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lunedì 4 marzo 2019

Perché i fichi d’India ci salveranno dalla fame e dai cambiamenti climatici.. - Andrea Centini



I fichi d’India resistono alla siccità, assorbono l’anidride carbonica, sono nutrienti e possono essere un ottimo mangime per gli animali da allevamento. Per la FAO sono il cibo del futuro.

Il cibo del futuro sarà la pianta del fico d'India (Opuntia ficus-indica), che grazie alle sue peculiari proprietà – sia nutritive che di adattamento – potrà fornire sostentamento a milioni di persone nelle zone più aride del pianeta, oltre che al bestiame. A stimarlo è stata la FAO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, che ha riunito un pool di esperti internazionali per condividere tutte le informazioni più recenti su questa pianta succulenta: dal profilo genetico alle vulnerabilità ai parassiti, passando per i terreni prediletti alla fisiologia.

Ma perché questi ‘cactus' sono così importanti per l'alimentazione del futuro? Con i cambiamenti climatici che avanzano inarrestabili, la desertificazione e il boom demografico, che porterà la popolazione umana a quasi 10 miliardi di individui nel 2050, le fonti di cibo tradizionali diverranno sempre più scarse, e sarà necessario rivolgersi a prodotti più ‘virtuosi' e in grado di adattarsi meglio alle nuove condizioni. Non è un caso che dal 2018 anche in Europa si potranno consumare gli insetti. Ma torniamo al fico d'india. Originaria del Messico, questa pianta ha innanzitutto una spiccata resistenza alla siccità, grazie a un metabolismo peculiare che la protegge dalla dispersione dei liquidi. Basti pensare che in un ettaro di coltivazione questi cactus possono conservare nelle loro pale fino a 180 tonnellate di acqua.

La proprietà si accompagna alla capacità di assorbire concentrazioni elevate di anidride carbonica, il principale gas serra responsabile dei cambiamenti climatici. Un ettaro di coltivazione riesce a eliminare sino a 5 tonnellate di CO2 dall'atmosfera. Sempre da un ettaro di coltivazione si riescono a ottenere ben 20 tonnellate di frutta, come avviene in Italia, e dove vengono utilizzati sistemi di irrigazione si può arrivare anche a 50 tonnellate. Ma il delizioso frutto non rappresenta l'unica parte commestibile della pianta; in Messico, ad esempio, sono molto apprezzate le foglie giovani e i germogli, i cosiddetti nopalitos, sfruttati per numerosi piatti come frittate, zuppe, insalate e altro ancora.

Coltivazioni di queste piante, considerate “umili”, se opportunamente rivalutate potrebbero dunque sfamare milioni di persone nelle aree più povere e aride del pianeta, quelle già esposte agli effetti più drammatici dei cambiamenti climatici. Se ciò non bastasse, dai fichi d'India si possono ottenere ottimi mangimi per gli animali da allevamento; non solo bovini (un ettaro produce acqua sufficiente per sostenere cinque mucche adulte), ma anche insetti, anch'essi considerati cibo del futuro, oltre che materia prima per alcuni coloranti. Per tutte queste ragioni la FAO ha messo a punto uno studio chiamato “Crop Ecology, Cultivation and Uses of Cactus Pear” dove ha indicato tutti i vantaggi dei fichi d'India.

https://scienze.fanpage.it/perche-i-fichi-d-india-ci-salveranno-dalla-fame-e-dai-cambiamenti-climatici/

lunedì 14 ottobre 2013

Infuso con i fiori di Fichidindia per combattere calcoli e coliche renali di Dante Viola.


Sui fichidindia abbiamo scritto molto in un altro articolo.
In questa pagina, invece, vogliamo concentrare le nostre energie sui fiori di questo meraviglioso frutto.
Anticamente l'infuso dei fiori raccolti ed essiccati era molto usato dalle nostre nonne per depurare il corpo, reni, fegato, sangue e per eliminare piano piano eventuali calcoli renali.
La preparazione che ci apprestiamo a descrivere è un infuso e non un decotto o una tisana.
Nell'infuso si usano tipicamente le parti tenere di una pianta essiccate e sminuzzate, così da aumentarne la superficie di contatto e aumentare l'estrazione dei principi attivi.
I fiori vanno raccolti d'estate ed essiccati (nel fiore non deve più trasparire la presenza di acqua).
Possono essere conservati a lungo ed usati anche in inverno. Basta usare l'accortezza di tenerli in un luogo asciutto. Magari dentro una busta. Io uso quelle del pane.
Preparare l'infuso è molto semplice.
Si fa bollire dell'acqua, si prendono 4 fiori di fichidindia (da 4 ad 8) per ogni tazza da tè, si sminuzzano e si immergono nell'acqua. Si lascia il tutto a riposo per 4 minuti e poi si filtra.
Non resta quindi che bere, magari dolcificando con del miele o dello zucchero. 
E voi avete mai preparato un infuso con i fiori di fichidindia?
Come lo fate? Aggiungete per caso qualche altro ingrediente?