Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 21 agosto 2014
mercoledì 20 agosto 2014
Funerali di Stato. - Massimo Gramellini
E’ abbastanza spiacevole questa ostinazione degli anziani nel non volere morire.
Sono così evidenti i vantaggi che ne trarrebbe il debito pubblico, finalmente sgravato da spese pensionistiche e sanitarie, per la soddisfazione della Bce, della Trojka e del governo delle giovani marmotte.
Va riconosciuto che le istituzioni, per una volta efficienti e coese, stanno facendo di tutto per agevolare la complessa ma necessaria operazione.
Dopo avere spremuto di tasse le abitazioni che gli anziani avevano comprato nel corso della vita, ora si accingono a prosciugare l’ultima trincea del loro modesto benessere: la pensione.
A questo scopo i bonificatori non esitano a servirsi di un arnese antico e indistruttibile, il populismo, per bollare come immorale un assegno di tremila euro al mese.
Ai puritani del taglio senza anestesia sfugge però che è anche merito di quelle risorse tanto esecrate se in Italia non è ancora scoppiato un conflitto sociale. Il pensionato «benestante», nuovo bersaglio dell’odio collettivo, è in realtà il banchiere superstite e l’ultimo Welfare a cui attingono le generazioni dei disoccupati e dei sottopagati cronici. Per dirla più brutalmente: i nipoti campano grazie ai soldi che i nonni speravano di lasciare ai figli. Adesso una parte di quel denaro dovrebbe trasferirsi dalle tasche dei pensionati a quelle bucate del Tesoro con la formula ipocrita del contributo di solidarietà.
Forse servirà a pagare i funerali: di Stato.
lunedì 18 agosto 2014
Chi controlla il denaro controlla il mondo - Nunzia Penelope
"In Italia gli Agnelli, Bulgari, Delvecchio, Marzotto, Gruppo Pesenti, Gruppo Prada, Dolce e Gabbana, la famiglia Riva, la famiglia Rocca, i Montezemolo, i Della Valle, i Ferrero della Nutella e persino i Delonghi del Pinguino; l’elenco è molto lungo e tutti hanno una rete di società, di cui l’ultima sta sempre in Lussemburgo, Olanda, in paesi a fiscalità privilegiata; però se io ho la fabbrichetta di tubi in Valtellina non la posso portare da nessuna parte e quindi io mi becco la tassazione al 70%, mentre i grandi gruppi no. "Nunzia Penelope, autrice del libro: Caccia al tesoro, Ed. Ponte alle Grazie
"Stiamo come al solito, alla caccia disperata di soldi, l’Italia si prepara a una manovra in autunno, la Germania sta rallentando anche se il suo PIL è positivo e non e' in recessione come noi, si profilano tempi durissimi, tutti a caccia di soldi e di capitali, ma stranamente non li vanno a cercare nell’unico posto dove ci sono, cioè nei paradisi fiscali.
Uno pensa alle Cayman, alle palme, ai gialli americani, in realtà basta andare molto più vicino. Ovviamente in Svizzera, ma anche in Lussemburgo, in Lichtenstein, in Austria, persino in Germania. Questa è una cosa che pochi sanno, ci sono reti di banche particolari dove vige un segreto bancario come quello svizzero. In pratica l’Europa è un grande paradiso fiscale a cielo aperto, l’Europa che piange miseria e che sta alle prese con la crisi ormai da sette anni, non si sa per quale motivo non fa nulla per recuperare le sue sostanze.
Nei paradisi fiscali c’è il più grosso bottino della storia, si parla di circa trenta mila miliardi di dollari, una cifra che rappresenta tutta la ricchezza prodotta in un anno in Europa e negli Stati Uniti; noi. come Italia. contribuiamo parecchio a questa ricchezza, perché secondo una ricerca della Banca d'Italia, siamo in testa alla classifica di esportazione di capitali illeciti. La maggiore parte dei nostri capitali illeciti come è noto va a finire in Svizzera, però ci sono degli interessi particolari che impediscono di riportare a casa i soldi svizzeri e diciamo che lo stock di denaro italiano accumulato nei decenni in Svizzera ammonta a circa mille miliardi. Se teniamo conto che il nostro debito pubblico è di due mila miliardi, praticamente metà sta nascosto in Svizzer; non lo so, forse bisognerebbe fare qualche cosa per riprenderseli.
Questi enormi capitali hanno tre origini, arrivano dalle grandi multinazionali, che li portano lì grazie alle leggi favorevoli che consentono loro di farlo, dall’evasione fiscale, anche lì sfuggendo alle maglie del fisco di tutti i paesi, e poi dal crimine organizzato.
I canali che trasferiscono i capitali da un Paese all’altro sono sempre gli stessi: banche, istituzioni finanziarie, professionisti, come notai, commercialisti, etc., che trattano indistintamente questi soldi che provengono da queste tre fonti. Questo significa che la commistione tra economia pseudo pulita e sporca ormai è assolutamente totale, per cui c’è metà dell’economia mondiale che cuoce nello stesso calderone dei paradisi fiscali.
I paradisi fiscali di per sé sono legali, tanto è vero che hanno sede in un paradiso fiscale praticamente tutte le grandi società italiane, tutte le regine della Borsa, tutte, dall’Enel all’Eni, alle principali banche italiane, Banca intesa, Unicredit, tanto tutte sedi in qualche paese offshore.
Il problema è che sono queste società a non essere trasparenti, cioè nel momento in cui crei una società offshore poi nessuno ci può mettere il naso, quindi ci puoi fare quello che vuoi.
Quale è la differenza? Che questi, lasciando perdere quelli del crimine, sono capitali esentasse, perché la grande multinazionale che grazie agli accordi con l’Irlanda piuttosto che con il Lussemburgo, riesce a pagare un'aliquota fiscale dello 0,05% rispetto al piccolo imprenditore che paga il 70% del prelievo fiscale, poi è chiaro che si può permettere di riportare i capitali qui e di fare ulteriori investimenti. Del piccolo imprenditore ovviamente poi uno si lamenta perché in Italia non investe più nessuno, ti credo, nessuno ha più una lira.
In Italia si è cercato di fare una legge seria in modo che vengano pagate tutte le tasse arretrate sui soldi portati in Svizzera o in altri Paesi, ma soprattutto pretende che si dica come quei soldi sono stati fatti, chi ha aiutato a portarli fuori, se sono frutto di una tangente, se sono stati usati per pagare una tangente. Naturalmente vi rendete conto che in Italia fare tutte queste domande è eversivo.
Tant'è vero che questa legge partorita sotto il governo Monti, è morta lì, poi è stata recuperata sotto il governo Letta che l’ha approvata con un decreto il 28 gennaio e il 14 febbraio è andato a casa, sarà una coincidenza, sicuramente. Di seguito questa legge è stata recuperata nuovamente dal governo Renzi, ha fatto un tour in Commissione Finanze, alla Camera, è andata sotto, sopra, cambiata, trasformata, etc.,e finalmente era stata approvata non molti giorni fa in Commissione Finanze e dopodiché è di nuovo scomparsa.
Uno pensa alle Cayman, alle palme, ai gialli americani, in realtà basta andare molto più vicino. Ovviamente in Svizzera, ma anche in Lussemburgo, in Lichtenstein, in Austria, persino in Germania. Questa è una cosa che pochi sanno, ci sono reti di banche particolari dove vige un segreto bancario come quello svizzero. In pratica l’Europa è un grande paradiso fiscale a cielo aperto, l’Europa che piange miseria e che sta alle prese con la crisi ormai da sette anni, non si sa per quale motivo non fa nulla per recuperare le sue sostanze.
Nei paradisi fiscali c’è il più grosso bottino della storia, si parla di circa trenta mila miliardi di dollari, una cifra che rappresenta tutta la ricchezza prodotta in un anno in Europa e negli Stati Uniti; noi. come Italia. contribuiamo parecchio a questa ricchezza, perché secondo una ricerca della Banca d'Italia, siamo in testa alla classifica di esportazione di capitali illeciti. La maggiore parte dei nostri capitali illeciti come è noto va a finire in Svizzera, però ci sono degli interessi particolari che impediscono di riportare a casa i soldi svizzeri e diciamo che lo stock di denaro italiano accumulato nei decenni in Svizzera ammonta a circa mille miliardi. Se teniamo conto che il nostro debito pubblico è di due mila miliardi, praticamente metà sta nascosto in Svizzer; non lo so, forse bisognerebbe fare qualche cosa per riprenderseli.
Questi enormi capitali hanno tre origini, arrivano dalle grandi multinazionali, che li portano lì grazie alle leggi favorevoli che consentono loro di farlo, dall’evasione fiscale, anche lì sfuggendo alle maglie del fisco di tutti i paesi, e poi dal crimine organizzato.
I canali che trasferiscono i capitali da un Paese all’altro sono sempre gli stessi: banche, istituzioni finanziarie, professionisti, come notai, commercialisti, etc., che trattano indistintamente questi soldi che provengono da queste tre fonti. Questo significa che la commistione tra economia pseudo pulita e sporca ormai è assolutamente totale, per cui c’è metà dell’economia mondiale che cuoce nello stesso calderone dei paradisi fiscali.
I paradisi fiscali di per sé sono legali, tanto è vero che hanno sede in un paradiso fiscale praticamente tutte le grandi società italiane, tutte le regine della Borsa, tutte, dall’Enel all’Eni, alle principali banche italiane, Banca intesa, Unicredit, tanto tutte sedi in qualche paese offshore.
Il problema è che sono queste società a non essere trasparenti, cioè nel momento in cui crei una società offshore poi nessuno ci può mettere il naso, quindi ci puoi fare quello che vuoi.
Quale è la differenza? Che questi, lasciando perdere quelli del crimine, sono capitali esentasse, perché la grande multinazionale che grazie agli accordi con l’Irlanda piuttosto che con il Lussemburgo, riesce a pagare un'aliquota fiscale dello 0,05% rispetto al piccolo imprenditore che paga il 70% del prelievo fiscale, poi è chiaro che si può permettere di riportare i capitali qui e di fare ulteriori investimenti. Del piccolo imprenditore ovviamente poi uno si lamenta perché in Italia non investe più nessuno, ti credo, nessuno ha più una lira.
In Italia si è cercato di fare una legge seria in modo che vengano pagate tutte le tasse arretrate sui soldi portati in Svizzera o in altri Paesi, ma soprattutto pretende che si dica come quei soldi sono stati fatti, chi ha aiutato a portarli fuori, se sono frutto di una tangente, se sono stati usati per pagare una tangente. Naturalmente vi rendete conto che in Italia fare tutte queste domande è eversivo.
Tant'è vero che questa legge partorita sotto il governo Monti, è morta lì, poi è stata recuperata sotto il governo Letta che l’ha approvata con un decreto il 28 gennaio e il 14 febbraio è andato a casa, sarà una coincidenza, sicuramente. Di seguito questa legge è stata recuperata nuovamente dal governo Renzi, ha fatto un tour in Commissione Finanze, alla Camera, è andata sotto, sopra, cambiata, trasformata, etc.,e finalmente era stata approvata non molti giorni fa in Commissione Finanze e dopodiché è di nuovo scomparsa.
Per esempio c’è una ricerca del Politecnico di Zurigo, una delle istituzioni di studio più serie e rigorose che ci sono in Europa, che si può trovare tranquillamente online, dove risulta che tutta l’economia mondiale è controllata da 50 multinazionali, in testa c’è una banca, la Barclays, seguono altre banche molto note, come Goldman Sach, JP Morgan, Deutchbank Merrill Lynch, Bank Of America. 25 di queste multinazionali sono americane, però siamo anche in questa classifica, al 43°posto, con una banca, Unicredit.
Queste 50 multinazionali in buona parte sono anche le stesse che poi ritroviamo nei paradisi fiscali, e sono anche le stesse che hanno gestito tutta l’operazione mondiale sui derivati, la famosa bomba a orologeria che prima o poi esploderà travolgendo tutto il mondo.
Se l’economia mondiale è in queste mani io dubito che l’OCSE con tutta la sua buona volontà, così come dubito che qualsiasi governo riescano a combattere il sistema dei paradisi fiscali e sempre perché sono rimasta ingenua, ancora penso che se i cittadini iniziassero a far sentire la loro voce forse i governi qualche cosa riuscirebbero a fare.
Quando leggete sui giornali che è finito il segreto bancario in Svizzera non credeteci, perché ne stanno nascendo altri. Pensate che il Tibet, si sta attrezzando per diventare un grande paradiso fiscale; allora se tutti i cittadini, tutti i paesi d’Europa e d’America si rendessero conto che il motivo per cui stanno alla fame e pagano tasse spropositate è esattamente questo, quello delle banche, delle multinazionali, dei paradisi fiscali che creano una economia parallela di cui godono solo loro; penso che forse i governi avrebbero la forza di fare finalmente qualche cosa. Quando, per esempio vedo che a capo della Commissione Europea eleggono Jean Claude Junker, persona degnissima, ma guarda caso per vent'anni custode di uno dei paradisi fiscali più blindati d’Europa, il Lussemburgo, qualche dubbio mi viene, d’altra parte il Financial Times è stato l’unico giornale a scrivere un gigantesco articolo contro Junker in quanto ex-capo di un paradiso fiscale.
Perché la Gran Bretagna si oppone a questa nomina? Perché lei è l’altro grandioso paradiso fiscale europeo! Poi uno dice che esiste la sindrome del complotto.
Tornando in Italia, gli Agnelli, Bulgari, Delvecchio, Marzotto, Gruppo Pesenti, Gruppo Prada, Dolce e Gabbana, la famiglia Riva, la famiglia Rocca, i Montezemolo, i Della Valle, i Ferrero della Nutella e persino i Delonghi del Pinguino; l’elenco è molto lungo e tutti hanno una rete di società, di cui l’ultima sta sempre in Lussemburgo, Olanda, in paesi a fiscalità privilegiata; però se io ho la fabbrichetta di tubi in Valtellina non la posso portare da nessuna parte e quindi io mi becco la tassazione al 70%, mentre i grandi gruppi no.
Il problema è che l’Italia non può abbassare le tasse, perché queste imprese intanto stanno fuori e le tasse non le pagano qui!
Questo è il serpente che si morde la coda e è anche il motivo per cui è così difficile uscire da questa situazione. Il momento in cui la Svizzera o il Lussemburgo smettono di fare quello che fanno sono rovinati! Il primo che si muove è morto, quindi o si fa un' operazione tutt' insieme o si rimane così, sempre sospesi sull’abisso, tanto prima o poi ci cadremo dentro.
Noi abbiamo la FIAT, che ha appena trasferito la residenza fiscale in Inghilterra, non è che l’ha trasferita così, perché è più international, ma perché pagherà meno tasse che stando qua, come tutti. Si può impedire questo? Sì, cambiando le leggi, siamo sempre allo stesso punto, però, perché Obama, l’uomo più potente del mondo, il Presidente degli Stati Uniti, non è riuscito ancora a impedire che la Apple gli rubi un milione di dollari l’ora? Ancora non c’è riuscito.
Potrebbe fare una legge per impedire questo? Sì, certo, poi bisogna vedere se il Senato gliela approva, se i poteri forti che hanno finanziato la sua campagna elettorale gliela approvano, senza contare che ha in casa quattro paradisi fiscali: il Delaware, il Wyoming, il Nevada e la Florida, paradisi fiscali blindatissimi e che attirano società, capitali offshore da tutto il resto del mondo.
La questione è complessa e il problema è sempre lo stesso: chi controlla il denaro controlla il mondo, la politica di fronte a questo è totalmente impotente. Io mi auguro sempre che ci sia un primato della politica sui soldi, ma ancora non l’ho visto."
Se l’economia mondiale è in queste mani io dubito che l’OCSE con tutta la sua buona volontà, così come dubito che qualsiasi governo riescano a combattere il sistema dei paradisi fiscali e sempre perché sono rimasta ingenua, ancora penso che se i cittadini iniziassero a far sentire la loro voce forse i governi qualche cosa riuscirebbero a fare.
Quando leggete sui giornali che è finito il segreto bancario in Svizzera non credeteci, perché ne stanno nascendo altri. Pensate che il Tibet, si sta attrezzando per diventare un grande paradiso fiscale; allora se tutti i cittadini, tutti i paesi d’Europa e d’America si rendessero conto che il motivo per cui stanno alla fame e pagano tasse spropositate è esattamente questo, quello delle banche, delle multinazionali, dei paradisi fiscali che creano una economia parallela di cui godono solo loro; penso che forse i governi avrebbero la forza di fare finalmente qualche cosa. Quando, per esempio vedo che a capo della Commissione Europea eleggono Jean Claude Junker, persona degnissima, ma guarda caso per vent'anni custode di uno dei paradisi fiscali più blindati d’Europa, il Lussemburgo, qualche dubbio mi viene, d’altra parte il Financial Times è stato l’unico giornale a scrivere un gigantesco articolo contro Junker in quanto ex-capo di un paradiso fiscale.
Perché la Gran Bretagna si oppone a questa nomina? Perché lei è l’altro grandioso paradiso fiscale europeo! Poi uno dice che esiste la sindrome del complotto.
Tornando in Italia, gli Agnelli, Bulgari, Delvecchio, Marzotto, Gruppo Pesenti, Gruppo Prada, Dolce e Gabbana, la famiglia Riva, la famiglia Rocca, i Montezemolo, i Della Valle, i Ferrero della Nutella e persino i Delonghi del Pinguino; l’elenco è molto lungo e tutti hanno una rete di società, di cui l’ultima sta sempre in Lussemburgo, Olanda, in paesi a fiscalità privilegiata; però se io ho la fabbrichetta di tubi in Valtellina non la posso portare da nessuna parte e quindi io mi becco la tassazione al 70%, mentre i grandi gruppi no.
Il problema è che l’Italia non può abbassare le tasse, perché queste imprese intanto stanno fuori e le tasse non le pagano qui!
Questo è il serpente che si morde la coda e è anche il motivo per cui è così difficile uscire da questa situazione. Il momento in cui la Svizzera o il Lussemburgo smettono di fare quello che fanno sono rovinati! Il primo che si muove è morto, quindi o si fa un' operazione tutt' insieme o si rimane così, sempre sospesi sull’abisso, tanto prima o poi ci cadremo dentro.
Noi abbiamo la FIAT, che ha appena trasferito la residenza fiscale in Inghilterra, non è che l’ha trasferita così, perché è più international, ma perché pagherà meno tasse che stando qua, come tutti. Si può impedire questo? Sì, cambiando le leggi, siamo sempre allo stesso punto, però, perché Obama, l’uomo più potente del mondo, il Presidente degli Stati Uniti, non è riuscito ancora a impedire che la Apple gli rubi un milione di dollari l’ora? Ancora non c’è riuscito.
Potrebbe fare una legge per impedire questo? Sì, certo, poi bisogna vedere se il Senato gliela approva, se i poteri forti che hanno finanziato la sua campagna elettorale gliela approvano, senza contare che ha in casa quattro paradisi fiscali: il Delaware, il Wyoming, il Nevada e la Florida, paradisi fiscali blindatissimi e che attirano società, capitali offshore da tutto il resto del mondo.
La questione è complessa e il problema è sempre lo stesso: chi controlla il denaro controlla il mondo, la politica di fronte a questo è totalmente impotente. Io mi auguro sempre che ci sia un primato della politica sui soldi, ma ancora non l’ho visto."
Nunzia Penelope
Multe stradali, ecco come fare il ricorso e vincere!
Le multe stradali sono un vero e proprio dramma per il proprio portafoglio. Considerato che il Codice della strada è piuttosto rigido in materia sanzionatoria, e che le disattenzioni vengono pagate a carissimo prezzo, cerchiamo di comprendere quando sia possibile non pagare le multe e vincere il ricorso (pur augurandovi di assumere un atteggiamento pienamente rispettoso del Codice e, pertanto, non aver bisogno di leggere queste 5 regole per non pagare le multe):
- Notifica: la notifica della multa deve arrivare entro 90 giorni dalla data di accertamento dell’infrazione al Codice
- La contestazione per eccesso di velocità deve essere immediata se gli autovelox sono gestiti dalla polizia. In caso contrario, sul verbale devono essere spiegati i motivi della mancata contestazione immediata.
- Gli autovelox devono sempre essere segnalati: se così non fosse, la multa potrebbe non esser valida.
- La multa può essere attribuita anche dall’ausiliario del traffico, ma lo stesso deve agire solamente nell’area di sua competenza.
- Il verbale deve essere privo di errori. Ad esempio, deve contenere in modo chiaro quale sia la violazione segnalata, quale sia il numero civico che indichi la posizione dell’auto, la data, il numero di targa e l’esatta denominazione del veicolo.
Ricordiamo che si può impugnare il verbale dinanzi al Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica o dalla contestazione, e dinanzi al Prefetto entro 60 giorni.
Tea Tree Oil: i mille usi, le proprietà e dove trovarlo.
L’olio essenziale di tea tree, noto anche come olio essenziale di melaleuca o tea tree oil, viene estratto dalle foglie dell’albero di Melaleuca alternifolia, specie vegetale originaria dell’Australia. In diverse zone dell’Australia viene tuttora effettuata la raccolta spontanea delle foglie di questa pianta, che in seguito subiranno un delicato processo di distillazione mediante l’impiego di vapore acqueo. Grazie alle sue proprietà curative e disinfettanti, esso viene impiegato sia nella cosmesi naturale che nella detergenza della casa.
Gli oli essenziali di migliore qualità vengono ricavati da specie vegetali coltivate secondo i principi dell’agricoltura biologica e vengono estratti senza l’impiego di solventi chimici. Prima dell’acquisto del vostro olio di tea tree, assicuratevi che esso sia completamente puro e preferibilmente di provenienza biologica o biodinamica (attestata dal marchio Demeter). Una volta tenuti presenti questi parametri, potrete decidere di acquistare il vostro olio essenziale online, nel caso non riusciate a reperirlo in erboristeria o in un negozio di prodotti naturali.
Noi consigliamo questo:
Il tea tree oil ha proprietà antibatteriche, cicatrizzanti, antimicotiche e antiodoranti, che lo rendono una delle sostanze più miracolose che la natura sia in grado di offrirci. Bisogna ricordare però che per il suo impiego è necessario seguire alcune precauzioni. Perché il tea tree sia efficace ne sono infatti di solito sufficienti poche gocce. Nel caso sia necessari applicare l’olio sulla pelle, si raccomanda di diluirne una piccola quantità nell’olio vegetale preferito, in modo da evitare che la sua azione potente possa irritare l’epidermide, soprattutto se già sensibile. Per lo stesso motivo, il tea tre oil, come tutti gli altri oli essenziali, non deve essere applicato direttamente sulle mucose e deve essere tenuto lontano dalla portata dei bambini.
Il tea tree oil è un prodotto altamente concentrato e dall’odore persistente. Il prezzo di un olio di ottima qualità si aggira intorno ai 10 euro. Una confezione, se usata con parsimonia e senza inutili dispersioni, potrà durare molto a lungo. Il consiglio è quindi di fare attenzione alla scadenza al momento dell’acquisto. Nel caso in cui il suo odore risulti eccessivamente sgradevole, si consiglia di mescolarlo ad olio essenziale di limone o di lavanda, a seconda delle necessità. Oli essenziali dalle proprietà analoghe e dal profumo più gradevole, ma un po’meno facilmente reperibili nei negozi fisici, sono quelli di Manuka e di Rosalina.
Assicuratevi che il prodotto che state per acquistare sia munito di contagocce e sia contenuto in una confezione di vetro scuro. Gli oli essenziali sono infatti particolarmente sensibili alla luce. Perciò si suggerisce di conservarli al buio, ad esempio in un cassetto. Ora che ne conoscete le proprietà e che sapete come orientarvi nella scelta del vostro tea tree oil, ecco a voi alcuni suggerimenti per il suo impiego.
http://www.greenme.it/consumare/detergenza/7040-tea-tree-oil-usi
La mia amica Viviana mi scrive:
La mia amica Viviana mi scrive:
"Ho scoperto altre proprietà curative del Tea Tree Oil, non solo è stato miracolosa facendo sparire da subito il fungo che avevo sul petto e sotto le unghie degli alluci, non solo disinfetta la punture di zanzare e dato sul corpo le allontana (ovviamente due gocce su un batuffolo bagnato e strizzato), ma se passato sulla cute della testa lascia cadere stecchiti i pidocchi e messo nell'acqua del risciacquo dei capelli non li fa attaccare.
Poi c'è l'ultima: se ne metti una goccia nello slip previene la candida.
Passato sotto il naso previene il raffreddore.
una goccina messa nell'ombelico combatte la diarrea."
domenica 17 agosto 2014
TUMORE: Scoperta la pianta che lo uccide se combinata col ferro.
Esisterebbe un’erba il cui principio attivo combinato con il ferro sarebbe in grado di uccidere il tumore in sole 16 ore. Il nome di questa pianta è Artemisia annua.
Come già sappiamo,il cancro è la malattia più letale esistente. Gli scienziati cercano costantemente di trovare una cura e, infine, porre fine al cancro. Questa erba ,l’ Artemisia annua, potrebbe uccidere fino al 98% delle cellule tumorali in appena 16 ore. Secondo le ricerche pubblicate in “Life Science”, l’artemisinina, derivata dall’Artemisia annua, è stata utilizzata nella medicina cinese e può uccidere il 98% di cellule del cancro del polmone in meno di 16 ore.
In realtà l’erba in questione da sola sconfigge il 28% delle cellule cancerogene, è la sua combinazione con il ferro che porta alla totale distruzione del tumore.
In passato l’artemisinina è stata utilizzata come un potente rimedio antimalarico ma ora è dimostrato che questa cura è efficace anche nella lotta contro il cancro. Questo perché quando si aggiunge del ferro alle cellule tumorali infettate, attacca selettivamente le cellule “cattive”, e lascia quelle “buone” intatte.
Gli scienziati che seguono le ricerche, condotte presso l’Università della California, hanno dichiarato: “In generale i nostri risultati mostrano che l’artemisinina ferma il fattore di trascrizione ‘E2F1′ e interviene nella distruzione delle cellule tumorali del polmone, il che significa che controlla la crescita e la riproduzione delle cellule del cancro”.
Utilizzando una varietà resistente alle radiazioni delle cellule del cancro al seno (che aveva anche una elevata propensione per l’accumulo di ferro) l’artemisinina si è dimostrata avere un tasso di uccisione del cancro del 75% dopo appena 8 ore, e uno del quasi 100% dopo appena 24 ore.
Su questo aspetto abbiamo raccolto la testimonianza di Amedeo Gioia docente romano che così ha scritto:
“Io sono la prova vivente che la cura con l’artemisia annua funziona, operato due volte di cancro alla vescica esame istiologico G3 e TNM: pT2, invitato a fare delle infiltrazioni di chemio l’oncologo le ha ritenute inutili in quanto i carcinomi avevano colpito anche la prostata e l’ilio (intestino). Ricoverato in urologia al San Filippo Neri per l’asportazione di vescica, prostata ed un tratto dell’intestino, avrei continuato a vivere con le sacchette per l’orina e feci. Ho rifiutato la chemioterapia e mi hanno dimesso dandomi una settimana, massimo due mesi di vita. Mio figlio ha scoperto che esisteva questa pianta, che distrugge le cellule cancerogene, ed e’ riuscito a trovarla in soluzione alcolica (tipo fernet) e ho incominciato ad assumerla, Una correzione nel caffe’ la mattina, un bicchierino dopo pasto ed uno dopo cena. Dopo 48 ore non avevo più dolori e dopo sei giorni orinavo quasi normale (prima ogni 1/2 ora e con dolore). Per controllo ho fatto un’ecografia, esame del sangue per le marche tumorali ed una TAC. Risultato non ho più nulla”.
A conferma di tutto ciò un articolo di una autorevole sito medico PUBMED. Ecco il link:http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15642597
PubMed è un database bibliografico contenente informazioni sulla letteratura scientifica biomedica dal 1949 ad oggi; la cui prima versione online è del gennaio del 1996.[1].
Prodotto dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM) dei National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti, la banca dati viene comunemente interrogata attraverso Entrez, il motore di ricerca messo a punto dall’NCBI per l’individuazione di informazioni biologiche, chimiche e mediche.
PubMed, con oltre 18 milioni di riferimenti bibliografici derivati da circa 5.300 periodici biomedici, consente l’accesso al MEDLINE (Medical Literature Analysis and Retrieval System), l’archivio bibliografico on-line del sistema MEDLARS. PubMed condivide le informazioni di base con Medline e con l’Index Medicus, la corrispondente versione a stampa la cui pubblicazione, per l’avvento degli strumenti informatici, è stata interrotta nel 2004. Rispetto a Medline, PubMed è tuttavia arricchito da riferimenti provenienti da altri database bibliografici secondari specializzati, come l’Index to Dental Literature, l’International Nursing Index, l’Hospital Literature Index e altre fonti d’informazione su specifici settori. Sono oltre 17 milioni gli articoli reperibili tramite abstract, gli articoli tipo review sono in totale oltre 1,5 milioni mentre gli articoli disponibili in free full text (testo integrale) sono oltre 3,1 milioni.
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