lunedì 9 gennaio 2023

Manipolazione, informazione. - Giancarlo Selmi

 

"Se un edificio crolla e la televisione non lo dice, non è mai crollato". Lo ha detto Karl Popper, filosofo ferocemente critico con ciò che chiamava "induzione". Sembra un'affermazione banale, ma non lo è assolutamente. Perché il rapporto causa effetto può essere invertito eppure darà lo stesso risultato: "se un edificio è in piedi però la televisione dice che è crollato, la gente crederà e dirà che è crollato".

È di straordinaria attualità e ci fa riflettere su quanto l'informazione possa orientare le coscienze e, soprattutto, come possa formare l'opinione, addirittura prima di orientarla. La manipolazione dell'informazione è un reato grave in tutti i paesi democratici, meno nel nostro. Comunicare notizie inventate o manipolare le vere, è sanzionato dappertutto.
In tutti i paesi democratici, ma non nel nostro, esistono leggi severe che impediscono i conflitti di interesse nell'editoria. Proprio per evitare ciò che sta succedendo in Italia: il consolidamento di un tumore che ha ramificato le metastasi in tutto (o quasi) il sistema informativo italiano. Non è forse un pericolo per la democrazia?
Non solo manipolazione, ma falsificazione, insabbiamento, silenzio sulle notizie scomode.

Il Tg1 ha rifiutato di passare le immagini della protesta con la vernice dei ragazzi di "ultima generazione". È passato sotto silenzio il ricco aumento per "adeguamento all'inflazione" dei già ricchi vitalizi degli ex Consiglieri regionali della Liguria. Che, peraltro, molte regioni stanno imitando. Adeguamento del quale sono a conoscenza i soli lettori del Fatto Quotidiano. Sul "bipolarismo" della Meloni nessuno parla. Nessuno che abbia messo in evidenza la bipolare attitudine del signor PdC riguardo alle accise sui carburanti e fatto vedere il video con il gridolino "paura", della premier, quando si presentò lo stato a ritirare i 35 euro su 50.
Ora che quei 35 euro li ritira lei stessa, non avremmo diritto a gridare, come fece lei nel famoso video, "paura"? E non avremmo il diritto di esserne informati? Può definirsi un paese del primo mondo, quello in cui facciano informazione un solo giornale ed un comico, il geniale Crozza?

(nella foto Karl Popper) 

https://www.facebook.com/photo?fbid=519677203475969&set=a.397391539037870

domenica 8 gennaio 2023

Un tempo sarebbe stato facile amarmi. - Gabriel Garcia Marquez

 

Un tempo sarebbe stato facile amarmi.
Ero dolce.
Credevo nelle promesse, nelle parole.
Giustificavo tutto, anche il male che sentivo e non ammettevo.
Mi prendevo la colpa, anche se non la capivo.
Pur di non perdere chi amavo, sopportavo ogni mancanza,
anche quando mancavo io e non sapevo più ritrovarmi.
Abbracciavo senza chiedere nulla in cambio.
Ero indifesa.
Da proteggere.
Da distruggere.
Oggi è difficile amarmi, restarmi accanto.
Rispettare i miei spazi, comprendere i miei silenzi, la mia indipendenza,
il mio bisogno di vivere e di costruire usando solo le mie forze.
Io che del mio equilibrio cercato, sofferto e trovato
ne faccio un vanto da gridare al presente ogni giorno.
Io che credo nell’Amore molto più di ieri.
Amore che non ha nulla a che fare con le briciole,
con l’arroganza, con l’assenza, con l’infedeltà.
Oggi è difficile amare la donna che sono diventata.
Dopo i sogni sfumati, le ali spezzate, le labbra spaccate.
Sicura delle mani da stringere che vorrei
e degli occhi che non vorrò più incrociare.
È difficile.
Forse è impossibile.
Sicuramente è raro incontrare un’anima che ci ami oltre noi stessi,
dove fingiamo di essere forti mentre imploriamo gli abbracci
di chi possa amarci sapendoci fragili e imperfetti.
Io dell’amore non so molto, forse.
Non posso insegnarlo.
Ma so che ha a che fare con il rispetto.
E con le scelte che non s’impongono, ma si costruiscono.
Insieme.
Quando si diventa l’unica scelta e mai un’opzione tra tante.
Alla persona che sono stata devo tanto, soprattutto scuse.
Alla persona che sono, un promemoria:
ricordati delle tue ali, ricordati di te.
All’Amore, a quello come dico io.

(Gabriel Garcia Marquez)

venerdì 30 dicembre 2022

Pensioni d’oro e vitalizi: sono 30 mila e costano 1,2 miliardi. Chi li percepisce e quali sono le regole. - Enrico Marro (13-2-2020)

 

Sono almeno 29.829 i pensionati fuori dal sistema Inps perché ex parlamentari, membri o dipendenti degli organi costituzionali e dell’Assemblea regionale della Sicilia. Costano ogni anno quasi 1,2 miliardi di euro.

Quanto costano

Le pensioni medie del personale della Camera (4.700 i pensionati) e del Senato (2.500) oscillano intorno ai 58-59 mila euro lordi all’anno (4.800-4.900 euro al mese). Quelle del personale della presidenza della Repubblica (1.783 pensionati, dice il rapporto, ma il Quirinale precisa che il dato esatto è di 876) sui 53 mila euro mentre gli ex lavoratori della Regione siciliana (17.741) stanno decisamente sotto, prendendo mediamente circa 25.500 euro.
Variano molto invece i vitalizi degli ex parlamentari (851 diretti più 444 di reversibilità al Senato, 1.020 diretti più 520 di reversibilità alla Camera) perché dipendono dal numero di legislature svolte. Tuttavia, in media, l’importo erogato alla Camera è di 70 mila euro per i vitalizi diretti e di 37 mila per quelli di reversibilità. In tutto, i circa 2.700 vitalizi erogati agli ex parlamentari costano 200 milioni l’anno, in media 74mila euro.
Per i 35 vitalizi (24 diretti e 11 di reversibilità) degli ex giudici della Corte costituzionale la spesa è invece di circa 4,3 milioni, in media 125mila euro lordi.

Fuori dall’Inps

Il censimento delle 30 mila pensioni d’oro che formano un mondo pensionistico a parte è contenuto in un capitolo del Rapporto sul welfare di Itinerari previdenziali che presentato il 12 febbraio alla Camera. I dati, si legge, «sono a volte non completi poiché queste istituzioni spesso non comunicano le posizioni all’anagrafe generale gestita dal Ministero del Lavoro tramite l’INPS in base alla legge n. 243/04».

L’altra previdenza

Non rientrano nel sistema generale Camera e Senato, che, in virtù dell’«autodichia» garantita dalla Costituzione, hanno proprie regole previdenziali approvate dagli stessi parlamentari sia per i propri dipendenti sia per deputati e senatori; la Regione Sicilia, «che gestisce un fondo di previdenza sostitutivo per i propri dipendenti», quindi fuori dal regime Inps; la Corte costituzionale per i giudici e i propri dipendenti (anche qui vige un regolamento interno); la Presidenza della Repubblica per il proprio personale; le Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale per le cariche elettive. Infine c’è, chissà perché, il Fama, il Fondo agenti marittimi ed aerei, con sede a Genova, che gestisce la previdenza per gli agenti marittimi.


I vitalizi

Dal primo gennaio 2019 è entrato in vigore il taglio dei vitalizi per gli ex deputati ed ex senatori, fortemente voluto dai 5 Stelle. I vitalizi, si chiamano così le pensioni dei parlamentari, sono stati tagliati, «nella maggioranza dei casi tra il 40 e il 60%», prevedendo un risparmio tra Camera e Senato di «circa 56 milioni all’anno, 280 milioni a legislatura». Il Rapporto ricorda che «pendono ancora molti ricorsi». E proprio in questi giorni è scoppiato il caso della commissione del Senato sul contenzioso orientata ad accoglierli. Per i nuovi parlamentari eletti dal primo gennaio 2012, c’era invece già stata una riforma che aboliva i vitalizi sostituendoli con un sistema pensionistico con regole che tendono a quelle generali. «La prestazione sarà calcolata con il metodo contributivo. Per i parlamentari che possono vantare legislature precedenti è previsto un regime transitorio pro-rata, che tiene conto della quota di assegno vitalizio maturato fino al 31 dicembre 2011 e di quella soggetta al nuovo regime contributivo». Fino al 1997 bastava aver fatto una legislatura (anche se le Camere erano state sciolte anticipatamente) per andare in pensione a 60 anni e per ogni ulteriore legislatura il limite per ottenere il vitalizio si abbassava di 5 anni. Con la riforma, dal 2012 l’età di pensionamento è stata portata a 65 anni e servono 5 anni effettivi di legislatura. Ma per ogni anno in più di presenza in Parlamento l’età pensionabile scende di un anno fino al limite dei 60 anni.


Le Regioni

Per il 2018, si legge nel Rapporto, si può stimare che il numero di assegni corrisposti a titolo di vitalizio per le cariche elettive delle Regioni sono stati 3.300, compresi quelli di reversibilità per una spesa complessiva di 150 milioni di euro, circa 45mila euro medi a testa. La legge di Bilancio per il 2019 ha previsto l’obbligo per le Regioni di procedere al taglio dei vitalizi degli ex consiglieri e, in caso di inadempienza, un taglio del 20% dei trasferimenti erariali a loro favore. Il 3 aprile 2019 è stato poi siglato l’accordo fra Stato e Regioni che ha previsto l’utilizzo del metodo contributivo per il ricalcolo dei vitalizi, sul modello dei parlamentari. «In base ai dati forniti dai consigli regionali (al netto di quello della Sicilia), il risparmio complessivo dovrebbe ammontare ad almeno 22 milioni annui».


https://www.corriere.it/economia/pensioni/20_febbraio_13/pensioni-d-oro-vitalizi-sono-30-mila-costano-12-miliardi-chi-li-percepisce-quali-sono-regole-bec377c4-4d7b-11ea-a2de-b4f1441c3f82.shtml

giovedì 22 dicembre 2022

Colpo di mano di Forza Italia, stop alla microspia Trojan per i reati di corruzione. - Liana Milella

 

Al Senato, il capogruppo forzista Pierantonio Zanettin presenta il disegno di legge per bloccare l'uso del captatore informatico contro i reati della pubblica amministrazione. In collera l'ex procuratore antimafia Cafiero De Raho di M5S, "così s'indebolisce la lotta alle mafie".

ROMA - Stanno smantellando le norme anticorruzione. Via la legge Spazzacorrotti. Prima via i reati contro la pubblica amministrazione dall'ergastolo ostativo. Adesso via anche l'uso del Trojan. E la protagonista continua a essere Forza Italia. Per mano dell'avvocato e senatore Pierantonio Zanettin. Che ha già conquistato la cancellazione dei reati del ceppo della corruzione da quelli "ostativi", che cioè non possono ottenere alcun beneficio, né tantomeno la liberazione condizionale. Adesso un suo nuovo disegno di legge, presentato a palazzo Madama, chiede di eliminare l'uso della microspia Trojan per gli stessi reati contro la pubblica amministrazione. 

A stretto giro s'arrabbia l'ex procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, oggi deputato di M5S e vice presidente della commissione Giustizia che dice: "La maggioranza e il governo stanno indebolendo la forza dello Stato contro le mafie. Il dovere del legislatore invece è quello di proteggere i cittadini, farli sentire tutelati rispetto a ogni forma di malaffare".

Ma al Senato Zanettin cerca di mettere a segno il secondo colpo dopo quello sull'ergastolo ostativo visto che, proprio grazie a un suo emendamento da capogruppo di Forza Italia, tutti i reati che la legge Spazzacorrotti aveva introdotto tra quelli "ostativi" sonno stati eliminati. Corrotti e corruttori potranno di conseguenza ottenere benefici penitenziari più ampi. 

Adesso siamo al secondo round. Sfruttando anche l'onda dell'indagine conoscitiva sulle intercettazioni lanciata in commissione Giustizia dalla presidente, la senatrice leghista Giulia Bongiorno. Contro il Trojan, la microspia inserita nel cellulare che funziona non solo come un registratore, ma anche come una telecamera in grado di registrare e videoregistrare tutto quello che avviene nel suo arco di copertura. 

Zanettin la vede come il diavolo e scrive nella relazione al suo disegno di legge: "È lo strumento che più vìola la sfera di intimità dell'intercettato, con l'evidente rischio di una diversa destinazione d'uso atto a violare la privacy degli individui". E ancora: "I reati contro la pubblica amministrazione vengono di fatto equiparati ai reati per criminalità organizzata e terrorismo, ammettendo l'uso di tale invasivo mezzo di ricerca della prova anche per quanto concerne tali tipologie di reati". Zanettin cita il caso dell'inchiesta sull'ex pm Luca Palamara in cui "chat penalmente irrilevanti, disciplinarmente irrilevanti, hanno comunque penalizzano le carriere di alcuni magistrati". 

La sua idea è chiara, se dovesse passare la sua proposta, e vista la sua maggioranza ciò è ampiamente ipotizzabile, in un'indagine come quella su Palamara l'uso del Trojan non sarebbe più consentito. 

https://www.repubblica.it/politica/2022/12/21/news/colpo_di_mano_di_forza_italia_stop_alla_microspia_trojan_per_i_reati_di_corruzione-380111554/

domenica 11 dicembre 2022

Rimozione forzata. - Marco Travaglio

 

Mezzo milione cash nella cassaforte di casa, sacchi di contanti nel soggiorno, un padre che tenta la fuga con valigioni pieni di banconote, ferie da favola a sbafo, carte di credito intestate a prestanome. Le scene svelate dall’inchiesta sugli eurodeputati a libro paga del Qatar non sono che l’antipasto di uno scandalo gigantesco. Salvo pensare che per comprarsi il Mondiale più scandaloso della storia i munifici emiri si siano accontentati di ungere i papaveri della Fifa, un sindacalista italiano, un ex eurodeputato italiano, il suo portaborse e la fidanzata greca di quest’ultimo, vicepresidente del Parlamento europeo, più alcuni socialisti belgi. La destra esulta con la consolazione dei dannati (“Evviva, ruba pure la sinistra!”). E la sinistra, mentre tuona contro il cash libero e le altre salva-evasori meloniane, tace o balbetta. Come sui 24 mila euro nella cuccia del cane di Cirinnà & Montino a Capalbio: nulla di penalmente rilevante, ma eticamente forse sì. Come su Nicola Oddati, membro della direzione nazionale del Pd e responsabile delle “Agorà” di Letta, beccato a gennaio alla stazione Termini dalla Polizia con 14 mila euro in tasca: indagato per associazione per delinquere e corruzione su vari appalti fra la Campania e la Puglia (era pure commissario a Taranto), si dimise dagli incarichi e non se ne parlò più.

Appena evochi la “questione morale” di Berlinguer, salta sempre su qualcuno a irridere la sua “diversità” da Craxi (che lui chiamava “il gangster”) e a parlare dei rubli da Mosca (paralleli ai dollari da Washington a Dc&C). Un modo per buttare la palla in tribuna, perché Berlinguer e i berlingueriani erano davvero “diversi”. Nel 1983 Diego Novelli, sindaco di Torino, appena seppe da un imprenditore che pagava mazzette e mignotte ai suoi assessori socialisti, lo fece scortare in Procura a denunciarli. Scattarono gli arresti, la giunta rossa cadde e Novelli fu cazziato da Giuliano Amato per non aver “risolto politicamente la questione”. “Moralista” e “manettaro” (“giustizialista” ancora non si usava). Fra la linea Berlinguer-Novelli e la linea Amato, a sinistra molto prima che a destra, vinse la seconda. Centinaia di scandali, mai un dibattito serio e autocritico. Tanto, dall’altra parte, c’era B., il grande alibi e parafulmine che oscurava tutti gli scandali della sinistra. La pacchia, per i figli illegittimi di Berlinguer, finì con l’arrivo dei 5Stelle, che la legalità, oltre a predicarla, finora l’hanno praticata nelle leggi e nelle condotte personali; e con il declino del Caimano, che lascia la sinistra affarista e furbastra nuda come mamma l’ha fatta. Chissà se, di qui al congresso, almeno uno dei candidati o degli 87 saggi spenderà due parole o due righe su un dettagliuccio rimosso da oltre 40 anni: la questione morale.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/11/rimozione-forzata/6901598/

giovedì 8 dicembre 2022

La Spazzaonesti. - Marco Travaglio

 

L’altroieri, mentre Meloni si proclamava “garantista durante le indagini e giustizialista dopo le condanne”, la sua maggioranza con ruota di scorta renziana incorporata depennava i reati contro la Pa da quelli “ostativi” ai benefici penitenziari. Traduzione: la Spazzacorrotti di Bonafede, il miglior Guardasigilli degli ultimi 30 anni, votata da 5Stelle e Lega nel 2019 (Conte-1), diventa Spazzaonesti. A furia d’inventare scappatoie svuotacarceri, sconti, benefici, permessi premio, liberazioni anticipate, semilibertà, servizi sociali, domiciliari e altre “alternative”, entrare in galera senza ammazzare qualcuno o iscriversi a una cosca o trafficare chili di droga o essere senza tetto, è difficilissimo: anche chi si impegna allo spasimo a delinquere viene respinto alle porte del penitenziario e rispedito a casa. Gli anni di reclusione scritti nella sentenza sono finti. Ma questo fa incazzare gli onesti. E i politici, per non perdere voti, si sono inventati una lista di “reati ostativi” ai benefici penitenziari, che aggiornano a ogni “emergenza” criminale. Sono partiti con mafia e terrorismo, poi hanno proseguito con altri reati di “allarme sociale”: violenze sessuali, sequestri di persona, traffico d’esseri umani e di droga, riduzione in schiavitù, violenza sessuale, prostituzione minorile, pedopornografia, persino contrabbando. E fin lì, trattandosi perlopiù di delitti da strada e non da colletti bianchi, nessuno ha mai eccepito nulla. Nemmeno sull’applicazione “retroattiva” della norma a chi aveva commesso il delitto prima che diventasse ostativo: i condannati restavano (e restano) dentro per il tempo stabilito dalla condanna.

Poi il M5S pensò ingenuamente che fossero un’emergenza anche corruzioni, concussioni, truffe, peculati e altre razzie di denaro pubblico. E aggiunsero alla lista i reati contro la Pa. Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi ma convinto di non fare un giorno di galera perché aveva compiuto 70 anni, finì dentro. Apriti cielo. Un colletto bianco detenuto per scontare una pena detentiva: scandalo! Provvide la Consulta dell’apposita Cartabia a bocciare l’applicazione della norma ai reati contro la Pa (e solo quelli, of course) commessi prima che divenissero ostativi. Formigoni intanto era già uscito dopo 5 mesi (su 70) perché un giudice carino aveva anticipato la Corte. Restava un grosso problema per la Casta degli impuniti: chi ha svaligiato la Pa dopo la Spazzacorrotti o intende farlo in futuro rischia il carcere vero. Martedì FdI, Lega, FI e Iv (astenuto l’ottimo Pd) hanno ripristinato il carcere finto: quello vero resta per i contrabbandieri e gli altri, ma non per i corrotti e gli affini. È la certezza della pena modello Meloni&C.: se ti condannano per aver rapinato lo Stato, hai la certezza di farla franca.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/08/la-spazzaonesti/6898978/

martedì 6 dicembre 2022

Ticket restaurant. - Marco Travaglio

 

La manovra Meloni è già stata bocciata da Bankitalia e Corte dei Conti, Istat, Cnel e Upb, docenti e studenti, sanitari e pazienti, sindacati e Confindustria, cattolici e atei, pensionati e giovani ma anche gente di mezza età, Ue e italiani, Nord e Sud. E sta sulle palle persino a Meloni (“il tetto al Pos può scendere”). Ma almeno a due categorie piace: gli evasori fiscali e Ollio&Ollio, alias Renzi&Calenda. La coppia più comica del momento aveva chiesto i voti per il Draghi-2, previsto al massimo in primavera perché “Meloni cadrà in sei mesi”. Ora i pochi elettori che se l’erano bevuta vedono il capocomico Carletto, travestito da Caligola sovrappeso, cazziare FI perché non sostiene Meloni e sostenerla lui al posto loro. Intanto la spalla rignanese annuncia che “nel 2024 farò cadere Meloni e saremo il primo partito”. È “il polo della serietà”. Si aprirebbe un certo spazio per l’opposizione vera, ma il Pd ha il “percorso costituente precongressuale” che richiede tempo perché – si era detto – “prima le idee e poi i nomi”. Purtroppo le idee non si sono trovate (le stanno cercando 87 “saggi”, con rabdomanti e sanbernardo). E si parla solo di nomi. Nomi avvincenti però, che scaldano il cuore degli elettori passati, presenti e futuri. Molto vari, ecco.

Bonaccini è un renziano sostenuto dai renziani. Ricci era renziano, ma piace alla sinistra interna (a quella esterna, meno). De Micheli era sottosegretaria dei renziani Renzi e Gentiloni, ma ce l’ha con Renzi. Schlein è la vice del renziano Bonaccini in Emilia-Romagna ed è appoggiata da Franceschini e Orlando, ex ministri del governo Renzi, però è la più antirenziana su piazza, anche perché non è iscritta al Pd che si candida a guidare. Poi c’è Nardella, renziano al Plasmon e sindaco di Firenze per grazia renziana ricevuta: pareva si candidasse pure lui, poi fu in corsa per un “ticket” con Schlein per alleviarne l’antirenzismo, invece farà ticket con Bonaccini per incrementarne il renzismo: è come il ficus, dove lo metti sta. L’idea del “ticket” è arrapante, anche se nessuno sa cosa voglia dire: in 15 anni il Pd ha avuto 10 segretari che sbagliavano da soli, mai in coppia. Quindi che succede se vince Bonaccini? Fa un po’ per uno con Nardella? O Nardella, oltre al sindaco a tempo perso, fa il presidente del Pd? Ma il presidente del Pd non conta nulla: l’ha fatto pure Orfini. L’attuale, Valentina Cuppi, nessuno sa chi sia: nemmeno Letta, che s’è pure scordato di farla eleggere. Ora Renzi intima al Pd di appoggiare Moratti in Lombardia e di ritirare Majorino, che deve “accettare il ticket con lei”: cioè le porterà caffè e cornetto ogni mattina. Il fatto che Majorino combatta Moratti da quando aveva i calzoni corti è un dettaglio superabile: “Ticket” è la parola magica che fa evaporare le idee. E gli elettori.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/06/ticket-restaurant/6896886/