Visualizzazione post con etichetta malumori. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta malumori. Mostra tutti i post

venerdì 19 febbraio 2021

Dibba, Lezzi, Morra e Casaleggio: guerra per prendersi il M5S. - Paola Zanca

 

Espulsi quelli del No.

Ad andare via, a fare la scissione, non ci pensano neanche. Perché il Movimento, l’originale, sono loro. Lo ripetono allo sfinimento, i “big” finiti nel calderone dei 15 espulsi ieri, dopo aver votato no alla fiducia al governo Draghi. Barbara Lezzi e Nicola Morra soprattutto, ma anche Vilma Moronese, Matteo Mantero: colonne dei 5 Stelle, i primi a entrare in Parlamento nel 2013, gli “amici di Beppe Grillo”, come si chiamavano una volta: solo che loro lo erano davvero. E pure Elio Lannutti, uno dei pochi che poteva ancora vantare il filo diretto con Genova. Ma adesso lui, il Garante che ha scelto di fidarsi dell’ex capo della Bce, li chiama “marziani” e dice che il M5S non è più quella roba lì. Così, mentre il suo blog seguiva in diretta l’arrivo su Marte del “rover” della Nasa chiamato Perseverance, a 470 milioni di chilometri di distanza, nell’aula di Montecitorio un’altra pattuglia di 16 eletti Cinque Stelle voltava le spalle alla “sfida” in cui il grosso del partito ha deciso di imbarcarsi.

Anche loro votano “no”, incuranti dell’“avvertimento” che è arrivato ieri mattina con l’espulsione di chi – secondo lo Statuto M5S e il regolamento del gruppo – non ha rispettato l’esito della votazione su Rousseau, finita 60 a 40 per chi sceglieva di turarsi il naso. Ma Morra, Lezzi e gli altri non vogliono accettare il verdetto: lo considerano illegittimo, perché è firmato da quel Vito Crimi che non sarebbe più in carica come reggente; contestano il quesito su cui era basata la consultazione (si parlava di un super-ministero che non è nato); ritengono che il vincolo riguardi il voto di fiducia a un presidente del Consiglio incaricato dal Movimento. Credono, insomma, che dire no a Draghi e all’ingresso in una maggioranza dove siede anche Silvio Berlusconi, sia assolutamente in linea con i principi che dovrebbero muovere l’azione dei portavoce 5Stelle in Parlamento. E dalla loro hanno Davide Casaleggio, il primo a dire – subito contraddetto dal Garante – che la reggenza di Crimi sia bella che finita. E pure Alessandro Di Battista, che da qualche giorno “non parla più a nome del Movimento”, ma parla, eccome, e si mette alla guida dell’opposizione.

Per la loro battaglia in tribunale, si sono rivolti a Lorenzo Borrè, lo storico avvocato dei dissidenti grillini, che da anni segue le cause di quelli che – anche Lezzi, Morra &C. – hanno ripetutamente cacciato via per le ragioni più varie, tra cui i voti in dissenso rispetto alle indicazioni del gruppo. Lo ricordano, quelli che ieri hanno detto sì, pur controvoglia: “Molti di noi si sono adeguati, c’è gente che ha pianto in aula! Sapevamo che questa roba non sarebbe stata indolore, ma le regole sono sempre valse per tutti e abbiamo sempre ripetuto quel che diceva Gianroberto: ‘Ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli’”. Il proverbio grillino, va detto, ormai suona parecchio datato: è il paradosso del Movimento che ora si ritrova a cacciare chi fa quello che tutti si aspettavano facesse. Ma è evidente che in questa partita, oltre al fortissimo richiamo di Grillo, ha giocato anche quella forma di “assuefazione” al potere, costruita nei 30 mesi passati al governo e riassumibile così: “Si stanno scannando per chi deve fare il sottosegretario, figurati se pensano ai ricorsi contro le espulsioni”.

La verità è che sperano che se ne vadano e sognano l’irrilevanza a cui verrebbero condannati una volta persa la vetrina Cinque Stelle. Ma solo qualcuno – vedi Mattia Crucioli – crede che la strada del nuovo gruppo sia quella da percorrere. Certo, si è studiata anche quella (c’è il simbolo “in sonno” dell’Italia dei Valori) ma nessuno sta lavorando in quella direzione: restare dentro, questo è l’obiettivo. Per potersi godere da vicino l’effetto che farà vedere gli altri costretti ad ammettere di aver sbagliato. Lezzi addirittura annuncia di volersi candidare a uno dei posti previsti dal nuovo organo collegiale che guiderà il Movimento. Sempre che a quel punto sia rimasto qualcosa da guidare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/19/dibba-lezzi-morra-e-casaleggio-guerra-per-prendersi-il-m5s/6106535/

venerdì 12 febbraio 2021

Vogliamo i competenti. - Marco Travaglio

 

Se prima bastava leggere i giornaloni per sapere che mai i poteri marci avrebbero consentito al governo Conte, il più “sociale” e lontano dalle lobby mai visto in Italia, di gestire i 209 miliardi del Recovery Fund, ora basta leggere i giornaloni e vedere i talk show per sapere che cosa ci aspetta nei prossimi mesi. Non sono trascorsi 10 giorni dalla crisi di governo e tutti già fingono di dimenticare chi l’ha scatenata. Cianciano di “crisi di sistema”, come se un bulletto col 2% facesse capoluogo. Sproloquiano di “fallimento della legislatura populista” e “vittoria dei competenti sugli incompetenti”, come se prima del 2018 l’Italia fosse stata governata da competenti, come se dal 2018 a oggi fosse stata governata da incompetenti e come se ora l’indubbia competenza di Draghi (in fatto di economia e finanza, non di altro) si estendesse automaticamente a tutti i rami dello scibile umano e, per contagio, a tutti i suoi futuri ministri. Di cui nessuno sa ancora nulla, ma a cui tutti (salvo FdI), hanno già garantito la fiducia. Al buio. Uscendo dalle consultazioni con le mani alzate e le braghe calate. Ora che anche 6 iscritti su 10 dei 5Stelle si son bevuti la supercazzola di Grillo sul Superministero della Transizione Ecologica e hanno dato il via libera al suicidio del M5S, oggi sposo di B. dei 2 Matteo, sapremo finalmente tutto del governo che “salverà l’Italia”. Poi magari scopriremo da chi e da cosa, visto che abbiamo i contagi meno peggiori dei grandi Paesi Ue, la campagna vaccinale più efficiente d’Europa e un Recovery Plan depositato in Parlamento in attesa che chi l’ha sequestrato per cacciare Conte, incassato il riscatto, lo rilasci e vi aggiunga gli ultimi dettagli.

Noi, incompetenti come siamo, non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché. Ma, interpretando il desiderio dei tanti “colleghi” che si riempiono le boccucce a cul di gallina di “crisi di sistema”, “discontinuità”, “ritorno della competenza” e “nuova èra”, auspichiamo che Super Mario si sbarazzi al più presto di tutti i lasciti del Triennio dell’Incompetenza. E colmi il vuoto con i migliori scampoli di competenza del tempo che fu. Cestini il Recovery Plan di Conte e Gualtieri e lo rifaccia da capo, aggiungendovi – si capisce – il mitico Mes. Cancelli brutture tipo Spazzacorrotti, Bloccaprescrizione, manette agli evasori, Reddito, dl Dignità ecc. Ripristini il Jobs Act e la Buona scuola, rimpiazzando le incompetenti Catalfo e Azzolina con Fornero e Fedeli (falsa laureata, ma tecnica a prescindere). Riporti i parlamentari da 600 a 945 e restituisca loro i vitalizi. Licenzi Arcuri e Speranza col loro fallimentare piano vaccini, sostituendoli con Bertolaso e Nicole Minetti. Che è igienista dentale: più tecnica di così si muore.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/12/vogliamo-i-competenti/6098748/

sabato 30 gennaio 2021

“Così si va a sbattere”: dentro Iv si teme ancora lo strappo. - Giacomo Salvini

 

Delusi - Dopo il Colle: “Matteo ha fatto il contrario di ciò che aveva detto”.

Martedì notte, nella riunione dei gruppi parlamentari in vista delle consultazioni del giorno dopo, gli avevano chiesto “cautela”, di “non esagerare” coi toni e soprattutto di “non mettere veti”. Su nessuno, tantomeno sul presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte a cui loro hanno votato la fiducia – seppur talvolta, con qualche perplessità – per 18 mesi. Certo c’era anche chi, invece, gli chiedeva di dare la mazzata finale al premier (come Roberto Giachetti), ma era in minoranza. Epperò Matteo Renzi i suoi parlamentari più in bilico, da sempre critici sull’apertura della crisi e con un piede già verso la vecchia casa Pd, non li ha certo ascoltati. Durante la riunione, per tenerli “uniti e compatti”, li aveva rassicurati: “Non metteremo veti, andremo al Quirinale a portare le nostre ragioni e i nostri temi”.

Poi però, qualche ora dopo, e nonostante una telefonata di pacificazione di Conte, davanti alle telecamere del Quirinale ci è andato giù durissimo: lo “spettacolo indecoroso” dei responsabili, verificare “se esiste una maggioranza”, i riferimenti al Grande Fratello (Rocco Casalino). Nel frattempo il leader di Italia Viva faceva filtrare veline alle agenzie per raccontare quel che aveva detto a Sergio Mattarella – “Per il momento no a un Conte ter, meglio un mandato esplorativo a un’altra persona” – e dettare retroscena durissimi sulla sua telefonata con Conte. In quel momento le chat sotterranee di Italia Viva sono esplose. I senatori furiosi erano sempre i soliti, dall’ex Ds Leonardo Grimani a Eugenio Comincini (che nel frattempo si è preso il Covid) passando per Annamaria Parente e Donatella Conzatti, per non parlare dei pesantissimi silenzi di Daniela Sbrollini, Nadia Ginetti e del solito Mauro Marino, dato già per perso. “Questo è pazzo”, è stato uno dei primi commenti al combinato disposto tra diretta televisiva e flusso di agenzie.

Le critiche al capo sono state sul merito (“Così Matteo ci fa andare a sbattere”) ma anche sul metodo: “Ieri sera ci aveva detto che avrebbe fatto esattamente il contrario”, è la voce di uno dei renziani dissidenti. E allora c’è stato anche chi, nella chat ufficiale, quella con tutti i parlamentari, ha chiesto a Renzi il motivo della sua giravolta sul veto al premier dimissionario. Risposta lapidaria: “Questo è un no a Conte, adesso. Non un no a Conte. Per ora vorrei un mandato esplorativo”. Una replica – per quanto irritata – che comunque serve a tenere buoni i suoi, che da settimane ribollono di rabbia. Alcuni si sono tranquillizzati, altri non si sono fidati.

Perché se è vero che alcuni hanno deciso di non criticare più pubblicamente il capo dopo il tentativo maldestro della maggioranza di reclutare responsabili per sostituirli, adesso che un Conte ter sembra possibile i 5-6 senatori renziani più critici proprio non vogliono che a bloccare tutto sia il proprio leader. In caso di strappo – e a raccontarlo non sono più solo i pontieri dem ma anche fonti dentro Iv – almeno 3 senatori sono già pronti a lasciare e aprire una faglia dentro il partito: quelli più indiziati sono Grimani, Comincini e Marino. E in questo quadro non sono passate inosservate le parole di giovedì sera del vicesegretario Pd Andrea Orlando: “Renzi è stato astuto, la strategia dell’ambiguità è servita per tenere unita IV”. Come dire: se il senatore di Scandicci dirà no a Conte, il suo partito si spaccherà. E allora ancora ieri Comincini, ex sindaco di Cernusco sul Naviglio, andava perorando la causa del Conte ter, in contrasto con la posizione del suo partito: “Non ci sono veti da parte nostra, se ci sediamo a un tavolo e troviamo le soluzioni ai problemi che poniamo da settembre, direi di sì. Io sono sempre stato per la ricucitura”. Un messaggio soprattutto al proprio leader.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/30/cosi-si-va-a-sbattere-dentro-iv-si-teme-ancora-lo-strappo/6083746/