giovedì 16 maggio 2013

Intercettazioni e bavaglio, Pdl attacca: “Ripartire da leggi del governo Berlusconi”


Intercettazioni e bavaglio, Pdl attacca: “Ripartire da leggi del governo Berlusconi”

In arrivo tre progetti di legge, tra questi ricompare anche l'inasprimento per la diffamazione a mezzo stampa. Costa: "Possiamo riprendere dal testo approvato dal Senato nel 2011". Il Pd: "Vogliono lo scontro". Rosy Bindi: "La pacificazione è una favola propagandistica".

In Parlamento rischia di riaprirsi il fronte caldo delle intercettazioni. Il Pdl ha presentato alle Camere due progetti di legge, mentre ce n’è un terzo in arrivo. A Montecitorio porta la firma di Maurizio Bianconi, al Senato di Domenico Scilipoti. Il terzo è stato annunciato da Enrico Costa. “In una situazione politica così delicata – spiega il presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Donatella Ferranti (Pd) – non credo sia un tema che possa rientrare tra le priorità per venire inserito in tempi rapidi all’ordine del giorno”. Ma non solo: tra le cartucce del centrodestra compare di nuovo l’inasprimento delle norme in materia di diffamazione a mezzo stampa. Lo stop arriva poi più forte dal segretario del Pd Guglielmo Epifani: “Alzare la tensione sulla giustizia non aiuta”.
Costa: “Ripartire da ddl Alfano approvato nel 2011″
Il Pdl riparte dunque dal disegno di legge Alfano che Costa propone come punto di partenza del dibattito. “E’ un disegno significativo del nostro Governo – dice – Presenterò anche un disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati”. Costa pensa anche anche al disegno di legge sulla messa alla prova (per esempio i servizi sociali) ed è “partito dal presupposto di proporre come base di discussione testi già approvati almeno da un ramo del Parlamento”. Se le parole di Costa hanno un senso il disegno di legge Alfano approvato dal Senato nel 2011 prevedeva tra l’altro che i telefoni potessero essere messi sotto controllo solo per 75 giorni anziché per tutta la durata delle indagini preliminari o ancora l’eliminazione delle intercettazioni ambientali in auto o a casa. Il disegno di legge dell’ex Guardasigilli e ora viceministro e ministro dell’Interno con Letta si arenò alla Camera nell’ottobre 2011.
Tutto questo accade pochi giorni dopo la requisitoria del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini nel processo Ruby in cui il magistrato ha chiesto 6 anni di reclusione per Silvio Berlusconi. La notizia, per giunta, arriva in una giornata già carica di tensione per il settore della giustizia. Da una parte il documento del plenum del Csm che chiede al ministro della Giustizia di intervenire per far sentire il sostegno alla magistratura dopo gli attacchi degli ultimi giorni. Dall’altra anche la famiglia Berlusconi che torna a far sentire tramite un’intervista rilasciata a Panorama da Marina, primogenita del leader del Pdl. Il processo Ruby “è una farsa che non doveva neppure cominciare” dice la presidente di Mondadori.
Caliendo: “Non è un’indicazione del partito”
C’è chi getta acqua sul fuoco, nello stesso Pdl. “Non c’è nessuna indicazione in questo senso da parte del partito – osserva l’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ora senatore Pdl – e poi il testo che era stato approvato in un ramo del Parlamento può essere considerato superato da altri accordi raggiunti in seguito in materia”. Ma a far pensare che il fronte intercettazioni possa riaprirsi da un momento all’altro, c’è “l’aggancio” con il testo dei “saggi” nominati da Napolitano. Nella relazione dei cosiddetti “facilitatori”, infatti, si parla della necessità di ridurre l’uso delle intercettazioni che devono essere uno strumento di “ricerca della prova” e non del “reato”. Ma insomma almeno al Senato, si chiede al presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma (Pdl), c’è il rischio che se ne possa parlare? “Se i capigruppo mi chiedono di calendarizzare il testo Scilipoti (che ancora non risulta assegnato) o qualsiasi altro provvedimento in materia, io lo metto all’ordine del giorno”. “Del resto – prosegue Nitto Palma – lo stesso Napolitano ha parlato più volte della necessità di riformare il sistema delle intercettazioni. Dunque, perché non farlo?”. Intanto anche Costa sembra rallentare. E’ un fatto di routine, dice, ripresentare i testi già proposti nella legislatura precedente: “E’ un fatto di routine, non c’è alcuna indicazione del partito in questo senso”. Ma anche Caliendo non ha difficoltà ad ammettere: “Se i provvedimenti ci sono e vengono assegnati in commissione possono diventare una base di partenza per riprendere il discorso…”.
La richiesta di usare le intercettazioni di Verdini, Cosentino e Dell’Utri
C’è un altro fatto contingente: la richiesta per l’autorizzazione all’ascolto di conversazioni telefoniche di VerdiniCosentino e Dell’Utri arrivata alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Costa esclude che ci sia un “legame politico”: “Ho semplicemente riproposto – insiste Costa – i testi delle più significative proposte legge presentate dal Pdl nella scorsa legislatura. Tra queste c’è il testo Alfano sulle intercettazioni e il provvedimento sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare”. La vicenda che coinvolge Verdini, Cosentino e Dell’Utri è quella del processo sulla cosiddetta “P3“. La richiesta di utilizzare le intercettazioni è partita dal gip di Roma Elvira Tamburello e trasmessa a Montecitorio perché i tre esponenti del Pdl erano parlamentari all’epoca dei fatti. Dell’Utri era senatore, Cosentino e Verdini, invece, deputati. Attualmente, però, solo Verdini è parlamentare ed è stato eletto al Senato. A questo punto il Pdl, con lo stesso Enrico Costa, vice presidente della giunta presieduta da Ignazio La Russa, pone un problema di competenza. “C’è una questione di competenza”, sottolinea chiedendosi “chi decide tra Camera e Senato?”. “Discutiamone – evidenzia – perché non è un argomento da poco”.
Il Pd: “Le priorità sono i problemi concreti di famiglie e imprese”
Dal Pd si levano proteste non proprio vibranti. Lo stesso capogruppo alla Camera Roberto Speranza  ”Di proposte di legge ce ne sono molte – dice – A me convincono quelle che affrontano i problemi concreti delle famiglie e delle imprese. Certo la priorità non sono le intercettazioni. Porre ora il tema non è opportuno”. In precedenza era intervenuto tra gli altri il senatore Felice Casson, ex magistrato e vicepresidente della commissione Giustizia: “In questo momento occorre lavorare sui punti di riforma del sistema giudiziario che possano trovare una larga convergenza – dichiara – Pretendere di imporre temi come quello delle intercettazioni è una strada sbagliata, sia per ciò che riguarda il metodo che per il merito. Lo strumento delle intercettazioni è infatti un fondamentale supporto alle indagini contro ogni forma di criminalità”. Insomma: “Il Pdl vuole arrivare allo scontro”. L’alt è arrivato anche da altri parlamentari democratici: Verini, Ginefra, Rossomando, Picierno, Lumia. Chiosa Rosy Bindi: “Il tempismo del Pdl sulle intercettazioni se non è sospetto è certamente inopportuno. Sono giorni che Berlusconi e i suoi pretoriani attaccano la magistratura, prima a Brescia e poi a Milano, con toni inaccettabili. Non ho mai creduto alla favola propagandistica della pacificazione ma credo che oggi chi anche in buona fede lo sperava dovrà suo malgrado ricredersi. L’ossessione giudiziaria di Berlusconi sta complicando oltre modo l’avvio della legislatura e il lavoro del governo”.
Lombardi (M5S): “Pensano agli interessi di bottega”
Parla di interessi di bottega il Movimento Cinque Stelle: “Come al solito la ‘politica di palazzo’ segue le priorità del Paese… – ironizza la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi – Il Paese ha altre priorità che non sono gli interessi di bottega… e non c’è bisogno che faccia nomi. Per noi la politica è fatta di cose concrete, economia e lavoro”.
La Fnsi: “Non staremo a guardare”
Tiene la guardia alta anche il sindacato dei giornalisti. “In Parlamento si ricomincia a parlare di intercettazioni – interviene la Fnsi – E quando se ne parla si finisce per ipotizzare anche sanzioni per i giornalisti che – venuti in possesso dei testi – li rendono pubblici. Il rischio è che si ripeta l’indecente spettacolo a cui abbiamo assistito nella precedente legislatura”. La Federazione della Stampa aggiunge che “non starà a guardare e che provvedimenti che non fossero equilibrati e che, invece, di tutelare i cittadini, tendessero a colpire il loro diritto ad essere informati ed il dovere dei cronisti di informare troveranno la più ferma e decisa opposizione di tutta la categoria”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/15/intercettazioni-bavaglio-pdl-attacca-ripartire-leggi-del-governo-berlusconi/594867/

Non riesco a capacitarmi: siamo preda di un losco figuro che paralizza un intero paese.
E nessuno lo prende a calci nel culo flaccido!

mercoledì 15 maggio 2013

Riforme, Palazzo Chigi chiama Rodotà. Quagliariello: correggerò il Porcellum. - Goffredo De Marchis


Apertura del Pdl al giurista nel comitato saggi. Già venerdì il governo darà l'ok alla commissione. I gruppi faranno una rosa di nomi. In corsa Violante e Ainis.

Palazzo Chigi vuole coinvolgere Stefano Rodotà nel processo di riforma costituzionale e reclutarlo nella commissione governativa di saggi che affiancherà il lavoro delle commissioni Affari costituzionali. Gaetano Quagliariello si prepara a chiamare nelle prossime ore l'ex garante della Privacy. Il ministro delle Riforme è uno degli sponsor del giurista divenuto la bandiera dei 5stelle nella battaglia per il Quirinale. Con lui ha condiviso da subito il giudizio sulla Convenzione così com'era stata immaginata inizialmente: incostituzionale per la "strana" presenza paritaria di eletti ed esterni.

Può essere un punto di partenza. Ma certo rimane una telefonata difficile perché Rodotà, oltre a bocciare lo strumento, ha detto a più riprese che la Costituzione non andrebbe toccata, tanto più dalla maggioranza delle larghe intese. Però Enrico Letta e Quagliariello intendono offrire il massimo di apertura per consentire a tutte le forze politiche di misurarsi con una riforma epocale. Una sfida che potrebbe essere accettata anche da Rodotà. 

Già venerdì il consiglio dei ministri darà il via libera alla commissione. Nel giro di dieci giorni, si procederà alla composizione. Il ministro dei Rapporti col Parlamento Dario Franceschini ha chiesto ai gruppi parlamentari di fornire una rosa di nomi scelti tra costituzionalisti e giuristi. Alla fine, la commissione dovrebbe contare 20 membri. In corsa ci sono i democratici Stefano Ceccantie Luciano Violante, i costituzionalisti Nicolò Zanon e Tommaso Edoardo Frosini che collaborano alla fondazione di Quagliariello Magna Carta, Michele Ainis che è considerato vicino a Scelta civica. 

Il modello resta quella della commissione Balladour, dal nome dell'ex primo ministro francese che la presiedette. Fu varata da Nicolas Sarkozy nel 2008, le sue proposte non rimasero lettera morta. Nello stesso anno l'assemblea nazionale varò una grande riforma costituzionale seguendo l'impianto del progetto Balladour. 

Ma prima dei nomi, della commissione e della Convenzione parlamentare, va sciolto il nodo di una modifica rapida della legge elettorale. Letta e i ministri ne hanno parlato all'Abbazia di Spineto. Il premier chiede una messa in sicurezza di alcune piccole modifiche al Porcellum, utili nel caso di un ritorno alle urne in tempi brevi. Le correzioni sono due: introduzione delle preferenze e riduzione dell'abnorme premio di maggioranza attuale. Il Pdl ha subito risposto di no. Ma ieri Quagliariello, che di quel partito è espressione, ha confermato il lavoro in corso sul sistema di voto. "La prossima settimana - ha spiegato al Tg3 - avvieremo i contatti con i partiti per approvare una clausola di salvaguardia che consenta di votare in qualsiasi momento". 

Il ministro però non pensa di tradire l'impresa di una revisione complessiva della Costituzione e dei modelli di governo. È questo il vero obiettivo, al di là della polemica scoppiata subito tra Pd e Pdl intorno al Porcellum. "Prima di scegliere la legge elettorale - chiarisce Quagliariello - bisognerà scegliere la forma di governo. Dobbiamo decidere se andare a Parigi, Berlino o Londra". Che non significa prepararsi al Grand Tour in voga nei secoli scorsi, ma capire se ci ispira ai sistemi di governo francese (semipresidenzialismo), tedesco (Cancellierato e legge proporzionale) o britannico (uninominale secco). 

La clausola di salvaguardia non è comunque un tema irrilevante. Letta ha promesso: mai più al voto con le liste bloccate, con i nominati. Però il Pdl frena mentre il Pd spera in uno spiraglio che consenta il ritorno al Mattarellum. Due posizioni oggi inconciliabili. Resta fuori dal dibattito invece la riforma della giustizia, la vera mina per il governo e per la commissione. Francesco Nitto Palma, il presidente della commissione al Senato (Pdl), garantisce: "Non è il momento di parlarne. Ora gli equilibri sono delicati". 


E' una mossa confezionata ad arte dal Pdl. Ma non sortirà, credo, nulla di concreto. Il loro intento è solo far credere, a chi li sostiene, e probabilmente con il beneplacito del PD (entrambi i partiti temono il m5s), di essere ben disposti verso il giurista e il m5s. Ma nè il giurista, nè il m5s accetteranno. Sarà, pertanto, un altro motivo per attaccare e denigrare il movimento e il giurista. Tutto calcolato. Come da copione.

Lo “strano” caso dei senatori che strappano le multe e non le pagano: truffa per 1 milione di euro.


L’allarme viene lanciato dal segretario regionale di diritto e libertà Stefano Podica: “Vogliamo i nomi dei senatori che non hanno pagato le multe e hanno truffato il Comune di Roma. A chi appartengono quei 1745 verbali stracciati e mai pagati? I reati vanno puniti”. 

multe_non_pagate_dai_senatori_romaMolto spesso i politici predicano bene e razzolano male, issano bandiere contro l’evasione fiscale (la piaga più grande del nostro paese) salvo poi loro stessi girarsi dall’altra parte quando si tratta di pagare qualche infrazione.
Infrazioni che possono essere anche delle semplici multe: “Vogliamo i nomi dei senatori che non hanno pagato le multe e hanno truffato il Comune di Roma. A chi appartengono quei 1745 verbali stracciati e mai pagati? I reati vanno puniti”. È quanto afferma, in una nota, il segretario regionale di Diritti e libertà Stefano Pedica.
“Immagino che anche questa volta Alemanno farà il pesce in barile e dirà che di questo scandalo non ne sapeva niente – osserva Pedica -. Noi, invece, ci teniamo a sapere chi sono i politici che non hanno pagato le multe e hanno evaso una somma che potrebbe superare un milione di euro.
“Chiediamo – aggiunge – che vengano resi pubblici i 21 fogli dei ricorsi pilotati, perché è ora di tirare fuori tutta la verità. Nei prossimi giorni Diritti e Libertà manifesterà davanti al Campidoglio contro un’amministrazione che in questi anni ha portato la città sull’orlo della bancarotta.
“Il Comune – spiega Podica – deve tornare ad essere una casa di vetro. Basta con gli scandali dell’era Alemanno. In questi ultimi giorni di campagna elettorale gli esponenti di Diritti e libertà candidati nella Lista Marino saranno ancora più presenti sul territorio per denunciare il marcio che si è annidato in questa città”.

LA CASA E’ UN PROBLEMA? MACCHE’. ECCO I “FIGLI DI” CHE L’HANNO AVUTA DA UN ENTE PUBBLICO. - Mario Giordano


E mentre la gente si dà fuoco perché non riesce a pagare il mutuo della casa,  mentre le famiglie italiane non riescono più a comprarsi un appartamento, lo scandalo delle case degli enti concesse ai vip risuona ancora più clamoroso
 Ecco dunque alcuni figli di che hanno ottenuto casa dagli enti o dalle assicurazioni con lo sconto:
-          Le figlie di Pierferdinando Casini
-          I figli di Clemente Mastella
-          Il figlio di Vincenzo Visco
-          La figlia di Pietro Ingrao
-          Il figlio di Andreotti
-          Il figlio di Cossiga
-          Il figlio di Cossutta
Altri figli celebri hanno ottenuto case degli enti in affitto (a tariffe agevolate):
-          Il figlio dell’ex prefetto di Milano Lombardi
-          Il figlio del segretario della Cisl Bonanni
-          La figlia dell’ex assessore alla Regione Lazio Stefano Cetica
Tutti i dettagli nel libro: “Tutti a casa”

Berlusconi, il silenzio del Pd è assordante. - G. Bianchimani


#Berlusconi, il silenzio del Pd è assordante
La notizia della settimana è stata senza ombra di dubbio la condanna in appello del Caimano.
Senza entrare nel merito, poiché si è già scritto abbastanza a riguardo, sarebbe meglio riflettere sul post-sentenza e  sulle ambiguità comportamentali della coppia Pd-Napolitano. Il loro silenzio è rumoroso, è   assordante, è come un frastuono che distrugge i timpani di quella fetta di elettorato, la quale tra la scelta 5stelle ed il voto  Pd-Sel (parliamo della maggioranza tra coloro che si sono recati alle urne) ha espresso un no secco alla politica clientelare, corrotta e ad personam,che va sotto il nome diberlusconismo .
Perché il punto è che un parlamentare, ex presidente del Consiglio e leader di una consistente forza politica che sorregge l’attuale governo, ha ricevuto una condanna in appello, per aver commesso il reato di evasione fiscale, “architettato e progettato “, secondo le motivazioni dei magistrati.
Un soggetto, sempre a detta dei giudici ,che possiede una” naturale predisposizione a delinquere”, e che elude il fisco per centinaia di milioni di euro (da ben notare che la condanna è per un evasione pari a 7 milioni di euro, ma che agli albori era tutt’altra cifra, rimaneggiata dalle consuete leggi ad hoc firmate Alfano).  Perché allora di fronte a  questo abominio il Capo dello Stato non si pronuncia?
Eppure il Presidente della Repubblica, rappresenta o comunque dovrebbe rappresentare una figura di garanzia costituzionale,  un custode del nostro bene più prezioso, la costituzione appunto, seviziata e violentata in questi ultimi venti anni. Ciò non sarebbe mai accaduto, se il Custode di tale bene avesse vigilato adeguatamente. E’ dimostrato dal silenzio in momenti come questo, che la nostra carta costituzionale è sotto attentato.
Il Pd, che dell’ antiberlusconismo aveva fatto un cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, ora è più preoccupato a sottolineare le uscite di Grillo e a dimostrare la propria scelta perché “necessaria per il bene del paese”. Di colpo ha smesso di sostenere la battaglia per la legalità, perché condividere un governo con Berlusconi vuol dire sospendere la legalità, e tutto ciò perché il governo con il pdl era necessario “per il bene del paese”, come se il bene del Paese fosse l’abiura della legalità. Il rammarico è tanto ma come ha affermato Michele Serra su Repubblica:
“Almeno a una cosa, questi giorni tristissimi, sono serviti. Sono serviti a chiarire una volta per tutte che nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra. Nel senso che la combattono e forse la temono. Quando si tratterà di tornare al voto ce ne ricorderemo. Eccome se ce ne ricorderemo”.

Austerity? Bisogna fare sacrifici? …E allora beccatevi quest’ultima porcata: Lombardia, i consiglieri regionali si aumentano lo stipendio !!

zzz


Dice un noto giornalista, riferito ai politici: “Ci pisciano in faccia e ci dicono che piove”. Sbagliato. Perché i politici ci pisciano sì in faccia, ma ci dicono che è champagne.
Da quanto tempo si parla di riduzione dei costi della casta per eccellenza? Almeno da sei anni, quando uscì il famoso libro di Stella e Rizzo. Le promesse si sono rincorse. Alla fine sembrava che Monti fosse riuscito a mettere mano agli stipendi folli della classe politica. Ma era solo una bufala, nient’altro che una bufala, l’ennesima bufala. Solo che, a forza di ripeterle, le bufale, la gente finisce per crederci davvero.
La realtà è ben altra. Gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali continuano a essere faraonici. Non solo. Invece di diminuire, sono anche aumentati! Gli scandali Lusi, Fiorito, Bossi, Maruccio, ecc. ecc. non hanno spostato le cose di un millimetro. Anzi, no. Le cose sono addirittura peggiorate. Il tutto col consenso del mainstream che, come vuole il Colle, “deve cooperare”.
E allora è probabile che il 90% di chi sta leggendo questo post ancora non sa nulla di quanto di scandaloso è appena avvenuto in Lombardia. Ve lo diciamo noi, chiarendo subito la fonte: Il Sole 24 Ore. Non esattamente il quotidiano dei contadini, degli operai e dei disoccupati rivoluzionari, ma l’organo di Confindustria.
Col decreto Monti, l’indennità lorda dei consiglieri regionali lombardi è passata da 8.531 a 6.600 euro. Una bella sforbiciata allo stipendio, penserete. E invece no. Fatta la legge, trovato immediatamente l’inganno. Come scrive Il Sole 24 Ore, infatti, contestualmente, i cosiddetti rimborsi (ma in verità le spese non vanno effettuate per forza, né documentate) sono passati da 2.341 a 4.500 euro. Soldi rigorosamente al netto visto che, appunto, si tratta di presunti rimborsi. Calcolatrice alla mano, riepiloghiamo: i consiglieri regionali della Lombardia hanno visto l’indennità diminuire di 1.931 lordi. In compenso, i rimborsi sono lievitati di 2.159 euro netti! Per la casta lombarda, il guadagno è di 228 euro. Ma la cifra aumenta ancora se si considera il discorso netto/lordo!
Insomma, l’ennesimo scandalo tutto italiano. L’ennesimo pugno in faccia a quei precari, quei disoccupati, quegli operai che non arrivano a fine mese e che vorrebbero concreti segnali di sobrietà e cambiamento. L’ennesima presa per i fondelli. L’ennesimo gesto scellerato di una casta assetata di denaro che i media ufficiali (salvo Il Sole 24 Ore e qualche altro quotidiano) hanno volontariamente taciuto.
Siccome non bisogna fare qualunquismo, ma segnalare eventuali eccezioni, va chiarito che favorevoli al clamoroso aumento di stipendio (camuffato in rimborso) sono stati Pd, Pdl e Lega Nord, compattissimi, come sempre avviene quando si parla di denaro e privilegi.
L’unica forza contraria il Movimento 5 Stelle. Ma nemmeno di questo il mainstream vi ha detto e vi dirà nulla.

martedì 14 maggio 2013

Processo Ruby, la richiesta del Pm: "Condannate Berlusconi a 6 anni di carcere e l'interdizione perpetua"

Un momento dell'udienza presso il Tribunale di Milano (Ansa)


Il pm Ilda Boccassini ha chiesto 6 anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per l'ex premier Silvio Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile nel processo sul caso Ruby. Ovvia conclusione dopo una lunga arringa tenuta dallo stesso magistrato che ha messo in luce che "non vi è dubbio che Karima El Marough aveva fatto sesso con Berlusconi e ne aveva ricevuto dei benefici". Così pure che Silvio Berlusconi "sapeva che la ragazza era minorenne" e che "non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse". Ruby Rubacuori, minorenne, faceva la prostituta ed era al libro paga di Silvio Berlusconi. E non c'è nessun dubbio che Silvio Berlusconi sapesse che la marocchina era minorenne (è questo il vulnus del reato principale). Secondo il magistrato, non c'è nessun dubbio che Emilio Fede lo avesse riferito al suo mentore. "Possiamo credere che una persona che ha dedicato la sua vita e il suo credo a Berlusconi come Emilio Fede, non gli abbia detto che Ruby era minorenne?", si è chiesta Bocassini in uno dei passaggi della requisitoria. 
4,5 milioni di euro a Ruby - A chiudere il cerchio è la questione dei soldi, 4,5 milioni di euro, versati dal Cavaliere nelle casse della giovane marocchina. Si tratterebbe di cifre molto elevate, come dimostrano le intercettazioni telefoniche, un biglietto sequestrato alla giovane e i prelievi fatti dall'ex premier su uno dei suoi conti. Il procuratore Boccassini, nel corso della sua requisitoria iniziata stamattina, ha sottolineato che da un conto del leader del Pdl, tra l'ottobre e il dicembre 2010, sarebbero state prelevate somme per oltre 4,5 mln che "coprono abbondantemente" la cifra di cui parla Ruby in un biglietto e in alcune telefonate. 
Il sogno negativo - Cosa c'era dietro la frequentazione da parte di tante ragazze della casa di Arcore e dei relativi presunti festini a luci rosse? La risposta del procuratore aggiunto è che Ruby e le altre andavano alla ricerca del "sogno negativo italiano" e la stessa marocchina "avvicinò Berlusconi per ottenere denaro facile e possibilità di lavoro nel mondo dello spettacolo, così come le altre giovani". Ad Arcore quindi, ha detto la Pm, c'era "un sistema prostitutivo". E la giovane marocchina Ruby "aveva da Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore". 
Minetti e il "doppio lavoro" - L'altra figura protagonista della vicenda è Nicole Minetti. La quale, ha detto il procuratore aggiunto di Milano, aveva "questo doppio lavoro", ossia "gestiva le case di via Olgettina dove vivevano le ragazze che si prostituivano" e "era un rappresentante delle istituzioni nel Consiglio regionale, pagata dai contribuenti". Descrivendo la figura dell'ex consigliere regionale, Bocassini ha detto che la donna distribuiva il suo tempo tra queste due 'occupazioni'. Anche Minetti, così come Emilio Fede e Lele Mora, secondo il pm, era consapevole che Ruby fosse minorenne quando frequentava Arcore. Così come lo sapevano, sempre secondo il pm, diverse persone che frequentavano la ragazza, come Caterina Pasquino e Michelle Conceicao, le quali inoltre erano a conoscenza "che Ruby si prostituiva". Ruby, sempre secondo la requisitoria, ha dormito diverse notti ad Arcore tra il febbraio e il marzo del 2010 ed era diventata "la preferita, la più gettonata delle ragazze" in quel contesto di "prostituzione ad Arcore" che, secondo l'accusa, "è stato dimostrato al di la di ogni ragionevole dubbio".
La "colossale balla" - Quando il capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni chiamò il questore per avvertirlo della telefonata di Silvio Berlusconi sapeva "benissimo che la vicenda della nipote di Mubarak era una balla colossale e sapeva benissimo che la ragazza era minorenne, marocchina e scappata da una comunità e che interessava all' allora presidente del consiglio", ha detto ancora il pm. Bocassini, nella ricostruzione di quel che accadde nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010, ha definito più volte la "storia" della nipote dell'ex rais "una bufala" e "una scusa grossolana" inventata dall'ex premier. "Ho potuto dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio - ha detto ancora il pm - che quella notte i vertici e funzionari della questura a seguito di una interferenza del presidente del Consiglio rilasciarono la minore e la affidarono a una prostituta, tramite la Minetti". 
Le leggi contro lo sfruttamento del minore - Il pm ha anche sottolineato un aspetto curioso della vicenda giudiziaria che vede protagonista l'ex premier: Silvio Berlusconi è finito imputato al processo Ruby anche per una legge introdotta dal suo governo. Nelle premesse della sua requisitoria il magistrato ha sostenuto che "prima di entrare nel merito delle imputazioni ascritte a Berlusconi", è da "ribadire l'importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l'altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi", con lo scopo di combattere lo sfruttamento sessuale del minore.
Sentenza forse il 24 giugno - Intanto si è appreso che la difesa di Berlusconi parlerà il 3 giugno mentre un'altra udienza, probabilmente per eventuali repliche e sentenza, è stata fissata per il 24 giugno.
Presidio pro Bocassini davanti al Tribunale di Milano - Durante la requisitoria, davanti al palazzo di Giustizia di Milano, si è raccolto un piccolo presidio composto da cinque o sei persone a favore di Ilda Boccassini. Davanti all'ingresso di via Manara, una donna teneva in mano un cartello con su scritto "Boccassini avanti tutta, l'Italia onesta è con te", mentre un uomo reggeva un cartellone con su scritto "Berlusconi hai disonorato dignità e valori della nostra Italia, dimettiti!". Altre persone tenevano in mano la Costituzione e un'altra ancora aeva un cartello dove si leggeva "Berlusconi resti in politica per continuare a delinquere". Davanti al palazzo, inoltre, stazionava anche una prostituta che teneva un cartello con la scritta: "Sono una prostituta, voglio pagare le tasse e avere una pensione".