Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 7 luglio 2014
Eurotunnel da brivido. E in Sicilia crolla un ponte.
Abbandonato il convoglio con un centinaio di vetture a bordo. Disagi sul resto delle linee sotto l’Eurotunnel.
Sono 4 i feriti, tra i quali una donna incinta, della catena di incidenti verificatisi per il crollo di una campata - in contrada Petrulla in territorio di Licata (AG), lungo la statale 626 - del ponte che collega con Campobello di Licata, Ravanusa, Canicattì.
Il ponte a circa 4 metri di altezza
Il cedimento strutturale del ponte ha fatto sì che le carreggiate si siano piegate verso il basso, toccando il fondo, da un'altezza di circa 4 metri. Nell'esatto momento del crollo, una Fiat Punto - con a bordo due donne di Delia (Cl) - si trovava a passare sul cavalcavia ed è pertanto finita sul fondo. La donna che era al volante, - secondo la ricostruzione di carabinieri e polizia - accelerando, è però riuscita a risalire portandosi dall'altra parte del cedimento. I feriti sono lievi. Soltanto la donna incinta, in via precauzionale, è stata portata in elisoccorso all'ospedale San'Elia di Caltanissetta. La strada è stata chiusa in entrambe le direzioni tra lo svincolo Licata Calandrino/innesto statale 123 di Licata e lo svincolo Casale.
Il treno - navetta si ferma sotto la Manica
Centinaia di passeggeri sono stati evacuati stamattina da un treno-navetta Eurotunnel in viaggio tra Folkstone e Calais, fermatosi dentro il tunnel sotto la Manica. Il convoglio trasportava 382 passeggeri e alcuni automezzi, bloccatosi intorno alle 7.30 di stamane per una caduta dei cavi di tensione. Lo riferisce la società Eurotunnel.
Il ponte a circa 4 metri di altezza
Il cedimento strutturale del ponte ha fatto sì che le carreggiate si siano piegate verso il basso, toccando il fondo, da un'altezza di circa 4 metri. Nell'esatto momento del crollo, una Fiat Punto - con a bordo due donne di Delia (Cl) - si trovava a passare sul cavalcavia ed è pertanto finita sul fondo. La donna che era al volante, - secondo la ricostruzione di carabinieri e polizia - accelerando, è però riuscita a risalire portandosi dall'altra parte del cedimento. I feriti sono lievi. Soltanto la donna incinta, in via precauzionale, è stata portata in elisoccorso all'ospedale San'Elia di Caltanissetta. La strada è stata chiusa in entrambe le direzioni tra lo svincolo Licata Calandrino/innesto statale 123 di Licata e lo svincolo Casale.
Centinaia di passeggeri sono stati evacuati stamattina da un treno-navetta Eurotunnel in viaggio tra Folkstone e Calais, fermatosi dentro il tunnel sotto la Manica. Il convoglio trasportava 382 passeggeri e alcuni automezzi, bloccatosi intorno alle 7.30 di stamane per una caduta dei cavi di tensione. Lo riferisce la società Eurotunnel.
MARE NOSTRUM E' UNA COSTOSA COREOGRAFIA... - Eugenio Benettazzo
Non si parla di cospirazionismo o complottismo ma di exit strategy. L'Europa che ad oggi ha sempre voluto controllare e commisariare tutto quello di cui aveva paura o quello che doveva essere gestito per l'interesse di qualcuno, sino ad ora è sempre rimasta alla finestra lasciando agli italiani il compito di gestire il tutto.
Questo è il principale indizio che vi fa capire come quanto sta accadendo non solo va benissimo, ma anzi deve continuare. Lasciare il tutto nelle mani degli italiani è la soluzione ideale.[...]
Eugenio Benetazzo
Estratto da: "Hanno aperto le gabbie"
Tratto da:
domenica 6 luglio 2014
“Tutti a Roma per fermare la controriforma Renzi / Berlusconi”. - Pancho Pardi
Prepariamoci ad andare davanti al Senato il giorno in cui comincerà in aula la discussione della riforma istituzionale. Ancora non sappiamo quando ma teniamoci pronti. Abbiamo alcuni buoni motivi per farlo.
Il primo. Questo Parlamento composto da nominati in base a una legge elettorale incostituzionale non ha alcuna legittimità a modificare la Costituzione. Solo Camere elette con una legge che restauri il principio dell'articolo 48 (il voto è personale ed eguale) ne avranno il diritto.
Al contrario la legittimità invocata dal governo Renzi poggia su due argomenti inconsistenti.
Le riforme le avrebbe volute il popolo quando ha votato per lui nelle primarie del PD. Renzi, come Berlusconi, è un analfabeta costituzionale: le primarie del PD non sono il suffragio universale e in ogni caso chi l'ha scelto come candidato leader del partito non ha sottoscritto in anticipo le fantasie che ha partorito dopo (il Senato come dopolavoro dei sindaci).
In secondo luogo il successo nelle elezioni europee non sostituisce un successo ancora futuribile nelle elezioni politiche. Nè conferisce nobiltà istituzionale alla chirurgia di partito che l'ha innalzato al vertice del potere politico. La realtà è semplice e cruda: i parlamentari del PD si sono consegnati a lui perché, a torto o a ragione, avevano fiutato che con lui avrebbero portato a termine la legislatura. Dopo di che venga pure il diluvio.
Il secondo motivo. Le riforme non sono di Renzi. Sono di Berlusconi e Renzi e già questo basterebbe ad aumentare la diffidenza. Sono il prodotto di un patto oscuro i cui termini reali sono ignorati anche da parte della classe dirigente PD. Alcune voci della stampa hanno ad esempio già parlato di una promessa di grazia a Berlusconi, anche di fronte a nuove eventuali condanne, mantenuta dal futuro presidente della Repubblica.
Al di là delle illazioni, e senza troppi tecnicismi, le riforme sono pessime.
La legge elettorale è platealmente incostituzionale come quella attuale: con un mostruoso premio di maggioranza mantiene il voto diseguale ed esclude dalla rappresentanza politica milioni di cittadini. Se mai dovesse essere approvata e promulgata faremo scattare decine di ricorsi analoghi a quello che ha prodotto la dura critica della Corte Costituzionale alla legge attuale.
La riforma del Senato è un brutto pasticcio con un fine chiarissimo. Il pasticcio: non è più, forse, il dopolavoro sindaci ma sarà, forse, il dopolavoro consiglieri regionali. Le sue competenze sono aumentate rispetto al disegno originale, ma l'aumento (insufficiente perché sottrae al Senato importanti questioni di diritto universale) è un espediente retorico per mascherare il declassamento.
Il fine: declassare il Senato e lasciare intatta la Camera, formata sulla base di una legge elettorale ultramaggioritaria, permette al partito che prende più voti un dominio assoluto: dittatura della maggioranza e dittatura del leader sulla sua stessa maggioranza. Svuotare il Senato significa fare della Camera, unica assemblea elettiva, un organismo prono al volere del capo. Era il sogno di Berlusconi: Renzi sta applicando il programma che Berlusconi non era riuscito a realizzare.
La rappresentanza politica non conta più nulla, la governabilità è tutto. Con la stessa logica i provvedimenti del governo Renzi svuotano dall'interno l'articolazione democratica e i diritti sindacali dei grandi organismi pubblici (scuola, amministrazione).
Il sindaco di Firenze faceva il "mestiere più bello del mondo" ma alla prima occasione se n'è liberato per farne un altro ancora più bello. Ma è rimasto sindaco: si comporta come se fosse stato eletto direttamente dal popolo. Invece si trova dov'è non per volontà del popolo ma per volontà del suo partito o, meglio ancora, perché il suo partito si è arreso alla sua volontà.
Lottare per più di un decennio contro Berlusconi e ritrovarsi nelle mani di Renzi non è un destino accettabile. Chi ha impedito a Berlusconi, leader della destra, di rovinare la Costituzione non può lasciare che lo faccia Renzi, che si dice di centrosinistra. Aggiornare la Costituzione si può fare ma va fatto con sapienza ed equilibrio e soprattutto senza farsi prendere la mano dall'analfabetismo costituzionale.
Facciamo appello a tutti i parlamentari dotati di spirito democratico affinché sappiano comportarsi in commissione e in aula con dignità e onore.
Facciamo appello ai cittadini affinché sentano il bisogno di manifestare in prima persona il loro diritto-dovere di custodi della Costituzione.
Scambiamoci la promessa di ritrovarci tutti insieme, senza sigle e senza bandiere, davanti al Senato il giorno in cui la legge andrà in aula.
Appena sarà noto il giorno tutti pronti a partire per Roma.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/tutti-a-roma-per-fermare-la-controriforma-renzi-berlusconi-lappello-di-pancho-pardi/
Allego anche un commento in calce all'articolo che ritengo valga la pena di leggere:
Antonella Policastrese · Segui · Top Commentator · Mia
Molte parole non sono mai indizio di molta sapienza. (Talète) Che Renzi non abbia saggezza e sapienza lo dimostra il fatto di non conoscere la storia del senato, una delle più antiche istituzioni per il funzionamento della democrazia. Secondo la tradizione fu Romolo ad averlo costituito. Il termine senex significa vecchio,perchè inizialmente i membri del senato erano gli anziani del popolo romano.Tutto aveva una sua logica, in quanto c'era e c'è la convinzione che la saggezza sia figlia dell'esperienza. Non solo Renzi non possiede nè saggezza, nè esperienza, ma non conosce a fondo la storia se in un impeto di parole, usate per dimostrare la sua competenza di oratore, arriva a parlare di rapporto tra Cicerone e Pericle citando le figure di Enea ed Anchise. Evidentemente ha dimenticato le date in cui i due illustri personaggi hanno vissuto come ignora il significato della parola rapporto. Renzi fa talmente confusione da aver scambiato il Pd con il partito comunista cinese, dentro il quale a governare è il segretario della repubblica cinese. Qui siamo in Italia, garantiti da una costituzione che il zelante oratore vuole stravolgere con patti stretti con un condannato e figure simili a Richelieu. Pur di ottenere il risultato governando da nominato, non ha esitato a cambiare i membri delle commissioni che si opponevano a un disegno così scellerato. Il senato diventerebbe il luogo deputato per i propri adepti, sindaci e consiglieri che nelle singole realtà pur di essere eletti non disdegnano pacchetti di voti con uomini appartenenti al sottobosco della legalità. La Costituzione deve essere un discorso condiviso ed urge difenderla prima di finire nelle mani di berlusconi, in quanto a manovrare è sempre lui , e grazie ad un inutile idiota sta portando avanti riforme al limite della legalità.
Il trionfo dell'ipocrisia e il dibattito censurato. - Sergio Di Cori Modigliani
"Dietro a tanta furbizia c'è poca intelligenza, un paese di furbi è anche un paese di ignoranti e cafoni, qualcuno potrebbe dire che secondo il principio democratico se loro sono la maggioranza hanno il diritto di continuare ad essere così e autodistruggersi trascinandoci con loro. Così sarebbe, dico io, se fossero consci delle conseguenze di certe scelte e correttamente informati.Insomma, ci tocca pure essere pazienti e gentili terapeuti di chi ci sta distruggendo "inconsciamente", meno male che c'è il vino.."
commentatore dei forum di questo blog che ha scelto di firmarsi Alessandro.
"La mafia non esiste, è una invenzione dei giornalisti".
Questo è ciò che sostenevano i mafiosi negli anni'50, '60, '70.
Poi, il paese è cresciuto, prima economicamente, di conseguenza anche socialmente e politicamente. Poteva contare allora su una solida opposizione (reale, vera, pungente ed efficace) e sulla partecipazione attiva di artisti, intellettuali, opinionisti, giornalisti, che oggi non esiste.
Se ne sente la mancanza, se ne avverte la latitanza.
A Bruxelles, ieri pomeriggio, il leader politico Beppe Grillo, in conferenza stampa, ha detto "Non date i fondi europei all'Italia, in Campania, Calabria, Sicilia, finiscono poi nelle mani della mafia".
Non si trattava di uno scoop. Non era neppure una informazione o una notizia.
Era piuttosto la condivisione pubblica del cosiddetto segreto di Pulcinella, metaforica (nonchè immortale) maschera nostrana che il PD ha spostato e trasferito in un'altrettanto immortale maschera nostrana: Arlecchino servo di due padroni.
Apriti cielo!
Irrompe la contestazione dei furbetti, furboni, furbastri della sinistra (pro domo loro) che si indignano nel nome di una pulizia patriottica in salsa etica.
Falsa quanto ipocrita.
L'epopea del deputato piddino Fracantonio Genovese, finito in manette perchè accusato di essersi appropriato di svariati milioni dei fondi europei, la dice lunga in questa materia.
All'esistenza della mafia bisogna aggiungerci l'ignavia e la serena pigrizia cinica dei cittadini italiani, disinformati, avviliti, depressi, che pagano sulla propria pelle la loro scelta di non diventare cittadini attivi e di non impegnarsi. Lo dimostra il fatto che il 31 ottobre del 2013 ben 3,5 miliardi di euro messi a disposizione dai fondi europei per le quattro regioni meridionali italiane è ritornata indietro a Bruxelles perché non utilizzati. I pochi presentati erano sbagliati, fuori norma, obsoleti.
Se li sono presi gli spagnoli il giorno dopo presentando domande formalmente impeccabili, che hanno consentito il varo di ben 8.560 nuove startup che hanno dato lavoro a ben 90.000 giovani disoccupati iberici (laureati con specifiche competenze tecniche) intervenendo in maniera pragmatica nella guerra contro i due grandi e veri nemici dell'Europa: mancanza di lavoro e insostenibile tasso di disoccupazione.
Degli svariati miliardi di euro messi a disposizione dai fondi europei, è stato calcolato che la gran parte dei fondi è finita nelle mani della dirigenza politica più abile (e furba) che compone i partiti verticali. Valga per tutti un esempio: la fondazione di Massimo D'Alema ha ottenuto nell'ultimo decennio ben 16,7 milioni di euro. Ai quali bisogna aggiungere quelli avuti dalla fondazione di Raffaele Fitto, di Renato Brunetta, di Sergio Chiamparino, di Roberto Formigoni, dei coniugi Finocchiaro, di Enrico Letta, dei fratelli Cosentino, di Galan, di Scoppelliti......devo continuare?
La lista è davvero molto lunga.
E' lunga quanto lo stivale.
Perchè la mafia non è più il picciotto siculo con la scoppola in testa e la lupara al fianco, quello è l'aspetto folcloristico della deriva piattamente criminale. Esiste ancora, purtroppo, ma è facilmente identificabile.
La mafia è diventata un concetto mentale assorbito dai funzionari dei partiti italiani che hanno ormai fatto proprio il concetto di Cosa Nostra, ritenendo che tra bene pubblico e bene privato non vi sia alcuna differenza, ritenendosi quindi legittimati a spendere danaro pubblico (quelli eleganti) e ad appropriarsi (quelli ladri) di risorse finanziarie messe a disposizione della collettività, perchè su 100 euro, una percentuale va al partito, un'altra serve a pagare funzionari corrotti, un'altra mantiene e foraggia le clientele di votanti, e poi c'è la quota parte che (tra quelli abili e high tech) finisce sui conti estero su estero, molto ben blindati, oppure (tra quelli più volgari e beceri) vengono utilizzati per costruirsi una villa mega galattica, acquistare gioielli, ecc.
E' piatta cronaca di tutti i giorni, che alimenta il livore, diffonde l'avvilimento, produce rabbia, disperazione e soprattutto depressione generalizzata, aggravando ulteriormente (dopo il danno c'è anche la beffa) il costo complessivo sociale di cui si dovranno fare carico le strutture sanitarie pubbliche, il welfare, le famiglie.
La mafia mentale impoverisce il territorio e aggrava la crisi.
Era ora che il segreto di Pulcinella venisse diffuso e divulgato in tutta Europa.
Riviste settimanali, mensili, tivvù locali, cooperative teatrali, produzioni cinematografiche, centri culturali, case editrici, aziende di agriturismo, hanno dato lavoro a masse di disoccupati immeritevoli auto-eletti e auto-promossi al rango di scrittori, registi, giornalisti, operatori alberghieri, intellettuali, che hanno goduto di briciole comunitarie versate a pioggia nel territorio, attraverso la malleveria dei partiti e spesso gestiti in loco dai boss locali della mafia, della 'ndrangheta e della camorra nell'intero territorio nazionale.
E quelli portano voti: a questo servono i fondi europei
E la Merkel lo sa benissimo.
E dal suo punto di vista ha ragione.
I tedeschi, dal loro punto di vista hanno ragione al 100%.
Ma come?
Finalmente c'è un leader italiano che ha il coraggio di andare in Europa e divulgare in tutto il continente il macabro segreto di Pulcinella "l'Italia è un paese di mafiosi" e protestano e insorgono quelli che su facebook, twitter, nei comizi, nei libri, alla tivvù, sui quotidiani, sostengono di voler combattere la mafia?
Oggi, la negano?
In questo paese ormai votato all'inefficienza e all'inefficacia, nel nome del rispetto delle logiche mafiose imprenditoriali, c'è addirittura chi osa protestare perchè si divulga il fatto notorio che siamo mafiosi?
Hanno distrutto perfino l'unica industria d'impresa che funzionava in Italia: il calcio.
Hanno fatto allenare la squadra a un ometto senza arte nè parte, un fallito di successo, noto per la sua caratterialità flebile, senza spina dorsale, prono soltanto alla salvaguardia degli interessi di Berlusconi e della Fiat, tutto qui.
Hanno dato al paese la mazzata definitiva (dopo la figuraccia ai mondiali) una settimana fa, quando la Lega Calcio non ha accettato il risultato legale di un'asta pubblica legale nella quale l'offerta proposta da Sky era superiore di 156 milioni di euro a quella fatta da Mediaset.
"Stai sereno Silvio, ci penso io" gli deve aver detto qualcuno.
E così, questa mattina, un delinquente pregiudicato che risulta essere -come soggetto politico- co-fondatore di un partito insieme a una persona che adesso sta in galera, condannato in via definitiva perchè identificato, processato e sentenziato come mafioso, incontra il nostro premier e il paese lo trova un evento normale?
Grazie alla truffa ai danni di Sky di cui nessuno parla, Mediaset -decotta e moribonda- ringrazia e va a chiudere con Renzi garantendo che l'accordo regge.
Lo credo bene che regge.
O meglio, regge ancora per un po' la sua decotta attività.
Trascorrerà delle buone vacanze grazie ai soldi vostri che la Lega Calcio ha provveduto a elargire nel nome di principio illegale, anti-economico e sostanzialmente mafioso.
Il giorno in cui la Lega Calcio doveva decidere, sul corriere della sera compariva il Grande Pizzino con la truppa compiacente schierata in campo.
E oggi, finalmente, Mediaset celebra con un aumento notevole del proprio titolo in borsa.
Noi stiamo pagando oggi i guadagni in borsa di Berlusconi, che ringrazierà questa sera la coniuge di Dell'Utri, regalandole magari un volume raro del '500 di prezioso valore, da consegnare al marito in galera per meriti conquistati sul campo.
E io devo pure sorbirmi l'ipocrisia ipocrita di chi si indigna per la frase (che definirei tenue, moderata e -per i miei gusti personali- fin troppo calma) che certifica e firma il fallimento etico della nazione, la sua deriva morale e la propria incapacità collettiva di indignazione?
Un'occasione persa.
Davvero c'era la possibilità di scendere in campo sostenendo l'unico slogan post-ideologico che può aiutare l'Italia: fuori la mafia dallo Stato.
Perchè l'unica rivoluzione sostenibile, l'unica rivoluzione auspicabile, l'unica rivoluzione alla quale io mi sento di aderire è la rivoluzione della vocale: da COsa Nostra a CAsa Nostra.
E' l'obiettivo minimo.
E' la nostra bandiera.
E' il nostro mantra.
E' il primo mattone della Nuova Italia che verrà.
E' l'unica possibilità di potersi far rispettare in Europa.
Fintantochè i soldi europei finiranno nelle mani delle fondazioni gestite e presiedute dalla inguardabile classe dirigente politica dei partiti verticali, in questo paese non cambierà nulla.
Ben venga il segreto di Pulcinella.
Che Frau Merkel chiuda pure i rubinetti.
Perchè noi, l'accesso ai fondi europei, è un lusso che non ci possiamo permettere.
Questa è la realtà lapalissiana, nuda e cruda.
Prendiamone atto e diventiamo un popolo maturo e adulto.
Perchè non parliamo, invece, dei miliardi di euro che le fondazioni partitiche hanno ottenuto negli ultimi 10 anni dai fondi europei?
Come mai non c'è dibattito su questo argomento?
Come mai non vengono rese pubbliche le cifre, le attribuzioni, le competenze, gli obiettivi?
Grazie per l'attenzione.
Qui di seguito vi propongo -dopo la frase ad impatto mediatico di ieri-- un'argomentazione più elaborata sui fondi europei. Pensateci, cercate di comprendere e dibattete.
Sostiene, infatti, Beppe Grillo:
"I Fondi strutturali rappresentano il principale strumento della politica di coesione dell`Unione europea e dovrebbero concorrere significativamente allo sviluppo socio economico delle regioni, in particolare quelle con le maggiori carenze. L'Italia per il periodo di programmazione 2007-2013 ha ricevuto dall'Europa 28,8 miliardi di Euro pari a circa l’8% del budget dell'Unione europea destinato alla politica di coesione, di cui 21.64 miliardi di Euro per le Regioni in obiettivo convergenza, ovvero alcune Regioni del sud (Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e Basilicata). E' proprio in queste Regioni che si collocano le maggiori risorse ma (si registrano anche i più forti ritardi nella loro spesa. Questi ritardi pongono l'Italia tra gli stati che hanno speso meno: peggio di noi troviamo solo la Bulgaria, la Romania, Cipro e la Slovacchia, senza considerare la Croazia da poco nell'Unione europea. Con una percentuale di spesa ad oggi pari intorno al 54% (ad un anno e mezzo dalla ultima possibilità di spendere) rischiamo di dover restituire all'Europa circa 13 miliardi di Euro.
Cosa non funziona nel nostro sistema di gestione di queste importanti risorse?
I Fondi strutturali vengono nella quasi totalità amministrati dalle Regioni in attuazione di un Programma operativo concordato e in linea con quello nazionale. Ma la mancanza di chiare e strutturate politiche in molti ambiti prioritari dell´azione dei Fondi e di una credibile politica di lungo termine fanno sí che l´efficacia degli interventi venga frammentata e dispersa in mille azioni, spesso legate a logiche politiche locali e clientelari.
L´efficacia dei Fondi strutturali dipende anche da un altro fattore: la qualità dei governi locali. Le Regioni più ricche (quindi con meno risorse) sembrano essere le più virtuose nell'attuazione delle politiche strutturali. Al contrario le regioni del Sud Italia, che dispongono della maggiore dotazione di fondi comunitari, mostrano una bassa propensione alla spesa. Sono principalmente queste ultime che per evitare la mannaia del disimpegno automatico dei fondi ricorrono ai cosiddetti progetti “sponda”. Somme già stanziate (o spese) per interventi già avviati vengono inserite contabilmente nel PO (Programma Operativo) regionale per sostituire (o integrare) - a patto che siano coerenti - quegli interventi bloccati per irregolarità o scarsa capacità operativa. Queste somme sono presentate alla UE come “spesa certificata” per il rimborso del cofinanziamento europeo, come se fossero il risultato dell’attuazione di programmi finanziati con fondi europei. La Regione ottiene risorse ormai svincolate da qualsiasi obbligo di destinazione, da utilizzare per finanziare qualunque tipo di intervento (dalla manutenzione delle strade ai corsi di formazione per i dirigenti regionali)
Una maggiore consapevolezza delle opportunità offerte dai Fondi comunitari potrebbe generare una maggiore pressione delle categorie interessate (ONG, Associazioni di categoria, associazioni ambientaliste), attraverso le parti sociali, nei confronti delle autorità di gestione dei fondi".
I Fondi strutturali vengono nella quasi totalità amministrati dalle Regioni in attuazione di un Programma operativo concordato e in linea con quello nazionale. Ma la mancanza di chiare e strutturate politiche in molti ambiti prioritari dell´azione dei Fondi e di una credibile politica di lungo termine fanno sí che l´efficacia degli interventi venga frammentata e dispersa in mille azioni, spesso legate a logiche politiche locali e clientelari.
L´efficacia dei Fondi strutturali dipende anche da un altro fattore: la qualità dei governi locali. Le Regioni più ricche (quindi con meno risorse) sembrano essere le più virtuose nell'attuazione delle politiche strutturali. Al contrario le regioni del Sud Italia, che dispongono della maggiore dotazione di fondi comunitari, mostrano una bassa propensione alla spesa. Sono principalmente queste ultime che per evitare la mannaia del disimpegno automatico dei fondi ricorrono ai cosiddetti progetti “sponda”. Somme già stanziate (o spese) per interventi già avviati vengono inserite contabilmente nel PO (Programma Operativo) regionale per sostituire (o integrare) - a patto che siano coerenti - quegli interventi bloccati per irregolarità o scarsa capacità operativa. Queste somme sono presentate alla UE come “spesa certificata” per il rimborso del cofinanziamento europeo, come se fossero il risultato dell’attuazione di programmi finanziati con fondi europei. La Regione ottiene risorse ormai svincolate da qualsiasi obbligo di destinazione, da utilizzare per finanziare qualunque tipo di intervento (dalla manutenzione delle strade ai corsi di formazione per i dirigenti regionali)
Una maggiore consapevolezza delle opportunità offerte dai Fondi comunitari potrebbe generare una maggiore pressione delle categorie interessate (ONG, Associazioni di categoria, associazioni ambientaliste), attraverso le parti sociali, nei confronti delle autorità di gestione dei fondi".
DEBORA BILLI AI TEMPI DEL COLERA VIA WEB. - Pino Cabras
Come le polemiche istantanee del web hanno ingigantito la portata di una battuta di Debora Billi. Ai tempi di Biagi, invece... [Pino Cabras]
Tutta la blogosfera sa che Debora Billi, dell'ufficio comunicazione dei deputati M5S, ha scritto su Facebook un commento infelice sulla morte dell'artista Giorgio Faletti («Se ne è andato Giorgio. Quello sbagliato #Faletti»).
Rispetto a questo errore, su cui si sono accaniti giornalisti e linciatori da tastiera, non faccio un tweet, ma parto da lontano, dal 1973.
In quell'anno Napoli passò due mesi da incubo per un'epidemia di colera causata da cozze d'importazione, che provocò marasma, confusione, quarant'anni di "Napoli colera" urlato dagli ossessi negli stadi, ma soprattutto causò decine di terribili lutti che segnarono per sempre altrettante famiglie. Non mancarono le polemiche politiche sulla gestione dell'emergenza, che bersagliarono la famiglia politica dominante in Campania, i Gava del pluriministro Silvio (1901-1999) e dell'astro nascente Antonio (1930-2008), leader dei dorotei democristiani.
In quell'anno Napoli passò due mesi da incubo per un'epidemia di colera causata da cozze d'importazione, che provocò marasma, confusione, quarant'anni di "Napoli colera" urlato dagli ossessi negli stadi, ma soprattutto causò decine di terribili lutti che segnarono per sempre altrettante famiglie. Non mancarono le polemiche politiche sulla gestione dell'emergenza, che bersagliarono la famiglia politica dominante in Campania, i Gava del pluriministro Silvio (1901-1999) e dell'astro nascente Antonio (1930-2008), leader dei dorotei democristiani.
Enzo Biagi (1920-2007), venerato maestro del giornalismo italiano, disse: «Il colera passa, i Gava restano. È dunque vero che se ne vanno sempre i migliori.» La battuta è stata inserita dal Corriere della Sera nella lista delle migliori di Biagi, ed è anche la battuta n. 648 del celebre libro "Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano".
Al presidente della Repubblica di allora, il napoletano Giovanni Leone (1908-2001), mentre era in visita a Pisa, gli studenti che lo contestavano gli augurarono di morire di colera. Leone rispose esibendo il poco presidenziale gesto delle corna. E finì lì.
Silvio Gava , Antonio Gava , Enzo Biagi, Giovanni Leone, se ne sono tutti andati prima dell'epoca irriflessiva di Facebook e di Twitter. Perciò non sapremo mai che tipo di reazioni e controreazioni si sarebbero innescate sulla battuta di Biagi. Mi immagino il rimbalzo frenetico sui social network di dichiarazioni dei familiari delle vittime del colera contro un presunto sciacallaggio sulla loro tragedia, affrontata con troppa leggerezza. Mi immagino la valanga crescere su se stessa, tweet dopo tweet, a ingigantire la portata della battuta, scavandone i risvolti irriguardosi, e così via. La battuta sarebbe stata un'altra cosa da quel che è stata, e le polemiche istantanee del web avrebbero scagliato di tutto contro il demone satirico che aveva spinto un giornalista a lanciarsi in una battuta cattiva, senza calcolare se tagliasse la pelle dei nemici, se avesse invece un doppio taglio, o se tagliasse solo la propria pelle.
Un politico della stessa generazione di Napolitano, lo svedese Olof Palme (1927-1986), parlando delle grandi sfide dell'umanità, disse che quella generazione era la prima che «non poteva permettersi di sbagliare». Quella generazione ha sbagliato invece tanto, troppo, e il conto drammatico di quegli sbagli minaccia tutti noi: guerre assurde, insicurezza energetica, neoliberismo, catastrofi ambientali. Sono gli argomenti su cui da anni Debora Billi scrive articoli molto belli, informati, ironici, degli autentici piccoli capolavori di sintesi, sempre animati da un pungente spirito wit. Cercateli in Rete, anziché scegliere dal cesto solo le ciliege storte.
Scoprirete che è perlomeno esagerato applicare a lei, anziché alla generazione Napolitano, il principio che «non poteva permettersi di sbagliare». Basta con la caccia alle streghe.
Quanto al presidente Giorgio Napolitano (1925-2125), sono certo che gli basterà aggiornare le manovre di sicurezza manuali del suo predecessore e concittadino, e tutto si aggiusterà.
Sicilia, 100 milioni di buco nella sanità. Corte Conti: “Bilancio incongruente”. - Giuseppe Pipitone
Tra gli altri rilievi della magistratura contabile anche il doppio dei dirigenti rispetto alle altre Regioni. Ma il presidente Crocetta è soddisfatto: "E' stato riconosciuto il lavoro fatto".
Quindici miliardi di euro di residui attivi, un dirigente ogni 9 dipendenti, cento milioni di buco nella sanità. Sono rilievi pesanti quelli che la Corte dei Conti ha riservato al bilancio 2013 dellaRegione Sicilia. I magistrati contabili, nei giorni scorsi, hanno dato il via libera all’esercizio di bilancio 2013, ma il ritratto dei conti regionali tratteggiato dal giudizio di parifica è impietoso. “Nel riconoscere la parifica del bilancio della Regione la Corte dei Conti riconosce al governo il lavoro già realizzato e le proposte di riforma contenute in alcuni significativi settori di intervento” ha commentato entusiasta il governatore Rosario Crocetta. Leggere il giudizio della Corte però consiglierebbe di frenare gli entusiasmi. “Incongruente” è l’aggettivo utilizzato più spesso dai magistrati per definire il bilancio di Palazzo d’Orleans.
Prima tegola, come capita ormai da anni, è il capitolo dei residui attivi, i crediti mai riscossi dalla Regione Sicilia, che hanno ormai raggiunto quota 15 miliardi di euro, 11 ereditati dalle passate amministrazioni. Diminuiscono, seppur di poco, i debiti della Regione: 5 miliardi di euro il passivo, che però presto potrebbe tornare a crescere “a causa della crisi economica e dei tagli imposti dallo Stato” scrivono sempre i magistrati contabili. Una vera e propria grana è invece rappresentata dalla Sanità che nel 2013 ha fatto registrare un buco di quasi cento milioni di euro.
Un capitolo a parte è invece rappresentato dalla questione inerente ai dirigenti: in Sicilia sono 1800: in pratica uno ogni nove dipendenti, più del doppio rispetto alle altre regioni dove il rapporto e di uno ogni venti. Il procuratore generale Diana Calaciura ha poi puntato il dito sulla dilagante corruzione nella pubblica amministrazione. Una corruzione che, secondo il magistrato, si mostra anche con il volto di “consulenze inutili e incarichi fiduciari”. “Lo diciamo anche noi da tempo” ha commentato Crocetta, finito nel frattempo al centro delle polemiche per un accordo siglato col ministero delle Finanze. “La Regione Siciliana – si legge nel testo sottoscritto il 5 giugno – si impegna a ritirare tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi in materia di finanza pubblica promossi prima del presente accordo, o comunque di rinunciare per gli anni 20014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento”. In pratica il governatore rinuncia preventivamente ad incassare qualsiasi indennizzo dovuto alla vittoria di contenziosi contro lo Stato, in cambio di una rinegoziazione del patto di stabilità, che porterebbe liquidi per 500 milioni nelle casse regionali. “È un traditore dei siciliani – lo ha attaccato l’ex assessore al Bilancio Gaetano Armao – Con una firmetta disinvolta ha buttato a mare contenziosi che hanno e che avrebbero dato ingenti risorse alla Sicilia, ma soprattutto svilito ogni forma di autonomia finanziaria”.
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