giovedì 29 dicembre 2016

La Fata della Nebulosa Aquila. - Barbara Bubbi

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Anche se sembra un’alata creatura fiabesca in bilico su un piedistallo, questa strepitosa struttura, nota come “La guglia” (The Spire) o “La Fata della Nebulosa Aquila” (Fairy of Eagle Nebula) è in realtà una torre ondeggiante di gas e polveri di straordinaria e struggente bellezza, che si staglia sullo sfondo luminoso di gas più distante e si innalza da un vivaio stellare chiamato Nebulosa Aquila.
Queste nubi di gas idrogeno a bassa temperatura risiedono in regioni caotiche, dove l’energia proveniente dalle stelle scolpisce paesaggi fantasiosi nel gas circostante. Il pilastro si estende per circa 9,5 anni luce e può costituire una nursery per stelle appena nate: alcune di queste stelle si sono formate da gas denso collassato per gravità. Altre stelle possono nascere a causa della pressione del gas riscaldato dal vicino ammasso stellare.
La prima ondata di stelle potrebbe essersi formata prima che il massiccio ammasso stellare abbia dato sfogo alla sua luce cocente, quando le regioni più dense di gas freddo all’interno della torre hanno iniziato a collassare. Le stelle nascenti hanno continuato poi a risplendere, alimentate dalla nube di gas circostante, ma alcune possono anche aver smesso bruscamente di crescere quando la luce dell’ammasso stellare ha portato allo scoperto le loro culle gassose, separandole dalla loro fonte di alimentazione.
Un torrente di luce ultravioletta emessa da un ammasso di massicce, calde, giovani stelle (nella parte superiore dell’immagine) sta infatti erodendo il pilastro, generando un flusso che porta all’evaporazione della nube. Il ciclo di distruzione delle nubi meno dense di gas e polveri si unisce quindi al ciclo di formazione stellare.

mercoledì 28 dicembre 2016

Bilancio Comune di Roma, il revisore che l’ha bocciato è a processo per bancarotta. - Andrea Palladino

Bilancio Comune di Roma, il revisore che l’ha bocciato è a processo per bancarotta


Marco Raponi, commercialista vicino al centrodestra, è membro dell'Oref, l'organismo che per la prima volta ha respinto i conti della Capitale, "firmati" dalla giunta Raggi. Ilfattoquotidiano.it è in grado di rivelare che lo stesso professionista è imputato per il crac del Latina calcio. Con accuse pesanti. Comprese quelle di aver fatto sparire documenti. La replica: "Processo in corso, non commento".

E’ membro del collegio che ha bocciato pochi giorni fa il bilancio del Comune di Roma, il primo dell’era Raggi, e allo stesso tempo è imputato per bancarotta fraudolenta, con l’accusa di aver “sottratto o distrutto” i verbali del collegio sindacale del Latina Calcio, con l’obiettivo di nascondere il crac in corso. Marco Raponi, commercialista di Cori (Latina) con la passione per la politica (di centrodestra), mai avrebbe immaginato un giorno di trovarsi con in mano un bilancio pubblico pesantissimo da valutare. La città di Cori che negli anni passati ha amministrato – appoggiato da una lista civica vicina all’epoca a Forza Italia e Alleanza nazionale – ha appena 11mila abitanti, e un bilancio che neanche sfiora quello del più piccolo municipio della capitale. Ma a volte è il caso che gioca curiosi scherzi: dallo scorso febbraio è uno dei tre revisori dei conti del Campidoglio, componente dell’Oref, l’organismo che poco prima di Natale ha bocciato il primo bilancio firmato dalla giunta Raggi. Nominato nel febbraio scorso dal commissario straordinario, attraverso una selezione basata sul sorteggio informatico, come raccontano i verbali di Roma capitale firmati dal prefetto Tronca.
Raponi nel curriculum pubblicato sul sito del Comune di Roma non ha inserito quella che lui definisce con un certo pudore “una situazione professionale”. Per la Procura di Latina è in realtà una pesante imputazione per l’ipotesi di bancarotta fraudolenta del vecchio Latina Calcio, fallito nel 2009. Le indagini condotte dal pubblico ministero Marco Giancristofaro portarono a individuare pesanti ipotesi di responsabilità per l’intero collegio sindacale della squadra di calcio (la cui attuale gestione nulla ha che vedere con il fallimento di sette anni fa), presieduto proprio da Raponi: “In concorso tra loro – scrive la Procura nel capo d’imputazione – sottraevano o distruggevano, allo scopo di crearsi ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, il libro delle adunanze e delle deliberazioni del collegio sindacale”.
Non solo. Per i magistrati quel collegio di sindaci presieduto da Raponi avrebbe evitato di “richiedere l’intervento del Tribunale di Latina affinché venisse dichiarato il fallimento della As Latina spa, appena venuti a conoscenza dell’insolvenza”, evidente già nel 2006, tre anni prima del fallimento. In altre parole Raponi – per i magistrati di Latina – invece di vigilare sulla tenuta dei conti del Latina calcio avrebbe aiutato l’amministratore a far sparire le scritture contabili e i registri della società, non segnalando poi in tempo l’imminente crac. Il processo per la bancarotta fraudolenta iniziato da pochi mesi è ancora in corso: “Siamo nel primo dibattimento – spiega a ilfattoquotidiano.it Raponi – speriamo di uscirne fuori”. Una situazione che avrebbe magari consigliato di rinunciare all’incarico delicato di revisore dei conti del Comune di Roma? “C’è un processo in corso – risponde Raponi – non è opportuno commentare”.
Il destino giudiziario e la carriera di revisore dei conti di Marco Raponi sono legati a doppio filo con due nomi noti in provincia di Latina e di Roma, quello di Antonio Sciarretta, patron del Latina calcio tra il 2002 e il 2006 (anno horribilis, quando la squadra venne radiata dopo essersi vista respingere la domanda d’iscrizione al campionato), con velleità politiche nel centrodestra – area Alleanza nazionale – andate spesso a vuoto, e quello di Marcello Ilardi, imprenditore della sanità privata laziale morto tre anni fa. Sciarretta e Ilardi gestivano insieme la Life Hospital spa, società finita fallita nel 2008, dopo appena sette anni di attività, socio unico a sua volta del vecchio Latina calcio. Anche in questo caso il presidente del collegio sindacale era il commercialista Marco Raponi.
Il suo nome appare ancora oggi nelle visure di alcune società legate al gruppo Ilardi (gestite oggi dagli eredi), come la Clinica Madonna delle Grazie di Velletri. Sciarretta era l’amministratore delegato del Latina Calcio al momento del fallimento ed è il principale imputato nel processo per bancarotta fraudolenta. Nel suo caso la procura gli ha contestato anche la distrazione di alcuni beni della società di calcio: “Un automezzo Fiat Ducato, un respiratore, un elettrocardiografo, un trattorino, attrezzi da palestra, armadi e una stampante”, per un valore complessivo di circa 25mila euro. Nel processo dovrà rispondere – insieme al revisore contabile del Comune di Roma Marco Raponi – anche per la distruzione dei registri e di alcuni documenti contabili.

Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori. - Elena Dusi

Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori
Il sollevamento del suolo osservato dai satelliti (immagine Cnr Irea) 

"Dobbiamo monitorarlo meglio" esortano i ricercatori dell'Ingv, dopo uno studio scientifico che rivela segni di irrequietezza nella caldera abitata da 500mila persone. Il suolo si sta sollevando, le emissioni di gas aumentano, così come le temperature del sottosuolo. E il magma ha raggiunto la profondità di 3-4 chilometri.

I Campi Flegrei potrebbero raggiungere un punto critico. Il suolo si sta rigonfiando, il magma sta risalendo e le temperature interne aumentano. Si tratta ancora di valori minimi: nulla a che vedere con un’eruzione imminente. “Ma bisogna intensificare l’attività di sorveglianza” esorta l’Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia) dopo la pubblicazione di un suo studio su Nature Communications.
 
La ricerca, coordinata da Giovanni Chiodini e condotta insieme alle università di Palermo, Roma Tre e Savoia in Francia, ha cercato di fissare il possibile “punto critico” oltre il quale la risalita del magma e dei suoi gas renderebbe instabile tutto il sistema. “Raggiunte le condizioni critiche – spiega Chiodini – il magma rilascia grandi quantità di vapore”. Risalendo verso la superficie, questo vapore bollente indebolisce le rocce, aprendo due possibili scenari. Il primo è l’eruzione, il secondo (quello opposto) è un aumento della viscosità del magma, e quindi la fine della sua risalita.
 
Resta dunque incerto cosa accadrà in uno dei supervulcani più pericolosi del mondo, che 39mila anni fa provocò l’eruzione più potente del pianeta negli ultimi 200mila anni, ricoprì delle sue ceneri l’Europa fino a Mosca, bloccò i raggi del Sole provocando un “inverno vulcanico” di due anni e secondo alcuni contribuì addirittura all’estinzione dei Neanderthal. Ma per le 500mila persone che vivono nel bel mezzo della caldera, i segni di irrequietezza non sono da prendere sotto gamba. Tanto che nel 2012 l’allerta è stata innalzata da verde a gialla (livello di attenzione). 

 Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori
Il magma oggi è risalito a 3-4 chilometri dalla superficie (stessa profondità dell’ultima eruzione, detta del Monte Nuovo, nel 1538). Le analisi dei gas della solfatara di Pozzuoli dimostrano che le rocce intorno al serbatoio di magma si stanno scaldando e rilasciano sempre più vapore acqueo. “Il possibile avvicinarsi del magma alle condizioni di pressione critica – spiega ancora Chiodini – può spiegare l’attuale accelerazione delle deformazioni del suolo, il recente incremento delle scosse di terremoto e l’aumento dei gas più sensibili agli incrementi di temperatura”. 
Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori
Solfatara a Pozzuoli 
Più che dal simbolico Vesuvio, è dunque dai Campi Flegrei che gli abitanti di Napoli e dintorni dovrebbero guardarsi. La forma di caldera anziché di montagna fa sembrare innocuo questo vulcano con un diametro di 12 chilometri, metà a terra e metà nel golfo di Pozzuoli, costellato da bocche eruttive, coni e fumarole. Ma se greci e romani collocavano qui (nell’Averno) la porta dell’inferno, una ragione probabilmente c’è. 
Nella storia, la caldera si è sempre alzata e abbassata, quasi avesse un respiro. Nel mercato romano di Pozzuoli alcune colonne sono incrostate da conchiglie, a dimostrazione che un tempo si trovavano sotto l’acqua. Dopo l’eruzione del Monte Nuovo, la caldera si è assestata sprofondando leggermente. E’ tornata ad alzarsi a partire dal 1950, fino all’eclatante bradisismo degli anni ’80. Tra il 1982 e il 1985 il suolo si sollevò di quasi due metri e uno sciame sismico provocò l’evacuazione degli abitanti di Pozzuoli. Dal 2005 il suolo si è rialzato di altri 40 centimetri, seguito millimetro per millimetro dai satelliti CosmoSkyMed, dall'Istituto Irea del Cnr che ne analizza i dati e dalle stazioni di monitoraggio dell'Ingv. Una sequenza di piccoli terremoti conferma che il gigante potrebbe aver voglia di risvegliarsi. Sarebbe come – dichiarò alla Reuters qualche anno fa Giuseppe De Natale, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv (il più antico centro di ricerche sui vulcani del mondo ) – come l’arrivo di un grande meteorite. Un’eventualità tanto rara quanto catastrofica”.

venerdì 23 dicembre 2016

Il ministro Luca Lotti indagato nella vicenda Consip.

Il ministro Luca Lotti indagato nella vicenda Consip

Il neo ministro Luca Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell'ambito dell'indagine avviata dalla Procura di Napoli sulla corruzione in Consip. Lo riporta il "Fatto Quotidiano" (ma la Procura non conferma), aggiungendo che il fascicolo contenente le ipotesi di reato sulle fughe di notizie è stato stralciato dal filone principale sulla corruzione (che vede indagati Alfredo Romeo e il dirigente della Consip Marco Gasparri) ed è finito a Roma per competenza territoriale, dunque al procuratore Giuseppe Pignatone.

Luca Lotti, scrive il quotidiano, è indagato a seguito delle dichiarazioni di Luigi Marroni. "L'ex assessore alla sanità della Regione Toscana, promosso da Renzi a capo della Consip", riporta il Fatto, "nel suo esame come persona informata dei fatti, ha tirato in ballo anche il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana, indagato per le stesse ipotesi di reato". A far partire gli accertamenti che hanno portato a indagare tre persone, oltre a Lotti e Saltalamacchia c'è anche il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, sarebbe stata "una bonifica contro le microspie". Interpellato dal Fatto, il ministro Luca Lotti alla domanda: "Ha mai parlato dell'esistenza di un'indagine su Consip con Marroni?", ha risposto: "No". Il comandante Saltalamacchia, contattato dal Fatto, non rilascia commenti.

 Il ministro risponde invece su Facebook "Sarei indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio", scrive. "È una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche. Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso. È una cosa che non esiste e non ho voglia di lasciarla sospesa".

"Dopo settimane di lavoro molto intenso tra referendum, crisi di governo e primi passi del nuovo impegno come ministro - prosegue Lotti - mi ero preso un giorno di ferie per la prima recita di Gherardo, mio figlio. Oggi però un giornale scrive che sarei indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio in una inchiesta che vedrebbe indagato persino il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Noi non scappiamo dalle indagini: siamo a totale disposizione di ogni chiarimento da parte dell'autorità giudiziaria. La verità è più forte di qualsiasi polemica mediatica e non vedo l'ora di dimostrarlo".


http://napoli.repubblica.it/cronaca/2016/12/23/news/il_ministro_luca_lotti_indagato_nella_vicenda_consip-154713197/

Il Tesoro controllerà Mps. Padoan: rimborso integrale per obbligazionisti subordinati retail. - Vittorio Nuti



Foto Ansa

Varo nel cuore della notte per il decreto legge “salva banche”, in pratica una stampella pubblica per gli istituti di credito in difficoltà. Convocato a mercati chiusi, il Consiglio dei ministri straordinario iniziato alle 23.35 ha approvato l'atteso decreto legge con misure a tutela dei risparmiatori previsto dal piano di intervento messo in campo lunedì scorso dal Governo per salvare il Monte dei Paschi di Siena.

Poche ore dopo, il Cda di Monte dei Paschi - che in serata aveva preso atto del fallito aumento di capitale sul mercato - ha avviato l'iter della nazionalizzazione con la richiesta di un sostegno finanziario straordinario e temporaneo per la ricapitalizzazione precauzionale prevista dalla direttiva europea Brrd. La banca aggiunge che in coerenza con le misure del Governo presenterà una proposta agli investitori retail detentori dell'obbligazione subordinata da 2 miliardi emessa nel 2008 «per porre fine o prevenire liti» legate alla vendita di quel titolo.

Il fondo da 20 miliardi di indebitamento aggiuntivo autorizzato mercoledì dal Parlamento sarà utilizzato per le ricapitalizzazioni precauzionali e per le garanzie sulla liquidità per le banche che lo chiederanno, dunque non solo per Mps. Il via libera al provvedimento è arrivato mentre il Consiglio di amministrazione della banca senese era ancora riunito a Milano dopo aver certificato, nel pomeriggio, il fallimento dell'aumento di capitale privato. Una concomitanza che ha permesso allo stesso Cda di attivare immediatamente la procedura per richiedere l'intervento pubblico, così come previsto dal decreto.

Gentiloni: decreto «salvarisparmio» varato dopo ok del Parlamento
Il decreto, ha sottolineato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in conferenza stampa notturna con al fianco il titolare dell’Economia Pier Carlo Padoan, «rassicura i risparmiatori e il futuro di Mps». Il Governo ha infatti definito il decreto legge un provvedimento «salvarisparmio», basato «sull'autorizzazione ricevuta dal Parlamento con un'ampia maggioranza». «Ci siamo mossi a seguito della presa d'atto del Mps della conclusione dell'operazione di mercato - ha concluso Gentiloni - e abbiamo concordato con le autorità europee le modalità di questo intervento».


Lo schema di tutela dei risparmiatori
Nel comunicato diffuso al termine del Consiglio dei ministri Palazzo Chigi ha illustrato lo schema di tutela dei risparmiatori. Un meccanismo di tutela degli
obbligazionisti subordinati di Mps al 100% assegnando loro prima azioni e poi obbligazioni ordinarie: «Il decreto legge - spiega il governo - contempla la possibilità che la banca interessata da una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, che comporta la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, offra obbligazioni non subordinate in cambio delle azioni frutto della conversione. Il Tesoro può acquistare tali azioni. Al termine della procedura di compensazione orientata a tutelare i risparmiatori, coloro che inizialmente detengono obbligazioni subordinate si troverebbero quindi a possedere obbligazioni ordinarie, non soggette dunque a perdite. 


Così in sintesi lo schema di compensazione: 
1. La banca propone di scambiare le azioni frutto della conversione delle obbligazioni subordinate con obbligazioni non subordinate di nuova emissione; 
2. Il Tesoro acquista le azioni scambiate con le obbligazioni non subordinate di nuova emissione. 
Il riacquisto delle azioni frutto della conversione dalle obbligazioni subordinate ha lo scopo di prevenire liti giudiziarie connesse alla commercializzazione delle obbligazioni stesse». Si tratterà di vedere ora se lo schema sarà approvato dalla Commissione europea. Bruxelles ha sempre insistito finora sul fatto che gli obbligazionisti subordinati condividano i costi dell’operazione e che solo successivamente vengano rimborsati se sono in grado di dimostrare di aver acquistato quei prodotti senza averne il profilo di rischio.

Piano da 20 mld autorizzato dal Parlamento
Il varo del provvedimento segue al via libera del Parlamento, a maggioranza assoluta, all'aumento del debito pubblico fino a 20 miliardi di euro (in maniera non strutturale perchè la misura salva banche è da considerarsi una tantum) sollecitato mercoledì dal Governo proprio per finanziare il salvataggio degli istituti in difficoltà. In sintesi, il decreto predisposto da via XX settembre disciplina la creazione di un fondo ad hoc (da finanziare con l’emissione di nuovi titoli di debito pubblico) che opera su due fronti, la liquidità con le garanzie e il patrimonio con la ricapitalizzazione, ed è destinato a sostenere le banche a rischio. Il nuovo strumento è finalizzato in particolare a permettere la statalizzazione di Mps - la terza banca d’Italia, considerata il più antico istituto di credito del mondo - con il Tesoro destinato a diventare l’azionista di riferimento, per poi rimettere le quote sul mercato una volta risanato l’istituto. Il puntello pubblico prenderà la forma di una ricapitalizzazione «precauzionale» e «temporaneo» per rafforzare il patrimonio del Monte dei Paschi nella cornice della Direttiva europea Brrd, operativa dall’inizio del 2016, che introduce il principio del cosiddetto bail-in.


Fallito il rafforzamento patrimoniale Mps
Dopo la chiusura dell'offerta istituzionale, ad ufficializzare il fallimento dell’operazione è stato un comunicato diffuso da Mps in prima serata. La nota ha confermato una raccolta insufficiente di ordini di investimento necessari a raggiungere la somma di 5 miliardi destinati al rafforzamento patrimoniale, nonostante l'esito positivo dell'esercizio di liability management che ha registrato la volontaria conversione di obbligazioni subordinate in azioni per complessivi 2,45 miliardi di euro. L'assenza di grandi investitori disposti a un investimento rilevante, ha spiegato Mps, ha influito negativamente sulle decisioni di investimento degli istituzionali, limitando significativamente gli ordini di sottoscrizione. Ora le obbligazioni subordinate Mps conferite in adesione alle offerte della banca, ha chiarito la nota, saranno restituite ai rispettivi portatori.


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-22/verso-rimborso-integrale-gli-obbligazionisti-subordinati-retail-215130.shtml?uuid=ADKBl6IC

Ma chi ha provocato il danno è stato inquisito? Si sa chi sono i responsabili del danno economico provocato?
Perchè noi cittadini abbiamo l'obbligo di sopperire alle sofferenze di banche dirette da incapaci?
Perchè noi cittadini abbiamo l'obbligo di salvaguardare chi ha deciso di fidarsi delle banche e mettere i propri risparmi a rischio?
Perchè il governo non trova i soldi per pagare i pensionati defraudati incostituzionalmente di un diritto sacrosanto, ma li trova per salvare le banche che hanno avuto la dabbenaggine, la stoltezza di accumulare carta straccia?
Praticamente hanno spalmato il debito accumulato dalle banche e da risparmiatori ingenui e sprovveduti a tutti i cittadini, anche ai disoccupati, ai sottopagati, ai pensionati, ai neonati, ....
Questo è quanto ha deciso un governo di incapaci venduti al miglior offerente!
E c'è la doppia fregatura! Perchè lo stato, cioè noi, potrà acquistare le azioni che sono state trasfomate da obbligazioni in azioni...... potrà, pertanto, acquistare quella stessa carta straccia "ripulita, rilavata" solo esteticamente....
In altri termini, noi, in quanto stato, diverremo possessori delle azioni fasulle derivanti da operazioni di facciata in cambio di nostro denaro contante e sonante che finirà nelle casse della banca e di quei risparmiatori che hanno avuto la dabbenaggine di credere alle fragnacce elargite da servetti consensienti delle banche e di chi le dirige....servetti, a loro volta, del potere economico mondiale.
Pagheremo noi, come sempre, le fesserie fatte da altri.
In ogni caso, azionisti e possessori di azioni malridotte lo saremo solo il tempo di dare alla banca l'ossigeno necessario per riprendersi dal default, una volta che la banca si sarà ripresa, ridiverremo nulla....senza neanche un ringraziamento.....
by Cetta


giovedì 22 dicembre 2016

Roberto Formigoni condannato a sei anni per corruzione nella sanità lombarda. “Vacanze di lusso in cambio di fondi”. - Giovanna Trinchella




L'ex governatore della Regione Lombardia, attuale senatore Ncd e presidente della Commissione agricoltura, riconosciuto colpevole in primo grado per i casi San Raffaele e Maugeri, due fra i maggiori scandali della sanità regionale. Caduta l'associazione a delinquere. Disposti anche sei anni di interdizione dai pubblici uffici e il pagamento di tre milioni al Pirellone, in solido con i coimputati Daccò (nove anni e due mesi) e Simone (otto anni e otto mesi). Sette anni a Passerino, ex direttore della clinica pavese. Le "utilità" ricevute dal "Celeste" in cambio di finanziamenti pubblici per 200 milioni alle strutture private stimate dai pm Pedio e Pastore in 8 milioni, tra vacanze e contanti. Il legale: "Cortesie, non tangenti". Cinque assolti, tra loro Perego e Lucchina. Confische complessive per 53,8 milioni.

L’ex presidente della Lombardia, e senatore di Ncd, Roberto Formigoni è stato condannato a 6 anni di carcere per corruzione, mentre è caduta – “per non aver commesso il fatto” – l’accusa di associazione a delinquere. Lo ha deciso la decima sezione penale del Tribunale di Milano nel processo sul caso Maugeri e San Raffaele per il quale l’ex numero uno del Pirellone era imputato con altre nove persone. La sentenza, letta nella maxi aula della Prima Corte d’Assise d’Appello, la stessa dei processi a carico di Silvio Berlusconi, arriva otto mesi dalla richiesta di pena, quantificata dai pm in nove anni. E innesca subito la polemica politica, non solo regionale, mentre il governatore leghista Roberto Maroni sceglie di “prendere atto” senza ulteriori commenti.
Le condanne per Daccò e gli altri
Per il “Celeste”, alla guida della Regione ininterrottamente dal 1995 al 2013, già democristiano ed esponente di Forza Italia di osservanza ciellina, poi approdato fra gli alfaniani, i giudici hanno disposto anche sei anni di interdizione dai pubblici uffici. Il tribunale ha condannato Formigoni in solido con Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone – coimputati al processo, entrambi ciellini – a versare una provvisionale complessiva alla Regione Lombardia di 3 milioni di euro. Daccò è stato condannato a 9 anni e 2 mesi (l’accusa aveva chiesto 8 anni e 8 mesi) e Simone a 8 anni e 8 mesi come chiesto dalla pm Laura Pedio e Antonio Pastore. Condannati anche l’ex direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino, a 7 anni, e l’imprenditore Carlo Farina a 3 anni e 4 mesi.
Confiscato il tesoretto del Celeste
Il tribunale ha disposto la confisca di circa 6,626 milioni di euro, in beni tra i quali quadri, quote di proprietà di sette ‘abitazioni’ (da Sanremo a Lecco ad Arzachena), di due box, di un terreno, di un ufficio e di un negozio a Lecco, oltre a tre auto e conti correnti. Per quanto riguarda la quota del 50% di proprietà della villa in Sardegna il cui acquisto era stato uno dei punti al centro dell’inchiesta, i giudici hanno deciso il trasferimento di quelle quote in capo allo storico amico di Formigoni, Alberto Perego, assolto oggi insieme ad altri quattro imputati: l’ex moglie di Daccò Carla Vites, l’ex dg della sanità regionale Carlo Lucchina, l’ex segretario generale del Pirellone Nicola Maria Sanese e l’ex dirigente regionale Alessandra Massei. I pm avevano chiesto le loro condanne. In particolare avevano chiesto 5 anni e 6 mesi di carcere per Lucchina e Sanese e 5 anni per Perego. Le confische disposte dal tribunale a carico dei cinque condannati ammontano a oltre 53,8 milioni di euro: 15,9 milioni a Simone, 23,353 a Daccò, 8 a Passerino.
La difesa: “Presenteremo appello, erano cortesie”
La difesa di Formigoni attende di leggere le motivazioni e poi presenterà ricorso in appello, ha spiegato l’avvocato Mario Brusa, uno dei legali del senatore. “Un’ottima cosa”, ha aggiunto, l’assoluzione dell’ex Governatore dall’associazione per delinquere. Un altro difensore del politico Ncd, Luigi Stortoni, aggiunge all’Ansa che non di corruzione ma di “cortesie” nei confronti del Celeste si è trattato: “L’assoluzione dei funzionari della Regione dimostra che le attività erano svolte in maniera legale e che la sanità lombarda era gestita correttamente. Questo conferma che i cosiddetti benefit non erano corruzione ma ‘cortesie‘”. “Questo risultato oltremodo ci sorprende”, hanno commentato invece gli avvocati Gabriele Vitiello e Matteo De Luca, legali di Daccò. “È una sentenza che di certo stravolge la verità – hanno aggiunto -. Attendiamo ovviamente di leggerne le motivazioni per predisporci a un doveroso atto di appello”.
L’accusa: “Corrotto con viaggi e vacanze”, la difesa: “Un teorema”
Per l’accusa il faccendiere Pierangelo Daccogià condannato nel processo San Raffaele, e l’ex assessore lombardo Antonio Simone sarebbero stati “il borsellino” attraverso cui l’allora governatore avrebbe goduto di una serie di benefit di lusso, tra cui “viaggi ai Cairabi e barche con tanto di champagne a bordo”. In questo modo il Celeste, per i pm di Milano Laura Pedio e Antonio Pastore, era “capo” di un “gruppo criminale” che avrebbe “sperperato 70 milioni di euro di denaro pubblico con un grave danno al sistema sanitario”. Soldi tolti ai malati per i suoi sollazzi, grazie a “corruzione sistemica durata 10 anni”. Soldi “rubati, rubati ai malati della Regione Lombardia, soldi pubblici che erano destinati a curare malattie, ad accorciare liste di attesa, ad aumentare posti letto, a comprare farmaci… – aveva detto il pm -. E anche i soldi con cui è stato costruito un ospedale in Cile per i bambini cerebrolesi sono stati rubati ad altri malati”.
Formigoni né da indagato né da imputato, come era suo diritto, si è fatto interrogare, ma per gli inquirenti durante le dichiarazioni spontaneein cui affermava che i suoi atti erano legittimi e incontestabili bollando come un teorema le ricostruzione della Procura di Milano, ha “mentito”. Ed è venuto a farlo, aveva aggiunto il pm Pedio, “qua in aula da senatore della Repubblica e da presidente della Commissione Agricoltura”. Secondo l’accusa, dalle casse della Fondazione Maugeri – il cui ex presidente Umberto Maugeri – ha patteggiato una pena a sarebbero usciti circa 61 milioni di euro tra il ’97 e il 2011 e dalle casse del San Raffaele, tra il 2005 e il 2006, altri nove milioni di euro. Tutti soldi che sarebbero confluiti sui conti e sulle società di Daccò e Simone, considerati i collettori di quelle tangenti fatte di giornate in barche e flûte, di cene e vacanze, quantificate in circa otto milioni di euro. E lui in cambio, sempre secondo l’accusa, avrebbe favorito la Maugeri e il San Raffaele con atti di Giunta garantendogli rimborsi per 200 milioni di euro.
Formigoni, l’amico Perego e la villa in Sardegna
Formigoni, assieme all’amico di una vita e anche lui tra i ‘memores domini’, Alberto Perego, avrebbe avuto “i poteri di armatore” su tre yacht che, uno dietro l’altro, Dacco’ gli avrebbe messo a disposizione per il suo “uso esclusivo”, con tanto di “cabine riservate” e “marinai” a disposizione per un totale di circa 4,7 milioni di euro. Oltre, poi, a cinque viaggi ai Caraibi interamente pagati, a un finanziamento da 600mila euro per una campagna elettorale nel 2010, alle cene per la quali Formigoni “non sborsava come al solito neanche un centesimo”. Dacco’ avrebbe garantito, a detta dei pm, a Formigoni e al suo “prestanome” Perego un maxisconto da 1,5 milioni di euro sull’acquisto di una villa in Sardegna non potendo Perego pagare “il mutuo da oltre 6mila euro”, l’ex numero uno del Pirellone nel dicembre del 2010 lo nominò, hanno ricostruito i pm, come membro del cda dell’Istituto nazionale di genetica molecolare garantendogli cosi’ “uno stipendio superiore ai 100mila euro all’anno”.
Pm: “I conti correnti silenti di Formigoni che non si comprava neanche un vestito”
Durante la requisitoria il pm aveva descritto anche una scena definita “agghiacciante”. Quella di un Presidente che consegna buste di contanti a un direttore di banca nel Palazzo della Regione e si raccomanda di non versarli sul suo conto ma su un conto di ‘transito'”. Formigoni, infatti, sempre secondo i pm, avrebbe goduto anche di “parte di quegli milioni di euro in contanti”‘ di Dacco’. Tra il 2002 e il 2012, invece, “i conti del Presidente sono rimasti silenti” perché, aveva detto il pm Pedio, “lui non si comprava neanche un vestito, non si pagava neanche un aereo per andare in Sardegna a godersi la sua bella barca”.

mercoledì 21 dicembre 2016

Vuoi diventare milionario? Risolvi uno di questi 5 problemi.

Risultati immagini per tranquillità

Chi non ha mai sognato di essere milionario? Il sogno potrebbe diventare realtà risolvendo cinque rompicapo, o meglio, cinque grandi problemi che affliggono l'umanità. Dalla previsione dei disastri naturali alla produzione di energia solare economica - si legge su 'Business Insider' - sono tante oggi le sfide che l'uomo deve affrontare per poter salvaguardare se stesso e il pianeta.

Trovando una soluzione a cinque questioni fondamentali, attualmente al centro dell'attenzione di scienziati e ingegneri, è possibile risparmiare tempo, energia, costi e trovare un modo per arricchirsi.

1) L'alimentazione senza fili . Di recente la trasmissione di energia wireless si è imposta come la tecnologia ideale per lo sviluppo di sistemi energeticamente autonomi, ossia privi di batterie o, comunque, senza necessità di collegamento alla rete elettrica. Si comprende, quindi, l’importanza di concentrare gli sforzi della ricerca sulla possibilità di implementare un'alimentazione di tipo wireless per dispositivi elettronici, visti gli enormi vantaggi in termini di qualità della vita che l’adozione di tale tecnologia comporterebbe.

2) Internet per luoghi remoti e rurali. Nei paesi in via di sviluppo la carenza di infrastrutture e la povertà non consentono a tutti una connessione a pagamento. Negli ultimi anni Google e Facebook hanno implementato gli sforzi per affrontare il problema e offrire servizi di base accessibili a tutti, tuttavia ancora non si è arrivati a trovare soluzioni veloci ed economiche.

3) Energia solare economica. Lo sviluppo di tecnologie che possano rendere economico l'uso dell'energia solare è un settore della ricerca molto attivo ma che, per il momento, non ha avuto ancora risultati innovativi. E' quindi necessario trovare delle modalità alternative che consentano di produrre energia in maniera economica ed efficiente.

4) La desalinizzazione dell'acqua. Tale processo rappresenta una possibile fonte per supplire la diminuzione delle riserve d'acqua in molte zone della Terra che soffrono di croniche, drastiche diminuzioni delle riserve. Nonostante i miglioramenti della tecnica però. convertire l'acqua del mare in acqua dolce rimane ancora oggi molto costoso, soprattutto perché richiede grandi quantità di energia. Per questo motivo la sfida è quella di progettare un impianto che effettui il processo a costi contenuti.

5) Prevedere disastri e calamità naturali. Ogni anno terremoti, uragani, tornado e tifoni causano gravi danni nel mondo. Il più delle volte è difficile o impossibile prevedere tali disastri naturali, tuttavia è possibile sviluppare un modello di previsione migliore per evitare danni e vittime attraverso l’identificazione dei rischi e l’allerta precoce.