mercoledì 2 dicembre 2020

Lotteria degli scontrini antievasione al via, Lega e Fratelli d’Italia la boicottano: “Vogliono controllare cosa compriamo”. Ecco perché è una fake news. - Chiara Brusini

 

A gennaio parte la misura per promuovere i pagamenti tracciabili. In un solo giorno 427mila cittadini hanno scaricato il codice. Ma Confesercenti chiede l'ennesimo rinvio sostenendo che solo un negozio su tre si è dotato del registratore di cassa telematico (obbligatorio da gennaio) e fa resistenza anche sul cashback, che richiede il pos (obbligatorio dal 2014). Mentre Salvini evoca il Grande fratello, anche se era al governo quando si stabilì che la "riffa" sarebbe partita nel 2020.

A gennaio parte finalmente la lotteria degli scontrini prevista per la prima volta dalla legge di Bilancio 2017 e da allora sempre rinviata. Dopo il cashback, al via salvo sorprese l’8 dicembre, la lotteria con premi fino a 5 milioni di euro per i clienti e 1 milione per gli esercenti è il secondo tassello dell’ampio piano del governo per ridurre l‘evasione fiscale rendendo più “attraenti” i pagamenti elettronici e dunque tracciabili. Un piano grazie al quale, secondo gli operatori del settore, il sommerso calerà di 0,7 miliardi l’anno e il gettito dell’Iva, l’imposta più evasa, salirà di 0,8 miliardi. Ma, se in un solo giorno 427mila cittadini hanno scaricato il codice con cui partecipare alle estrazioni, i commercianti frenano. E l’opposizione boicotta la misura già sperimentata in diversi Paesi, dal Portogallo a Taiwan, presentandola come una sorta di cavallo di Troia con cui governo e fisco otterranno l’accesso ai dati su abitudini e consumi dei cittadini. Una fake news, visto che i dati sugli acquisti (con il benestare del Garante della Privacy) possono essere utilizzati esclusivamente dal sistema lotteria dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli per generare i biglietti virtuali e risalire al consumatore in caso di vincita.

Il fuoco incrociato e la fake news di Meloni e Salvini – Il fatto è che nonostante per adeguarsi ci siano stati anni, e dal 2019 sia previsto un credito di imposta del 50% sulla spesa sostenuta per comprare il registratore di cassa telematico o adeguare quello vecchio, non tutti sono pronti. La Confesercenti sostiene che oggi solo un negozio su tre è attrezzato per consentire al cliente di partecipare alla riffa e chiede l’ennesimo slittamento, causando le ire dell’Unione nazionale consumatori secondo cui sarebbe “una beffa inaccettabile”. Intanto Fratelli d’Italia e la Lega – che pure con Massimo Bitonci è stata la prima a proporre la lotteria e durante il governo gialloverde ne ha sottoscritto il varo – evocano il Grande fratello. Secondo Giorgia Meloni registrarsi sul sito della lotteria significa che farai “sapere a Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri, l’Agenzia delle Entrate e lo Stato tutto quali sono le tue abitudini, cosa ti piace, cosa compri e da chi e a che ora”. Ma tutta la procedura è stata ovviamente valutata e approvata dall’Autorità garante della privacyche ha chiesto e ottenuto modifiche e, la scorsa primavera, ha riconosciuto che il codice lotteria “consente di rendere le informazioni raccolte non riconducibili al singolo individuo senza informazioni aggiuntive e permette al consumatore di non fornire all’esercente il codice fiscale, da cui sono ricavabili anche informazioni su sesso, data e luogo di nascita, non necessarie per partecipare al concorso”. Il parere del Garante sancisce che “i dati potranno essere utilizzati solo ai fini della lotteria”. Quanto alla presa di posizione di Salvini, che invita a non registrarsi perché “siamo chiusi in casa e vogliono anche controllare quello che compriamo”, va ricordato che il primo a presentare una proposta di legge per una lotteria sugli scontrini è stato nel 2011 l’ex sottosegretario all’Economia leghista Massimo Bitonci. Durante il governo gialloverde, peraltro, l’idea che dal 2017 era rimasta lettera morta fu ripescata, ufficializzando nel decreto fiscale che sarebbe entrata in vigore nel gennaio 2020. Poi il nuovo slittamento.

Gli esercenti vogliono rinviare tutto – L’opposizione degli esercenti nasce invece dal fatto che per consentire al cliente di partecipare alla lotteria – e per partecipare lui stesso alle estrazioni – l’esercente deve avere il registratore di cassa predisposto per la trasmissione telematica dei corrispettivi (il cosiddetto “scontrino elettronico”). Che è obbligatorio per tutti, con poche eccezioni come edicole e tabaccai, dal prossimo gennaio. Visto che la sostituzione ha un costo e che inizialmente gli stessi produttori delle nuove casse erano stati travolti dagli ordini, le Entrate avevano previsto per i primi sei mesi del 2020 una “applicazione mitigata“, ovvero senza sanzioni per chi non si era adeguato ma, entro un mese dall’emissione dello scontrino tradizionale, inviava i corrispettivi attraverso gli applicativi web gratuiti messi a disposizione dall’Agenzia. La moratoria è stata prolungata di altri sei mesi con il decreto Rilancio. Nel frattempo gli esercenti potevano ottenere il credito di imposta sulla spesa sostenuta. Ora però Confesercenti chiede un’altra proroga, di “almeno sei mesi“, per non “escludere migliaia di attività del commercio, della ristorazione e dei servizi che, anche per l’emergenza Covid, non hanno avuto la possibilità” di mettersi in regola.

L’incrocio tra cashback e obbligo del pos (mai fatto rispettare) – La confederazione ne ha pure per il cashback, cioè la restituzione del 10% sulle spese sostenute con carta o bancomat fino a un massimo di 300 euro all’anno. A differenza della lotteria, si può ottenere in qualunque negozio o esercizio commerciale a patto che la sua banca o sistema di gestione dei pagamenti sia convenzionato (quasi tutti hanno già aderito) e abbia adeguato il sistema informativo per la trasmissione dei dati. Ma per Confesercenti “tra cashback, supercashback e procedure d’accesso via smartphone, lo strumento è di non immediata comprensione e rischia di essere utilizzato solo dagli utenti più smart. Allo stesso tempo, le infrastrutture per rendere più agevoli i pagamenti elettronici – a partire da banda larga e terminali per pagamenti contactless – sono ancora insufficienti”. E così si torna al – solito – punto di partenza: l‘obbligo del pos, in vigore dal 2014 ma mai fatto rispettare con sanzioni.

l governo lo scorso anno ha eliminato in extremis le multe che erano previste dal decreto fiscale e il premier Giuseppe Conte ha spiegato di voler puntare sugli incentivi. Ma la trattativa con banche e gestori dei sistemi di pagamento ha partorito un topolino, cioè l’esonero dalle commissioni solo su spese fino a 5 euroE per i commercianti non è sufficiente il credito d’imposta del 30% sulle commissioni, scattato l’1 luglio. Il risultato è che ancora oggi non tutti consentono di pagare con strumenti elettronici. E ora hanno paura che i clienti vadano altrove per poter partecipare alla lotteria e al programma che restituisce una percentuale dei soldi spesi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/02/lotteria-degli-scontrini-antievasione-al-via-lega-e-fratelli-ditalia-la-boicottano-vogliono-controllare-cosa-compriamo-ecco-perche-e-una-fake-news/6022887/#

Nuovo Dpcm e vaccini, informativa del ministro della Salute Speranza al Senato.

Informativa a Palazzo Madama del ministro della Salute su Dpcm e vaccini.


Nuovo Dpcm e vaccini, informativa del ministro della Salute Speranza al Senato

Le ordinanze sono scelte ispirate dal principio di precauzione che hanno aiutato a ridurre il contagio e il numero dei nuovi casi. Il governo si è assunto la responsabilita' di scelte difficili ma necessarie.

Senza di esse la pressione sugli ospedali diverrebbe insostenibile. Dall'analisi dei dati nel loro quadro evolutivo emerge che le misure adottate iniziano a dare primi incoraggianti risultati e tutto lascia prevedere che prossimo monitoraggio dovrebbe confermare il calo di rt . Sono fiducioso che a breve l'indice possa scendere sotto1, ha affermato Speranza

Per la stabilizzazione dei primi risultati c'è bisogno di altre settimane di sacrifici e poi di una cura di mantenimento. L'onda resta ancora molto alta quindi attenzione a non scambiare un primo raggio di sole con scampato pericolo. Non facciamoci illusioni, se abbassiamo la guardia la terza ondata è dietro l'angolo, ha proseguito il ministro. 

L'obiettivo del governo è piegare la curva senza un lockdown generalizzato - ha proseguito il ministro -. L'esperienza di queste settimane ci dice che la scelta di un modello su gradi di rischio appare essere in grado di appiattire la curva del contagio senza un lockdown. La situazione pero è seria e non puo' essere sottovalutata.

Dobbiamo disincentivare gli spostamenti tra regioni il 25, 26 e primo gennaio e limitare anche gli spostamenti tra comuni. Dobbiamo affrontare le feste con massima serieta' se non vogliamo nuove chiusure a gennaio. Per le feste le limitazioni previste dovranno essere rafforzate anche nel quadro di un coordinamento europeo. Bisogna limitare il piu' possibile i contatti tra persone.

Compatibilmente con l'evoluzione del quadro epidemiologico è obiettivo del governo riportare in presenza le scuole superiore.

L'acquisto del vaccino è centralizzato e sara' somministrato gratuitamente a tutti gli italiani, ha detto ancora Speranza. "E' probabile che saranno necessarie due dosi per ogni vaccinazione, l'Italia ha opzioni 202 milioni di dosi. Le prime dosi - ha affermato ancora - potranno cominciare ad essere disponibili da gennaio".

Ad oggi sono state indicate due date da Ema: 209 dicembre per vaccino Pfizer e 12 gennaio per vaccino Moderna. da queste aziende avremo 8mln di dosi da Pfizer e 1,346mila dosi da Moderna. Cuore della campagna vaccinale secondo le previsioni sarà tra la prossima primavera e l'estata, ha detto il ministro della salute al Senato.

Le categorie da vaccinare con priorita', per primi, sono gli operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale delle Rsa per anziani, persone in età avanzata per ottenere una maggiore copertura vaccinale e coprire persone con maggiori fattori di rischio. Lo ha detto il ministro Speranza con l'aumento delle dosi si vaccineranno anche le altre categorie, come le persone dei servizi essenziali come personale scolastico e forze dell'ordine. Nel caso poi di focolai in aree del paese, saranno destinate scorte di vaccini rispetto ai territori in difficolta'.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/12/02/nuovo-dpcm-e-vaccini-informativa-del-ministro-della-salute-speranza-al-senato-la-diretta_5febc2b0-9a81-4de1-9c18-156ec749237d.html

Elogio della nostra finita esistenza. - Paolo Flores d’Arcais

 

Albert Camus vince il premio Nobel per la Letteratura nel 1957. Jacques Monod vince il premio Nobel per la Medicina nel 1965. Uno scrittore e uno scienziato, dunque. In realtà entrambi anche filosofi, nel senso più vero e profondo: contribuiscono alla filosofia del dopoguerra con testi di straordinaria originalità e di raro rigore, Il mito di Sisifo e L’uomo in rivolta Albert Camus, Il caso e la necessità e i due saggi conclusivi di Per un’etica della conoscenza Jacques Monod.

Filosofi che la filosofia accademica ovviamente non vorrà riconoscere come tali, tanto più che sviluppano entrambi, in perfetta autonomia, tutte le componenti essenziali di una filosofia del finito, rigorosamente antimetafisica, partendo da materiali di riflessione lontanissimi e complementari: l’assurdità dell’esistenza per Albert Camus, che solo la rivolta potrà riscattare mettendo in solidarietà (“mi rivolto, dunque siamo”) gli uomini che si battono per “diminuire aritmeticamente il dolore del mondo”; il radicale disincanto cui la scienza costringe secondo Jacques Monod, l’Homo sapiens, mandando in frantumi plurimillenarie concezioni religiose e filosofiche, “i concetti tradizionali che da tempo immemorabile hanno fornito il fondamento etico alle società umane”, frutto tutte, nella loro differenza e concorrenza, di “ontogenesi immaginarie, nessuna delle quali può resistere al confronto con l’indagine scientifica”.

Se la filosofia ufficiale avesse fatto tesoro dei loro lavori, avrebbe potuto imboccare la strada fecondissima di una filosofia del finito, anziché avvitarsi da mezzo secolo nei piaceri insensati di tutte le varianti metafisiche, e neo e post, e nelle fantasmagorie teologiche o para, e nelle presunzioni autoreferenziali delle ermeneutiche col loro nietzschiano “non esistono fatti, solo interpretazioni”, che ha infine celebrato i suoi trionfi con le “verità alternative” canonizzate da Donald Trump.

Filosofie accademiche in asperrima concorrenza, che hanno tutte in comune, però, la fuga consolatoria dalla finitezza dell’esistenza e il disprezzo per la scienza, banco di prova di ogni pretesa conoscenza e tribunale di ogni filosofia.

Ora, finalmente, una filosofia del finito, che mette in dialogo, e in reciproca ibridazione, e in fruttuosa sinergia il pensiero di Camus con quello di Monod, ha preso corpo. Grazie a Telmo Pievani e al suo Finitudine (Raffaello Cortina editore, 280 pagine, 16 euro). Pievani ha scritto il lavoro filosofico che Monod e Camus avrebbero potuto scrivere insieme, e lo ha fatto unendo alla maturità filosofica e alla competenza scientifica una rara capacità di espressione letteraria, talvolta di poesia, se il termine non fosse abusato. L’argomentazione razionale come unico strumento di indagine, proposto ai lettori con una “leggerezza” che sarebbe piaciuta a Italo Calvino.

Il sottotitolo del libro recita “Un romanzo filosofico su fragilità e libertà”. In effetti la cornice è pura finzione, Pievani immagina che Albert Camus non muoia sul colpo nell’incidente di macchina del 4 gennaio 1960. Resta gravemente ferito, e Jacques Monod lo va a trovare ripetutamente, leggendogli ogni volta le bozze di un capitolo del libro che, nella finzione di Pievani, stanno scrivendo insieme.

La cornice è in realtà la struttura del libro, consente a Pievani di esporre la propria filosofia come sintesi e sinergia di quelle di Monod e Camus, ma anche di far dialogare i due che si raccontano gli episodi salienti delle reciproche vite, e in questo modo rivisitare momenti cruciali del dopoguerra europeo, innanzitutto la Resistenza contro il nazifascismo, l’impegno a sinistra degli intellettuali, la rottura con il mondo comunista, la coerenza di un socialismo libertario minoritario ed eretico.

Camus (nomi di clandestinità Albert Mathé e Bauchard) nella Resistenza sarà l’animatore del giornale clandestino Combat, che giocherà un ruolo fondamentale nella vita civile e politica anche nei primi anni dopo la liberazione di Parigi. Monod fa parte dei gruppi armati Franc-tireurs Partisans fino a diventare, col nome di Commandant Malivert, il numero due delle Forces Françaises de l’Intérieur.

L’alternarsi della lettura delle bozze con il reciproco “raccontarsi” permette inoltre a Pievani di mettere in bocca ai suoi personaggi/autori pagine di affascinante divulgazione scientifica, e di criticare le derive filosofiche del loro tempo, che presentano in evidente filigrana un de te fabula narratur rispetto alle derive successive, diventate il mainstream della filosofia continentale fino ad oggi, ahimé.

Pievani riesce a mostrarci in modo persuasivo, anzi stringente, come tutte queste filosofie di evasione spiritualista o dialettica o ermeneutica dal finito, costituiscano in realtà forme di animismo, forme elaboratissime, sia chiaro, esattamente come le religioni, del resto. Ma di animismo. E qui si saldano in modo inaggirabile la riflessione filosofica e l’accertamento scientifico: è il processo di selezione darwiniano – che per via evolutiva ha dato vita alla peculiarissima scimmia che tutti noi siamo – che ha impregnato di animismo la nostra neocorteccia, perché vantaggioso nella iniziale competizione di Homo sapiens.

La storia della scienza è anche il percorso di emancipazione da tale animismo, che continua a permanere come tentazione e stigmate e imprinting in ciascuno di noi. Non siamo animali razionali. Lo siamo solo potenzialmente, e sempre in lotta con l’animismo prepotente ma resistibile di un viluppo di connessioni sinaptiche inestirpabile nel nostro cervello. Quando riusciamo a venirne a capo e a dominarlo, quando riusciamo a essere razionali, riconosciamo il carattere illusorio delle religioni e di ogni aldilà, il carattere irrimediabilmente finito, materiale, della nostra esistenza. Non è un caso, allora, che Pievani metta in esergo ad ogni capitolo della sua (e di Camus/Monod) filosofia alcuni versi dal De rerum natura di Lucrezio.

Scientismo, materialismo, ateismo, sono le accuse che a questa filosofia saranno ovviamente rivolte, e che Pievani è pronto ad assumere con orgoglio come coerenza del disincanto. Cui consegue l’inaggirabile libertà della nostra scelta etica, perché la natura è muta, non esiste nessuna “morale naturale”, siamo noi i padroni della norma.

Pievani è scrupolosamente fedele ai testi di Camus e Monod. Fino quasi al collage di brani originali o comunque ad ampie parafrasi. Esponendo la loro/sua filosofia del finito critica con sferzante lucidità i continui tentativi di aggirare il finito insensato che la scienza ci squaderna davanti, i trucchi di nuovo finalismo, gli escamotage di Intelligent design con cui il neo animismo teo-filosofico cerca di metabolizzare il carattere sovversivo del darwinismo.

Chiunque ami la filosofia e la scienza, questo libro dovrebbe correre a leggerlo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/01/elogio-della-nostra-finita-esistenza/6022237/

martedì 1 dicembre 2020

Patrimoniale: il Cazzeggio di Orfini & C. - Antonio Padellaro

 

Funziona così: due esponenti di sinistra della maggioranza, Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni (LeU) firmano, con una pattuglia di sodali, un emendamento alla manovra per l’introduzione della patrimoniale. L’idea, leggiamo, è di “eliminare l’Imu e introdurre un prelievo progressivo che intervenga sui patrimoni dei super-ricchi per finanziare la spesa sociale”. Trattasi di proposta destinata all’oblio, perché dargli spago significherebbe per il governo suicidarsi. Aspetto che sicuramente non sfugge a politici navigati come Orfini e Fratoianni, talché esiste il fondato motivo che la loro sia più che altro una provocazione per riconquistare i titoli dei giornali dopo lunga astinenza. Naturalmente, si tratta di autentica leccornia servita su un piatto d’argento a quella destra con il sangue agli occhi e la bava alla bocca, che difatti reagisce da par suo. Matteo Salvini: “Il solo pensare di tassare ora chi ha casa e risparmi è da arresto immediato”. Apertura di Libero: “La patrimoniale è una rapina. Il governo fa debiti e noi li paghiamo”. Apertura de il Giornale: “Patrimoniale. Mettono le tasse e nascondono la mano”. La Verità: “La tosatura del ceto medio è in arrivo”.

Reazioni legittime, esattamente come la provocazione iniziale, due visioni opposte che si sfidano intorno a un tema sensibile di forte impatto sociale. Infatti, anche l’economista Alessandro De Nicola si scatena sulla Stampa accusando la sinistra socialista di proporre balzelli, poiché “prigioniera della sua demonologia e voglia solo di far piangere – per dirla alla Vecchioni – ‘i ricchi signori che mangian le stelle distesi sui prati delle loro ville’”. Toni da vigilia di una nuova Rivoluzione d’Ottobre (anzi di dicembre) che creano qualche comprensibile preoccupazione tra i risparmiatori. Chi non ha molta pratica di sinistra Pd e LeU (capita), chi non si abbevera al cazzeggio retroscenista dei giornali (capita) chiede lumi presso la banche di riferimento, non senza qualche apprensione per il conto corrente. Nessuno ne sa niente e tutti cadono dal pero. Insomma, molto rumore per nulla (ma quello almeno era Shakespeare, e non Orfini e Fratoianni).

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/01/patrimoniale-il-cazzeggio-di-orfini-c/6022236/

C’è da avere paura dell’opportunismo del Rinato Brunetta. - Andrea Scanzi

 

Luigi Di Maio? Un “vero leader”, uno “studente preparato”. A dirlo non è Vito Crimi, ma Renato Brunetta. Il falco berlusconiano ha esalato parole di amore puro nei confronti del ministro degli Esteri: “Di Maio è giovane, intelligente, rispettoso, veloce, sa ascoltare e con un vecchio signore come me si è sempre comportato bene”. Non solo: “Di Maio sta trasformando un movimento caotico in un partito strutturato e responsabile. E queste imprese non le raggiungi se non sei un leader”.

Ovviamente è lo stesso Brunetta che, prima delle elezioni del 2018, tuonava parole sature di stima nei confronti del “vero leader” 5 Stelle: “Caro Luigi Di Maio, spudorato e ignorante. Stai truffando i cittadini con la barzelletta del candidato premier e della lista di ministri al Quirinale. Vergognati e studia un po’ di diritto costituzionale. Trovati un lavoro e solo dopo cita il professor Brunetta”.

Cosa è successo? Due cose. La prima è il terrore della scomparsa, che attanaglia (anche se mai lo ammetterà) un navigato marpione della politica come Brunetta. La seconda è il mero opportunismo politico, che è poi in realtà (per Di Maio) null’altro che un bel cetriolone in arrivo. Da quanto tempo non si sente parlare di Brunetta? Mesi, anzi anni. Che in politica son quasi secoli. Troppo intelligente (e orgoglioso) per ridursi a elemosinare scranni televisivi di contrabbando come un Gasparri qualsiasi, Brunetta non dà segno di sé da un bel po’. Sono lontani gli scontri con Bignardi e Gruber, sono lontane le caricature (geniali) di Crozza. Dell’economista che sognava il Nobel, amava Craxi e vinceva il premio Rodolfo Valentino (non è una battuta), non parla più nessuno. L’ultima volta è stato avvistato in un recente servizio di Enrico Lucci a Cartabianca. Lucci provava a chiedergli qualcosa, e Brunetta – camminando senza mai fermarsi – ripeteva ossessivamente e astiosamente: “Grazie, buon lavoro!”.

La smisurata antipatia, che Brunetta ostenta e brandisce come un bizzarro merito padronale, non è certo scemata. L’uomo resta quello di prima, aduso a tuonare contro satira, Pubblica amministrazione “fannullona” e “culturame” de sinistra. A mutare è stato lo scenario politico, che ha reso marginale Forza Italia e dunque anche lui, certo poco entusiasta della crescita (un tempo) di Salvini e (tuttora) di Meloni. “Alleati” che deve detestare così tanto politicamente da arrivare a (fingere di) apprezzare il non plus ultra del grillismo. Ovvero, per berlusconiani e non solo, il male assoluto. E qui viene il secondo punto: l’opportunismo politico. Il “sì” allo scostamento di bilancio. I toni più istituzionali. Addirittura il riconoscimento pubblico al nemico. Tutto questo, in un Paese politicamente normale, sarebbe meraviglioso: l’opposizione che fa squadra col governo, di fronte al vile nemico comune (il Covid). Sarebbe bello. Fidarsi dei berlusconiani è però una perversione ormai sconcia e decaduta, dentro la quale sono naufragati non pochi leader di centrosinistra. Di Maio, sin qui, ha sempre risposto alle avance forziste con una sorta di “Se vogliono appoggiarci esternamente gratis, per me va bene”. Ma Brunetta, uomo tanto scaltro quanto spregiudicato, non fa nulla politicamente gratis. Come Berlusconi. Se Brunetta stima personalmente Di Maio, okay. Se questa corrispondenza (per ora univoca) di amorosi sensi si traduce però in un allargamento ufficiale della maggioranza, allora è la fine. Per i 5 Stelle, e tutto sommato chi se ne frega: chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Ma più che altro per il Paese. E questa sì che sarebbe una sciagura.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/01/ce-da-avere-paura-dellopportunismo-del-rinato-brunetta/6022232/

𝐄𝐧𝐧𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐚𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. 𝐄𝐧𝐧𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐫𝐞𝐥𝐚. 𝐄𝐧𝐧𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐫𝐞𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚. - Davide Casaleggio

 

Ieri ho ricevuto la visita delle Iene che si sono intrufolate nel cortile privato dell’ufficio. Mi avevano già contattato sabato e avevo dato disponibilità ad un’intervista chiedendo loro di rivolgersi all’Ufficio Stampa per un appuntamento. Ma, lo sappiamo tutti, a loro piace essere “Iene” e così si sono appostate sotto l’ufficio e hanno fatto una corsetta dietro la macchina mentre parcheggiavo.
E oggi vedo altro fango sulla carta stampata.

Visto che continua il circo mediatico avviato da un articolo sul Riformista, che in sostanza dice che avrei accettato soldi per far ridurre le tasse ad un comparto, credo di dover tornare sull’argomento oltre a depositare l'ennesima querela per diffamazione. Va bene anche l’ironia e le corsette buffe per fare un po' di scena, ma dal momento che il tema è molto serio dato che stiamo parlando di diffamazioni inaccettabili e di questioni che hanno un impatto diretto sulla vita delle persone che lavorano in Casaleggio Associati, devo per forza entrare di nuovo nel merito e spero in maniera definitiva.

1 - Casaleggio Associati è uno dei leader nel settore dell’innovazione tecnologica e delle strategie di Rete e in 15 anni, ha accompagnato e supportato molte aziende nella trasformazione digitale dei processi organizzativi e dei propri modelli di business. Ogni anno produce studi e ricerche di settore che vengono scaricati e utilizzati da decine di migliaia di manager, da quelli sull’e-commerce a quelli su Blockchain, dall’intelligenza artificiale applicata ai processi aziendali alle Smart Company fino al recente report sulla digital food strategy nel periodo della pandemia. Per riservatezza e correttezza nei confronti di tutti i nostri clienti, non parliamo mai dei loro progetti, ma lasciamo che siano loro a decidere modalità e tempi se decidono di farlo. Un esempio di successo noto a tutti di come la Casaleggio Associati operi, per competenze e risultati ottenuti, è quello del MoVimento 5 Stelle per il quale ha curato la strategia iniziale ancor prima della sua costituzione avviando una partecipazione civica digitale che ha portato dal blog alla principale forza politica rappresentata in Parlamento. Un caso unico al mondo.

2- Qualunque società che conosce le attività e le competenze tecnologiche e di business presenti all’interno di Casaleggio Associati, ne percepisce i vantaggi di impatto sull’evoluzione del proprio business. Tanto che tutti i nostri clienti hanno avuto modo di fare passi avanti importanti nel mondo dell’innovazione.

3- Casaleggio Associati non si occupa di politica e dal 2016 gli sviluppi tecnologici a supporto del blog e del MoVimento 5 Stelle sono a cura e in gestione dell’Associazione Rousseau, un’associazione senza scopo di lucro con personale e sede distinta.

4- I clienti di Casaleggio Associati appartengono a settori diversi, ma sono accomunati dal voler comprendere come utilizzare la tecnologia per innovare i propri processi di business.

5- Casaleggio Associati non accetta “finanziamenti” o “donazioni”, ma solo contratti a fronte di prestazione di servizi digitali e consulenza strategica nell’ambito del mondo dell’innovazione e della comunicazione digitale. Il lavoro di Casaleggio Associati si focalizza ad esempio su progetti di innovazione digitale, strategie di marketing e comunicazione, ricerche ed analisi sui mercati digitali e applicazioni software.

6- Non ho mai richiesto nulla per i clienti di Casaleggio Associati a eletti o governanti del MoVimento 5 Stelle, mantenendo sempre una distinzione netta tra le due realtà.

7- L’unico conflitto palese che sembra emergere da questo caso è quello del giornalista che ha scritto l’articolo, Aldo Torchiaro, che è anche Media Relation Director di Spencer&Lewis (https://bit.ly/3fRucKd nota: mi spiace che nella giornata di ieri il suo nome sia stato rimosso dalla pagina, qui la versione precedente: https://bit.ly/2VpPyot) che annovera tra i propri clienti i due grandi concorrenti internazionali di Philip Morris (https://bit.ly/2KTaBOthttps://bit.ly/2KPonBz). Due aziende che beneficerebbero della modifica della tassazione di cui scrive il giornalista, senza che però dichiari i suoi legami con queste due società nell'articolo.

8- Le riduzioni delle tasse ad alcuni prodotti specifici a cui ci si riferisce negli articoli di giornale sono state fatte da Renzi prima (https://bit.ly/2ViHohR) e dalla Lega successivamente (https://bit.ly/3fSxGfK). In questo senso credo possa essere qui si opportuno regolare eventuali conflitti di interesse ai 120 parlamentari che scrivono leggi possedendo aziende.

9- Tra le bufale del giorno del Riformista mi tocca anche segnalare che non ho mai partecipato a riunioni governative per definire la finanziaria. L'unico contributo pubblico che ho dato quest'anno é la ricerca sul futuro dell'Italia post Covid realizzato con l'Associazione Gianroberto Casaleggio (https://bit.ly/3mCml65).

10- Come sempre continuerò a querelare chi continuerà ad accusare me o Casaleggio Associati di attività illecite. Questo è quello che mi trovo a fare ogni volta che qualcuno decide di diffamare la nostra azienda. L'ho fatto anche in questo caso nei confronti del giornalista e del giornale.
Purtroppo i tempi della giustizia sono molto più lunghi del circo mediatico che si viene a generare.
Appena uscita la diffamazione sul giornale ho subito replicato sperando che potesse chiudersi nel botta e risposta. Ma evidentemente non è stato così, perchè la diffamazione nei miei confronti e della nostra società, questa volta, evidentemente non è l’unico obiettivo. 

https://www.facebook.com/photo?fbid=219718142852876&set=a.208803463944344

Conte litiga coi partiti sul Recovery. - Luca De Carolis e Wanda Marra

 

Palazzo Chigi insiste per farlo gestire a manager e (pochi) ministri.

Alle 20.30 di un lunedì Palazzo Chigi ammette con una nota che c’è una distanza politica tra Giuseppe Conte e i partiti sulla gestione del Recovery Fund. Perché Conte vuole affidarlo a un esercito di manager e funzionari e a pochissimi ministri fidati, con lui stesso, come premier, a dirigere. Ma i partiti temono di essere commissariati. E allora ci sono diversi nodi aperti.

Il primo è la creazione di un supercommissario che dovrebbe coordinare i sei manager responsabili dei sei programmi del Recovery Plan italiano. Conte ha affidato a se stesso la regia, il Pd pensa alla gestione di una società controllata dal Tesoro. Secondo nodo: i poteri da attribuire ai manager e ai 300 componenti della futura task force, che sono da definire e potrebbero sovrapporsi a quelli non solo dei ministeri, ma anche degli enti locali. La nota di Chigi, diffusa per stemperare il clima, assicura che la “struttura avrà compiti di coordinamento, di monitoraggio e solo in casi estremi poteri sostitutivi”. Terzo problema aperto: la scelta dei ministri coinvolti nella cabina di regia politica. Sarebbero previsti solo Gualtieri e il grillino Stefano Patuanelli (Mise) oltre a Enzo Amendola (Affari europei), delegato ai rapporti con Bruxelles. Una rosa che non soddisfa a pieno i 5Stelle e non è accettabile dal Pd. Per i dem dovrebbero esserci dentro anche i titolari delle Infrastrutture e del Mezzogiorno. Mentre Palazzo Chigi assicura che il “comitato esecutivo non ha poteri decisori, ma di vigilanza politica”.

Punti da chiarire anche nella capidelegazione di governo, ieri saltata. Ufficialmente perché Roberto Gualtieri, ministro del Tesoro, era impegnato con l’Eurogruppo, ma di fatto anche per far abbassare i toni della polemica politica e permettere agli sherpa di Pd e M5S di fare un punto. L’accusa sibilata nei confronti di Conte è sempre quella: eccessivo accentramento. Inoltre, non c’è solo la politica a voler decidere. Nella struttura di missione, che dovrebbe essere a Palazzo Chigi, dovrebbero sedere i principali amministratori delegati delle società controllate dallo Stato (la trattativa è già in corso): promette di diventare una sorta di governo ombra, come denuncia Ettore Rosato (Iv). Resta tra le ipotesi quella di creare un ministero proprio per la gestione del Recovery Fund.

Nell’attesa, arrivano le stilettare fuori microfono. Per esempio da fonti a 5Stelle: “È bene che non si finisca con qualcosa che ricordi il piano Colao”. Ossia il supertecnico che ha vergato un “piano per il rilancio” assieme a una folla di esperti, stritolato dall’insofferenza dei partiti che lo vivevano come un invasore. Incertezze che si aggiungono alle tensioni politiche: Luigi Di Maio non ha per nulla gradito le indiscrezioni rilanciate dal Corsera secondo cui Conte lo vedrebbe tra i fautori di un rimpasto. E Palazzo Chigi ha dovuto smentire.

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