giovedì 20 dicembre 2012

Dalla Camera a Palazzo Chigi, gli appalti pubblici della Casta col segreto di Stato. - Thomas Mackinson


Camera dei deputati


Il tutto grazie anche a un codicillo che il governo Berlusconi ha inserito nella finanziaria due anni fa che amplia l’ambito della secretazione della normativa e rimette le autorizzazioni in capo ai dirigenti ministeriali. In pratica ogni burocrate romano di peso può decidere di affidare personalmente un maxi-appalto senza gara.

C’è un pezzo di casta che col pretesto della ‘massima sicurezza‘ si rifà bagno e salotto, lontano da occhi indiscreti. Tra gli appalti coperti da segreto di Statosenza Iva e a chiamata diretta non pubblicizzata, non c’è solo il rifacimento dell’aula bunker di Poggioreale. Ci sono anche l’aula dei gruppi parlamentari della Camera, il rifacimento della biblioteca di Palazzo Chigi, la riqualificazione della sala benessere e la ristrutturazione dei bagni per le scorte del Viminale. C’è perfino il rifacimento del bar e della sala ristoro per autisti del governo. Il tutto grazie anche a un codicillo che il governo Berlusconi ha inserito nella finanziaria due anni fa che amplia l’ambito della secretazione della normativa sugli appalti pubblici (d.lgs. 163/2006) e rimette le autorizzazioni in capo ai dirigenti ministeriali. In pratica ogni burocrate romano di peso può decidere di affidare personalmente un maxi-appalto a imprese di sua fiducia, evitando la gara e tenendo riservata l’esistenza stessa di un contratto, non dovendo pubblicizzare contenuti e condizioni, importi e aziende beneficiare. Praterie per chi volesse approfittarne, un colpo al cuore ai principi di legalità e trasparenza.
Da allora la corsa ai contratti “classificati” non si è più fermata, il loro numero è esploso arrivando a un valore di 200-250milioni di euro l’anno. Ogni ministero ne fa man bassa, in testa la Presidenza del Consiglio per la quale, scrive la Corte dei Conti, “la denominazione stessa degli appalti è inconoscibile”. Si sa però che ha fatto ricorso alla secretazione per restaurare l’aula dei Gruppi parlamentari in via Campo Marzio. Un “regalo” che la Camera si concede per i 150 anni dell’unità d’Italia, a carico dei contribuenti per 14 milioni di euro. La nuova aula, inaugurata il 16 giugno 2011, sarà un gioiello di tecnologia con 286 postazioni attrezzate con i più avanzati impianti per il voto, una sala regia per le riprese, postazioni per interpreti e traduttori. Il punto però è la scarsa trasparenza che accompagna il rifacimento di questo (e altri) luoghi-simbolo della Repubblica e del potere.
I costi che aumentanoNella cerimonia di riapertura il presidente della Camera Gianfranco Fini spiegava che la nuova aula “dovrà favorire una maggiore apertura delle istituzioni ai cittadini accrescendo la trasparenza e le visibilità dell’attività parlamentare”. Un manifesto dei buoni propositi piantato nella sabbia,  perché una parte dei lavori per l’auletta in questione – importo 1,3 milioni di euro – era stato secretato. Chi lo ha vinto e perché, non è dato sapere mentre si saprà l’importo finale dei lavori per 14 milioni di euro. Il governo ha usato la stessa procedura per ristrutturare la “biblioteca chigiana” realizzata dall’architetto Contini e perfino il bar e il punto ristoro della sala autisti della Presidenza del Consiglio. E non è l’unico, il Viminale ha fatto ricorso ad appalti classificati per rifare i bagni e la sala benessere del reparto scorte a Villa Tevere. Guai, insomma, a ficcare il naso nel bagno degli autisti. Ma che ci sarà poi di così segreto? Forse il fatto che l’appalto che inizialmente doveva costare 284mila euro alla fine è stato aggiudicato per 406.315, nonostante un ribasso dichiarato del 20%.
Sulla secretazione aleggia da tempo un sospetto: che abbia poco a che fare con la sicurezza dello Stato e molto con la possibilità di liberare la committenza pubblica dai lacci delle norme e dai controlli. La Corte dei Conti, del resto, rileva un’anomala lievitazione dei costi “frutto di perizie di variante, quasi sempre in aumento, che inducono a considerazioni negative in ordine alla corretta individuazione dei fattori di costo”. Si dirà che è tipico dei contratti pubblici. Ma la secretazione amplia i margini di manovra in fase d’assegnazione e riduce le informazioni disponibili in fase di controllo: per i magistrati contabili “permangono criticità sulla possibilità di conoscere in maniera precisa le dimensioni del fenomeno e l’utilizzazione degli strumenti di segretazione nei casi strettamente necessari”. Spesso l’aumento degli importi finali è superiore al massimo consentito del 5%. E non sono bruscolini.
Carceri e Finanza
Nel 2005, ad esempio, parte la mega ristrutturazione del Comando provinciale della Gdf di Como, lavori per 11,8 milioni di euro. L’impresa che ha vinto l’appalto, ovviamente schermata, fa rilevare che “a seguito di prove geotecniche è indispensabile procedere a nuovi interventi di sistemazione delle fondazioni” e scatta una commessa aggiuntiva per 1,5 milioni. Tutto corretto? Impossibile saperlo, il Comando Generale dal 2003 ha blindato ogni lavoro al suo interno, ricorrendo alla secretazione. E ancora. Nel 2010 il provveditorato ai Lavori Pubblici dell’Emilia Romagna assegna un appalto classificato per il “ricovero attrezzi agricoli e laboratorio per il miele” nella casa circondariale di Modena. Nel 2011 ne stipula un secondo per “sopraggiunte necessità di adeguamento funzionale” al primo progetto. L’importo lievita di 50mila euro, il conto finale sarà di 428mila euro. Congruo, non congruo? Impossibile dirlo, la pratica è secretata trattandosi di un carcere. Peccato che – fa rilevare la Corte dei Conti – nella documentazione trasmessa non ci sia traccia del verbale di lecitazione e “nel decreto di approvazione si parli genericamente di requisiti di idoneità della ditta aggiudicatrice”. Di più non si sa. È un segreto di Stato.

« Ancora un’occasione persa ». - Francesco Iagher


Non c’è niente da fare, il PD ormai è condannato alla sindrome del tafazzismo, anche se gli elettori fanno ancora sussulti di partecipazione, e qualche milionata non sono pochi ; restano sempre al palo del voler tentennare sul rinnovamento.
Le primarie, anche se davano il sentore di una faida interna, hanno dato qualcosa di nuovo ai cittadini, che da lungo tempo gli è stato rapinato, il diritto di scelta su vari candidati ; vedendoli in faccia ed ascoltando i loro programmi.
Dopo la consacrazione del Bersani a candidato premier, ci si aspettava il colpo d’ala di democrazia rinnovatrice nelle fila del PD, invece si è consumato il triste e trito rito della riesumazione del vecchiume ; mostrando il lato peggiore del mandarinato di sinistra. 

Invece di usare la loro esperienza, a fianco di una classe rinnovata, si ricollano sullo scranno che da secula secolorum occupano, come giustamente qualcuno ha fatto notare, a guardia dello sparuto manipolo di nuovi entrati ; salvo sorprese gli unici due che hanno fatto un passo indietro sono stai il D’Alema ed il Veltroni.
La lapide del vecchiume è stata data da Cesare Marini, 74 anni, parlamentare Pd, ha ottenuto la deroga per ricandidarsi: “Lasciare questo posto è come dire a un prete di restituire la tonaca. E’ difficile capire la mia condizione e non voglio esagerare, ma io senza la politica muoio … temo che questa aria mi manchi, come l’ossigeno che ti fa campare”
Non vi sono commenti, se non scurrili, di fronte a questa forma parassitaria di potere fine a se stesso, con lauta e ricca pensione ancora a grufolare nelle istituzioni; invece di mettere a disposizione, gratuitamente, le esperienze maturate ai giovani del PD.
Ancora una volta è mancato il distinguo di essere un vero partito innovatore della sinistra italiana ; avere il coraggio di mettersi tutti in discussione con gli elettori ; non nascondersi nell’apparato del politburo dei nominati tanto esecrati.
Vedremo come andrà, ma le premesse prestano il fianco ai vari capipopolo dei partiti e movimenti in campo, non sarà una campagna elettorale facile, ma almeno di tentare se ci si sia la volontà di mostrare la volontà ad essere riformatori e democratici ; senza rinnovamento si va nelle acque procellose dell’antipolitica ed astensionismo.


http://www.lavocediquasitutti.it/ancora-unoccasione-persa/

mercoledì 19 dicembre 2012

Il dinosauro più antico viveva in Africa. - Simona Regina




Il Nyasasauro aveva le dimensioni di un cane labrador e una coda molto lunga: visse 243 milioni di anni fa.

Aveva le dimensioni di un cane labrador e una coda molto lunga il primo dinosauro che, secondo i ricercatori dell’Università di Washington, ha popolato la Terra circa 243 milioni di anni fa. Quindi 10 milioni di anni prima dei dinosauri primitivi noti: il piccolo e veloce Eoraptor e l’Herrerasauro. Lo studio, pubblicato su Biology Letters, sposta dunque in avanti, all’inizio del Triassico medio, la comparsa di questi rettili che dominarono la Terra fino a 65 milioni di anni fa.
LO STUDIO – Analizzando i fossili raccolti in Tanzania nel 1930, un osso della zampa anteriore e sei vertebre, i ricercatori ritengono che l’animale, battezzato Nyasasaurus parringtoni, fosse lungo 2-3 metri (grazie alla lunga coda), alto uno a livello dell’anca e pesasse tra i 20 e i 60 chili. Non è chiaro invece se fosse erbivoro o carnivoro. «Il fatto che le ossa fossilizzate siano state rinvenute in Tanzania non sta a indicare che l’animale abbia origine africane, perché all’epoca i continenti erano uniti nel supercontinente chiamato Pangea. E la Tanzania era parte della Pangea meridionale, che comprendeva Africa, Sudamerica, Antartide e Australia», sottolinea Sterling Nesbitt, autore della ricerca. «In ogni caso, i nuovi risultati collocano fermamente la prima evoluzione dei dinosauri nei continenti meridionali», aggiunge Paul Barrett, del Museo di storia naturale di Londra.
REPERTI - Se N. parringtoni non è il primo dei dinosauri, allora è il parente più stretto mai trovato finora, secondo i ricercatori. Stando almeno ad alcune caratteristiche dei reperti analizzati. Per esempio, la struttura microscopica dei tessuti ossei indica una rapida crescita, tipica della maggior parte dei dinosauri. Inoltre, la testa dell’omero è tipicamente allargata, per ancorare i muscoli della zampa. E una cresta ossea (la cresta allungata deltopettorale) corre lungo l’osso: caratteristica che lo accomuna agli altri dinosauri. Finora, i dinosauri più antichi noti erano quelli scoperti in Argentina, risalenti a circa 228 milioni di anni fa. Un esempio è l’Eoraptor, cui Nyasasaurus potrebbe assomigliare. «Che sia il dinosauro più antico o un quasi-dinosauro, il fossile di Nyasasaurusdimostra che i dinosauri, o i loro parenti molto stretti, hanno condiviso a lungo gli stessi ambienti terrestri con un altro gruppo di rettili, chiamati silesauridi, prima di dominare la Terra» ribadisce Nesbitt. Durante la loro prima evoluzione non erano dunque il gruppo dominante nel pianeta. Erano solo parte di una forte diversificazione degli arcosauri, tra gli animali terrestri più numerosi durante il Triassico, da 250 a 200 milioni di anni fa, la cui evoluzione è stata decisiva per la successiva storia dei vertebrati terrestri. E solo prima della fine del Triassico, i dinosauri diventarono i dominatori, in seguito a un’estinzione di massa dei loro concorrenti.
LA SCOPERTA - Il nome Nyasasaurus è una fusione di Nyasa, (l'ex lago Malawi), nei cui pressi sono state rinvenute le ossa, con il termine saurus, lucertola. Parringtoni invece è in onore del paleontologo Rex Parrington, dell'Università di Cambridge, che nel 1930 raccolse i fossili del primo esemplare, scoperto durante una spedizione paleontologica nella valle Ruhuhu nel sud della Tanzania. I fossili sono conservati nel Museo di storia naturale di Londra. Le ossa di un altro esemplare di Nyasasaurus si trovano invece nel Museo del Sudafrica, a Città del Capo. «Questo lavoro», sottolinea Barrett, «mette in luce il ruolo significativo dei musei che ospitano i reperti. Molte delle scoperte più importanti in paleontologia sono realizzate, infatti, oltre che sul campo, in laboratorio o nei magazzini museali».

Balduzzi «sconcertato» sulla legge di Stabilità «Sul gioco d'azzardo direzione sbagliata».


«Siamo in presenza di un assalto delle lobby». La commissione Bilancio ha approvato il testo, ora il passaggio alla Camera.

«Gli interventi normativi per rendere fiscalmente e operativamente facile la vita ai padroni dell'azzardo si ripropongono in modo inesorabile. L'ultimo è maturato nottetempo, tra lunedì e martedì, nella Commissione del Senato impegnata a emendare la Legge di stabilità 2013. Si è così ridato corpo all'incubo delle mille nuove sale da poker che si vorrebbero piazzare nelle nostre città. Una vergogna. Che ci induce a ripetere quanto avevamo scritto due settimane fa: fatevi guardare in faccia. Abbiamo il diritto di conoscere chi progetta Bisca Italia. E chi ci si arricchisce».
LA PRESA DI POSIZIONE - Da questo editoriale odierno del direttore Marco Tarquinio di Avvenire dal titolo «Vergogna» alla contestuale presa di posizione del ministro della Salute, Renato Balduzzi. Che ha affidato mercoledì alle agenzie la sua opinione in merito agli emendamenti presentati al disegno di legge Stabilità sul gioco d'azzardo, che ne hanno modificato l'impianto originario. «Sono sconcertato per gli emendamenti notturni sul gioco d'azzardo patologico che sembrano invertire la direzione che il governo ha avuto rispetto a questa questione di impatto enorme», ha detto il ministro durante una conferenza stampa.
IL DISEGNO DI LEGGE - Questa «fase finale convulsa di approvazione della legge di Stabilità - ha rincarato Balduzzi - vede il governo cercare di difendere il senso complessivo degli interventi decisi». Però, ha aggiunto, «siamo in presenza di un assalto di questa o quella lobby». L'auspicio, ha concluso, Balduzzi è «che il senso coraggioso delle scelte del decreto salute non venga, non spazzato via perchè gli emendamenti non sono in grado di spazzare via il nucleo delle scelte, ma non venga attenuato da emendamenti corsari in zona Cesarini».
LA REPLICA - Non si è fatta attendere la replica dell'associazione di rappresentanza: «Siamo stupiti e rammaricati per le dichiarazioni del ministro Balduzzi in cui si lamenta che gli operatori del gioco abbiano stravolto i provvedimenti di legge a suo tempo presentati», ha detto Massimo Passamonti, presidente di Confindustria Sistema Gioco Italia. «Dopo che governo e Parlamento hanno deciso tutto e il contrario di tutto, ora si vuole spostare la responsabilità dei provvedimenti in approvazione su inesistenti lobbies e su un presunto potere degli operatori del gioco legale che in questa partita nulla hanno fatto. Ricordiamo che gli operatori del gioco sono già pronti all'applicazione delle norme previste dal decreto Balduzzi, con la predisposizione di cartelli e messaggi sulla probabilità di vincita e sui rischi del gioco».

CALVI SI SUICIDO' ?



Londra - Roberto Calvi fu "suicidato". Queste, in sintesi, le conclusioni dei periti incaricati dal giudice per le indagini preliminari di Roma Otello Lupacchini di indagare sulla misteriosa morte a Londra del presidente del Banco Ambrosiano. La perizia fu disposta nel 1998 nell'ambito del procedimento pendente a carico di Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi e Pippo Calò, e fu affidata a un collegio di esperti composto da professori di diverse università. Il compito era quello di stabilire esattamente le circostanze della scomparsa del banchiere che fu al centro di controverse vicende finanziarie.
Ovvio che dopo la perizia dei professoroni non si è saputo nulla tanto che nel 2002 il cadavere di Calvi fu riesumato per confermare esattamente quello che si era detto.
L'inchiesta smentisce nuovamente l'ipotesi del suicido, ma non ci voleva una inchiesta per capire che Calvi non si era suicidato, o per lo meno non si era suicidato impiccandosi. Basta osservare la foto per comprendere che non si evincono le classiche contratture dell'impiccagione. Impiccandosi si muore con i piedi dritti nel tentativo di toccare terra e successivamente perche' il corpo si rilassa, dopo essere deceduti, e i piedi, non toccando il suolo, vanno verso il basso dritti, quindi quando il corpo si irrigidisce dobbiamo trovarli in quella posizione. I piedi di Calvi invece sono posizionati normalmente, uno, l'altro e' dritto ma non nella posizione dovuta cosi' come le braccia, segno evidente che Calvi e bastava osservare il cadavere, è stato ucciso altrove e poi impiccato.
Questo lo sottolineo per tutti coloro che continuano a dubitare che esistono i servizi segreti, la mafia, e tutto il resto, abbiamo avuto numerosi Presidenti che hanno detto che la mafia non è mai esistita e che non credono nelle fitte trame, da Andreotti, a Berlusconi e di recente Mario Monti che ha messo in dubbio l'esistenza della massoneria, cosa che storicamente e' confermata.
Aggiungo che la casa di Calvi, ispezionata giorni dopo il ritrovamento, era piena zeppa di medicinali, dai barbiturici ad altro, quindi se intendeva suicidarsi non sarebbe andato a finire sotto un ponte con il fiume in piena, anche se e' vero che chi intende suicidarsi non e' calcoli bene dove e come e quando.
Ma le stesse conclusioni dell'inchiesta, smentiscono l'ipotesi del suicidio e sostengono invece la tesi dell'omicidio, che si sarebbe consumato in un cantiere situato sulla sponda del Tamigi distante circa cento metri dal ponte londinese dove Calvi fu trovato impiccato. Cantiere che poi risulto' appartenere ad un noto mafioso Il corpo del banchiere, insomma, sarebbe stato condotto sotto il Blackfriars Bridge e lì fu inscenato il falso suicidio.
Ma analizziamo la perizia :
Dalle analisi radiografiche sul cadavere di Calvi, risultano assenti lesioni ossee nel tratto cervicale, assai probabili in caso di morte per impiccagione con una corda lunga abbastanza da consentire al corpo uno sbalzo di un metro e mezzo. E dunque un micidiale contraccolpo. Inoltre, il fatto che manchino tracce di fuoriuscita di aria dall'albero respiratorio dimostrerebbe che la lesione sul collo nella parte corrispondente alla tiroide si verificò quando Calvi era già morto.
In poche parole quando si muore per impiccagione, non si muore per asfissia … decisamente si muore perche' la caduta fa stringere la corda al collo che lo spezza... successivamente si smette di respirare e si lasciano tracce evidenti. In questo caso non ci sono, ne' il collo ' spezzato ne' tracce della fuoriuscita d'aria.
Ma c'è di più. Dalle analisi micromorfologiche, microchimiche e di distribuzione topografica delle lesioni delle unghie, i periti concludono che le mani di Roberto Calvi non toccarono direttamente nessuno dei mattoni che furono poi trovati nelle tasche del suo vestito.
Mattoni che secondo le prime indagini risultate ufficiali per anni, sarebbero serviti a Calvi per rimanere immerso nel fiume e che lui, sempre secondo i periti di allora si era messo in tasca per pesare di piu' anche in merito all'intenzione di suicidarsi impiccandosi. Le tasche dove erano stati inseriti i mattoni risultarono strappate, cio' vuol dire che chi ha messo quei mattoni li ha inseriti con forza, tanto da lacerare in parte le tasche della giacca.
Analoghe analisi dimostrano che il banchiere non toccò alcuna parte dell'impalcatura che si trovava sotto il ponte dei Frati Neri. Cosa che sarebbe stata invece necessaria per arrampicarsi.
Da ricordare che l'impalcatura era stata verniciata da poco, quindi per salirci sopra tale vernice doveva essere presente sia nelle mani che sotto le scarpe, cosa mai trovata. Come presente sulle mani e sulle scarpe doveva esserci del residuo di ferro. Niente.
Infine, le mani del presidente dell'Ambrosiano, prima della morte, sono state coinvolte "passivamente in movimenti bruschi, ripetuti e violenti", che si sarebbero svolti in un "contesto ambientale diverso" da quello nel quale è stato trovato il cadavere. Questo ambiente, essendo caratterizzato dalla presenza di sostanze generalmente usate nell'edilizia, potrebbe quindi corrispondere, secondo i periti nominati dal giudice Lupacchini, alla discarica edile situata a cento metri dal Blackfriars Bridge.
Ci sono anche dei lividi sui polsi e delle lesioni non accidentali che fanno sostenere la tesi che Calvi fu trattenuto violentemente ed ucciso, con altro metodo di soffocamento.
La dimostrazione starebbe nelle lesioni provocate da "corpi duri" alle mani di Calvi. In questo caso è stata riscontrata la presenza di materiale eterogeneo con il quale le dita mani sono venute in contatto. Tra queste il magnesio, presente nelle pietre verdi, o serpentine, utilizzate come pietre ornamentali nell'edilizia.
Tutti elementi che dunque, secondo i periti, tendono ad escludere che il presidente del Banco Ambrosiano, morto il 18 giugno del 1982, abbia voluto uccidersi. E che invece dimostrerebbero la tesi opposta. Vale a dire un assassinio che fu poi mascherato da suicidio per impiccagione.
Questo per far comprendere a tutti che i servizi segreti deviati in Italia sono una presenza e che Calvi aveva giocato sporco con il danaro del Vaticano e di tante altre persone che al vaticano stesso lo avevano girato, e se il cantiere dove sarebbe stato ucciso Calvi era di proprieta' mafiosa si puo' comprendere chi lo ha ucciso, c'e' anche da dire che mafia di allora non si muoveva in merito ad un tale eclatante assassinio senza aver ricevuto ordini e coperture.
B.K

Milano, il giudice condanna 4 banche. “Truffa sui derivati ai danni del Comune”.


Milano, il giudice condanna 4 banche. “Truffa sui derivati ai danni del Comune”


Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa dovranno pagare una multa di un milione ciascuno. Confiscati 88 milioni di euro. Pene fino a 8 mesi inflitte a 9 manager. Assolto il direttore generale di Palazzo Marino all'epoca della giunta Albertini. Il pm Robledo: "Sentenza storica". Era un processo "pilota" a livello internazionale.

Il tribunale di Milano ha condannato 4 banche accusate di una truffa sui derivati ai danni del Comune di Milano. Il giudice Oscar Magi ha condannato a una pena pecuniaria di un milione di euro ciascuno Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank. La sentenza ha anche disposto la confisca di 88 milioni di euro ai quattro istituti di credito. I fatti contestati risalgono al 2005.
Magi ha condannato 9 imputati tra manager o ex a pene comprese tra i sei mesi e gli otto mesi e 15 giorni, e ne ha assolti quattro, come richiesto dall’accusa. I condannati sono Marco Santarcangelo e Antonia Creanza (8 mesi e 15 giorni di carcere e 90 euro di multa ciascuno), Tommaso Zibordi (7 mesi e 15 giorni e 80 euro di multa), Gaetano Bassolino (7 mesi e 70 euro di multa), Carlo Arosio, William Francis Marrone, Fulvio Molvetti e Matteo Stassano (6 mesi e 15 giorni di reclusione e 60 euro di multa), Alessandro Foti (6 mesi e 50 euro di multa).  Tra gli imputati assolti due funzionari delle banche, Simone Rondelli (JP Morgan) e Francesco Rossi Ferrini (JP Morgan), e Mario Mauri e Giorgio Porta, rispettivamente all’epoca dei fatti consulente e dirigente del comune sotto la giunta Albertini. Gli istituti sono stati condannati per la violazione della legge 231 del 2001, quella che dispone la responsabilità amministrativa delle aziende per reati commessi dai propri dipendenti. Si conclude così uno dei primi processi a livello internazionale con al centro i derivati. In caso di condanne e assoluzioni il giudice ha accolto le richieste della stessa Procura.
Secondo la Procura, il Comune di Milano sarebbe stato raggirato dalle quattro banche che avrebbero fornito cattive informazioni all’amministrazione comunale in relazione ai contratti stipulati. L’oggetto del processo è uno swap trentennale stipulato nel 2005 su un bond bullet da 1,68 miliardi di euro con scadenza nel 2035.
Una perizia disposta dal giudice Magi aveva stabilito, lo scorso maggio, che le banche, in sostanza, avrebbero male informato il Comune, il quale però avrebbe avuto fretta di concludere l’operazione. Il pm nella sua requisitoria aveva parlato di “aggressione alla comunità per l’opacità dell’operazione”. Lo scorso 21 marzo, invece, il giudice aveva deciso il dissequestro di 108 milioni di euro, sequestrati alle banche in fase di indagini, anche sulla base dell’accordo transattivo raggiunto nei mesi scorsi tra Comune e istituti di credito che porterà nelle casse dell’amministrazione oltre 400 milioni di euro nel giro di alcuni anni. Unica parte civile è l’associazione dei consumatori Adusbef che riceverà 50 milioni di lire di risarcimento.
Il giudice Oscar Magi ha trasmesso alla procura gli atti del processo sui derivati in relazione alla posizione di Angela Casiraghi, ex dirigente a capo del settore finanza del comune di Milano, “in ordine al reato di falsa testimonianza”. La donna condusse le trattative per conto di palazzo Marino con le banche. La Casiraghi era stata sentita sia in fase di indagini che nel corso del processo e la presunta falsa testimonianza farebbe riferimento ad alcune sue affermazioni rese da teste nel dibattimento.
Il procuratore Robledo parla di “sentenza storica, perché è stato riconosciuto il principio fondamentale che ci deve essere trasparenza da parte delle banche nel contrattare con la pubblica amministrazione”.
”Deutsche Bank rimane convinta di avere agito correttamente, come pure i suoi dipendenti. La banca intende, quindi, ricorrere in appello confidando in una risoluzione positiva del processo”. E’ quanto fa sapere l’istituto di credito in una nota diffusa dopo la lettura del dispositivo. Dello stesso avviso anche Ubs e Jp. Sul processo, in ogni caso, incombe anche il rischio prescrizione, “tagliola” che, per la prima parte delle operazioni, potrebbe scattare già da metà gennaio prossimo.

Cavoli e broccoli per annichilire le cellule della leucemia, ecco lo studio.

Cavoli e broccoli per annichilire le cellule della leucemia, ecco lo studio

Per annientare le cellule della leucemia occorrerebbe  consumare broccoli,  cavoli o  cavoletti di Bruxelles. Il merito sarebbe di una particolare sostanza contenuta proprio in tali ortaggi. A sottolinearlo uno studio condotto dagli scienziati  del Baylor College of Medicine e illustrato dalle pagine di Plos One.
Lo studio è stato in grado di far constatare che, se si provvede ad incubare la sostanza denominata  sulfarofano con le cellule della leucemia linfoblastica acuta, le cellule cancerogene  vengono annientate. Gli studiosi hanno precisato, inoltre, che la  sostanza non produce effetti  sulle cellule sane.

http://www.capannorinews.info/2012/12/19/cavoli-e-broccoli-per-annichilire-le-cellule-della-leucemia-ecco-lo-studio/