In queste ore i giornali riportano analisi sui punti critici della riforma della giustizia penale, prescrizione, intercettazioni, falso in bilancio etc.., col risultato che della riforma della giustizia civile, ovvero l’unica che molto probabilmente verrà votata oggi dal Consiglio dei Ministri, nessuno parla.
A pensare male si fa peccato… ma poiché è una tecnica politica quella di pilotare l’attenzione pubblica su un tema, per poi procedere senza particolari intoppi su altro, vale la pena ricordare che la riforma del settore civile riguarda milioni di Italiani che – di punto in bianco – si ritroveranno a fare i conti con modifiche sostanziali.
Non che tutti i punti siano da scartare, anzi. Divorziare senza passare dal Giudice, o avere l’accesso al gratuito patrocinio anche per pagare le transazioni, sono belle conquiste, assieme ad altre, ma permane una generale sensazione che anche questa ri-forma andrà a favorire caste e lobbies, banche in testa.
Tanto per cominciare Renzi annunciò che per la prima volta in Italia i cittadini sarebbero stati consultati on-line, attraverso il sito del Ministero della Giustizia. A parte che la consultazione dura fino al 31 agosto, mentre il testo è in discussione oggi (i!), molti cittadini non si sentono autorizzati ad intervenire, perché magari si sentono poco competenti.
Invece sarebbe fondamentale che lo facessero, perché sennò il rischio è che la riforma cada dall’alto (come comunque ac-cadrà) senza nemmeno un tentativo di offrire visioni diverse ed innovative, specie da parte di coloro che faticano a tirare la fine del mese.
La riforma prevede una fortissima accelerazione per il recupero crediti, mediante accesso ai dati dei conti in banca, procedure più rapide e snelle, più potere agli Ufficiali giudiziari, esecutorietà delle sentenze di primo grado, filtri per le impugnazioni etc.
Bene potrebbero dire in molti! Chi di noi non è mai impazzito per recuperare una somma che qualcuno ci deve e magari ha rinunciato dopo inutili solleciti pur di non stare in causa 10 anni. Ma altrettanto a chi di noi non è mai capitato di ricevere una richiesta di pagamento del tutto folle, esagerata, o persino immotivata?
La riforma non prevede nulla per castigare questi “cattivi creditori” e la cosa è davvero preoccupante. Una ri-forma, ovvero qualcosa che si prefigge di dare una nuova forma all’esistente, deve essere organica e doveva prevedere rimedi per entrambi i problemi ed invece, almeno per come è stata presentata, parte dal presupposto che in questo paese tutti i debitori sono totali farabutti, mentre tutti i creditori degli assoluti santi.
Epperò sappiamo che non è così. Banche, Equitalia, assicurazioni, amministrazioni di condominio… non sempre i creditori si comportano bene! Lo sappiamo dalle cronache, ma anche dall’esperienza.
Dove c’è corruzione etica e malaffare, questo si insinua ovunque e ci sono creditori che senza tanti complimenti pignorano immobili e beni pur sapendo di non avere tutte le carte in regola, o magari dopo aver fatto firmare contratti capestro scritti “piccolo, piccolo”. Banche – (le fatidiche banche!) che magari hanno maturato il credito applicando interessi sugli interessi, agenzie di riscossione tributi che pretendono somme anche non dovute o prescritte, agenzie di recupero crediti che chiedono interessi oltre il saggio legale, gente senza scrupoli a cui è bastato un credito di 500 euro per pignorare una casa, mettere tutta una famiglia in strada e magari mandare amici e conoscenti a partecipare all’asta. Senza parlare di quei professionisti che hanno emesso una parcella spropositata o amministratori di condominio particolarmente distratti nei conteggi.
Ecco che i creditori non sono affatto tutti santi ed agevolarli indiscriminatamente con una serie di interventi normativi, ovvero un’autostrada a 6 corsie, è davvero pericoloso per un sistema fragile come il nostro.
Siccome è necessario voltare pagina ed abbreviare i tempi biblici, andava previsto un sistema di contrappeso nel recupero crediti. Magari automatico. Ad esempio se una banca viene scoperta a citare ingiustamente un cittadino per interessi illegali, una norma che imponga di rimborsarlo 5 volte tanto. Idem per il professionista beccato a gonfiare ad arte una parcella.. radiato per sempre senza appello. A queste condizioni, una riforma ci stava anche, ma in assenza di correttivi, sembra fatta apposta per agevolare solo una parte.
Ed è qui che si insinuano i dubbi più forti, ovviamente da accertare, che tutta questa fretta sia dettata più dallo stato di sofferenza delle banche Italiane, che hanno in pancia troppi insoluti e dalle pressioni degli organismi sovranazionali che le guardano a vista, che dai bisogni dei singoli cittadini o delle piccole e medie aziende.
Il governo ci ha detto che la norma è pensata per le imprese che faticano a recuperare i crediti e ripetendolo a tamburo ne ha fatto uno slogan. Sembra però dimenticare che sono le stesse imprese che da anni gridano allo scandalo per essere vessate sopratutto da banche ed Equitalia, addirittura promuovendo referendum e raccolta firme per sollecitare soluzioni.
Senza scordare che tra i primi debitori delle imprese c’è proprio lo Stato, è ben curioso che l’incipit che il Ministero della Giustizia ha scelto per motivare la sua riforma della giustizia civile sia proprio un rapporto - guarda caso - della Banca Mondiale, (Giustizia.it -Riduzione dei tempi) che lamenta i tempi di recupero crediti, piuttosto che quello del CEPEJ, ovvero la commissione europea per l’efficienza della giustizia, che segnala una rosa di problemi ben più ampi.
A fronte di ciò viene un dubbio: non è che l’Italia abbia ricevuto pressioni sopranazionali per concentrarsi sull’accelerazione del processo esecutivo, rendere immediatamente esecutive le sentenze di primo grado e limitare le impugnazioni per consentire alle banche Italiane di rientrare velocemente dei crediti insoluti iscritti a bilancio?
C’entra qualcosa il fervente dibattito sulla costituzione di ”Bad Bank“ ove farli confluire? Sono decine e decine gli articoli riguardanti gli allarmi sullo stato di salute della banche Italiane, con gli interventi del FMI, le relazioni di Abi, BANKITALIA ,etc (alcuni link in fondo pagina) e – sarà solo una coincidenza- ma in gran parte sono di poco antecedenti alla pubblicazione sulle linee guida della riforma.
Eppoi chissà perché facendo un giro in Tribunale nelle sezioni delle esecuzioni si ha l’impressione che tra i pignoranti ci siano spesso i soliti noti ed alle successive aste, specie quelle succose, compaiono.. altri soliti noti. Non solo il circuito è sempre stato piuttosto chiuso, ma adesso sembra che le banche vogliano creare direttamente holding per acquistare immobili venduti all’asta. Come dire: li mando all’asta oggi e domani li ricompro a prezzi vantaggiosi. Sul sito di Repubblica (Economie e Finanza) si può leggere:
“Nel piano strategico al via il 28 marzo l’ad Carlo Messina prepara annunci rilevanti in materia. Dovrebbe nascere un’unità di business dedicata, in cui collocare la Rehoco (Real Estate Home Company, piccola holding dedicata ai mutui e al riacquisto di immobili in asta fallimentare)”.
Allora nel proporre una riforma del processo esecutivo bisognerebbe essere onesti, fare due o tre studi statistici per distinguere i cattivi pagatori da coloro che vengono vessati, i reali creditori da quelli in malafede, castigare coloro che coi debiti fanno business sporchi e prevedere sistemi che garantiscano livelli di giustizia equa alle parti in causa, ma non coi decreti d’urgenza, che mal si conciliano col concetto stesso di riforma. E siccome chi fa furbo di professione troverà comunque modo di nascondere i propri tesori alle Cayman o dietro fiduciarie, riconoscere che il rischio di dare tutti i privilegi solo ai creditori, in questo paese, è quello di fare male a coloro che già sono alla canna del gas.
Quindi è bene che i cittadini dicano la loro, anche e soprattutto sulla Giustizia Civile anche se il tema sembra …apparentemente noioso.
Roberta Clerici