A chi non si capacita che questo centrodestra, con tutto quel che ha fatto e ha detto, sia in cima a tutti i sondaggi, segnaliamo gli ultimi capolavori della cosiddetta informazione. La giunta Fontana&Moratti invia all’Iss dati sballati sui contagi in Lombardia, che finisce in zona rossa per una settimana, con danni stimati in 600milioni per le attività produttive. Roba da chiedere i danni e i ristori non al suo governo, ma agli incapaci del famoso “modello lombardo” targato Lega-FI-FdI. Titoli sui giornali di destra contro Fontana&Moratti? Zero. Repubblica parla affettuosamente di “pasticcio”, poi intervista la Moratti per un’intera pagina piena di balle. Titolo del Corriere: “La Lombardia torna arancione. Dati errati” (da chi?), “tensione esecutivo-Regione” (chi ha sbagliato? Boh). La Stampa è ancor più gentile: “Scontro fra Palazzo Chigi e Fontana”, “Fra Roma e Milano la guerra dei numeri” (giusti quelli di Roma, sbagliati quelli di Milano, ma fa niente). Insomma, pari e patta. Immaginate se l’errore l’avesse commesso la Raggi: edizioni straordinarie in formato 60 per 30. Come quando la Raggi fu indagata per abuso e falso: decine di prime pagine e titoloni cubitali. Ora il Fatto scopre che per abuso e falso è indagato Zingaretti. Ma non si deve sapere. Corriere: 7 righe a pag. 10. Repubblica: 9 righe a pag. 3. Messaggero: due colonnini in cronaca locale a pag. 40. Stampa: zero tituli. Del resto mica è un grillino.
Alla fine del 2019 nasce Italia Viva, fondata dallo Scilipoti di Rignano sull’Arno, che la riempie di 48 Razzi: tutti eletti nel Pd, nel M5S,in FI, nell’Udc. Trasformismo? No, si chiama riformismo. Ora che qualcuno è tentato di tornare nel Pd per rispetto a chi l’ha votato, è un voltagabbana (la camerata Polverini era riformista quando l’Innominabile la voleva in Iv: ora che vota il governo è di nuovo fascista e naturalmente trasformista). Stesso scippo, ma in miniatura, da Calenda: iscritto al Pd dopo Confindustria, Montezemolo e Monti, si fa eleggere eurodeputato a 16-19 mila euro al mese, poi esce per fondare Azione con un deputato e un senatore, entrambi voltagabbana: l’ex FI Costa e l’ex Pd Richetti. Ma neppure questo è trasformismo: è riformismo. In questi tre anni di legislatura il M5S ha perso 16 senatori e 47 deputati, fra espulsi per regole violate e fuoriusciti per dissensi vari: tutti avevano sottoscritto l’impegno a non cambiare mai gruppo e, nel caso, a versare una multa di 100 mila euro e a dimettersi da parlamentari, ma nessuno l’ha fatto; alcuni si sono fermati nel Misto, altri han traslocato in Lega, FdI, Pd, Iv, persino FI; e ovviamente si tengono tutti lo stipendio pieno, senza più obblighi di “restituzioni”.
Nessuno di loro viene bollato come voltagabbana, anzi il titolo fisso dei giornaloni è contro chi resta (“i 5Stelle perdono i pezzi”, “esodo biblico”, “fuga di massa”, “finiti”, “morti”): ora i trasformisti sono i Ciampolillo che votano con chi li ha portati in Parlamento. Da quando esistono i 5Stelle, i giornaloni ripetono che, per rimediare alle loro vittorie elettorali, il Pd deve allearsi con FI, cioè con B. Che, da pregiudicato pluriprescritto plurindagato plurimputato in conflitto d’interessi, diventa moderato, liberale, europeista, antipopulista e riformista (massì, abbondiamo). Infatti il Pd si allea con lui nei governi Monti e Letta e con pezzi di FI (tra i peggiori: Alfano e Verdini) nei governi R. e Gentiloni. Trasformismo? Macché, riformismo. Intanto una condanna prescritta in Cassazione dichiara B. corruttore di senatori: 10-20 righe, non di più, su tutti i giornali. Ora da FI si staccano la Polverini e l’ex badante Mariarosaria Rossi per votare la fiducia al governo, senza un euro in cambio. Apriti cielo: titoloni scandalizzati su tutti i media.
In tre anni di legislatura, 136 parlamentari hanno cambiato casacca per un totale di 150 casi (alcuni hanno voltato più gabbane), trovando ospitalità in tutti i partiti tranne i 5Stelle (che rifiutano l’adesione agli ex di altri partiti): avete mai letto qualche articolo indignato contro i partiti (tutti tranne uno) che premiano i trasformisti, anziché sbarrare loro le porte? Il trasformismo è un’ottima accusa da lanciare selettivamente contro il nemico di turno: cioè contro Conte, che difende il governo in piena pandemia dallo scilipotismo renziano appellandosi (per ora invano) ai 100 ex 5Stelle ed ex Pd perché rispettino la volontà dei loro elettori. Se anche in dieci ricordassero chi e perché li ha mandati al Senato, non sarebbero trasformisti, farebbero un raro atto di coerenza. E non servirebbe neppure un voltagabbana ex FI o ex Udc. Mercoledì Alfonso Bonafede, uno dei migliori ministri della Giustizia mai visti, spiegherà perché ha chiesto e ottenuto 2,75 miliardi anzichè gli iniziali 750 milioni di Recovery Plan per la giustizia: 16mila nuove assunzioni, processi più rapidi, digitalizzazione degli uffici, nuove carceri, ampliamento e ammodernamento di quelle esistenti in perfetta linea con le richieste dell’Ue. Dovrebbero votare tutti a favore, maggioranza e opposizione. Invece tutto il centrodestra, incluse Iv e Azione, voteranno contro per fargli pagare il blocco della prescrizione, peraltro promesso a suo tempo anche dal Pd e dall’Innominabile. Chi è stato eletto nel Pd sa benissimo che i suoi elettori voterebbero sì. Ma se qualcuno di Iv si azzarderà a essere coerente, passerà per voltagabbana. Vomitate, gente, vomitate.
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