domenica 19 ottobre 2014

Energia, scienziati contro Sblocca Italia "Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio". - Francesca Sironi.

Energia, scienziati contro Sblocca Italia 
Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio

Piuttosto che trivellare l'Adriatico, dovremmo mettere pannelli solari sui tetti di tutti i capannoni d'Italia. Piuttosto che dare il via libera alla ricerca di idrocarburi, dovremmo sostenere la transizione alle fonti green. Un gruppo di professori di Bologna scrive al governo. Per cambiare il decreto.


Centrale termoelettrica a Genova
Sono seri. Ultraseri. 
Un professore emerito dell'Università di Bologna, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei specializzato nello studio della fotosintesi artificiale. 
Un dirigente di ricerca del Cnr, il chimico Nicola Armaroli, studioso della conversione dell'energia solare. 
Un professore di Bologna,Alberto Bellini,ingegnere elettromeccanico. 
Un "senior scientist" della Columbia University, Enrico Bonatti, esperto di geologia degli oceani. 
Tutti decisamente convinti che il decreto "Sblocca Italia" vada cambiato. Perché il futuro della nostra indipendenza energetica non può essere cercato nel petrolio, dicono. 
La priorità non possono essere trivellazioni e ricerche per briciole di idrocarburi che basterebbero giusto per qualche anno. Investimenti e agevolazioni devono andare da tutt'altra parte. Alle fonti di energia rinnovabile. Che già oggi non sono più soltanto un bacino marginale.

L'appello si intitola " Energia per l'Italia " e può essere firmato anche dai cittadini online. «In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione», scrivono i promotori. E dicono: «Innanzitutto è necessario ridurre il consumo eccessivo e non razionale di energia». Secondo punto: «La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro paese e migliorare la bilancia dei pagamenti».

Sì, ma come? «È necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianetanon pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di sostenere il benessere economico, di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace». Per questo, scrivono, fra le alternative possibili, l'energia nucleare e quella rinnovabile, la prima da questo appello va esclusa. Mentre per la seconda c'è molto che si potrebbe fare.

«Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia», snocciolano gli scienziati: «Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze».

«Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada», proseguono gli studiosi: «In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione  di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in particolare, in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone fragili e preziose come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia »

Il decreto attribuisce un carattere strategico, spiegano, alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, «semplificando così gli iter autorizzativi, togliendo potere alle regioni e prolungando i tempi delle concessioni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo».

Non è solo una questione di priorità, sostengono i promotori dell'appello. Ma anche di numeri: «Mentre fonti governative parlano di un “mare di petrolio” che giace sotto l’Italia», spiegano: «secondo la BP Statistical Review del giugno 2014 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di 159 Mtepqueste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Si tratta quindi di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento potrebbe produrre danni molto più ingenti dei benefici che può apportare».

Ed ecco la conclusione del gruppo di studiosi di Bologna: «L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy». 
Più chiaro di così. Per aderire: ENERGIA PER L'ITALIA

Energia per l'Italia                       

Negli ultimi decenni, gli effetti dell’umanità sulla costituzione materiale della biosfera sono stati talmente marcati da suggerire che sia iniziata una nuova era, l’Antropocene. Se per secoli le forze della Natura sono state più potenti delle forze degli uomini, passeggeri inermi dell’astronave Terra, la disponibilità di grandi quSoliantità di energia e lo straordinario sviluppo della scienza hanno rovesciato la situazione: gli uomini ora siedono nella cabina di comando dell’astronave. Non possono modificarne l’itinerario, ma hanno cambiato e possono ulteriormente cambiare le regole del suo funzionamento; hanno danneggiato seriamente alcune sue strutture e, se vogliono, possono addirittura distruggerla. Ogni giorno di più ci rendiamo conto della fragilità del mondo in cui viviamo e possiamo dire, con Hans Jonas che
è lo smisurato potere che ci siamo dati, su noi stessi e sull’ambiente, ad imporci di sapere cosa stiamo facendo e di scegliere in quale direzione vogliamo inoltrarci.
In questa nuova era, quindi, gli scienziati non possono chiudersi in torri d’avorio per dilettarsi con le loro ricerche, senza curarsi dei problemi della società in cui operano e di quelli dell’intero pianeta. Uno dei problemi più delicati e più difficili che il nostro Paese ed il mondo intero hanno oggi di fronte è quello dell’energia. Le decisioni che verranno prese riguardo il problema energetico condizioneranno non solo la nostra vita, ma ancor più quella dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Siamo un gruppo di docenti e ricercatori che sentono la responsabilità di dare il massimo contributo per superare le difficoltà poste dal problema energetico, attraverso la condivisione di conoscenze e informazioni scientificamente corrette. Per prendere decisioni sagge su un tema così complesso è infatti necessaria una stretta collaborazione fra scienza e politica, con forte coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Per questo motivo abbiamo deciso di inviare una lettera al governo con spirito di leale e piena collaborazione. Abbiamo anche deciso di attivare questo sito per lanciare un appello agli scienziati e ai cittadini affinché il problema energetico non venga affrontato solo in una stretta visione economica, ma in una ampia prospettiva che comprenda gli aspetti scientifici, sociali, ambientali e culturali.

sabato 18 ottobre 2014

Napolitano: «Tragedia di Genova non è solo colpa della burocrazia»


Napolitano: «Tragedia di Genova non è solo colpa della burocrazia»

Il capo dello stato invita a «essere molto circostanziati nel vedere dove ci sono stati comportamenti che hanno provocato danni», ma guarda anche alle «inerzie locali» relative alla «tutela del nostro territorio».

Il capo dello stato invita alla cautela nell’individuare le responsabilità dei «fatti così sbalorditivi e sconvolgenti di Genova». 
Incontrando una rappresentanza degli allievi degli istituti di formazione del Corpo forestale, Giorgio Napolitano ha riconosciuto la presenza di «inerzie locali» e di «lungaggini burocratiche nel realizzare progetti elaborati e perfino finanziati e pronti quindi per essere realizzati», ma ha puntato il dito anche contro «l’incuria nei confronti del patrimonio boschivo e forestale».
Per questo, il presidente ammonisce dal «rischio anche di riferimenti generici, troppo generici, a proposito di quello che è accaduto di recente a Genova da ultimo, a burocrazie lente o a interventi giudiziari impropri», sollecitando a «essere molto circostanziati nel vedere dove ci sono stati dei comportamenti che hanno provocato danni». 
Al contempo, però, dal Quirinale viene un invito ad «allargare il discorso e far risalire l’impegno a un complessivo quadro di responsabilità per la tutela del nostro territorio, perché questo è il modo anche di salvaguardare la vita dei cittadini».

http://www.europaquotidiano.it/2014/10/14/napolitano-tragedia-di-genova-non-e-solo-colpa-della-burocrazia/

La "graviola"



Il sapore non riesco a paragonarlo a nessun altra frutta, così come tutta la frutta tropicale ha il suo sapore unico. 
Certa frutta è talmente dolce che risulta disgustosa, altra invece dolce al punto giusto. 
Per me ogni volta che la mangio per la prima volta, è sempre una sorpresa ( positiva) , in quanto in linea generale è tutta buona, ricca di fibre e succosa. 
La graviola in particolare è dolce al punto giusto, molto succosa e leggermente acida, non disgusta. 
Qui si consuma in diversi modi: a fette nel piatto con un po di zucchero sopra (come ho fatto io prima), oppure dopo aver tolto i semi (duri come quelli dei cachi) si fa un frullato con acqua e zucchero o con latte e zucchero e si serve con ghiaccio (ottimo, davvero rinfrescante e dissetante). 
Poi si fanno i gelati e gli yogurt. 
Sulle proprietà benefiche non dico nulla, perchè mi pare di aver capito che già sai tutto e sei informata.

Paolo Furia.

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Inoltre: 


Le numerose virtù della graviola, la pianta tropicale dai frutti a forma di cuore.

La graviola (Annona muricata) è un piccolo albero sempreverde, di cui molti ignorano l’esistenza, alto 5-6 metri, appartenente alla famiglia delle Annonaceae, con grandi foglie lucide verde scuro, che cresce in Amazzonia, nelle foreste pluviali del sud-America, producendo un grande frutto commestibile, a forma di cuore, di 15-20 cm di diametro, di color giallo-verde, con polpa bianca, leggermente aspro-acida al suo interno; venduto nei mercati locali tropicali , dove è chiamato guanábana nei paesi di lingua spagnola e graviola in Brasile. GRAVIOLA 2La medicina naturale ai Tropici utilizza tutte le parti della graviola, compresa corteccia, foglie, radici e semi, attribuendo ad essi proprietà ed usi differenti. In generale, il frutto e il succo del frutto vengono utilizzati per combattere vermi e parassiti, abbassare la febbre, come astringente in caso di diarrea e dissenteria; i semi triturati contro i parassiti interni ed esterni, i pidocchi e i vermi; la scorza, le foglie e le radici, prese sotto forma di tè, come sedativi, antispastici, ipotensivi e nervini. Per uso esterno invece, l’olio del frutto non maturo veniva mescolato ad altri oli per unguenti contro nevralgie, dolori reumatici e artrite.
GRAVIOLA COPLa graviola, impiegata dagli Indigeni fin dai tempi più remoti, è stata oggetto di numerosi studi sin dal 1940 e l’attenzione di molte ricerche si è focalizzata su un nuovo insieme di sostanze chimiche presenti al suo interno: le acetogenine annonacee, che avrebbero significative proprietà antitumorali (contro alcuni tipi di cancro, ad es. al colon, al seno e alla prostata) e tossiche selettive contro vari tipi di cellule cancerogene, senza danneggiare quelle sane. La speranza è che gli studi scientifici possano proseguire, fino all’individuazione di una corretta modalità di utilizzo fitoterapico della graviola al fine di contrastare i tumori. La graviola conta solo 75 kcal ogni 100 gr. di prodotto, per cui è un frutto ideale per un regime alimentare ipocalorico; è ricca di sali minerali (ferro, magnesio, potassio), vitamine del gruppo B e soprattutto vitamina C, indispensabile per prevenire l’influenza e il raffreddore, per potenziare il sistema immunitario e per proteggere la pelle e i tessuti dall’invecchiamento.
GRAVIOLA COP 1Inoltre, contiene GABA (acido ammino-butirrico) che calma l’ansia, fitosteroli, che riducono i livelli ematici di colesterolo cattivo; acido ellagico, che rinnova derma ed epidermide; reticolina, che combatte il dolore; cumarine, ad azione antibatterica e antivirale, la stepharine, con attività anti-ipertensiva e tannini, cui si devono le proprietà anti-diarroiche e astringenti del frutto. Avendo mostrato un’attività di stimolazione uterina in uno studio condotto sui ratti, non va assolutamente usata in gravidanza.

#Italia5Stelle: tutti i numeri di un successo

Italia5Stelle è stata un grande successo e un momento di condivisione e comunità tra cittadini che vogliono cambiare l'Italia. Senza i 600 volontari che hanno dedicato giorni e notti all'organizzazione e alla realizzazione dell'evento tutto questo non sarebbe stato possibile. Li ringrazio e li abbraccio virtualmente uno per uno. Alla prossima!
"#Italia5Stelle è appena passata ed è già storia. tre giorni di incontri, dibattiti, progetti, musica, per costruire insieme il futuro di questo Paese.
Più di 1500 portavoce eletti a tutti i livelli istituzionali (municipale, comunale, regionale, parlamentare, europarlamentare) sono stati virtualmente abbracciati dalle 500.000 persone che per tutto il week end hanno partecipato ai vari eventi, programmati e spontanei, lungo tutto il Circo Massimo. Quell'energia che abbiamo respirato non riusciamo a trasmetterla attraverso questo post ma qualche numero va dato per raccontare quei giorni.
Prima di tutto i soldi, siamo riusciti a coprire le spese, che hanno reso insonni le notti di tanti preoccupatissimi giornalisti.
Ovviamente appena il misteriosissimo Comitato Organizzatore avrà saldato l'ultimo fornitore e chiuso la contabilità pubblicheremo il rendiconto dell'evento, per rasserenare tutti quei solerti professionisti della sedicente informazione (molti di loro vivono di finanziamenti all'editoria) che nulla si chiedono su come vengano spesi miliardi di euro di soldi pubblici ma si crucciano sul centesimo della donazione privata al M5S.
600 volontari hanno lavorato gratuitamente ed infaticabilmente per tre giorni, disponibili sempre con un sorriso nei confronti dei visitatori dei circa 200 gazebo montati. Per gli amanti del trash (inteso alla lettera) abbiamo raccolto 1,45 t di rifiuto indifferenziato, 0,8 t. di rifiuto organico, 1,6 t. di rifiuto multimateriale da avviare alla differenziata e 1,9 t. di rifiuto cartaceo: quasi il 75% dei rifiuti prodotti sarà quindi avviato al riciclo, un modello virtuoso che chiederemo al sindaco Marino di imporre a tutti i futuri eventi che Roma ospiterà.
Per la delizia delle nostre papille gustative abbiamo distribuito più di 34.000 pasti biologici e a km. 0 e tracannato oltre 10.000 litri di buona birra gelata, oltre ad aver goduto della buonissima acqua pubblica romana distribuita attraverso le casette e le macchinette allacciate direttamente alla rete idrica, arrivando a più di 13.000 litri consumati di acqua fresca e/o frizzante al punto giusto.
Quanto avanzato del cibo è stato poi devoluto alla Onlus Equoevento che recupera le eccedenze alimentari dagli eventi e le distribuisce tra le mense dei poveri, perchè siamo 5 Stelle anche quando la festa finisce.
Ci sono stati anche i complimenti del Servizio Giardini del I Municipio di Roma per le eccellenti condizioni in cui abbiamo riconsegnato alla città il Circo Massimo. Ringraziamo ancora una volta tutti per il gran lavoro fatto e le meravigliose soddisfazioni che questi tre giorni ci hanno regalato e vi aspettiamo per il prossimo evento!" Roberta Lombardi portavoce M5S alla Camera, il gruppo Task Force Eventi Roma e tutti i 600 volontari.

Regione: quattrocento dirigenti senza un ufficio da dirigere. - Giacinto Pipitone

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Non guidano alcun ufficio né possono essere trasferiti. Il capo del Personale avvia un monitoraggio per identificarliLa Corte dei Conti: ci sono centinaia di strutture, coi relativi coordinatori, che potrebbero essere ridotte. Crocetta: siamo pronti a tagliarne il 30 per cento.

PALERMO. Alla Regione ci sono circa 400 dirigenti che non guidano alcun ufficio ma ricevono di volta in volta incarichi di studio e consulenza: personale che non può essere trasferito senza il proprio consenso malgrado vari assessorati - Economia, Formazione e Sanità in primis - denuncino da mesi che posti chiave restano senza vertici. Mentre altri 700 dirigenti sono alla guida di strutture che - secondo il governo e la Corte dei Conti - potrebbero essere ridotte attraverso accorpamenti risparmiando sulle indennità.
E così mentre gli assessorati continuano a pubblicare atti di interpello (richieste di trasferimento volontario) quasi sempre inascoltati, è stato Crocetta a rilanciare il progetto di una riorganizzazione della macchina amministrativa che riduca le postazioni di vertice e permetta di impiegare meglio i 1.800 dirigenti oggi a libro paga.
In pratica, in una Regione che spende un miliardo all’anno per stipendi del personale c’è un dirigente ogni 8,5 dipendenti ma uffici che restano ugualmente senza guida. Il primo caso sollevato da Crocetta è proprio quello dei dirigenti che si occupano solo di consulenza e studio: il presidente calcola che siano circa 400. «Si tratta - spiega il capo del Personale, Luciana Giammanco - di dirigenti che non guidano nè un’area nè un servizio o una unità operativa. È personale libero, a cui di volta in volta il dirigente generale assegna incarichi di studio di materie oggetto dell’attività dell’assessorato». Ma, si è chiesto Crocetta, se tanti assessorati cercano dirigenti perchè non si possono utilizzare questi? Il presidente è pronto a trasferimenti d’imperio attraverso la procedura della rotazione (soggetta a regole diverse) e per questo motivo ha commissionato alla Giammanco un monitoraggio di questa particolare categoria di dirigenti per individuare competenze e funzioni attuali.
Ma non sarà un’operazione facilissima. Almeno con le norme attuali, soprattutto quelle del contratto collettivo in vigore. «L’articolo 42 del contratto - spiegano Marcello Minio e Dario Matranga dei Cobas Codir - prevede che senza il proprio consenso nessun dirigente possa essere trasferito. Chi è incaricato solo di consulenza e studio vede limitata al minimo l’indennità di parte variabile incassando non più di 2.700 euro annui per questa voce. Secondo i nostri calcoli ci sono in questa situazione almeno 400 dirigenti di terza fascia». Che sono proprio la categoria di cui hanno bisogno tutti gli ultimi assessori che hanno emesso interpelli.
Ma anche in questo caso i Cobas avvertono: «L’Economia cerca dirigenti con un curriculum particolare. Non sono incarichi a cui chiunque può essere destinato. La cosa migliore sarebbe richiamare alla base quelli che erano stati assunti per l’Economia ma poi hanno ottenuto trasferimenti altrove. Magari in posti in cui ci sono meno responsabilità e stesso stipendio oppure negli uffici di gabinetto». Anche questa è una delle strade che Crocetta ha detto di voler percorrere.
Ma il punto resta sempre quell’articolo 42 del contratto - dal titolo clausola di salvaguardia - che anche la Corte dei Conti guidata da Maurizio Graffeo chiede ogni anno (senza successo) di cancellare. Prevede da un lato che quando un dirigente perde il contratto debba ricevere un incarico che assicuri almeno una retribuzione equivalente, dall’altro lato che si possa sempre rifiutare la proposta dell’amministrazione perdendo l’indennità dirigenziale. Anche se poi il successivo articolo 45 del contratto prevede che un rifiuto prolungato nell’accettare un incarico possa provocare sanzioni come l’obbligo di andare in aspettativa. Sono norme che - sottolineano anche i sindacati - attribuiscono una forza notevole ai dirigenti.
Senza considerare l’elevato numero di strutture e uffici che alla Regione non si riesce a diminuire. La Corte dei Conti segnala che nel 2012 erano circa 503 e nel 2013 si è riusciti a ridurle a 475 ma nel corso degli ultimi mesi sono cresciute di nuovo fino a 495. Si tratta di 71 aree (le strutture più grandi negli assessorati) e 424 servizi che si trovano al loro interno. Infine ci sono le strutture organizzative che portano il totale delle postazioni dirigenziali - secondo i Cobas - a oltre 700. La Corte dei Conti invoca da tempo «accorpamenti di uffici con funzioni omogenee» che consentano almeno di risparmiare sulle indennità di posizione dei dirigenti. Secondo i magistrati contabili «serve una rigorosa riorganizzazione della macchina organizzativa puntando su un’attenta analisi dei costi delle diverse strutture».
Ma qui Crocetta tira in ballo l’Ars, segnalando di aver proposto in estate una norma che permetteva di tagliare il 30% di queste strutture intermedie per un risparmio di circa 8 milioni: «Ma la norma non è neppure stata votata».

Io confesso ( Marco Travaglio ) Il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2014



Mi scuso. Mi scuso anzitutto con il supremo governatore Claudio Burlando per aver proditoriamente insinuato che il politico più potente di Genova e della Liguria da 30 anni sia lui, mentre tutti sanno che sono io.

Mi scuso per aver affermato che è stato, nell’ordine: assessore, vicesindaco e sindaco di Genova, poi ministro dei Trasporti, infine governatore della Liguria, mentre avrei dovuto ammettere che tutte quelle cariche le ho ricoperte io.

Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l’imboscamento di 8 dei 10 milioni stanziati dallo Stato per l’alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega-centro commerciale per 5 mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore “a rischio di alluvioni”dopo la tragedia del 2011, i porticcioli turistici per impreziosire la costa in tandem col grande Scajola, il blocco dei lavori sul torrente Bisagno non per colpa dell’ex sindaco Sansa né del Tar, ma dalla Regione che non ha fatto nulla dal 2012, mentre è universalmente noto che tutte quelle brutte cose le ho fatte tutte io.

Mi scuso per non aver saputo rispondere in merito all’eventuale deviazione del Fereggiano, come sarebbe stato mio dovere in qualità di ex assessore, ex sindaco, ex ministro, ora governatore.

Mi scuso per aver difeso il buon governo del territorio dell’ex sindaco Adriano Sansa, che anzi deve vergognarsi per aver investito decine di miliardi di lire nel piano di bacino per fiumi e torrenti, per aver risparmiato alla sua città alluvioni per ben 17 anni e soprattutto per non aver ricevuto avvisi di garanzia né mandati di cattura per sé e per la sua giunta.

Mi scuso per aver detto che i due vicepresidenti e l’assessore all’Urbanistica della giunta Burlando, tutti arrestati, li ha scelti Burlando, mentre è arcinoto che li ho nominati io.

Mi scuso per aver rifiutato di prendere lezioni da un così insigne statista: soprattutto di scuola guida (chi mi conosce sa che ne avrei bisogno, essendo io solito imboccare autostrade e superstrade in contromano e poi esibire alla polizia il tesserino parlamentare, peraltro scaduto).


Mi scuso con uno degli angeli del fango in studio per aver io tentato di negare l’evidenza: cioè che a governare Genova e la Liguria sono io, talvolta spalleggiato occultamente dall’altro colpevole. Ma mi han subito sgamato, così non mi voteranno più e potranno alfine riporre le pale.

Mi scuso, sempre con il nostro caro angelo, per aver negato di aver detto ciò che non avevo detto: e cioè che per evitare le alluvioni basti ripulire un torrente dai rami e dai detriti.

Mi scuso, ancora con i nostri cari angeli, per aver interrotto il loro idillio con l’incolpevole Burlando che annuiva ed elogiava il loro buonsenso, ampiamente ricambiato, in un commovente minuetto contro il responsabile di tutte le cementificazioni e le alluvioni dagli anni 30 a oggi: il sottoscritto, con la partecipazione straordinaria di Mussolini e dell’architetto Piacentini.

Mi scuso, con un altro angelo del fango, per non aver capito in che senso chi fa opposizione in Comune, in Regione e in Parlamento e non ha mai governato né a Genova, né in Liguria, né in Italia, avrebbe le stesse responsabilità di chi governa da sempre a Genova, in Liguria e in Italia.

Mi scuso, stavolta con la Nazione intera, per non aver colto il nesso inscindibile fra lo spalare fango e lo sparare nel mucchio.

Mi scuso, con la Democrazia tutta, per aver colto la differenza tra l’insulto e la critica, tra il lasciar parlare e il lasciar mentire.

Mi scuso, con chicche e sia, per non esser nato foca ammaestrata che canta o tace al fischio del domatore.

Mi scuso, con tutti, per aver abbandonato lo studio di Servizio Pubblico proprio quando stavano per convincermi: ancora dieci secondi, e avrei confessato che l’alluvione l’ho fatta io. Il fango c’est moi.

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Paure, regole.



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