domenica 6 maggio 2012

Gli esportatori di democrazia.



Gli esportatori di democrazia oggi rappresentano la più grande multinazionale del pianeta. La parte comica è che prima di agire chiedono la benedizione del più grande ente INUTILE del pianeta: l’ONU. 
Al comando di questa multinazionale ci sono quasi sempre gli USA, il paese più guerrafondaio e colonialista per antonomasia e, qualche volta, gli Inglesi al seguito, infine, i comprimari di turno: Italia,Spagna,Germania,Francia,Portogallo e poi tutti gli altri con piccole particine come per le comparse di un film. E’ ovvio che senza l’OK dei direttori esecutivi, Cina e Russia, il film non si gira.

A questo punto arrivano gli sceneggiatori che scelgono i teatri di posa: Afghanistan, Iraq ,ecc.. che cominciano a girare le scene esterne, per poi fare entrare in scena gli attori principali: le forze armate. 

Per prima entra l’aviazione, ma solo perché il regista ritiene che le scene dall’alto vengano più belle, specialmente in 3D, e giù dall’alto confetti e cioccolatini; nel frattempo la marina, che generalmente non vuole essere seconda, interviene quasi in contemporanea, e da molto lontano, con le corazzate dotate di missili in grado di coprire 100KM in un fiat, apre le danze anche lei, e lo fa, anche perché deve fare entrare in scena i veri attori principali, i Marines, che scalpitano all’interno tirati a lucido, vestiti alla moda, cuffia per le trasmissioni con videocamera incorporata delle migliori marche, casco all’ultimo grido con visore notturno incorporato, occhiali da sole griffati, divise esclusive, armati fino ai denti. 

Nel frattempo uno stuolo di cuochi ha organizzato la sala pranzo, con menù alla carta, e diete personalizzate; quando tutto è pronto il regista da l’ordine: Ciack si gira, si va in scena, e mentre tutti gli attori sono in scena, col fiatone arriva l’aiuto regista, che sussurra all’orecchio del capo, “sa nella confusione mi sono dimenticato di far uscire i civili dal teatro”. 


“ Il capo, regolarmente, risponde: non si preoccupi, sono i piccoli fastidi degli effetti collaterali" .L’ennesima carneficina si è compiuta. 

Questo copione è vecchio come il mondo, nel passato lo hanno usato i Greci per colonizzare il mediterraneo tutto, poi i Romani che andarono oltre e costruirono il più grande impero mai visto, poi gli Ottomani, poi la grande ammucchiata Inglesi, Francesi, Spagnoli e Portoghesi, Olandesi, Danesi, senza  dimenticare il sogno imperialista Italiano A.O.I. - Africa orientale Italiana - e tanti altri.  
Tutti lo facevano in nome di qualcuno, o di Dio, o di Allah ,o dei Vangeli, e giù a fare genocidi e carneficine di popoli interi, sempre considerati dai registi effetti collaterali, non ultimo lo sterminio dei pellerossa, gli unici titolari della proprietà del suolo degli USA.


Questo copione, sempre valido, perché utilizza la brutalità delle armi, ha sempre avuto lo stesso identico denominatore e cioè: ieri depredare oro, argento, minerali preziosi ecc.., oggi, oltre all’oro all’argento e alle pietre preziose si depredano intere nazioni del petrolio, gas naturale, rame, palladio. uranio ecc..


Però, non essendo malpensante per natura, vorrei chiedere a tutti gli esportatori di democrazia: perché non invadete la Cina il paese più incivile del pianeta? Ve lo dico Io perché non lo fate, cari esportatori di democrazia, per il semplice fatto che se tutti i 1,5 miliardi di cinesi, all’ora X pisciassero contemporaneamente, vi annegherebbero senza usare le armi! 


Per cui, come da copione del migliore regista di Hollywood, usate le armi con chi non può e non sa difendersi, in pratica rubate le caramelle ai bambini, e vi definite eroi ed eroici. Quindi,sappiate che la democrazia non è merce, per cui non può essere né  acquistata, né venduta, tantomeno esportata, è un lento processo di maturazione culturale personale che a un certo punto si manifesta  e contagia e quindi si realizza da sola con una parola magica: 


Presa di Coscienza.

Ciao a tutti alla prossima by Navaco50    

sabato 5 maggio 2012

Affaritaliani.it dà voce ai filosofi. Parla Francesca R. Recchia Luciani. - di Virginia Perini




L'essere umano deve tornare al centro del dibattito contro la dittatura di mercati e finanza che, secondo molti intellettuali, vige incondizionata. I segnali di questa esigenza ci sono: dai quotidiani racconti di disperazione che spingono persino al suicidio, alla fine dell'era Sarkozy (parola dei sondaggisti) che potrebbe essere a capo di una rivoluzione culturale europea.
Così, da sempre attento al mondo del pensiero (Filosofia sui Navigli, la colazione con dibattito della domenica mattina milaneseAffaritaliani.it dà voce ai filosofi.

 "Sulla psicologia delle masse Hollande avrebbe un grande impatto positivo perché rappresenta una nuova via, ma per condurre a una svolta non deve rimanere un caso isolato. Il problema è filosofico: non si producono più idee e le poche che si producono non hanno al centro l'essere umano. Ora gli intellettuali devono aiutare l'Europa in questo cammino". In attesa del ballottaggio delle presidenziali francesi tra il candidato socialista Francois Hollande e Nicolas Sarkozy la filosofa Francesca R. Recchia Luciani, docente di filosofia ed epistemologia del Novecento all'Università di Bari ed esperta di relazioni internazionali spiega ad Affaritaliani.it che cosa comporterebbe per l'Europa la fine dell'epoca Sarko che i sondaggisti danno quasi per scontata. Ma non si tratta solo di politica francese, potrebbe aprirsi una nuova era "culturale".
Se, come dicono i sondaggi, dovesse vincere Hollande in Francia, che cosa cambierebbe in Europa?
"Credo che sulla psicologia delle masse avrebbe un grande impatto positivo. Darebbe un forte segno di cambiamento che è quello che oggi le persone anelano".
Cambiamento rispetto a che cosa esattamente?
"Oggi domina un pensiero unico: quello di un'Europa governata da un solo tipo di sapere: quello economico. Si verifica una sorta di main stream economicistico che perde di vista la cultura e le persone. La filosofia insomma".
E sul piano politico?
"Assistiamo a un deficit di riflessione teorica dei partiti di sinistra che filosoficamente chiamerei 'deficit delle idee', ovvero la mancanza totale di una riflessione compatta e sensata che sappia condurre a una ricetta utile per far fronte allo status quo. Se Hollande vincerà, sarà perché non è Sarkozy e rappresenta una via nuova, non perché sa effettivamente colmare quel deficit. Quello che serve è una nuova strategia di aggressione dei problemi che immobilizzano la società. Sul piano politico, dunque, non so quanto rappresenti una svolta. Certo, attenuerà il rigorismo dell'asse Merkel -Sarko, ma sicuramente sarà un elemento dirompente più sul piano psicologico".
Filosoficamente come inquadra questa crisi?
"Il tema centrale è l'essere umano e l'attualità parla chiaro, pensiamo ai numerosi suicidi. Le persone, oggi ridotte alle categorie di produttori e consumatori, sono stritolate dal meccanismo letale dei grandi poteri finanziari e non è un caso che nei diversi Paesi si salvino le banche e non le persone. Quello che vige è un sistema vetero capitalista di controllo degli esseri umani che non lascia respiro. Per questo Marx risulta più attuale che mai, e oggi può a ragione essere considerato il più grande rivoluzionario di tutti i tempi".
Quanto le sinistre sono responsabili di questa crisi?
"Le sinistre hanno avuto un progetto che poteva sembrare anti capitalistico, ma che di fatto non lo è stato mai. Porre gli esseri umani davanti al sistema economico non è un progetto utopico, è una rivoluzione concettuale fattibile".
Un'eventuale fine dell'epoca Sarkozy può aiutare a compiere questo passaggio culturale?
"Sì se quello della Francia non rimane un fenomeno isolato. Gli intellettuali dovrebbero riprendere in mano le redini del pensiero e portare a una riflessione collettiva in tutta Europa che determini lentamente il passaggio a una nuova era di consapevolezza in cui tornino a proliferare idee, progetti politici e culturali".
Quindi i filosofi possono dare una mano in questo senso?
"Sì, la filosofia è fondamentale perché solo il suo sguardo complessivo può aiutare a riflettere in maniera completa e sensata su quella realtà che deve essere trasformata dalle idee, sui meccanismi reali di funzionamento della vita sociale, portando al centro del cambiamento l'essere umano, i suoi bisogni e le sue necessità".

Montepaschi: la banca più antica del mondo presenta il peggior bilancio della sua storia.





"Montepaschi: la banca più antica del mondo presenta il peggior bilancio della sua storia. Nata nel 1472, il suo controllo è nelle mani dei gruppi di potere dei partiti, della massoneria, dell'economia. A Siena lo definiscono: il groviglio armonioso."

http://www.corriere.it/inchieste/reportime/economia/monte-fiaschi/d7da62e6-96b2-11e1-a8a2-11f8cf758d5e.shtml

Le vergogne nazionali delle quali dobbiamo liberarci.




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Il Segretario del PDL Angelino Alfano fischiato a San Cataldo (CL).


Bergamo: Martinelli al gip: “Sono pentito” In casa i carabinieri trovano un arsenale.

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Il giudice ha confermato il carcere dopo l'interrogatorio  Al suo legale il sequestratore ha ripetuto che gli era stato detto che il suo debito con il fisco era di 44 mila euro. Ma l'Agenzia delle Entrate ancora ieri confermava 2000 euro. In casa trovato un arsenale, anche un chilo e mezzo di polvere da sparo.

“Non volevo far male a nessuno. Volevo far uscire tutti e barricarmi. Non era mia intenzione sequestrare nessuno. Sono pentito“. E’ la sintesi delle dichiarazioni di Luigi Martinelli, l’imprenditore di 56 anni, che per sei ore l’altro giorno ha tenuto sequestrati un dipendente delle Agenzie delle Entrate, a Romano di Lombardia (Bergamo), e il carabiniere che è entrato a mediare con lui e poi l’ha arrestato. Martinelli al giudice per le indagini preliminari, Giovanni Petrillo, ha ricostruito in circa un’ora la sua giornata di straordinaria follia. L’imprenditore anche al suo avvocato Stefano Paganelli ha ribadito di aver perso la testa perché nell’ufficio, dove in un primo momento sono stati tenuti sotto la minaccia di un fucile a pompa quindici dipendenti, gli avevano detto che il debito col fisco era di 44 mila euro. L’Agenzia delle Entrate però fa sapere che l’importo dovuto alle casse pubbliche è di circa 2 mila euro. “Mi sono sentito cascare il mondo in capo” avrebbe detto l’arrestato al suo legale. Martinelli, con pochi lavori pagati in nero a suo dire, si sarebbe sentito franare la terra sotto i piedi. Ai pubblici ministeri risulta invece un debito di 2000 euro riferibili a mancanti pagamenti del canone Rai. “Non lo sopporto” avrebbe detto Martinelli durante l’interrogatorio. Le discrepanze tra la convinzione dell’arrestato e l’Agenzia delle Entrate potrebbe essere dovuta “a una incomprensione” pensa l’avvocato. 
Il legale ha chiesto la scarcerazione di Martinelli, che oltre che del fucile era armato di due pistole un coltello e uno zaino pieno di proiettili, o in subordine gli arresti a casa del fratello. Il gip al termine dell’interrogatorio di Martinelli si è riservato di decidere, ma ha poi confermato il carcere. Martinelli si è reso conto di aver “esagerato”, di essere andato oltre il limite. “Luigi Martinelli non è una persona cattiva, ma esasperata” ha aggiunto l’avvocato. Anche l’ostaggio, Carmine Mormandi, ieri ha perdonato il suo sequestratore dicendo che non provava “nessun rancore”.  
Il gip ha ritenuto di dover applicare la misura della custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato. Secondo il giudice si è creata una sproporzione tra le presunte motivazioni del gesto di Luigi Martinelli e la realtà. Nel frattempo si aggrava il quadro delle accuse mosse nei confronti dell’ imprenditore, che dovrà rispondere anche di porto illegale di armi in luogo pubblico, in quanto il permesso che deteneva era scaduto. I carabinieri hanno sequestrato un vero e proprio arsenale nell’abitazione di Calcio (Bergamo). Oltre al fucile, alle due pistole e alle decine di munizioni che aveva portato con sé negli uffici, l’imprenditore aveva in casa altre cinque carabine, due fucili, due pistole, seicento munizioni e oltre un chilo e mezzo di polvere da sparo.  

Padova: autobus di carabinieri in congedo si ribalta, cinque morti e diciotto feriti.

Vigili del fuoco_ interna nuova


Il pullman era partito da Aprilia (Roma) e l'incidente è avvenuto all'altezza di Terme Euganee. Sul bus, che si è ribaltato sull'A13, viaggiavano un gruppo dell’associazione di militari dell'Arma che stava andando a un raduno a Iesolo. Ipotesi colpo di sonno o guasto tecnico. Cordoglio del presidente della Repubblica.

Un pullman con 23 persone a bordo si è ribaltato, uscendo di strada, sulla A13, dopo Terme Euganee in direzione Padova. Il bilancio  è allo stato di cinque morti (e non sei come era stato riferito, ndr) e diciotto feriti di cui cinque gravi. Dalle prime informazioni dei pompieri il mezzo, sarebbe uscito di strada finendo su un fianco in un canaletto d’acqua. I mezzo viaggiava in direzione di Padova e l’incidente è avvenuto all’altezza di Terme Euganee. Sul pullman, partito da Aprilia (Latina), viaggiavano un gruppo dell’associazione carabinieri in congedo che stava andando a una festa a Jesolo. Un nucleo di sommozzatori dei vigili del fuoco, partiti da Bologna, si immergerà nel canale all’altezza del punto in cui il pullman è uscito di strada per escludere la possibilità che qualcuno dei coinvolti nell’incidente possa essere finito in acqua. ”Una scena incredibile con persone che urlavano, una situazione tesa” racconta un vigile del fuoco padovano intervenuto sul luogo dell’incidente. “Per quanto riguarda i passeggeri non mi sembra di aver visto che avessero la cintura di sicurezza. Il tratto di strada è rettilineo e proprio dove il pullman è caduto non c’era il guardrail. Ha infilato questo tratto ed è finito giù per la scarpata”.
I carabinieri in congedo dovevano partecipare al 22esimo raduno nazionale dell’Arma, che quest’anno si è tenuto a Jesolo. Per domani era prevista la sfilata conclusiva. Il bus è ruzzolato nella scarpata per una cinquantina di metri prima di fermarsi su un fianco, lungo l’argine di un canale di scolo. L’incidente è avvenuto poco dopo le 8. Il mezzo stava iniziando la salita di un cavalcavia quando ha deviato improvvisamente percorso. A causare l’incidente potrebbe trattarsi o di un malore dell’autista oppure, molto probabile, un colpo di sonno. Il mezzo infatti si sarebbe accostato molto lentamente e per un buon periodo di tempo al margine della carreggiata per poi addossarsi al guardrail e inevitabilmente ribaltarsi fuoristrada ad un passo da un viadotto. Sull’autostrada c’è un via vai di mezzi della polizia stradale e di soccorso che stanno trasferendo i feriti all’ospedale di Padova. L’autostrada, che era stata chiusa nel tratto Abano Terme (Padova)-Padova Sud, è stata riaperta. E’ stato cancellato in segno di lutto per l’incidente il programma del raduno. Non si svolgeranno più, pertanto, l’esibizione delle unità cinofile, l’aviolancio dei paracadutisti, il carosello equestre e il concerto della Banda dell’Arma in programma tra le 16 e le 20 e 30. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ”ha espresso la sua commossa partecipazione al cordoglio per il luttuoso evento, unitamente ai più affettuosi sentimenti di solidarietà ai tanti feriti”, cui si aggiunge il cordoglio del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola: “Questa notizia mi ha rattristato profondamente. Desidero far giungere la mia particolare vicinanza all’Associazione Nazionale Carabinieri”.
Sono tre lei potesi formulate dalla Polstrada un guasto tecnico, un colpo di sonno dell’autista o un malore. “Quest’ultima, al momento, è la meno accreditata” spiega il comandante della Polizia Stradale di Padova, Carmine Tabarro. L’incidente è avvenuto dopo circa nove chilometri dall’immissione nello svincolo che dalla A13 porta alla A4, un centinaio di metri prima di una curva e del ponte di San Nicolò. Il pullman si è infilato in un varco tra due guardrail in acciaio e ha finito la propria corsa adagiato sul fianco destro dopo essere scivolato giù per una cinquantina di metri, vicino allo scolo che separa la recinzione di un’abitazione privata. Sul pullman oltre all’autista, rimasto lievemente ferito, viaggiavano 22 persone: cinque quelle decedute mentre altre cinque sono ricoverate in gravi condizioni all’ospedale di Padova. Tutti gli altri, ex militari e familiari, sono stati portati anch’essi con le ambulanze nel nosocomio della città euganea. Il pullman, secondo quanto riferito da Tabarro, era partito nella notte da Aprilia (Latina) e aveva fatto una tappa circa un’ora prima in un’area di servizio del bolognese. A chiamare i soccorsi sarebbero stati alcuni passeggeri, gli unici testimoni di quanto è accaduto. Sembrerebbe infatti che al momento dell’incidente non ci fosse alcun veicolo in transito su quel tratto di autostrada. 
Sono state identificate le cinque vittime. Si tratta di Roberto Arioli, di Aprilia, 57 anni, presidente dell’associazione carabinieri in congedo della cittadina laziale; Maria Aronica, di Aprilia, 57 anni; Settimio Iaconianni, 75 anni, di Aprilia; Gianfranco Gruosso, 42 anni, di Aprilia; Maria Domenica Colella, 64 anni, di Pico (Frosinone). La comune laziale ha proclamato il lutto cittadino. Ricoverati in ospedale tutti gli occupanti del pullman tra i quali anche l’autista, in via precauzionale, giunto al pronto soccorso di Padova in codice verde: si tratta di un 39enne. I 18 feriti sono stati portati in vari ospedali veneti: dodici a Padova, due ad Abano Terme, uno a Piove di Sacco, due a Monselice e uno a Treviso. Nel frattempo, i carabinieri hanno messo a disposizione un numero di telefono 049-8525582 della sala situazione del Comando provinciale di Padova per quanti hanno necessità di avere informazioni. All’ospedale di Padova è atteso l’arrivo del Comandante generale dell’Arma, Generale C.A. Leonardo Gallitelli, che farà visita ai feriti e renderà omaggio alle vittime. 
L’Associazione jesolana albergatori ha messo a disposizione un numero di reperibilità per eventuali richieste di accoglienza da parte dei familiari delle vittime del tragico incidente. “La nostra comunità – ha dichiarato il presidente Massimiliano Schiavon – si mette a disposizione della macchina dei soccorsi e di tutti i familiari delle vittime. Siamo affranti e scossi e vogliamo mostrare tutta la solidarietà della comunità jesolana. Abbiamo messo a disposizione un numero di reperibilità 39 366 5824519 da cui coordinare eventuali richieste”.