giovedì 31 ottobre 2013

Giustizia, responsabilità civile dei magistrati: cosa ci chiede davvero l'Europa. - Claudio Forleo

Tribunale

Da anni ormai sentiamo i politici italiani, soprattutto i più vicini a Berlusconi, sostenere la necessità di mettere mano alla responsabilità civile dei magistrati, perchè "ce lo chiede l'Europa". Ieri anche Matteo Renzi è tornato sull'argomento, come già fatto alla Leopolda, chiedendo una riforma che rispetti gli "standard europei".

Ai politici conviene giocare su un equivoco, che in molti (per questioni elettorali) non chiariscono: cosa ci chiede davvero l'Europa? 
Una legge che regola la responsabilità civile dei magistrati esiste da 25 anni. E' la cosiddetta legge Vassalli, la 117 del 1988, emanata sulla scia del referendum del 1987.  Cosa prevede: chi è vittima di provvedimenti giudiziari contraddistinti da "grave violazione di legge, affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento, negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento, emissione di un provvedimento concernente la libertà della persona fuori dei casi consentiti dalla legge oppure senza motivazione" ha diritto ad un risarcimento.
Da chi? Dallo Stato, il quale può rivalersi sul magistrato nel caso in cui si sia macchiato di "dolo" (detto barbaramente: l'ha fatto apposta) o"colpa grave" (negligenza). Ha diritto al risarcimento "chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia". Per diniego di giustizia si intende chi è vittima di "omissioni o ritardi ingiustificati nelle sentenze o in altri provvedimenti".  "La misura della rivalsa - prosegue ancora la legge - non può superare una somma pari al terzo di una annualità dello stipendio, al netto delle trattenute fiscali, percepito dal magistrato al tempo in cui l'azione di risarcimento è proposta". 
Altro punto che è meglio chiarire: se ad esempio l'imputato viene condannato in primo grado, ma assolto in Appello, in assenza di dolo o colpa grave è molto difficile parlare di errore giudiziario. E' fisiologico che nel sistema italiano, contraddistinto da tanti (troppi?) gradi di giudizio, le prove possano essere valutate diversamente. Ed è improprio, come ha fatto Renzi alla Leopolda, partire dal caso Scaglia (assolto nella vicenda Telecom Sparkle - Fastweb) per agitare l'ennesima richiesta di riformare la giustizia e infilarci poi la questione 'responsabilità dei magistrati'.  A meno che non dimostri che i pm che lo hanno indagato, chiesto il rinvio a giudizio e la custodia cautelare, così come i vari giudici che hanno avallato quelle richieste, abbiano violato le leggi in vigore.
Renzi non è nuovo a questo genere di scivoloni in materia di giustizia. Nel 2012, a proposito del caso Mills, fece passare l'ennesima prescrizione perBerlusconi come una vittoria dell'ex Cavaliere. Sempre su B, dopo il rinvio a giudizio per la compravendita di senatori, ci ha informati che lui sapeva già tutto, perchè dall'ex premier potevamo aspettarci un comportamento del genere. Pm e giudice in una sola persona, prima ancora che il processo venga celebrato, alla faccia del presunto garantismo sbandierato su Scaglia.
Ma torniamo alla responsabilità civile dei magistrati. La Corte di Giustizia Europea ha emesso due sentenze (2006 e 2011), in cui viene affrontato l'argomento della 'responsabilità degli Stati membri dell'Unione Europea', chiamati a risarcire i danni "causati ai cittadini da manifeste violazioni del diritto comunitario da parte di un giudice". In sostanza l'Europa ci chiede di modificare la legge Vassalli, perchè 'limiterebbe' la platea di chi ha diritto a chiedere un risarcimento, non essendo oggi applicabile alle violazioni del diritto comunitario. Ma fa riferimento alla sola 'responsabilità diretta dello Stato", non dei singoli magistrati che fanno parte dell'Ordine giudiziario, un potere dello Stato.
Anche l'ultima lavata di capo (settembre 2013) arrivata dalla Commissione Europea, ci intima di modificare l'articolo in questione, altrimenti andremo incontro a sanzioni. Tanto le sentenze della Corte che l'ultimo 'avviso' della Commissione sono stati utilizzati dal Pdl come clava per attaccare sul fronte giustizia, utilizzando però argomenti che poco o nulla hanno a che fare con il merito della questione. In primo luogo, come abbiamo visto, non è vero che in base alla legge "i magistrati che sbagliano, non pagano". E se commettono reati, vengono indagati e processati (non godono di 'scudi' o immunità) Se incappano in infrazioni disciplinari, il Csm (organo di autogoverno della Magistratura) è chiamato a giudicarli.
L'equivoco cui facevamo riferimento è che l'Europa non chiede l'introduzione nel nostro ordinamento della responsabilità diretta dei magistrati. Argomento su cui invece, secondo l'Huffington Post, anche i 'renziani' starebbero discutendo. 
Nel corso degli ultimi anni, i tentativi di far approvare emendamenti che introducevano una "responsabilità diretta di fatto" sono stati numerosi.  Ma è stato proprio il Consiglio d'Europa a sostenere, nella raccomandazione del Comitato dei Ministri agli Stati membri sui giudici n.12 del 2010, adottata il 17 novembre 2010, che "i giudici non devono essere personalmente responsabili se una decisione è riformata in tutto o in parte a seguito di impugnazione".
La legge sulla responsabilità civile dei magistrati può e deve essere migliorata (seguendo le indicazioni dell'Europa). Ha ragione Renzi quando dice di pensare "ad una cosa seria che rappresenti la garanzia migliore per il magistrato serio", ma il rischio è che, visti i precedenti, una riforma venga utilizzata dalla politica, da questa politica, per intimidire la magistratura. 
Introdurre un sistema di responsabilità diretta, offrendo all'imputato che è stato condannato la possibilità di denunciare direttamente il magistrato, creerebbe un evidente cortocircuito. Quanti potenti di turno utilizzerebbero questa arma impropria? Quanti magistrati, dopo aver visto qualche collega sepolto da denunce il più delle volte basate sul nulla, chiuderanno poi un occhio o tutti e due per evitare lo stesso trattamento? Sarebbe il caos, anzi la paralisi di una macchina già lenta. Ma forse è proprio questo quello che vogliono.  

mercoledì 30 ottobre 2013

Troll di partito. Esistono anche questi...



Inconcepibile!

Missioni all’estero nei paesi poveri. La Procura di Roma indaga e scopre uno scandalo milionario.

consulenze allestero milionarie

Lavorare in Cina per 44 giorni e tornare in Italia con 70 o 80 mila euro sul proprio conto corrente. E’ possibile grazie alle risorse pagate dal Governo in favore dei poveri.  Qualche mese fa in parlamento ci si stracciava la vesti per il taglio ai fondi della cooperazione allo sviluppo. Per poi approvarli con la benda sugli occhi. - 

Ed è così che dalla Farnesina partivano esperti in missione all’estero. E i costi? Molto alti. Partono, come riporta il Fatto Quotidiano, dai cinquecento euro per finire ai mille euro al giorno. Lo Stato a questo settore destina poche risorse.
Negli ultimi anni infatti sono stati tagliati i contributi diretti dell’80%, e sono stati chiusi anche molti uffici anche con finanziamenti già erogati. Le Regioni aspettano da anni di vedersi restituire milioni di euro anticipati come crediti d’aiuto. Le Ong a corto di fondi richiamano i volontari. Gli uffici tecnici per la cooperazione all’estero chiudono.
A Roma però accade che vanno e vengono come il nulla stormi di consulenti pagati a peso d’oro.  Il quadro missioni della Direzione Generale parla chiaro: esiste un professore di economia da inviare per quattro mesi in Ghana dove il 28% della popolazione vive sotto la soglia di povertà di 1,25 dollari. A lui però verranno dati 70 mila euro per svolgere non meglio precisare attività di supporto privato.
Scorrendo meglio troviamo che un capo progetto che lavora in Senegal, Paese dal reddito pro capite di due dollari al giorno, ottiene per un anno di lavoro 180 mila euro. In pratica il denaro per acquistare un appartamento nuovo di zecca. Un forestale che va a lavorare in Mozambico invece prende 11- 12 mila euro al mese.
Il problema principale è che esperti non si diventa ma si viene nominati. Ad attribuire gli incarichi ci sono gli Uffici della Dgcs, la direzione che coordina, gestisce e realizza tutte le attività internazionali dello Stato italiano dirette al sostegno dei paesi in via di sviluppo: ospedali, scuole, strade, interventi umanitari d’emergenza tutti finanziati con fondi italiani.
Come si diventa allora esperti? La figura nasce con la legge n. 49/1987, quella che a parole tutti i governi vorrebbero riformare (compreso quello attuale) e poi mollano il colpo. Esordisce come “legge speciale”, tale cioè da derogare le applicazioni giuridico-finanziarie imposte dalla contabilità generale dello Stato, le norme su assegnazione di incarichi, trasparenza e la tracciabilità dei flussi finanziari. Da qui sembra discendere anche la discrezionalità di selezionare chi inviare in missione come “personale di supporto e assistenza tecnica”.
Ce ne sono di due tipi: quelli assunti presso le Unità tecniche centrali e quelli esterni. I primi sono stati inizialmente inseriti a termine con contratti individuali di diritto privato e retribuzioni lorde fino ai 73mila euro che possono arrotondare con le missioni all’estero. La loro carriera da professionisti privati è finita nel marzo 2012 atterrando sul velluto della previdenza pubblica: i contratti sono stati trasformati a tempo indeterminato, nonostante l’età media di 63 anni. Fino al 2011 gli esperti Utc non erano pensionabili e non era raro incontrare ultraottantenni che ancora operavano negli uffici della Farnesina.Però qualcuno è riuscito a farne un vero e proprio mestiere anno dopo anno. Utilizzando il sistema delle missioni brevi o lunghe ha girato il mondo e messo via una bella somma di denaro. 
Conoscere i nomi non è affatto facile. Infatti nell’area trasparenza del sito della Dgcs c’è una sezione incarichi ma è ferma a due anni. Non riporta curriculum e motivo dell’incarico. Arginare la discrezionalità delle assegnazioni e aprire il più possibile la partecipazione alle selezioni tre anni fa è diventato un obiettivo fondamentale. Sono stati messi alcuni paletti ed è stata valorizzata l’esperienza sul campo.
Perché nel frattempo, attraverso un’indagine della Procura di Roma, si è scoperto che non tutti gli esperti sono onesti. Ventinove di loro dichiaravano residenze fittizie in Italia per intascare indennità da 150-390 euro al giorno cui non avevano diritto perché regolarmente residenti nei paesi di destinazione.
Si andava da compensi tra i 10mila e gli oltre 300mila euro, frutto di varie missioni cumulate.
Una storia di cui ormai gli italiani non si meravigliano più. Anche perché nel 2012 siamo riusciti a spendere 1,3 miliardi affidando 300mila incarichi. Ma ancora non si era arrivati a perlustrare il fondo della Repubblica delle consulenze: far soccorre chi campa con un dollaro da consulenti privati che paga anche mille volte di più. Col paradosso che un giorno di missione in meno riempie la pancia a migliaia di disperati.

martedì 29 ottobre 2013

Incastrati tra Re Midia e Sant'Oro, gli italiani vagano nella nebbia mediatica. Intanto c'è chi sta rivoluzionando l'informazione e il giornalismo investigativo. E' un iraniano. - Sergio Di Cori Modigliani



E' probabile che tra qualche anno, quando questo periodo delirante sarà passato, gli storici, i sociologi, gli antropologi, studieranno, analizzeranno, disosseranno ogni singolo aspetto della nostra vita quotidiana per ricavarne una logica consequenziale e comprenderne la tessitura. Il momento che stiamo vivendo, infatti, è davvero di interesse estremo, unico nel suo genere. A noi -che ci siamo immersi dentro- non è possibile osservare ciò che accade con la spaesata avidità del ricercatore distaccato. Chi ha un minimo di sensibilità, di decoro civico e un quantum di strumentazione adeguata, vive questa fase -giustamente- come una vera e propria tragedia.
Quantomeno, me lo auguro.
Non so proprio se, in un prossimo futuro (che mi auguro molto prossimo) l'Italia avrà attraversato la più furibonda trasformazione strutturale della propria Storia, una vera e propria rivoluzione e quindi sarà più matura, oppure, invece, sarà precipitata, uscendo dal nòvero delle nazioni evolute e civili, diventando niente di più che una grandiosa meta del turismo di massa. 
Una cosa è certa: per definizione, una situazione estrema presuppone un esito estremo.

Nel 1935, ben tredici anni dopo la sua comparsa sulla scena politica italiana, il fascismo entrò in una fase successiva, mostrando tutta la sua fisionomia autoritaria, cambiando passo e spingendo la morigerata e conservatrice Italia verso una nazione estremizzata. I più lucidi interpreti della realtà, in quel momento, si resero conto che si era andati a finire in quella zona di non ritorno che avrebbe portato, inevitabilmente (dato lo scenario dell'epoca) a una guerra. Come, infatti, si verificò.

Oggi, a mio avviso, ci troviamo in una situazione molto simile, nel senso che è un momento di trasformazione.
La prima fase si è conclusa.
Nel 2010, infatti, l'Italia era molto ma molto diversa: distratta, narcotizzata, cinica, indifferente.
Poi, nella primavera del 2011, ci furono i quattro referendum, che coincisero con la crisi finanziaria dell'euro e gli italiani a poco a poco cominciarono a informarsi, a divulgare, a scambiarsi notizie, umori, idee. All'improvviso sembrò che avessero voglia di sapere come stavano le cose. E lì cominciò la denuncia della corruttela, degli sprechi, degli abusi, dei furti, dei ladrocini, delle espoliazioni, delle appropriazioni indebite, degli inconcepibili (e insospettabili) privilegi di una piccola oligarchia ai danni della stragrande maggioranza della popolazione.
Nessun paese d'Europa sarebbe stato in grado di reggere l'urto e di alchemizzare la valanga che si era abbattuta -in termini di informazione e di comunicazione- sul potere esecutivo, sul management che gestiva la politica,  sull'intera classe dirigente, istituzionale, imprenditoriale, sindacale, amministrativa, aziendale, partitica, religiosa. Nessuno escluso. Tutti sono stati coinvolti, stravolti, chiamati in causa. Perfino la Chiesa Cattolica di Roma, la più antica istituzione politica del continente europeo, ha traballato sotto i colpi. E ha reagito come sappiamo.
Quella fase si è conclusa.

Oggi, denunciare è inutile. Non ha più alcun Senso.
Appunto.
La seconda fase -quella dentro la quale ci troviamo- ha avuto inizio con le elezioni del 23 febbraio 2013. I risultati elettorali parlavano con estrema chiarezza. Berlusconi era stato battuto e sfiduciato dagli italiani che avevano scelto di credere in lui: 6 milioni di voti in meno, -48,5% del suo elettorato. Bersani e l'intero management del PD era stato battuto avendo perso 3,5 milioni di elettori e circa il 30% del suo elettorato. Il popolo protestatario del nord aveva eliminato la Lega che dall'8,5% passava al 3,8% perdendo il 53% dei voti. Vendola che era accreditato di un 8% ne otteneva 3,9%. Fini era fuori dal parlamento, Casini anche, rientrato dalla finestra. L'esito elettorale era chiaro: il paese non li voleva più. 
Poi, è andata come tutti sanno ed è inutile fare un ovvio resoconto.

Si è aperta, dunque, una seconda fase.
La classe dirigente al potere ha "sentito" l'esito elettorale. Ha capito che cosa il paese stava dicendo loro e ha scelto e deciso di ignorare quella voce e di dare un forte impulso alla regressione del paese. Ritornare indietro.
Il primo atto è stato l'elezione di Napolitano.
Non potendo nè sapendo come far fronte a questa situazione, hanno accelerato il meccanismo di dissoluzione della realtà per tentare l'unica strada per loro percorribile: sottrarre definitivamente -e per sempre- al paese, alla cittadinanza, a tutte le persone il Valore del Senso, svuotando di contenuti i significati, lanciando in maniera massiva e massiccia un programma berlusconiano di comunicazione basato sul concetto base di marketing pubblicitario: il nominalismo mescolato alla falsificazione dell'oggettività.
E così Enrico Letta lancia il "governo del fare", figlio ingrato del "decreto salva-Italia" montiano. Il suo governo non ha fatto nulla ma nel frattempo si introduce nelle menti l'idea che "fa".
Contemporaneamente, PDL e PD danno inizio a una proliferazione di dati casuali, notizie prive di fondamento, cifre non suffragate da documentazione, alterazione totale della realtà al punto tale da sostenere eventi mai verificatisi. Basta citarne uno: 20 maggio 2013 quando il premier torna da Bruxelles e la stampa (all'unisono) sottolinea "La grande vittoria di Letta in Europa". Quale? Da quel momento in poi scatta una campagna mediatica sottile, continua, quotidiana, sciorinando grafici, numeri, calcoli, leggi, leggine, senza nessun riferimento a eventi reali, immediati, effettivi. Le falsità e le bugie si assommano creando un quadro davvero sconcertante, perchè spinge -inesorabilmente- chi si occupa di attualità (e deve riferire le notizie) a essere noioso e ripetitivo per spiegare che "non è vero niente". 
E poco a poco, rispuntano Veltroni, Casini, Fini, che ritornano a essere intervistati e ascoltati.

Qui di seguito propongo alla vostra attenzione (so che andate matti per i link) un video che consiglio di guardare e studiare con la dovuta attenzione. Personalmente, se dice il vero, lo considero un documento molto interessante che segnala la trasformazione robotica dei giovani italiani e afferma in Italia la genesi degli "schiavi totali digitali al servizio dei partiti".
Ecco il link:


http://www.youtube.com/watch?v=FbXpBPK8IHQ


Questo video (dura 4 minuti) non è una novità, non è neppure uno scoop, questo è il bello.
Racconta come vengono gestiti i troll della rete (a loro insaputa). Mostra decine di giovani che raccontano come al mattino si rechino a Via del Nazareno, nella sede centrale della direzione del PD, al secondo piano, e tutto il giorno -come in un macabro call center del sud est asiatico- se ne stiano seduti a un tavolo davanti a un computer per diffondere in rete il programma del PD. Lo stesso identico programma che non è stato mai nè diffuso nè spiegato nè proposto a nessun italiano.
Personalmente la trovo una documentazione antropologicamente interessante.
A conferma della inutilità di seguitare a denunciare, in rete, le malversazioni di questa classe dirigente. Qualunque cosa ormai si dica, è pronto un meccanismo ad orologeria il cui fine consiste nel diffondere bugie e falsità per vanificare ogni tentativo di far ragionare le persone. 
Il PDL e il PD -hanno lo stesso identico comportamento e applicano lo stesso identico format- assumono decine e decine di poveri giovani disperati, alcuni pagati una miseria, altri ancora neppure pagati perchè sono in lista nella sezione "clientele garantite" sotto la dizione bravi compagni (per il PD) e combattenti per la libertà (per il PDL). 
Oggi, ad esempio, una valanga di messaggi in rete sono stati diffusi con pignola diligenza originati da un lancio di agenzia proveniente dall'Istat "la recessione è finita, nell'ultimo trimestre il pil dell'Italia sarà di nuovo in positivo". E' esattamente l'opposto di ciò che sostiene il Fondo Monetario Internazionale, la BCE, l'OCSE, la Banca Mondiale, la Commissione Europea.
Ciò che conta è l'affermazione del "nominalismo", ovvero l'applicazione in rete del principio marketing che sostituisce il nominalismo all'evento reale, la sostituzione dell'apparenza alla sostanza, la visibilità al contenuto. Sta al concetto di notizia come le serate di Arcore stanno alla vorticosa passione erotica sentimentale. 
Denunciare, oramai, diventa quindi, a mio avviso, inutile.
Così come non ha più Senso firmare petizioni online, che servono soltanto a far pensare alla gente di essersi trasformati: si pigia un tasto e ci si sente contenti di aver cambiato la Storia del mondo.
E' necessario cambiare, quindi, modello di comunicazione e di attività.
Lo dico anche a me stesso.
Passare, pertanto, dalla denuncia del malaffare -di solito accompagnata dalla indignata protesta tanto per vedere quanti mi piace si ottengono-  alla fase in cui si comincia a discutere, elaborare, argomentare, proporre le piattaforme del mondo come uno vorrebbe che fosse, sottraendosi alle discussioni provocate dai talk show, mettendosi in gioco con la propria immaginazione, la propria fantasia, la propria libido. Certo non è una buona notizia per i complottisti, per gli amanti di vi dico io quello che nessuno vi dice, per la serieso io cose che nessuno sa, ecc.
Dobbiamo ricostruire in forme nuove l'humus necessario per generare un nuovo sistema di proliferazione dell'immaginario collettivo che si situi al di fuori del quadro virtuale dell'esistenza pilotata dalla dirigenza politica italiana. Pena la evaporazione delle nostre menti.

Anche nelle altre nazioni civili d'occidente il potere costituito vive la vita robotica che trasforma la cittadinanza da attività Sensata in gioco virtuale controllato dai partiti.
Ma nelle nazioni evolute esiste il capitalismo, esistono imprenditori, esistono soggetti che elaborano anche iniziative forti di contrasto e puntano sulle novità basandosi sull'idea che "il mercato va creato" e "nuove forme di comunicazione si realizzano quando uno le realizza", tautologia che in Italia, invece, dovrebbe essere la base per ingegnarsi verso nuove e più evolute modalità di condivisione della "comunicazione dotata di Senso".
E' un lusso che noi, nel medioevo italiano, non possiamo permetterci.
Qui sono pochi gli imprenditori coraggiosi e innovativi.
Ecco che cosa sta per nascere in quel di Usa/Gran Bretagna/Olanda/Danimarca.
Sul nome della testata, per il momento, vige un forte riserbo.
Ma sembra che si affermerà come titolo il termine "exposè" che in inglese significa "notizie frutto della attività di giornalismo investigativo e di ricerca il cui fine consiste nell'esporre al pubblico la realtà nascosta degli avvenimenti che il potere occulta, cela, e vuole mantenere clandestino".
E' nato tutto in seguito alla vicenda di Snowden.
Ecco la storia che non credo in Italia sia stata ancora raccontata.
L'idea è venuta a un certo Glenn Greenwald, un giornalista free lance statunitense che aveva lavorato per diverso tempo per un sito on-line che si chiama "salon". Poi, visto che il giovanotto era un tipo sveglio, sapeva scrivere e soprattutto sapeva come fare del buon giornalismo, nel febbraio del 2012 inizia una collaborazione per il prestigioso quotidiano britannico The Guardian e infine nella primavera di quell'anno si trasferisce a Londra e inizia a scrivere per quella testata. Qualche mese dopo, quando Edgard Snowden si trova a Hong Kong, nascosto, dopo aver reso pubblica la vicenda, oggi a tutti nota come Datagate, accade l'evento clou della sua esistenza. Grazie alla documentazione in suo possesso, Snowden (è la parte, diciamo, nera dei suoi file) ha un voluminoso elenco di tutti i giornalisti statunitensi attivi considerati "scomodi, pericolosi, bravi, non corrompibili". Tra tutti questi sceglie Greenwald, sa di avere la CIA alle costole e sa anche che la sua vita dipende dalle informazioni di cui lui è in possesso e deve metterle in un posto sicuro -e pubblico- prima che lo becchino. E così, un pomeriggio, nella sede del Guardian a Londra, mentre Greenway sta facendo la riunione quotidiana di redazione, arriva una ragazzina giapponese che chiede di lui. La giovane entra nel suo ufficio e pretende di parlare soltanto con lui, specificando che ha un messaggio da parte di Snowden. Greenway, che non l'ha mai vista e non ha la minima idea di chi possa essere le dice "se vuole parlare con me, lo fa in presenza del mio direttore e del capo-redattore". La ragazza accetta. Escono tutti dalla stanza e rimangono in tre più la ragazza.
La giovane, che non sa nulla di nulla, tira fuori dalla tasca una pennetta.
"Questa è da parte di Snowden, mi ha detto di consegnarla soltanto a lei".
Poi se ne va.
Quando, poche ore più tardi, all'aereoporto di Hong Kong lo fermano, lui dichiarerà "io non ho nulla, la pennetta ce l'ha Greenway, a Londra".
Contemporaneamente arriva l'intelligence britannica nell'ufficio londinese ma dopo tre ore di burrascosa riunione se ne vanno con la coda tra le gambe.
E così, parte la storia.
Nell'ambiente del giornalismo investigativo di lingua inglese scatta una fibrillazione eccezionale. Riunioni e riunioni che danno vita a una idea sensazionale: mettere su il più grande sito on-line sul pianeta di denuncia quotidiana delle attività truffaldine dell'intero management politico del globo, suddiviso per continenti, settori, paesi. Convincono alcune persone a dar loro una mano,. Vanno a caccia di finanziamenti. Trovano un inglese e un olandese disposti a metterci dei soldi ma "a condizione di imbarcare qualche imprenditore solido statunitense, molto noto, come curriculum e come biografia". Lo trovano. Si incontrano.
E così, quindici giorni fa (ed è il motivo per cui è stato reso pubblico il datagate) in California viene dato l'annuncio. In una nutrita conferenza stampa nel salone del Four Seasons Hotel di Newport Beach, compare un iraniano, Pierre Omidyar, divenuto cittadino statunitense, considerato da tutti il più geniale esperto di strategie in rete in occidente, l'uomo che ha inventato e-bay, che ha cacciato i primi soldi per Zuckerberg quando nessuno gli dava retta, perchè ha trovato facebook un "marchingegno che avrà successo" (ci ha guadagnato 2 miliardi di dollari) e che ha dato a Jeff Bezos la dritta (ben remunerata) di lanciare la piattaforma Amazon. Costui, notoriamente, ha un suo pallino: "promuovere la trasparenza e bastonare i marpioni coinvolgendo direttamente l'opinione pubblica". Ha spiegato quindi di aver costituito la società, con tre soci europei, per lanciare quello che lui ha definito "sarà il più grande sito al mondo che si occuperà esclusivamente di tutto il marcio che esiste e di cui non viene raccontato nulla alla cittadinanza. Ebbene lo faremo noi". Ha raccolto la crema del giornalismo investigativo di lingua inglese. Ha preso due del Washington Post, tre del New York Times, uno del Chicago Tribune, uno di Rolling Stone, e poi cinque britannici, due australiani, tre canadesi. Glenn Greenwald è il direttore editoriale. Omidyar, in persona, diventa il direttore responsabile "se qualcuno osa romperci i coglioni, me la vedo io con loro". Ha assunto i cinque più prestigiosi hacker sul mercato per costruire un inattaccabile inaccessibile firewall. "Ho deciso e scelto di crederci" ha dichiarato "è la mia grande ambizione. Il mondo sta cambiando e dobbiamo andare verso il futuro. Non costruiranno il Nuovo Ordine Mondiale senza tener conto della volontà e desideri della cittadinanza globale planetaria. E' un rischio grosso, lo so. Ma i soldi servono a questo, sennò che gusto c'è a farli?".
Ha messo a disposizione 250 milioni di dollari perchè -per principio- gli stipendi saranno molto alti. Dopo due mesi dalla nascita (prevista per marzo 2014) inizieranno le diverse piattaforme in altre lingue con redazioni locali in Francia, Spagna, Olanda, Danimarca, Portogallo, Svezia. E poi, se va bene, in seconda battuta arriverà anche l'Italia.
Sa che può non funzionare e perderà i suoi soldi.
Ma l'uomo è ambizioso.
Le sue previsioni? "Puntiamo ad avere tra i 100 e i 200 milioni di utenti al giorno entro il primo anno, ma puntiamo ad averne almeno 1 miliardo entro il biennio".

Niente male come obiettivo. Tanto per cominciare.

Questo accade nel mondo.

Secondo voi esiste in Italia un imprenditore capace di avere una visione simile e mettere a disposizione risorse per una nuova comunicazione? Per fare dell'informazione reale?

Ne vedremo delle belle.

Ci sarà davvero da divertirsi.

Mi fa sentire ottimista.

Bacheche parrocchiali.



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lunedì 28 ottobre 2013

400 indagati del Pd da quando Bersani è segretario. - Riccardo Ghezzi



L’ultimo caso, per la verità persino pacchiano e surreale, di un consigliere comunale di Pomezia che si fa beccare con le mani nella marmellata, o per meglio dire nella bustarella, riporta in auge il dibattito sulla “questione morale” all’interno del Pd. 
Un partito che, nonostante i sondaggi sembrano orientati a far credere il contrario, appare sempre più allo sbando. 
Non solo per la disaffezione della base e per un segretario come Pier Luigi Bersani la cui popolarità è ai minimi, ma anche e soprattutto per le inchieste giudiziarie che colpiscono il partito. 
Per un Pd diventato improvvisamente forcaiolo e giustizialista pur di avallare la persecuzione giudiziaria nei confronti dell’ex premier Berlusconi, non deve essere una bella pubblicità quella di essere invischiato un giorno sì e l’altro pure in qualche inchiesta giudiziaria. 
Gli elettori, divenuti forcaioli e giustizialisti pure loro, cominciano a manifestare insoddisfazione. 
E’ la legge del contrappasso.
Un articolo uscito oggi sul quotidiano Libero, a firma Andrea Scaglia, parla di ben 35 arrestati e circa 400 indagati tra esponenti nazionali del Pd a partire dal 9 novembre 2009, ossia da quando Bersani è stato nominato segretario. Un vero e proprio record, ovviamente ignorato da organi di stampa sempre pronti a cavalcare il giustizialismo anti-destra come Il Fatto Quotidiano e L’Unità, senza voler neppure nominare i giornali di De Benedetti.
In un post pubblicato lo scorso 19 agosto abbiamo già tracciato un elenco degli esponenti del Pd arrestati, imputati e condannati pubblicato sul settimanale Panorama. Risultavano 101. Dal novembre 2009, però, pare esserci stata un’escalation straordinaria, con alcuni casi pure eclatanti. 

Quello di Renzo Antonini, il consigliere comunale arrestato in flagranza di reato mentre era intento ad intascarsi una bustarella di 2.500 euro, è solo l’ultimo caso. 
Viene dopo quelli di ben più noti di Filippo Penati, ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo indagato per concussione e corruzione; 
Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno indagato per abuso d’ufficio; 
Alberto Tedesco, senatore indagato sulla gestione della sanità pugliese e salvato dall’arresto nello stesso giorno in cui la Camera ha dato il via libera all’incarcerazione del parlamentare Pdl Papa; 
Mario Morcone, candidato sindaco di Napoli indagato per abuso d’ufficio, turbativa d’asta e truffa;
Vittorio Casale, immobirialista emiliano finito in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta; 
Vincenzo Morichino, co-proprietario della barca a vela “Ikarus” con D’Alema, accusato di frode fiscale e false fatturazioni; 
Gaspare Vitrano, deputato regionale siciliano arrestato per aver intascato una mazzetta da 10.000 euro da un imprenditore del fotovoltaico; 
Franco Pronzato, consulente e manager amico di Bersani, ex responsabile nazionale per il trasporto aereo del Pd, arrestato per tangenti nell’ambito degli appalti all’Enac (“La tangente? Pensavo fosse un regalo di Natale”, una delle sue dichiarazioni che farebbero impallidire il tanto vituperato Scajola).
E poi c’è Massimo D’Alema, in persona, indagato anch’egli nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti all’Enac: avrebbe usufruito di cinque passaggi aerei gratuiti. 

E ancora: Luca Bianchini, il coordinatore di un circolo condannato per tre violenze sessuali; le indagini in Piemonte sulle presunte irregolarità della lista “Pensionati e Invalidi” che appoggiava la candidata alla presidenza Mercedes Bresso; l’inchiesta giudiziaria sulle presunte infiltrazioni della Camorra alle primarie del Pd a Napoli
Andrea Lettieri, sindaco di Gricignano d’Aversa indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. 
O il Comune di Nicotera, a maggioranza Pd, sciolto per infiltrazioni della n’drangheta. 
Ciro Caravà, il sindaco “anti-mafia” di Campobello arrestato proprio per associazione mafiosa.
E poi l’ultimo scandalo umbro, culminato nell’arresto del vice-presidente del consiglio regionale ed ex sindaco di Gubbio Orfeo Goracci, accusato di abuso di ufficio e addirittura violenza sessuale aggravata, in un’inchiesta che ha coinvolto altre nove ordinanza di custodia cautelare.
Senza dimenticare il terremoto giudiziario in Basilicata, che ha coinvolto l’intera classe dirigente regionale del Pd. 

Dal deputato dalemiano Antonio Luongo al sindaco di Anzi Giovanni Petruzzi
dal governatore lucano Vito De Filippo al presidente del Consiglio regionale Vincenzo Folino;  
dall’ex assessore regionale Erminio Restaino al sindaco di Potenza Vito Santarsiero
dal consigliere regionale Pasquale Robortella al presidente della provincia di Matera Franco Stella, fino al consigliere provinciale di Matera Nicola Montesano
Tutti esponenti del Pd, accusati dei più svariati reati nell’ambito di diverse inchieste: dalla corruzione alla turbativa d’asta, fino alla truffa sui fondi europei. Potete leggere tutto su questo articolo pubblicato sul Giornale.it.
E sono solo alcuni dei 400.
Insomma, da quando c’è Bersani il Pd ha spiccato il volo. Sì, ma solo nelle inchieste giudiziarie.


http://www.qelsi.it/2012/400-indagati-del-pd-da-quando-bersani-e-segretario/

Turchia: scoperta Porta Inferno, Cerbero fa la guardia. - Di Francesco Cerri

Il cerbero scoperto da archeologi italiani a Hierapolis
Il Cerbero scoperto da archeologi italiani a Hierapolis

Archeologi italiani scoprono statua cane-mostro a tre teste.

(ANSAmed) - ANKARA - Restano ormai pochi dubbi sul fatto che la grotta scoperta dal team di archeologici italiani guidato da Francesco D'Adria a Hierapolis, l'antica citta' sacra della Frigia, oggi Pamukkale, nella Turchia nord-occidentale, sia la mitica 'Porta degli Inferi', meta di pellegrinaggio, anche di Vip di allora come Cicerone o il grande geografo greco Strabone, nell'Antichita' greco-romana.

Lo stesso D'Adria ha annunciato oggi all'Ansa il ritrovamento all'ingresso della grotta del 'Ploutoniom' di Hierapolis di una statua in marmo di Cerbero, il cane a tre teste che la mitologia greca aveva posto a guardia dell'ingresso dell'Ade, il Regno dei Morti. Accanto a quella di Cerbero - il mostro che solo Ercole era riuscito a sottomettere, facendogli mangiare una pagnotta con semi di papavero che lo aveva addormentato - e' stata scoperta anche la statua in marmo di un enorme serpente, altro animale guardiano per gli antichi greci dell'Oltretomba. L'annuncio durante un convegno in marzo a Istanbul sulle missioni archeologiche italiane in Turchia della scoperta della Porta degli Inferi aveva suscitato enorme interesse in tutto il mondo. Il team di archeologi dell'Universita' del Salento guidato da D'Adria aveva individuato l'antica Porta dell'Ade grazie ai cadaveri di alcuni uccellini, ritrovati morti davanti a una sorta di grotta da dove uscivano fumi mefitici di anidride carbonica. Nei racconti dei suoi viaggi in Asia Minore nel I secolo AC, Strabone aveva descritto la Porta degli Inferi come una apertura ''di dimensioni sufficienti'' per fare passare un uomo ''riempita di un vapore fitto e scuro, cosi' denso che il fondo difficilmente puo' essere individuato''.

Gli animali che entrano ''muoiono all'istante. Anche i tori, quando sono portati al suo interno, cadono a terra, morti''.

''Noi stessi gettammo dentro dei passeri - racconta Strabone - che immediatamente caddero a terra senza vita''.

Gli scavi a Hierapolis procedono con meticolosa prudenza. La grotta, larga non piu' di due metri, non e' stata ancora investigata e potrebbe riservare altre sorprese. D'Adria ha definito la scoperta della statua di Cerbero un ''unicum'', di straordinaria importanza storica e archeologica. L'equipe archeologica italiana continua intanto il lavoro di restauro dell'eccezionale sito di Hierapolis. Nella chiesa accanto alla tomba dell'apostolo San Filippo, scoperta due anni fa da D'Adria, sono state rimontate 8 grandi colonne di marmo, ed e' quasi completato il lavoro di restauro del teatro, uno degli edifici piu' spettacolari dei siti greco-romani in Turchia.