Il renzismo ormai è estinto su tutto il territorio nazionale (e perfino sui suoi social: decine di migliaia di commenti, tutti di insulti e sberleffi, neppure un parente a riequilibrare). Per non parlare di quello internazionale (“Demolition man” è la definizione più amichevole). Ma sopravvive come se nulla fosse tra i giornalisti e i telecommentatori italioti. Che si dividono in cinque categorie.
1) Quelli che “R. ha rovesciato il governo che aveva inventato e di cui faceva parte, dunque è colpa di Conte che deve andare a casa”.
2) Quelli che “R. ha tradito per l’ennesima volta i suoi alleati, quindi va invitato a fare un nuovo governo e Conte vada a casa per non disturbarlo”.
3) Quelli che “R. sul merito ha ragione, ma forse ha sbagliato qualcosa nei tempi e nei modi, dunque Conte deve andare a casa”.
4) Quelli che “un governo non può reggersi sui responsabili alla Scilipoti&Mastella, ergo Conte deve andare a casa”.
Per le prime 3 specie non c’è logica che tenga: al cuore non si comanda. La 4 dimentica che fu proprio R. a governare con transfughi e responsabili (Ncd e verdiniani) e poi a fondare un partito col 100% di similScilipoti&Mastella e ora rovescia il Conte-2 come Mastella il Prodi-2, senz’alcuno scandalo tra le vergini violate che ora strillano all’ipotesi di rimpiazzarlo con “ex” di altri partiti (soprattutto il suo). Poi ci sono quelli che, ansiosi di liberarsi dell’unico premier che non si fila i loro padroni, menano scandalo perché non s’è ancora dimesso. Purtroppo ignorano la Costituzione (art. 94): “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale”. Che non pare sostituibile con conferenze stampa, interviste, tweet, post, storie o lettere di dimissioni. Quindi a oggi la crisi è tutta mediatica: nessuno l’ha formalizzata e giuridicamente non esiste. Nella Prima Repubblica i premier bypassavano il Parlamento e si dimettevano al Quirinale per averne il reincarico. Una furbata rotta solo da Prodi (due volte) e ora da Conte (due volte), che lunedì sarà alla Camera e poi al Senato per “parlamentarizzare” la crisi annunciata. Senz’averne alcun obbligo, visto che né Iv né le destre hanno presentato mozioni di sfiducia. Del resto le mozioni devono essere “motivate” e, se le destre hanno i loro motivi, sfuggono quelli dell’Innominabile. A meno di non credere davvero che Conte è un “vulnus per la democrazia”, “abusa dei social” e “spettacolarizza la liberazione dei pescatori” (giuro: ha detto così, lui). In attesa di lunedì, si annuncia l’addio a Iv di Nencini, padrone del marchio, che lo spedirebbe nel gruppo misto. Se tutto va bene, per vederlo sparire pure dal Parlamento, non dobbiamo neppure attendere le elezioni.
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