lunedì 20 ottobre 2014

Fonti di calcio veg: per ossa forti e sane .

Fonti di calcio veg

Quali sono le più importanti fonti di calcio veg? Gli alimenti come latte e derivati sono ricchi di calcio si, ma non sono gli unici. Esistono altre fonti, soprattutto vegetali, ricchissimi di questo minerale così importante, tanto che i vegani, che seguono un’alimentazione varia ed equilibrata, non devono assolutamente preoccuparsi.
Il calcio è un minerale vitale per il nostro organismo: rafforza ossa e denti, migliora l’alcalinità nel corpo, e aiuta i nostri muscoli del cuore a funzionare correttamente.
Come tutti i minerali, il calcio agisce in sinergia con altri nutrienti come magnesio e vitamina D, quest’ultima essenziale in quanto aiuta l’organismo ad aumentare l’assorbimento del calcio.
Le principali fonti veg: alghe, semi oleosi e verdure
Cavolfiore verde
Alghe
Oltre al calcio, le alghe contengono vitamine ed aminoacidi essenziali, sono poco caloriche ed a basso contenuto di grassi, e, naturalmente, hanno proteine e calcio.
Le migliori fonti di calcio sono le alghe kombu, wakame, e hiziki, infatti solo un centinaio di grammi di esse contengono circa 150-170 grammi di calcio.
Semi di Chia
Questi minuscoli semi neri sono una delle migliori fonti di calcio esistenti: solo una porzione di semi di chia ha il 18 per cento della razione giornaliera raccomandata di calcio, il che ci mette sulla buona strada per evitare o quanto meno controllare l’osteoporosi. Provate a mettere due cucchiaini di semi di chia nel vostro frullato di mattina e condire, con un altro cucchiaio, la vostra insalata o la vostra zuppa.
Semi di sesamo
Un cucchiaino di questi semi fornisce al vostro corpo circa 88 mg di calcio. I semi di sesamo, come i semi di chia, sono super versatili e possono essere usati in cucina in modo variegato. Sono apprezzati per il loro olio che è altamente resistente a diventare rancido e può aggiungere un sapore delicato di nocciola a svariate pietanze, inoltre sono l’ingrediente principale del tahini di sesamo.
Verdura a foglie verdi
Parliamo di crocifere come il cavolo riccio, il cavolo cappuccio, cime di rapa e rucolaricchissimi non solo di calcio, ma anche di antiossidanti. 1 tazza di cime di rapa cotte contiene 197 mg di questo minerale.
Legumi
I legumi, in particolare i fagioli cannellini, i borlotti o i fagioli occhio nero, ma anche le lenticchie ed i ceci sono grandi fonti non solo di calcio, ma anche di ferro. Più leggeri della maggior parte dei fagioli, quelli bianchi, dal sapore delicato, sono forse la miglior fonte: 1 tazza ha 191mg di calcio.
Fichi secchi
I fichi secchi sono ricchissimi di antiossidanti, fibre e calcio: 8 fichi secchi hanno 107mg di calcio, il 10 per cento del fabbisogno giornaliero raccomandato. Disponibili durante tutto l’anno, possono essere consumati come ottimo snack gustoso. I fichi secchi presenti in commercio però sono trattati, spesso, con anidride solforosa o solfiti, durante la lavorazione, tanto da causare reazioni allergiche in alcune persone, pertanto cercate di acquistare quelli più naturali possibili, senza solfiti.
Melassa scura
E’ un tipo di melassa molto scura, che deriva dalla canna da zucchero ed è ricchissima di un certo numero di sostanze nutritive che non si trovano generalmente in altre piante. Basta un cucchiaio di melassa per avere circa il 12 per cento del fabbisogno giornaliero di calcio. La melassa è anche una buona fonte di selenio, magnesio e manganese, ferro e vitamine.
Mandorle
Le mandorle sono tra gli alimenti più ricchi da un punto di vista nutrizionale che possiamo incontrare, infatti son ricchissime di calcio, ferro, potassio, biotina, rame, vitamina D2, fosforo, magnesio e vitamina E, solo per citarne alcuni.

Renzi, dalla D’Urso è ancora show: “Bonus degli 80 euro anche alle neo-mamme”. - Diego Pietrini

Renzi, dalla D’Urso è ancora show: “Bonus degli 80 euro anche alle neo-mamme”

Il presidente del Consiglio torna per la terza volta a "Domenica Live" e annuncia il taglio dell'Irpef anche per le famiglie con bambini fino a 3 anni. Poi Genova: "Io spalo il fango della burocrazia, sbagliato andare lì a fare campagna elettorale". E annuncia la discussione in Parlamento sulle unioni civili già a gennaio.
Scende i gradini che lo portano dalle quinte allo studio come fosse Massimo Ghini prima della prossima fiction, stringe le mani della prima fila come se andasse a ritirare il Telegatto. Senza giacca, solo la quotidiana camicia bianca con cravatta viola chiaro che pare voler sfoggiare solo nelle grandi occasioni: prima di Domenica Live (Barbara D’Urso, Canale 5) si era vista alla conferenza stampa sulla manovra, a Palazzo Chigi. Maniche arrotolate fin sotto al gomito. Accavallatura di gamba che tende all’eleganza. Cercare notizie in quello che dice è invece un’impresa da campioni. Il titolo è che Renzi è dalla D’Urso, a Domenica Live, per la terza volta in pochi anni. La differenza è che parla a un pubblico che forse giornali e telegiornali li frequentano poco. E allora daje con l’ostentazione della non-chalance sotto il concetto di “Io lavoro, gli altri parlano”: “Ci sono editoriali, riflessioni, commentoni che hanno da ridire, ma io penso che vanno lasciati fare, se si divertono, facciano pure…”, “Sono arrabbiati un po’ tutti: regioni, sindacati, magistrati… io non ho la verità in tasca. Noi siamo al governo da 8 mesi e o tutti facciamo uno sforzo insieme restituendo i soldi ai cittadini o non c’è futuro”, ”Le Regioni sono arrabbiate? Gli passerà”. Non stupirebbe se aggiungesse “Che mangino brioches”. 
La conduttrice promette all’inizio dell’intervista che non farà la “morbidona” e infatti è un pitbull attaccato ai polpacci. “Sapete qual è il Paese con il più alto tasso di ricchezza”. Smarrimento e stupore in sala. “L’Italia”. 
Ed ecco il contrasto in scivolata promesso dalla D’Urso: “Ma come, scusa, e siamo messi così?”. E così così lui può giocare con il pubblico: “Sì, perché sapete cos’è il debito pubblico?”. Eccetera. Si sente a casa. La D’Urso è la continuazione di Berlusconi con altri tacchi: Berlusconi – come dice oggi Cicchitto, non la Taverna – “sostiene il governo sottobanco”, la conduttrice del più berlusconiano dei programmi di Canale 5 lo accoglie come ha fatto con il capo azienda le altre volte. Dopo aver partecipato a Quinta Colonna di Del Debbio il patto del Nazareno diventa definitivamente anche televisivo: Berlusconi non gli dà solo i voti, ma anche le tv, le casalinghe della domenica pomeriggio.
Barbara e Matteo si danno del tu, che nemmeno l’ex Cavaliere quando si è seduto su quella stessa poltrona con i braccioli troppo alti. Quando parla la D’Urso (“Agnese si è ritrovata accanto di Obama, di Michelle, come fa?”) il presidente del Consiglio la ascolta con una faccia così concentrata che uno distratto potrebbe sospettare che davanti abbia Metternich. Mentre poi il premier spiega il bonus degli 80 da estendere anche alle neo-mamme finché il bambino non ha 3 anni si volta verso il pubblico e scandisce, paterno e ammiccante: “Dal 2015 gli 80 euro andranno anche alle mamme, o ai papà a seconda dei casi, per i primi tre anni di vita del figlio”, così non potrà essere accusato di fare campagna elettorale “visto che gli 80 euro arrivano a chi ancora non vota”. Ci vorrebbero, secondo un conto approssimativo, un miliardo e mezzo a regime (nel 2018, cioè in piena campagna elettorale), mezzo miliardo già il prossimo anno. Il significato, anche qui, è politico e non c’entrano solo i voti: c’entra un governo che non è un monocolore, come non si stanca di ricordare Alfano, e che deve fare i conti con i “moderati” e con i cattolici. Renzi, insomma, prova a far la pace con la Chiesa, dopo le punzecchiature reciproche con i vescovi.
Tornano anche le immagini evocative del cinquantenne che si sente solo o della mamma che deve essere orgogliosa di crescere il bambino in Italia perché il nostro è un grande Paese, il più bello di tutti eccetera e tornano gli appelli per un Paese che “deve essere più efficiente”, “basta premi a pioggia”, un po’ di coloritura da presidente di tutti (“E’ tempo di mettere da parte le bandiere politiche”) e la solita capacità di annusare il vento che soffia, anche se solo dopo la bufera: “Bisogna sburocratizzare”, servono “interventi dal Piemonte alla Sicilia. Ma qui sono 30 anni che fanno convegni…” e i ragazzi che spalano fango non possono essere che “bellissimi” e mentre loro spalano, “io piano piano cerco di spalare il fango della burocrazia”. E colpetto a Beppe Grillo: “Non mi andava di andare (a Genova, ndr) a fare la passerella. E’ stato per un senso di rispetto verso quella gente e credo abbia sbagliato chi è andato lì a fare campagna elettorale”.
Tende all’enciclopedico, sfiora la didattica. “Spiegami per bene questa legge di stabilità” gli chiede la D’Urso: “Devi parlare con me come se fossi la comare Cozzolino”. “E’ quella che una volta si chiamava finanziaria” esordisce lui, tipo maestro Manzi. E’ talmente nella parte di chi deve spiegare il più semplicemente possibile le cose che sembrano difficili che quando la D’Urso chiama “tassativo” un blocco pubblicitario, il capo del governo tende il braccio e punta l’indice verso il nulla e esclama: “Pubblicità!”. Poi si stufa per le molte interruzioni, la D’Urso rivendica che “non siamo il servizio pubblico, ne abbiamo bisogno” e Renzi riesce in un colpo a buttarsi a sinistra e a dare una botta – da Maramaldo – all’entità che va sotto il nome di sinistra Pd: “Eh, ma in questi anni non è che vi hanno trattato male eh”. Peraltro quello che rivendicò alla Camera Luciano Violante, inamovibile candidato del Pd alla Corte costituzionale. 
Altra mossetta di sinistra su un tema – le nozze gay – che ormai è stato sdoganato fin dentro Arcore, con Villa San Martino espugnata dalla Luxuria, e quindi figuriamoci se Cologno Monzese non si mette sulle frequenze della Pascale. La D’Urso chiede se “questa legge la facciamo” e lui risponde che “la legge alla tedesca è un buon punto di mediazione e consente di avere alle persone dello stesso sesso i diritti civili. I tempi? Subito dopo la riforma elettorale, che è leggermente slittata ma ragionevolmente andrà entro l’anno, la proposta già pronta comincerà l’esame dal Senato”. Quindi a gennaio. E comunque, su tutto, ecumenismo: “Faccio un appello: capisco le opinioni diverse ma su questo tema evitiamo di aprire l’ennesima polemica ideologica. La proposta alla tedesca è un giusto punto di sintesi”. L’appello è evidentemente ad Alfano e agli altri partiti-microbo che sorreggono il governo al Senato. Soldi alle mamme e alle famiglie e unioni civili soft: al novantesimo sarà 1-1, caro Giovanardi, è il senso. Bisogna vedere se basterà. Nel frattempo resta che il leader del Pd un tempo – due giorni prima che si aprissero le urne delle Europee, quelle santificate dal 40,8% – aveva promesso che si sarebbe occupato anche dei pensionati e che anche a loro nel 2015 sarebbero toccati gli 80 euro. Ma ad oggi, di questo, non c’è traccia. 
C’è da dire che come è sempre accaduto anche con Berlusconi, nello studio della D’Urso c’è un’atmosfera di alta tensione. “I politici hanno fatto le cicale e i cittadini le formiche”. “Bravo!” gridano dal pubblico, applauso. Altro momento complicato per il presidente quando parla del tetto agli stipendi dei manager pubblici, “240mila euro che a me sembrano tanti… Eh, vedo che anche la signora è d’accordo, ha fatto un gesto. Menomale non era inquadrata, signora”. E la battutina non finisce nel vuoto, perché un capo-claque – un assistente di studio o qualcosa di simile – sullo sfondo fa partire l’applauso, sul quale il resto del pubblico non si fa trovare impreparato. “Quando finirai di fare il premier tra 150 anni, vieni a fare il presentatore con me? Guarda che sei simpatico, funzioni…”. E ancora: “Oprah Winfrey (che in settimana è stata a Palazzo Chigi, ndr) ha scritto su Twitter che sei gentile, affascinante, carismatico. Io cosa dovrei scrivere?”. Finisce tutto con un boato e una standing ovation per il mattatore, giusto il tempo di comunicare che gli piacciono le imitazioni di Crozza e Ballantini, di fare gli auguri alla nonna (“E perché non sei con lei?”, “Per colpa tua”) e di dire che il suo cantante preferito è Guccini. A quel punto la D’Urso (ri)manda la pubblicità e annuncia Nino D’Angelo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/19/renzi-dalla-durso-e-di-nuovo-show-bonus-degli-80-euro-anche-alle-neo-mamme/1161032/

E panzana dopo panzana, il governo va avanti, mentre cresce la rabbia di chi si sente tradito nelle aspettative ed offeso nell'onore. 

domenica 19 ottobre 2014

Stylish Eve: Amazing!




https://www.facebook.com/video.php?v=700413799999204&set=vb.102313626475894&type=2&theater

Sandro Barone: UDITE UDITE.... VOI DORMIENTI:.


Come pulire e igienizzare i materassi.

Come pulire e igienizzare i materassi

Il materasso è la base per un buon riposo. Per questo motivo dobbiamo ricordarci di pulirlo e igienizzarlo almeno due volte l’anno. Vediamo in questa breve guida come fare e cosa usare.

COME PULIRE E IGIENIZZARE I MATERASSI - I materassi dovrebbero essere sempre puliti ed igienizzati, in quanto a contatto con la pelle e le vie respiratorie. I maggiori problemi che si possono riscontrare sono la formazione dimuffa, macchie giallastre o, peggio ancora, infestazioni di parassiti. Vediamo insieme come pulire e igienizzare i materassi:
BICARBONATO - Quali prodotti è meglio usare per pulire i materassi? Noi vi consigliamo il versatile e assolutamente naturale bicarbonato di sodio. Si può acquistare in qualsiasi ipermercato e nei negozi per casalinghi a pochi euro. Il bicarbonato di sodio è una soluzione eccellente anche per eliminare e prevenire la comparsa degli acari, responsabili di allergie piuttosto fastidiose.
COME PULIRLI - Per pulire i vostri materassi, iniziate per prima cosa a togliere tutta la biancheria del letto. Se c'è una bella giornata di sole, approfittatene per far prendere loro un po' di aria. Prendete il bicarbonato in polvere e versatelo in una bacinella. Cominciate poi a spargerlo su tutta la superficie del materasso, senza tuttavia eccedere nelle dosi. Ne basteranno un paio di manciate. Lasciate agire il prodotto per una decina di minuti. Fate lo stesso girando il materasso sull'altro lato. Trascorso il tempo necessario, attaccate un piccolo aspiratore e iniziate a togliere tutta la polvere residua di bicarbonato di sodio. In questo modo, le macchie di muffa si saranno sbiancate e l'umidità sarà stata assorbita completamente. Ripetete questa operazione almeno due volte l'anno, in estate e in inverno.

Energia, scienziati contro Sblocca Italia "Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio". - Francesca Sironi.

Energia, scienziati contro Sblocca Italia 
Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio

Piuttosto che trivellare l'Adriatico, dovremmo mettere pannelli solari sui tetti di tutti i capannoni d'Italia. Piuttosto che dare il via libera alla ricerca di idrocarburi, dovremmo sostenere la transizione alle fonti green. Un gruppo di professori di Bologna scrive al governo. Per cambiare il decreto.


Centrale termoelettrica a Genova
Sono seri. Ultraseri. 
Un professore emerito dell'Università di Bologna, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei specializzato nello studio della fotosintesi artificiale. 
Un dirigente di ricerca del Cnr, il chimico Nicola Armaroli, studioso della conversione dell'energia solare. 
Un professore di Bologna,Alberto Bellini,ingegnere elettromeccanico. 
Un "senior scientist" della Columbia University, Enrico Bonatti, esperto di geologia degli oceani. 
Tutti decisamente convinti che il decreto "Sblocca Italia" vada cambiato. Perché il futuro della nostra indipendenza energetica non può essere cercato nel petrolio, dicono. 
La priorità non possono essere trivellazioni e ricerche per briciole di idrocarburi che basterebbero giusto per qualche anno. Investimenti e agevolazioni devono andare da tutt'altra parte. Alle fonti di energia rinnovabile. Che già oggi non sono più soltanto un bacino marginale.

L'appello si intitola " Energia per l'Italia " e può essere firmato anche dai cittadini online. «In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione», scrivono i promotori. E dicono: «Innanzitutto è necessario ridurre il consumo eccessivo e non razionale di energia». Secondo punto: «La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro paese e migliorare la bilancia dei pagamenti».

Sì, ma come? «È necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianetanon pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di sostenere il benessere economico, di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace». Per questo, scrivono, fra le alternative possibili, l'energia nucleare e quella rinnovabile, la prima da questo appello va esclusa. Mentre per la seconda c'è molto che si potrebbe fare.

«Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia», snocciolano gli scienziati: «Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze».

«Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada», proseguono gli studiosi: «In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione  di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in particolare, in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone fragili e preziose come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia »

Il decreto attribuisce un carattere strategico, spiegano, alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, «semplificando così gli iter autorizzativi, togliendo potere alle regioni e prolungando i tempi delle concessioni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo».

Non è solo una questione di priorità, sostengono i promotori dell'appello. Ma anche di numeri: «Mentre fonti governative parlano di un “mare di petrolio” che giace sotto l’Italia», spiegano: «secondo la BP Statistical Review del giugno 2014 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di 159 Mtepqueste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Si tratta quindi di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento potrebbe produrre danni molto più ingenti dei benefici che può apportare».

Ed ecco la conclusione del gruppo di studiosi di Bologna: «L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy». 
Più chiaro di così. Per aderire: ENERGIA PER L'ITALIA

Energia per l'Italia                       

Negli ultimi decenni, gli effetti dell’umanità sulla costituzione materiale della biosfera sono stati talmente marcati da suggerire che sia iniziata una nuova era, l’Antropocene. Se per secoli le forze della Natura sono state più potenti delle forze degli uomini, passeggeri inermi dell’astronave Terra, la disponibilità di grandi quSoliantità di energia e lo straordinario sviluppo della scienza hanno rovesciato la situazione: gli uomini ora siedono nella cabina di comando dell’astronave. Non possono modificarne l’itinerario, ma hanno cambiato e possono ulteriormente cambiare le regole del suo funzionamento; hanno danneggiato seriamente alcune sue strutture e, se vogliono, possono addirittura distruggerla. Ogni giorno di più ci rendiamo conto della fragilità del mondo in cui viviamo e possiamo dire, con Hans Jonas che
è lo smisurato potere che ci siamo dati, su noi stessi e sull’ambiente, ad imporci di sapere cosa stiamo facendo e di scegliere in quale direzione vogliamo inoltrarci.
In questa nuova era, quindi, gli scienziati non possono chiudersi in torri d’avorio per dilettarsi con le loro ricerche, senza curarsi dei problemi della società in cui operano e di quelli dell’intero pianeta. Uno dei problemi più delicati e più difficili che il nostro Paese ed il mondo intero hanno oggi di fronte è quello dell’energia. Le decisioni che verranno prese riguardo il problema energetico condizioneranno non solo la nostra vita, ma ancor più quella dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Siamo un gruppo di docenti e ricercatori che sentono la responsabilità di dare il massimo contributo per superare le difficoltà poste dal problema energetico, attraverso la condivisione di conoscenze e informazioni scientificamente corrette. Per prendere decisioni sagge su un tema così complesso è infatti necessaria una stretta collaborazione fra scienza e politica, con forte coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Per questo motivo abbiamo deciso di inviare una lettera al governo con spirito di leale e piena collaborazione. Abbiamo anche deciso di attivare questo sito per lanciare un appello agli scienziati e ai cittadini affinché il problema energetico non venga affrontato solo in una stretta visione economica, ma in una ampia prospettiva che comprenda gli aspetti scientifici, sociali, ambientali e culturali.

sabato 18 ottobre 2014

Napolitano: «Tragedia di Genova non è solo colpa della burocrazia»


Napolitano: «Tragedia di Genova non è solo colpa della burocrazia»

Il capo dello stato invita a «essere molto circostanziati nel vedere dove ci sono stati comportamenti che hanno provocato danni», ma guarda anche alle «inerzie locali» relative alla «tutela del nostro territorio».

Il capo dello stato invita alla cautela nell’individuare le responsabilità dei «fatti così sbalorditivi e sconvolgenti di Genova». 
Incontrando una rappresentanza degli allievi degli istituti di formazione del Corpo forestale, Giorgio Napolitano ha riconosciuto la presenza di «inerzie locali» e di «lungaggini burocratiche nel realizzare progetti elaborati e perfino finanziati e pronti quindi per essere realizzati», ma ha puntato il dito anche contro «l’incuria nei confronti del patrimonio boschivo e forestale».
Per questo, il presidente ammonisce dal «rischio anche di riferimenti generici, troppo generici, a proposito di quello che è accaduto di recente a Genova da ultimo, a burocrazie lente o a interventi giudiziari impropri», sollecitando a «essere molto circostanziati nel vedere dove ci sono stati dei comportamenti che hanno provocato danni». 
Al contempo, però, dal Quirinale viene un invito ad «allargare il discorso e far risalire l’impegno a un complessivo quadro di responsabilità per la tutela del nostro territorio, perché questo è il modo anche di salvaguardare la vita dei cittadini».

http://www.europaquotidiano.it/2014/10/14/napolitano-tragedia-di-genova-non-e-solo-colpa-della-burocrazia/