sabato 30 gennaio 2021

“Così si va a sbattere”: dentro Iv si teme ancora lo strappo. - Giacomo Salvini

 

Delusi - Dopo il Colle: “Matteo ha fatto il contrario di ciò che aveva detto”.

Martedì notte, nella riunione dei gruppi parlamentari in vista delle consultazioni del giorno dopo, gli avevano chiesto “cautela”, di “non esagerare” coi toni e soprattutto di “non mettere veti”. Su nessuno, tantomeno sul presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte a cui loro hanno votato la fiducia – seppur talvolta, con qualche perplessità – per 18 mesi. Certo c’era anche chi, invece, gli chiedeva di dare la mazzata finale al premier (come Roberto Giachetti), ma era in minoranza. Epperò Matteo Renzi i suoi parlamentari più in bilico, da sempre critici sull’apertura della crisi e con un piede già verso la vecchia casa Pd, non li ha certo ascoltati. Durante la riunione, per tenerli “uniti e compatti”, li aveva rassicurati: “Non metteremo veti, andremo al Quirinale a portare le nostre ragioni e i nostri temi”.

Poi però, qualche ora dopo, e nonostante una telefonata di pacificazione di Conte, davanti alle telecamere del Quirinale ci è andato giù durissimo: lo “spettacolo indecoroso” dei responsabili, verificare “se esiste una maggioranza”, i riferimenti al Grande Fratello (Rocco Casalino). Nel frattempo il leader di Italia Viva faceva filtrare veline alle agenzie per raccontare quel che aveva detto a Sergio Mattarella – “Per il momento no a un Conte ter, meglio un mandato esplorativo a un’altra persona” – e dettare retroscena durissimi sulla sua telefonata con Conte. In quel momento le chat sotterranee di Italia Viva sono esplose. I senatori furiosi erano sempre i soliti, dall’ex Ds Leonardo Grimani a Eugenio Comincini (che nel frattempo si è preso il Covid) passando per Annamaria Parente e Donatella Conzatti, per non parlare dei pesantissimi silenzi di Daniela Sbrollini, Nadia Ginetti e del solito Mauro Marino, dato già per perso. “Questo è pazzo”, è stato uno dei primi commenti al combinato disposto tra diretta televisiva e flusso di agenzie.

Le critiche al capo sono state sul merito (“Così Matteo ci fa andare a sbattere”) ma anche sul metodo: “Ieri sera ci aveva detto che avrebbe fatto esattamente il contrario”, è la voce di uno dei renziani dissidenti. E allora c’è stato anche chi, nella chat ufficiale, quella con tutti i parlamentari, ha chiesto a Renzi il motivo della sua giravolta sul veto al premier dimissionario. Risposta lapidaria: “Questo è un no a Conte, adesso. Non un no a Conte. Per ora vorrei un mandato esplorativo”. Una replica – per quanto irritata – che comunque serve a tenere buoni i suoi, che da settimane ribollono di rabbia. Alcuni si sono tranquillizzati, altri non si sono fidati.

Perché se è vero che alcuni hanno deciso di non criticare più pubblicamente il capo dopo il tentativo maldestro della maggioranza di reclutare responsabili per sostituirli, adesso che un Conte ter sembra possibile i 5-6 senatori renziani più critici proprio non vogliono che a bloccare tutto sia il proprio leader. In caso di strappo – e a raccontarlo non sono più solo i pontieri dem ma anche fonti dentro Iv – almeno 3 senatori sono già pronti a lasciare e aprire una faglia dentro il partito: quelli più indiziati sono Grimani, Comincini e Marino. E in questo quadro non sono passate inosservate le parole di giovedì sera del vicesegretario Pd Andrea Orlando: “Renzi è stato astuto, la strategia dell’ambiguità è servita per tenere unita IV”. Come dire: se il senatore di Scandicci dirà no a Conte, il suo partito si spaccherà. E allora ancora ieri Comincini, ex sindaco di Cernusco sul Naviglio, andava perorando la causa del Conte ter, in contrasto con la posizione del suo partito: “Non ci sono veti da parte nostra, se ci sediamo a un tavolo e troviamo le soluzioni ai problemi che poniamo da settembre, direi di sì. Io sono sempre stato per la ricucitura”. Un messaggio soprattutto al proprio leader.

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