sabato 5 giugno 2010

Luttazzi vs berlusconi


Nigeria, morti 110 bambini minatori.



4 giugno 2010
Costretti a lavorare in una miniera d'oro, sono stati uccisi dalle esalazioni di piombo. Deceduti anche 53 adulti. catombe da marzo ad oggi, autorità allarmate. Chiuse le attività illegali.

MILANO - Alla loro età avrebbero dovuto passare le giornate giocando, come i coetanei di altre zone del mondo dove le condizioni di vita non rasentano la miseria. Invece erano costretti a scendere in una miniera allla ricerca di oro. E dallo scorso marzo sono almeno 110 quelli che hanno perso la vita. I bambini minatori rappresentano la parte più significativa delle 163 persone che dal marzo scorso sono morte in più villaggi della Nigeria per avvelenamento da piombo. Lo hanno riferito le autorità locali.

«ATTIVITA' ILLEGALI». «Abbiamo riscontrato in totale 355 casi e 163 decessi», ha detto Henry Akpan, responsabile di epidemiologia al ministero nigeriano della salute. «erano impegnati nella ricerca di oro nelle miniere della zona dove però c'è anche un'alta concentrazione di piombo» ha aggiunto Akpan spiegando che molte delle vittime sono decedute dopo essere entrati in contatto con attrezzi, terra e acqua altamente contaminati. Le autorità hanno posto fine alle attività illegali nelle miniere della zona e hanno cominciato ad evacuare i residenti.

Tratto da: corriere.it



Coldiretti: ''Infiltrazioni mafia filiera frutta, prezzo piu' trecento per cento''



4 giugno 2010


Roma.
I prezzi della frutta e verdura arrivano ad aumentare fino a 4 volte dal campo alla tavola per effetto dei monopoli, delle distorsioni e delle speculazioni dovute anche alle infiltrazioni della malavita nelle attività di intermediazione e trasporto come dimostrano le recenti indagini.

Questa la denuncia di Coldiretti che in riferimento alle attività delle ecomafie in Italia sottolinea come le imprese agricole e i consumatori subiscono l'impatto devastante delle strozzature di filiera su cui si insinua un sistema di intermediazione e trasporto gonfiato e alterato troppo spesso da insopportabili fenomeni di criminalità che danneggiano tutti gli operatori.

Secondo l'ultima indagine conoscitiva dell'Antitrust i prezzi per l'ortofrutta - precisa la Coldiretti - moltiplicano in media di tre volte dalla produzione al consumo ma i ricarichi variano dal 77% nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) al 103% nel caso di un intermediario, al 290% nel caso di due intermediari, fino al 294% per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale). La moltiplicazione delle intermediazioni, l'imposizione di servizi di trasporto e logistica, il monopolio negli acquisti dai produttori agricoli provocano - continua la Coldiretti - l'effetto di un crollo dei prezzi pagati agli imprenditori agricoli, che in molti casi non arrivano a coprire i costi di produzione e un ricarico anomalo dei prezzi al consumo che raggiungono livelli tali da determinare una contenimento degli acquisti in un Paese come l'Italia che ha la leadership europea in quantità e qualità nell'offerta di ortofrutta.

Secondo una studio della Coldiretti l'ecomafia con il racket, il pizzo e gli altri fenomeni malavitosi sviluppano a danno delle campagne italiane un giro di affari di 7,5 miliardi di euro con la criminalità organizzata che in agricoltura opera attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell'Unione europea e caporalato.

ANSA

venerdì 4 giugno 2010

Luca Sofri: ecco chi è Minzolini e perchè Berlusconi l'ha voluto come direttore del Tg1


Tutti gli uomini (in tv) del Presidente - Luca Telese



4 giugno 2010
Per B. la telegenìa è tutto. Su tutte le furie dopo il flop di Tremonti a Ballarò

Adesso nel mirino c’è
Giulio Tremonti. Ma la leggenda (anzi, la storia della cronaca politica) narra che il primo a fare le spese della “vocazione telegenica” del Cavaliere fu Elio Vito. Il deputato azzurro, sofisticato azzeccagarbugli parlamentare, professionista della politica forgiato alla scuola radicale, ottimo tecnico legislativo aveva un problema non recuperabile. Un leggero strabismo che in televisione non si poteva non ignorare, soprattutto sotto lo sguardo impietoso del primo piano. Vito nella XV legislatura arriva a diventare addirittura capogruppo di Forza Italia. Ma poi, per via di questo innegabile difetto di telegenìa fu gradualmente disincentivato ad andare in televisione, fino a che non gli fu preferito Fabrizio Cicchitto. Adesso è ministro per i Rapporti con il Parlamento: ma in televisione non si vede più.

Telegenìa unica via. Insomma, per Berlusconi la telegenìa è l’unica via. Non è un mistero che nel 1994 la prima selezione dei candidati di Forza Italia fu fatta con dei provini davanti alla telecamera. E nemmeno che l’ex socialista Antonio Guidimalgrado la sua disabilità, fu considerato papabile per una poltrona governativa anche per la sua dimestichezza con il salotto di Maurizio Costanzo. Prima di sfidarlo nel 2001, Berlusconi considerò una dote decisiva la telegenia diFrancesco Rutelli (“Ma perché non vieni da noi in Forza Italia?”), scelse il neuropsichiatra Alessandro Meluzzi per gli stessi motivi, e ha mantenuto negli anni un legame inossidabile con Vittorio Sgarbi perché lo considerava un polemista corazzato nei talk-show. Ecco perché, in questo periodo di crisi del berlusconismo reale, l’attenzione spasmodica alla rappresentazione del berlusconismo catodico è diventata per il presidente del Consiglio un vero cruccio.

La bondeide. Esempio. Sandro Bondi finì sugli scudi, celebrato come un eroe a Palazzo Grazioli, per un duello incrociato a Ballarò. Berlusconi era furibondo perché nella primavera scorsa, nel pieno del Noemi-gate, si sentiva poco difeso dai suoi. Bondi duellò con Ezio Mauro e Franceschini (insieme con Belpietro) mettendoci l’anima: “Non si può dire che Sandro sia bello – commentò il premier – però è uno dei pochi che non si tira indietro”. Già, perché in quel periodo molti dei notabili del Cavaliere rifiutavano ogni invito. Sarà anche per quello show che Bondi si salvò dalle voci di rimpasto che lo inseguivano in quei giorni?

Il caso Quagliariello. Uno che al premier invece piace molto è Gaetano Quagliariello: si presenta bene, cosa che per Berlusconi è fondamentale, ma non disdegna il corpo a corpo quando c’è da menare le mani per difendere la causa. Episodio emblematico: durante la crisi con i finiani, Berlusconi fu informato che Quagliariello e Roberto Cota erano stati invitati in un talk-show in cui era presente anche Italo Bocchino: i due, dopo il consulto, furono invitati a chiedere di ottenere pari trattamento o a declinare l’invito.

Gli Avatar del Cavaliere. Le vicende politiche di questi mesi hanno creato, di fatto, la fortuna dei giornalisti di centrodestra che quasi sempre risultano più efficaci dei politici. Alcuni, come Maurizio Belpietro, televisivamente parlando contano più di un ministro. Hanno imparato a usare il linguaggio extraverbale come nessun altro: sorrisi ironici, interruzioni spezza-ritmo, cenni plateali di diniego. Ma soprattutto il politicamente scorretto: Alessandro Sallusti fu decisivo nel rievocare contro Massimo D’Alema la vicenda della casa di via Musolino: “Vada a farsi fottere!”, gridò D’Alema. Ma il punto è che non era piscologicamente preparato ad un attacco “non convenzionale”. Vuoi mettere l’efficacia di Sallusti contro la verbosità di Cicchitto, che fra l’altro ha un sorriso che in tv non viene bene?

Ignazio “Larissa”. Se c’è uno che a Berlusconi piace è sicuramente Ignazio La Russa. Il ministro della Difesa viene impiegato in prima linea per tutte le “missioni impossibili”. La Russa passa dalla lingua para-istituzionale di Porta a Porta a quella gladiatoria messa in campo a Linea notte contro Antonio Di Pietro. È un maestro dell’attacco personalizzato, del colpo basso. Nel talk-show di Bianca Berlinguercostrinse Antonio Di Pietro ad alzarsi gridandogli: “Che c’è, hai paura?”. ABallarò insultò Concita De Gregorio. A Matrix si è messo a urlare controRitanna Armeni: “Lei è una brutta persona! Si vergogni! Si vergogni!”. Al contrario dei dirigenti del Pd, che sono sempre educatini pacati, e portati a soccombere, gli uomini che piacciono al Cavaliere menano come Fabbri.

Un giorno da Lupi. Un altro caso esemplare, quello di Maurizio Lupi. Il vicepresidente della Camera si è ritagliato uno spazio fisso a Ballarò (al pari diGiulio Tremonti e Renata Polverini). Ormai è un mago nel cercare le telecamere accese quando deve prendere il controllo della situazione, e si è specializzato nell’intervento “pirata” quando sta per essere chiamata la pubblicità: “Un momento, Floris, un momento...” E così parla due volte: sia prima che dopo lo spot.

I due Tremonti. Sembra in declino, invece, l‘astro di Tremonti. Rivedere, per credere, l’ultima performance a Ballarò: dialogante prima della telefonata di Berlusconi, combattivo con il coltello tra i denti, subito dopo. “Devo difendermi da solo”, ha commentato il premier. Che poi è il suo sogno.

Da il Fatto Quotidiano del 4 giugno

Il Fatto Quotidiano sbarca sul web e chiede aiuto alla Rete






4 giugno 2010
Fra poche settimane lanceremo la nostra nuova edizione on line. Ma per garantire la libertà di informazione tutti quelli che hanno un blogo gestiscono un sito devono darci una mano

Dunque ci siamo. Tra poche settimane
Il Fatto Quotidiano sarà finalmente on line. In queste ore i nostri tecnici e i nostri giornalisti sono al lavoro per stabilire la data definitiva dell'uscita del sito in versione Beta. Poi, per tutta l'estate vedremo come funzionano le cose, ascolteremo i suggerimenti che ci arriveranno dalla rete, e entro l'autunno lanceremo la versione definitiva. Abbiamo molte idee. Le principali sono comunque due. La prima: fare anche sul web informazione senza padroni e censure. La seconda: dar vita a un sito che possa accogliere le opinioni e i pensieri di tutti, selezionando quanto ci sarà inviato o troveremo in Rete.

La sfida, non lo nascondiamo, è molto difficile. In redazione siamo in pochi e questa volta per coprire le spese e avere i capitali necessari per i nuovi investimenti dovremo raccogliere pubblicità. Per questo
Il Fatto Quotidiano on-line dovrà avere tantissimi visitatori. Noi contiamo di riuscirci continuando a dire le cose che gli altri non dicono, raccontando storie e notizie che è impossibile leggere altrove. Ma questo non basta. Dobbiamo farci conoscere. Ed è qui che chiunque tiene alla libertà di parola, chiunque pensa che l'informazione nel nostro Paese sia messa in ginocchio non solo dalle leggi bavaglio, ma anche da giornali e tv al servizio del potente di turno, può darci una grossa mano. Vogliamo che tutti, ma proprio tutti, sappiano che il nuovo sito de il Fatto Quotidiano sta venendo alla luce. Per questo chiediamo ai blogger e a chi gestisce un sito di aiutarci mettendo a disposizione i loro spazi sul web per la nostra campagna di lancio. Stiamo lavorando a dei bannerdavvero poco convenzionali. Se siete disposti a ospitarli segnalate il vostro link a questa mail: iosupporto@ilfattoquotidiano.it

Entro pochi giorni verrete ricontattati e vi verrà fornito l'indirizzo di un link da dove potrete prendere il codice da inserire nella vostra pagina internet. La nostra richiesta è di tenere il tutto on line nel periodo di lancio del sito, che vi verrà comunicato quanto prima.

Del banner non convenzionale vi verranno anche fornite le specifiche tecniche e un tutorial utile per inserirlo correttamente . In alternativa abbiamo a disposizione anche un banner, per così dire, normale. In ogni caso l'importante è essere in tanti. Perché l'informazione libera è un bene di tutti e solo tutti assieme possiamo difenderla. E farla crescere.

Peter Gomez e Marco Travaglio


Una Manovra contro le rinnovabili



Contro l’inedia ambientale del governo e in particolare della manovra finanziaria, scende in campo anche un pezzo di Confindustria. Non il vertice nazionale, impegnato con la presidente Emma Marcegaglia a fare lobbing per impedire all’Europa di alzare al 30% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 al 2020, ma Federambiente che insieme a Fise Assoambiente denuncia come l’Italia rischi un blocco dello sviluppo delle fonti rinnovabili, “oggi già ampiamente sotto la media europea e sempre più lontane dall’obiettivo 17% di energia prodotta previsto per il 2020″.

Le associazioni che rappresentano le imprese pubbliche e private di gestione rifiuti sottolineano in una nota che saranno queste le conseguenze di quanto previsto all’articolo 45 della manovra finanziaria “che stabilisce come il Gestore dei servizi energetici (Gse) non sarà più obbligato a riacquistare i certificati verdi in eccesso rispetto agli obblighi dei produttori”.

“Sino a oggi – ricorda la nota – il Gse era tenuto a ritirare ogni anno i certificati verdi invenduti che eccedevano gli obblighi d’acquisto in capo alle imprese interessate dell’anno precedente a un prezzo certo. Questa misura aveva l’obiettivo di mantenere l’equilibrio nel mercato dei certificati verdi in caso d’eccesso d’offerta, come ora. Il nuovo provvedimento varato, con il venir meno della certezza d’un importo comunque legato al valore storico di mercato, aggrava ulteriormente l’esposizione finanziaria delle imprese che gestiscono impianti di recupero energetico dei rifiuti”.

Anche se la catalogazione dell’energia prodotta dai rifiuti come “rinnovabile” è quanto mai opinabile e andrebbe senz’altro ristretta alla produzione di biogas e pochi altri casi, la protesta di Federambiente e Fise Assoambiente punta l’indice contro l’ostracismo che questo governo mostra nella gestione delle tematiche ambientali.

Il nuovo regime in materia di certificati verdi era già stato duramente contestato infatti da associazioni ambientaliste e produttori di energia da fonti rinnovabili, anche perché, come sottolinea Edoardo Zanchini di Legambiente, “questo provvedimento non avrebbe alcun effetto per le entrate dello Stato, visto che non sono finanziamenti pubblici ma un meccanismo di mercato che obbliga le aziende del settore energetico a produrre una quota minima da fonti rinnovabili e a muovere così i progetti da biomasse e biogas, eolici, geotermici, idroelettrici”.

Ma il problema non si esaurisce qui. Legambiente denuncia infatti inoltre che “le fonti energetiche pulite sono state lasciate in un ‘far west’ normativo; si attendono dal 2003 le ‘Linee guida’ per i progetti da fonti rinnovabili, e non si hanno notizie né degli incentivi in conto energia per il solare fotovoltaico, né della detrazione del 55% per il solare termico”.

Un’inerzia sospetta, che secondo Zanchini “sembra l’ennesima dimostrazione di come il rilancio del nucleare si porti dietro l’abbandono delle fonti rinnovabili”.

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