mercoledì 10 marzo 2010

"La mia vita dentro", viaggio nelle carceri, come sono e come dovrebbero essere






Passaparola / Luigi Morsello è stato per 36


anni direttore di case di pena.


Il suo libro ripercorre decenni di storia


d'Italia attraverso quel mondo













Il carcere, il luogo chiuso dove il tempo è sospeso e non esiste più, dove detenuti e agenti sono costretti a dividere ore e spazio. "Istituzione totale" definisce il carcere Michel Foucault, al pari dei manicomi o degli ospizi. "Ma", sottolinea puntuale il magistrato Pierluigi Vigna nella prefazione al libro di Luigi Morsello La mia vita dentro, quella definizione si rivela carente. Perché "trascura il flusso di vita che lì si svolge, l'interscambio tra custodi e custoditi e non guarda alla considerazione del vissuto di ogni detenuto prima del suo ingresso in istituto, e che egli porta irrimediabilmente con sé."


E la realtà carceraria dura nel tempo, fra il sovraffollamento endemico delle celle, il personale carente, i fondi spesso inadeguati, la burocrazia che frena e tutte le difficoltà che rendono arduo, quando non impossibile, il percorso di rieducazione e di reinserimento che ai detenuti dovrebbe essere garantito per legge.


Una realtà sulla quale ora riaccende i riflettori il libro di memoria (non di memorie)
La mia vita dentro. Lo ha scritto Luigi Morsello, per trentasei anni direttore carcerario in sette case di pena e funzionario in missione in altre ventidue, grande conoscitore del pianeta carcerario; e lo ha pubblicato Infinito edizioni, una casa editrice da sempre attenta all'attualità che sarà a Modena al Buk Festival della piccola e media editoria il 13 e il 14 marzo prossimi.


Ripercorre decenni di "carcere" Morsello , durante i quali hanno trovato spazio gli eventi più devastanti vissuti dal Paese. Attraversa gli anni foschi del terrorismo, gli scandali, la mafia, la criminalità grande e piccola. Ecco i luoghi di massima sicurezza come Gorgona o Pianosa, gli istituti " a custodia attenuata". Non ricostruisce, offre lampi. Significativi. Evasioni, Rivolte, scontri con amministrazioni non sempre trasparenti. Ma anche vita quotidiana, fatica, dolore. E i detenuti, facce, storie, una galleria di fatti, e di ritratti. Da Epaminonda a Gianni Guido, da Renato Curcio a Marco Donat Cattin, fino a Sindona.



Una lettura istruttiva che, se è vero che anche dal carcere passa la nostra memoria, può aiutare la capacità di stare nel presente.


Morsello, qual è il ricordo più duro della sua vita dentro?

L'evasione da San Gimignano di Giovanni Guido, detto Gianni, (uno dei responsabili della strage del Circeo del 1976). Che ebbe l'effetto di un ciclone nella mia vita e in quella della mia famiglia. Guido fuggì con modalità di una banalità incredibile. Lavorava come scopino in portineria; a mia insaputa, durante un mese di assenza dovuto a una missione nel carcere di Pianosa, aveva ottenuto, in aggiunta alle mansioni di scrivano presso lo Spaccio Agenti, il compito di inserviente in caserma agenti e portineria. Un lavoro normalmente affidato a due detenuti. Ma, appena arrivò Guido, uno di loro chiese di essere esentato dal servizio. Così, quando il 25 gennaio 1981, domenica, alle ore 19, Guido si presentò da solo, la cosa non destò sospetti nel portinaio. Pochi minuti dopo Guido lo colpì alla testa, con un pesante posacenere. Così aprì senza problemi il portone di ingresso e si dileguò nella campagna. Una latitanza durata molti anni. Io fui sottoposto a procedimento penale per 'procurata evasione' (ripeto, non ero presente in quei giorni, né mi era stata comunicata la mansione di Guido), derubricata in 'evasione per colpa' dal Giudice istruttore, assieme ad altri. La Corte d'Assise d'appello confermò l'applicazione dell'amnistia per la "culpa in vigilando", come anche la Cassazione.


Anni di piombo, criminalità. Chi sono i detenuti che sono rimasti nella sua memoria?
Fra tutti spicca la figura di un anziano, Guerrino Costi, in carcere dal 1954 per duplice omicidio volontario non premeditato, scarcerato nel 1976. Un delitto maturato nel mondo di tensioni tra ex partigiani e nuovi democristiani. Lo accompagnai in centro a San Gimignano, dopo avergli fatto ottenere la liberazione condizionale, gli regalai una cravatta e dovetti fargli il nodo, che non aveva mai saputo fare. Aveva lavorato nel mio alloggio di servizio, conosceva la mia famiglia, scrisse dopo un anno dalla scarcerazione una lettera a mia moglie, per ringraziarla dell'umanità col quale era stato trattato.


Poi Angelo Epaminonda, mafioso, in carcere a Busto Arsizio, sezione per semiliberi trasformata in sezione speciale. Un uomo tremendo, irascibile, aggressivo, collaborava col pm Francesco Di Maggio, aveva confessato diverse decine di omicidi, mandando in carcere molti componenti del suo gruppo milanese, con i quali conviveva nella stessa sezione, loro stessi divenuti tutti collaboratori di giustizia. E ancora, Patrizio Peci, Sezione Pentiti, Marco Donat Cattin, Sezione Dissociati ad Alessandria.


Il carcere, come è e come dovrebbe essere.
Come è: invivibile. Il sovraffollamento mortifica ogni possibilità di intervento trattamentale efficace. A distanza di appena tre anni dall'indulto del 2006. Le cause: l'inesistenza di una politica criminale e dell'esecuzione penale. Troppi tipi di reati a basso allarme sociale nel codice penale e nelle altre centinaia di leggi penali, che potrebbero essere derubricati a infrazione amministrativa e sanzione pecuniaria; una politica sbagliata di approccio al gravissimo fenomeno delle tossicodipendenze, che portano in carcere persone per tipi di droghe e quantità insignificanti. Vi sono carceri e sezioni di carceri in attesa di essere utilizzati, fermi per mancanza di personale e risorse economiche.


Come dovrebbe essere: ho letto che un intervento normativo produrrebbe la rapida scarcerazione di almeno ventimila detenuti. Le nuove carceri dovrebbero essere di 300 posti per le case circondariali e 200 per le case penali, con celle standard di venti metri quadri servizi compresi per tre detenuti, laboratori per attività lavorative e corsi professionali. Occorrono educatori, psicologi e criminologi a tempo pieno, le misure alternative alla detenzione debbono essere applicate con rigore ma, in modo massiccio e rigorosamente mirato al trattamento dei detenuti invece che trasformate in una sorta di area di parcheggio.


Luigi Morsello
La mia vita dentro
A cura di Francesco De Filippo e Roberto Ormanni
Infinito edizioni
Pag 203, euro14




Spunta un documento di don Vito su Dell'Utri




Roma, 09-03-2010


Un documento inedito, attribuibile all'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino, chiama in causa il senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri. A parlarne, nel processo di appello in corso a Roma per l'omicidio del banchiere Roberto Calvi, e' stato Massimo Ciancimino, figlio di Vito, su sollecitazione del pm Luca Tescaroli che lo aveva interrogato il 12 gennaio scorso e che oggi ne ha ottenuto l'audizione cometestimone assistito.


Nell'appunto in corsivo, scritto dallo stesso don Vito, stando alle parole del figlio, si legge: "M.Dell'Utri-Alamia. Calvi-Buscemi-Dell'Utri. Canada Bono Pozza. Ior Raselli 5 miliardi. Milano 2 costruzioni".


Massimo Ciancimino, poi, ha dato lettura di un altro foglio scritto in stampatello dalla segretaria personale del padre, presente stavolta lo stesso Massimo, in vista di un memoriale che non ha mai visto la luce.

Il documento si intitola 'Scaletta cronologica dei fatti' e cosi' recita:


'conoscenza con Roberto Calvi tramite Buscemi e Bonura. Conoscenza con Gardini tramite Buscemi e Bonura. Rapporti tra Alamia Dell'Utri Bonura e Buscemi. Investimenti su Milano 2 Banca Rasini Edilnord.

Rapporti bancari tra Ior Calvi Vaselli - Losanna. Investimento Canada Montreal - Giovanni e Sergio. Riunione a Castello con Di Carlo per il Canada.

Documento n.4".


Pochi dettagli sono stati forniti in aula da Ciancimino jr circa gli affari immobiliari compiuti verso la fine degli anni Settanta nell'hinterland milanese dal padre perche' il presidente della corte d'assise d'appello Guido Catenacci ha ritenuto che l'argomento in questione non avesse a che fare strettamente con l'omicidio Calvi.


E cosi', Ciancimino ha potuto solo spiegare che l'allora banchiere del vecchio Banco Ambrosiano giro' delle importanti somme di denaro (prelevate da Banca Rasini e Gottardo) a Vito Ciancimino affinche' Cosa Nostra speculasse in un'area alla periferia di Milano.


Ciancimino ha pero' precisato che "papa' non ha mai avuto conoscenza diretta di Dell'Utri".


http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=138672


Leggi anche:


Roberto Calvi

Presidente del banco Ambrosiano, fondato da un prete per servire delle opere pie, Roberto Calvi fu all’origine di uno dei più grandi scandali finanziari della Storia d’Italia prima di scomparire in condizioni ancora poco chiare.

http://italiadallestero.info/archives/6962



martedì 9 marzo 2010

Matteoli e la raccomandazione come metodo Così il ministro è diventato “l’Unno del Signore” - Peter Gomez


L’EX AN È AL CENTRO DELL’INCHIESTA TOSCANA SUGLI APPALTI

Che il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli fosse un politico quantomeno disinvolto gli osservatori più attenti lo avevano già capito da un pezzo.


Ben prima che le indagini fiorentine sulla cricca della Ferratella raccontassero come Matteoli venisse considerato da molti indagati il terminale giusto a cui far pervenire raccomandazioni e chiedere favori.


Ogni volta che, a partire dal 1994, era stato scelto da Berlusconi come responsabile del dicastero dell’Ambiente, aveva, per esempio, ripetuto con nonchalance: “Niente condoni”. Ma poi le sanatorie erano arrivate lo stesso. E lui, tra gli ambientalisti, si era guadagnato il profetico soprannome di "Unno del Signore".


Quasi un viatico per la sua attuale carriera di big boss dei lavori pubblici, cominciata nel 2008 dopo che tre anni prima, in diretta tv, si era dimostrato affidabile anche nella materia più cara al premier: la giustizia.

“Sono un garantista vero” aveva ripetuto Matteoli dagli studi di Ballarò, assicurando oltretutto di esserlo sempre stato.


Un’affermazione impegnativa (anzi l’ennesima balla) per un uomo come lui che nei primi anni Novanta, quando sedeva in Commissione antimafia, aveva esultato per l’apertura delle indagini palermitane contro Giulio Andreotti.


E che, dopo aver accusato le sinistre di voler salvare dolosamente il Divo dal processo, era arrivato a sottoscrivere una contro-relazione in cui, ben prima della Corte di Cassazione, si sosteneva non solo la colpevolezza di Andreotti, ma persino quella dello spione Bruno Contrada che, di lì a poco, sarebbe stato scelto dal suo partito (con scarsa fortuna) come simbolo della mala giustizia.


Bè, si dirà, è quasi normale.


Nella vita si nasce incendiari, e si muore pompieri.


Ma vedere un ex missino che una volta approdato nei Palazzi del potere si trasforma, come dicono le carte dell’inchiesta, quasi in un socialdemocratico alla Nicolazzi, fa ancora un certo effetto.


Sì, perché Matteoli, il politico che nel‘93 tuonava contro l’ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo dicendo che “non è concepibile che la raccomandazione diventi un sistema quasi consacrato”, della spintarella ha ormai fatto una sorta di credo.


Ieri, intervistato da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, Matteoli giustifica così i suoi interventi, richiesti dal coordinatore del Pdl Denis Verdini, per promuovere a provveditore delle opere pubbliche toscane, un funzionario privo dei requisiti necessari:


“Quando devo fare le nomine le segnalazioni arrivano. Non capisco cosa c’è di strano se uno dei coordinatori del mio partito mi indica una persona. Se qualcuno si scandalizza è davvero singolare”.


Così, anche se verrebbe da rievocare Tacito (“Il crimine, una volta scoperto, non ha altro rifugio che nella sfrontatezza”), bisogna ricordare che a Firenze Matteoli, non è indagato.


Mentre lo è Verdini, che deve rispondere di corruzione aggravata proprio per aver spinto il ministro a nominare provveditore Fabio De Santis, un ex collaboratore di Guido Bertolaso, approdato in riva all’Arno nel gennaio del 2009 con un unico obiettivo: strappare l’appalto da 260 milioni di euro già assegnato all’Astaldi e girarlo alla Btp di Riccardo Fusi.


Anche Matteoli, sapeva benissimo che Fusi, amico e socio della famiglia Verdini, si stava dannando l’anima per ottenere quei lavori.


Le intercettazioni raccontano di un suo incontro con Fusi al termine del quale l’imprenditore dice a Verdini: “Si è fatto tutto un programma”.


Ma Matteoli oggi assicura di essersi mosso solo per il bene del paese.


Il suo scopo, dice, era quello di “limitare i danni” visto che la Btp minacciava una “denuncia per danno erariale” e sosteneva che l’assegnazione del cantiere all’Astaldi aveva provocato “un costo di 70 milioni di euro in più”.


Sarà anche vero.


Resta però il fatto che nessuno nel Pdl, dopo aver scoperto come Verdini utilizzasse la sua carica per far concludere buoni affari agli amici, prende le distanze da lui.


Dagli altri coordinatori di un partito che – da un mese – dice di essere in prima fila nella lotta alla corruzione, arrivano anzi solo attestati di stima.


E pure l’Unno del signore non è adirato: “Come potrei? Tutte le volte che lo incontro ripete: ‘Scusami per averti coinvolto’”.


Solidarietà di Casta?


O peggio ancora omertà di una classe politica che si è trasformata in comitato d’affari?


A leggere gli atti il sospetto viene.


Anche perché pure Matteoli ha i suoi guai con la giustizia.


A Livorno, ormai da anni, è accusato di favoreggiamento in un’indagine che ha visto condannati i suoi principali coimputati.


È la storia delle lottizzazioni abusive (con mazzette) all’isola d’Elba. Nel 2003 i pm, sulla base delle telefonate si convincono che Matteoli abbia avvertito uno degli indagati dell’inchiesta in corso.


E visto che è responsabile dell’Ambiente mandano tutto al Tribunale dei ministri. Il fascicolo però torna indietro.


Per i giudici il presunto reato è stato commesso da Matteoli nelle sue vesti di semplice cittadino.


Apriti cielo!


Il Parlamento sostiene con un’anomala votazione il contrario.


Per questo partono i ricorsi alla Corte costituzionale.


Il processo viene più volte sospeso e oggi è fermo in attesa dell’ennesima pronuncia della Consulta.


Matteoli intanto passa alle Infrastrutture, senza che nessuno dica una parola. Anche perché, almeno fino a qualche settimana fa, per il governo avere un dibattimento in corso era un titolo di merito.


Oggi, dopo aver dato un’occhiata a ciò che accade a Firenze, un po’ meno.


da Il Fatto Quotidiano del 7 marzo 2010.

Violare oh oh! - Marco Travaglio




Da Il Fatto Quotidiano, 9 marzo 2010


Ai sensi del Dl (anzi Pdl) Napolitano-Berlusconi sulle norme che legalizzano le liste illegali del centrodestra (le altre restano escluse), siamo in grado di anticipare i nuovi “
decreti interpretativi” di prossima approvazione.

Decreto salva-tasse. Chi arriva in ritardo per la dichiarazione dei redditi può evitare di pagare la sovrattassa prevista in questi casi esibendo una tessera del Pdl, essendo “insostenibile – informa una nota congiunta di Palazzo Chigi e del Quirinale – l’esclusione degli iscritti al maggior partito politico di governo”. La stessa procedura sanerà le eventuali dichiarazioni fraudolente, purché il contribuente infedele sia munito di tessera del maggior partito politico di governo, essendo insostenibile che i membri di quest’ultimo possano essere evasori fiscali.

Decreto salva-voli. Chi perde l’aereo o il treno causa ritardo, potrà ottenere il rientro immediato dell’aereo già decollato o del treno già ripartito affermando di essere giunto in orario in aeroporto o in stazione, ma di essere stato impedito nei movimenti da un panino comunista o da una pattuglia di radicali.

Decreto salva-soste. Chi posteggia l’automobile in divieto di sosta e viene multato dal vigile urbano, può evitare di pagare la contravvenzione dichiarando di essersi assentato per espletare fisiologiche funzioni idrauliche senza mai allontanarsi dalla vettura oltre un raggio di 150 chilometri, a patto – si capisce – che dichiari di votare per il maggior partito politico di governo.

Decreto salva-pirati. Su strade e autostrade la precedenza non sarà più di chi proviene da destra, ma del titolare dell’auto più voluminosa. A parità di cilindrata, la nuova norma interpretativa del codice della strada prevede la prevalenza degli iscritti e/o elettori del maggior partito politico di governo purché ne esibiscano il logo sul parabrezza accompagnato dal nuovo articolo 3 della Costituzione: “Io so’ io e voi non siete un cazzo”.

Decreto salva-offside. Il calciatore che segna gol in fuorigioco in partite decisive per la qualificazione alla Champions League otterrà la convalida del gol dichiarando all’arbitro di essersi attardato dietro le linee avversarie per farsi una birretta a fondo campo. La regola vale solo per i calciatori del Milan, essendo insostenibile l’esclusione dalle competizioni internazionali della squadra del leader del maggiore partito politico di governo.

Decreto salva-film. Chi giunge in ritardo al cinema potrà ottenere il riavvolgimento della pellicola fin dai titoli di testa dichiarando di trovarsi da mezz’ora nelle vicinanze, ma di aver perso tempo a cercare parcheggio, causa automobilisti comunisti.

Decreto salva-compiti. Lo studente somaro che sbaglia un intero compito di matematica potrà, in via interpretativa, ottenere il massimo dei voti purché i suoi errori di calcolo non si discostino di oltre 100 unità dal risultato esatto.

Decreto salva-rapine. Il rapinatore colto in flagrante dalla polizia mentre, con calzamaglia e mascherina nere, si allontana dalla banca con un sacco pieno di banconote potrà evitare l’arresto e intavolare con gli agenti un dibattito dal titolo “Rapine, che fare?” sull’interpretazione autentica da attribuire al suo gesto: a) simpatica mascherata in occasione del Carnevale; b) prelievo un po’ frettoloso; c) estremo atto di legittima difesa contro gli alti costi bancari; d) altra scusa a piacere.

Decreto salva-corna. In caso di mariti sorpresi dalle mogli a letto con procaci signorine, sarà fatto obbligo alle consorti di credere in via interpretativa alla frase di rito “Cara, non è come tu pensi”, a condizione che le ragazze in questione si dichiarino massaggiatrici professioniste del Salaria Sport Village o attiviste dell’associazione “Silvio ci manchi”, oppure comunichino che le manda la Protezione civile.

Post scriptum. Il Pd dichiara preventivamente che, se e quando il capo dello Stato firmerà anche questi decreti, non sarà comunque colpa sua, ma del fato.

(Vignetta di Natangelo)



PAROLE AL VENTO


Ecco con chi vuole governare la Polverini - Enrico Fierro

9 marzo 2010
Lazio, gli impresentabili che sognano una poltrona.

C’è il senatore che è una macchina da guerra delle raccomandazioni. C’è l’imprenditrice che doveva costruire un albergo, ma poi pensò bene di scavare, scavare e scavare ancora, e il medico con la passione per la politica finito in brutte storie. Pure lui produceva segnalazioni: amici, amici degli amici, elettori. E’ l’elenco degli “impresentabili” del Lazio, tutti dell’area Pontina, tutti candidati con la destra di
Renata Polverini, la sindacalista che aveva promesso pulizia nelle liste.

Latina, Minturno, Scauri e Terracina, zona di buone mozzarelle e di mare, ma anche di mafie. Qui si sono insediati i Casalesi, e qualcuno dice che
Antonio Iovine, ‘o Ninno, passi in questi luoghi parte della sua eterna latitanza, ma anche la‘Ndrangheta. Quella che aveva in don Mico Tripodo uno dei suoi capi, praticamente comanda a Fondi, dove da anni hanno messo radici i figli Venanzio eCarmelo. Fondi, il comune che doveva essere sciolto per mafia, perché tutto, dagli appalti ai servizi cimiteriali, dalla gestione del Mof, il mercato ortofrutticolo più grande d’Europa, è nelle mani degli amici calabresi. L’aveva chiesto una Commissione d’accesso, un prefetto della Repubblica, finanche il Consiglio dei ministri. E’ finita in burletta, con i consiglieri della maggioranza, tutti del Pdl, che si sono dimessi impedendo, di fatto, il commissariamento. Perché qui comanda uno solo, Claudio Fazzone, ras dei voti, collettore di preferenze, padrone del territorio.

Uno che ne ha fatta di strada da quando era un semplice poliziotto accompagnatore di
Nicola Mancino quando l’attuale vicepresidente del Csm era ministro dell’Interno. Fazzone è un doppiolavorista, è senatore della Repubblica, ma anche numero uno di Acqualatina, il consorzio che gestisce l’acqua pubblica nell’area Pontina. Le tariffe sono tra le più care d’Italia, ma il gettone del senatore è ragguardevole: 90 mila euro l’anno per un incarico in forte odore di incompatibilità.

"
Peppe Franco è cugino di primo grado del sindaco di Fondi Parisella Luigi. Il fratello di Peppe Franco che si chiama Luigi è socio in affari sia con il Parisella Luigi che con il Sen. Fazzone Claudio nella gestione della Silo srl, società titolare di un capannone sito in località Pantanelle. Questo capannone doveva essere adibito alla lavorazione di prodotti ortofrutticoli e ha anche ricevuto contributi pubblici per oltre due miliardi di lire per questo scopo. Tuttavia quest’attività imprenditoriale non è mai iniziata, mentre invece l’area su cui sorge questo capannone inutilizzato è stata interessata da una variante al piano regolatore generale approvata tra il 2002 ed il 2004 che ha determinato un forte incremento delle infrastrutture viarie”. Nero su bianco nell’inchiesta Damasco della Procura antimafia di Roma.

Peppe Franco, per la cronaca, è accusato di trafficare in droga e armi e di essere legato a doppio filo con i clan della
Camorra e della ‘Ndrangheta. Il senatore Fazzone, che ha fatto fuoco e fiamme contro lo scioglimento del suo comune (“ho difeso Fondi da una campagna di discredito senza precedenti”), è capolista del Pdl nella circoscrizione di Latina. Attivissimo nel comitato elettorale della Polverini, punta alla poltrona di assessore alla Sanità. Un Dio in terra. Nel frattempo è sotto processo proprio per la sanità pubblica. Raccomandazioni, almeno sessanta lettere censite e pubblicate dai cronisti di Latina Oggi (bravi giornalisti piu’ volte minacciati), che iniziavano sempre con un “Caro Benito”. Tutte rivolte al direttore della Asl di Latina. C’è un concorso per cinque posti di tecnico di radiologia (131 partecipanti), Fazzone ne raccomanda proprio cinque , di questi sono in quattro a vincere. Imbattibile, anche quando si tratta di segnalare ditte amiche per appalti. “Caro Benito, ti chiedo di far effettuare alla tipolitografia… la fornitura degli stampati per ospedali e ambulatori anche in assenza di gara”. Anche il nome diRomolo Del Balzo, medico di Minturno legatissimo a Fazzone e candidato al consiglio regionale, compare nelle carte di Damasco per una vicenda di recupero crediti alla quale si sarebbe interessato proprio Carmelo Tripodo.

Del Balzo è indagato dalla Procura di Latina per una storia di raccomandazioni per la selezione di un corso di infermieri e per le pensioni di invalidità.
Gina Cetrone, invece, è candidata nel listino della Polverini. Se la sindacalista che voleva liste pulite vincerà, occuperà uno scranno alla Pisana che la ripagherà delle disavventure giudiziarie. Imprenditrice di Sonnino, la signora Cetrone – che si occupa di marketing alla provincia di Latina governata dal centrodestra – è finita nelle maglie della giustizia per abusivismo edilizio e abuso d’ufficio. Assieme al fratello avevano presentato il progetto per costruire un albergo per anziani, ma la concessione era scaduta più volte senza che i lavori vedessero mai un inizio. Nel cantiere si scavava soltanto, nel 2007 la Guardia Forestale sequestra tutto sospettando che quel cantiere in realtà fosse solo una cava estrattiva. Senza permessi era stata sbancata una intera collina.