sabato 15 febbraio 2020

Un anno bullissimo - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 15 Febbraio.

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Da quando ha abbandonato per sempre la politica, Renzi è un uomo d’affari che bada al sodo: cioè al soldo. Almeno finché troverà qualche fiera di paese o sagra della porchetta disposta a pagarlo per dire le stesse fesserie che prima, quando era un politico, diceva gratis. Quindi interrogarsi sulle sue idee, principi, programmi, riforme, o sulla partecipazione dei suoi al Consiglio dei ministri non è sbagliato: è inutile. La cosiddetta Italia Viva non è un partito: è una ditta a conduzione familiare con più ministri, sottosegretari, deputati, senatori, capigruppo, capidelegazione, capicommissione, dirigenti, tesorieri e nominati statali e parastatali che elettori. E la totale assenza di elettori, esiziale per qualsiasi partito, per una ditta è manna dal cielo.

Immaginate che fine farebbe, se fosse ancora in politica, Renzi dopo aver così lodato ieri su Facebook l’amico Macron, quello che in Francia non può più mettere il naso fuori dall’Eliseo perché se no lo linciano: “Macron che va sui ghiacciai del Monte Bianco a sottolineare l’urgenza della grande battaglia sul climate change fa una cosa giusta. Noi siamo con lui e con tutti quelli che hanno a cuore il futuro del Pianeta. Senza ideologia, ma concretamente. Continuo a pensare che servano leader capaci di guardare al futuro, non solo al giorno dopo giorno”. Detto da chi s’è opposto persino alla plastic tax e ha votato per l’inquinantissimo Tav Torino-Lione, è roba da perdere tutti gli elettori in un colpo solo: ma lui non ne ha e non corre pericoli. Nemmeno quando scrive che “il Lodo Conte è incostituzionale secondo i principali esperti (Briatore e Lele Mora, ndr). Cercheremo di cambiarlo in Parlamento prima che venga bocciato dalla Corte Costituzionale come già avvenuto alla legge Bonafede”. La Bonafede non è stata affatto bocciata: la Consulta ha ribaltato 30 anni di giurisprudenza costante per contestare l’interpretazione “retroattiva” data dai giudici a una norma sull’esecuzione delle pene.
E finora l’unico leader giallorosa ad aver firmato leggi incostituzionali è proprio Renzi, per la precisione tre: il Jobs Act, la riforma Madia della PA e l’Italicum. Figurarsi poi che gli farebbero i suoi eventuali elettori se gli sentissero dire che “Conte è il massimo esperto nel cambiare maggioranze” (è ciò che accade nel sistema proporzionale voluto da Renzi col Rosatellum e, se abbiamo il governo Conte-2, è grazie alla fiducia dei renziani) e “il tono di Conte è sbagliato, ma ai falli da dietro del premier rispondiamo senza falli di reazione” (dopo che in tre giorni ha votato tre volte con le destre contro il suo governo).

Come i bulli sui campetti di periferia, che entrano a gamba tesa sull’avversario e poi si rotolano per terra per ingannare l’arbitro. Ora se un politico dice una cosa e fa l’opposto – tipo farsi eleggere nel Pd e poi tentare (invano) di distruggerlo, patrocinare un governo per poi impallinarlo, promettere di abolire la prescrizione dopo il primo grado e poi difenderla quando Bonafede la abolisce dopo il primo grado – rischia di incontrare uno che l’ha votato e gli sputa in faccia o gli mette le mani addosso. Ma questo rischio gli uomini d’affari non lo corrono: a nessuno verrebbe in mente di chiedere loro coerenza, ma solo fatturati e utili netti. E, da questo punto di vista, Renzi è irreprensibile. Nel gennaio 2018 esibì in tv un estratto conto da 19 mila euro. Ora, due anni dopo, dichiara un milione di euro annui, fra stipendio di senatore e conferenze a gettone. S’è comprato una villa senza avere i soldi, ma glieli ha prestati la mamma di un amico casualmente nominato da lui a Cdp, poi li ha restituiti grazie ai 500 mila euro avuti da Lucio Presta per l’imperdibile documentario su Firenze che il Nove ha pagato 20 mila (il resto mancia).

Ora però il guaio è che Italia Viva sfugge ai radar e ai sondaggi. Ed è viva solo in questo Parlamento, grazie ai voti fregati al Pd, e sui media che intervistano questi noti frequentatori di se stessi un giorno sì e l’altro pure, grazie agli editori a suo tempo beneficati dal renzismo. Dunque, per restare viva, deve sabotare il governo Conte giorno e notte, sennò nessuno si accorge che esiste. Ma deve pure evitare di farlo cadere, altrimenti possono accadere tre cose, che la trasformerebbero in Italia Morta.
1) Arrivano i “responsabili” da FI e i renziani diventano peli superflui anche nell’unico luogo dell’universo – il Senato – dove sono decisivi.
2) I renziani affezionati al governo ma soprattutto alla poltrona per altri tre anni diventano “responsabili” anticipando i forzisti in fuga e mollando Renzi a giocare a briscola con la Boschi, la Bellanova e Marattin.
3) Il governo cade, Conte brutalizza Renzi in Senato come ad agosto l’altro Matteo (siamo pronti con i pop corn) e si torna al voto. Soluzione esiziale per molti motivi fuorché per uno: almeno un Matteo su due ce lo leveremmo dalle palle, sempre per via di quel problemuccio dell’assenza di elettori.

Infatti è bastato che l’altroieri il padrone Conte tirasse un po’ il guinzaglio perché il chihuahua tornasse a cuccia e smettesse di ringhiare. Ora il partito-ossimoro annuncia che voterà tutto quel che giurava di non votare né ora né mai: riforma Bonafede del processo, lodo Conte-bis e, se del caso, pure tris e quater. Per un politico sarebbe una figura barbina, ma per un uomo d’affari è tutto fatturato: tra poco arrivano le nomine, 400 posti in palio con relative prebende, guai se la ditta resta a bocca asciutta proprio sul più bello. Naturalmente la tregua durerà un paio di giorni, poi il bullo e i bulletti ricominceranno a bulleggiare. Così, se al loro posto arriveranno i “responsabili”, anche i moralisti più intransigenti tireranno un sospiro di sollievo. Oggi, grazie a Renzi, persino Scilipoti ha un suo perché.


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venerdì 14 febbraio 2020

Della serie: "Come invecchiare restando bella dentro e fuori, senza ritocchi."

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"Ho scelto la solitudine per difendermi. Mi preservo dall'umanità che mi circonda, da questa umanità rumorosa e invadente. Vivo circondata da animali, alberi, fiori. Ho cavalli, asini, montoni, capre, maiali, galline, anatre, oche, piccioni. Poi, naturalmente, cani e gatti. Non so neppure quanti sono...
Mi sento molto più vicina alla natura e agli animali piuttosto che all'uomo. Confesso che detesto la gran parte della specie umana. Ho sposato la causa degli animali per dare finalmente un senso alla mia esistenza quaggiù. Sto tentando di spiegare all'uomo che le crudeltà inferte agli animali sono indegne, inaccettabili, disumane appunto...
Me ne fotto che il mondo si ricordi della divina B. B., che divina non è stata per niente".


B.B.


La loro nascita è scritta nella geometria orbitale. - Giuseppe Fiasconaro

Utilizzando l’imaging diretto e simulazioni al computer, una squadra internazionale di astronomi è riuscita a determinare che la geometria dell’orbita di 27 tra esopianeti giganti gassosi e stelle nane brune è diversa: circolare per i primi, più ellittica per le seconde. Questo viene interpretato come indicatore di un meccanismo di formazione differente, nonostante la similitudine in massa dei due tipi di corpi.
Immagine del sistema binario che contiene la nana bruna Gj 504 B (ingrandita nel riquadro in alto), ottenuta dalla telecamera Nirc2 del telescopio Keck II. La stella è lontana circa 40 volte la distanza terra-sole dalla sua stella ospite (la cui posizione è contrassegnata da una “x”) e ha un periodo orbitale di circa 240 anni. Il team è stato in grado di tracciare parte dell’orbita per vincolarne la forma. Crediti: Brendan Bowler (UT-Austin) / WM Keck Observatory
Le chiamano stelle fallite, una classe di oggetti più massicci dei pianeti giganti – hanno masse comprese tra le 13 e le 75 masse gioviane – non abbastanza, però, da accendere la fusione nei loro nuclei per brillare come vere stelle. Sono le nane brune, stelle per le quali oggi, attraverso imaging diretto, è possibile distinguerne la loro natura stellare in un sistema binario da quella di un pianeta con il quale condividono diverse caratteristiche, compresa la bassa luminosità. Tuttavia, il loro meccanismo di formazione, e ciò che lo differenzia rispetto a quello di esopianeti giganti gassosi, non è ancora ben chiaro.
Adesso, una squadra di astronomi guidata da Brendan Bowler dell’Università del Texas, ad Austin, utilizzando la tecnica dell’imaging diretto con il telescopio Keck Observatory e il Subaru Telescope, nelle Hawaii, oltre a simulazioni al computer, è riuscito a venirne a capo. «Un modo per arrivare a questo è studiare la dinamica del sistema, ovvero guardare le orbite», afferma Bowler.
E proprio studiando le orbite che alcune nane brune ed esopianeti giganti gassosi compiono attorno alle loro stelle ospiti in 27 sistemi, il team ha trovato una differente eccentricità di queste orbite – una misura di quanto essa sia circolare o allungata – nei due tipi di oggetti. Secondo i ricercatori è la chiave per comprendere il differente meccanismo di formazione di questi compagni delle loro stelle ospiti. «Anche se questi compagni hanno milioni di anni, l’impronta di come si sono formati è ancora codificato nella loro eccentricità odierna», dice a questo proposito Eric Nielsen, ricercatore all’Università di Stanford e membro del team.
Utilizzando la telecamera nel vicino infrarosso Nirc2 del telescopio Keck II del Keck Observatory, nonché il telescopio Subaru, il team di Bowler ha prima scattato immagini di pianeti giganti e nane brune mentre questi orbitano attorno alle loro stelle.
Orbite di 9 dei 27 corpi celesti, tra nane brune ed esopianeti giganti gassosi, che Bowler e il suo team hanno ottenuto tramite simulazioni. Crediti: Brendan Bowler (UT-Austin)
A questo punto, considerato che questi oggetti sono così distanti dalle loro stelle ospiti che un’orbita può richiedere anche centinaia di anni, per studiare le loro orbite hanno utilizzato un software, chiamato orbitize!, che usa le leggi del moto di Keplero per identificare quali tipi di queste orbite siano coerenti con le posizioni misurate, e quali no.
Il codice –  ovvero il software di simulazione –  genera diverse possibili orbite per ciascun corpo celeste. In particolare, il leggero movimento di ogni pianeta gigante o nana bruna forma un insieme di possibili orbite. Più piccolo è l’insieme, più gli astronomi si avvicinano alla vera orbita del compagno. E più immagini dirette di ciascun oggetto possiedono mentre esso orbita, più perfezioneranno la forma dell’orbita.
«Piuttosto che aspettare decenni o secoli affinché un pianeta completi un’orbita, possiamo ottenere dati in intervallo temporale più breve con misurazioni di posizione molto accurate», spiega Nielsen. «Una parte di orbitize!, che abbiamo sviluppato appositamente per adattarsi alle orbite parziali, ci ha permesso di trovare orbite anche per i compagni di più lungo periodo».
Distribuzione dell’eccentricità orbitali di pianeti giganti e nane brune. Un valore di 0,0 corrispondente a un’orbita circolare, mentre un valore  vicino a 1,0 è un’ellisse appiattita. Crediti: Brendan Bowler (UT-Austin)
Come si evince nel grafico accanto, il risultato principale di questo studio, pubblicato sulla rivista Astronomical Journal,  è che le geometrie delle orbite per i pianeti giganti e per le nane brune sono significativamente diverse: circolari per i primi, più ellittiche per le seconde.
Dati che i ricercatori interpretano con un diverso meccanismo di formazione: dal disco appiattito di gas e polvere che ruotava attorno alla stella ospite, per i giganti gassosi; da uno dei addensamenti di gas e polvere in cui si è divisa una nube più grande prima di collassare, per le nane brune. L’altro addensamento ha poi formato la stella ospite di un sistema binario.
In futuro, campioni più grandi e un monitoraggio continuo dell’orbita aiuteranno i ricercatori a stabilire se queste distribuzioni di eccentricità siano correlate ad altri parametri come la massa della stella ospite, la molteplicità e l’età.

Caso Palamara, Csm e Anm fanno sparire l’indagine. - 7 gennaio 2020 - Giovanni Altoprati

Caso Palamara, Csm e Anm fanno sparire l’indagine

E tre. Sparita dai radar l’indagine della Procura di Perugia, perse le tracce del procedimento disciplinare del Csm, anche la decisione dei probiviri dell’Anm sulle toghe coinvolte nel caso “Palamara” è finita nel cassetto. Dal Palazzaccio di piazza Cavour, sede dell’Anm, non si hanno da mesi più notizie sullo stato del fascicolo per violazione del codice etico aperto a carico dei magistrati coinvolti nelle cene dello scorso maggio con i deputati del Pd Cosimo Ferri, ora Italia viva, e Luca Lotti, dove si discuteva delle nomine di alcune Procure, iniziando da quella di Roma. Gli incontri romani fra toghe e politici furono registrati tramite il Trojan installato nel cellulare dell’ex presidente dell’Anm e membro del Csm, Luca Palamara, sotto indagine a Perugia dal 2018 per corruzione. Secondo l’accusa, Palamara avrebbe ricevuto denaro e benefit in cambio della nomina, non avvenuta, di Giancarlo Longo a procuratore di Gela.
Era il 5 giugno quando il Comitato direttivo centrale dell’Anm decise all’unanimità di deferire al collegio dei probiviri i magistrati investiti dalla bufera scaturita dall’indagine della Procura del capoluogo umbro. Venne anche diramato un comunicato: il Comitato, «deferisce al collegio dei probiviri, cui spetterà di verificare la sussistenza di violazioni del codice etico, i colleghi Luca Palamara, Cosimo Ferri, Luigi Spina, Antonio Lepre, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Gianluigi Morlini, riservandosi di deferire altri colleghi che risultassero coinvolti nella medesima vicenda o in altre simili». Trascorsi sei mesi da allora, il nulla. I cinque ex consiglieri, costretti alle dimissioni, sono da tempo tornati in servizio nei rispettivi uffici. Spina, indagato per rivelazione del segreto e favoreggiamento nei confronti di Palamara, è addirittura procuratore facente funzioni a Castrovillari, una delle Procure più impegnate sul fronte del contrasto all’ndrangheta.
L’inerzia dell’Anm non ha molte giustificazioni. Il procedimento disciplinare per violazione del codice etico è di prassi molto rapido. La particolare natura del giudizio disciplinare associativo riguarda, infatti, esclusivamente violazioni delle regole associative, senza alcuna censura di carattere morale, ma con un giudizio solamente giuridico. È un procedimento celere, in ragione dei diritti associativi in gioco, e non necessita della conclusione di altri procedimenti, ad esempio penali, aperti nei riguardi degli interessati. La decisione dei probiviri è poi sottoposta al voto del Comitato direttivo centrale, che può anche decidere, nei casi estremamente gravi, di espellere il magistrato dall’Anm. Considerati i tempi, sarà molto però difficile che si arrivi ad una qualsiasi decisione. L’attuale Comitato direttivo centrale terminerà il mandato fra poche settimane. Le elezioni per il suo rinnovo sono state già fissate per il prossimo 22 marzo. A febbraio scadrà il termine per la presentazione delle candidature fra i rappresentanti delle varie correnti.
Di questa vicenda, quindi, l’unico che al momento ha avuto “contraccolpi” è stato Palamara, dallo scorso autunno in “ferie forzate”. Sospeso dal servizio e con lo stipendio ridotto, l’ex presidente dell’Anm attende la decisione delle Sezioni unite della Cassazione sul provvedimento cautelare disposto dalla sezione disciplinare del Csm. La tesi di molti commentatori secondo cui l’indagine di Perugia non sarebbe stato altro che un pretesto per il ribaltone degli equilibri all’interno magistratura associata prende sempre più corpo.  Travolta Magistratura indipendente, la corrente di destra della magistratura e di cui facevano parte tre dei cinque consiglieri dimissionari, destinata alla scomparsa Unicost, la corrente di Palamara, l’asse vincente per i prossimi anni sarà quindi quello Davigo-Magistratura democratica. Con la massima soddisfazione del ministro Alfonso Bonafede, il primo supporter dell’ex pm di Mani pulite.
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Questo è un grave episodio di corruzione, perché vuol dire che qualcuno, con metodi molto poco ortodossi, ha ordinato di non procedere per impedire a qualche uccellin di bosco di "cantare".
C.

Salvini alla sbarra. - Tommaso Merlo



Il processo a Salvini permetterà al paese intero di capire meglio che uomo e che politico sia davvero. I giudici analizzeranno i comportamenti di Salvini sulla vicenda Gregoretti e da questi emergerà la verità su come Salvini interpreti il suo ruolo politico e quindi la democrazia. Informazioni utilissime per comprendere i rischi che corre l’Italia a finire un domani nelle sue mani. Quello della Gregoretti non è stato un rapimento, Salvini se la caverà e i suoi figlioletti possono stare tranquilli che il loro papino continuerà a bighellonare libero per l’Italia a sparar baggianate. Ma quello della Gregoretti è stata una crisi politica seria che ha visto il Salvini Ministro dell’Interno scontrarsi con altre istituzioni e perfino con Conte. Una crisi politica e istituzionale avvenuta nel pieno del suo delirio di onnipotenza estivo, quando a furia di bagni di folla e processioni di selfie, Salvini ha progressivamente perso il controllo fino a tentare il maldestro colpo di mano. Ai tempi della Gregoretti Salvini era convinto di avere l’Italia in pugno, era all’apice della sua parabola e quindi nella vicenda Gregoretti ha espresso senza freni la sua vera essenza personale e politica. E se davvero emergerà che Salvini ha calpestato norme, prassi e istituzioni, se davvero emergerà che ha imposto illecitamente il suo potere, allora si avrà la dimostrazione di come Salvini sia un uomo e un politico inadatto a governare il paese se non addirittura pericoloso. È questo il rischio che corre Salvini col processo. Un rischio tutto politico. Anche perché tali comportamenti illeciti, Salvini non li avrebbe commessi come blatera lui per salvare i confini nazionali da chissà quale invasore, ma per bieca propaganda. Per spacciarsi come uomo forte e unico paladino della sovranità. Per conquistare il potere. Per tornaconto. Motivazioni ancora più inquietanti. Dal processo emergerà poi il profilo umano di Salvini. Che valore davvero dà alla vita e al dolore degli esseri umani che non sono della sua parrocchia. A parole Salvini ha sempre negato il suo spargere odio e cinismo verso gli stranieri. Ha slinguato rosai e brandito vangeli. Dal processo si conosceranno circostanze concrete che dimostreranno la sua vera sensibilità e i suoi veri valori. Fatti, non chiacchiere. Una volta alla sbarra, se davvero verrà dimostrato che Salvini l’ha fatta fuori dal vaso, il suo declino politico potrebbe accelerare bruscamente. I suoi fans last minute potrebbero rinsavire. E cioè tutti quei milioni di elettori che negli ultimi anni si sono accodati al Carroccio potrebbero rendersi conto della cantonata che stanno prendendo e che è davvero masochistico buttare via altri anni dietro all’ennesimo messia de noialtri. Se dal processo emergeranno infine comportamenti gravi, il fronte anti Salvini si potrebbe compattare ulteriormente e questo per impedire che il paese finisca nelle mani di una uomo e di un politico non solo inadatto a governare ma addirittura pericoloso.

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RENZI E TRE! ORA PURE LE INTERCETTAZIONI. - Roberta Labonia

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Ormai è chiaro come il sole che l'ex rottamatore, oggi assurto al nuovo ruolo di guastatore, è entrato nel Conte II al solo scopo di smontare, minare, fare tabula rasa delle riforme della Giustizia uscite dalla penna del Guardasigilli nonché senatore portavoce del MoVimento 5 StelleAlfonso Bonafede.
Se le vuole togliere di mezzo, almeno così come sono state concepite, e chissenefrega se sono già in buona parte legge dello Stato. Lasciarle in vigore come sono, ovvero far passare quelle già in cantiere da tempo, vorrebbe dire assicurare garanzie in più agli onesti cittadini che si sentirebbero finalmente calati in uno stato di diritto, a scapito delle storiche tutele dietro cui, da decenni, si scuda l'ancien regime: prescrizione sempre più corta, processi sempre più lunghi, scarso utilizzo di misure informatiche, annacquamento delle intercettazioni, etc, etc,...
Inaccettabile per l'allegra compagnia del microcontenitore di Italia Viva. Alla faccia del riformismo ostentato!

In queste ore, Renzi Matteo, non contento di aver rimesso in discussione la riforma della prescrizione e di sabotare in tutti i modi la riforma del codice penale che stasera verrà presentata dal Ministro della Giustizia Bonafede in Consiglio dei Ministri, con l'assenza ostentata delle sue 2 portavoce, sta tentando di riesumare anche il tema #intercettazioni, rimettendo in discussione il DL Bonafede, che apporta modifiche alla cosiddetta Legge "bavaglio" Orlando e che entrerà in vigore dal prossimo marzo.

Credo che a questo punto giocoforza l'attuale Esecutivo debba dire basta ai ricatti del Senatore semplice di Scandicci e andare a vedere se il suo è un bluff oppure no. Per farlo l'unico modo sarà quello di porre la fiducia in Parlamento.

Il giullare di corte fiorentino dovrà calare la maschera.
Basta palle al piede, l'Italia, noi, siamo stanchi dei suoi ricatti.

Ruby ter, pm di Siena: “Condannate Silvio Berlusconi a 4 anni e due mesi per corruzione in atti giudiziari”.

Ruby ter, pm di Siena: “Condannate Silvio Berlusconi a 4 anni e due mesi per corruzione in atti giudiziari”

Per l’accusa il Cavaliere ha pagato il pianista senese Danilo Mariani per indurlo a falsa testimonianza sul caso Olgettine. Per Mariani il pubblico ministero ha chiesto 4 anni e 6 mesi, anche per il reato di falsa testimonianza oltre a quello di corruzione in atti giudiziari.
Quattro anni e due mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari. È la richiesta del pm di Siena, Valentina Magnini, nei confronti di Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Ruby ter in corso nella città del Palio. Per l’accusa il Cavaliere ha pagato il pianista senese Danilo Mariani per indurlo a falsa testimonianza sul caso Olgettine. Per Mariani il pubblico ministero ha chiesto 4 anni e 6 mesi, anche per il reato di falsa testimonianza oltre a quello di corruzione in atti giudiziari. Dopo la richiesta dell’accusa, sono previste le arringhe dei difensori dell’ex presidente del Consiglio, avvocati gli Federico Cecconi ed Enrico De Martino, di fronte al collegio del tribunale di Siena presieduto dal giudice Ottavio Mosti. Questo stralcio del processo Olgettine era stato trasferito a Siena dopo lo ‘spacchettamento’ deciso dal gup di Milano nell’aprile 2016. Il filone principale resta a Milano mentre altre posizioni, con sempre l’ex premier imputato, sono state trasferite a Torino, Pescara, Treviso, Roma e Monza.
Il 12 settembre scorso il tribunale di Siena aveva respinto la richiesta della procura di ascoltare come testimoni alcune giovani che avevano preso parte alle feste ad Arcore. Tra le giovani, in tutto cinque, che la procura aveva chiesto, mesi fa, che testimoniassero, figurava anche Imane Fadil, morta a marzo scorso. Il pm Valentina Magnini aveva chiesto di ammetterle affinché potessero testimoniare la presenza effettiva di Mariani ad Arcore. Ma il collegio cinque mesi fa aveva respinto la richiesta perché la loro testimonianza è stata ritenuta “non necessaria, avendo già testimoniato in altri processi con sentenze passate in giudicato“. Nell’udienza del 12 settembre venne ascoltato anche un perito di parte della difesa di Berlusconi, il commercialista Andrea Pierini, che, dopo aver analizzato i documenti contabili e gli accertamenti di Gdf e Agenzia delle Entrate, aveva confermato la tesi difensiva secondo cui i bonifici effettuati da Berlusconi a Mariani erano dovuti a prestazioni professionali di musicista e, in quanto tali, portati a tassazione come proventi da lavoro. La difesa dell’ex premier aveva poi rinunciato ad ascoltare in aula tutti i testimoni previsti in lista.
Il successivo 10 ottobre, poi, venne ascoltato Giuseppe Spinelli, contabile dell’ex premier. Alla domanda di uno degli avvocati difensori se ci fossero “state erogazioni a Mariani, in relazione alla sua testimonianza“, Spinelli ha negato categoricamente: “Assolutamente no”. Secondo l’accusa, come detto, i bonifici effettuati da Berlusconi a Mariani come rimborsi spese per circa 170mila euro in tre anni, dal 2011 al 2013, sarebbero stati pagamenti per indurre il pianista a falsa testimonianza sul caso delle ragazze che partecipavano alle feste di Arcore. Oltre al ragioniere Spinelli, il 10 ottobre 2019 venne stato sentito Marco Ciacci, attualmente comandante dei vigili urbani di Milano che già era stato chiamato come testimone lo scorso 13 giugno. All’epoca delle indagini che hanno portato al processo era capo della sezione di polizia giudiziaria e si occupava delle intercettazioni sulle telefonate delle ragazze a Spinelli nel periodo tra agosto 2014 e giugno 2015. Telefonate riguardanti richieste di denaro dopo che i pagamenti a loro favore erano stati interrotti. Ciacci, riguardo alla posizione del pianista ha precisato che nelle telefonate intercettate “non c’è qualcosa di riferibile a Mariani”.