venerdì 29 gennaio 2021

Oronzo e Coerenzi. - Marco Travaglio

 

Che esistessero i responsabili incoerenti (dall’opposizione alla maggioranza, o viceversa) e quelli coerenti (dalla maggioranza all’opposizione alla maggioranza, o viceversa), si sapeva. Ora però, con Giggetto Vitali, s’avanza una terza specie: quella dei responsabili coerenti-incoerenti-coerenti (o viceversa), detti anche voltagabbana di andata e ritorno, eletti con l’opposizione, passati alla maggioranza e rientrati in sei ore all’opposizione dopo le telefonate di B. e Salvini. Perché oggi, sul mercato, un chilo di senatore apolide costa più del caviale albino di storione bianco. E non tutti se lo possono permettere. Ci si contenta di una coscia da fare arrosto, una lingua in salsa verde, un’ala in salmì, una frattaglia in soffritto, un rognone trifolato, una zampetta in bianco, un piedino bollito. Per orientarsi nella crisi più pazza del mondo, ci vorrebbe Oronzo Canà, cioè Lino Banfi allenatore nel pallone, detto anche la Iena del Tavoliere e il Vate della Daunia, immortale profeta della “bizona” col modulo tattico del 5-5-5: “Mentre i cinque della difesa vanno avanti, i cinque attaccanti retrocedono, e viceversa. Allora la gente pensa: ‘Ma quelli che c’hanno cinque giocatori in più?’. Invece no, perché mentre i cinque vanno avanti, gli altri cinque vanno indietro e durante questa confusione generale le squadre avversarie si diranno: ‘Ah! Ah! Che cosa sta succedendo?’. E non ci capiscono niente”.

Lui sì che, alla Longobarda, sapeva fare le campagne acquisti: “Sono riuscito ad avere i tre quarti di Gentile e i sette ottavi di Collovati, più la metà di Mike Bongiorno. In conclusione, noi abbiamo ottenuto la comproprietà di Maradona in cambio di Falchetti e Mengoni”. Anzi no: “Attraverso le cessioni di Falchetti e Mengoni riusciamo ad avere la metà di Giordano, da girare all’Udinese per un quarto di Zico e tre quarti di Edinho…”. Ora, dinanzi all’immondo mercato di tre quarti di Vitali, sette ottavi di Ciampolillo più la metà della Rossi e le comproprietà di Rossi e Polverini, era naturale che la coscienza dell’anima più pura della politica italiana, quella che “abbiamo rinunciato alle poltrone di Teresa, Elena e Ivan perché per noi contano le idee”, quella che sopra la firma appone sempre “un sorriso”, insomma l’Iscariota di Rignano ribollisse di sacro sdegno (aggravato dal fatto che noi del Fatto andiamo troppo in tv per rimediare ai suoi flop d’ascolto, mentre lui è bandito da tutti i media nazionali): “La creazione di gruppi improvvisati è un autentico scandalo!”. Giusto, vergogna. Sarebbe come se un ex premier ed ex segretario del Pd annunciasse il ritiro dalla politica, poi ci restasse, si ricandidasse e si facesse rieleggere sempre nel Pd.

Dicesse no a un governo col M5S, poi rompesse le palle al Pd per fare il Conte-2 coi M5S e due mesi dopo se ne andasse per fondare un partito detto comicamente Italia Viva, creando “gruppi improvvisati” che sono “un autentico scandalo” e poi, non contento, promettesse agli sventurati di “arrivare a fine legislatura ed eleggere il presidente della Repubblica”, “chi vuole scendere prima può farlo, noi non stacchiamo la spina, vogliamo attaccare la corrente” e subito dopo picconasse il governo, rinviasse la crisi causa Covid e ricominciasse un anno dopo, desse a Conte del “vulnus per la democrazia” col contorno di insulti, calunnie e minacce, ritirasse le sue ministre dal governo come pedalini dalla tintoria e infine, scatenata la crisi in piena pandemia, dicesse: “Dopo il fango è tutto chiaro: la crisi non l’ha aperta Iv”. E non arrivasse l’ambulanza a portarlo via. Poi salisse al Colle, lo facessero entrare e uscisse accusando gli altri di insultarlo e “dare la caccia al singolo parlamentare”, essendo il leader di un partito formato da una trentina di singoli parlamentari eletti nel Pd più due ex M5S (tra cui uno espulso perché massone), tre ex FI, due ex LeU, un ex montian-verdiniano ecc.

E si scordasse ciò che disse il 14.01.2010 a Porta a Porta a Paola Binetti, che aveva osato lasciare il Pd per l’Udc con Enzo Carra: “La tua posizione, di Carra e altri è rispettabile, ma dovevate avere il coraggio di dimettervi dal Pd e dal Parlamento, perché non si sta in Parlamento coi voti presi dal Pd per andare contro il Pd. È ora di finirla con chi viene eletto con qualcuno e poi passa di là. Vale per tutti. Se c’è l’astensionismo è anche perché se io decido di mollare con i miei, mollo con i miei – è legittimo – però rispetto chi mi ha votato e non ha cambiato idea”. E il 22.02.2011 ribadì: “Se uno smette di credere in un progetto politico, non deve certo essere costretto con la catena a stare in un partito. Ma, quando se ne va, deve fare il favore di lasciare anche il seggiolino”. Purtroppo non lo ripeté ad Alfano quando prese un pezzo di FI e fondò Ncd per tener in piedi il governo Letta e poi il suo. Né a Verdini quando prese un altro pezzo di FI e fondò Ala per puntellare il suo governo. Né a se stesso nel 2019 quando fondò Iv per “svuotare il Pd”, ma anche FI: “Porte aperte a chi vorrà venire in questo progetto, non da ospite ma da dirigente. Vale per Mara Carfagna e altri dirigenti FI. Iv è un approdo naturale per tutti, è questione di tempo”, “C’è un mercato politico che guarda con interesse a noi. Parlamentari di FI molto seri stanno riflettendo e speso che già dai prossimi giorni possano valutare l’adesione a Iv”. Oronzo, pensaci tu: “Oh, mi avete preso per un coglione! E mi fa male!”.

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