giovedì 16 aprile 2015

Rubavano i farmaci dell’ospedale di Paternò e li rivendevano a cliniche private. - Simona Scandurra

paternò-ospedale

La Guardia di Finanza ha arrestato un infermiere, e denunciato altre persone. I farmaci venivano rivenduti in cliniche private presso cui l’infermiere svolgeva abusivamente anche attività di anestesista. Il VIDEO che incastra l’infermiere. 
 I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, su disposizione del G.I.P. del Tribunale etneo, dott.ssa Rosa Alba Recupido, hanno tratto in arresto  Pina Antonio Consolato, di anni 62, infermiere in servizio presso il presidio ospedaliero SS. Salvatore di Paternò, con l’accusa di peculato, falso, truffa ai danni dello Stato e abusivo esercizio della professione medica.
Tra gli altri indagati allo stato libero, per concorso nella condotta di peculato contestata al Pina, figura anche un medico, in servizio presso la medesima struttura ospedaliera. Inoltre sono stati iscritti nel registro degli indagati anche i legali rappresentanti e i titolari di strutture sanitarie private ubicate tra Catania e Palermo.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, sono state avviate dai finanzieri della Tenenza di Paternò sulla base di attività informativa svolta presso lo stesso nosocomio nell’ambito dei servizi posti a tutela della spesa pubblica e, in particolare, di quella sanitaria.
In particolare, dalle indagini esperite dagli investigatori delle Fiamme Gialle, è emerso come l’infermiere, anche grazie alla collaborazione di altri dipendenti della medesima struttura, si appropriava sistematicamente di consistenti quantità di farmaci e di presidi sanitari in generale dell’Ospedale di Paternò.
I servizi di osservazione e controllo, unitamente alle attività tecniche disposte dalla Procura hanno consentito poi di verificare come il Pina, si recava abitualmente presso alcune strutture sanitarie private di Catania e di Palermo (cliniche ginecologiche, centri per la cura dell’infertilità, ambulatori di chirurgia estetica, ecc.) dove sembrerebbe esercitasse abusivamente la professione di medico anestesista.
Il Pina si recava, tra l’altro, presso le predette strutture anche durante l’orario di lavoro, spesso portando con sé i farmaci ed il materiale sanitario trafugato presso l’ospedale di appartenenza.
Anche in questo caso si avvaleva della complicità di terze persone operanti presso l’ospedale di Paternò che provvedevano a timbrare il suo cartellino delle presenze.
Sono ancora in corso ulteriori indagini onde meglio delineare il ruolo di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda in esame, anche mediante attività di perquisizione e sequestro. 

Crocetta chiude accordo con Alitalia: volo Catania-Palermo in 20 minuti.

crocetta
Il governatore Rosario Crocetta ha chiuso accordo con Alitalia e ferrovie.
Sembrava impossibile trovare una soluzione rapida al gigantesco problema provocato dal crollo del viadotto che ha di fatto spaccato in due l’isola.
La già complicata tratta autostradale Catania-Palermo che si copriva in poco più di due ore, si era trasformata in un’odissea di quasi cinque ore, provocando il panico nelle decine di pendolari costretti a percorrerla quasi quotidianamente.
Mentre proseguono gli accertamenti per individuare le cause ultime di uno stato criminale del sistema stradale siciliano, provocato da decenni di malgoverno, giunge una prima prima notizia positiva.
A poche ore dal disastro, il Presidente Crocetta in tarda serata è riuscito ad ottenere l’impegno dell’ex compagnia di bandiera Alitalia e di Ferrovie dello Stato ad intervenire per affievolire i disagi della cittadinanza verranno infatti realizzate tratte aeree Catania- Palermo e viceversa che prevederanno procedure d’imbarco accelerato e percorrenza in soli 20 minuti.
L’accordo è stato stipulato anche con Ferrovie dello Stato che metterà a disposizione il treno Minuetto che garantirà la maggiore velocità possibile della tratta.
Nel frattempo il governo regionale ,in stretta collaborazione con il Ministro Delrio ed i vertici dell’Anas, risultano già impegnati per il ripristino del tratto autostradale interessato dal crollo ed al contempo a monitorare l’intero percorso. 

martedì 14 aprile 2015

NON SOLO CROMOPUNTURA.

Come depurare il tuo fegato con questi 5 semplici, ma potenti rimedi naturali.


Per capire in maniera semplice e chiara il ruolo del nostro fegato all’interno dell’organismo dobbiamo immaginarlo come una sorta di netturbino: cioè ripulisce il nostro corpo da tutte quelle tossine dannose per il corretto funzionamento degli organi interni.
Una dieta sempre più squilibrata, l’inquinamento dell’ambiente esterno e la crescente dipendenza da prodotti tossici per la cura personale sono alcuni tra i principali fattori che mettono a serio rischio la salute di questo preziosissimo organo.

Diventa perciò fondamentale sapere come depurare a fondo ed efficacemente il nostro fegato, e soprattutto saperlo fare in modo del tutto naturale e non invasivo.
Sostanzialmente il fegato ha il compito di purificare il sangue rimuovendo tutte le sostanze tossiche immesse tramite il cibo, la respirazione o il contatto diretto col nostro corpo.
“I migliaia di sistemi enzimatici responsabili di ogni attività del nostro corpo sono costruiti proprio dal fegato”, spiega il Dott. Karl Maret. “Il corretto funzionamento di occhi, cuore, cervello, gonadi, articolazioni e reni dipendono tutti da una buona attività del fegato.!
Qualsiasi alterazione che intaccasse anche solo uno di questi sistemi enzimatici, comporterebbe un danno nelle funzioni generali dell’organismo e un conseguente maggiore stress metabolico sull’individuo.”

Come depurare il tuo fegato

Quindi come prenderci cura di questo importantissimo organo? Spesso le soluzioni sono a portata di mano, come in cucina e nel frigo…senza la necessità di correre alla più vicina farmacia, che di danni al nostro fegato ne ha già fatti abbastanza..
acqua limone

Acqua calda e limone.

Bere un bicchiere d’acqua calda col limone ogni mattina è un ottimo modo per disintossicare il nostro fegato. Non si tratta di bere della limonata, perciò è severamente vietato aggiungerci dello zucchero o altro. Soltanto della buona acqua e un sano e fresco limone appena spremuto. Alcuni esperti, come A.F. Beddoe (l’autore del libro “Biological Ionization as Applied to Human Nutrition), credono fortemente che il fegato produca enzimi in quantità più elevata in risposta all’assunzione di acqua e limone rispetto a qualsiasi altro alimento.

Garlic

Aglio.

Prendi uno spicchio d’aglio, taglialo a fette sottilissime e aggiungilo nelle tue insalate. L’aglio contiene composti solforati, che hanno come pregio quello di attivare i processi enzimatici nel fegato. Tra questi composti spiccano l’allucina e il selenio, dei veri e propri protettori del nostro organo.
avocado

Avocado.

Questo straordinario frutto tropicale non smette mai di stupirci! Come se non bastava, ecco un altro motivo per cui dovrai aggiungere questo frutto nella tua dieta: un recente studio giapponese ha scoperto che l’avocado contiene dei composti in grado di proteggere il fegato da gravi traumi. Confrontato con altri 21 tipi di frutta, l’avocado è risultato il più promettente nel proteggere il fegato dalla galattosamina, una potentissima tossina responsabile dell’insorgenza di epatiti, cirrosi e tumori.
coriandolo

Coriandolo.

Un’erba molto versatile che può essere aggiunta a qualsiasi piatto, come insalate e frullati. Questa erba può aiutare a rimuovere i metalli pesanti dal nostro corpo, alleggerendo così il compito del fegato.
Gelbwurz / Curry

Curcuma.

Un’altra potente spezia con una lunga lista di benefici. La curcuma, non solo protegge il fegato, ma favorisce anche la rigenerazione delle cellule epatiche. Inoltre, aumenta la produzione naturale di bile e aiuta a mantenere il corpo privo di tossine.
Prenditi cura del tuo fegato mantenendo una purificazione costante, e ricorda che il miglior modo per mantenere i tuoi organi in salute è quello di una vita sana ed equilibrata.

IL DIRITTO AL DELIRIO di Eduardo Galeano




Lo stato al servizio di chi?



Questa foto fu scattata lo scorso agosto da un pendolare ragusano che attraversava regolarmente l'autostrada Pa-Ct. 
La foto mostra come il pilastro non poggia a terra nella maniera corretta. 
La risposta dell'Anas al cittadino ed utente fu: «Tutto sotto controllo». 
La situazione era talmente sotto controllo che a distanza di trenta chilometri, sulla stessa autostrada, il crollo di un pilone ha reso inagibile tutta la rete viaria, impedendo i collegamenti tra le varie parti della Sicilia. 
Il trasporto nell'isola è già una tragedia. 
I treni sono lentissimi, le autostrade, come dimostra questa vicenda, veramente inadeguate. I cittadini, per giungere al posto di lavoro sono costretti a muoversi con ore ed ore di anticipo. 
Tutto questo non è degno di un paese che si consideri civile. 
Le infrastrutture sono onere dello stato, non può il cittadino costruirsi il suo piccolo pezzo di autostrada o di aeroporto o di ferrovia. 
I progetti per le infrastrutture da qui al 2020 presentati da questo governo sono 71 e, tranne un paio di poco rilievo, sono tutti al nord. 
Questa situazione è intollerabile (FDP)

https://www.facebook.com/o.Briganti.o/photos/a.343387678947.152760.302334778947/10153190192498948/?type=1&theater

Crolliamo. - Rita Pani

(Ansa)

Autostrada Palermo-Catania, cede pilone. La Sicilia divisa a metà

Terremoto all’ANAS, è il titolo “azzeccatissimo” di un giornale. 
Si dimette il Lupo Mannaro, ultimo boiardo dello stato, dopo i crolli degli ultimi giorni, che il viadotto della Salerno Reggio Calabria, che aveva portato con sé la vita di un ragazzo, non aveva fatto troppa notizia.
Il crollo in Sicilia o in Sardegna, non è certo causa del terremoto che ha fatto crollare i vertici dell’ente. Nemmeno lo scempio della bufala del ponte sullo Stretto, che passerà alla storia – forse – come la mega tangente pagata direttamente dallo Stato alla mafia, senza vergogna e senza mistero, aveva potuto tanto.
È stata solo sfortuna. Se i crolli non si fossero susseguiti a così breve distanza, non sarebbe accaduto nulla. Chissà quante strade sono interrotte per lo stesso motivo in Italia, chiuse dalle transenne, intasate dal traffico delle corsie uniche, nascoste agli occhi di chi non è obbligato a passarci per forza.
Chissà quante strade ancora crolleranno, grazie alla mirabile opera di uno stato in cui tangenti e corruzioni sono le uniche leggi mai scritte e sempre applicate. Con la speranza, sempre, che vengano giù per la pioggia, o per una frana, e non perché incapaci di sopportare il normale traffico di un esodo estivo o pasquale.
Inutile chiedersi se qualcuno finirà in galera. Lo sappiamo come va. E potrei affermare, senza timore di smentita, che prima o poi il nome del presidente risalterà fuori a capo di un altro ente, uno di quelli ormai rinomati, che costruiscono case di cartongesso, ponti di spazzatura, gallerie riempite di rifiuti tossici. O uno di quelli – che il destino è beffardo e si diverte – che magari dovrà andare a sanare l’emergenza creata dalla sua stessa colpevole incuria.
Le disgrazie italiane non sono mai misteri, sappiamo tutti da dove sono originate, e non c’è giustizia divina che tenga, perché son certa che il responsabile, su quelle strade che oggi noi che dobbiamo percorrere obbligatoriamente, non ci passeranno mai. Al massimo le han viste durante una delle numerosissime cerimonie pre elettorali, di inaugurazioni fasulle.
Ma è bene ricordare, credo, che ogni risparmio ottenuto utilizzando materiali scadenti o in maniera minore di quanto necessario, non era data dall’esigenza di risparmiare laddove possibile, ma per garantire un maggiore guadagno dei tangentisti, malfattori e criminali.
Intanto oltre alle strade, crollano anche le scuole appena ristrutturate con un poco di cemento e qualche sputo, e c’è da dire che per fortuna, dei mille mila miliardi di euro promessi dal buffone delle “slide” per l’edilizia scolastica, nelle casse dei malfattori arriveranno solo 784 milioni. In fondo meglio così. Forse ne crolleranno meno, e si pagheranno meno tangenti.
Ma ora c’è speranza: il nuovo ministro ha annunciato lo stop “delle grandi opere” senza controllo. Basta emergenze. Basta cambi in corso d’opera. Più trasparenza. Che a guardar le strade che percorro io, quando mi vien voglia d’andare al mare, mi fa pensar tanto alla moglie gelosa che per non essere tradita, taglia i testicoli al marito.
Alla fine il problema è che loro per spostarsi han l’elicottero, io se vorrò andare a Salerno, mi sa che ci andrò in nave.

Rita Pani (APOLIDE)

lunedì 13 aprile 2015

Una legge ingiusta camuffata da legge giusta. - Roberto Settembre



Tortura: il delitto piú infame che lo Stato possa commettere contro un cittadino alla sua mercè.
Tre sono le ragioni d’essere della legge penale: due primarie e una conseguente. 
La prima è dissuadere. 
La seconda è punire, o meglio retribuire la condotta con la sanzione adeguata. 
La terza è recuperare il reo alla vita consociata, che ha senso solo se le prime due funzionano. 
Ma la legge che non dissuade e che non punisce tradisce se stessa. Così è per la legge italiana che vorrebbe istituire il reato di tortura.
Il nostro legislatore l’ha redatta costituendo l’ipotesi di un reato COMUNE, che può essere commesso da chiunque, come il furto o l’omicidio. 

Ma l’Italia, che arriva 65 anni dopo la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo del 1950, 31 anni dopo la Convenzione di New York del 1984, che ha respinto al mittente le messe in mora dell’ONU e che nel 2006 ha risposto al Comitato Europeo contro la Tortura con le parole beffarde: tale reato è out of our mentality, finge di non sapere che la tortura è invece il delitto del potere dello Stato. Il delitto più infame che lo Stato possa commettere contro un cittadino inerme alla sua mercé. 
E’ l’abietto maltrattamento inumano e degradante di cui all’art. 3 della CEDU, portato alle più nefaste conseguenze. E può essere commesso, per sua stessa natura, solo dallo Stato nella persona del suo organo. Questa è la ragione, lo spirito che anima tutte le Convenzioni Internazionali che la vietano, fin dalla Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, passando per la CEDU , la Convenzione di NY, e fino ai Protocolli ONU del 2002.E tutte queste Convenzioni l’Italia ha ratificato. Ha solo omesso di istituire questo reato come reato PROPRIO.
Parte male: anzi non parte affatto, il legislatore italiano, perché tradisce lo spirito di tutte queste Convenzioni, fallendo nella sua deterrenza, perché l’efficacia di una legge che abbia per destinatario il potere dello Stato quando viene esercitato nel modo più aberrante e abbietto, non deve lasciare scampo a chi si macchia di tale onta. E dev’essere imprescrittibile. E invece la pena minima, che è quella da cui partono i giudici, di fatto, nel sanzionare la condotta del reo, è di 3 ANNI DI RECLUSIONE. TRE anni significano, nel nostro sistema, DUE anni con la concessione delle attenuanti generiche ( che difficilmente si negano) e, nel caso del patteggiamento o del rito abbreviato, ANNI UNO E MESI QUATTRO. A cui seguono i benefici di legge. Arma spuntata, dunque.
Tuttavia il legislatore ha previsto che se l’autore della tortura è un Pubblico Ufficiale, la pena è sensibilmente aumentata. Ma è un’aggravante: non si tratta di un reato autonomo. E le aggravanti entrano nel bilanciamento con le attenuanti, che, se sono giudicate equivalenti (e come non concederle al Pubblico Ufficiale incensurato e magari sedicente pentito?) fanno sparire l’aggravante, e questo significa tornare alla pena base del reato comune. Se poi ipotizziamo il risarcimento del danno, scendiamo ad anni 1 e mesi 4, e se ci aggiungiamo un bel patteggiamento scendiamo di un altro terzo, oppure se il tutto avviene con il rito abbreviato!
La pena prevista dal nostro legislatore è dunque scarsamente punitiva e non costituisce idoneo deterrente. Ma non è tutto. Per aversi tortura, il nostro solerte artefice delle leggi ha ipotizzato che sull’inerme alla mercé del torturatore, debbano essere commesse VIOLENZE. E non VIOLENZA. E la differenza tra l’uso accorto del singolare invece del plurale è palese (fatte salve sottili interpretazioni in malam partem), per cui, ipotizziamo, lo spegnimento di una sola sigaretta nell’occhio della vittima non sarebbe tortura! Ma il legislatore ha pure pensato che non basti una serie di violenze per integrare il reato, ma pure che la vittima debba trovarsi sotto la tutela, cioè sotto il potere del P.U. ( tipico il caso dell’arrestato). Così sorgono dubbi interpretativi: che succede in caso analogo alla “Macelleria messicana” commessa alla scuola DIAZ nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 a Genova? Gli agenti entrarono e massacrarono le vittime, che però non erano ancora state arrestate. Non fu tortura quella? La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha delirato allora con la sentenza di condanna dell’Italia del 7 aprile 2015? Allora dov’è la deterrenza? Ma c’è di più: nella legge di parla di “Sofferenze” non di malattia o di danno. Indeterminate dunque.
Infine la legge specifica che c’è differenza tra la morte non voluta del torturato ( punita con 30 anni di reclusione) e la morte voluta, punita con l’ergastolo. La legge così istituisce il principio che, se alla commissione deliberata e cosciente di torturare un essere umano segue la morte di questi, il giudice debba entrare nel merito per verificare se il torturatore avesse in animo “solo” di  torturare e non di uccidere, come nell’omicidio preterintenzionale, dove la morte si verifica perché oltre l’intenzione dell’agente. Singolare inversione dell’onere della prova!
Si dice: meglio questa legge che nessuna legge. Obiettiamo: meglio nessuna legge che una legge ingiusta. E’ più difficile combattere contro una legge ingiusta camuffata da legge giusta, che lottare per ottenerla nella vacuità legislativa.
(*Roberto Settembre è nato a Savona nel 1950. Dopo alcuni anni di attività forense, è entrato in magistratura nel 1979 e ha lavorato quasi sempre nel settore penale. È stato l’estensore della sentenza d’appello sui fatti accaduti nella caserma di Bolzaneto, poi resa definitiva dalla Cassazione. Su questa drammatica vicenda ha scritto un libro, Gridavano e piangevano, pubblicato da Einaudi nel 2014. È uscito dall’ordine giudiziario nel 2012.)