sabato 23 marzo 2013

Crocetta alla guerra della formazione "Stop agli enti vicini ai politici". - Antonio Fraschilla


Tsunami sulla formazione Stop a 43 enti vicini ai politici


Il governatore revoca i finanziamenti a 43 enti alcuni dei quali vicini a esponenti del Pd e del Pdl. "Salveremo i posti di lavoro". Ma la Cisl annuncia: "Lunedì in piazza".

Crocetta va alla guerra della formazione professionale. Annuncia lo stop all'Avviso 20 "perché i soldi sono finiti e non c'era copertura finanziaria per i prossimi due anni", prepara un nuovo bando assicurando che "nessuno perderà il lavoro", ma soprattutto avvia il procedimento di revoca a 43 enti, in gran parte in mano alla politica, dal Pd al Pdl. Il motivo? 

"Hanno incassato i soldi per i corsi e non hanno pagato gli stipendi ai dipendenti - dicono Crocetta e l'assessore Nelli Scilabra - se entro trenta giorni non ci daranno spiegazioni, li metteremo fuori dal sistema della formazione, inserendo poi i dipendenti in un albo unico per farli assumere da altri enti. Adesso comunque rivoluzioneremo tutto. La vecchia formazione professionale che faceva solo assistenza sociale non esisterà più. Ai politici che da anni lucrano su questo settore, con autisti diventati direttori di grandi enti, dico: la musica è cambiata".

Il riferimento del governatore, nemmeno tanto velato, è anzitutto all'area dei democratici che fa capo a Nino Papania e a Francantonio Genovese. Tra gli enti per i quali è stato avviato il procedimento di revoca dell'accreditamento c'è lo Ial, l'organismo più grande con 800 dipendenti, diretto da Massimiliano Ciccia, ex collaboratore di Papania. Ma anche il Lumen di Messina, dove lavora la moglie del deputato democratico Franco Rinaldi, cognato di Genovese. "Il Pd? Non mette certo bocca nelle iniziative amministrative", avverte Crocetta.

La scure del governo rischia di abbattersi su sigle di tutti i colori:  nell'elenco dei 43 enti nel mirino c'è l'Ancol, vicino all'ex sindaco Pdl di Messina Giuseppe Buzzanca, o il Cufti di Taormina, dove lavora la moglie dell'ex deputato di Fli Carmelo Briguglio. E, ancora, l'Efal di Messina, in passato diretto dall'ex deputato dell'Mpa Fortunato Romano. Rimanendo nel Messinese, ci sono poi Afel, Esfo, Esac, Genesi, Trinacria, Ismerfom, San Pancrazio e Consorzio Insieme. Nel Palermitano rischiano gli enti Engi, Eureca, Isford, Ismerc, nel Catanese le sigle Eris, Ecap, Eurofom, Eurocolsut, Ciofs ed Enaip.

"Molti di questi enti stanno ricevendo finanziamenti anche dall'Avviso 20, se non dimostreranno di avere le carte in regola dovranno restituire tutti i fondi", dice la dirigente generale Anna Rosa Corsello. Tra il 2012 e il 2013 sono già 235 gli enti, alcuni dei quali fantasma, che si sono visti revocare l'accreditamento. Tolto pure a partecipate della Regione, come Italia Sicilia Lavoro, o alla Provincia di Agrigento. "Anche per i 43 non faremo sconti", dice Crocetta. La Cisl intanto è sul piede di guerra e annuncia una manifestazione dei dipendenti della Formazione per lunedì mattina davanti all'assessorato.

Ma il vero nodo che deve affrontare il governo riguarda l'Avviso 20, che ha sostituito il vecchio Prof. Il bando doveva avere durata triennale, invece i soldi basteranno a stento per un anno. Dopo l'estate i corsi non potranno riprendere: è a rischio quindi il futuro di ottomila dipendenti degli enti. La Scilabra e Crocetta annunciano una "nuova formazione": "L'Avviso 20 è un'esperienza fallimentare, dei 2.859 corsi avviati soltanto 250 riguardano rami innovativi come quello delle energie rinnovabili - dice la Scilabra - noi vogliamo cambiare tutto. Per questo stiamo già lavorando a un bando dedicato alla formazione giovanile da finanziare attraverso il Piano Giovani, che vale 450 milioni di euro. Per evitare che i formatori rimangano mesi senza stipendio avvieremo già a luglio corsi per la loro riqualificazione, utilizzando altri 45 milioni sempre del Piano giovani".

"Nessuno perderà il lavoro - dice Crocetta - metteremo regole trasparenti di qualità dei formatori, che saranno equiparati ai precari della scuola, e creeremo un albo unico. Il carrozzone è finito". I sindacati sono però sul piede di guerra: "Chiudere l'esperienza dell'Avviso 20 mette a rischio i lavoratori, il governo ci dia certezze sulla copertura finanziaria dei nuovi bandi", dicono Giusto Scozzaro della Fp Cgil e Maurizio Bernava della Cisl, che aggiunge: "Da lunedì faremo un sit-in di protesta a oltranza davanti all'assessorato". 

Intanto Crocetta revoca appalti anche in altri settori dopo avere ricevuto informative antimafia atipiche. Si tratta di nove imprese che avevano ricevuto fondi europei per l'agricoltura, di cinque ditte che si occupano di rifiuti e di tre aziende che avevano avuto autorizzazioni nel settore delle energie rinnovabili: Ecosfera di Roma, Cmg di Alcamo, Sienergy di Ragusa. 


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/03/23/news/crocetta_alla_guerra_della_formazione_stop_agli_enti_vicini_ai_politici-55174471/
 

Ecco come il Governo Bersani ottiene la fiducia

Senato della Repubblica: Quel manipolo di dieci Senatori che voteranno la fiducia al Governo Bersani

L'incarico per fare il Governo è stato affidato a Bersani ed ecco come il "Governo Bersani" riuscirà da ottenere la fiducia.

Si parlava di un "governissimo", un governo di larghe intese, ma il Centro sinistra formato da PD e SEL non volevano macchiarsi del cosiddetto "inciucio" con il PDL di Berlusconi. Nasce così la tattica per ottenere quei pochi voti che al Csx mancano al Senato; di voti ne basterebbero sedici o diciassette, ed ecco allora che dal Centro destra nasce un gruppo di dieci Senatori il GAL (Gruppo Grande Autonomia e Libertà), sono loro a garantire al Governo Bersani il voto di fiducia.

A Palazzo Madama un gruppo di dieci senatori, formato da esponenti di PDL, Lega, MPA e Grande Sud, si unisce sotto al nome GAL, cioè Grande Autonomia e Libertà; questo gruppo avrà il compito d'agire in parallelo a quello della Lega, che vanta sedici Senatori. Obiettivo ufficiale è rafforzare le istanze autonomiste dentro il Palazzo; creare un terreno di dialogo tra forze diverse sul tema del federalismo. Spiega Jonny Crosio Senatore leghista passato da Montecitorio a Palazzo Madama: "Abbiamo voluto seguire lo stesso percorso della Lega alla Camera".

In Senato la Lega non aveva problemi numerici, ma, dopo una giornata di tensioni sulla costituzione del gruppo misto e le incertezze di voto di Bersani nel caso Napolitano conferisca a lui l'incarico di Governo. Ecco così che nasce, il 20 marzo scorso, il GAL. Capogruppo è Mario Ferrara di Grande Sud ed oltre a Crosio ed al leghista Gian Marco Centinaio, ne fanno parte Laura Bianconi, Luigi Compagna, Giovanni Bilardi, nonché Lucio Barani ed Antonio Scavone del PDL, Giuseppe Compagnone del MPA e Giovanni Mauro di Grande Sud.

Il gruppo GAL sembra nascere con belle intenzioni, specie poi per il fatto che un gruppo parlamentare autonomo ha il suo bel vantaggio economico; avranno a disposizione la loro "fetta" di fondi spettante ai gruppi parlamentari, più un discreto numero di assistenti e segretari. Parteciperà alla conferenza dei capigruppo, luogo dove si dettano tempi e temi dell'agenda parlamentare.

Ma la nascita di un gruppo composto da leghisti ed alcuni esponenti del PDL, proprio in questa fase così delicata in cui Bersani è alla disperata ricerca di una maggioranza "proprio a Palazzo Madama" fa capire agli osservatori che questa è la mossa vincente dell'inciucio da tenere nascosto all'opinione pubblica ed agli elettori. Il gruppo di Senatori GAL quasi per certo sarà il supporto alla nascita del Governo Bersani, o comunque del Governo di Centro sinistra.
I voti necessari erano sedici o al massimo diciassette, loro sono in dieci, numero minimo necessario a formare un gruppo; il gruppo nasce quasi per certezza con la "benedizione" di Maroni e Berlusconi, pronti a dare una mano a Bersani sì, ma non pubblicamente.
Se a Palazzo Madama al Csx aggiungiamo Scelta civica con Monti, Bersani potrà contare su 142 Senatori che lo votano; e con i dieci in più di GAL arriverà a 152.. Per ottenere una maggioranza assoluta mancherebbero ancora sei voti, e con molta probabilità questi arriveranno da qualche altro Senatore del gruppo misto.
Grande Autonomia e Libertà (GAL) precisa che degli otto punti presentati da Bersani sette li condivide e Crosio afferma che se ne può quindi discutere, dice anche che vogliono essere funzionali ad un progetto politico e non ad un Governo, e qui staremo a vedere se saranno o no disponibili ad appoggiare, con il voto di fiducia, l'esecutivo di Centro sinistra.

Ecco come il Governo Bersani ottiene la fiducia senza lo scandalo dell'inciucio.


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venerdì 22 marzo 2013

Immaginazione....

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Cavallucci marini.



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I marò in viaggio verso New Delhi.



Roma - (Adnkronos/Ign) - Girone e Latorre tornano in India. Palazzo Chigi: ''Ottenuta dalle autorità indiane l'assicurazione riguardo alla loro tutela". Napolitano: ''Da Latorre e Girone senso di responsabilità, spero presto riconosciute le loro ragioni''. Alfano: ''Decisione grave, tragico ritorno a Italietta''. Gen. Del Vecchio: ''Sconcertato, è doccia fredda''.Marò indagati per violata consegna dalla Procura militare di Roma.

Roma, 22 mar. (Adnkronos/Ign) - I due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono in viaggio verso New Delhi. Palazzo Chigi in una nota ha spiegato di aver ''ottenuta dalle autorità indiane l'assicurazione riguardo alla loro tutela''.
Prima di procedere con il rientro a Nuova Delhi dei due fucilieri, "il governo italiano ha chiesto all'India chiarimenti" sulle condizioni cui sarebbero stati soggetti i marò al loro rientro e sull'applicabilità della pena capitale, ha detto il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, riferendo sul caso alla Lok Sabha a Nuova Delhi.
"Il governo ha informato il governo italiano che" Girone e Latorre "non sarebbero stati soggetti all'arresto se fossero rientrati entro la scadenza fissata dalla Corte Suprema indiana e che - in base ad una giurisprudenza indiana ben consolidata - questo caso non rientra nelle categorie di casi che prevedono la pena capitale, ossia casi rarissimi. Perciò non deve esservi alcuna preoccupazione al riguardo".
Questi chiarimenti, ha poi reso noto il ministro, verranno presentati alla Corte Suprema. "A seguito del chiarimento abbiamo avuto conferma del fatto che il governo italiano sta organizzando il rientro dei due marò italiani entro la data concessa dalla Corte Suprema. Sono lieto che la vicenda sia arrivata ad una conclusione soddisfacente e che il processo a carico dei marò proceda in linea con le disposizioni della Corte Suprema del 28 gennaio 2013".
Khurshid ha anche dichiarato: "Alla fine posso dire che la diplomazia continua a lavorare mentre tutti pensano che tutto è perso e quindi per favore date alla diplomazia qualche possibilità in più di gestire le cose che sono importanti per il nostro paese".
Questo quanto dichiarato Khurshid ha reso noto che informerà il Parlamento degli ultimi sviluppi. Quanto ai prossimi passi, il capo della diplomazia indiana ha tenuto a precisare che "la legge resta la stessa. Nulla cambia dal punto di vista legale".


Camere eleggono vice e questori, M5S in stanza bottoni.


I deputati del M5S in Parlamento


Di Maio vicepresidente a Montecitorio, al Senato Bottici questore.

Senato e Camera eleggono ciascuno i quattro vice presidenti, che coadiuveranno Pietro Grasso e Laura Boldrini nella conduzione delle due Assemblee legislative. E danno anche il via ai tre questori di Palazzo Madama e Montecitorio che costituiscono a tutti gli effetti i Consigli di amministrazione dei due rami del Parlamento.
La novità sta nell'elezione, grazie alla rinuncia degli altri partiti, di un deputato di M5s a vicepresidente della Camera e di una senatrice tra i questori, il che implica una "costituzionalizzazione" del Movimento che si presenta come anti-sistema, che che ha comunque deciso di assumere dei ruoli istituzionali. Un po' come avvenne nel 1994 per la Lega. Il Movimento guidato da Grillo non aveva i numeri per eleggere i propri uomini negli incarichi di Senato e Camera, e si è rifiutato di incontrare gli altri partiti, come pure prevedono i Regolamenti parlamentari, per concordare i nomi da votare. Nei giorni scorsi ha chiesto ad essi di "riconoscere" il ruolo di M5S. E così è stato.
Il passo indietro degli altri partiti, Pd in testa, ha permesso al Movimento di entrare nella "stanza dei bottoni". "Noi abbiamo avuto rispetto dei loro elettori - ha commentato Pier Luigi Bersani - loro non hanno avuto rispetto dei nostri. Punto".
I nuovi vicepresidenti della Camera sono Maurizio Lupi del Pdl, Marina Sereni e Roberto Giachetti del Pd, e il 5 Stelle Luigi Di Maio. 27 anni, studente fuori corso di giurisprudenza. Insieme ai suoi tre colleghi, e a Boldrini, dovrà essere garante in aula di tutti i gruppi, compresi quelli degli odiati "partiti". I questori, cioé il Cda della Camera, saranno il Pd Paolo Fontanelli, Gregorio Fontana del Pdl, e l'ex magistrato Stefano D'Ambruoso, di Scelta Civica. Sel ha votato il candidato di 5 Stelle, Laura Castelli, nel tentativo di creare una premessa per una alleanza politica, negata però dal Movimento. Un questore a 5 Stelle ci sarà invece al Senato, e sarà Laura Bottici, eletta con i voti del Pd.
Si troverà non tanto a "fare le pulci", come ha detto il M5S, ma a decidere le spese del "Palazzo" e della "casta", entrando quindi a pieno titolo in queste due categorie invise. La sfida sarà riuscire a cambiarne le abitudini. Assieme a lei Lucio Malan (Pdl) e Antonio De Poli (Sc). I quattro vicepresidenti a Palazzo Madama saranno Maurizio Gasparri (Pdl), Valeria Fedeli (Pd), Roberto Calderoli (Lega) e Linda Lanzillotta (Scelta civica). La situazione ricorda quella del 1994, quando furono eletti 118 deputati e 59 senatori della Lega che tra cappi agitati in aula (Leoni Orsenigo), minaccia di pallottole contro i magistrati (Umberto Bossi) e di secessione, la Lega appariva antisistema. La sua "costituzionalizzazione" avvenne proprio attraverso la nomina a questore della Camera di Maurizio Balocchi, anche quella fatta all'insegna della lotta agli sprechi, e di Marcello Staglieno alla vicepresidenza del Senato.

giovedì 21 marzo 2013

Inchiesta Ior, un caso diplomatico. - Emiliano Fittipaldi e Vittorio Malagutti

Michele Briamonte

L'uomo chiave delle nuove indagini sulla banca del Vaticano si chiama Michele Briamonte. Consulente Ior e consigliere di Monte Paschi, è stato fermato all'areoporto di Ciampino con un alto prelato, il segretario di Tarcisio Bertone. La guardia di Finanza voleva perquisirlo, ma lui ha esibito il passaporto della Santa Sede.

Roma, aeroporto di Ciampino. Una mattina di fine febbraio due passeggeri sbarcano da un aereo privato appena atterrato da Torino. La coppia si avvia verso l'uscita a passo svelto. Pochi minuti e gli agenti della Guardia di Finanza li circondano. Le Fiamme gialle cercano loro. Sì, proprio loro. Roberto Lucchini, un sacerdote, e Michele Briamonte, giovane e brillante avvocato dello studio torinese Grande Stevens nonché consulente legale dello Ior.

Lucchini non è un prete qualunque, ma un monsignore, un diplomatico della Santa Sede. I finanzieri hanno un mandato di perquisizione e chiedono alla coppia di consegnare le borse e i documenti in loro possesso. Con gran sorpresa dei militari, Briamonte e Lucchini mostrano il passaporto diplomatico del Vaticano. Come faccia Briamonte non si sa: il documento potrebbe essere un passaporto "di servizio", rilasciato in casi eccezionali dalla segreteria di Stato.

Con quel documento (anche se non garantisce l'immunità) Briamonte cerca di non farsi perquisire. Comincia a fare telefonate. La richiesta d'aiuto arriva subito a destinazione. Si muove il Vaticano. Il messaggio è chiaro: «Nessuna perquisizione», in caso contrario l'incidente diplomatico tra Italia e Santa Sede sarebbe inevitabile. Dopo qualche tira e molla, il pressing della segreteria di Stato alla fine ha successo. L'avvocato e il monsignore si tengono strette le borse ed escono dall'aeroporto. Entrambi però sanno bene che la vicenda non si chiude qui.

L'affondo della magistratura, con la tentata perquisizione all'illustre coppia di viaggiatori segnala un salto di qualità nelle indagini della procura romana sugli affari dello Ior, la banca del Vaticano. L'inchiesta aperta a Roma sin dal 2009 si arricchisce così di un nuovo filone. E chissà se papa Francesco, da pochi giorni nel pieno dei suoi poteri, è già stato informato di questa nuova grana. Preti infedeli, banchieri e bancari, perfino malavitosi vicino alla banda della Magliana. Il vaso di Pandora della finanza vaticana riserva sempre nuove sorprese. E adesso al centro dell'attenzione finiscono, loro malgrado, don Lucchini e Briamonte. 


Non sappiamo perché i due viaggiassero insieme e quali documenti gli investigatori sperassero di trovare nelle loro valigie. Certo è che il monsignore bloccato a Ciampino viene descritto come un diplomatico di rango, un nome che conta nell'organigramma della segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone. Il suo compagno di viaggio Briamonte appare invece come l'anello di congiunzione tra due vicende ugualmente scottanti: lo Ior e l'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. 

Sarà un caso, ma il 5 marzo, proprio pochi giorni dopo l'incidente di Ciampino, il giovane e rampante avvocato, classe 1977, si è visto perquisire ufficio e casa nel centro di Torino su ordine dei pm senesi che indagano sulle presunte malversazioni al Monte. Briamonte, che è entrato nel consiglio della banca solo 11 mesi fa, non è indagato. L'intervento della procura di Siena in questo caso è legato alla denuncia presentata dagli stessi vertici di Mps per scoprire chi tra i consiglieri abbia passato a due quotidiani la notizia, che doveva restare segreta, dell'avvio di una causa per risarcimento danni contro Deutsche Bank e Nomura.«Sono del tutto tranquillo», ha dichiarato Briamonte il giorno delle perquisizioni. Quelle per cui non ha potuto ripararsi dietro lo scudo del passaporto diplomatico della Santa Sede.

L'avvocato è di casa Oltretevere. A garantire per lui, almeno da principio, era il suo maestro Franzo Grande Stevens che da decenni è in prima fila tra i legali di fiducia della curia papale. Già nel 1993, nel pieno di Mani pulite, quando lo Ior rischia di essere travolto dallo scandalo del riciclaggio della maxitangente Enimont, la regia della difesa vaticana venne affidata a Grande Stevens. 

Briamonte però ha imparato in fretta a muoversi nelle segrete stanze della Santa Sede dove gode della massima considerazione. Secondo quanto è emerso nei mesi scorsi sarebbe lui l'autore del parere che fornisce allo Ior le basi legali per opporsi alla richiesta dell'Aif (l'Autorità di vigilanza finanziaria vaticana) di informazioni che riguardano operazioni concluse entro il primo aprile del 2011.


Da quella data, infatti, entravano in vigore le nuove norme in materia di trasparenza bancaria, adottate dalla Santa Sede per effetto delle pressioni internazionali. Secondo Briamonte, però, quelle regole non avevano validità retroattiva e quindi andavano applicate solo dall'aprile 2011 in avanti. 

Si apre un nuovo fronte nell'inchiesta giudiziaria sullo Ior, la banca del Vaticano. A fine febbraio la Guardia di Finanza ha fermato all'aeroporto romano di Ciampino monsignor Roberto Lucchini e l'avvocato Michele Briamonte, due nomi eccellenti della nomenklatura della Santa Sede. Il primo lavora nella segreteria di Stato guidata dal cardinale Tarcisio Bertone, mentre il legale, partner dello studio torinese Grande Stevens, è da anni consulente dello Ior.

Briamonte e Lucchini si sono opposti alla perquisizione esibendo un passaporto diplomatico vaticano. Dopo una convulsa trattativa e numerosi contatti telefonici con la segreteria di Stato, l'avvocato e il monsignore hanno potuto lasciare l'aeroporto romano senza consegnare ai militari le loro borse. Resta un mistero perché Briamonte, che non è cittadino vaticano, abbia a disposizione un passaporto della Santa Sede.

Di certo, l'episodio di Ciampino, con tanto di incidente diplomatico sfiorato tra Italia e Vaticano, segnala che l'inchiesta aperta a Roma sin dal 2009, con al centro gli affari dello Ior, si arricchisce di un nuovo filone. E tra i protagonisti della storia fa il suo ingresso in scena un professionista giovane e rampante del calibro di Briamonte, classe 1977, da tempo uno dei più ascoltati consulenti della curia papale.

L'avvocato torinese, allievo prediletto di Franzo Grande Stevens, il legale della famiglia Agnelli da almeno un ventennio molto introdotto anche in Vaticano, appare adesso come l'anello di congiunzione tra due vicende ugualmente scottanti: lo Ior e l'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. Sarà un caso, ma il 5 marzo, proprio pochi giorni dopo l'incidente di Ciampino Briamonte si è visto perquisire casa e ufficio su richiesta della procura di Siena che indaga su un presunto caso di insider trading denunciato dagli stessi vertici di Mps.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/inchiesta-ior-un-caso-diplomatico/2203154