martedì 27 agosto 2024

Fortezza della città di Hejin rivisitata. - Cina.

 

Il viaggio per scoprire i suoi antichi segreti.

Questo sito enigmatico, che in seguito chiamai Fortezza della città di Hejin, si trova nella città di Hejin (河津 城市), nella provincia dello Shanxi, Cina (Le sue coordinate sono 35°34’48″N 110°47’18″E). Nonostante il suo evidente significato storico, mancava un nome ufficiale ed era avvolto nel mistero. Vari nomi locali come "Fortezza di Longmen" e "Wiezhaung". Villaggio Castle' aumentò il suo fascino, alcuni addirittura lo soprannominarono un 'Nascondiglio dei Nephilim.'

Fortezza della città di Hejin 3

Collaborazione ed esplorazione con Jihao.

Spinto da un'incessante ricerca di conoscenza, ho intrapreso una meticolosa ricerca per scoprire i segreti di questo antico fortezza. Il mio viaggio mi ha portato a scoprire un altro sito non documentato, il Tombe della scogliera di Jiulong, che ha ulteriormente evidenziato il vasto numero di siti storici inesplorati in Cina.

Fortezza della città di Hejin 19

Per aiutarmi nella mia esplorazione, mi sono rivolto a Upwork per assumere liberi professionisti che potessero visitare fisicamente queste località remote. È così che ho incontrato Jihao, un appassionato locale desideroso di esplorare l'ignoto. Insieme, abbiamo documentato diversi siti significativi, condividendo le nostre scoperte video che ha scatenato discussioni sulla potenziale trattenuta di informazioni su Storia cinese dal governo.

Fortezza della città di Hejin 1

Sfide e rivelazioni nella città di Hejin.

Lo spirito avventuroso di Jihao lo ha portato nella città di Hejin, dove ha affrontato le sfide di un terreno difficile e di un pendio crollato a causa delle recenti piogge. Nonostante questi ostacoli, un uomo del posto lo guidò alla fortezza utilizzando un percorso alternativo conosciuto solo da lui. Questo locale ha condiviso che la fortezza fungeva da difesa contro i banditi nei tempi antichi, utilizzando un unico ingresso strategico per creare un punto di strozzatura: una classica tattica difensiva in ambito militare architettura.

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Approfondimenti architettonici e progettazione strategica.

Il design della fortezza e la posizione in un paesaggio impegnativo la rendevano una fortificazione formidabile da ogni angolazione. All'interno, la fortezza era ancora più imponente. La ripida salita verso l'unico ingresso e la potenziale uscita secondaria o punto di ingresso suggerivano una pianificazione sofisticata e la conoscenza dell'architettura difensiva.

Fortezza della città di Hejin 5

Le storie dell'uomo locale erano in linea con quelle dell'articolo originale che avevo letto, aggiungendo credibilità alle storie orali che circondano la fortezza. Nonostante il crescente interesse e i contenuti online aggiuntivi, non è stato condotto alcuno studio archeologico formale, lasciando molte domande senza risposta.

Fortezza della città di Hejin 22

Dalla visita di Jihao e dalla nostra continua ricerca, abbiamo iniziato a ricostruire la storia e lo scopo della fortezza della città di Hejin. La posizione strategica e le tecniche di costruzione della fortezza suggeriscono che si trattasse di un importante sito militare, potenzialmente risalente al medievale tempi, date le somiglianze architettoniche con altre strutture militari storiche in Cina.

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L'uso dei mattoni all'ingresso potrebbe indicare un periodo di costruzione intorno al dinastia Ming, noto per l'uso di mattoni grigi. Tuttavia, l’età esatta della fortezza rimane ipotetica senza studi archeologici formali.

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Contesto storico e leggende locali.

Leggende locali e contesti storici forniti dai residenti della città di Hejin suggeriscono che la fortezza potrebbe essere stata utilizzata come rifugio durante vari conflitti, comprese potenziali incursioni da parte di Giapponese pirati storicamente chiamati "Wokou" e successivamente durante la seconda guerra sino-giapponese.

La fortezza non fungeva solo da bastione militare ma anche da rifugio comunitario. cantina le abitazioni all'interno della struttura avrebbero potuto ospitare la gente del posto e il loro bestiame durante assedi o attacchi, una pratica comune nelle antiche fortificazioni.

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Le domande senza risposta della fortezza della città di Hejin.

Nonostante la mancanza di riconoscimento ufficiale e di ricerca accademica, la fortezza della città di Hejin costituisce una testimonianza dell'ingegno e della resilienza dei suoi costruttori. Il suo design strategico e il misteri che circondano la sua storia continuano a incuriosire e ispirare coloro che, come me, sono appassionati di scoprire il passato.

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Continuare la ricerca della conoscenza.

Mentre continuo a esplorare e documentare questi antichi siti, la vera natura e la storia della fortezza della città di Hejin rimangono aperte all'interpretazione e alla scoperta. Che si tratti di una formidabile fortezza, di un rifugio comunitario o di qualcosa di completamente diverso, la sua storia attende di essere raccontata. Il viaggio per scoprire i segreti della fortezza della città di Hejin è appena iniziato e mi impegno a portare alla luce la sua storia nascosta.

https://it.thebrainchamber.com/hejin-city-fortress-revisited/

La Piramide di Cheope.

 

Pensi di conoscere tutte le meraviglie del mondo? Tante ne hai viste e tante ne hai solo immaginate. Ma quante ne rimangono ancora nascoste ai tuoi occhi? Pronto per un viaggio nello spazio e nel tempo? 

Oggi ti portiamo in uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi del mondo...La Piramide di Cheope! Ma non aspettarti una vista classica...l'immagine che abbiamo qui fa venire i brividi sulla pelle! 

Davanti ai tuoi occhi appare la vista mozzafiato della muratura imponente della piramide, una fitta ragnatela di enormi blocchi di pietra, disposti in modo da creare una trama irregolare e ruvida. Non sembra anche a te di poter quasi sentire la ruvidezza della pietra sotto le dita? 

E li' al centro, una grande cavità nella montagna di pietra... una sfida lanciata dall'antica Egizi al tempo e a noi moderni osservatori. Quella fessura è un invito muto a scoprire le meraviglie nascoste al suo interno. Uno scivolo che ci trasporta direttamente nella culla della nostra civiltà. Ti senti attratto? Noi sì! 

A completare l'immagine, un fluttuante mosaico di persone raccolte a contemplare la bellezza di questa immensità. Come formiche, sembrano essere di dimensioni minuscole rispetto alle grandiose masse di pietra della piramide, testimoniando la sua grandezza monolitica. 

Converti i tuoi occhi in una macchina del tempo e osserva . . . 

Attraverso i colori della pietra, le varie tonalità di sabbia e ocra, comprendiamo la vastità del deserto circostante... un mare di silenzio e mistero.

Oggi, abbiamo avuto l'opportunità di viaggiare nelle viscere di questa struttura mitica senza muoverci dalla comodità dei nostri divani. Ditemi, cari lettori, non è forse questa la magia della conoscenza? 

Resta con noi per scoprire altre chicche dal mondo... Perché su "Quel che non sapevi", il mondo è sempre sorprendente! 

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lunedì 26 agosto 2024

Domus de janas - Sardegna

Le domus de janas sono tombe preistoriche scavate nella roccia tipiche della Sardegna prenuragica.

Si trovano sia isolate, che in grandi raggruppamenti formati anche da più di 40 tombe. A partire dal Neolitico recente fino all'età del bronzo antico (4400–2000 a.C.) queste strutture contraddistinguevano tutte le zone dell'isola, ad eccezione della Gallura.

Ne sono state scoperte più di 2.400, circa una ogni 10 chilometri quadrati in media, e si ipotizza che molte rimangano ancora da trovare. Sono spesso collegate tra loro a formare dei veri e propri cimiteri sotterranei, con in comune un corridoio d'accesso (dromos) ed un ingresso a volte molto spazioso e con un soffitto alto.

In italiano il termine sardo domus de janas (variante meridionale) è stato tradotto in «case delle fate», essendo le janas delle figure mitologiche tipiche del folclore regionale, simili a creature femminili dai poteri magici.[1]

Le domus de janas in altre zone dell'isola sono conosciute anche con il nome di forrus, forreddus, concheddas, grutas.[2]

Datazione.

Gli archeologi sostengono che le prime domus de janas siano state scavate intorno alla metà del IV millennio a.C. durante il periodo in cui sull'isola si sviluppò la Cultura di San Ciriaco (Neolitico recente 3400-3200)[3]. Con la Cultura di Ozieri (Neolitico finale 3200-2800) si diffusero in tutta la Sardegna (ad eccezione di gran parte della Gallura[4]). Le genti di cultura Ozieri erano laboriose e pacifiche, dedite all'agricoltura e con una particolare religione che aveva una corrispondenza nelle lontane isole Cicladi. Adoravano il Sole e il Toro, simboli della forza maschile, la Luna e la Madre Mediterranea, simboli della fertilità femminile. Statuine stilizzate della Dea Madre sono state ritrovate in queste sepolture e nei luoghi di culto.

Le diverse architetture.

 Le grotticelle sono state edificate su costoni in cui affiorava la roccia viva, una vicino all'altra così da formare nel tempo delle vere e proprie necropoli. Anche se presenti in altri siti mediterranei, sull'isola acquistano un carattere di unicità e straordinarietà per l'accurata lavorazione, per i caratteristici aspetti architettonici e le ricche decorazioni che richiamano quelle che furono le case dei vivi (ma su scala ridotta, si pensa, più o meno alla metà), dando una precisa idea di come in realtà fossero costruite le case dei paleosardi cinquemila anni fa. Si possono perciò trovare grotticelle a forma di capanna rotonda con il tetto a forma di cono, ma anche con spazi rettangolari e a tetto spiovente, provviste di porte e di finestre. Le pareti poi venivano spesso ornate con simboli magici in rilievo, rappresentanti corna taurine stilizzate, spirali ed altri disegni geometrici[5]. Piuttosto numerose sono infatti le rappresentazioni naturalistiche o schematiche della testa taurina, o delle sole corna, che «testimoniano il culto di una divinità principio di rigenerazione per i defunti in quanto simbolo della vita e della potenza fecondatrice. Accanto alla decorazione in rilievo compare anche quella incisa e quella dipinta, quest'ultima documentata in particolare nella celebre tomba di Mandra Antine di Thiesi. Compaiono motivi lineari e geometrici, quali zig-zagspirali, dischi, talvolta di grande valore simbolico»[6].

Inumazione.

Seguendo particolari riti, il defunto veniva trasferito da quella che durante la sua vita fu la sua casa abituale, in un'altra casa, secondo un antico principio ideale - proprio di queste genti - che presupponeva la continuità eterna dell'essere umano.

I corpi venivano deposti in posizione fetale e - si pensa - venissero dipinti con ocra rossa, così come le pareti della tomba stessa. Accanto alle spoglie venivano deposti oggetti di uso comune facenti parte del corredo terreno del defunto e si pensa anche che venisse lasciato del cibo per il viaggio ultraterreno. Nel tempo i corredi funebri venivano rimossi per far luogo a nuove deposizioni e questa usanza ripetuta nei secoli ha impedito una miglior conoscenza del fenomeno e per questa ragione le ipotesi che le domus de janas fossero destinate ad un unico gruppo familiare resta non provata[6].

L'archeologo Giovanni Lilliu su questo argomento ha scritto che: «...i cadaveri erano sepolti, non di rado, sotto bianchi cumuli di valve di molluschi. Ma tutti portando con sé strumenti e monili della loro vita terrena: punte di frecce di ossidiana, coltelli e asce di pietra, ma anche collane, braccialetti ed anelli di filo di rame ritorto, e tante ceramiche». Altre ipotesi sostengono che il corpo veniva lasciato all'aperto per scarnificarsi e solo dopo, quando era ridotto ad uno scheletro, veniva riposto nelle grotticelle.

L'utilizzo nel tempo.

Per quelle domus più complesse gli archeologi pensano ad un disegno costruttivo unitario seguendo una particolare planimetria a forma di T o a forma di croce. L'accesso è costituito da un lungo corridoio che immette in una anticella per poi raggiungere una cella centrale sulla quale si affacciano le varie cellette funerarie. Oltre alla cultura di San Ciriaco e a quella di Ozieri, anche le successive culture prenuragiche utilizzarono le domus de janas. Sporadicamente furono occupate anche durante la Civiltà nuragica ed in età storica. Il caso più conosciuto e quello della necropoli di Sant'Andrea Priu a Bonorva, utilizzata pure in periodo romano e poi come chiesa in quello bizantino, quando fu più volte intonacata e dipinta con affreschi dedicati alle storie della Vergine, alla vita di Cristo e degli apostoli.

I vari complessi sepolcrali.



I raggruppamenti più consistenti sono il complesso ipogeico di Anghelu Ruju[7] presso Alghero, costituito da 36 ipogei, quello di Montessu a Villaperuccio, quello di Sant'Andrea Priu,[8] nei dintorni di Bonorva, quello di Puttu Codinu a Villanova Monteleone[9]. Altre presenze di Domus de janas non meno importanti per estensione ed interesse archeologico si trovano in altre aree della Sardegna. Alcuni di essi, come per esempio il complesso ipogeico di Pimentel in Trexenta, non sono stati completamente scavati e sono ancora parzialmente interrati.

Scavi e studi.

Nel 1904 Antonio Taramelli aveva condotto uno scavo presso la Necropoli di Anghelu Ruju che è stato considerato il primo di ampio respiro e che aveva prodotto esiti apprezzabili[12], pubblicati nel 1909[13]Giovanni Pinza e Antonio Taramelli sono stati i primi a dare una definizione a questi monumenti e il documentato inquadramento nel panorama culturale del Mediterraneo[14]

Candidatura Unesco.

Nel 2021 le domus de janas sono state candidate alla lista dei patrimoni dell'umanità[15], ed a Dicembre 2023 la regione Sardegna in collaborazione con vari enti (Soprintendenza regionale della Sardegna, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna e Direzione regionale musei Sardegna) ha firmato un protocollo d'intesa per sostenere la candidatura[16][17]. Nello specifico, sono state candidate diverse domus de janas situate nei comuni di: ArdauliAlgheroAnelaArzachenaBonorvaCastelsardoCheremuleGoniMamoiadaMoresOlienaOlmedoOniferiOssiOzieriPauPorto TorresPutifigariSassariSediloSennoriVillanova MonteleoneVillaperuccio e Villa Sant'Antonio[18].


https://it.wikipedia.org/wiki/Domus_de_janas

domenica 25 agosto 2024

Storia Teotihuacan, mercurio liquido sotto alla piramide. - Elisabetta Intini

Un grafico mostra il tunnel che scorre sotto alla piramide. Ingrandisci Handout/Reuters

 

Il metallo rinvenuto in una camera sotterranea della piramide del Serpente Piumato potrebbe raffigurare un fiume ultraterreno. E condurre a una tomba regale.


Grandi quantità di mercurio liquido sono state rinvenute all'estremità di un tunnel sotterraneo nel cuore delle rovine precolombiane di Teotihuacan, in Messico.

Il metallo tossico, ritrovato in una camera sepolta a 18 metri di profondità sotto alla Piramide del Serpente Piumato, alla fine di un tunnel lungo 91 metri, potrebbe indicare la vicina presenza di una tomba importante, forse del re della misteriosa civiltà fiorita in Messico tra il 100 e il 700 d.C.


Un lungo lavoro. È quanto annunciato la scorsa settimana dal ricercatore e archeologo messicano Sergio Gómez, che ha lavorato agli scavi del tunnel negli ultimi 6 anni. Il condotto sotterraneo è stato riaperto nel 2003, dopo 1.800 anni dalla sua costruzione.

Gómez e colleghi hanno scoperto la presenza di tre camere sotterranee alla sua estremità più remota, insieme a un tesoro di decine di migliaia di oggetti artigianali come sculture in pietra, gioielli, conchiglie giganti e palle di gomma.


Fiume scintillante. Gli archeologi si sono detti "sorpresi" per la scoperta. Nessuno può sapere di preciso come e per quale motivo il mercurio sia finito lì, ma l'ipotesi è che potesse simboleggiare, con i suoi riflessi argentei e brillanti, un lago o un fiume infernale al pari dello Stige, ed essere considerato una sorta di via di accesso privilegiata per l'Aldilà.

Difficile da estrarre, tossico e costoso, il metallo è già stato trovato in passato in diversi siti Maya più a sud, e potrebbe aver avuto una valenza sacra per le civiltà precolombiane.


In cerca di una guida. La scia di mercurio potrebbe condurre gli archeologi sulle tracce dei resti di un sovrano, e aiutare a fare luce sul misterioso governo di Teotihuacan, una città di 200 mila abitanti di varie etnie, apparentemente priva di palazzi del potere e di raffigurazioni artistiche di figure reali, che non ha lasciato testimonianze scritte e che fu abbandonata ben prima dell'avvento degli Aztechi nel XIV secolo.

https://www.focus.it/cultura/storia/mercurio-liquido-sotto-a-piramide-di-teotihuacan

“Guardare all’Africa permette all’Italia di diventare hub energetico del Mediterraneo”. Parla il prof. Giuliano Frosini (Luiss)

 

La sicurezza energetica nazionale si costruisce attraverso un mix energetico che comprenda fonti tradizionali, rinnovabili e nucleare. Intervista al prof. Giuliano Frosini (Luiss)


La sicurezza energetica nazionale può essere osteggiata da numerosi fattori geopolitici, ambientali ed economici. Il recente conflitto tra Russia e Ucraina ha dimostrato quanto possa essere pericoloso affidare il proprio approvvigionamento energetico a un solo fornitore. Il rischio è quello di dover ricalibrare, in tutta fretta, il proprio mix energetico e di ritrovarsi a pagare un prezzo troppo alto. Delle alternative e delle soluzioni a queste problematiche ne abbiamo parlato, al Meeting di Rimini, con Giuliano Frosini, docente dell’Università Luiss.


La guerra tra Russia e Ucraina ha imposto al nostro paese di rivedere la propria politica di approvvigionamento energetico in generale e di gas in particolare. Quanto è cambiato il quadro dal 2022 a oggi?

Le guerre, così come le tensioni geopolitiche, generano dei problemi nell’approvvigionamento energetico e alla sicurezza energetica. La guerra russo – ucraina e le tensioni mediorientali hanno creato proprio queste difficoltà. In questi casi si corre ai ripari soprattutto per due motivi: tenere la luce accesa nelle case e non caricare troppo la bolletta dei consumatori. Per ottenere questi risultati si usano delle contromisure. Il Governo Draghi nel 2022 inserì un cap al prezzo del gas, che è servito soprattutto come deterrenza per i mercati impazziti. Ricordiamo che, a un certo punto, il prezzo per kilowattora nell’agosto del 2022 era arrivato a 140 euro quando normalmente è meno della metà.

Questo cap non è mai stato utilizzato ma è servito perché i mercati si sono tranquillizzati e siamo tornati a una situazione di normalità. I governi che si sono succeduti, anche quello attuale, hanno pensato di introdurre delle ulteriori contromisure, la più importante delle quali è di natura strategica, cioè trovare delle vie alternative. Oggi possiamo parlare dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo perché si guarda molto all’Africa, un grande mercato da cui possiamo acquistare gas ma anche energia elettrica prodotta a costi più bassi sulle coste del Maghreb, della Tunisia e dell’Algeria. Affinché questo avvenga dobbiamo essere noi a realizzare delle grandi infrastrutture cosa che impegna le politiche energetiche dei nostri grandi TSO italiani, Snam e Terna, che fanno un lavoro egregio da tanti anni. Ora, però, sono chiamati a un supplemento di investimento per realizzare queste grandi infrastrutture che possano metterci al sicuro. 

I paesi dell’area del Mediterraneo non sono, però, famosi per la stabilità. La relazione di scambio commerciale con il nostro paese può supportare quelle aree nel raggiungere una maggiore stabilità?

Sì, la realizzazione di grandi investimenti in quelle aree, sulla costa mediterranea ma anche nella fascia a ridosso dell’area sahariana, può aiutare quei paesi a trovare stabilità. Non ho una idea chiara di come sarà realizzato il Piano Mattei ma sono convinto che si possano fare delle sperimentazioni. Per esempio, se parliamo di Terna e di Snam, i costi delle grandi infrastrutture di collegamento possono essere messi a beneficio della tariffa energetica degli italiani. La prospettiva è che l’opera infrastrutturale la pagano i consumatori italiani a patto che, nel tempo, il consumatore paghi meno la risorsa energetica. Questi sono investimenti da centinaia di milioni di euro che possono rappresentare una fonte di sviluppo e di stabilizzazione di alcune aree. Si tratta soprattutto di una stabilità regolatoria.


Le energie rinnovabili permettono di ridurre la dipendenza delle importazioni di fonti fossili. Tuttavia, la diffusione delle rinnovabili è rallentata da diversi problemi, tra questi anche le procedure burocratiche. Crede che siano stati fatti dei passi in avanti?

Penso di sì. Però credo che questa materia sia trasversale rispetto al decisore pubblico espresso dalla rappresentanza politica. Cioè è un dato di fatto che il sistema energetico italiano è un buon sistema, rappresenta un’eccellenza nel panorama europeo e questo grazie anche a un’ottima regolazione. Le questioni burocratiche sono soprattutto le difficoltà autorizzative e le difficoltà nel realizzare i collegamenti. Però, nel corso del tempo abbiamo alloggiato una grande capacità green, il passo in avanti è notevole. Bisogna fare ancora e fare meglio, sburocratizzare ma anche convincere i territori che le strutture che producono energie rinnovabili possono essere relativamente poco impattanti e portare notevoli benefici.

Le energie rinnovabili richiedono tecnologie che necessitano di materie prime critiche e terre rare. Questo è un altro aspetto problematico.

Per realizzare queste strutture intelligenti ci vogliono materie prime critiche e terre rare che non sono nelle nostre immediate disponibilità. Quindi bisogna approvvigionarsi in mercati lontani e costosi. Cosa bisogna fare? Bisogna individuare la prospettiva di approvvigionamento nell’ambito della catena del valore di questi materiali, perché solo i paesi che saranno in grado di agganciare queste novità beneficeranno delle rinnovabili. Viceversa, il rischio è di pagare un costo molto più alto. 

Nel nuovo Pniec trova spazio per la prima volta il nucleare, quale contributo potrà dare alla sicurezza energetica nazionale in futuro? Anche in relazione alle sfide europee di riduzione della CO2.

Gli obiettivi europei sono sfide molto aggressive, se davvero vogliamo pensare di agganciarli al 2030 e al 2050 anche il nucleare può fare la sua parte. La questione è tecnica: abbiamo la possibilità di utilizzare una miscela di fonti tradizionali, come il gas, le rinnovabili e, se il nostro paese deciderà, il nucleare. Quest’ultimo è come un diesel, una volta avviato va per conto suo. Quindi il nucleare può rappresentare una baseline di produzione, le fonti alternative possono rappresentare la riserva. L’esempio arriva dalla Francia che è costretta a venderci energia nucleare a prezzo negativo perché altrimenti non saprebbe cosa farci. Dunque, secondo me può essere una strada. Non siamo più in una situazione in cui possiamo far guidare il nostro agire solo dagli obiettivi di transizione energetico – climatico, che sono importantissimi e vanno perseguiti con forza, dobbiamo però cercare di tenere aperte più strade, in modo che queste, adeguatamente miscelate, possano rappresentare una sicurezza per il nostro sistema di approvvigionamento energetico.


https://energiaoltre.it/guardare-allafrica-permette-allitalia-di-diventare-hub-energetico-del-mediterraneo-parla-il-prof-giuliano-frosini-luiss/