mercoledì 10 ottobre 2012

Ce l'ha fatta!



Signore e signori, nonostante tutti avessero scommesso contro, ho l'onore di poter dirvi:
BEPPE GRILLO È ARRIVATO A NUOTO!
Noi siamo qui per vincere le grandi sfide che affronteremo nel cambiare questa terra!






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A metà strada!

Foto: A metà strada!

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Regione, arrestato Zambetti "Pagò i voti alla 'ndrangheta". - Piero Colaprico


Regione, arrestato Zambetti "Pagò i voti alla 'ndrangheta"

L'assessore regionale alla Casa, Domenico Zambetti

I carabinieri parlano di "preferenze pagate 50 euro l'una in contanti" dall'assessore alla Casa del Pirellone. In tutto ai boss calabresi sarebbero finiti circa 200mila euro. In manette anche Ambrogio Crespi, fratello del sondaggista, sarebbe il collettore di voti per la lobby calabrese. In tutto gli ordini di custodia cautelare sono una ventina.

MILANO - Ordine d'arresto per un assessore regionale della giunta Formigoni. I carabinieri parlano di operazione "senza precedenti", un'espressione non raramente abusata, ma in questo caso suona a proposito: sinora non s'era mai visto in Lombardia un politico pagare i gangster della 'ndrangheta per avere un pacchetto di voti sicuri. Erano voti pagati in contanti, a caro prezzo, 50 euro circa l'uno, quelli presi da Domenico Zambetti, 60 anni, pdl. Era stato eletto alle ultime competizioni con 11.217 voti di preferenza, quindi nominato assessore alla Casa al Pirellone.

Secondo l'inchiesta, ha dovuto pagare ai clan calabresi, in varie rate, 200mila euro. Una è di 80 mila, una versata il 31 gennaio 2011 e l'ultima rata, 30 mila euro, è stata pagata nell'associazione culturale 'Centro e libertà' con sede in via Mora 22 il 15 marzo 2011. Ad incassarli, secondo l'accusa, Giuseppe D'Agostino, gestore di locali notturni, già condannato negli anni scorsi per traffico di droga, che appartiene alla cosca calabrese Morabito-Bruzzaniti; l'altro, referente del clan Mancuso, è l'imprenditore Eugenio Costantino.

E' un altro colpo per una giunta, come quella Lombarda, che vede il presidente Roberto Formigoni indagato per corruzione con i faccendieri Antonio Simone e Piero Daccò, e ha visto altri arresti per appalti e inchieste per tangenti.

AMBROGIO CRESPI. L'ordinanza firmata dal gip Alessandro Santangelo viene eseguita in queste ore e nell'elenco degli arrestati figura, accanto all'assessore Zambetti, anche Ambrogio Crespi:  è il fratello minore del più celebre Luigi, ex sondaggista preferito di Silvio Berlusconi. Era proprio Crespi, secondo l'accusa, a rastrellare i voti nei quartieri periferici di Milano, grazie ai suoi numerosi contatti con la malavita organizzata.

IL CHIRURGO. Ai detective, coordinati dal pubblico ministero Giuseppe D'Amico, non è sfuggito il ruolo di Marco Scalambra, un chirurgo che ha collaborato con l'Humanitas, 55 anni, ma impegnato in politica come faccendiere del centrodestra. Viene considerato il burattinaio del sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, il quale finisce agli arresti domiciliari. In tutto sono venti le persone destinate al carcere, ma quello che emerge ancora una volta, da quando Ilda Boccassini è il coordinatore della distrettuale antimafia milanese, è la cosidetta 'zona grigia'. 

E' quel mondo di persone apparentemente lontane dal crimine ma in realtà disposte a ubbidire, manovrare, avere vantaggi grazie a gangster molto pericolosi, in questo caso legati a due gruppi, i Mancuso della provincia di Vibo Valenzia e i Morabito-Palamara Bruzzaniti di Africo Nuovo, con i loro affiliati in Lombardia. Una microspia, che i 'cacciatori' del nucleo investigativo milanese sono riusiti a piazzare dentro una Bmw, è diventata una specie di bussola per tracciare la rotta degli insospettabili: un'operazione che pare da manuale.

SARA, L'ANTI NICOLE MINETTI. Qualcuno ricorderà Sara Giudice: è la giovane ex esponente del Pdl a Milano che organizzò, anzi creò la la campagna 'anti-Nicole Minetti'. Invocava liste pulite, opponendosi alla 'politica del bunga bunga', partecipando a trasmissioni come Anno Zerol'InfedeleUn giorno da pecora. Ebbene, anche lei, non eletta a causa della legge elettorale, ha ricevuto i voti della 'ndrangheta, anche se probabilmente a sua insaputa. 

E' stata la più votata della della lista del Terzo Polo nel capoluogo lombardo, con 1.028 preferenze. "Non vi deluderò", aveva promesso. A fare l'accordo con i mafiosi calabresi, ma non c'è prova che sapesse con chi avesse a che fare, è stato suo padre, Vincenzo Giudice, ex consigliere comunale pdl. Uno molto chiacchierato ma intoccabile, finito nelle carte giudiziarie sempre per suoi incontri con uomini delle cosche. Per favorire sua figlia aveva promesso non soldi, ma appalti in Calabria, grazie a una società partecipata del Comune di Milano di cui, nominato dalla giunta Moratti, è al vertice.

ASSUNZIONE ALL'ALER. L'assessore Zambetti era in contatto con Eugenio Costantino, che gli presenta il boss Giuseppe D'Agostino, da qualche tempo detenuto, come 'portavoce' della 'ndrangheta. Da quel momento, Zambetti è sotto scacco: "Bisogna fare attenzione ... con il mangiare", gli fa sapere il boss. Gli mostrano anche una lettera-pizzino con la ricostruzione precisa della genesi dei loro rapporti e l'assessore fa assumere all'Aler, l'ex istituto case popolari, Teresa Costantino, consigliere comunale pdl a Sedriano, con la complicità di persone ancora da individuare.

IL PIANTO DELL'ASSESSORE. Quando Zambetti capisce che non ha molto spazio di ribellione e deve sottostare alle richieste di appalti e favori, "s'è messo a piangere, e piangeva per la miseria, si è cagato sotto, cagato completo, totale, ogni tanto solo così possiamo prenderci qualche soddisfazione. Il potere lo hanno i politici e la legge, però ogni tanto, vaff..., con l'aiuto degli amici, ogni tanto una soddisfazione ce la prendiamo", si dicono gli ndranghetisti.

OMERTA' DIFFUSA. La gang si occupava anche di estorsioni e di un traffico di gru, elevatrici, ruspe rubate in Italia e spedite nei paesi emergenti. Circa sessanta imprenditori verranno ascoltati nei prossimi giorni, perché nessuno - e si conferma l'allarme lanciato dalla Procura milanese - si è rivolto alle forze dell'ordine. Da notare, invece, un candidato di una lista vicina alla Lega, che a Rho rifiuta di essere sponsorizzato dal medico-faccendiere Scalambra, che gli propone  "i voti della "lobby calabrese"". L'inchiesta è in pieno svolgimento ma alle 13, nell'ufficio del procuratore capo, si terrà una conferenza stampa.


http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/10/10/news/regione_arrestato_zambetti_pag_i_voti_alla_ndrangheta-44214628/?ref=HREA-1

MA FORSE SONO IO CHE NON CAPISCO IL SIGNIFICATO DEI TERMINI? - Alessandro Giari



Secondo VOI che cosa significa: "ESSER MODERATI"? Speigatemelo alla luce di pochi "ricordi":

1. è DI IERI la notizia del FURTO/CORRUZIONE per alcune decine di MILIONI DI EURO nel "business" delle "colonie" e "associazione" ciechi: MARCHIO PDL;


2. è DI IERILALTRO la vergognosa QUERELLE del Consigliere Regionale della LOMBARDIA (PDL) che si è LAMENTATO PERCHE' GUADAGNA SOLO 8000 EURO e ora glielo riducono di un po' e ha da pagare il MUTUO; MARCHIO PDL.

3. è di POCHI GIRNI ORSONO che un "quota PDL" ha TAGLIATO LE GOMME all'auto DI UN DISABILE perchè lo aveva segnalato per OCCUPARE INDEBITAMENTE UN POSTO PER INVALIDI; MARCHIO PDL;

4. E DA ALCUNE SETTIMANE che si discute SUI MILIONI DI EURO "PUBBLICI" SPESI per "necessità" PERSONALI DA parte di SVARIATI membri del CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO; MARCHIO PDL

andando indietro e citando solo ciò che viene in mente ....

5. IL LEADER SOTTO PROCESSO o INDAGATO o SOSPETTATO per INNUMERI REATI di varia natura; ne ha perso uno pagando 630 MILIONI DI EURO a che AVEVA TENTATO DI TRUFFARE;

6. TRE DEPUTATI con MANDATO DI CATTURA: MILANESE, SORRENTINO (2 mandati di cattura), PAPA ; 1 CONDANNATO in PRIMO GRADO per MAFIA, DELL'UTRI, e a sua volta indagato PER ALTRI REATI; UN ALTRA SESSANTINA fra DEPUTATI E SENATORI SOTTO RPOCESSO, molti "A LORO INSAPUTA";

POTEI CONTINUARE CON UN ELENCO LUNGO DIVERSE PAGINE FACEBOOK ..

MA SE QUESTI SONO I "MODERATI", CHE COSA DOVREMMO ASPETTARCI DAGLI ESTREMISTI??????


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Cdm fiume per approvare legge di stabilità Sale l'Iva di un punto ma cala l'Irpef.



Il ministro Grilli alle parti sociali: "Intervento di 10-12 miliardi, detassati i premi di produzione". Stanziati 300 milioni per le penalità dovute alla mancata realizzazione del ponte sullo Stretto. Meno illuminazione pubblica con l'operazione "Cieli bui", stretta sulle pubbliche amministrazione.

E' arrivato attorno all'una di notte il via libera del governo alla Legge di stabilità per l'anno 2013 con un intervento sul bilancio di circa "dodici miliardi di euro". Non viene totalmente congelato l'aumento dell'Iva che sale infatti di un punto (quella al 10 va all'11% e quella al 21 al 22%). Viene però approvato il taglio dell'1% agli scaglioni Irpef più bassi: quello del 23% scende al 22 e quello del 27% al 26.
Ecco le altre norme contenute nel provvedimento

TOBIN TAX - Le risorse della legge di stabilità saranno reperite, oltre che con la spending review, anche con la Tobin Tax e con una revisione delle "tax expenditures".

SCONTI DEL FISCO PER IL FONDO PER IL TAGLIO DEBITO - Arriva la possibilità di fare erogazioni liberali al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato e usufruire di uno sconto fiscale pari al 19% dell'imposta lorda.

STATALI, NIENTE AUMENTO IN BUSTA PAGA - Confermato il blocco dei contratti fino al 2014. Per il 2013-2014 non sarà erogata neanche l'indennità di vacanza contrattuale. L'indennità di vacanza contrattuale tornerà nel 2015 calcolata sulla base dell'inflazione programmata.

SALARIO PRODUTTIVITA' - Gli aumenti salariali aziendali saranno tassati nel 2013 al 10% entro il limite di 3.000 euro lordi, per una spesa di oltre un miliardo nel 2013 e poco meno della metà nel 2014.

STRETTA SULL'ASSISTENZA AI DISABILI - Stretta sui permessi previsti dalla legge 104/1992 per il disabile o per la cura di parenti affetti da handicap. La retribuzione per i giorni di permesso (tre al mese) scende al 50% a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.A o per l'assistenza ai figli o al coniuge. Sono esclusi dal pagamento intero quindi i permessi fruiti per prendersi cura dei genitori disabili.

SANITA' - Taglio di 1,5 miliardi al fabbisogno sanitario nazionale, grazie a una ulteriore riduzione della spesa per l'acquisto di beni, servizi e dispositivi medici.

STOP AD AFFITTI E ACQUISTI AUTO E IMMOBILI - Stop all'affitto e all'acquisto di nuovi immobili da parte di tutte le amministrazioni pubbliche. Ma anche all'acquisto e il leasing di autovetture. Prevista una stretta anche per l'acquisto di arredi e per le spese di consulenze informatiche.

TAGLI A REGIONI, RISORSE A COMUNI IN DIFFICOLTA' - Vengono aumentati di 1 miliardo i tagli lineari previsti dalla prima spending review per le regioni a statuto speciale. Arrivano poi 160 milioni alla Campania e circa 130 milioni per il Fondo per i Comuni in condizioni di predissesto.

ESODATI - Arrivano nuove risorse per gli Esodati. Si attingerà dal Fondo Letta.

P.A. - Arrivano misure per sbloccare i pagamenti da parte della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.

UNIVERSITA' - Il budget delle Università potrà crescere del 3% all'anno. Per alcuni enti di ricerca la percentuale sale al 4.

BENI DEL DEMANIO - Ok alla vendita dei beni demaniali attraverso fondi immobiliari.

TAV E TRASPORTO - Quasi 800 milioni di euro per finanziare studi, progetti, attività e lavori. 1,6 miliardi a partire dal 2013 per il trasporto pubblico locale. 800 milioni di euro sono invece stanziati per la RFI e 300 milioni per l'Anas. 300 invece i milioni di penalità per lo stop al Ponte di Messina.

INTERCETTAZIONI MENO CARE - Arriva la tariffa flat per le intercettazioni telefoniche.

PATRONATI A DIETA - Taglio ai patronati di 30 milioni di euro nel 2014 e di altri 30 milioni nel 2015.

QUOTE LATTE - Torna sotto la gestione di Equitalia la riscossione delle multe per lo sforamento delle quote latte.

TAGLI ALL'ILLUMINAZIONE - Per riuscire a risparmiare, verrà tagliata anche l'illuminazione pubblica.

AEREI E NATO - In arrivo 40 milioni di euro nel 2013 per la manutenzione della flotta di aerei antincendio e 58 milioni di euro, in tre anni, per la partecipazione dell'Italia alla spesa per la ristrutturazione del Quartiere Generale della Nato.

IRPEF SU PENSIONI DI GUERRA E INVALIDITA' - Anche le pensioni di guerra e di invalidità saranno assoggettate all'Irpef.

RIDUZIONE DEL SCONTI DEL FISCO - La legge di stabilità prevede la rimodulazione di alcune tax expenditure, cioè sconti fiscali, per i redditi superiori ai 15.000 euro. Viene introdotta una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni Irpef e, per le sole detrazioni, si fissa il tetto massimo di detraibilità di 3.000 euro.

ARRIVA IL COMMISSARIO ANTICORRUZIONE - E' stata istituita la figura del Commissario anticorruzione che presiederà la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche. Il Commissario anticorruzione sarà nominato, su proposta dei ministri della Pubblica amministrazione, della Giustizia e dell'Interno, tra persone di notoria indipendenza che hanno avuto esperienza in materia di contrasto alla corruzione e persecuzione degli illeciti nella pubblica amministrazione, con decreto del presidente della Repubblica previa delibera del Consiglio dei ministri e parere favorevole di 2/3 dei componenti delle Commissioni parlamentari competenti. La Commissione potrà avvalersi della guardia di finanza, che agisce con i poteri di indagine per gli accertamenti relativi all'imposta sul valore aggiunto e all'imposta sui redditi, e potrà richiedere indagini, accertamenti e relazioni all'Ispettorato per la funzione pubblica.

L'oligarchia finanziaria battuta da Hugo Chavez in libere elezioni in Venezuela. - Sergio Di Cori Modigliani



Come soffrono!
Talmente tanto che non sono riusciti neppure a mascherarlo.
Intendiamoci, non tanto per una questione di idee, di libertà, di diritti civili, o di altre nobili argomentazioni. Ma per una semplice questione di soldi. Tant’è vero che sei minuti dopo la dichiarazione di vittoria ufficiale di Hugo Chavez in Venezuela, il petrolio è crollato come titolo e l’intero listino planetario delle borse è andato in negativo facendo perdere diverse decine di miliardi di euro a questi signori e loro rappresentanti (Goldman Sachs, British Petroleum, J.P.Morgan, Citicorp, Royal Bank of Scotland, Unicredit, Shell corporated, Alcoa, Chase Manhattan Bank, Black Rock fund, gruppo mediatico Cisneros: ovvero i principali sponsor dichiarati del candidato perdente Capriles)  che davvero non pensiamo si dedicassero alla beneficenza nella salvaguardia dei diritti civili del popolo venezuelano. Una catastrofe!
Per loro, si intende. Per questi gruppi che ci avevano scommesso e la davano certa, la vittoria di Capriles. Tutti i sondaggi indicavano che ce l’avrebbe fatta, magari sul filo di lana. E anche se avviene in una regione lontana e molto remota, avrà un impatto simbolico molto forte dovunque in occidente.
Sulla carta, l’avevano giocata bene, puntando sull’assenteismo. I sondaggi davano Capriles vincente con un margine del 2% e un’affluenza al voto intorno al 60/65%; moltissima era la gente disgustata dalla conflittualità politica molto accesa, dalla violenza, dall’incertezza. La vittoria di Chavez (54,5% dei voti) è stata ottenuta grazie all’affluenza dell’80% della popolazione. E’ stato immediatamente attaccato – fornendola come prova che si tratta di un dittatore - perché nella giornata di sabato ha violato il codice del silenzio twittando continuamente dei messaggi invitando i contadini, gli abitanti nelle province più estreme e dimenticate, la gente che non voleva andare a votare, perché si recassero alle urne. Chavez si è giustificato sostenendo che era suo dovere farlo e che non aveva dato nessuna indicazione di voto, se non il fatto di sottolineare il “dovere di ogni venezuelano di dire no all’imperialismo dei colossi finanziari che ci vogliono portare via il nostro petrolio”.
I democratici elegantoni troveranno questa sua pratica disdicevole.
Io no.
La Well co. di Austin, Texas (famiglia Bush in comproprietà con il fratello saudita di Osama Bin Laden, un’accoppiata business che la dice tutta su come va il mondo) già si leccava i baffi perché si era assicurata la commessa d’appalto per nuove trivellazioni in Venezuela  e la consegna di almeno dieci grandi piattaforme petrolifere, per riprendere il controllo nei Caraibi e da Caracas (il Venezuela è la prima nazione geografica del Sudamerica) condurre la battaglia contro Brasile e Argentina, i due veri nemici dichiarati del liberismo selvaggio del Fondo Monetario Internazionale. La stessa Christine Lagarde, in un impeto di ritrovata passione per i diritti civili, venti giorni fa era arrivata a Caracas per sostenere pubblicamente il candidato Capriles a nome del Fondo, facendo intendere che un fiume di denaro si sarebbe riversato nelle banche venezuelane come credito agevolato alle imprese, comiziando sul tema dei diritti civili.
Una vera operetta da circo (con il senno di poi)  che avrebbe potuto diventare, invece, una tragedia mediatica post-moderna, sulla quale invito a riflettere tutti, perché è una tendenza in corso anche da noi in Europa. Era chiaro anche a un bambino che queste elezioni rappresentavano il primo scontro frontale tra i sostenitori del liberismo economico, dello schiavismo economico e sociale sostenuto dai colossi finanziari speculativi (da una parte) e dall’altra le esigenze di sovranità nazionale e di sviluppo economico locale, improntate alla difesa dello stato welfare e all’applicazione di economie di investimento e di sviluppo. Ma i sostenitori del liberismo selvaggio, a protezione della privatizzazione delle risorse energetiche, e grandi sostenitori delle politiche restrittive del Fondo Monetario Internazionale, avevano stabilito di costruire una campagna elettorale imperniata intorno al tema dei diritti civili, presentando il candidato Capriles come un campione del “socialismo che funziona”, la faccia giovane del “nuovo che avanza”.  Il candidato del FMI si era addirittura auto-eletto come grande sostenitore e amico del sindacalista brasiliano ed ex presidente del Brasile Lula da Silva, il quale aveva già fatto sapere che neppure lo conosceva, che non condivideva nessuna delle sue idee e non lo sosteneva affatto. Ma Capriles – grazie a un vasto controllo mediatico allestito dal gruppo media Cisneros- ha fatto tutta una campagna elettorale presentandosi come un socialista pragmatico e addirittura come nemico delle multinazionali e nemico della finanza anglo-americana.
E’ stata una campagna elettorale molto interessante, basata sulla totale confusione dialogica, per impedire di affrontare i veri temi in ballo: la assoluta necessità per le multinazionali dell’energia di riprendere il controllo dei Caraibi e del Sudamerica, lanciando un severo avvertimento a Obama e al resto del mondo. Le ultime settimane hanno visto scendere in campo i colossi della disinformazione della locale cupola mediatica, aiutati e spalleggiati anche da media francesi e soprattutto italiani (la più grande comunità di emigrati europei in Venezuela, dove i bloggers italiani sono seguitissimi e hanno avuto un loro ruolo tra i votanti) ma non sono riusciti a farcela. Centinaia e centinaia le presenze ben dissimulate tra i blog italiani che hanno partecipato in prima linea nello spiegare perché andava bene Capriles. Tra tutti, cito il blog “cado in piedi” che venti giorni fa aveva pubblicato (così piovuto dal nulla) un articolo dal titolo “Venezuela, carcere e (in)civiltà” a firma Katia Anedda, una scrittrice presentata come una esponente nella salvaguardia dei diritti civili in Italia. L’autrice del pezzo raccontava la storia di un “carcere incubo” a Caracas dove era andato a finire un giovane milanese, finito in una situazione di disperazione esistenziale con la sua vita a rischio e si parlava dell’amorevole aiuto fornito dal consolato italiano; in questo caso incredibilmente attivo nel sostenere il nostro connazionale in diverse conferenze stampa a Caracas.  Nel corso dell’articolo, l’autrice raccontava anche la verità sulla storia. Il giovane, infatti, era stato arrestato all’aeroporto di Caracas con 100 grammi di cocaina in tasca. Interrogato dalla polizia che gli aveva mostrato anche diverse prove fornite dall’interpol, il giovane aveva confessato che quella non era la sua prima volta. E così era finito in un carcere incubo. Tutto vero. Il punto è proprio questo. Tre anni fa, in una famosissima (e affollatissima) conferenza stampa, lo stesso Chavez aveva annunciato che si era stufato di giovani criminali europei che arrivavano con la loro arietta colonialista in Venezuela, d’accordo con i narcos colombiani e con le mafie italiane, pensando di far su e giù tra il Sudamerica e l’Europa spacciando la cocaina. E aveva annunciato che tutti quelli che sarebbero stati beccati sarebbero finiti nel carcere più duro insieme ai grossi criminali. E così aveva fatto. Il giovane italiano veniva presentato nell’articolo come vittima  (con racconti della famiglia disperata) preda della mancanza di diritti civili in Venezuela. Finendo l’articolo, un lettore medio non poteva che sentire compassione e solidarietà nei confronti del proprio connazionale, incorporando l’idea che i venezuelani sono un popolo di selvaggi e che Chavez era un dittatore che non rispettava il diritto degli europei che invece sono tanto democratici L’ho trovato un articolo subdolamente osceno. E ’ un vero insulto nei confronti dei tantissimi giovani italiani che ogni giorno combattono in questa nazione per cercarsi un lavoro decente e pagato, purchè onesto. Chiedere la solidarietà (e la denuncia di Hugo Chavez) per un giovane che fa lo spacciatore di professione (per sua stessa ammissione) lo trovo fuorviante. Mi dispiace per lui, e per “cado in piedi”, ma io rispetto chi lavora, chi cerca un lavoro e chi soffre l’ansia e il disagio del precariato senza cedere alla criminalità organizzata e al guadagno facile disonesto. Non nutro nessun rispetto civile  per chi fa su e giù con il Sudamerica spacciando la cocaina. Se l’è andata a cercare, che si assuma le sue responsabilità. Ma di lui, ne potete star certi, non ne parleranno più, dato che le elezioni si sono svolte.
E così, il “socialista” Capriles (decine di milioni di dollari investiti nella campagna elettorale) è stato battuto dal “dittatore” Chavez.
Peccato che il dittatore abbia espulso le multinazionali dell’energia, che abbia triplicato il salario minimo, che abbia aumentato le pensioni minime per un 45% in più dell’indice d’inflazione e che abbia istituito una percentuale dei profitti ricavati dalla vendita del petrolio per creare “il fondo di solidarietà per studenti universitari provenienti da famiglie disagiate”, che abbia lanciato quella che io definisco una svolta esistenziale nel campo della solidarietà perché nel 2007 ha dato il petrolio e il gas gratis alla Repubblica dell’Ecuador che aveva optato per la denuncia del debito immorale, invitando poi sia Lula che Nestor Kirchner a dare una mano all’Ecuador contro le grosse multinazionali.
Splendido l’articolo scritto da Gennaro Carotenuto, un ricercatore italiano che vive a Parigi dove insegna all’università, e si occupa di questioni sudamericane. Lo consiglio a tutti. Così come appare davvero penoso l’articolo di Gianni Riotta su La Stampa, davvero preoccupato all’idea dello schiaffo in faccia che il continente sudamericano, in libere elezioni che si sono svolte legalmente, ha mollato al Fondo Monetario Internazionale, alla BCE, ma soprattutto ai colossi finanziari che sostenevano Capriles; guarda caso gli stessi che stanno finanziando Romney in Usa.
A dimostrazione del valore di una libera elezione. Se l’intelligenza e l’attenzione e la consapevolezza è alta, è possibile vincere contro lo schiavismo, contro il liberismo e contro coloro che vogliono riportarci nel medioevo.
Questa è la notizia, oggi.
Da qualche parte del mondo stanno dicendo no al Nuovo Ordine Mondiale.
E non è roba da poco.
Da notare, in conclusione, che nell’annunciare la sua vittoria, Hugo Chavez ci ha tenuto a presentarsi alla folla avendo accanto il premio nobel per la pace guatemalteco, Rigoberta Manchù e Piedad Cordoba, la più grande attivista sudamericana nel campo dei diritti civili, di nazionalità colombiana, da sempre in prima fila nella lotta contro il narcotraffico, contro la criminalità organizzata e contro i legami tra la finanza oligarchica e le mafie italiane che hanno bisogno di un Sudamerica debole, avvilito e servo, per farci sopra il grande business.

martedì 9 ottobre 2012

Firme false nel listino Formigoni, indagata l'assistente della Minetti.

(Fotogramma)

MILANO - Non più flash per la sola Nicole Minetti in Consiglio regionale, ma adesso anche per la sua assistente Clotilde Strada, che è fra gli indagati nell'inchiesta per le presunte firme false per il listino delle Regionali in Lombardia, nel quale peraltro è stata eletta la stessa Minetti. Martedì mattina alla buvette del Pirellone giornalisti, fotografi e cameramen attendevano come ormai di consueto la Minetti, che come da copione si è limitata a sorridere senza però parlare. Presto, dunque, l'attenzione si è spostata su Clotilde Strada, l'ombra della consigliera regionale del Pdl a processo per il caso Ruby.
Indagata l'assistente della Minetti
Indagata l'assistente della Minetti   Indagata l'assistente della Minetti   Indagata l'assistente della Minetti   Indagata l'assistente della Minetti   Indagata l'assistente della Minetti   Indagata l'assistente della Minetti   Indagata l'assistente della Minetti
INSEGUITA - Clotilde Strada, all'epoca delle elezioni vice responsabile del settore elettorale del Pdl Lombardia, è stata inseguita dai fotografi prima al bar e poi sui divanetti in cui gli assistenti seguono i lavori dell'Aula. «Non ho niente da dire», è stata l'unica risposta gelida indirizzata con evidente fastidio alla stampa. Ed è stato un tripudio di flash ogni qualvolta Minetti e Strada si sono incrociate per chiacchierare o leggere notizie sull'i-pad.
L'APPELLO DEI RADICALI - I radicali si rivolgono al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè intervenga a garanzia della legge sulla vicende delle firme false. Secondo Marco Cappato con i 15 indagati dell'inchiesta sono stati individuati «gli autori materiali, ma nulla si dice dei mandanti politici». «Noi Radicali - ha continuato Cappato- abbiamo portato le prove della gigantesca truffa elettorale compiuta nella presentazione delle liste di Roberto Formigoni, con un migliaio di persone che hanno confermato alla Procura della Repubblica di non aver mai firmato per quella lista».