martedì 3 novembre 2020

Sconcerto per la promozione di funzionari di polizia condannati per i fatti di Genova 2001. -

 

Promossi funzionari di polizia condannati per i fatti di Genova del 2001. Amnesty International Italia esprime “Sconcerto”

Amnesty International Italia ha espresso “sconcerto” per le promozioni, decise il 28 ottobre dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e dal capo della Polizia Franco Gabrielli, di due funzionari condannati in via definitiva in relazione alle gravissime violazioni dei diritti umani verificatesi a Genova nel 2001.

Le promozioni alla carica di vicequestore hanno riguardato Pietro Troiani e Salvatore Gava, che per i fatti di Genova furono condannati in via definitiva a tre anni e otto mesi più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici: Troiani per aver introdotto due bombe molotov all’interno della scuola Diaz, Gava per averne falsamente attestato il rinvenimento, affinché tale scenario potesse costituire una giustificazione per la sanguinosa irruzione nell’edificio e una ricostruzione da fornire ai mezzi d’informazione.

Desta sconcerto il fatto che funzionari di polizia condannati per violazioni dei diritti umani restino in servizio e, anzi, vengano promossi a ulteriori incarichi“, ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia.

In un periodo di grande tensione, nel quale sono bersaglio di azioni violente nelle strade italiane, le forze di polizia dovrebbero impegnarsi nel gestire le operazioni di ordine pubblico nel rispetto degli standard internazionali sui diritti umani. I loro dirigenti dovrebbero fare di tutto perché, proprio in momenti come questi, si rafforzi il rapporto di fiducia tra cittadini e forze di polizia. Decisioni come quelle del 28 ottobre rischiano al contrario di indebolirlo“, ha aggiunto Rufini.

Alla vigilia del ventesimo anniversario dei gravissimi fatti di Genova e nella costante assenza di rimedi legislativi a una delle cause che li favorirono, ossia la mancanza di codici identificativi per le forze di polizia, provvedimento che Amnesty International Italia chiede da anni, queste promozioni suonano come un’offesa alle centinaia di persone che vennero arrestate, detenute arbitrariamente e torturate in quella pagina nera della storia italiana“, ha concluso Rufini.

https://www.amnesty.it/sconcerto-per-la-promozione-di-funzionari-di-polizia-condannati-per-i-fatti-di-genova-2001/?fbclid=IwAR1msgISvrR96r7R7xYSOC4TVa2xn9hJv6eqSGjDmHfg8v4sx0FpRlTln8I


Deprecabile!

Serie A, il calcio batte cassa e non vuole pagare le tasse a causa del Covid. Ma perché dovremmo pagare noi i ‘buchi’ di Agnelli&Co.? - Lorenzo Vendemiale

 

I presidenti, che già non stanno pagando gli stipendi, non vorrebbero versare nemmeno le ritenute Irpef sugli ingaggi, sempre più insostenibili per i conti dei club. Ma perché lo Stato dovrebbe pagare per i “buchi” di Agnelli &C.? Perché noi cittadini dovremmo aiutare un sistema che continua a spendere e spandere, non è in grado di riformarsi, e per altro ha il privilegio di poter lavorare mentre gli altri chiudono?

“Siamo al collasso”, “il calcio rischia il default”, “il governo ci dia una mano”. Da una settimana la Serie A grida aiuto a gran voce. O meglio batte cassa, perché i tanti appelli lanciati attraverso il megafono mediatico altro non sono che un tentativo di ottenere un po’ di soldiMeno tasse, per la precisione: i presidenti, che già non stanno pagando gli stipendi, non vorrebbero versare nemmeno le ritenute Irpef sugli ingaggi, sempre più insostenibili per i conti dei club. Solo un rinvio di qualche mese, poi si vedrà. Ma perché lo Stato dovrebbe pagare per i “buchi” di Agnelli &C.? Perché noi cittadini dovremmo aiutare un sistema che continua a spendere e spandere, non è in grado di riformarsi, e per altro ha il privilegio di poter lavorare mentre gli altri chiudono? Probabilmente se lo chiedono pure a Palazzo Chigi, dove hanno ben altri problemi che fare un favore al pallone da centinaia di milioni.

I presidenti della Serie A non si smentiscono. Da settimane avevano in mente di bussare alla porta del governo, il precipitare della situazione sanitaria ha fornito l’occasione giusta: non appena hanno capito che si stava preparando un provvedimento economico, Lega e Figc hanno subito inviato una lettera per provare ad infilarsi dentro il “decreto Ristori”. “Il calcio è una grande industria e merita di essere considerata come le altre”, dicono. Ma rispetto agli altri c’è una differenza: la Serie A è tra le pochissime attività a cui per ora è concesso di continuare a giocare, mentre quasi tutti gli altri, ristoranti, negozi, palestre, sono costretti a chiudere.

È vero, anche il pallone deve rinunciare a tanto. Al pubblico, innanzitutto, ed è questa la rivendicazione dei presidentiMa i ricavi da stadio perduti secondo la stessa Figc rappresentano in media solo il 10% delle entrate di un club, possono anche raddoppiare aggiungendo l’indotto, ma certo non valgono quanto gli stipendi, che ammontano a oltre il 50% delle uscite. L’aiuto richiesto sembra sproporzionato rispetto alle perdite effettivamente subite. Anche altri settori hanno avuto riaperture contraddistinte da pesanti riduzioni del fatturato a causa delle restrizioni, ma non hanno beneficiato di nulla di simile. La solita furbata da pallonari, insomma. Che per lo Stato rappresenterebbe un vero e proprio salasso: per quattro mesi di Irpef parliamo di circa 200 milioni di euro di tasse, considerando che il calcio produce un gettito fiscale di oltre un miliardo, di cui il 50% da ritenute sui salari. Non a caso la proposta per il momento è stata rispedita al mittente, con la promessa di valutare più in là altre misure (possibilmente meno costose).

L’allarme è sincero, non ne dubitiamo: molti club sono davvero alla canna del gasÈ la ragione per cui la Lega vuole vendere un pezzo di campionato a fondi privati stranieri, nella speranza di fare cassa. Progetto discutibile, ma se la Serie A è libera di fare ciò che vuole col proprio patrimonio (anzi, non è nemmeno detto che sia così: bisogna vedere cosa ne penserà la Figc, e le varie autorità), diverso è se si parla delle tasse da versare, e quindi della collettività. Anche perché il calcio italiano non ha nemmeno fatto nulla per meritarsi questo aiuto da parte dello StatoIl pallone rischia il crack per colpa del Coronavirus, degli oltre 100 milioni non ancora incassati da Sky, degli stadi chiusi, ma anche e soprattutto del vizio di spendere più di quanto incassa, in particolare in stipendi, lievitati a dismisura mentre non aumentavano di pari passo i ricavi. Il sistema era già in crisi da tempo, il Coronavirus gli ha solo dato l’ultima spintarella verso il baratro. Oggi i presidenti piangono miseria, dicono di non avere più soldi per pagare stipendi e tasse, ma quest’estate hanno comunque fatto calciomercato, acquisti milionari, ingaggi faraonici, plusvalenze più o meno discutibili. È un po’ come la favola della cicala e la formica. Solo che al calcio italiano non è ancora passata la voglia di cantare.

Twitter: @lVendemiale

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/02/serie-a-il-calcio-batte-cassa-e-non-vuole-pagare-le-tasse-a-causa-del-covid-ma-perche-dovremmo-pagare-noi-i-buchi-di-agnellico/5988118/?utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR3--miRH6YIQKYnaepdSttKwFvO1Noxzuq6diUdtKNMJU2Rb-qYF2S4DAw#Echobox=1604335521

 
Si dovrebbero vergognare!

Coronavirus e gruppo sanguigno, ecco chi si ammala di meno. - Fabiana Pellegrino

 

Uno studio della Società Americana di Ematologia, pubblicato sul portale Blood Advances, conferma che c’è un gruppo sanguigno meno esposto al contagio da Covid-19. L’esito dello studio rivela che il numero di pazienti positivi con sangue di gruppo 0 è molto inferiore rispetto a quelli con sangue di tipo A, B o AB.

Secondo gli autori della ricerca il fatto che il gruppo 0 possa essere più resistente al Covid può essere dovuto alla presenza nel sangue di Isoagglutinina, un anticorpo che reagisce con un isoantigene presente sulla superficie di globuli rossi dei soggetti della stessa specie e che impedisce che il virus vi resti ancorato.

“Sarebbe opportuno allargare tutte queste ricerche anche allo stile di vita e alle abitudini alimentari dei pazienti infettati da Sars-Covid-19 e ai pazienti che hanno manifestato i sintomi più gravi”, spiega il dottor Piero Mozzi, laureato in Medicina presso l’Università degli studi di Parma e noto per aver portato in Italia il regime alimentare del Gruppo Sanguigno. “Ciò molto probabilmente darebbe la possibilità di aprire nuove strade per contrastare la diffusione del virus e ridurre l’insorgenza di sintomatologie acute e gravi. La direzione degli studi dovrebbe essere quella di far sì che il nostro sistema immunitario, grazie a un’alimentazione corretta, sia
sufficientemente reattivo e capace di confrontarsi con il virus in modo che questo causi i minori danni possibili. Si è perso già molto tempo, ma ora c’è la possibilità di recuperare”. 

Il Metodo del Dottor Mozzi è basato sulla stretta correlazione tra alimentazione e sistema immunitario: infatti i globuli rossi e l’apparato digerente di ogni gruppo sanguigno hanno sulla superficie tipi e quantità diverse di antigeni che interagiscono con il sistema immunitario e reagiscono in modo diverso agli alimenti. Una volta appurato il gruppo sanguigno di appartenenza, è necessario capire quali cibi siano più o meno compatibili con il nostro sistema immunitario.

Il Dottor Piero Mozzi ha quindi messo punto un sistema alimentare completo con indicazioni quotidiane, funzionali al benessere generale, che non solo prende in considerazione gli alimenti tollerati da ogni gruppo sanguigno, ma anche le combinazioni alimentari e i segnali manifestati dall’organismo in seguito all’introduzione di alimenti più o meno adatti.

“Il nostro organismo è praticamente una macchina perfetta – spiega suo figlio Martino Mozzi – e se introduciamo determinati alimenti al suo interno, esso può tollerarli più o meno bene. Ecco perché è fondamentale insegnare alle persone ad avere una propria percezione delle criticità, così da imparare a gestire la propria alimentazione e la propria salute”.

E a proposito di alimentazione quali sono le regole per rinforzare il sistema immunitario? Sicuramente fare pasti semplici e frugali, andando a combinare al massimo quattro o cinque alimenti. Nel periodo invernale limitare i dolci e i carboidrati e consumare frutta con moderazione, specie quella molto zuccherina.

La strategia del dottor Mozzi è quella di individuare i cibi dannosi per ciascuno di noi, eliminarli e prediligere quelli che ci permettono di mantenere efficiente il nostro sistema immunitario. In sintesi, siamo noi i responsabili del nostro stato di salute, perché curarsi con l'alimentazione è una scelta che si può fare ogni giorno.

Il gruppo 0 è quello più antico, ed è quello dei primi uomini che si procuravano il cibo cacciando. Le persone appartenenti al gruppo 0 hanno un sistema immunitario molto reattivo. L’apparato digerente è robusto e ha un ambiente interno acido in grado di tollerare un leggero stato di chetosi (alterazione del metabolismo dovuta a una dieta ricca di proteine e grassi e povera di carboidrati). Questa condizione permette al tipo 0 di metabolizzare meglio gli alimenti di origine animale.

Il gruppo sanguigno B comparve per la prima volta 10.000 – 15.000 anni fa, nelle zone montuose dell’Himalaya e fu conseguenza del passaggio dal clima torrido delle savane africane a quello freddo e rigido delle catene montuose himalaiane. Il nuovo gruppo presto divenne caratteristico delle tribù nomadi delle steppe. Questi popoli erano dediti soprattutto alla pastorizia, di conseguenza si nutrivano principalmente di carne e prodotti caseari. La dieta delle persone di tipo B è molto bilanciata e include una grande varietà di alimenti, poiché il loro sistema digerente si adatta bene ai cambiamenti di alimentazione.

Il gruppo A comparve più o meno dopo il gruppo 0, non solo per ragioni evoluzionistiche, ma anche grazie alla maggiore capacità di resistere alle malattie infettive. Molto probabilmente il gruppo sanguigno A fece la sua comparsa definitiva nell’area asiatica o mediorientale 25.000-15.000 anni fa quando, in risposta alle mutate condizioni ambientali, l’uomo da nomade divenne sedentario e iniziò ad allevare bestiame e a coltivare i campi. Di conseguenza, l’alimentazione e lo stile di vita differenti comportarono una forte mutazione dell’apparato digerente e del sistema immunitario, che permise loro di tollerare le sostanze nutritive contenute nei cereali e negli altri prodotti agricoli.

Il gruppo sanguigno AB è il gruppo più recente e più raro, risultato della mescolanza tra il sangue di tipo A e quello di tipo B, oggi presente in meno del 5% della popolazione. Chi appartiene a questo gruppo ha un apparato digerente sensibile; in genere tollera un’alimentazione onnivora ed equilibrata. La sua dieta subisce la doppia influenza dei gruppi A e B. Come il gruppo A, tollera bene lenticchie e arachidi (ma non il pollo, come il gruppo B). Come il gruppo B, tollera bene carne di agnello e coniglio (ma non di manzo, come il gruppo A). Le persone di gruppo AB devono prestare particolare attenzione agli alimenti che consumano e alle reazioni del proprio organismo, in quanto a causa di un sistema immunitario “pigro”, tendono a manifestare i disturbi dopo parecchio tempo dall’ingestione dei cibi.

https://www.iltempo.it/altrotempo/salute/2020/11/02/news/coronavirus-gruppo-sanguigno-ecco-chi-si-ammala-di-meno-contagio-25095652/

Leggi anche:

https://www.iltempo.it/adnkronos/2020/10/06/news/coronavirus-test-sangue-misura-gravita-grazie-a-cellule-spia-studio-italiano-24791090/

Milano, rapina in banca in piazza Ascoli: banditi scappati dai tombini, ostaggi indenni. - Gianni Santucci

 

L’assalto intorno alle 8.30 in un’agenzia dell’istituto Crédit Agricole. I dipendenti erano stati bloccati all’orario di apertura. I rapinatori sono entrati dai sotterranei, da un buco del pavimento, e si sono allontanati per la stessa via.

Allarme martedì mattina a Milano, intorno alle 8.30, per una rapina in banca all’agenzia del Crédit Agricole di via Stoppani, angolo piazza Ascoli. Alcuni rapinatori avrebbero assaltato la filiale dopo aver aggredito le due persone presenti all’interno, il direttore e uno dei dipendenti, mentre una terza collega è riuscita a scappare. Sul posto è intervenuta immediatamente la polizia, che con una decina di auto ha circondato l’agenzia e bloccato il traffico nella piazza, in una zona centrale della città, tra viale Abruzzi e piazzale Loreto. Diversi bus e tram sono rimasti fermi ai lati della piazza.

I rapinatori hanno fatto irruzione all’orario di apertura, intorno alle 8.35. «Sono entrati dai sotterranei, da un buco nel pavimenti, eravamo in tre all’interno dell’agenzia, quando mi sono accorto ho urlato “c’è una rapina” e una collega è riuscita a scappare», racconta il direttore della filiale. All’esterno sono subito arrivate una decina di auto della polizia, che hanno circondato il palazzo, bloccato gli accessi alla piazza e predisposto un’area di sicurezza per evitare rischi per i passanti.

I banditi sarebbero poi riusciti a fuggire attraverso le condotte fognarie, infilandosi nei tombini, dove proseguono le ricerche degli agenti. Gli ostaggi sono illesi: il personale del 118 ha visitato il direttore e il dipendente, sotto choc. Il direttore ha parlato tenendo del ghiaccio sulla nuca ed ha spiegato che c’è stata «una breve colluttazione ma non hanno infierito su di me». Non è ancora chiaro quanti fossero i rapinatori.

Attentato Vienna, il terrorista ucciso era un simpatizzante dell’Isis. Media: “Era 20enne austriaco pregiudicato di origini macedoni”. Indagini e arresti in corso. 4 vittime, 17 feriti: 6 gravi. – LA DIRETTA

 

Il ministro dell’interno austriaco Karl Nehammer ha confermato la morte di uno degli attentatori. Al momento ci sono mille agenti di polizia dispiegati e le indagini sono in pieno svolgimento per cercare gli altri artefici dell'assalto che ha colpito sei punti della città e preso di mira le persone nei locali. Vienna resta “in stato di massima allerta”: le autorità invitano a evitare il centro della capitale.

Era un “simpatizzante” dell’Isis il terrorista ucciso dalla polizia nel corso dell’assalto di ieri sera in diversi punti del centro di Vienna. Armato di un fucile d’assalto automatico, una pistola e un machete, indossava anche una finta cintura esplosiva. È lui il principale autore dell’attacco che ha colpito sei diversi punti della capitale, proprio alla vigilia del lockdown nazionale anti-Covid. Secondo le autorità austriache però non ha agito da solo: la polizia parla di un massimo di quattro attentatori. Un commando che ha sparato per le vie del centro della capitale austriaca, prendendo di mira i locali. Sono quattro i civili rimasti uccisi: si tratta di due uomini e due donne. Diciassette i feriti ricoverati in ospedale per colpi da arma da fuoco: sei di loro sono in pericolo di vita. Rimangono stabili ma critiche le condizioni del poliziotto ferito, ricoverato in terapia intensiva.

Il ministro dell’interno austriaco Karl Nehammer, in una conferenza stampa all’alba di martedì, ha spiegato che un attentatore è stato “neutralizzato alle 20:09” dalle unità di pronto intervento, per cui “la fase caotica dopo gli attentati è durata molto poco”. Nehammer ha confermato che si tratta di un simpatizzante dell’Isis, senza fornire ulteriori dettagli “per non pregiudicare le indagini”. Secondo le informazioni in mano alla Kronen Zeitung, l’attentatore ucciso è un rifugiato di circa 30 anni. Il quotidiano austriaco riferisce che poco prima dell’attacco il terrorista aveva prestato giuramento di fedeltà al nuovo leader dell’Isis Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishi. Secondo il tabloid tedesco Bild, l’attentatore ucciso aveva precedentemente postato una foto su Instagram, in cui dimostrava la sua simpatia per lo Stato islamico. L’account è stato chiuso dalle autorità.

Vienna resta “in stato di massima allerta”. Al momento ci sono mille agenti di polizia dispiegati in città e le indagini sono in pieno svolgimento. Le autorità hanno invitato la gente ad evitare il centro della città. “Non possiamo escludere in questo momento che ci possano essere altri autori” ancora in fuga, ha detto Nehammer. Nella notte si era parlato anche di una persona fermata, oltre all’attentatore ucciso: la notizia però non è mai stata confermata. Su Twitter le forze dell’ordine hanno spiegato che sono state condotte perquisizioni nell’abitazione dell’attentatore che è stato ucciso. Il sindaco di Vienna Michael Ludwig, citato dal Kurier, ha parlato di ”perquisizioni e arresti” in corso.

La Germania intanto ha intensificato i controlli al confine con l’Austria. L’inasprimento dei controlli al confine è ora una “priorità tattica” per le forze di polizia federale, ha detto un portavoce delle forze tedesche. In Italia il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha convocato alle 13 il Comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza: la riunione, alla quale parteciperanno i vertici delle forze di polizia e dei servizi d’intelligence, servirà a fare il punto di quando sta accadendo in Europa e a verificare lo stato della sicurezza in Italia.

La ricostruzione dell’attacco – I primi spari sono stati sentiti lunedì sera intorno alle ore 20, nel centro di Vienna in Seitenstettengasse, la via dove si trova la sinagoga della capitale austriaca. Più persone hanno iniziato esplodere colpi da arma da fuoco lungo le strade del centro, fino alla vicina Schwedenplatz. L’attacco ha colpito sei diversi punti della città: Ruprechtsplatz, Salzgries, Graben, Bauernmarkt, Morzinplatz e Fleischmarkt. Hanno preso di mira le persone che si trovavano nei bar e nei ristoranti di Vienna, per l’ultima notte prima del ritorno in lockdown e del coprifuoco. Una dinamica che ricorda gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015: anche allora un commando armato colpì in diversi punti della città, concentrando gli attacchi in alcuni locali della capitale francese. “L’autore si è mosso in direzione dell’Hoher Markt e della Ruprechtskirche e ha sparato alle persone che erano sedute allo Schanigarten. Non ha mirato al tempio della città”, ha detto il rabbino Schlomo Hofmeister, testimone oculare dall’attacco, al quotidiano Kurier.

Le reazioni – “Stiamo attraversando tempi difficili nella nostra repubblica. Vorrei ringraziare tutti i servizi di emergenza che rischiano la vita per la nostra sicurezza, soprattutto oggi. L’intero Paese è con le vittime, i feriti e le loro famiglie, alle quali esprimo il mio più profondo cordoglio”, ha detto il cancelliere austriaco Sebastian Kurz alla tv pubblica Orf. “La nostra polizia intraprenderà un’azione decisa contro gli autori di questo orribile attacco terroristico. Sono lieto che i nostri agenti di polizia siano già stati in grado di eliminare un autore. Non permetteremo mai al terrorismo di intimidirci e combatteremo questi attacchi con tutti i mezzi”, ha aggiunto il cancelliere.

“Il terrorismo islamista è il nostro nemico comune. La battaglia contro questi assassini e i loro istigatori è la nostra battaglia comune”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, affermando che “noi tedeschi esprimiamo vicinanza e solidarietà ai nostri amici austriaci”. “In queste ore terribili, nelle quali Vienna è diventata obiettivo della violenza terroristica, il mio pensiero va alle persone e alle forze di sicurezza che là stanno contrastando la violenza e il pericolo. I miei sentimenti di vicinanza vanno ai parenti delle vittime, auguro una pronta guarigione ai feriti”, ha dichiarato. Gli esponenti della comunità islamica austriaca, Iggo, in una nota pubblicata sulla loro pagina di Facebook si sono detti “vicini in queste ore alle persone colpite, alle loro famiglie e agli agenti di polizia” e “profondamente colpiti e scioccati” dall’attentato che ha colpito ieri sera Vienna.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/03/attentato-vienna-il-terrorista-ucciso-era-un-simpatizzante-dellisis-media-era-un-rifugiato-le-indagini-massimo-4-autori-dellattacco-arresti-in-corso-quattro-vittime-17-i-feriti-6/5989459/

Il cavaliere nostro. - Marco Travaglio

 

“Me so’ fatto fa’ ’na piscinetta… ’st’estate ce devi venì! Io me ne sto bono bono in auto-clausura e aspetto… Ci ho pure tre galline che me fanno l’ovetto fresco…”. Quando chiamava Gigi – e capitava spesso, specie durante il lockdown per ridere un po’ dei virologi da divano che dicevano tutto e il contrario di tutto nella stesso programma, spesso nella stessa frase (“Ma come fanno? Boh”) – stentavi a credere che fosse proprio lui: il più grande mattatore vivente. Ora che questo 2020 di merda ci ha portato via anche lui, proprio mentre un inutile cinquantenne twittava sull’inutilità degli ottantenni, si affollano i ricordi di un’amicizia nata grazie al Fatto. Proietti ci leggeva per primi, poi telefonava per commentare, suggerire, soprattutto sghignazzare (“Chi non sa ridere mi insospettisce”). Ogni tanto ci mandava uno stornello, un sonetto in romanesco (“Se pubblichi, non mi firmare: metti ‘Agro Romano’…”). Una volta, alla nostra festa all’isola Tiberina, doveva essere un’intervista e invece portò il suo pianista Mario e fece uno spettacolo intero col meglio del suo repertorio (“aggràtise”): da Nun me rompe er ca’ a Pietro Ammicca, dal Cavaliere nero a Toto nella saùna (con l’accento sulla u), dal vecchietto delle favole sconce all’addetto culturale pieno di tic al prof che declama La pioggia nel pineto in barese. Il meglio di A me gli occhi please, poi travasato in Cavalli di battaglia, che doveva andare una sera sola all’Auditorium e diventò un tour infinito, sempre sold out.

Frammenti di memoria e lampi di genio si mischiano alle lacrime. Il nasone fin sopra la fila di denti bianchi. Gli occhi che roteano. Il vocione cavernoso da fumatore. La risata aperta e la gioia di strapparne agli altri. Sempre in scena, anche per strada e in trattoria. L’opposto del cliché del grande comico, allegro sul palco e sul set, cupo e depresso in privato: a lui ridere piaceva un sacco, almeno quanto far ridere. Lui nel camerino del Globe Theatre a villa Borghese, qualche estate fa, esausto e zuppo di sudore dopo due ore di Edmund Keane con 30 e passa gradi: “Che fate, annate a cena da Dante? Io nun so se me la sento, stasera avrò perso cinque chili…”. Poi si presenta al ristorante e ci ammazza di barzellette e aneddoti su Gassman, Bene, Fabrizi e Stoppa fino alle tre di notte, lui fresco come una rosa, noi tramortiti. “Questa la sapete senz’altro…”. “Questa è troppo feroce… che faccio, la racconto?”. “Marché, famme fa’ ’n tiro de sigaretta, mentre Sagitta nun guarda. E dammene ’n’artra de frodo, che me la fumo quanno tutti dormono…”. Ancora domenica mattina, in rianimazione, con la compagna di sempre Sagitta, le figlie Carlotta e Susanna, il manager Alessandro Fioroni, parlava di lavoro.

Del film in uscita su Babbo Natale con Giallini. Della stagione appena chiusa al Globe, unico grande teatro aperto in Italia (“Chissenefrega dei soldi, io i fondi del Fus non me li intasco, facciamo lavorare ’sti ragazzi prima che richiudano tutto”). Dei progetti futuri: rivoleva un teatro tutto per sé, dopo lo scippo del Brancaccio a opera di Costanzo&C., progettava con Renato Zero un nuovo teatro tenda come quello degli anni 70-80 (“Renato fa i concerti e io metto in scena tutto Molière, sto convincendo Corrado Guzzanti e Verdone ad alternarsi con me, tu mi fai il teatro-giornale e magari rimetto su la scuola di teatro che la Regione mi ha chiuso”; seguiva imitazione irresistibile del funzionario dell’assessorato che gli comunica, a gesti e a grugniti, le ragioni dello stop). Un anno fa viene a vedere Ball Fiction e alla fine, in camerino, si accorge di aver perso il portafogli. La nostra Amanda si precipita in sala e lo trova sulla sua poltrona. “Vedi, Gigi, i nostri amici sono tutti onesti!”. “Ma va, penzano che nun ci ho ’na lira!”.

All’ultima festa del Fatto, in streaming dal giardino della redazione, doveva venire alla serata di apertura: “Magari chiacchieriamo di come nascono le barzellette, che molti considerano umorismo di serie B perché non le sanno raccontare, non hanno i tempi, la faccia. Il mistero umano di come scocca la scintilla della risata è un tema affascinante. Potrebbe nascerne uno spettacolo, ho letto anche dei saggi molto pensosi…”. Perché era coltissimo, come lo sono quelli che lo dissimulano e si fanno beffe dei colleghi engagé (“Natale in casa Latella”) o “di ricerca (“‘Sospendete immediatamente le ricerche!’, diceva Gassman quando li vedeva”). Ma stava già male (“Famo ’st’altr’anno”). Un paio di mesi fa feci una battuta in un pezzo sugli orrori di stampa: “Se tornasse Il Male con un falso giornalone dal titolo ‘Arrestato Gigi Proietti: è il capo dell’Isis’, tutti commenterebbero: embè?”. Ed ecco puntuale il suo sms: “Salam da Rebibbia! Speravo di passare inosservato, poi invece arriva Travaglio. E scusa: il turbante non lo trovo, acc…”. Lo inseguivamo da due settimane per l’intervista degli 80 anni. Silenzio. Poi, sabato sera, l’sms: “Caro Marco, purtroppo al momento non sono in grande forma e l’intervista temo non si possa fare, poi ti racconterò. Ci sentiamo con calma. Ti abbraccio”. Solo a lui poteva venire in mente di nascere e morire lo stesso giorno, il 2 novembre. Che per un comico non è niente male. Anche Shakespeare ci era riuscito, ma il 23 aprile, non il giorno dei morti. Si dice che far ridere sia impresa molto più difficile che far piangere. E Gigi ne era la prova vivente. Ma ieri, con quell’uscita di scena, è riuscito nelle due imprese insieme.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/03/il-cavaliere-nostro/5989342/