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martedì 20 ottobre 2020

Prima noi. - Rino Ingarozza

 

Certo che la Lega è in continua evoluzione.

È partita con "Prima la Lombardia"
poi è passata a "Prima il Nord/est"
Subito dopo ....."ma si, aggiungiamo anche il Nord/ovest" e quindi "Prima il nord .... ma nord nord"
Ma quasi quasi ....aggiungiamo anche la Toscana, l'Emilia Romagna e la Liguria. E allora.... "Prima il nord nord, ma anche il nord un po' meno nord".
Passano gli anni e ...... ma si, facciamo pace con Roma ladrona e mettiamoci anche le Marche e l'Umbria.
E allora ......"Prima il nord nord, il nord un po' meno nord, e il centro"
Poi arriva Salvini e ......"Ma io ho sempre amato Napoli, il suo dialetto, Peppino di Capri, le canzoni classiche e i neomelodici. "🎶🎶..Dicitencellu a sta cumpagna vosta...🎶🎶🎶🎶".
E Matera? Amo i sassi. Anche se prima me li tiravano addosso.
E Crotone? Il bel mare di Crotone, la sua storia, Pitagora.
E Poi Bari, quella vecchia e quella nuova. E Palermo? Mamma mia Mondello ....
E Cagliari? Ajo'......E Campobasso, con i suoi musei.
Insomma tutto il sud.
E quindi ....."Prima il nord nord, il nord un po' meno nord, il centro, il sud e le isole".
Si narra che qualcuno lo avvicino' e gli sussurro' in un orecchio "Segretario, si chiama Italia. Quello che ha detto prima va bene, lo ha studiato bene. Anche la canzoncina ha imparato a memoria. Ora mi raccomando, non sbagli il nome".
Ok, disse lui, e allora Prima l'Itaglia.
"Italia, segretario, Italia. Senza la "G" gli suggerirono ancora.
E allora fu ......Prima l'Italia e prima gli itagliani. "Italiani ....segrata' italiani ........e che caxxo".
Il testimone passò di mano in mano.
Prima Bossi, poi Maroni e, infine, Salvini.......il grande, irreprensibile Matteo Salvini. Non sapevo facesse politica (direbbe Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo). Di male in peggio.
Pian piano, però, iniziarono a venir fuori molte magagne della Lega.
Il suo fondatore, Umberto Bossi, venne addirittura condannato, in maniera definitiva, a otto mesi di reclusione, per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti.
In pratica i soldi che noi tutti, con le nostre tasse, donavamo al suo partito, lui li usava per cose personali. Si ristrutturo' il palazzo dove viveva. Pago' la laurea all'estero del figliolo prediletto, detto "'il trota" e tante altre porcherie.
Voi vi chiederete se Bossi abbia scontato la pena. Certo, assolutamente, anzi la sta ancora scontando e sapete dove? A San Vittore? No..... Acqua .....dai, sforzatevi .....vi arrendete? Ma certo ... a palazzo Madama, sede del Senato italiano. Lo hanno premiato. Tu rubi? Sei idoneo per fare il Senatore. "Logica Lega" credo si chiami. Ma mica c'è solo lui, in parlamento, ce ne sono tanti. Indagati e anche condannati.
Poi arriva l'era Maroni. Resta poco come segretario del carroccio. Viene subito candidato ed eletto come Presidente della regione Lombardia.
Anche lui, per non essere da meno, del suo predecessore, anzi, dei predecessori (e cioè Bossi come leader della Lega e Formigoni come ex Governatore della Lombardia) si becca la sua bella condanna ad un anno, per aver favorito l'assunzione di due sue ex collaboratrici.
"Non potevo essere da meno" avrà pensato il buon Maroni. "Mica sono più fesso di loro". E si, hai proprio ragione ......qui nessuno è fesso.
In mezzo a queste porcate, altre storie losche, come quelle del loro tesoriere (tale Belsito) che aveva addirittura fatto sparire "la cassa" della Lega, usandola per uso personale, per pagare le multe del figlio di Bossi e addirittura investendo in diamanti. Sarà in galera, direte voi. No, è stato salvato dalla prescrizione.
Non sarà per questo motivo, che tutti i partiti, non vogliono allungare i tempi della prescrizione, come chiesto dal movimento 5 stelle? A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, diceva Andreotti (e lui se ne intendeva).
E Cota? Di Cota, presidente della regione Piemonte, ne vogliamo parlare? Questo con i soldi nostri si comprava, tra l'altro, le mutande.
Rigorosamente verdi. ....🎶🎶🎶 Mi ricordo mutande verdi...🎶🎶🎶
Poi arriva la ciliegina ....... i 49 milioni. Di questo si sa tutto e non mi dilungo. Dico solo ....immaginate se tutti quelli che ricevono una cartella esattoriale, dall'ufficio delle entrate e riscossioni, chiedessero una dilazione di pagamento in 80 anni?
Infine arrivano i camici di Fontana, scoperti dal miglior programma della televisione italiana (Report) e i suoi conti all'estero. In qualsiasi paese del mondo, chiunque fosse stato trovato con le mani nella marmellata, come è stato trovato lui, si sarebbe dimesso. Lui no, è ancora lì. Con la scusa della presunzione di innocenza. Ma de che.... se è talmente evidente quello che è successo. Hanno persino raddoppiato gli incarichi alla figlia avvocato. Con tanti avvocati disponili, la regione Lombardia dà incarichi alla figlia del suo Presidente. Questi si credono padroni delle istituzioni. E poi (notizia fresca fresca) la gestione "abusiva" di un maneggio, a Varese da parte della moglie e della cognata di Giorgetti (numero due della Lega), così, tanto per non farsi mancare niente. 🎶🎶 Oh oh cavallo. Oh oh cavallo, oh oh 🎶🎶 . Anche questa cosa, scoperta da Report. Per non parlare di centinaia di indagati in tutta Italia.
Certo, lo so, c'è anche Salvini indagato per sequestro di persona, ma per questo aspettiamo l'esito del processo (se mai si celebrerà). La vicenda dei rubli russi e la vivenda dei commercialisti ..di cui Salvini ...."Nenti sacciu".
Anche questa storia, vedremo come andrà a finire.
Non c'è che dire. Nel corso di tutti questi anni ne hanno fatte di cotte e di crude. Questa è la Lega che si candida a guidare il nostro paese. Questo è il partito che dovrebbe scrivere le regole, imporre le leggi agli altri. Sarebbe come affidare la cassa a Diabolik o a Arsenio Lupin.
C'è da dire, però, che sono stati coerenti. Si sono evoluti. Sono passati da prima il nord nord, il nord un po' meno nord, il centro, il sud e le isole a quello che era sempre il loro progetto, la loro idea di Stato, il loro motto originario, e cioè:
Prima noi.

venerdì 24 luglio 2020

Maroni s’arrocca dinanzi al saccheggio leghista. - Gad Lerner

Lombardia - Tangenti sanità: Salvini pronto a scaricare Maroni ...
Politico navigato e figura di cerniera tra diversi ambienti del potere, Roberto Maroni torna a tesserarsi al partito di Salvini, da cui si era ritirato, perché sulla Lombardia leghista si addensano nuvoloni minacciosi; e da qualche parte bisogna pur ripararsi. A sentir lui, la prossima sfida politica in cui varrebbe la pena d’impegnarsi sarebbe quella per riportare la magistratura nei suoi ambiti. Le numerose inchieste per malversazioni in cui sono coinvolti esponenti del sottogoverno leghista, nasconderebbero un disegno persecutorio contro il partito che Maroni lasciò nel gennaio 2018, “sulla base di valutazioni personali”.
Disse proprio così, rinunciando a sorpresa a ricandidarsi presidente della Regione Lombardia tre mesi prima delle elezioni. Salvo aggiungere: “Metto a disposizione la mia esperienza di governo, se sarà necessaria”. All’epoca molti scommettevano sulla prossima nascita di un governissimo fondato sull’alleanza fra Berlusconi e Renzi. Maroni si distanziava dall’estremismo di Salvini, convinto che sarebbe andato a sbattere, mentre lui, il leghista moderato, poteva venir buono finanche a Palazzo Chigi. Come è noto, le cose andarono diversamente. Si consolò facendo il consulente aziendale e il consigliere d’amministrazione. Sembrava che potesse disinteressarsi anche dell’imponente distrazione di milioni del finanziamento pubblico occultati quando, per il solo 2012, era stato lui il segretario della Lega.
Con il senno di poi, la sua mai davvero chiarita rinuncia a un secondo mandato in Lombardia comincia a trovare spiegazioni meno vaghe. Maroni è uomo troppo esperto per non aver colto in tempo gli esiti nefasti del ricambio di classe dirigente da lui stesso propiziato nel dopo Formigoni. Un insieme famelico di nuovi venuti, attratti dal Pirellone come bancomat, che non hanno mai dato vita a un sistema di potere coeso al pari di quello ciellino. Fin dal suo nascere l’intelaiatura territoriale della Lega assegnava un ruolo importante ai commercialisti, spesso portavoce del malcontento dovuto alla pressione fiscale, oltre che praticanti dell’elusione. Ma adesso un’altra generazione di commercialisti poteva introdursi dritta nel sottogoverno, operando al tempo stesso per sé e per i politici che li proteggevano. In sua vece, con il beneplacito di Salvini che doveva saziare la componente varesina della Lega, Maroni promosse Attilio Fontana, rivelatosi debole e maldestro. Il sistema reggeva bene; anzi, la Lega sembrava destinata a completare il suo disegno di partito pigliatutto in Lombardia. Solo che l’estate scorsa Salvini si è dato la zappa sui piedi e, come se non bastasse, nel 2020 è esplosa la pandemia del Covid.
Nel disastro della sanità lombarda, anche Roberto Maroni suo malgrado è tornato a far parlare di sé. Un attacco frontale gli è pervenuto, lo scorso maggio, dal detenuto agli arresti domiciliari Roberto Formigoni. Che ha accusato Maroni di essere stato lui, pochi mesi dopo la sua elezione nel 2013, a smantellare la medicina di territorio. Maroni, stranamente, non gli ha replicato. E anzi il successore Fontana s’è affrettato ad annunciare provvedimenti correttivi, con ciò riconoscendo la validità delle critiche. Per poi riportare un ciellino alla direzione generale della sanità lombarda.
Nel frattempo illegalità e incompetenze di gestione stavano emergendo da tutte le parti. Il responsabile della centrale acquisti della regione ha chiesto di essere spostato ad altro incarico dopo la rivelazione del contratto stipulato per l’acquisto di camici con l’azienda del cognato di Fontana. La gestione della raccolta fondi per l’inutile reparto di terapia intensiva al Portello è finita nel mirino della magistratura. Per non parlare della riapertura frettolosa del pronto soccorso di Alzano Lombardo in piena epidemia. Della circolare che autorizzava a trasferire i pazienti Covid nelle residenze per anziani. E dell’indagine per peculato relativa all’accordo tra Diasorin e ospedale San Matteo di Pavia sui test sierologici, dove tanto per cambiare emerge la regia di esponenti leghisti. Nessuno negli anni scorsi ha avuto da ridire se il commissario politico della Lega di Varese, Andrea Gambini, era contemporaneamente al vertice, come presidente, dell’istituto neurologico Besta di Milano (e di altri enti preposti alla ricerca biotecnologica). L’occupazione del potere avanzava infischiandosene dello spessore dei curriculum. Come già al Pio Albergo Trivulzio, il più grande polo geriatrico italiano, la cui direzione generale è stata affidata a un laureato in Filosofia.
Maroni ora minaccia di querelare chi lo tira in mezzo allo scandalo del capannone della Lombardia Film Commission. Torna militante della Lega e si mette in posizione di arrocco. Ha capito che qui rischia di venire giù tutto. La Lega nazionalista di Salvini ha saccheggiato la sua roccaforte lombarda e ora ne paga le conseguenze.

lunedì 6 luglio 2020

Non solo Maroni e Alfano: Sua Sanità ingaggia spioni. - Gianni Barbacetto

Non solo Maroni e Alfano: Sua Sanità ingaggia spioni

San Donato - Il primo gruppo della sanità privata dopo aver arruolato ex ministri, assume anche agenti dell’Aise: in arrivo pure il vicedirettore.
Non ci sono soltanto ex ministri (sempre di centrodestra). Il Gruppo San Donato di Paolo Rotelli, primo in Italia nella sanità privata e attivo in Lombardia, assolda non solo politici del calibro di Angelino Alfano e Roberto Maroni, ma anche agenti segreti. Nell’Aise (i servizi segreti per l’estero) in questi giorni si sta giocando la partita per decidere le nomine dei nuovi vertici. Come direttore è già arrivato Gianni Caravelli, al posto di Luciano Carta, diventato presidente di Leonardo. Mancano le nomine dei vice (che potrebbero arrivare a breve).
Sono due le caselle da riempire: c’è quella lasciata libera da Caravelli e poi quella occupata da Giuseppe Caputo, generale della Guardia di finanza arrivato all’Aise molti anni fa e che ora ha presentato domanda di “collocamento a riposo”, ossia pensione, con decorrenza da fine luglio. Caputo poi andrà al San Donato, il gruppo che conta 19 tra ospedali e cliniche, più di 5 mila posti letto, 4,3 milioni di pazienti curati ogni anno, 16 mila addetti e che nel 2018 ha fatturato di 1,65 miliardi, in buona parte provenienti dai rimborsi pubblici regionali per la sanità accreditata.
Caputo entrerà nell’“Ufficio compliance, protezione aziendale e relazioni con le istituzioni”, che cura la security del gruppo e tiene i contatti politici e istituzionali. Affiancherà un vecchio collega, Claudio di Sabato, anch’egli ex generale della Gdf ed ex ufficiale dell’Aise, arrivato al San Donato nel 2019 e che resta il numero uno.
Caputo dovrà occuparsi delle relazioni istituzionali e della sicurezza, in vista della programmata espansione del gruppo San Donato nei territori del Sud Italia. “Avevamo bisogno di una figura professionale come la sua per operare in un territorio complicato come il Meridione, a rischio di infiltrazioni criminali”, spiegano fonti del gruppo.
Così si è pensato a un professionista che in Aise ha messo piede nel lontano 1998 e che è poi stato capo di gabinetto di Alberto Manenti, quando questi guidava i servizi segreti per l’estero, per poi diventarne vicedirettore.
Con l’arrivo dello 007 si completa la squadra di vertice del San Donato. Nel luglio 2019 era stato scelto l’ex delfino di Silvio Berlusconi e poi fondatore del Nuovo Centro Destra, Angelino Alfano, chiamato con il ruolo di presidente del San Donato. Nel giugno 2020, invece, sono stati formati i nuovi consigli d’amministrazione delle società del gruppo. Tra i nuovi arrivi c’è stato anche Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno e del Lavoro e fino al 2018 presidente della Regione Lombardia, entrato nel cda degli Istituti clinici Zucchi, una delle strutture sanitarie del gruppo. E poi c’è Augusta Iannini, ex magistrato di Roma, capo dell’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia e poi vicepresidente dell’Autorità garante per la privacy. Iannini, moglie di Bruno Vespa, è entrata a far parte del consiglio d’amministrazione della holding e in quello dell’Ospedale San Raffaele, fiore all’occhiello del gruppo.
E dunque: Alfano, Maroni, Iannini. Impossibile non notare come gli organigrammi del gruppo siano pieni di figure che vengono da partiti e da ministeri, personalità che di certo durante la loro carriera hanno tessuto non pochi rapporti. Inoltre, gran parte del fatturato del San Donato proviene dai soldi pubblici, tramite gli accreditamenti che i suoi ospedali hanno ottenuto, a partire dai bei tempi della riforma di Roberto Formigoni che ha aperto il sistema sanitario lombardo ai privati (un modello che durante la crisi Covid ha mostrato tutti i suoi limiti).
Ma forse la politica non basta. Al gruppo evidentemente serve anche chi ha avuto esperienze di primo piano nelle strutture dell’intelligence.

domenica 8 settembre 2019

Tangenti sanità in Lombardia, 21 arresti: c'è anche Rizzi, fedelissimo di Maroni. Salvini: sospeso dalla Lega. - Alessandra Corica e Andrea Montanari

Tangenti sanità in Lombardia, 21 arresti: c'è anche Rizzi, fedelissimo di Maroni. Salvini: sospeso dalla Lega
Fabio Rizzi insieme con Roberto Maroni .

E' il 'padre' della riforma della Sanità. Insieme a lui arrestate altre 20 persone. Maroni: "Molto incazzato, subito commissione ispettiva" e annuncia che la Regione sarà parte civile. Il segretario del Carroccio: "Chi sbaglia è fuori". Il gip: "Strumentalizzate le idee del partito che rappresentano".


Quattro mesi dopo l'arresto del vicepresidente della Regione, Mario Mantovani, un nuovo scandalo in sanità si abbatte sulla Regione Lombardia con l'opposizione che chiede a Maroni di farsi da parte: in serata Pd, Patto Civico e M5s avevano già pronta la mozione di sfiducia. In manette finisce Fabio Rizzi, 49 anni, ex senatore, plenipotenziario di Maroni 'padre' della Riforma della sanità lombarda (provvedimento di cui il governatore lombardo si è detto più volte fiero. Coinvolto anche un membro del suo staff, Mario Longo, le compagne di Rizzi e di Longo - sembrerebbe socie a tutti gli effetti del grande affare - e 11 funzionari pubblici (definiti 'a libro paga') che avrebbero favorito sempre e soltanto l'Odontoquality dell'imprenditrice Maria Paola Canegrati, gruppo specializzato in servizi e forniture dentistiche. Attraverso tangenti e favori, l'imprenditrice si sarebbe aggiudicata appalti per 400 milioni; una sorta di monopolio nella gestione delle cure dentali negli ospedali lombardi. In serata la sopensione di Rizzi dalla Lega Nord da parte del segretario Matteo Salvini, che lo ha fatto "per il bene suo, della verità, della Lega e dei cittadini della Lombardia". Il governatore: "Sono incazzato. La Regione sarà parte civile".


"Favorita la sanità privata", con servizi scadenti. Una scorpacciata di appalti affidati sempre alle stesse società riconducibili alla Canegrati (che aveva in società anche le compagne di Rizzi e Longo), con liste di attesa finte e ticket gonfiati. Le conseguenze per i cittadini? La gestione degli ambulatori odontoiatrici - rispondono i magistrati - era "organizzata con modalità tali da favorire il ricorso, da parte del privato cittadino, alle prestazioni in regime di solvenza". Come? Lo spiega Canegrati intercettata dagli investigatori: "Sposteremo la maggior parte dell'attività sulla solvenza e faremo delle liste d'attesa tra virgolette... che accedono in '28SAN' (il regime a carico del servizio sanitario nazionale, ndr) alle calende greche". Non solo. "Un altro strumento chiaramente truffaldino che induce il paziente a ricorrere alla prestazione a pagamento" è indurre "la convinzione che il costo del ticket sanitario sarebbe di poco inferiore": lo scrive ancora il gip sottolineando che i cittadini sono privi "di qualsiasi tutela". In più. "Non solo sono stati violati i principi cardine di trasparenza, imparzialità, legalità, indispensabili per una buona amministrazione pubblica - si legge ancora nelle carte - ma si è determinata l'erogazione di servizi scadenti con ricadute, di natura economica e non, sia sugli enti pubblici sia sui pazienti".

Il gip: "Strumentalizzate le idee della Lega". Gravissime le accuse messe nero su bianco dal gip Giovanna Corbetta nell'ordinanza: "Hanno fatto - scrive riferendosi a Rizzi e a Longo - del potere politico lo strumento per accumulare ricchezze, non esitando a strumentalizzare le idee del partito che rappresentano". Di più: "La sfrontatezza e la facilità che tutti gli indagati svolgenti una pubblica funzione dimostrano nel violare costantemente i loro doveri istituzionali e le norme dello Stato - annota ancora il gip - portano ragionevolmente a ritenere che lo spaccato di illegalità che traspare dalla presente indagine costituisca per tutti l'abituale modo di gestire la 'res publica', totalmente svilita in ragione del proprio personale rendiconto".


Perquisizioni in Regione. Era in corso la commemorazione delle vittime delle forze dell'ordine quando in Regione si sono presentati i carabinieri del Comando provinciale: si sono diretti nell'ufficio di Rizzi e hanno iniziato a perquisirlo. Erano gli investigatori dell'operazione 'Smile' alle prese con l'inchiesta che parla di tangenti connesse all'esternalizzazione dei servizi odontoiatrici in aziende ospedaliere lombarde.


L'INCHIESTA: UN MONOPOLIO DA 400 MILIONI DI EURO

Maroni: "Sono molto incazzato". Ricevuta la notizia, il governatore ha chiamato a raccolta la maggioranza: tutti i capigruppo e tutti i capi delle delegazioni in giunta. Poi si è presentato in Consiglio: "Sono molto incazzato (video). Il mio primo sentimento è di stupore e di grande delusione se le accuse dovessero essere confermate". Poi il governatore ha annunciato "una commissione ispettiva" e "un piano straordinario sulla corretta applicazione delle procedure, ospedale per ospedale, gara per gara". Il governatore ha anche annunciato: "Non vogliamo coprire nessuno, ci costituiremo in giudizio, la Regione è infangata. Chiunque abbia sbagliato mi risponderà".

Salvini su Fb: "Chi sbaglia non merita la Lega". Netto anche Salvini, che - prima di sancire la sospensione comunicata in serata - su Facebook ha scritto: "Chi sbaglia davvero, non merita la Lega. Ma spero che le accuse si rivelino una bufala". Raffaele Cattaneo (Ncd), presidente del Consiglio regionale, invece, ha commentato sconfortato: "E' un altro colpo alla credibilità del Consiglio".

Le accuse sui finanziamenti per la campagna elettorale. Secondo le accuse, Rizzi sarebbe stato remunerato dal gruppo imprenditoriale della Canegrati con il finanziamento della campagna elettorale per le regionali del 2013. Poi con versamenti tra cui una tangente di 50mila euro (pagata in contanti grazie all'intermediazione di un soggetto accusato di riciclaggio) e una serie di finte consulenze per 5mila euro al mese fatturate dalla compagna che per questo motivo è stata messa ai domiciliari. La questione del finanziamento della campagna elettorale compare in un'intercettazione. Longo dice a qualcuno al telefono: "Ti dico una cosa riservatissima, la campagna elettorale di Fabio l'ha sostanzialmente finanziata al 100% la dottoressa Canegrati".

Il ruolo della compagna, "prestanome per le mazzette". Lorena Lidia Pagani, "compagna convivente" di Rizzi, "svolgeva il ruolo di prestanome del medesimo al fine di ricevere, per conto del predetto, il prezzo della corruzione", ha spiega il gip. Lo stesso vale per Silvia Bonfiglio "compagna convivente" di Mario Longo, collaboratore di Rizzi. Le due avrebbero rivestito il ruolo di socie nelle società riconducibili all'imprenditrice al centro dell'inchiesta. La Bonfiglio "rivestendo il ruolo di socia e amministratrice unica della Spectre srl, società riconducibile a Longo e a Rizzi, e socia al 50% della Sytcenter srl". Anche la compagna di Rizzi avrebbe rivestito "la qualità di socia della Spectre srl". Tra i "favori" elargiti dalla signora degli appalti al braccio destro di Rizzi, anche "il pagamento della somma di poco meno di 8mila euro per i lavori di imbiancatura della abitazione e dello studio professionale" di Longo.

Il Tweet del governatore. Ironia della sorte ha voluto che i primi tweet della giornata di Maroni - quando ancora la bufera non si era scatenata - fossero a commento della rassegna stampa del settore sanità. Commentando un paio di articoli, uno sul pronto soccorso pediatrico, l'altro sulle cure dei malati cronici, il governatore aveva coniato l'hashtag #sanità eccellente in Lombardia.

Il Pd e 5 Stelle chiedono le dimissioni di Maroni. "Cos'altro deve succedere per chiedere a Maroni di andarsene a casa? - è il commento del segretario lombardo del Pd Alessandro Alfieri - Non è stato capace di garantire discontinuità rispetto agli scandali precedenti. Arrestato il vicepresidente di Maroni, Mantovani, indagato con richiesta di rinvio a giudizio il suo braccio destro, Garavaglia, arrestato Rizzi, quello a cui Maroni aveva dato la delega di fare la riforma della sanità in cui si parlava di controlli". Così anche i 5 Stelle: “Il problema politico è enorme: venga ad annunciare che si dimette per il bene dei lombardi". Durissimo anche Umberto Ambrosoli (Patto Civico): "È da anni che diciamo che la sanità Lombarda va messa in sicurezza rispetto alle aggressioni del malaffare e di una pratica corruttiva sempre estesa. Che sia oggi coinvolto proprio il presidente della commissione Sanità è un fatto di gravità forse maggiore anche rispetto agli episodi degli ultimi tre anni".

Spunta un caso di malasanità. Secondo gli inquirenti, all’interno dei fascicoli di indagine sarebbe inclusa la segnalazione di un ex primario dell’ospedale Niguarda, poi allontanato, di un presunto caso di malasanità. Riguarda un dentista che curò il tumore al cavo orale di una paziente, poi deceduta, scambiandolo per un normale fungo. Stando al rapporto, a seguito della sua segnalazione, il primario perse il compito di vigilanza sull’operato del centro odontoiatrico interno mentre il medico coinvolto diventò direttore sanitario del reparto.


https://milano.repubblica.it/cronaca/2016/02/16/news/monza_tangenti_dentisti_21_arresti-133531014/?fbclid=IwAR0H9o0nG5MXzERyivucIMAsCxxgaNgIcNxg2Vev0pkuSmZIcyxb-a-Mcpg

martedì 31 maggio 2016

“Marco Lillo del Fatto Quotidiano fuori dalla tv”. Maroni detta la linea alla Rai. Che esegue sconsigliando ai direttori di invitarlo. - Carlo Tecce

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Il governatore della Lombardia ha inviato una diffida a viale Mazzini per impedire la divulgazione del libro “Il potere dei segreti”. L'ufficio legale scrive ai responsabili di testata: "Valutare la presenza del giornalista in trasmissioni solo con motivazioni fondate e imprescindibili esigenze di cronaca". Ora il giornalista è escluso dal video.

Come arriva la censura in Rai. Su carta intestata della Regione Lombardia, il governatore Roberto Maroni, detto Bobo, ha spedito una diffida legale alle televisioni Rai e La7 per impedire la divulgazione del libro Il potere dei segreti di Marco Lillo, vicedirettore del Fatto Quotidiano. Il libro contiene le telefonate accluse agli atti di un’inchiesta della procura di Reggio Calabria non ancora terminata; pagina dopo pagina, si dipanano le inquietanti trame di un sistema di potere onnivoro e onnipresente – prefetti, politici, manager – che tenta di agganciare o blandire Isabella Votino, portavoce e detentrice del pensiero di Maroni.

Il governatore prova a censurare Lillo con la lettera del 28 aprile, dopo una doppia apparizione nel servizio pubblico, a Virus su Rai2, ad Agorà su Rai3: “Devo con rammarico rilevare che la promozione del libro (edito da Paper First del Fatto, ndr) in occasione delle vostre trasmissioni aggravi le conseguenze del reato e configuri a sua volta un illecito penale quale condotta di concorso nel reato, ovvero di favoreggiamento, anche attraverso l’utilizzo di atti o documenti di provenienza illecita (corpo del reato)”.

Maroni si rivolge ai vertici di viale Mazzini e in copia a Federico Cafiero De Raho, procuratore a Reggio Calabria, perché l’indagine è partita lì e perché lì Marco Lillo è accusato di rivelazione di segreto istruttorio. Con questa infuocata premessa, Maroni conclude: “Vi intimo e diffido pertanto ad adottare ogni misura idonea a evitare il protrarsi di tali condotte incaute e favoreggiatrice e ad astenervi per il futuro dal promuovere nelle vostre trasmissioni la citata pubblicazione”.

I dirigenti di La7 non rispondono e non inoltrano la missiva ai giornalisti, viale Mazzini non replica a Maroni, ma l’ufficio legale – il 27 maggio – allerta i direttori di testata e dei canali e, in pratica, sconsiglia di ospitare il vicedirettore del Fatto Quotidiano: “La partecipazione per il futuro del predetto giornalista è rimessa alle opportune valutazioni editoriali che – in considerazione della contestazione in questione – dovranno considerare la sussistenza o meno di una fondata motivazione a soddisfare imprescindibili esigenze di cronaca e di critica. (…) Facciamo presente la necessità di adottare le più adeguate cautele affinché il giornalista, qualora ospitato per le sopra indicate esigenze, sia richiamato alla propria personale responsabilità”.

Chi avrà il coraggio di offrire il microfono a Marco Lillo dopo simili richieste di precauzione? Per saperlo occorre un po’ di tempo, ma è già inconfutabile che il giornalista, dopo Virus e Agorà, non sia stato più invitato negli studi del servizio pubblico, mentre ieri, per esempio, era a La7. Viale Mazzini non sarà mica un presidio del Pirellone?


Possiamo dire di essere in un paese libero?
Questa è la libera interpretazione di democrazia di Maroni?
In questi frangenti mi sento impotente, mi rendo conto che il mio pensiero non conta nulla.
Ed è doloroso appurarlo.

mercoledì 17 febbraio 2016

Corruzione in appalti per servizi odontoiatrici: fra arrestati consigliere regionale Rizzi.

Conferenza stampa su appalti sanità irregolari in Lombardia. Nel riquadro Fabio Rizzi

Conferenza stampa su appalti sanità irregolari in Lombardia. Nel riquadro Fabio Rizzi.


Sono 21 i destinatari della misura cautelare, anche Fabio Rizzi (Lega Nord), presidente della commissione regionale Sanità. Un gruppo imprenditoriale avrebbe corrotto i funzionari preposti all'assegnazione delle gare.

Milano, 16 febbraio 2016 - Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio: a vario titolo sono queste le accuse per 21 persone coinvolte nell'indagine "Smile". Sotto la lente degli investigatori c'è un gruppo imprenditoriale che avrebbe turbato in proprio favore l'aggiudicazione di una serie di appalti pubblici banditi da diverse aziende ospedaliere per la gestione esterna di servizi odontoiatrici, corrompendo i funzionari preposti alla gestione delle gare. I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno dato esecuzione all'ordinanza di misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Monza, su richiesta della procura, nelle prime ore del mattino.  Le indagini, avviate nel 2013, vertono su un giro d'affari per oltre 400 milioni di euro. Sono 21 i destinatari dei provvedimenti: 9 in carcere, 7 ai domiciliari e 5 con obbligo di firma.
Fra gli altri è finito in carcere il consigliere regionale della Lega Nord, Fabio Rizzi (LA SCHEDA), 49 anni, presidente della commissione Sanità ed estensore della recente riforma sanitaria lombarda, ex senatore e sindaco di Besozzo (Varese) dal 2007 al 2012, segretario provinciale del Carroccio di Varese dal 2006 al 2008. Ordine di custodia cautelare anche per la moglie di Rizzi, alla quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Per entrambi c'è l'accusa è di associazione per delinquere. Perquisizioni effettuate anche a casa di Rizzi,  e negli uffici al Consiglio regionale dove è in carica dal 2013. Nel pomeriggio il presidente della Regione Roberto Maroni si è definito: "Incazzato, deluso e stupito", annunciando un "comitato ispettivo" sul caso.
A far partire le indagini della Procura di Monza è stato il componente di un collegio sindacale di un'azienda ospedaliera lombarda. "Sono quattro gli imprenditori che si sono aggiudicati importanti gare d'appalto per la gestione dei servizi odontoiatrici nel territorio lombardo, su cui ha indagato il Nucleo Investigativo di Milano - spiega il Comandante Provinciale dei carabinieri di Milano, colonnello Canio Giuseppe La Gala - le gare di appalto pubbliche venivano vinte illecitamente da questo gruppo con la complicità di undici funzionari pubblici. Gli arresti sono stati eseguiti prevalentemente nelle province di Milano, Monza, Como, Bergamo e Varese". Per il gip Giovanna Corbetta, che ha emesso l'ordinanza di custodia, appaiono di «particolare allarme» le condotte di Rizzi e di Mario Longo, componente del suo staff, che "hanno fatto del potere politico lo strumento per accumulare ricchezze, non esitando a strumentalizzare le idee del partito che rappresentano, a intimidire facendo valere la loro posizione, chi appare recalcitrante alle loro pretese".
Maria Paola CanegratiLA DINAMICA - Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le aziende riferibili all'imprenditrice Maria Paola Canegrati (nella foto), tra cui la «Elledent» e la «Service Dent» (del gruppo Odontoquality con sede ad Arcore-Monza), in dieci anni avrebbero sostanzialmente preso il monopolio dei servizi odontoiatrici appaltati in esterno dagli ospedali lombardi. L'indagine si è svolta su uno studio del sistema di gare d'appalto e poi su intercettazioni ambientali e telefoniche. "Le gare erano puramente formali - come spiega il procuratore aggiunto di Monza Luisa Zanetti, che ha coordinato le indagini insieme al pm Manuela Massenz -. Lei stessa, dal 2013, si è adoperata per procurarsi aderenze nella politica regionale, per poi costruire la sua rete di azione a livello amministrativo con funzionari pubblici corrotti, i quali erano a libro paga del suo gruppo imprenditoriale. Si parla di un giro di affari per 400 milioni di euro".
Fabio Rizzi e Mario Longo, del suo staff (con incarichi pubblici nell'ambito dell'odontoiatria), avrebbero favorito la Canegrati, tra le altre cose, in gare d'appalto bandite dalle Aziende Ospedaliere «Istituti Clinici di Perfezionamento» (del 2015, da 45 milioni di euro) e «Ospedale di Circolo di Busto Arsizio» (del 2014, da 10 milioni di euro), nei rapporti economici intrattenuti con importanti strutture sanitarie private accreditate con il Sistema Sanitario Regionale. I due avrebbero indotto "i funzionari pubblici preposti alla gestione dei servizi di odontoiatria e alle forniture odontoiatriche delle aziende ospedaliere della Regione, nonche' gli amministratori delle strutture private e private convenzionate della Regione, a favorire nell'indizione delle gare d'appalto e nella scelta del contraente privato le societa' riconducibili alla Canegrati".
LE RICOMPENSE - D'altro canto, secondo le intercettazioni riportate nelle carte dell'inchiesta emerge che la campagna elettorale 2013 del presidente della Commissione sanità della Regione Lombardia, Fabio Rizzi, sarebbe stata interamente finanziata dall'imprenditrice Canegrati. Sempre secondo l'accusa, per i vari "favori", i due sarebbero stati ricompensati con una tangente di 50mila euro (pagata in contanti grazie all`intermediazione di un altro soggetto accusato di riciclaggio) ed una serie di finte consulenze da 5mila euro al mese fatturate dalla moglie di Longo; la creazione di una società utilizzata per istituire alcuni ambulatori odontoiatrici in strutture sanitarie private, le cui quote sono state intestate alla Canegrati e, per interposta persona, a Longo e a Rizzi; la promessa di ulteriori future nuove dazioni in denaro o di incarichi di natura privata.
MARONI - "Sono molto incazzato per quello che è successo, fermo restando la presunzione di innocenza e la fiducia nella magistratura". Così Roberto Maroni dopo l'arresto di Fabio Rizzi. "Fermo restando che stiamo leggendo gli atti e verificando nel dettaglio le imputazioni - ha detto il governatore lombardo intervenendo in Consiglio - il mio primo sentimento è di stupore e di grande delusione se le accuse fossero confermate nei confronti di Fabio Rizzi. Non vogliamo coprire nessuno, non abbiamo nessuno da difendere, chiunque abbia sbagliato mi risponderà". Maroni ha poi annunciato un "comitato ispettivo" sul caso di Fabio Rizzi. Il presidente della Lombardia ha sostenuto che in questa vicenda "la Regione è parte offesa", aggiungendo di sentirsi "offeso" anche personalmente e come leghista. Maroni, in mattinata aveva incontrato i capigruppo di maggioranza e il presidente del Consiglio Regionale, Raffaele Cattaneo. La riunione è stata convocata dal governatore a seguito della notizia dell'arresto di RizziCattaneo aveva in precedenza riunito i capigruppo che avevano chiesto l'intervento di Maroni in Assemblea regionale, salvo poi decidere che si sarebbero attese maggiori informazioni soprattutto alla luce della conferenza stampa convocata dalla Procura titolare dell'indagine.
"La riforma prevede regole e nuovi strumenti di controllo. Ne cito uno, l'Agenzia di controllo, appena partita, lo strumento più idoneo per garantire che quello che è successo non possa ripetersi. Se qualcuno viola le regole e disattende la legge morale, questi comportamenti sono difficili per noi da verificare e da intervenire. Noi lo faremo sulle regole. Non servono nuove regole, sono già tutte previste nella nuova legge. L'Agenzia dei controlli è già stata istituita e siamo pronti che possa attivarsi fin da subito", ha concluso Maroni.
SALVINI - "Esco ora dal Parlamento Europeo e leggo degli arresti in Lombardia. Prima riflessione: chi sbaglia davvero, non merita la Lega". Cosi' su Facebook il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini. "Seconda riflessione: spero - prosegue Salvini - che le accuse si rivelino una bufala. Terza riflessione: spero che alcuni magistrati non siano in campagna elettorale, e' accaduto gia' troppe volte. Quarta riflessione: sono sicuro che l'eventuale errore di pochi non danneggi il lavoro delle migliaia di persone che ogni giorno mandano avanti benissimo gli ospedali in Lombardia. Quinta riflessione: sono orgoglioso - conclude - di essere il segretario della Lega".
MOZIONE DI SFIDUCIA - Il M5S ha affermato nell'aula del Consiglio regionale della Lombardia la necessità di presentare una mozione di sfiducia alla Giunta Maroni a seguito dell'arresto del presidente della commissione Sanità Fabio Rizzi (Lega Nord): lo ha detto il capogruppo Stefano Buffagni nel suo intervento nel dibattito dopo le dichiarazioni del governatore Roberto Maroni in Aula. Intanto si è appreso che il centrosinistra regionale (Pd-Patto civico) è al lavoro su una propria mozione di sfiducia alla Giunta Maroni.

venerdì 12 ottobre 2012

Lombardia, Rosi Mauro: esistono già accordi Pdl-Lega per elezioni.

Lombardia, Rosi Mauro: esistono già accordi Pdl-Lega per elezioni


La senatrice ex dirigente leghista: Maroni non ha mai avuto intenzione di mollare Formigoni.


Milano, 12 ott. (TMNews) - "Maroni non ha mai avuto alcuna intenzione di mollare Formigoni". Lo ha detto, in un'intervista a Radio Popolare, l'ex dirigente leghista e leader del sindacato padano Rosi Mauro, secondo cui "ci sono già accordi tra il Pdl e la Lega per le prossime elezioni, sia a livello nazionale, sia per quanto riguarda le regioni del nord". "La nuova Lega Nord che doveva nascere all'insegna di una grande pulizia, è invece nata sulla sporcizia e rimane ancorata a quella sporcizia", ha detto Rosy Mauro, oggi senatrice del Gruppo Misto, commentando la decisione di Roberto Maroni di non abbandonare la giunta regionale lombarda. Rosi Mauro ha proseguito: "Roberto Maroni più volte si è presentato davanti ai militanti con una ramazza, usata come simbolo della sua volontà di fare pulizia dentro e fuori il partito. E'stata usata per finta, per gettare fumo negli occhi, per mantenere lo sporco dentro e fuori il partito". L'ex braccio destro di Umberto Bossi ha commentato anche la possibile posizione del fondatore della Lega rispetto alle scelte fatte in Lombardia: "Non so se Bossi direbbe apertamente di non condividere quello che sta facendo ora Maroni con la Regione Lombardia". Nell'intervista, Rosi Mauro ha poi detto: "Di quella sera, della sera delle dimissioni di Bossi non dimenticherò mai le immagini e le parole di Roberto Maroni. Le prime, lui con la ramazza in mano, e le seconde, quando prometteva di non volere più fare accordi con Silvio Berlusconi. Purtroppo, io di pulizie in casa Lega non ne ho viste. Io non mi sono piegata a un uomo che non ho mai considerato un capo - ha rincarato Mauro - perché come gli ho detto apertamente in faccia, Roberto Maroni sarà un eterno secondo e non sarà mai in grado di guidare una Lega come era quel partito quando era la vera Lega". 

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