mercoledì 19 settembre 2012

L'Istituto Antonio Provolo.


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Questa denuncia di Federico Tulli sugli abusi a dei minori sordomuti non è uno scoop. I fatti sono già stati oggetto di numerose lettere ai giornali, al Vaticano e persino citati in una proposta parlamentare di Maurizio Turco, Farina Coscioni e altri il 15 dicembre del 2010. Sulla vicenda c'è però un silenzio irreale, tranne pochissime eccezioni come l'Espresso. Dopo aver letto l'articolo sono rabbrividito. Non ho parole. Questi orrori non devono più succedere.
Testo di Federico Tulli, giornalista.
"Masturbazioni, sodomizzazioni, rapporti orali forzosi. Tra le mura dell’Istituto religioso per bambini e bambine sordomuti “Antonio Provolo” di Verona, dagli anni Cinquanta fino al 1984 si è consumata una agghiacciante vicenda criminale ai danni di circa 40 giovani ospiti, di cui ancora oggi troppo poco si parla. Fondato nel 1830 da don Antonio Provolo, l'istituto è stato considerato per decenni tra i più rinomati centri a livello internazionale nel campo dell'educazione scolastica per minori sordomuti. Una fama crollata miseramente nel giro di qualche anno quando a poco a poco la forza vitale delle vittime è riuscita ad aprire delle crepe sempre più ampie nel muro dell'omertà dietro cui la Curia veronese ha tentato di celare gli abusi compiuti nei loro confronti da alcuni sacerdoti e fratelli laici dipendenti dell'Istituto. 
Dopo aver tentato per anni, inutilmente, di ottenere ascolto prima ancora che giustizia dalla diocesi locale, in particolare dal vescovo Giuseppe Carraro (deceduto nel 1981), e cozzando contro la prescrizione del reato stabilita dalla legge sia italiana che vaticana, una quindicina di vittime più forti psicologicamente, ha deciso di cambiare strategia e denunciare pubblicamente la vicenda sui media nazionali. 
Era l'inizio del 2009 e la loro storia ebbe anche un discreto risalto. È dovuto però passare ancora un anno prima che il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, si decidesse ad accogliere una delegazione degli ex studenti abusati. 
Una scelta obbligata, quasi sofferta quella di Zenti, maturata sulla scia delle nuove indicazioni che giungevano dalla Santa Sede. 
Si era infatti nel pieno dell'onda lunga di indignazione popolare montata durante la prima metà del 2010 in seguito all'impressionante serie di scandali pedofili che via via venivano alla luce dagli istituti religiosi cattolici di mezza Europa, isole comprese. 
Dopo infinite trattative col vescovo, le vittime ottennero - per la prima e unica volta in Italia - l'istituzione di una commissione curiale presieduta da un laico, che accertasse la veridicità delle loro denunce. 
La commissione, incaricata dal Vaticano e guidata dall’ex presidente del Tribunale di Verona, Mario Sannite, ha finito il proprio lavoro a febbraio 2011, dopo aver raccolto e videoregistrato le testimonianze sia delle vittime che di sacerdoti e fratelli laici presenti nell’Istituto all’epoca dei fatti contestati. 
È passato un anno e mezzo, che ne è dei risultati di quella inchiesta? Ancora oggi le vittime, riunite nell'associazione sordi Provolo, attendono di conoscere le conclusioni come convenuto con le autorità vaticane. Di certo si sa che la documentazione fu consegnata dopo pochi mesi a monsignor Giampietro Mazzoni, il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. 
Ma nessuno dei testimoni è stato informato o ha ricevuto una copia della sua audizione. Eppure qualcosa è già trapelato e ha del clamoroso. Intervistato a Matrix su Canale 5 il 24 maggio 2011, il presidente Sannite, dichiarò che «almeno tre, tra sacerdoti e fratelli laici, hanno ammesso gli abusi». Da allora più nulla. Non un cenno, non una comunicazione. Niente. Un'omertà totale da parte di Mazzoni che nemmeno i proverbiali tempi biblici della Chiesa possono ormai più giustificare.
Testimonianze (espandi | comprimi)
«Guarda là! Quella finestra, che s’affaccia verso il cortile interno, un po’ stretta ma alta con un muro divisorio dove ci sono i gabinetti … non lo vedi all’interno lo sciacquone?» «Si è lì, e allora?». «È lì che dopo essere stato violentato ...
Non è ancora dato di conoscere i risultati della commissione curiale sul Provolo, ma testimonianze come quella di Bosoli, tutte in grado di descrivere dettagliatamente la stanza del vescovo, hanno provocato nel 2011 il blocco della procedura di beatificazione di Giuseppe Carraro, il vescovo di Verona al tempo dei crimini." Federico Tulli, giornalista, autore nel 2010 del saggio “Chiesa e pedofilia” edito da L'Asino d'Oro
Proposta di legge di Maurizio Turco per l'istituzione della Giornata della memoria
Lettera al Papa, a Bertone e Bagnasco in cui le vittime del Provolo chiedono la sconsacrazione dei luoghi in cui sono avvenute le violenze
Lettera ai principali quotidiani locali e nazionali

M5S e Liquid Feedback, come funziona la piattaforma online. - Marco Schiaffiono


Movimento 5 Stelle Liquid Feedback

Al via i primi test con il software sviluppato dal “Partito dei Pirati” che permette di prendere decisioni attraverso discussioni e votazioni democratiche su Internet. In Sicilia è già stato usato per definire il programma per le prossime regionali, ma con alcune limitazioni.

Poca democrazia nel MoVimento 5 stelle? Beppe Grillo, dopo l’accusa fuori-onda del consigliere emiliano Giovanni Favia sulla scarsa democrazia interna, ha affrontato la questione con un post sul suo blog. Nel suo intervento, Grillo ha annunciato che “per le prossime elezioni politiche i candidati del M5S saranno scelti on line e il programma sarà discusso e completato attraverso una piattaforma in Rete. In modo trasparente”. Come? A spiegare quali potrebbero essere le modalità delle consultazioni è Mattia Calise, consigliere per il M5S al Comune di Milano, che conferma l’interesse del movimento per Liquid Feedback, la piattaforma software creata dai “pirati” tedeschi di Interaktive Demokratie.
Il software è stato tradotto in italiano dai militanti del MeetUp (i “circoli” del movimento, ndr.) di Bergamo con l’obiettivo di integrare il sistema di comunicazione via Internet dei 5 Stelle e consentire di prendere decisioni condivise. Non è detto però che sia questo lo strumento a cui si riferisce Grillo nel suo messaggio. “I test si stanno svolgendo in diversi MeetUp, ma non si tratta ancora di un progetto a livello nazionale” spiega Calise. “Si tratta più che altro in un percorso di sperimentazione che gli attivisti stanno portando avanti in maniera indipendente”.
Come funziona - Liquid Feedback è un progetto open source che permette alle associazioni di offrire ai suoi membri uno spazio libero per prendere parte ai processi decisionali. L’idea è quella di approvare (o indirizzare) le singole decisioni attraverso un dibattito Web. Il processo è distinto in due fasi: discussione e votazione. Se la prima ricorda da vicino il funzionamento di un qualsiasi forum Internet, la parte più interessante è quella che riguarda la fase decisionale. La votazione avviene infatti secondo il cosiddetto “metodo Schulze”, che prevede la possibilità di esprimere la propria opinione su un quesito in maniera articolata, creando una gerarchia di preferenze delle varie soluzioni. Il metodo è spiegato in maniera piuttosto intuitiva in un video pubblicato su YouTube dagli stessi sviluppatori di Liquid Feedback. Semplificando, ogni mozione riceve un punteggio di preferenza da parte di ogni partecipante e quella che ottiene il punteggio migliore viene approvata. Un sistema che potrebbe essere utilizzato non solo per la scelta dei candidati alle prossime elezioni o per la definizione del programma, ma anche nei casi di democrazia interna più spinosi, come quello della “scomunica” recapitata da Grillo al consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi attraverso un post sul blog e messa all’indice dai dissidenti del M5S come dimostrazione della scarsa democrazia interna al movimento.
Delegati virtuali - L’adozione di Liquid Feedback rappresenterebbe quindi la messa in pratica di quella democrazia diretta e partecipativa che il M5S sostiene fin dalla sua nascita. Pronti dunque per una partecipazione “orizzontale” e per la scomparsa del concetto di delega? Non proprio. Anzi: la delega, sia nella discussione che nella votazione, sarebbe parte integrante e fondamentale del sistema della liquid democracy. Secondo gli autori del software, infatti, non tutti i partecipanti possono avere il tempo e le competenze necessarie per dire la loro su un argomento. Per ovviare al problema, Liquid Feedback permette di delegare il proprio voto a un altro partecipante. La delega è valida solo per ogni singolo argomento (topic ndr) e può essere revocata in qualsiasi momento. Insomma: a prima vista il sistema non sembrerebbe molto diverso da quello utilizzato all’interno di un partito tradizionale, attraverso i vari direttivi o circoli provinciali, regionali e nazionali, con l’eccezione che tutto avviene tramite Web. Alfonso Moscato, del MeetUp di Palermo, sottolinea però la diversa natura che assume la delega nella liquid democracy: “Limitandosi ad argomenti specifici, la delega permette di affidare le decisioni a chi dimostra di avere una buona competenza sul tema trattato. Visto che può essere revocata in maniera istantanea, poi, rappresenta uno strumento di controllo estremamente efficace: se il delegato esprime opinioni contrastanti con le mie, posso sfiduciarlo con un clic. Proprio lo strumento che ci vorrebbe per garantire il rispetto del mandato tra eletti ed elettori”.
Quali controlli? - L’utilizzo di Internet come strumento per il processo decisionale pone nuovi problemi, soprattutto per quanto riguarda i controlli sull’identità e la genuinità degli iscritti. Secondo quanto dichiarato da Grillo sul suo blog, infatti, il processo dovrebbe essere “aperto a tutti”. Ma con quali controlli e quali garanzie? Quando si parla di numeri su Internet, infatti, le cose si fanno piuttosto complicate. Non a caso per i controlli si parla di firme digitali o posta certificata. Una soluzione che potrebbe permettere di evitare casi come quello scoppiato a luglio, dopo la polemica di Marco Camisani Calzolari - docente dello IULM e tra gli autori del sito forzasilvio.it - secondo il quale molti dei follower di Beppe Grillo su Twitter sarebbero dei “bot”, utenti fantasma generati automaticamente e gestiti via computer. Nello scorso luglio il tutto si è risolto con un botta e risposta al vetriolo tra il professore e gli attivisti del movimento, ma in tempi di liquid democracy dubbi del genere potrebbero avere ripercussioni molto più ampie e minare il sogno di una partecipazione orizzontale sul Web. In Sicilia, dove Liquid Feedback è stato utilizzato per definire il programma alle prossime regionali, l’accesso è stato limitato agli attivisti. “Per la partecipazione abbiamo chiesto l’invio di una copia della carta d’identità e l’URL (il collegamento Internet ndr) del profilo MeetUp di appartenenza” spiega Moscato. Per alcune decisioni viene anche fissato un quorum, del 20%, il cui raggiungimento è vincolante per la validità della votazione. 

Il “saldo” Fiat: 7,6 miliardi di euro ricevuti dallo Stato, investiti 6,2 miliardi.


disoccupazione dati ocse


Uno studio della Cgia di Mestre fornisce le cifre su un tema di cui si torna a discutere spesso: gli aiuti pubblici ricevuti dalla casa di Torino, dal 1977 a oggi, a fronte dei benefici restituiti all'economia. Esclusi dal conto gli ammortizzatori sociali.

Dal 1977 a oggi, la Fiat ha ricevuto l’equivalente di 7,6 miliardi di euro dallo Stato, e ne ha investiti 6,2 miliardi: è la Cgia di Mestre a fornire le cifre su tema spesso dibattuto a proposito della casa torinese, cioè il “saldo” tra aiuti pubblici ricevuti e capitali impiegati nell’economia nazionale. “Una somma importante – segnala il segretario di Cgia Giuseppe Bortolussi – che comunque è stata integrata, tra il 1990 e i giorni nostri, da oltre 6,2 miliardi di investimenti realizzati dalla Fiat sui progetti per i quali ha ottenuto i 7,6 miliardi presi in considerazione. Va anche detto che gli aiuti più significativi – continua – sono avvenuti negli anni ’80, quando tutti i Governi dei Paesi occidentali sono intervenuti massicciamente per sostenere le proprie case automobilistiche”.
Tra gli aiuti elargiti alla Fiat, l’analisi della Cgia non ha tenuto conto degli ammortizzatori sociali impiegati in questo periodo né gli ultimi contratti approvati dal Cipe nel biennio 2010-2011. In assoluto, l’investimento più importante è stato quello che si è reso necessario per la costruzione degli impianti produttivi di Melfi e Pratola Serra (1990-1995) che sono costati alle casse dello Stato quasi 1,28 miliardi di euro. Per contro, la Fiat ha investito in questo nuovo sito 2 miliardi di euro. Di un certo rilievo anche le ristrutturazioni che hanno interessato la Sata di Melfi (1997-2000) e l’Iveco di Foggia (2000-2003). Se nel primo intervento lo Stato ha investito 151 milioni di euro, nel secondo sono stati spesi 121,7 milioni di euro pubblici. La Fiat, comunque, per entrambi i siti ha messo sul tavolo una cifra complessiva di poco inferiore agli 895 milioni di euro.
“Da sempre – conclude Bortolussi – la politica italiana ha guardato con grande attenzione e una certa indulgenza alla più grande industria privata italiana. Ora che soldi pubblici non ce ne sono più, ognuno deve correre con le proprie gambe e affrontare la concorrenza internazionale con i propri mezzi. Se, in una fase estremamente delicata come quella che stiamo vivendo, dovessimo perdere un marchio che ha fatto, nel bene e nel male, la storia industriale del Paese sarebbe un grave danno per tutta l’economia italiana”.
La Fiat è dello Stato, cioè nostra! Riprendiamocela, sicuramente sapremmo gestirla meglio!
Cetta.

Come la mettiamo? Questi li conosciamo tutti!



(AGI) - Roma, 17 set. - Va condannato chi fa il saluto romano, inneggiando al razzismo e al fascismo. 
La sesta sezione penale della Cassazione ha per questo confermato la pena inflitta dalla Corte d'appello di Firenze ad un 50enne che, in concorso con altre persone, durante una "pubblica riunione", aveva effettuato il saluto romano scandendo "slogan inneggianti al razzismo e al regime fascista". 
La Suprema Corte, con la sentenza n.35549 depositata oggi, ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'uomo, secondo cui non vi era certezza che il soggetto ritratto nelle foto da cui era scaturita l'indagine fosse proprio lui. Nelle fotografie, infatti, era raffigurato un uomo con il "capo coperto da un cappello, una sciarpa sul volto e un giubbotto imbottito": il riconoscimento dell'imputato si era basato sulla testimonianza di un poliziotto, che aveva dichiarato di conoscerlo "dal 1990". La Cassazione, confermando la condanna, ha rilevato che "il giudice d'appello ha fondato il proprio convincimento sulla circostanza che gli imputati erano soggetti gia' noti alle forze di Polizia (in particolare alla Digos e alle Questure della Toscana) per la loro partecipazione ad altre manifestazioni del genere" e che il ricorrente "era pluripregiudicato e, percio', anche sotto questo profilo, era noto alle forze di Polizia". I giudici del merito, conclude la Suprema Corte, "hanno poi posto in rilievo come l'imputato avesse la parte inferiore del volto (dal naso in giu') coperta da una sciarpa, che non ne impediva il riconoscimento da parte di chi gia' lo conoscesse".

http://www.agi.it/cronaca/notizie/201209171543-cro-rt10160-cassazione_e_reato_fare_il_saluto_romano

La parola "pedofilia" entra nel codice penale. Senato ratifica Lanzarote.


(AGI) - Roma, 19 set. - L'aula del Senato ha approvato all'unanimita' la ratifica della Convenzione per la protezione di minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, firmata a Lanzarote nel 2007. Dopo sei letture e' legge. Introduce nel nostro codice penale la parola 'pedofilia' (art.414 bis).
Inoltre disciplina anche i casi di grooming (adescamento attraverso internet) e di turismo sessuale.
"La ratifica e' una buona notizia per tutti i minori che vivono nel nostro Paese.
Si tratta di un'arma in piu' per contrastare gravi violazioni come l'abuso e lo sfruttamento sessuale", ha osservato Vincenzo Spadafora, autorita' Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza. La Convenzione di Lanzarote risponde alla necessita' riscontrata dal Consiglio d'Europa (Coe) di elaborare nuovi strumenti vincolanti per gli Stati del Coe per il contrasto allo sfruttamento e all'abuso sessuale dei minori.
La Convenzione e' stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 12 luglio 2007 e aperta alla firma il 25 ottobre dello stesso anno a Lanzarote. Allo stato attuale, il testo e' stato sottoscritto da 41 Stati membri del Coe, tra cui l'Italia, che l'ha sottoscritta il 7 novembre 2007.
Il disegno di legge italiano che recepisce le disposizioni della Convenzione prevede l'introduzione nel codice penale dell'articolo 414-bis ('Pedofilia e pedopornografia culturale') che punisce con la reclusione da tre a cinque anni chiunque, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, istighi a commettere reati di prostituzione minorile, pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico, di violenza sessuale nei confronti di bambini e di corruzione di minore.
Stessa pena per chi "pubblicamente fa apologia di questi delitti".


Alla faccia di chi, durante il famigerato governo Berlusconi, voleva inserire l'emendamento 1707: “Niente obbligo di arresto per chi verrà sorpreso a compiere violenze sessuali di LIEVE ENTITA’ verso minori”. 
I firmatari della legge: Gasparri (PdL), Bricolo (Lega), Quagliariello (PdL), Centaro (PdL), Berselli (PdL), Mazzatorta (Lega), Divina (Lega). E sappiamo benissimo chi volevano proteggere.
Cetta.

A San Marino riciclaggio, corruzione e controllo del voto made in camorra. - Chiara Pracchi

Giuseppe Setola


La prima Commissione d'inchiesta antimafia della Repubblica del Titano ha messo nero su bianco gli stretti legami tra i clan della criminalità organizzata campana e alcuni personaggi di spicco dello Stato autonomo, per un vorticoso giro d'affari improntato a ripulire denaro sporco con le speculazioni edilizie.

Rapporti con la camorra ai più alti livelli politici, speculazioni edilizie, conflitti d’interesse, corruzione dilagante e persino controllo del voto. E’ questo lo scenario delineato dalla prima Commissione d’inchiesta antimafia della Repubblica di San Marino. Una Commissione che si era resa necessaria dopo che nel settembre del 2011, la Procura distrettuale di Napoli aveva rivelato i canali del riciclaggio che dal clan Stolder (ma non solo) portavano al centro della Repubblica.
Artefice delle operazioni di riciclaggio è Francesco Vallefuoco, un uomo che, secondo le intercettazioni riportate nell’ ordinanza Staffa, si vanta di stare “in pace con tutti” (inteso i clan campani) e di aver ospitato sul Titano Giuseppe Setola all’indomani della strage di Castel Volturno. Di sé dice che non gli “devono mai cercare di fare droga e mai cercare di fare prostituzione, il resto … – chiosa – faccio le cose che sono bravo a fare … cioè sto in mezzo alla strada”. Stare in mezzo alla strada significa gestire contatti, elaborare alleanze, assorbire imprese e – ovviamente – riscuotere crediti. Sia nei dintorni di Rimini, dove il suo piccolo esercito di picchiatori è composto da 45 elementi, che nel resto d’Italia.
Altro cardine intorno al quale ruotano tutte le operazioni, è l’avvocato sammarinese Livio Bacciocchi, dominus della finanziaria Fincapital, nonché uno dei principali costruttori della Repubblica (le sue imprese sono arrivate ad avere 52 cantieri aperti in contemporanea, con gli immobili ancora da vendere). Il metodo messo in piedi da Vallefuoco e Bacciocchi era relativamente semplice: si consegnavano assegni post datati e non intestati, che venivano portati allo sconto dalla banca, che in cambio elargiva contante o emetteva assegni circolari. Un sistema che sembra funzionare fino al 2008, quando una serie di equilibri incominciano a scricchiolare: il settore edilizio, su cui aveva puntato l’economia sammarinese, entra in crisi e con il varo dello scudo fiscale in Italia, gli istituti di credito chiedono ai clienti di rientrare.
In politica circola aria di avvicendamento e il sodalizio criminale decide di non farsi trovare impreparato, perché, come spiega Francesco Vallefuoco “a noi interessa che non s’inceppa il meccanismo”. Così, per assicurare continuità agli investimenti, Vallefuoco affianca a quello che viene ritenuto il suo primo interlocutore, il socialista Fiorenzo Stolfi, più volte Segretario di Stato, il più promettente democristiano Gabriele Gatti, anch’esso Segretario di Stato e eletto ininterrottamente al Consiglio Grande e Generale dal 1978.
“Dei rapporti tra Fincapital, Livio Bacciocchi, Francesco Vallefuoco, Fiorenzo Stolfi e Gabriele Gatti si trova riscontro in numerosi documenti e nelle parole di diversi testimoni – sostengono i Commissari – Gli elementi a disposizione sono precisi e concordanti nei dettagli e nei particolari, tali da tracciare un profilo di responsabilità politica a carico di Fiorenzo Stolfi e Gabriele Gatti”.
Non solo i due ex Segretari di Stato. I politici erano di casa alla Fincapital, dove potevano presentarsi anche senza appuntamento e dove un ascensore li portava direttamente dal garage all’ufficio di Bacciocchi. Frequentare la Fincapital non era reato, ammettono i Commissari che però biasimano la processione dei politici. Fra questi il consigliere democristiano Clelio Galassi e il Segretario di Stato alla Sanità Claudio Podeschi. Ma anche uomini che hanno ricoperto vari incarichi per le Segreterie di Stato come Moreno Benedettini, accusato di aver ritirato una tangente da 50 mila euro per Antonello Bacciocchi, Segretario di Stato al Lavoro.
La figura di Benedettini, che di Vallefuoco diventa promotore finanziario e procacciatore d’affari, merita di essere analizzata attraverso le intercettazioni che compaiono nell’indagine Staffa, per mettere in evidenza l’acquiescenza totale mostrata dai sammarinese di fronte al camorrista: dall’Audi A6 sulla quale stava viaggiando, Vallefuoco ordina a Benedettini di andare a comprare una nuova sim telefonica, con il documento di qualcun altro. Quindi di comunicare a lui il nuovo numero perché, tramite le sue conoscenze possa farlo cancellare dal terminale. “lo faccio cancellare dal terminale e tu fai quel cazzo che vuoi tu. Il numero è inesistente” assicura. I due si salutano al grido di “Ciao puttana”.
Le smentite a quanto pubblicato nella relazione della Commissione non hanno tardato ad arrivare. Gabriele Gatti ha già annunciato denuncia penale e civile sia per i testi ascoltati dalla Commissione che per i Commissari stessi. Critiche sono arrivate anche dalla stampa locale che ha giudicato insufficiente il metodo d’inchiesta, condotto prevalentemente attraverso la raccolta di testimonianza (non sempre concordi).
Al di là dell’accertamento delle singole responsabilità, la relazione risulta estremamente importante per il quadro di opacità che delinea: il “furore edificatorio” al quale è stato sacrificato buona parte del territorio della Repubblica – scrivono i Commissari – ha portato alla nascita di “strani” cantieri, facenti capo sempre agli stessi soggetti economici, con la creazione di monopoli, la partecipazione agli utili di soggetti politici che dovevano concedere le autorizzazioni e l’arrivo di manovalanza dal sud Italia per i subappalti.
Totale la corruzione in materia di sicurezza sul lavoro, dove sembra essere stata prassi la corresponsione di un mensile ai funzionari pubblici per evitare le ispezioni sui cantieri. Ed infine incredibile appare la pratica di controllare il voto alle elezioni generali: le persone vincolate da un patto di interesse erano tenute ad esprimere 5 preferenze all’interno di uno stesso schieramento e una sesta completamente estranea per riuscire facilmente individuabili.

Il ministro Cancellieri: “Recuperare i 98 miliardi delle slot per sicurezza e ricerca”.

cancellieri interna new

La responsabile del Viminale in un'intervista al Secolo XIX spiega che vorrebbe che i soldi della super-multa alle concessionarie dei giochi d'azzardo fossero destinati anche al controllo del territorio. "La sicurezza è uno di quei comparti che va sostenuto. Nessuno prova gusto a tagliare. Facciamo i conti con le possibilità che abbiamo".


Recuperare i 98 miliardi contestati alle concessionarie di slot machine per destinarli a “ricerca e sicurezza”. Il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, in un’intervista al Secolo XIX affronta il tema della sicurezza in tempi di tagli e mancanza di fondi: “Porterò il caso in Consiglio dei ministri”. Perché come sempre la questione è economica e lo è in particolare, secondo la responsabile del Viminale, per affrontare un “tema forte come quello della sicurezza”. Che tra tensioni sociali, criminalità organizzata e terrorismo – “c’è attenzione, ma non allarme” – è un tema sempre all’ordine del giorno.
“La sicurezza è uno di quei comparti che va sostenuto. Su questo – assicura Cancellieri – la squadra di governo è coesa… Certo che se mancano le risorse… Nessuno prova gusto a tagliare. Facciamo i conti con le possibilità che abbiamo”. Che sono poche viste le lamentele delle forze dell’ordine per la carenza di mezzi e organici: “Nonostante le difficoltà economiche stiamo cercando di alzare la soglia del turn over. Era stata fissata al 20% stiamo cercando di portarla al 50%”.
La proposta di far assorbire il personale in esubero alle Province tra gli amministrativi delle forze dell’ordine e quindi mettere su strada più agenti sembra una chimera: “Il problema non è il personale. Il problema è sempre lo stesso le risorse economiche. Ripeto, però operazioni importanti di cambiamento, che vanno demandate a chi ha avuto un mandato popolare proprio perché modificano l’assetto sul territorio”. E quindi anche la possibile fusione dei corpi di polizia è un argomento che, per ora, deve rimanere nelle ipotesi: “E’ qualcosa che dovrà affrontare il nuovo governo. Sono riforme epocali. Ci vuole un mandato popolare che questo governo non ha. E’ un governo tecnico chiamato ad affrontare varie questioni, ma su temi così grossi ci vuole un mandato popolare che noi non abbiamo”.  
Per la Cancellieri non ci si deve arrende alle lobby delle slot machine. L’atteggiamento del ministro, al riguardo, vorrebbe essere di prevenzione piuttosto che di repressione: “Le sale sono molto controllate dalla Guardia di Finanza, ma il lavoro da fare è culturale. Come per il fumo“La ludopatia è una malattia sociale, specie in tempi di crisi, e crea dipendenza. Ma ci sono anche i giochi on line. Incontrollabili. La mia impostazione liberal mi fa scegliere la prevenzione, come per le sigarette, più che la repressione”. Durante l’approvazione del decreto Balduzzi, ha aggiunto il ministro, la “discussione è stata molto complessa. Si è cercato di evitare nuove licenze. Proprio perché è un tema che tocca la salute mentale delle persone”. Quindi nessuna “crociata” come fa il collega e ministro della Salute Renato Balduzzi. Ma con le slot anche lo Stato ci guadagna: “In tempi di crisi – osserva il ministro – la gente gioca di meno. Con meno introiti. Dobbiamo cercare di fermare la situazione, ma tornare indietro è complicato”. 
Ieri nel capoluogo ligure è stato firmato un protocollo per l’istituzione della “Stazione unica appaltante“. Un’azione che, partendo dalla Liguria, vigilerà sulla trasparenza e la correttezza negli appalti, soprattutto delle grandi opere, terreno fertile per criminalità organizzata: “Un passo importantissimo che parte dalla Liguria e che significa massima trasparenza, correttezza e velocità negli appalti pubblici. Con persone che si occuperanno di vigilare e controllare chi partecipa”. In attesa delle white list: “Speriamo di arrivarci. Una sorta di elenco di aziende virtuose che garantiscono onestà e correttezza”. 

Carissima ministro, i soldi si possono recuperare per fare tutto e non sono solo i 98 miliardi - mica bruscolini - delle slot, ci sono anche quelli dei grandi evasori, ci sono quelli che spendete inappropriatamente e smisuratamente voi al governo, ci sono quelli che potreste recuperare facendo pagare il dovuto alla chiesa cattolica, ci sono quelli che si vanno perdendo nei mille rigagnoli della vostra corruzione....
Per la destinazione, poi, sarebbe meglio che pensaste a ridare una struttura a questa nazione martoriata da governi di eletti e non. Il resto viene da se. Quello che già entra nelle casse dello Stato è un fiume in piena che voi disperdete in inutilità che non servono certo al cittadino contribuente, ma solo alla vostra alterigia e prosopopea. 
Sono convinta che da soli ci sapremmo amministrare meglio di quanto non facciate voi dall'alto dell carica della quale vi siete appropriati con tanto di millantata capacità!
Siete solo degli incapaci!
Ma poi, perchè destinarli alla sicurezza? Noi non abbiamo nulla da temere, gli unici ostacoli alla nostra crescita siete voi! La nostra paura siete voi!
Ma va da sè che la sua è la solita affermazione buttata a caso a mo' di presa per i fondelli - l'unica cosa che sapete fare benissimo - perchè sappiamo che non avete nessuna intenzione di andare a mettere le mani in situazioni che vi appaiono pericolose per la vostra incolumità.
Cetta.