lunedì 21 novembre 2016

Il testamento di Gheddafi che io non avevo mai letto. - Antonio Angelini

testamento gheddafi


Ho trovato grazie ad un amico una cosa che non avevo letto su nessun giornale.    
Il testamento di Muhammar Gheddafi.  
L’ eredità che ha lasciato a noi italiani è stata la immigrazione incontrollata e la perdita della nostra supremazia sul petrolio libico a vantaggio di altre (Total in primis). 
Il suo popolo sta male, contrariamente a prima quando la Libia era terra dove molti andavano a lavorare da altri paesi. Il suo progetto del Dinaro d’ Oro è ovviamente naufragato e come moneta per gli scambi si usano ancora dollaro (per il Petrolio) o Franco Africano. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_CFA che da grandi svantaggi ai paesi africani dovuti al cambio fisso e da vantaggi alla Francia.   …   
Sappiamo tutti a chi è convenuto uccidere Gheddafi (Fra-USA -UK in ordine non casuale. )  e a chi non è convenuto. NOI . (ITA)
Tripoli 5 Aprile 2011, testamento di Muhammar Gheddafi:
“Per 40 anni, o forse di più, ho fatto tutto quello che ho potuto per dare al popolo case, ospedali, scuole.
E quando avevano fame, gli ho dato cibo. Ho trasformato Bengasi da un deserto in terra fertile, ho resistito agli attacchi del cowboy Reagan quando, tentando di uccidermi, ha ucciso un’orfana, mia figlia adottiva, una povera bambina innocente.
Ho aiutato i miei fratelli e le mie sorelle africani con denaro per l’Unione Africana. Ho fatto di tutto per aiutare il popolo a comprendere il concetto di vera democrazia, nella quale i comitati popolari governano il nostro paese.
Per alcuni tutto questo non bastava mai, gente che aveva case di 10 stanze, abbigliamento e mobilio ricchi. Egoisti come sono, chiedevano sèmpre di più a spese degli altri, erano sempre insoddisfatti e dicevano agli Statunitensi e ad altri visitatori che volevano “democrazia” e “libertà”.
Non si volevano rendere conto che si tratta di un sistèma di tagliagole, dove il cane più grosso divora tutto. Si facevano incantare da queste parole, non rendendosi conto che negli Usa non c’erano medicine libere, ospedali liberi, case libere, istruzione libera, cibo garantito. Per costoro non bastava nulla che facessi, ma per gli altri ero il figlio di Gamal Abdel Nasser, l’unico vero leader arabo e musulmano che avessimo avuto dai tempi di Saladino, un uomo che restituì il Canale di Suez al suo popolo come io ho rivendicato la Libia per il mio popolo. Sono state le sue orme che ho cercato di seguire, per mantenere il mio popolo libero dal dominio coloniale, dai predoni che ci vorrebbero derubare.
Ora sono sotto attacco della più grande forza militare della storia. Il mio piccolo figlio africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro paese, le nostre libere abitazioni, la nostra libera medicina, la nostra libera istruzione, il nostro cibo sicuro, e sostituirlo con il ladrocinio stile Usa chiamato “capitalismo”. Ma noi tutti, nel Terzo Mondo, sappiamo cosa ciò significhi. Significa che le imprese governano i paesi, il mondo, e che i popoli soffrono.
Così per me non c’è alternativa, devo resistere e, se Allah vorrà, morirò seguendone la via, la via che ha arricchito il nostro paese di campi fertili, viveri, salute e ci ha perfino consentito di aiutare i nostri fratelli africani e arabi a lavorare qui con noi, nella Giamahiria libica.
Non desidero morire, ma se dovessi arrivarci, per salvare questa terra, il mio popolo, le migliaia di miei figli, che allora sia.
Lasciate che questo testamento sia la mia voce al mondo. Dica che mi sono opposto agli attacchi dei crociati Nato, alla crudeltà, al tradimento, all’Occidente e alle sue ambizioni colonialiste. Che ho resistito insieme ai miei fratelli africani, ai miei veri fratelli arabi e musulmani.
Ho cercato di fare luce. Quando altrove si costruivano palazzi, ho vissuto in una casa modesta e in una tenda. Non ho mai dimenticato la mia gioventù a Sirte, non ho sprecato le nostre ricchezze nazionali e, come Saladino, il nostro grande condottiero musulmano che salvò Gerusalemme per l’Islàm, ho preso poco per me…
In Occidente qualcuno mi ha definito “pazzo” e “demente”. Conoscono la verità, ma continuano a mentire. Sanno che la nostra terra è indipendente e libera, non soggetta al colonialismo. Sanno che la mia visione e il mio cammino sono sempre stati onesti e nell’interesse del mio popolo. Sanno che lotterò fino all’ultimo respiro per mantenerci liberi. Che Dio ci aiuti”.

LA RIFORMA RENZI: UN’AGGRESSIONE ALLE GARANZIE COSTITUZIONALI. - LUIGI FERRAJOLI

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La tesi ripetuta con più insistenza dai sostenitori del Sì al referendum costituzionale è che la riforma non tocca la prima parte della Costituzione, cioè i diritti fondamentali e le garanzie, ma solo la seconda parte, dedicata all’ordinamento della Repubblica. Formalmente, questo è vero. Nella sostanza, purtroppo, è vero il contrario. Da questa riforma risultano indebolite tutte le garanzie costituzionali. Al punto che è legittimo il sospetto che proprio questo sia il suo principale obiettivo.
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Grazie all’azione congiunta della riforma del Parlamento e della legge elettorale maggioritaria verrà infatti sostanzialmente soppresso quello che è il tratto distintivo delle costituzioni antifasciste del secondo dopoguerra: il loro ruolo di limitazione del potere politico e la stessa garanzia della rigidità costituzionale, cioè l’impossibilità di modificare la Costituzione se non con larghissime maggioranze. Domani, se questa riforma passerà, chi vincerà le elezioni entrerà in possesso, di fatto, dell’intero assetto costituzionale. Ma le elezioni saranno vinte dalla maggiore minoranza: verosimilmente, da un partito o da una coalizione votati dal 25 o dal 30% dei votanti, corrispondenti, tenuto conto delle astensioni, al 15 o al 20% degli elettori. Grazie alla legge elettorale maggioritaria, questa infima minoranza otterrà la maggioranza assoluta dei seggi, con la quale potrà fare ciò che vuole, incluse le manomissioni della Carta costituzionale. Questo, del resto, è esattamente ciò che ha fatto la maggiore minoranza presente in questo Parlamento, approvando la sua riforma con la maggioranza fittizia conferitagli dal Porcellum dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale e sostanzialmente riprodotto dal cosiddetto Italicum.
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Non solo. L’artificiosa maggioranza assoluta assegnata automaticamente e rigidamente alla maggiore minoranza consentirà al vincitore delle elezioni di eleggere da solo, a sua immagine e somiglianza, tutte le istituzioni di garanzia: il Presidente della Repubblica, i membri di nomina parlamentare della Corte costituzionale, del Consiglio Superiore della Magistratura e delle altre autorità cosiddette “indipendenti”. L’intero sistema politico ne risulterà squilibrato per il venir meno di tutti gli checks and balances, cioè dell’intero sistema dei freni e contrappesi. Le istituzioni di garanzia non saranno più tali, cioè in grado di limitare e controllare i poteri di governo, ma saranno ridotte a espressioni della maggioranza e del suo governo e, di fatto, con questo solidali.
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Ma l’aggressione ai diritti fondamentali, e in particolare ai diritti sociali – alla salute, all’istruzione, alla previdenza, alla sussistenza – potrà avvenire, come l’esperienza insegna ma come avverrà assai più agevolmente con questa nuova costituzione, anche senza alterare la prima parte del testo costituzionale. E’ infatti la “governabilità”, ripetono i sostenitori del SI, la grande conquista realizzata da questa riforma. Riservando la fiducia al governo alla sola Camera, nella quale la maggiore minoranza avrà automaticamente la maggioranza assoluta dei seggi, la sera delle elezioni sapremo non solo chi ha vinto, come ripetono i sostenitori della riforma, ma anche chi sarà il capo che ci governerà per cinque anni, senza limiti, né controlli né compromessi parlamentari. Matteo Renzi ripete che non c’è nessuna norma nella riforma che aumenti i poteri del presidente del Consiglio.
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Di una simile norma, infatti, non c’è affatto bisogno, essendo l’aumento e la concentrazione dei poteri nel governo e nel suo capo l’ovvio risultato dell’esautorazione del Parlamento, della neutralizzazione delle istituzioni di garanzia e dell’indebolimento delle autonomie regionali. Grazie a questo squilibrio nei rapporti tra i poteri, la nostra democrazia parlamentare si trasformerà in un sistema autocratico, verticalizzato e personalizzato, ben più di quanto accada in qualunque sistema presidenziale, per esempio gli Stati Uniti, dove è comunque garantita, oltre alla separazione tra Stati federati e governo federale, la totale indipendenza del Congresso dal Presidente e perciò la separazione del potere legislativo in capo al primo dal potere esecutivo in capo al secondo.
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Domandiamoci allora, cosa vuol dire questa decantata governabilità? Può voler dire capacità di governo. In questo senso, certamente, la massima governabilità si è avuta nei primi 35 anni della Repubblica: allorquando – grazie a questa Costituzione, al sistema elettorale proporzionale, alla centralità e rappresentatività del Parlamento e, insieme, alla più forte opposizione e al conflitto di classe più aspro di tutto l’occidente capitalistico – è stata costruita la democrazia e lo Stato sociale e l’Italia, che era tra i paesi più poveri dell’Europa, è diventata la quinta o sesta potenza economica mondiale.
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Ma “governabilità”, nel lessico politico odierno, vuol dire soltanto potere di comando, senza limiti dal basso, grazie alla smobilitazione sociale dei partiti, e senza limiti e vincoli dall’alto, grazie al venir meno dei freni e contrappesi e la scomparsa della Costituzione dall’orizzonte della politica. E’ questa la governabilità inseguita da 30 anni – prima da Craxi, poi da Berlusconi e oggi da Renzi – attraverso la semplificazione e la verticalizzazione dell’assetto costituzionale intorno al governo e al suo capo: una governabilità necessaria alla rapida e fedele esecuzione dei dettami dei mercati. E’ questo, e non altro, il senso delle riforme istituzionali di Matteo Renzi. “Ce le chiede l’Europa”, ripetono i nuovi costituenti a proposito delle loro riforme. Ce le chiede l’ambasciatore degli Stati Uniti.
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Domandiamoci: perché? Perché mai i mercati, l’Unione Europea, gli Usa, le agenzie di rating, il gigante finanziario americano JP Morgan si preoccupano della riforma costituzionale italiana, delle nuove competenze del nostro Senato e della nostra legge elettorale? Sono gli stessi giornali e le stesse forze politiche schierate a sostegno del SI che confessano apertamente le finalità della riforma. L’Europa, e tramite l’Europa i mercati, ci chiedono di sostituire alla centralità del Parlamento la centralità del governo e del suo capo perché solo così può realizzarsi questa agognata governabilità, cioè l’onnipotenza della politica nei confronti dei cittadini e dei loro diritti, necessaria perché si realizzi la sua impotenza nei confronti dei grandi poteri economici e finanziari. Solo se avrà mani libere nei tagli alle spese sociali, il governo potrà trasformarsi in un fedele esecutore dei dettami di quei nuovi sovrani invisibili, anonimi e irresponsabili nei quali si sono trasformati i cosiddetti “mercati”.
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Si capisce allora il nesso tra la lunga crisi della democrazia italiana nell’ultimo trentennio e l’aggressione alla Costituzione del 1948. All’aggravarsi di tutti gli aspetti della crisi – il discredito e lo sradicamento sociale dei partiti, la loro subalternità all’economia e alla finanza, l’opzione comune e sempre più esplicita per le controriforme in materia di lavoro e di stato sociale – ha fatto costantemente riscontro il progetto di indebolire il Parlamento e di rafforzare il governo tramite modifiche sempre più gravi delle leggi elettorali e della seconda parte della Costituzione repubblicana: dapprima, negli anni Ottanta, il progetto craxiano della “grande riforma”, poi i tentativi delle Commissioni Bozzi, De Mita-Jotti e D’Alema; poi l’aggressione ben più di fondo alla Costituzione da parte del governo Berlusconi con la riforma del 2005, bocciata dal referendum del giugno 2006 con il 61% dei voti; infine l’ultimo assalto da parte di questo governo.
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Di nuovo, come sempre, ciò che accomuna tutti questi tentativi, oltre all’argomento della “governabilità”, è l’intento del ceto di governo di far ricadere sulla nostra carta costituzionale la responsabilità della propria inettitudine. Del resto queste riforme costituzionalizzano ciò che di fatto in gran parte è già avvenuto. 

Già oggi, tra decreti-legge, leggi delegate e leggi di iniziativa governativa, la schiacciante maggioranza delle leggi è di fonte governativa. 

Già oggi, grazie alle mani libere dei governi, si è prodotto un sostanziale processo decostituente in materia di lavoro e di diritti sociali, con l’abbattimento di quell’ultima garanzia della stabilità dei rapporti di lavoro che era l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, i tagli alla scuola e alla ricerca, il venir meno della gratuità della sanità pubblica e la monetizzazione di farmaci e visite che pesa soprattutto sui poveri, al punto che ben 11 milioni di persone nel 2015 hanno dovuto rinunciare alle cure.
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Ebbene, l’attuale riforma equivale alla legittimazione popolare e al perfezionamento istituzionale di questo tipo di governabilità, nonché del processo decostituente che ne è seguito, interamente a spese dei soggetti più deboli. Si parla sempre del Pil come della sola misura della crescita e del benessere; mentre si tace sulla crescita delle disuguaglianze e della povertà e sul fatto che, per la prima volta nella storia della Repubblica, sono diminuite le aspettative di vita delle persone.
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Dall’esito del referendum dipenderà dunque il futuro della nostra democrazia: la conservazione sul piano normativo e la rivendicazione popolare della restaurazione di fatto del suo carattere parlamentare, oppure la legittimazione e lo sviluppo dell’attuale deriva anti-parlamentare; la riaffermazione della sovranità popolare, oppure la consegna del sistema politico alla sovranità anonima, invisibile e irresponsabile dei mercati; la legittimazione del governo dell’economia e della finanza, oppure la riaffermazione e il rilancio del progetto costituzionale; lo sviluppo degli attuali processi decostituenti, oppure il rafforzamento, contro future aggressioni, della procedura di revisione costituzionale prevista dall’articolo 138, rivelatasi debolissima ed esposta a tutti gli strappi e a tutte le incursioni più avventurose nel nostro tessuto istituzionale..

agora magazine, 26 ottobre 2016

sabato 19 novembre 2016

Io voto NO!



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Cercheranno di abbindolarvi facendovi credere che la Costituzione va cambiata per sbloccare la situazione di stallo nella quale ci hanno catapultati gli stessi che vogliono cambiarla, non credeteci, la Costituzione fu stilata con criteri avanguardistici.
Cambiando la Costituzione non si risparmierebbe nulla, i senatori continueranno ad esserci e ad essere pagati profumatamente, l'unica differenza è che verrebbero nominati dalla Camera dei deputati che acquisterebbe più potere decisionale;
Il CNEL è risultato un organo istituzionale inutile, perchè non lo hanno fatto funzionare, basterebbe farlo funzionare e diminuirne il numero gonfiato nel corso degli anni per "sistemare" i servi dei governanti del momento.
Le leggi si possono fare e modificare velocemente anche senza cambiare la Costituzione, basta avere la mente serena e una coscienza che spinga a farle bene secondo logica, morale ed etica.
In altri termini non va cambiata la Costituzione, va cambiato ciò che non funziona e sappiamo bene di che cosa stiamo parlando: vanno cambiati i governanti quando non sanno fare il loro lavoro,
va cambiata la legge elettorale che, con la scusa di generare un governo stabile, genera un governo oligarchico.
In sintesi, bisogna votare NO!
Cetta.

venerdì 18 novembre 2016

PERCHE' LE ELITE ODIANO LA RUSSIA. - ZEROHEDGE.COM

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Nel nostro precedente articolo The Secret Truth about Russia Exposed, abbiamo elaborato il sistema per il quale la Russia è un comodo avversario per i politici e in particolare per il Partito Democratico (n.d.T. americano), per creare un nemico che in realtà non esiste, in modo tale da distrarre e confondere gli elettori. Ma come con qualsiasi ‘nemico’, se bombardate un paese, potreste far incazzare alcuni abitanti. Come spieghiamo nel nostro best seller Splitting Pennies – il mondo non funziona come si vede in TV – in effetti, funziona in un modo più serrato come si vede su Zero Hedge(1). Anche se la Russia è semplicemente un Paese nel posto sbagliato al momento sbagliato (cosa che nel corso della storia russa sembra essere per loro un tema ricorrente) – c’è davvero una ragione per cui le élite odiano la Russia. Non è perché sono xenofobi, sebbene vi sia anche quest’aspetto, ciò avviene a causa di diversi fattori chiave che rendono la Russia un potere unico al mondo, rispetto a Paesi simili.
  1. La Russia è un paese indipendente. Non è possibile manipolare la Russia tramite telecomando esterno, come succede nella maggior parte dei Paesi. Alle élite ciò non piace! La Russia ha cacciato “Open Society” di Soros:
La Russia ha messo al bando un ente di beneficenza a favore della democrazia, fondato dal miliardario degli hedge fund George Soros, dicendo che l’organizzazione rappresentava una minaccia sia per la sicurezza dello Stato, sia per la costituzione russa. In una dichiarazione rilasciata lunedì mattina, l’ufficio del procuratore generale della Russia ha riferito che due rami della rete di beneficenza di Soros – la Open Society Foundations (OSF) e l’Open Society Institute (OSI) – sarebbero stati inseriti in una “stop list” di organizzazioni straniere non governative, le cui attività sono state ritenute “non gradite” da parte dello Stato russo.
  1. Non è facile azzoppare la Russia, per mezzo di vie clandestine, sia che si tratti della CIA, dell’MI6(2), o di un conflitto militare vero e proprio. Da parte di alcuni altri Paesi BRIC(3), il che tuttavia non è il caso. Dite quello che volete sull’esercito russo, ma esso è alla pari e, in molti casi avanzato, rispetto all’esercito degli Stati Uniti. E questa non è un’opinione, è il parere degli alti comandanti militari statunitensi:
Verso la fine del mese di settembre, vi abbiamo reso pubblico l’articolo “US Readies Battle Plans For Baltic War With Russia”, in cui abbiamo descritto una serie di esperimenti mentali, intrapresi dal Pentagono, nel tentativo di determinare quello che sarebbe il probabile risultato, nel caso qualcosa risulti terribilmente “sbagliato”, nel percorso per far approdare gli Stati Uniti in una guerra calda con la Russia nei Balcani.
I risultati di questi esperimenti mentali non erano incoraggianti. Come promemoria, ecco come Foreign Policy hariassunto tali esercizi:(n.d.T. manca un pezzo di testo già nella versione originale)
  1. La cultura russa, e la lingua, è troppo complessa per l’”élite” di livello medio che finge di essere internazionalmente ben competente, perché aveva studiato francese per un paio di semestri. Ad esempio, quando il diplomatico Clinton (n.d.T. Hillary) era Segretario di Stato, ha proposto il reset che è stato tradotto con il significato opposto … ooops.
“Vorrei darvi un piccolo regalo, che rappresenta quello che il presidente Obama e il vicepresidente Biden mi hanno riferito, e cioè: ‘Vogliamo ripristinare il nostro rapporto, e così lo faremo insieme.’ …
“Abbiamo lavorato duramente per ottenere il giusto impegno da parte russa. Pensate che l’abbiamo ottenuto?” lei (n.d.T. Hillary Clinton) ha chiesto a Lavrov, ridendo. “Ha sbagliato la pronuncia”, ha detto Lavrov, dato che entrambi i diplomatici ridevano.
“Dovrebbe essere “perezagruzka” [la parola russa per reset]”, ha riferito Lavrov. “Se si dice ‘peregruzka,’ significa ‘sovraccarico.'”

Sì, è quasi una certezza che se la Clinton, per qualche terribile destino sarà presidente, allora ci sarà la guerra nucleare. Le guerre sono state avviate a causa di errori molto più sottili. Si potrebbe pensare, che la Clinton abbia un consulente che VERIFICASSE CIO’, prima di presentarlo in una cerimonia pubblica, di fronte ai giornalisti? Quanto si può essere più palesemente così poco professionali? Se i politici lavorassero nel settore privato, non durerebbero un solo giorno! In che modo le persone fanno carriera finora in politica?
  1. Chiaro e semplice, le élite non controllano la Russia. Mentre ci sono canali secondari di oligarchi russi che lavorano direttamente con gli interessi dei Rothschild occidentali, per esempio, semplicemente non hanno lo stesso livello di controllo come quello dei Paesi europei, come per esempio la Germania. O un altro buon esempio è la Cina, c’è questo discorso fanatico che la Cina possa disfarsi dei buoni del Tesoro americano e bla bla bla, il fatto è che la Cina è completamente dipendente dagli Stati Uniti e dai dollari americani, e così sarà per il resto della nostra vita. Forse nei 1000 anni della dinastia Dong ancora a venire governerà il mondo, ma ciò non accadrà presto.
La Russia è una delle culture più altamente fraintese in Occidente. Il che è strano, perché la Russia somiglia di più all’America, rispetto a qualsiasi Paese europeo:
  • Sia la Russia, sia l’America condividono enormi aree con ampio territorio non sviluppato
  • Sia la Russia, sia l’America hanno maggioranze cristiane prevalentemente bianche (anche se negli ultimi decenni, l’America cerca di essere di più un melting pot, considerando che la Russia favorisce la pulizia etnica)
  • Sia la Russia, sia l’America hanno combattuto contro Hitler e i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, evento che ha determinato gli ultimi 60 anni
Ci sono state numerose situazioni interessanti in cui la Russia ha aiutato l’America e America ha aiutato la Russia su una serie di livelli, per saperne di più si vedano i seguenti libri:
Wall Street e la rivoluzione bolscevica. Armand Hammer: The Untold Story


Ancora più interessante, durante l’amministrazione Nixon, Kissinger pungolava Nixon a collaborare con la Russia il che, nella visione di Kissinger, avrebbe creato un’alleanza inarrestabile, e nessuno avrebbe potuto competere con un tale asse di superpotenza. Ma, ciò non è successo, dato che sono stati i ‘neocon’ ad essersi schierati contro, per lo più cattolici polacchi che avevano un po’ di paura genetica profonda di ogni cultura che utilizza l’alfabeto cirillico. Nixon invece ha scelto la Cina (che errore!) e ha creato Forex. Ma il punto è che, per mezzo di un piccolo slittamento del destino, la “Cina” potrebbe essere stata, in questa realtà alternativa di Kissinger, il ‘Grande Nemico Malvagio’ che ha piratato le nostre elezioni, il costo del petrolio sarebbe stato dieci centesimi al gallone(4) mentre guidiamo sull’autostrada che unisce l’Alaska alla Siberia senza alcun limite di velocità, e non avremmo avuto bisogno di far la guerra con il Medio Oriente.
Per ulteriori informazioni sul modo in cui il mondo funziona davvero, si veda il libro Splitting Pennies, oppure si veda Fortress Capital Trading Academy.

  • Zero Hedge è un blog scritto in inglese che riguarda la finanza, il quale aggrega le notizie e presenta opinioni editoriali, provenienti da fonti originali ed esterne. Zero Hedge è stato tratteggiato, nell’ambito dei media, come cospirativo, anti-establishment e pessimistico, produttore, occasionalmente, di informazioni erronee.
  • Il Secret Intelligence Service (SIS) è l’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna. È più comunemente noto con il nome di MI6 (Military Intelligence, Sezione 6). Dipende dal Foreign Office ed è sotto la formale direzione del Joint Intelligence Committee (JIC).
  • BRIC è un acronimo utilizzato in economia internazionale per riferirsi congiuntamente a: Brasile, Russia, India e Cina. Questi paesi condividono una situazione economica in via di sviluppo, una grande popolazione (Russia e Brasile centinaia di milioni di abitanti, Cina e India oltre un miliardo di abitanti ciascuna), un immenso territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa più importante, sono stati caratterizzati da una forte crescita del prodotto interno lordo (PIL) e della quota nel commercio mondiale, soprattutto nella fase iniziale del XXI secolo.
Sono nati in seguito anche gli acronimi BRICS con l’aggiunta del Sudafrica e BRICST con l’aggiunta della Turchia.
  • Negli Stati Uniti si usa il gallone americano (S. gal) o U.S. liquid gallon:1 U.S. liquid gallon = 3,785411784 L

globalintelhub
Fonte: www.zerohedge.com
Link: http://www.zerohedge.com/news/2016-10-27/why-elite-hate-russia
Traduzione per www.comedonchisciotte a cura di NICKAL88

http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=5339

Fisco: indagato a Roma Alfio Marchini.

Alfio Marchini © ANSA


Sono 23 i provvedimenti della Procura di Roma nell'inchiesta che ha portato oggi a una serie di perquisizioni presso un gruppo di societa' collegate alla Methorios Capital spa.


C'è anche Alfio Marchini tra i 23 indagati della Procura di Roma nell'inchiesta che ha portato oggi a una serie di perquisizioni presso un gruppo di societa' collegate alla Methorios Capital spa, direttamente collegata all'ex candidato sindaco della capitale.  Nei confronti di tutti gli indagati il reato contestato e' quello di concorso in false comunicazioni sociali delle societa' quotate, in ordine ai bilanci (consolidato e di esercizio) della Methorios chiusi al 31 dicembre 2014 e 2015. Marchini, in particolare, e' sotto inchiesta per lo stesso reato riferito al bilancio, chiuso al dicembre 2015, della societa' Imvest spa. Il procedimento, coordinato dal procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli, è stato avviato dopo la denuncia presentata il 4 ottobre scorso da Andrea Suriano, vicepresidente del cda e consigliere di Methorios e tra gli indagati, "da cui emerge - si legge nel decreto di perquisizione - un grave ed univoco quadro indiziario in ordine alla commissione dei reati", riferiti all'approvazione di bilanci di societa' quotate all'Aim Italia. Dalle verifiche "è emerso che nei bilanci e altre comunicazioni dirette ai soci e al pubblico sono stati consapevolmente esposti fatti materiali non rispondenti al vero e che e' stata omessa la comunicazione al mercato di fatti materiali rilevanti circa la situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Methorios"


Scoperta italiana choc: "Dna 'alieno' in un malato di leucemia acuta su 2".

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C'è del Dna 'alieno' nelle cellule cancerose di oltre la metà dei malati di leucemia mieloide acuta, una famiglia di tumori del sangue che solo in Italia fa registrare ogni anno 2 mila nuovi casi. La scoperta, di quelle probabilmente destinate a cambiare la storia della medicina oncoematologica, è tutta italiana - milanese - e appare oggi su 'Scientific Reports', rivista del gruppo Nature.

Uno studio che ha portato a conclusioni inedite e inaspettate"Scioccanti" a detta degli stessi autori che nelle cellule neoplastiche del 56% dei pazienti analizzati, 125 adulti in trattamento all'ospedale Niguarda di Milano, si sono trovati davanti a un sorprendente intruso: "Una sequenza nucleotidica che non ha corrispondenza in nessuna delle sequenze umane finora conosciute", spiega all'AdnKronos Salute Roberto Cairoli, direttore dell'Ematologia dell'Asst meneghina, coordinatore del lavoro insieme ad Alessandro Beghini del Dipartimento di scienze della salute dell'università Statale del capoluogo lombardo.

"Non ci ho dormito la notte - confessa lo scienziato - Abbiamo sottoposto il lavoro il 1 giugno e la pubblicazione è arrivata oggi, dopo verifiche approfonditissime da parte di referee internazionali". La sequenza misteriosa 'abita' nel gene che codifica per una proteina chiamata WNT10B, sovraespressa nella cellula leucemica. Per capire "da dove viene, come ci arriva e chi ce la porta" si aprono "diverse ipotesi ancora tutte da esplorare", precisa Cairoli. Ma una delle piste da seguire è quella microbiologica: un virus o un batterio, di certo un organismo non umano.

Cairoli ripercorre la storia che ha portato al sorprendente risultato. "In un primo momento - racconta l'ematologo, responsabile della parte clinica del lavoro, diretto da Beghini per la parte accademica - abbiamo visto che le cellule leucemiche sovraesprimevano WNT10B". Già in uno studio di 4 anni fa, sempre a firma delle 2 équipe milanesi, si era osservato che la proliferazione cellulare incontrollata, tipica dei meccanismi tumorali, presentava un'iper-espressione della stessa proteina. "E siccome dietro una proteina c'è sempre un gene che la codifica - ricorda Cairoli - ci siamo focalizzati sulla corrispondente porzione di Dna".

In altre parole "siamo andati a ritroso - sottolineano Cairoli e Beghini - chiedendoci chi impartisse l'ordine in grado di attivare un loop autoproliferativo senza interruzione. Grazie a una serie di tecniche di biologia molecolare molto avanzate, usate solo in pochi centri a livello mondiale, siamo quindi riusciti a identificare una variante dell'oncogene WNT10B e lo abbiamo studiato". Un'opera 'certosina' che si è avvalsa del "prezioso contributo" di Francesca Lazzaroni, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di scienze della salute dell'università degli Studi di Milano, e di Luca Del Giacco, ricercatore del Dipartimento di bioscienze dell'ateneo.

Ed ecco spuntare "l'intruso": nell'area 'interruttore', cioè quella che regola l'accensione o lo spegnimento del gene, è stata individuata una sequenza di nucleotidi (i 'mattoni' che compongono il Dna) che sicuramente non è di origine umana. "In questo - puntualizzano i ricercatori - ha giocato un ruolo fondamentale anche l'uso di sequenziatori automatici diciamo un po' 'vintage'. E' stata la nostra fortuna, perché i macchinari di ultima generazione avrebbero scartato le sequenze non umane in automatico senza neppure analizzarle".

"Il confronto con tutti i database delle sequenze nucleotidiche umane non ha prodotto alcuna corrispondenza con la sequenza misteriosa riscontrata - prosegue Cairoli - Abbiamo dunque a che fare con una sequenza aliena inserita in un Dna umano". La scoperta è "importantissima", assicurano gli scienziati, pur non nascondendo "perplessità e qualche paura" per il lavoro ciclopico che si apre: "Negli anni a venire - evidenziano - servirà tutta una serie di approfondimenti per risalire alla specie a cui appartiene questa sequenza nucleotidica". Un 'corpo estraneo' in cerca di identikit, un 'oggetto non identificato' al quale va dato un nome.

La fase di matching, ossia di confronto con tutte le sequenze non umane note, sarà molto complessa e "richiederà necessariamente la collaborazione con enti di ricerca internazionali che mettano a disposizione banche di Dna non umano molto vaste". Un'impresa ancora più cruciale considerando un'altra correlazione trovata dal team meneghino: la stessa alterazione genetica si riscontra anche in alcune cellule di cancro del seno. In questo senso "le evidenze sono al momento meno approfondite", ma si tratta di un input di ricerca che potrebbe delineare "novità importanti" anche per il 'big killer in rosa'.

Nel frattempo, tra le corsie di Niguarda e i corridoi della Statale le ricadute della scoperta sul trattamento della leucemia mieloide acuta sono ritenute "promettenti": si è infatti identificato all'interno del gene WNT10B delle cellule leucemiche "un nuovo target per lo sviluppo di nuove, future terapie intelligenti a bersaglio molecolare". Per Cairoli "il sogno è impedire 'il matrimonio con l'alieno', ovvero fare in modo che la cellula sana non subisca la perturbazione di questa sequenza nucleotidica anomala". Oppure, se le 'nozze' avvengono, "cercare di limitarne il più possibile i danni".

Lo studio 'made in Milano' è un esempio vincente di ricerca italiana pubblica e indipendente. "Un lavoro completamente autofinanziato - tengono a dire da ospedale e ateneo - possibile anche grazie al sostegno del volontariato": dell'Associazione malattie del sangue di Milano - fondata e presieduta dalla storica primaria ematologa di Niguarda Enrica Morra, "mamma scientifica" di Cairoli che ne ha ereditato il timone alla guida del reparto - e dell'associazione Cho-Como Hematology and Oncology, fondata dallo stesso Cairoli nei suoi anni di primario all'ospedale Valduce.

Le leucemie mieloidi acute sono malattie con una prevalenza di casi maschile e un picco di insorgenza dopo i 60 anni. "Considerandole in tutti i tipi, in ogni fascia d'età - stima Cairoli - possiamo dire che oggi curiamo bene circa il 40-45% dei pazienti. Questo però vuol dire che, a seconda dell'età e del tipo di leucemia, ci sono malati con una probabilità di cura del 90-95% e altri con appena il 10-15% di chance". E' soprattutto per questi ultimi che si auspicano ulteriori progressi, in una branca della medicina - l'oncoematologia - che ha potuto vantare negli ultimi decenni successi fra i più grandi e insospettabili in passato.
A far sperare in un impatto positivo del nuovo lavoro c'è infine un ultimo elemento: "I pazienti che presentano la sequenza genetica aliena - conclude Cairoli - non sono quelli a prognosi migliore, né quelli in cui il tumore è secondario a chemio o a radioterapia". Potrebbero essere loro, i malati più 'difficili', a beneficiare maggiormente di questa scoperta al 100% tricolore.

Referendum, da Pescara a Brindisi i posti da scrutatore in mano a parenti, amici e congiunti di consiglieri e assessori. - Andrea Tundo

Referendum, da Pescara a Brindisi i posti da scrutatore in mano a parenti, amici e congiunti di consiglieri e assessori

Se nel capoluogo abruzzese il vicesindaco aveva indicato la figlia, in Puglia sono stati chiamati nipoti, genitori, generi e fratelli. Rifiutata la scelta per sorteggio, i partiti - con rare eccezioni - si sono spartiti i 185 nominativi disponibili. Per tutti la giustificazione varia dal "no comment" al "non lo sapevo".

Il prossimo 4 dicembre, nei seggi elettorali si accomoderà un codazzo di parenti e amici. Da Pescara a Brindisi, passando per Taranto – dove il sindaco ha minacciato le dimissioni e parlato di ‘clientelismo’ – la situazione non cambia di una virgola. Se nel capoluogo abruzzese c’era cascato il vicesindaco, nominando la figlia, nel comune pugliese sono diversi consiglieri comunali a scivolare sulle indicazioni per gli scrutatori del referendum. Nonostante la contrarietà della prima cittadina Angela Carluccio, che ha scelto per sorteggio il 25% degli scrutatori di sua pertinenza, gli altri componenti della commissione elettorale hanno fatto muro: “Meglio la nomina diretta da parte dei consiglieri”. Così, spulciando i 185 nomi dei cittadini che domenica 4, a Brindisi, si occuperanno di contare i  e i No e di garantire la regolarità del voto,ilfattoquotidiano.it è riuscito ad accertare almeno sette casi di parentela, ma non è escluso che siano di più.
Nella lista pubblica approvata dalla commissione elettorale – di cui fanno parte, oltre alla Carluccio, i consiglieri Luigi Sergi e Giampiero Epifani per la maggioranza e Antonio Pisanelli per l’opposizione – compaiono il nipote dell’assessore all’Urbanistica Gianpiero Campo, la mamma del consigliere di maggioranza Pasquale Lupertiex assessore all’Urbanistica durante la precedente giunta, indagato per turbata libertà nella scelta del contraente. Non solo: ci sono anche il nipote di Epifani e la figlia di un altro sostenitore della giunta Carluccio, Maurizio Colella, che ilfattoquotidiano.it ha più volte cercato telefonicamente nella giornata di martedì.
Un capitolo a parte merita Antonio Pisanelli, vero e proprio recordman. Come Epifani fa parte della commissione elettorale, ma per l’opposizione. Ha votato a favore della composizione della lista su nomina dei consiglieri “per scelta politica, così da mettere in difficoltà la maggioranza”. Scelta legittima, se non fosse che tra le persone nominate compaiono sua sorella, il genero e la sorella di quest’ultimo. La ‘difesa’ di tutti protagonisti varia dal “a mia insaputa” al “no comment” passando per il “non li ho indicati io” di Pisanelli che si difende: “Tra i sorteggiati c’era mio figlio e ho chiesto di rimuoverlo dalla lista”. Ma dal punto di vista procedurale è la commissione, di cui fa parte, a ‘vidimare’ le indicazioni, scegliendo di fatto gli scrutatori. E tutti gli altri parenti (acquisiti e non) sono rimasti dov’erano.
Come sarebbe andata a finire, del resto, lo avevano anticipato nove consiglieri, rifiutandosi di proporre i nominativi. Sia i cinque esponenti del gruppo Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto che gli eletti del Movimento Cinque Stelle e della civica Brindisi Bene Comune hanno fatto muro contro la scelta della Commissione elettorale. “Sempre peggio, sempre le stesse pratiche. Ancora una volta si è proceduto con l’indicazione diretta alla nomina. È una brutta pratica che a Brindisi si continua ad utilizzare – denunciavano i consiglieri di BBC Giuseppe Cellie e Riccardo Rossi – con una vera e propria spartizione tra i consiglieri comunali che indicano 5 scrutatori a testa senza alcun criterio se non la totale discrezionalità”.
E le nomine alle quali hanno rinunciato i 9 consiglieri? Sono state spartite tra chi ha avallato il sistema scelto dalla commissione, un modus operandi possibile grazie a una legge del 2006. “La responsabilità ricade in primis sulla sindaca perché non è stata in grado di convincere la sua maggioranza sull’opportunità di procedere al sorteggio. A Taranto, il sindaco Ippazio Stefano ha almeno minacciato di dimettersi visto che la sua giunta non ha sposato la sua linea – afferma il gruppo consiliare del M5S – del resto, scopriamo l’acqua calda: non ci aspettavamo nulla di diverso. Chiederemo a breve che vengano resi noti il criterio di designazione e i nomi indicati da ciascun consigliere”.