martedì 14 maggio 2013

Processo Ruby, la richiesta del Pm: "Condannate Berlusconi a 6 anni di carcere e l'interdizione perpetua"

Un momento dell'udienza presso il Tribunale di Milano (Ansa)


Il pm Ilda Boccassini ha chiesto 6 anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per l'ex premier Silvio Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile nel processo sul caso Ruby. Ovvia conclusione dopo una lunga arringa tenuta dallo stesso magistrato che ha messo in luce che "non vi è dubbio che Karima El Marough aveva fatto sesso con Berlusconi e ne aveva ricevuto dei benefici". Così pure che Silvio Berlusconi "sapeva che la ragazza era minorenne" e che "non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse". Ruby Rubacuori, minorenne, faceva la prostituta ed era al libro paga di Silvio Berlusconi. E non c'è nessun dubbio che Silvio Berlusconi sapesse che la marocchina era minorenne (è questo il vulnus del reato principale). Secondo il magistrato, non c'è nessun dubbio che Emilio Fede lo avesse riferito al suo mentore. "Possiamo credere che una persona che ha dedicato la sua vita e il suo credo a Berlusconi come Emilio Fede, non gli abbia detto che Ruby era minorenne?", si è chiesta Bocassini in uno dei passaggi della requisitoria. 
4,5 milioni di euro a Ruby - A chiudere il cerchio è la questione dei soldi, 4,5 milioni di euro, versati dal Cavaliere nelle casse della giovane marocchina. Si tratterebbe di cifre molto elevate, come dimostrano le intercettazioni telefoniche, un biglietto sequestrato alla giovane e i prelievi fatti dall'ex premier su uno dei suoi conti. Il procuratore Boccassini, nel corso della sua requisitoria iniziata stamattina, ha sottolineato che da un conto del leader del Pdl, tra l'ottobre e il dicembre 2010, sarebbero state prelevate somme per oltre 4,5 mln che "coprono abbondantemente" la cifra di cui parla Ruby in un biglietto e in alcune telefonate. 
Il sogno negativo - Cosa c'era dietro la frequentazione da parte di tante ragazze della casa di Arcore e dei relativi presunti festini a luci rosse? La risposta del procuratore aggiunto è che Ruby e le altre andavano alla ricerca del "sogno negativo italiano" e la stessa marocchina "avvicinò Berlusconi per ottenere denaro facile e possibilità di lavoro nel mondo dello spettacolo, così come le altre giovani". Ad Arcore quindi, ha detto la Pm, c'era "un sistema prostitutivo". E la giovane marocchina Ruby "aveva da Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore". 
Minetti e il "doppio lavoro" - L'altra figura protagonista della vicenda è Nicole Minetti. La quale, ha detto il procuratore aggiunto di Milano, aveva "questo doppio lavoro", ossia "gestiva le case di via Olgettina dove vivevano le ragazze che si prostituivano" e "era un rappresentante delle istituzioni nel Consiglio regionale, pagata dai contribuenti". Descrivendo la figura dell'ex consigliere regionale, Bocassini ha detto che la donna distribuiva il suo tempo tra queste due 'occupazioni'. Anche Minetti, così come Emilio Fede e Lele Mora, secondo il pm, era consapevole che Ruby fosse minorenne quando frequentava Arcore. Così come lo sapevano, sempre secondo il pm, diverse persone che frequentavano la ragazza, come Caterina Pasquino e Michelle Conceicao, le quali inoltre erano a conoscenza "che Ruby si prostituiva". Ruby, sempre secondo la requisitoria, ha dormito diverse notti ad Arcore tra il febbraio e il marzo del 2010 ed era diventata "la preferita, la più gettonata delle ragazze" in quel contesto di "prostituzione ad Arcore" che, secondo l'accusa, "è stato dimostrato al di la di ogni ragionevole dubbio".
La "colossale balla" - Quando il capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni chiamò il questore per avvertirlo della telefonata di Silvio Berlusconi sapeva "benissimo che la vicenda della nipote di Mubarak era una balla colossale e sapeva benissimo che la ragazza era minorenne, marocchina e scappata da una comunità e che interessava all' allora presidente del consiglio", ha detto ancora il pm. Bocassini, nella ricostruzione di quel che accadde nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010, ha definito più volte la "storia" della nipote dell'ex rais "una bufala" e "una scusa grossolana" inventata dall'ex premier. "Ho potuto dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio - ha detto ancora il pm - che quella notte i vertici e funzionari della questura a seguito di una interferenza del presidente del Consiglio rilasciarono la minore e la affidarono a una prostituta, tramite la Minetti". 
Le leggi contro lo sfruttamento del minore - Il pm ha anche sottolineato un aspetto curioso della vicenda giudiziaria che vede protagonista l'ex premier: Silvio Berlusconi è finito imputato al processo Ruby anche per una legge introdotta dal suo governo. Nelle premesse della sua requisitoria il magistrato ha sostenuto che "prima di entrare nel merito delle imputazioni ascritte a Berlusconi", è da "ribadire l'importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l'altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi", con lo scopo di combattere lo sfruttamento sessuale del minore.
Sentenza forse il 24 giugno - Intanto si è appreso che la difesa di Berlusconi parlerà il 3 giugno mentre un'altra udienza, probabilmente per eventuali repliche e sentenza, è stata fissata per il 24 giugno.
Presidio pro Bocassini davanti al Tribunale di Milano - Durante la requisitoria, davanti al palazzo di Giustizia di Milano, si è raccolto un piccolo presidio composto da cinque o sei persone a favore di Ilda Boccassini. Davanti all'ingresso di via Manara, una donna teneva in mano un cartello con su scritto "Boccassini avanti tutta, l'Italia onesta è con te", mentre un uomo reggeva un cartellone con su scritto "Berlusconi hai disonorato dignità e valori della nostra Italia, dimettiti!". Altre persone tenevano in mano la Costituzione e un'altra ancora aeva un cartello dove si leggeva "Berlusconi resti in politica per continuare a delinquere". Davanti al palazzo, inoltre, stazionava anche una prostituta che teneva un cartello con la scritta: "Sono una prostituta, voglio pagare le tasse e avere una pensione".

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