Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 16 settembre 2022
Marte, il rover Perseverance trova rocce con molecole organiche.
Particolare del suolo del cratere Jezero, con l'ombra del rover Perseverance (fonte:NASA/JPL-Caltech) |
Contengono carbonio, idrogeno e ossigeno, le rocce marziane ricche di molecole organiche trovate dal rover Perseverance.
Sono quattro e fanno parte delle 12 raccolte dal rover della Nasa nell'ultimo anno e destinate a essere portate a Terra dal futuro programma Mars Sample Return (Msr), di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa). "Adesso sappiamo che il rover si trova nel posto giusto", ha detto l'amministratore per la Scienza della Nasa Thomas Zurbuchen, nella conferenza stampa organizzata dall'agenzia spaziale americana e trasmessa online in diretta.
Il sospetto forte è che possano essere le spie di forme di vita esistite in passato su Marte, ma al momento non ci sono elementi per poter affermare questo perché molecole del genere possono essere anche il risultato di processi chimici che non implicano la vita. Non si tratta comunque delle prime molecole organiche scoperte sul pianeta rosso: già nel 2012 e poi nel 2018 e nel 2021 un altro rover della Nasa, Curiosity, aveva scoperto sul suono marziano molecole che contenevano elementi "comunemente associati alla vita", "ma che possono essere associate anche a processi non biologici", come dissero allora i responsabili della missione.
Di sicuro le ultime quattro rocce collezionate da Perseverance a partire dallo scorso 7 luglio sono sedimentarie, diverse da quelle ignee che da circa un anno fa ha cominciato a raccogliere in un altro punto del cratere Jezero. Questo è uno dei luoghi di Marte più suggestivi per la ricerca della vita passata perché circa tre miliardi e mezzo di anni fa ospitava un grande lago nel quale confluiva un fiume. Qui Perseverance era arrivato nel febbraio 2021. La prima roccia a essere stata raccolta dal rover si chiama, Rochette, e come le altre sette raccolte in seguito è di tipo igneo, ossia è stata prodotta in seguito alla cristallizzazione del magma.
Le ultime quattro, raccolte nella zona del delta dell'antico fiume, fanno invece parte della seconda parte della campagna di raccolta dei campioni e contengono molecole organiche. Non si tratta di molecole biologiche, hanno precisato gli esperti del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, responsabili dell'attività del rover. Le rocce comprendono soprattutto carbonio, idrogeno e ossigeno, ma anche azoto, fosforo e zolfo: molecole del genere possono essere prodotte da processi chimici che non implicano la presenza di vita.
Ad analizzarle è stato lo strumento Sherloc, equipaggiato con la telecamera Watson e del gruppo di ricerca incaricato di studiare i dati ci sono italiani che lavorano per l'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Quasi sicuramente la risposta sulla natura di queste molecole si potrà avere solo quando le rocce arriveranno a Terra grazie alla staffetta di missioni Msr, che secondo Lori Glaze, direttore della divisione di Scienze planetarie della Nasa, potrebbe partire fra il 2027 e il 2028, mentre i primi campioni potrebbero arrivare sul nostro pianeta nel 2033. Nel frattempo, ha detto Glaze, bisognerà risolvere non pochi problemi, compreso quello di trovare un sito sicuro in cui far atterrare i veicoli del programma Msr.
IL PREZZO DI UN ERRORE POLITICO. - Giuseppe Augieri
L’energia elettrica non si può immagazzinare. E’ quindi necessario produrre, istante per istante, la quantità di energia richiesta dall‘insieme dei consumatori (famiglie e aziende).
sabato 10 settembre 2022
Scoperta in Africa una metropoli Anunnaki di oltre 200.000 anni. - Deslok
Qualcosa di straordinario è stato scoperto in una zona dell’Africa meridionale. Sono i resti di una grande metropoli che misura circa 1.500 chilometri quadrati.
I resti sono sempre stati lì, la gente li ha sempre visti.
Questa resti fanno parte di una comunità ancora più grande, di quasi 10.000 chilometri quadrati e sembra essere stato costruito……..Sei pronto? da 160.000 a 200.000 anni prima di Cristo !!
L’immagine qui sotto è una vista del paesaggio di poche centinaia di metri raggiunto con google-earth.
La situazione è cambiata quando il ricercatore e autore Michael Tellinger, ha collaborato con Johan Heine, un vigile del fuoco e pilota locale che sorvolava sopra la regione da anni osservando le rovine. Heine aveva il vantaggio unico di vedere il numero e la portata di queste strane fondamenta in pietra e sapeva che la loro importanza era sottovalutata.
“Quando Johan mi ha fatto conoscere le antiche rovine di pietra in Sud Africa, non aveva idea delle incredibili scoperte che sarebbero state fatte in uno/due anni, fotografie, manufatti e cosi tante prove che si sono accumulate non ne avevo mai viste. Tellinger.
La zona è importante per la sorprendente quantità di depositi in oro. “Le migliaia di antiche miniere d’oro scoperte negli ultimi 500 anni, puntano a una civiltà scomparsa che ha vissuto e scavato l’oro in questa parte del mondo per migliaia di anni”, dice Tellinger. “E se questa è in realtà la culla dell’umanità, potrebbe essere possibile che stiamo guardando le attività della più antica civiltà sulla Terra.”
Per visualizzare il numero e la portata delle rovine di questa metropoli, vi suggeriamo di utilizzare google earth alle seguenti coordinate:
Carolina – 25 55 ’53 .28 “S / 30 16′ 13.13″ E
Badplaas – 25 47 ’33 .45″ S / 30 40′ 38.76” E
Waterval – 25 38 ’07 .82 “S / 30 21′ 18.79” E
Machadodorp – 25 39 ‘ 22.42 “S / 30 17 ’03 .25” E
Negli ultimi 20 anni, persone come Cyril Hromnik, Richard Wade, Johan Heine e altri hanno scoperto che queste strutture in pietra non sono quello che sembrano, in effetti, essi ritengono che potrebbero essere i resti di antichi templi e osservatori astronomici costruiti da antiche civiltà risalenti a migliaia di anni fa.
Queste rovine circolari sono distribuite su una vasta area, possono essere veramente apprezzato solo guardate dall’alto o attraverso immagini satellitari moderne. Molti di queste sono quasi completamente erose o sono stati coperti dal tempo. Alcune hanno resistito al tempo abbastanza a lungo, con alcuni muri originali alti 5 metri, per rivelare le proprie dimensioni.
Per quanto riguarda tutta la città, o metropoli, pare ovvio che si trattava di una comunità ben progettata, sviluppata da una civiltà altamente evoluta. Il numero di antiche miniere d’oro suggerisce la motivazione per cui è stata scelta questa posizione. Sono state trovate strade, alcuni tratti di centinaia di chilometri che collegano la metropoli e con altre rovine, molto somiglianti a quelle trovate negli insediamenti Inca in Perù.
Articolo tratto da nuovouniverso
giovedì 8 settembre 2022
Napoli. Scoperta al Pascale la molecola che uccide le cellule tumorali.
Una semplice molecola in grado di esercitare un ruolo fondamentale nel melanoma maligno. Si tratta della miR-579-3p, appartenente alla classe dei microRNA.
A scoprirla il gruppo di ricerca dell’Istituto Pascale di Napoli, guidato dal direttore scientifico, Gennaro Ciliberto, e dal direttore della struttura complessa di Oncologia medica Melanoma, Paolo Ascierto in uno studio finanziato da Airc ed in collaborazione con il laboratorio di Carlo Croce all’Università di Columbus negli Stati Uniti.
Cosa fa questa molecola? I ricercatori hanno dimostrato che essa funziona da soppressore della crescita tumorale. E’ presente in abbondanza nei normali nei ma la sua quantità diminuisce man mano che il tumore diventa più aggressivo.
Inoltre riduce i melanomi resistenti ai farmaci inibitori di Braf e di Mek. Il miR-579-3p controlla la produzione di due proteine “oncogeni” che facilitano la produzione tumorale. Se questa molecola viene somministrata alle cellule tumorali queste iniziano a morire. Se i suoi livelli si abbassano quello dei due oncogeni salgono e viceversa. Inoltre la somministrazione di questa molecola insieme agli inibitori di Braf e Mek impedisce la formazione di cellule resistenti ai due farmaci.
sabato 3 settembre 2022
Hubble cattura un evento catastrofico nella nostra galassia. - Fabio Meneghella
- Cover image credits: NASA, ESA and the Hubble SM4 ERO Team
Il telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA, in orbita terrestre dal 1990, ha catturato la famosa Nebulosa Farfalla NGC 6302, situata nella costellazione dello Scorpione a 3.800 anni luce dalla Terra. Questo oggetto celeste, grande più di 2 anni luce, ci appare come una delicata farfalla cosmica. In realtà, le sue ali sono enormi gas roventi a 20.000 gradi Celsius di temperatura, formatesi da una stella morente 1000 volte il diametro del Sole.
La stella morente, nascosta dall’enorme anello di polvere, era circa 5 volte la massa della nostra stella, prima di evolversi in un’enorme gigante rossa con un diametro 1000 volte quello del Sole (il Sole ha una massa di 2 quintilioni di chilogrammi e un diametro di 1.392.700 chilometri).
Il gas rovente della Nebulosa, espulso dalla stella nell’arco di 2.200 anni e carico di radiazioni ultraviolette, sta viaggiando nello Spazio a più di 950.000 km/h: abbastanza veloce da percorrere la distanza Terra-Luna in appena 24 minuti (un veicolo spaziale impiegherebbe circa 4 giorni).
Per osservare l’immagine in alta definizione e approfondire la notizia, è possibile consultare il sito internet dell’ESA dedicato al telescopio Hubble (CLICCA Qui).
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Si stima che la temperatura superficiale della stella sia superiore a 220.000 gradi Celsius, il che la rende una delle stelle più calde conosciute nella nostra galassia. Le osservazioni spettroscopiche, effettuate con telescopi terrestri, mostrano che il gas ha una temperatura di circa 20.000 gradi Celsius: una temperatura insolitamente calda rispetto a una tipica nebulosa planetaria.
I bordi esterni rossastri della nebulosa sono in gran parte dovuti alla luce emessa dall’azoto, nonché il gas più freddo visibile nell’immagine. Lo strumento Wide Field Camera 3 di Hubble, con il quale ha osservato la Nebulosa Farfalla, è dotato di un’ampia varietà di filtri che isolano la luce emessa dai vari elementi chimici. Questo consente agli astronomi di dedurre le proprietà del gas nebulare: la sua temperatura, la densità e la composizione.
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Le regioni di colore bianco sono aree in cui la luce viene emessa dallo zolfo. Queste sono regioni in cui il gas in rapido movimento, si scontra con il gas in lento movimento, producendo onde d’urto di gas. La macchia bianca, con il bordo nitido in alto a destra, è un esempio di onde d’urto.
- Cover image credits: NASA, ESA and the Hubble SM4 ERO Team