lunedì 3 novembre 2014

La mappa del tesoro di Silvio: scoperti un miliardo e 277 mln. - Paolo Biondani

La mappa del tesoro di Silvio: scoperti un miliardo e 277 mln


E' il primato di Berlusconi rivelato in un libro inchiesta che ripercorre vent'anni di indagini sull'ex Cavaliere tra Milano, Bermuda, Bahamas, Stati Uniti, Svizzera, Hong Kong e San Marino.


MILANO - In Italia c'è abbondanza di evasori. Ma anche in questo campo Silvio Berlusconi non ha rivali. Dopo la condanna definitiva per frode fiscale, consacrata il primo agosto 2013 dalla Cassazione, ora è possibile fare un primo bilancio completo e documentato sui fondi neri scoperti in vent'anni d'indagini sul proprietario della Fininvest. Il conto finale è da primato: almeno un miliardo e 277 milioni di euro. Per guadagnare la stessa cifra un maresciallo della squadra anti-evasione della procura di Milano, che ha uno stipendio di 2 mila euro al mese se fa gli straordinari, dovrebbe lavorare per 53 mila e 208 anni.

Il forziere delle tangenti. 

Nel video-messaggio del 18 settembre Berlusconi si è proclamato "assolutamente innocente" e ha accusato la magistratura di averlo colpito con "una sentenza mostruosa e politica". La riprova del complotto sarebbe la presunta esiguità dell'evasione per cui è stato condannato: 7 milioni e 300 mila euro, nulla per un miliardario come lui. In realtà quella frode è l'unico pezzo di processo che è riuscito a sopravvivere alla legge ex Cirielli, approvata nel 2005 dai suoi parlamentari, che ha dimezzato i termini di prescrizione dei reati. Ma in tutti i gradi di giudizio le sentenze definiscono "colossale" la massa di denaro nero che si è riversata 
sulle società offshore gestite dal gruppo Fininvest e risultate "di proprietà personale di Berlusconi".

L'accusa ha dimostrato che i prezzi dichiarati al fisco per i film americani comprati da Fininvest e Mediaset venivano costantemente gonfiati, per portare soldi all'estero. La condanna definitiva quantifica in 368 milioni e 510 mila dollari il totale dei fondi neri creati, con i contratti truccati, nel solo quinquennio esaminato nel processo, che va dal 1994 al 1998. Di questa "sistematica frode fiscale", spiegano i giudici, Berlusconi è stato "l'ideatore, l'organizzatore e il beneficiario finale": i soldi finivano su conti offshore gestiti dai suoi tesorieri personali. E le stesse sentenze precisano che questa è solo una parte di un enorme patrimonio segreto accumulato "fin dagli Ottanta". 

Le offshore per i figli.

Ora un libro-inchiesta di Paolo Biondani e Carlo Porcedda ("Il Cavaliere Nero", edito da Chiarelettere) ricostruisce come si è formato e in quali paradisi fiscali è stato nascosto l'intero tesoro nero di Silvio Berlusconi, pubblicando per la prima volta i documenti originali che comprovano le accuse.

Il processo Mediaset è nato da una costola delle indagini di Tangentopoli, che già negli anni Novanta avevano portato alla scoperta delle prime 64 società offshore del gruppo Fininvest, attive tra il 1989 e il 1994-95. La tesoreria centrale si chiamava All Iberian: un sistema di conti esteri "non ufficiali" che ha finanziato "operazioni riservate" per un totale di 1.550 miliardi di lire (775 milioni di euro). Un fiume di denaro nero utilizzato, tra l'altro, per pagare tangenti a politici come Bettino Craxi e per corrompere il giudice civile romano che ha regalato il gruppo Mondadori alla Fininvest. Per questo primo tesoro offshore il Cavaliere aveva ottenuto l'impunità, dopo le elezioni del 2001, grazie alla contestatissima legge che ha trasformato quel gigantesco falso in bilancio in una semplice contravvenzione a prescrizione ultra-rapida: le sentenze definitive però spiegano che Berlusconi "non può certo dirsi innocente".

Il processo Mediaset, quello che ha portato alla condanna finale, è partito dalla scoperta dei depistaggi organizzati per fermare Mani Pulite: documenti sottratti alle perquisizioni, conti svuotati per far sparire i soldi, fino alla corruzione del testimone chiave, l'avvocato inglese David Mills. L'obiettivo di tante manovre di "inquinamento probatorio", come le ha definite il pm Fabio De Pasquale, era nascondere le offshore personali di Berlusconi, tra cui spiccano le società Century One e Universal One: due forzieri esentasse con almeno 252 milioni di dollari. Le carte fatte sparire nel 1996, e ritrovate solo nel 2003-2004, riguardano anche la società Bridgestone, intestataria di uno yacht e di una villa da 12 milioni di dollari alle Bermuda: un regalo offshore di papà Silvio alla figlia Marina Berlusconi. Il Cavaliere, inoltre, controlla personalmente un sistema di conti alle Bahamas, che hanno ricevuto almeno 26 milioni di dollari fino al 1998, attraverso un grossista di carni di Montecarlo, trasformato in improbabile venditore di film. 

Non bastasse, c'è il nero italiano. Nella sentenza definitiva del processo per le tangenti alla Guardia di finanza, chiuso nel 2001, si legge che la Fininvest aveva notevolissime "disponibilità extra-bilancio" già negli anni Ottanta: almeno 65 milioni di euro. Un patrimonio nero così quantificato dagli stessi giudici della Cassazione che in quel caso avevano assolto il Cavaliere, spiegando che i manager della Fininvest avevano davvero corrotto 12 finanzieri tra cui un generale, ma lui poteva non saperlo.

Un altro tesoro nascosto è invece attualissimo. Nel processo Mediaset il ruolo di primattore spetta a Frank Agrama, imprenditore del cinema con base a Los Angeles, condannato a tre anni. La sentenza definitiva lo bolla come un "intermediario fittizio", che incassava il nero e lo spartiva segretamente con Berlusconi. Nel solo quinquennio 1994-98, le tv del Cavaliere hanno speso 200 milioni di dollari per acquistare film della Paramount attraverso quel fortunatissimo mediatore americano. Ma al colosso di Hollywood è arrivato soltanto un dollaro su tre. Ben 55 milioni li ha trattenuti Agrama "senza svolgere alcuna attività". E altri 80 milioni di dollari sono rispuntati sui conti delle solite offshore personali di Berlusconi.

Di tutti questi fondi neri, nessuna autorità italiana è mai riuscita a sequestrare un solo centesimo. La sentenza Mediaset ha condannato Berlusconi, per effetto della ex Cirielli, a risarcire solo 10 milioni di euro. Meno di un trentaseiesimo dei profitti accumulati con la frode fiscale di cui è stato riconosciuto colpevole.

(23 novembre 2013)

domenica 2 novembre 2014

Mantide orchidea.



Nome scientifico: Hymenopus coronatus

Ordine: Mantoidei

Famiglia: Hymenopodidae

Il gruppo delle mantidi è molto antico, quando sulla Terra apparvero i primi uomini, questi insetti esistevano già da circa 30 milioni di anni! La colorazione vivace, anche nelle tonalità del rosa e del verde brillante, ed i disegni lungo il corpo, permettono a queste specie di mimetizzarsi perfettamente con i fiori sui quali si posano, in attesa della preda. Le ali anteriori possono avere striature o disegni a spirale, oppure vistose macchie circolari simili ad occhi. Nelle femmine le ali sono generalmente di ridotte dimensioni. Il ciclo biologico inizia con la deposizione delle uova in una ovoteca ben ancorata alla vegetazione. Le giovani ninfe iniziano a cacciare le prede non appena la loro cuticola si è indurita. La mantide orchidea abita le foreste tropicali di tutto il mondo eccetto l'Australia. Le espansioni fogliari simili a petali sulle tibie e la vivace colorazione fanno sì che la mantide assomigli moltissimo alle orchidee in cui si nasconde. Questa somiglianza le garantisce una mimetizzazione perfetta: i predatori come uccelli e lucertole la scambiano per un'orchidea. Immobile la mantide attende che una vittima si avvicini. L'unico suo movimento è un lento dondolio che la fa rassomigliare ad un delicato fiore che ondeggia per la brezza. Ignari del pericolo piccoli insetti si posano sul fiore per cibarsi del dolce nettare; quando uno di essi raggiunge la portata delle potenti zampe raptatorie della mantide, scatta l'attaco e il piccolo insetto non può nulla contro la forza imponente delle zampe armate di spine acuminate. 

http://www.insetti.org/curiosita/mantide-orchidea.php

sabato 1 novembre 2014

Zuppa di Cipolle Bianche. Francesco De Agazio



Ingredienti per 4 persone.

- 5 cipolle bianche
- 1 litro e mezzo di brodo vegetale
- 3 cucchiai di farina
- olio extravergine di oliva
- sale
- pepe
- crostini di pane o pane raffermo


Preparazione


Per prima cosa bisogna sbucciare le cipolle e tagliarle a fette abbastanza sottili, di circa un centimetro. 
Mettere in una pentola due cucchiai di olio extravergine di oliva e subito dopo aggiungere tutte le cipolle a soffriggere nella pentola per circa dieci minuti. Aggiungere a questo punto due pizzichi di sale e una spolverata di pepe e mescolare bene. 
Aspettare che le cipolle perdano un po' della loro acqua e diventino morbide. In caso vi sembrino ancora dure potete lasciare le cipolle fino a venti minuti, stando attenti che non si attacchino al fondo della pentola.
Una volta che le cipolle sono abbastanza appassite potete aggiungere il brodo vegetale caldo. Fatelo arrivare al bollore prima di aggiungerlo alle cipolle, altrimenti interrompete la cottura della zuppa e il risultato non sarà soddisfacente.
Mescolare bene il brodo alle cipolle e lasciare cuocere per 45 minuti a fuoco molto basso, mescolando di tanto in tanto e prestando sempre attenzione che la zuppa non diventi troppo asciutta. Non vi preoccupate del contrario perché passato il tempo di cottura necessario dovete aggiungere la farina alla zuppa, in modo che diventi cremosa al punto giusto. La dose media consigliata è di tre cucchiai di farina, setacciati con l'aiuto di un colino, ma controllate sempre che la zuppa non risulti troppo densa o troppo liquida. 
Quando aggiungete la farina ricordatevi di mescolare energicamente in modo da non creare fastidiosi grumi nella zuppa. 
La cipolla generalmente si sfalda e aiuta la zuppa a essere cremosa. In caso però i pezzi di cipolla non fossero di vostro gradimento potete passare il composto con un frullatore ad immersione.
A questo punto si può scegliere se gustare la zuppa direttamente così, con l'aggiunta di crostini di pane tuffati nel piatto oppure scegliere la variante della zuppa che conclude la sua cottura in forno. In questo caso dovete possedere delle cocotte di ceramica, dove adagerete sul fondo delle fette di pane raffermo. 
Sopra dovete versare la zuppa ancora calda e spolverare la superficie con un po' di pangrattato. Mettere in forno preriscaldato per venti minuti, a 180 gradi e lasciare per gli ultimi 5 minuti la funzione grill accesa. 
In questo modo sulla superficie della zuppa si formerà un crosticina molto appetitosa.
Servire con un filo d'olio extravergine a crudo e gustare ancora calda.


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204195322435184&set=a.4002998205271.2153900.1590574877&type=1&theater

giovedì 30 ottobre 2014

Corruzione, Tremonti indagato a Milano. “Prese tangente da Finmeccanica”.

Corruzione, Tremonti indagato a Milano. “Prese tangente da Finmeccanica”

Il Corriere della Sera rivela che, secondo i pm, nel 2009 l'allora ministro dell'Economia ha ricevuto 2,4 milioni di euro per dare il via libera all'acquisizione della società americana Drs da parte del gruppo. Di cui lo stesso Tesoro ha il 30%.

L’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti è indagato dalla Procura di Milano per l’ipotesi di reato di corruzione. Nel marzo 2009, durante il quarto governo Berlusconi, avrebbe ricevuto una tangente da 2,4 milioni di euro dal gruppo Finmeccanica, controllato dallo stesso Tesoro, per dare il via libera all’acquisto della società Usa Drs. A rivelarlo è il Corriere della Sera, secondo cui entro 15 giorni gli atti sul caso saranno trasmessa al Tribunale dei ministri di Milano. I Carabinieri hanno perquisito lo studio legale tributario milanese dell’ex ministro, che si è difeso dicendo di non aver “mai chiesto o sollecitato nulla”.
Il quotidiano di via Solferino spiega che la tangente sarebbe stata “mascherata” da parcella professionale versata dal gruppo dell’aerospazio e della difesa, per una consulenza fiscale, allo studio tributaristico Vitali Romagnoli Piccardi & Associati, che Tremonti ha fondato e che formalmente aveva lasciato una volta assunto l’incarico di ministro. Oggi Tremonti, che lo scorso aprile ha patteggiato a Roma 4 mesi (convertiti in pena pecuniaria) per finanziamento illecito legato all’affitto di una casa messa a disposizione dal suo ex consigliere Marco Milanese, ne è di nuovo socio.
Insieme a Tremonti sono indagati dai pm di Milano Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi, l’ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini (indagato anche a Roma per false fatturazioni nell’indagine sui bus e appena rinviato a giudizio a Napoli nell’inchiesta sui fondi neri legati al sistema Sistri), Alessandro Pansa, ex direttore finanziario di Finmeccanica, e Enrico Vitali, uno dei soci dello studio dell’ex ministro.
La vicenda della presunta tangente non è nuova: nel 2010 l’ex consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola (condannato 3 anni e 4 mesi poi patteggiati per un’altra vicenda), in un interrogatorio davanti al pm romano Paolo Ielo ha collegato il cambio di atteggiamento del ministro Tremonti sull’acquisizione della società fornitrice del Pentagono proprio alla parcella liquidata da Finmeccanica allo studio dei soci del ministro.

7 storie ispiratrici delle comunità che prendono l'azione per il clima.



http://www.greenpeace.org/international/en/news/Blogs/makingwaves/communities-taking-climate-action/blog/51005/

Anomalie di sistema.



Immaginiamo un universo in cui ruotano mondi paralleli in ognuno dei quali viviamo 

tutti noi e, in ognuno di essi, il nostro "io" si comporta secondo gli schemi di quel mondo. 

Ma potrebbe succedere anche che un "io" di un mondo diametralmente opposto a 

quello in cui il mio "io-me" sta reagendo, percepisca la mia presenza, scambiandola per il 

suo alter ego, e interagisca, inconsciamente, con l' "io-me". 

E' un po' come succede in alcuni momenti della nostra vita quotidiana, quando 

vediamo con la coda dell'occhio la scia di qualcosa che non c'è, come quando ci 

si sente spiati o osservati in una stanza che sappiamo non essere occupata da altre 

presenze oltre alla nostra e che, in effetti, non c'è nessuno a spiarci ed osservarci. 

La "natura umana" non dovrebbe portare i due "io" a contrastarsi, grazie all'istinto di 

conservazione, dando origine, però, al verificarsi del "difetto", quell'anomalia di sistema.

che determina un qualche problema nei due "io" diametralmente opposti.

Naturalmente, tutto è relativo, perché nulla sappiamo dell'eventuale esistenza di altri mondi 

paralleli e di come venga percepita la natura esistenziale dell'essere vivente, quindi, è in 

discussione anche il concetto di "natura umana", vita, esistenza.

Cetta.

martedì 28 ottobre 2014

DALLA LEOPOLDA ALLA PIAZZA. - Rosario Amico Roxas



Il 25 e 26 ottobre hanno rappresentato due giorni di esaltazione delle contraddizioni, covate da tempo ed esplose in maniera fin troppo evidente e plateale.
Alla Leopolda erano presenti in circa 12.000 persone (diamo per buone le cifre comunicate), con tavoli indipendenti dove venivano trattati i vari aspetti della politica, dell’economia, dello Stato sociale etc.etc.
E’ emersa la stella del finanziere Serra, e dei suoi seguaci, tutti appartenenti al gotha del capitalismo nazionale, ma non certamente ai gruppo dei promotori dell’economia e dei generatori di posti di lavoro; c’erano tutti o quasi gli imprenditori, i capitalisti, i dirigenti d’azienda (grande assente Marchionne), mentre i pochi contestatori stavano fuori, con mesti cartelli. Ritengo opportuno pensare che fossero presenti anche evasori fiscali, esportatori di denaro all’estero, corrotti, corruttori, corruttibili, turbatori di aste pubbliche, politici trombati in attesa di sistemazione
Hanno discusso di tutto, quindi, in pratica di nulla, infatti nessuno è riuscito a comprendere il leitmotiv delle giornate di lavori e riassumerne le conclusioni.
Ci ha pensato Renzi con alcune affermazioni categoriche, che non hanno generato dibattito, ma solo ovazioni.
In piazza, con i sindacati e parte dei politici del PD, c’erano i disoccupati, i sottoccupati, i precari, i giovani, gli esodati, i pensionati, e la parte malata della nazione, contagiata dagli ultimi rantoli di un capitalismo d’assalto che in venti anni ha decimato le aspettative di tutte le categorie fragili, perché dipendenti da altri, quegli altri ben accolti alla Leopolda a parlare del nulla; messi insieme formavano una platea di un milione di persone, portavoce della stragrande maggioranza del paese, quella che soffre e paga per tutti.
La conclusione di Renzi è stata una apologia dialettica; nulla da eccepire sulla qualità della comunicazione:


-Non daremo il PD a chi lo riporterebbe dal 41% al 25%
-Il PD non sarà più un partito di reduci ma di coloni alla scoperta del futuro.


Sarebbe stato anche convincente se in molti come me non avessimo sentito l’alitare sul collo di Renzi di un Berlusconi sornione che è riuscito a reinserirsi come deus ex machina malgrado le condanne e l’esperienza negativa di venti anni di abusi più o meno legali, che tanto furono graditi ai medesimi ospiti della Leopolda.


Sarebbe stato più credibile Renzi se avesse parlato delle riforme, bloccate dal suo partner al governo, che impedisce la nuova legge elettorale per timore di un ritorno alle urne che lo farebbe scomparire insieme al suo FI; così un eventuale ritorno anticipato alle urne dovrebbe utilizzare la legge elettorale scritta dalla Consulta, senza premio di governabilità, per cui chiunque dovesse vincere non potrebbe far altro che cercare alleanze anche innaturali. 

Anche eventualmente vincente Renzi si troverebbe nella condizione di pietire l’alleanza con il pregiudicato Berlusconi, per ufficializzare uno stallo che serve solo a quanti non vogliono riforme a vantaggio dello Stato sociale.

Sarebbe stato più credibile se avesse criticato la riforma del Senato che dovrebbe essere composto da nominati, ma protetti da immunità, servi dei loro nominatori.


Sarebbe stato più credibile se avesse garantito di mettere mano ad una legge severa sul falso in bilancio, azzerato dai governi Berlusconi, che hanno salvato il suo inventore da precedenti condanne.


Sarebbe stato più credibile si avesse accennato ad una patrimoniale, ma avrebbe disilluso i suoi ospiti alla Leopolda; patrimoniale intesa come restituzione del maltolto che ha costituito ingentissime fortune, tant’è che negli ultimi rantoli del governo Berlusconi, prima delle provvidenziali dimissioni, la proprietà della ricchezza nazionale, che prima era del 50% in mano al 10% della popolazione, era passata al 55% sempre in mano a quel 10% della popolazione, con la maggior parte presente alla Leopolda a discutere della povertà altrui e del proprio, ulteriore, arricchimento.


Sarebbe stato più credibile se avesse garantito di non mettere mai più mano a condoni, sanatorie e scudi fiscali.


Sarebbe stato più credibile se avesse parlato di una riforma della giustizia, limitando il garantismo pur senza eccedere nel giustizialismo.


Niente di tutto ciò e anche di altro, ma solo slogan dialettici degni di un affabulatore, capace di stimolare falsi entusiasmi, tale e quale come nel 1994.


Nell’etere viaggia una ipotesi di scissione nel PD, sarebbe una catastrofe a vantaggio del pregiudicato che otterrebbe il suo “divide et impera”; ma tale ipotesi dovrà essere scongiurata dall’analisi dei risultati delle amministrative di Reggio Calabria, che “il Giornale” della famiglia di Berlusconi, diretto da Sallusti, relega in fondo pagina e commenta con rabbia:
Il candidato sindaco del centrosinistra Giuseppe Falcomatà (Pd, Sel, Psi e liste civiche) veleggia, infatti, oltre il 61,24%


Tratto da http://masadaweb.org/2014/10/28/masada-n-1584-27-10-2014-italia-delenda-est/