mercoledì 19 novembre 2014

Gli allievi di Bari.

Allievi

Vento teso e pioggerellina gelida: così ci ha accolto Bari qualche giorno fa. Ci vuole ben altro, però, per scoraggiare chi ha intrapreso un viaggio in aereo, per scoprire le  specialità del cibo di strada pugliese. Così ho trascinato mia moglie a N-ddèrr’a la lanze, vecchio porto della città, dove sotto una tettoia c’è una sfilata di banchi adibiti alla vendita di pesce freschissimo.

Damiano, vecchio amico e nostra guida, ci racconta che venire qui a mangiare pesce crudo è il rito della domenica mattina per molte famiglie baresi da molti secoli prima dell’apparizione in Italia del primo sushi bar. Pesce, ho scritto, ma per essere più preciso avrei dovuto dire soprattutto molluschi, crostacei ed echinodermi. Fra questi, le seppioline che ho fotografato e assaggiato.

Qui si chiamano allievi o meglio allìive. Anche il modo di servirtele ha un che di rituale. Il pescatore tuffa un piatto della bilancia in una tinozza piena d’acqua di mare, riempiendolo per un quarto, e poi ci adagia gli allievi nel numero che tu gli hai indicato.

Ne ho mangiati due. Sapidi e appena un po’ metallici. Per descriverne la consistenza mi viene in mente un termine dell’italiano regionale campano: callosi. Respingono la stretta dei denti con elasticità, poi cedono di botto, lacerandosi con un taglio perfetto. Danno soddisfazione a chi ama masticare.

Di solito qui si trovano anche polpi, cozze, cozze pelose, altri frutti di mare e soprattutto ricci, che insieme agli allievi fanno impazzire i baresi. Ma oggi non è domenica, fa freddo e piove, perciò pochi sono andati a pescare e meno ancora sono rimasti qui a vendere. Mi tocca tornarci in un’altra stagione.

martedì 18 novembre 2014

CHE COSA SIGNIFICA LA PARTENZA ANTICIPATA DI PUTIN DAL SUMMIT DEI G20 ?

Putin

Come sappiamo, il «tenebroso» ha abbandonato il summit G20 prima del tempo, senza partecipare agli eventi della seconda giornata. È un gesto molto simbolico, al quale è impossibile non prestare attenzione.

Dal punto di vista del protocollo internazionale, la partenza anticipata di un capo delegazione di stato a riunione internazionale in corso è accettabile nei seguenti casi:


    •    Problema di salute del capo delegazione, tale da esigere un suo ritorno immediato
    •    Avvenimento di carattere personale che necessita di un suo ritorno immediato               (problemi familiari, ecc…)
    •    Avvenimenti politici che esigono la partenza del capo delegazione (colpo di Stato, guerra, catastrofe naturale, ecc….)


Tali motivazioni sono considerate valide e non rappresentano una violazione del protocollo né implicano conseguenze politiche.

Dal punto di vista del diritto internazionale è inaccettabile ogni altra motivazione di abbandono prima del termine della riunione, poiché costituirebbe una flagrante violazione del protocollo oltre che l’espressione evidente di una mancanza di rispetto verso lo Stato che ospita la riunione. Si tratterebbe altresì di una mancanza di rispetto verso gli Stati che partecipano alla riunione.
Probabilmente nel corso di una delle riunioni dei BRICS Vladimir Putin aveva fatto cenno alla sua decisione di abbandonare la riunione, e forse ne aveva fatto menzione anche ai capi di alcuni stati (Germania, Francia, Italia) nel corso dei colloqui di Brisbane, ed è possibile che la fuga derivi proprio da uno degli ex membri di delegazione di questi stati.

In linea di principio, la conseguenza più probabile di un simile atto sarebbe un significativo deterioramento dei rapporti bilaterali, fino al richiamo in patria dell’ambasciatore australiano in Russia per chiarimenti. Così, il «canguro Tony Abbott» che minacciava di «attaccare Putin» ha ricevuto nel linguaggio delle relazioni internazionali una sonora sconfitta.
Un altro dettaglio. La dichiarazione di Vladimir Putin secondo la quale «lunedì bisogna andare a lavorare», tradotta nel linguaggio internazionale significa: «il summit si è rivelato inutile, ha fallito nel tentativo di risolvere alcuni dei maggiori problemi nelle relazioni internazionali sia nel campo della politica sia nel campo dell’economia. Anziché essere una piattaforma di lavoro capace di risolvere alcuni dei principali problemi dell’umanità, il summit non è stato altro che un passatempo». Di fatto, un ulteriore oltraggio agli organizzatori del Forum e ai suoi partecipanti, grazie ai quali il forum sarebbe stato infruttuoso.

Da un punto di vista politico, questo gesto significa che non è stata presa alcuna decisione riguardo alle questioni in gioco fra le parti. Ognuno è rimasto nelle proprie posizioni in merito alla finanza internazionale, agli strumenti per risolvere la crisi, all’ISIS, alla Siria, all’Ucraina, così come in merito a tutta un’altra lunga serie di questioni.
Ora è probabile che cominci una guerra diplomatica su larga scala fra Russia da una parte e Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Australia dall’altra, a suon di dichiarazioni di «persona non gradita», richiami di ambasciatori, evacuazioni del personale delle ambasciate, e così via.

Primo aggiornamento: Putin ha fatto tutto correttamente, in maniera dimostrativa, esemplare e dura, benché conforme a ciò che era necessario. 


Ho attirato la vostra attenzione sulla violazione del protocollo per sottolineare che le relazioni internazionali hanno ormai raggiunto un tale livello di conflitto che al G20 era impossibile risolvere qualunque problema, compresi quelli più importanti. Questo vuol dire che non è stato trovato alcun accordo sull’Ucraina né sull’ISIS, e che quindi da ora in poi tutte le parti saranno libere di prendere le misure necessarie per sparigliare le carte. Nella storia delle relazioni USA – Russia il tempo della diplomazia è terminato, lasciando spazio alle azioni unilaterali che, probabilmente, avranno luogo prima di Natale.

Secondo aggiornamento, dall’agenzia Reuters: subito dopo la partenza di Putin dal summit, e nel corso dell’incontro trilaterale che ha avuto luogo al G20 di Brisbane, il presidente USA Barack Obama, il primo ministro giapponese Shinzo Abe e il primo ministro australiano Tony Abbott hanno dichiarato di voler creare una coalizione contro «l’annessione della Crimea e le azioni volte a destabilizzare la situazione nell’Ucraina orientale». 


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14224

Uveite.



https://www.facebook.com/PaperGi/photos/a.471529986197743.128648.296640137020063/965761046774632/?type=1&theate

Grossa frana si abbatte sulla statale 34: video integrale.



Le immagini di Oreste Garatti della grossa frana scesa in presa diretta tra Cannero e Cannobio al km 28.

http://www.youreporter.it/video_Grossa_frana_si_abbatte_sulla_statale_24_video_integrale

La prima foto di un sistema solare in formazione.


Foto scattata dal telescopio Hubble,  la costellazione del Toro. Alla foto è stata aggiunta quella di HL Tauri scatta dal radiotelescopio ALMA in modo da evidenziare la sua posizione (Credit: NASA / ESA / ESO / NAOJ / NRAO)

Da molti anni ormai è disponibile una teoria sulla formazione dei sistemi solari. Negli articoli di divulgazione su libri e riviste in cui si presenta di solito questa teoria c’è sempre una immagine, una rappresentazione artistica di come può apparire il processo di formazione suddetto, una giovane stella centrale circondata da un anello di polvere detto disco di accrescimento.
I dischi di accrescimento sono formazioni di materiale gassoso e polvere che orbita attorno a una giovane stella. La loro formazione è dovuta all’attrazione gravitazionale che il corpo centrale esercita sul materiale circostante, aumentando la propria massa e la propria velocità di rotazione. Durante questo processo il materiale cade verso la stella e si forma contemporaneamente un disco attorno. Al suo interno inizia la formazione di pianeti attraverso accrescimento gravitazionale del materiale presente nel disco.
Oggi per la prima volta siamo in grado di vedere quello che fino ad ora si era solo immaginato e supposto. Una immagine ottenuta dal radiotelescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), un progetto dell’European Southern Observatory (ESO), ci mostra come appare in realtà un sistema solare in formazione. Questa foto incredibile rivela i dettagli della formazione di un sistema planetario attorno la giovane stella HL Tauri, situata a circa 450 anni luce del nostro pianeta nella costellazione del Toro.
Nella foto si possono vedere perfettamente alcuni particolari della struttura del materiale che si sta accumulando per creare quelli che saranno i futuri pianeti. Dai dati in possesso si suppone che la stella abbia solo un milione di anni, ma secondo le attuali teorie a questo stadio dell’evoluzione non dovevano già essere presenti grandi corpi cosa che invece nella foto è evidente. Questa foto quindi costringerà a rivedere parte delle teorie che riguardano la formazione planetaria.

Big Bang addio: l’universo è emerso da un iper-buco nero?

Big Bang addio: l’universo è emerso da un iper-buco nero?

Secondo una nuova teoria il nostro universo potrebbe essere il prodotto del collasso di una stella di almeno quattro dimensioni spaziali.

Avete presente un foglio di carta? Fondamentalmente bastano due dimensioni per descriverlo: altezza e larghezza. 
Ma il foglio di carta fa parte di un universo con tre dimensioni spaziali (la terza è la profondità, troppo piccola nel foglio per essere apprezzabile). Se disegniamo un omino sul foglio di carta, e immaginiamo che sia vivo, avremo un omino a due dimensioni che vive in un universo a due dimensioni. È l’idea alla base di un famoso romanzo fantastico della fine del XIX secolo, Flatlandia di Edwin Abbott. Oggi potreste trovare quel romanzo nelle librerie di molti fisici e cosmologi in tutto il mondo. Il perché è presto detto: anche il nostro universo potrebbe essere un foglio di carta a tre dimensioni all’interno di un universo con più dimensioni. L’idea non è nuova, soprattutto tra coloro che si occupano di teoria delle stringhe. Ma ora è stata ripescata per spiegare anche la nascita stessa del nostro universo, facendo a meno del Big Bang.

Un universo a quattro dimensioni (spaziali)

Secondo una teoria messa a punto da Razieh Pourhasan, Niayesh Afshordi e Robert Mann del Perimeter Institute in Canada – centro di ricerca d’eccellenza per la fisica teorica e la cosmologia – il Big Bang sarebbe solo un “miraggio”: l’erronea interpretazione di un fenomeno molto diverso dalla singolarità da cui tutto ha avuto origine secondo l’ipotesi corrente. Immaginiamo che esista un universo con quattro dimensioni spaziali. Sì, è difficile immaginarselo, forse è impossibile. Però lo si può descrivere matematicamente attraverso le equazioni. In un tale universo, le stelle avranno anch’esse quattro dimensioni, ma si comporteranno in modo simile alle nostre. Una stella di massa molto grande, giunta alla fine della sua esistenza, espelle gli strati esterni in una violenta esplosione – la supernova – dopodiché il suo nucleo collassa sotto il peso dell’enorme massa, “bucando” lo spazio-tempo. Nasce così un buco nero.
Un’ipersfera, ossia una sfera a quattro dimensioni.
Ma il buco nero nell’universo quadrimensionale è diverso da quello che esiste nel nostro universo tridimensionale. Qui infatti il contorno del buco nero è costituito da una superficie sferica, l’orizzonte degli eventi (così detto perché al di là di esso nemmeno la luce può uscire, quindi non è possibile prevedere cosa avvenga), che possiede tre dimensioni. Nell’universo quadrimensionale, l’orizzonte degli eventi è un’ipersfera, ossia una sfera a quattro dimensioni. Secondo il modello sviluppato dal team di ricercatori, da un simile orizzonte degli eventi può emergere una brana a 3 dimensioni. Una brana è una “fetta” di universo che possiede un numero di dimensioni inferiore a quello del più ampio universo di cui fa parte: esattamente come un foglio di carta a due dimensioni nel nostro universo tridimensionale.

Vivere su un foglio di carta

L’universo in cui viviamo non sarebbe altro, dunque, che un brana emersa da un iper-buco nero, prodotto del collasso di una stella a 4 dimensioni. Niente Big Bang, dunque. L’espansione dell’universo a partire da una singolarità iniziale avvenuta 13,7 miliardi di anni fa sarebbe “un miraggio”, come spiega Niayesh Afshordi: in realtà l’espansione apparente del cosmo altro non è che la crescita della brana in cui viviamo. Il modello così ipotizzato è in grado di spiegare l’uniformità dell’universo facendo a meno della teoria dell’inflazione.
Il nostro universo sarebbe così: una brana tridimensionale che fluttua in un multiverso a quattro dimensioni o più.
Com’è noto, l’universo oggi possiede una temperatura uniforme che non potrebbe avere se tutte le parti che lo compongono non fossero state in contatto tra loro agli inizi dell’universo. L’inflazione spiega che subito dopo il Big Bang una porzione del nostro universo ha subito un’accelerazione “inflazionaria”, sotto la spinta di un campo di forza non ancora scoperto, che l’ha espansa fino a dimensioni molto superiori. Questa porzione è l’universo visibile in cui viviamo. La nuova ipotesi spiega invece che la nostra 3D-brana ha “ereditato” l’uniformità dell’universo quadrimensionale, frutto a sua volta del tempo lunghissimo – forte eterno – con cui tale universo ha raggiunto l’equilibrio tra le sue diverse parti.
I dati recentemente resi pubblici dal satellite Planck per l’osservazione del fondo cosmico a microonde – l’eco del Big Bang – forniscono tuttavia un quadro che differirebbe di circa il 4% rispetto ai valori calcolati nel modello dell’iper-buco nero. Il gruppo di ricerca sta ora lavorando per cercare di spiegare questa discrepanza, in grado di dimostrare che l’espansione dell’universo non è il prodotto né dell’inflazione né, allo stato attuale, di una misteriosa energia oscura, ma solo della “crescita” della 3D-brana in cui viviamo all’interno di un universo più vasto.
http://scienze.fanpage.it/big-bang-addio-l-universo-e-emerso-da-un-iper-buco-nero/

M45 le Pleiadi.



Photographer John Vermette