull’Ucraina. Trump ha anche parlato con i migliori analisti della Casa Bianca, i quali gli hanno confermato che Putin non bluffa:
in caso di necessità, colpirebbe l’Ucraina con le testate nucleari.
Trump ha preso atto che i consensi di Putin sono alle stelle e che tutti i russi odiano la Nato nel modo più feroce possibile. Trump ha preso atto che – parola di Mark Rutte – l’industria militare della Russia sovrasta quella della Nato; ha preso atto che l’Italia ha 50 carri armati operativi e che l’esercito francese e tedesco versano in condizioni altrettanto penose, tant’è vero che l’Unione europea ha dovuto riarmarsi urgentemente.
Trump ha preso atto che l’Europa non ha difesa aerea dai missili più avanzati della Russia, che la Cina è dalla parte di Putin, che le sanzioni non funzionano e che la guerra in Ucraina ha mandato la Germania in recessione.
Trump ha preso atto che le sanzioni secondarie rischiano di distruggere i rapporti tra l’India e gli Stati Uniti. Durante il vertice in Alaska, Trump è giunto alla conclusione che rimane una sola strada: inviare soldati americani in Ucraina.
Quanti? Tantissimi giacché la Russia ha 1,3 milioni di soldati.
Siamo giunti all’altra domanda su cui tutti si rompono la testa: perché Trump ha abbandonato la richiesta del cessate il fuoco? Anche in questo caso, la risposta è di una semplicità imbarazzante.
Trump ha abbandonato l’idea del cessate il fuoco perché l’Europa ha giurato solennemente che, se anche la Russia avesse accettato il cessate il fuoco, ella, l’Europa, non avrebbe fatto nessuna concessione alla Russia.
Con questo atteggiamento iper-oltranzista,
l’Europa e Zelensky hanno spogliato Trump della possibilità di chiedere il cessate il fuoco.
Trump è giunto alla seguente conclusione: “Se l’Europa non vuole concedere niente, allora questo cessate il fuoco che cosa lo chiedo a fare?”.
Trump ha cambiato posizione sul cessate il fuoco perché l’Unione europea ha dichiarato che, durante il cessate il fuoco, avrebbe continuato a chiedere a Putin la resa senza condizioni.
L’Unione europea ha bisogno che la guerra vada avanti a bassa intensità per giustificare il suo piano di riarmo.
Le sfugge la strategia di Putin. L’Europa non ha capito che la guerra in Donbass sarà accompagnata dal bombardamento di Kiev.
Se in Donbass si combatterà per i prossimi tre anni, Kiev subirà altri tre anni di bombardamenti. Quanto maggiore sarà il tempo per la conquista del Donetsk, tanto più grande sarà la distruzione di tutta l’Ucraina.

Oggi è morta l'Unione Europea. Giovanni Salamone

 

Oggi è morta definitivamente l’Unione Europea per mano di un branco di incompetenti, servi e dilettanti allo sbaraglio. Mai nella storia in Europa avevamo avuto una classe governativa così imbarazzante.

Sono arrivati a un appuntamento cruciale per dire "esistiamo anche noi" con zero carte da giocare. Ci vuole davvero talento per ridursi così. A tratti hanno fatto anche pena.

Praticamente l'unica cosa che sono stati in grado di dire per tutto il tempo alla Casa Bianca è stata "cessate il fuoco", ripetuto a pappagallo a turno da tutti. Sembravano dei robottini telecomandati, che parlavano a turno sotto ordine del padrone con le mutande sporche. Se avete qualche minuto andate a guardare le facce di Ursula, Meloni, Macron, Merz, Rutte e company.

Sono andati a fare una gita a Washington per sentirsi dire, anche da Trump che piaccia o meno, che le condizioni le detta la Russia. Uno sberlone politico di queste dimensioni forse è paragonabile a quello preso dalla Germania dopo la seconda guerra mondiale.

Da segnalare anche la mappa in bella vista con la quale gli imbecilli di Bruxelles sono stati accolti alla Casa Bianca. Giusto per ribadire come stanno le cose. E le cose stanno che la Russia ha vinto e l'occidente ha perso. Trump nonostante tutto lo ha capito. Quegli idioti che dipendono da Ursula no. Ed è drammatico!

T.me/GiuseppeSalamone 

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lunedì 18 agosto 2025

Vincenzo Costa - Verso la guerra.

 

Comunque vada oggi inizia il processo di disgregazione sia della NATO sia della UE.

Se i leaders europei si allineano ammettono di parlare a vanvera e la loro irrilevanza.

Se non si allineano Trump lascerà a loro il compito di portare la Russia "alla resa", come dice la Picierno e suggerisce anche Provenzano. E buona fortuna.

A quel punto alcuni leaders e alcuni paesi (i volenterosi) sono di fatto in guerra con la Russia. Gli usa inizieranno a ritirare le loro truppe dall'Europa.

La Meloni dovrà scegliere tra questi leaders e Trump. Credo si sgancerà dai volenterosi. Gli USA non lasceranno il territorio italiano e manterranno le loro basi in Italia. Gli serve per il mediterraneo. L'Italia non sarà toccata dalla guerra.

A Spagnoli, slovacchi e ungheresi di fare una guerra non importa davvero. A quel punto la UE e la nato di fatto non esistono più. Al massimo rimangono carrozzoni vuoti.

A quel punto, dato che gli ucraini (quelli reali) non vogliono e non possono più combattere, gli europei volenterosi dovranno combattere, senza il sostegno americano e pagando per le armi che questi forniranno.

Tutti gli amici che si sono ubriacati di retorica saranno accontentati.

Perché parlano di "pace giusta" intendendo che la Russia si arrenda dopo centinaia di miglia di morti. Se fossero meno ipocriti parlerebbero chiaro: la loro pace giusta e' la guerra.

Se l'Europa vuole la guerra, ed è chiaro che vuole solo quello (la Kallas è stata chiarissima), avrà la guerra.

*Post Facebook del 18 agosto 2025

*Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell'esperienza (biennio magistrale). Si è laureato in filosofia all'Università Statale di Milano con lode.

LE UNICHE PAROLE SENSATE VENGONO DAL GEN. DELLA FOLGORE MARCO BERTOLINI. -

 

“Rendiamocene conto prima, soprattutto per il bene dei nostri figli e di chi verrà dopo di noi, perché dopo sarà troppo tardi. La UE di Ventotene, di Spinelli e della Pace, non esiste più, se mai fosse esistita. È morta con il sostegno guerrafondaio dato all'Ucraina e con la guerra contro la Federazione Russa. Ora è nelle mani di luridi avventurieri che, per proprio tornaconto e vile danaro, si riuniscono sotto il comando di una nazione, il Regno Unito, che ha ripudiato l'Europa unita fuoriuscendone con un referendum ed ora, mettendosi a capo dei restanti Paesi europei, vuole portarci tutti in guerra per realizzare il suo obiettivo storico, quello di distruggere la Russia per smembrarla in tanti piccoli stati vassalli e depredarne con il loro classico spirito colonialista le sue immense risorse.
Le elites europee, immemori delle catastrofi verso cui sono andati incontro tutti coloro che, dalla Confederazione polacco-lituana nel 1632-1634 all'Impero svedese nel 1788-1790 , da Napoleone nel 1813 a Hitler nel 1941, hanno tentato di conquistare i territori russi, oggi vorrebbero di nuovo attaccare la Russia portando ancora una volta guerra e distruzione in Europa.
Il paradosso è che questa guerra la vogliono tutti coloro che hanno sbandierato fino ad ora i colori della pace e ciarlato di Europa di Pace, di Libertà e di Democrazia proprio nel momento in cui USA e Federazione Russa stanno trovando un accordo di pace. Falsi, più falsi di una banconota da 1€.
Per questo motivo spero vivamente che questa orribile U.E, oligarchica, guerrafondaia, autoritaria e antipopolare, fallisca presto e che Stati veramente sovrani trovino forme di collaborazione e cooperazione diverse da quelle attuali tendenti alla Pace e al benessere sociale ed economico dei loro cittadini.”

domenica 17 agosto 2025

Per i media mainstream il vertice Putin – Trump è fallito: e invece ecco perchè è stato un successo verso la pace. - Di Tarik Cyril Amar, Rt.com

 

Di Tarik Cyril Amar, Rt.com

Non aspettatevi che i media mainstream occidentali, i politici dell’Europa NATO-UE o il regime di Zelensky ed i suoi surrogati lo ammettano, ma non c’è dubbio che il vertice in Alaska tra i presidenti russo e americano sia stato un successo. Non è stata una svolta, ma chiaramente è stato qualcosa di più di un evento del tipo “è positivo che almeno stiano parlando”.

Non è stato paragonabile all’incontro di Ginevra tra il presidente russo Vladimir Putin e l’allora presidente americano Joe Biden nel 2021, che era destinato a fallire a causa dell’arrogante intransigenza dell’amministrazione Biden.

Fondamentalmente, stavolta entrambe le parti – no, non solo una – hanno ottenuto ciò che gli esperti occidentali amano definire “vittorie”: gli Stati Uniti hanno dimostrato agli europei dell’UE-NATO che sono loro e solo loro a decidere quando e come parlare con la Russia e con quali obiettivi. I vassalli europei trovano difficile da comprendere perché si tratta di una vera e propria attuazione della sovranità, qualcosa che non hanno e non vogliono più.

La Russia, da parte sua, ha dimostrato di poter negoziare mentre i combattimenti continuano e di non avere alcun obbligo giuridico o morale – né alcuna pressione pratica – di cessare i combattimenti prima che i negoziati producano risultati che ritenga soddisfacenti.

Il fatto che sappiamo così poco – almeno a questo punto – sul contenuto specifico e dettagliato dei colloqui al vertice e sui loro risultati è, in realtà, un segno di serietà. È così che funziona la diplomazia degna di questo nome: con calma, riservatezza e pazienza, prendendosi il tempo necessario per ottenere un risultato dignitoso e solido.

In tale contesto, il rifiuto esplicito del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di rendere pubblici i punti di disaccordo che permangono e che hanno impedito per ora una svolta è un segnale molto positivo: è chiaro che egli ritiene che tali punti possano essere chiariti nel prossimo futuro e che quindi meritino discrezione.

Tuttavia, abbiamo alcuni indizi che consentono di avanzare ipotesi plausibili sull’atmosfera del vertice: non sorprende che entrambi i leader non abbiano nascosto il loro rispetto e persino la loro cauta simpatia reciproca. Anche questo è positivo, come lo è sempre stato. Ma di per sé ciò non può portare a un accordo sull’Ucraina o a una più ampia politica di normalizzazione (o forse anche a una nuova distensione, se siamo tutti molto fortunati). Per questo, sia Trump che Putin sono troppo seri nel difendere gli interessi nazionali.

Ancora più significativo è il fatto che, subito dopo l’incontro, Trump abbia utilizzato un’intervista alla Fox News per affermare tre cose importanti. Ha confermato che sono stati compiuti “molti progressi”, ha riconosciuto che il presidente russo vuole la pace e ha detto a Zelensky di “concludere un accordo”. Quando Putin, in una breve conferenza stampa, ha avvertito Bruxelles e Kiev di non cercare di sabotare i colloqui, Trump non ha contraddetto il leader russo.

Gli eventi commemorativi che hanno accompagnato il vertice hanno trasmesso più di un messaggio. Onorare pubblicamente l’alleanza americano-russa (allora sovietica) della Seconda guerra mondiale implicava ovviamente che i due paesi avessero allora cooperato intensamente al di là di un profondo divario ideologico, che oggi non esiste più.

Ma probabilmente c’era un secondo messaggio sottile: un altro alleato della Seconda guerra mondiale, spesso ingiustamente “dimenticato” (secondo le parole dello storico Rana Mitter), era, dopo tutto, la Cina.

In questo senso, il ricorso deliberato e ripetuto di Putin alla memoria della cooperazione tra Washington e Mosca era anche un ulteriore segnale che la Russia non sarebbe stata disponibile ad alcuna fantasia “”Kissinger alla rovescia” volta a dividere il partenariato Mosca-Pechino.

Trump ha già avuto colloqui telefonici con Kiev e con le capitali dell’UE. Anche in questo caso, sappiamo poco. Tuttavia, è interessante notare che nulla di ciò che abbiamo sentito su queste conversazioni indica un altro cambiamento di opinione da parte di Trump. Almeno per ora, il presidente americano sembra lasciare poche speranze ai bellicisti europei e al regime di Kiev che si schiererà nuovamente contro Mosca. Secondo alcune fonti, Trump potrebbe aver modificato la sua posizione avvicinandosi a quella della Russia, preferendo i colloqui di pace alla richiesta ucraina di concentrarsi prima solo su un cessate il fuoco.

Ciò ha senso, soprattutto perché loro e i media mainstream allineati con loro non riescono a smettere di dare lezioni a Trump su quanto lo considerino credulone. C’è da sperare che il presidente degli Stati Uniti ne abbia abbastanza di Zelensky, Bolton, del New York Times e compagnia bella che gli dicono pubblicamente che è uno sciocco che sta per farsi ingannare dai cattivi russi. La punizione adeguata per queste offensive sciocchezze è assicurarsi che i loro stessi autori si rivelino del tutto irrilevanti.

Questa è la questione più importante per il futuro di ciò che è stato avviato con successo (o, in realtà, continuato pubblicamente) al vertice in Alaska.

La Russia è stata estremamente coerente e non dà alcun segno di voler diventare meno prevedibile. Ma l’Occidente è stato litigioso e instabile. Questo è il momento in cui Washington deve attenersi a un percorso di normalizzazione con Mosca, indipendentemente da ciò che vogliono i suoi clienti europei e il regime ucraino.

Ironia della sorte, non ascoltarli troppo, se necessario, è la cosa migliore anche per i loro cittadini.

Di Tarik Cyril Amar, Rt.com

16.08.2025

Tarik Cyril Amar. Storico tedesco che lavora presso l’Università Koç di Istanbul, esperto di Russia, Ucraina ed Europa orientale, storia della Seconda guerra mondiale, guerra fredda culturale.

Fonte: https://www.rt.com/news/623066-alaska-summit-success-last/Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org


https://comedonchisciotte.org/per-i-media-mainstream-il-vertice-putin-trump-e-fallito-e-invece-ecco-perche-e-stato-un-successo-verso-la-pace/