martedì 3 marzo 2015

Renzi, atterraggio d’emergenza in elicottero. Ma questa volta non twitta. - Thomas Mackinson

Renzi, atterraggio d’emergenza in elicottero. Ma questa volta non twitta

Dalla bicicletta usata a Firenze ai Frecciarossa con cui si era presentato nella capitale da presidente del Consiglio, il premier cambia mezzo. E finisce su uno dei velivoli acquistati - a caro prezzo - da Berlusconi per risparmiare in realtà solo pochi minuti. Mentre il presidente della Repubblica Mattarella viene immortalato sui mezzi pubblici. Sull'account di Renzi nessuna citazione "dell'incidente". Da palazzo Chigi una nota in serata.

“Effettivamente là c’era​ l​a nebbia”. Ma niente allerta meteo, poca pioggia. Lo dice così la titolare del bar “Alba” di Civitella in Valdichiana, 1500 anime, che alle otto del mattino ha sentito i rumori delle pale avvicinarsi mentre i vetri del locale prendevano a vibrare. Il locale sta a 200 metri dal campo di calcetto “Victoria Beauty Fitness Spa”, su cui oggi è calato l’elicottero di Renzi,costretto all’atterraggio forzato, ufficialmente causa “maltempo”. Sulle prime si era parlato di guasto tecnico e anche al titolare del centro, Davide Grazini è stato detto questo. Ma la questione è scivolata in terzo piano rispetto alla notizia che, col passare delle ore, è assurta a piccolo caso politico. Si sprecano le reazioni di chi accusa Renzi d’aver cambiato idea: da irriducibile rottamatore della casta e delle auto blu a utilizzatore finale degli status symbol tipici della classe politica nostrana.
Fatto sta che l’Italia scopre, quasi per caso, che Renzi vola dritto al punto. Con elicottero di Stato. Lascia Firenze, dove vive la sua famiglia, e raggiunge Roma elitrasportato anziché con mezzi più economici. Che si sappia non fa certo piacere al passeggero, si capisce. Sul web e sui social network si sono subito scatenate facili ironie mentre stranamente silenzioso è rimasto l’account Twitter del premier. Forte di 4.268 tweet, sorvola sull’accaduto, limitandosi a commentare i dati Istat sull’occupazione (“Bene, ma non basta”). L’incidente sarebbe chiuso, se non fosse per l’immancabile codazzo di polemiche che porta la presidenza del Consiglio a commentare, in forma ufficiosa, dodici ore dopo, quando la polemica è ormai deflagrata.
Vale la pena fare un salto indietro. “Renzi, ecco come si muove il sindaco: dal taxi alla bici, dal treno alla Giulietta”. Così i giornali celebravano il rottamatore che si recava con l’Alfa al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il suo governo. “Negli ultimi mesi – precisava il Corriere – Il sindaco di Firenze ha cambiato diversi mezzi di trasporto, passando dalla bici che inforca nella sua città, al taxi per le vie di Roma, fino a diverse auto”. E poi un pieno di fotonotizie su Renzi in Frecciarossa. Ma è passato un anno da allora. E si apprende così, incidentalmente, che ora viaggia con ben altri mezzi anche solo per lasciare la famiglia, che risiede e vive a Pontassieve, e raggiungere il posto di lavoro. Non che la cosa gli convenga poi molto, in termini di tempo risparmiato. Alla velocità di crociera di 290/300 km all’ora – guasti e/o meteo permettendo – quanto più velocemente potrà il premier arrivare a destinazione? A spanne forse 40 minuti in meno rispetto al treno. Senza considerare poi che i mezzi in questione sembrano essere destinati alla polemica. Comprati da Silvio Berlusconi nel 2010 – l’allora premier non andava d’accordo con i vecchi Agusta-Sikorsky SH3D, operativi dal 1978 – i due Agusta Westland aw139 costarono ufficialmente 37 milioni di euro. Ma l’Espresso valutò allora che la versione data in dotazione alla Repubblica italiana dovesse costare almeno 25 milioni di euro ad esemplare. Che sia un modo per ammortizzare la spesa?
Di certo, posto che la disciplina sui voli di Stato permette al premier di usare i voli blu senza dover dare giustificazioni – a differenza dei ministri - a dare contrasto e rilevanza ai mezzi usati dal premier, ironia della sorte, è il suo capolavoro politico, Sergio Mattarella. Solo una settimana fa il Capo dello Stato aveva compiuto lo stesso tratto nella direzione opposta armato del biglietto del cittadino comune: da Roma ha raggiunto Firenze non a bordo della macchina presidenziale o con la scorta ma, semplicemente, col treno. Al pari di un passeggero qualsiasi, sia pure accompagnato dal suo staff. Bisognerà vedere quanto durerà questa sorta di “pedagogia dei gesti” che punta a ridurre la distanza coi cittadini dando al prossimo l’impressione di considerarsi uno di loro. Perfino il Papa si muove su questa lunghezza d’onda, spostandosi con l’utilitaria.
Con Renzi questo atteggiamento, a quanto pare, è durato una manciata di mesi. Ha tenuto banco a lungo la questione dell’uso “disinvolto” del volo di Stato che il 30 dicembre ha portato premier e famiglia in vacanza in Valle d’Aosta. Polemiche, esposti. Ma a ben vedere Renzi era già atterrato a bordo campo con l’elicottero della Presidenza del Consiglio, gettando scompiglio.
Lo scorso agosto aveva un appuntamento semi-clandestino con Mario Draghi. Dovevano parlare della situazione dell’Italia ma senza troppo clamore, per non dare l’impressione agli altri Paesi della Ue che il governatore riservasse un trattamento di favore all’Italia. L’appuntamento doveva restare segreto, visto che non era riportato nell’agenda pubblica del premier. L’ex Governatore della Banca d’Italia era nella sua casa di campagna a Città della Pieve, in Umbria. Renzi pensa al blitz, un salto in elicottero per evitare pubblicità. Ma l’arrembaggio non è stato dei più silenziosi. “Sgomberate lo stadio, manovre militari”. Così viene comunicato alla squadra che si sta allenando su quel prato verde di Po’ Bandino, frazione pievese a pochi chilometri da Chiusi. “Ad attenderlo, sul prato dell’impianto sportivo – riferiva il Corriere umbro – le forze dell’ordine in borghese e due auto blu, dove sono saliti il presidente e gli uomini della scorta”. E la storia oggi si è ripetuta​ ma non è dato sapere se l’elitrasporto celava un segreto diverso, un semplice guasto o era il segreto di Pulcinella. La nebbia è rimasta.

lunedì 2 marzo 2015

Usa, allarme per un batterio killer fuoriuscito da un laboratorio di New Orleans.



"Burkholderia pseudomallei" causa la meliodosi e si può trasmettere all'uomo dal semplice passaggio di roditori infetti.

WASHINGTON  - E' allarme in Louisiana. Dal laboratorio di ricerca Tulane National Primate Research Center di Covington a circa 80 km a nord di New Orleans è fuoriuscito a novembre all'esterno un batterio altamente infettivo e spesso letale. A dare la notizia è stato il quotidiano USA Today, il quale, nonostante le autorità abbiano garantito che non ci sono rischi per il pubblico, sottolinea che resta incerta al momento la portata della contaminazione e che di 4 scimmie che si sono ammalate, due sono state uccise. Non solo. Un ispettore federale si è ammalato a sua volta dopo aver visitato la struttura.

Il batterio si chiama "Burkholderia pseudomallei": è un batterio gram negativo che causa la meliodosi (che si manifesta come un'infezione tubercolare opportunistica in soggetti indeboliti da altri disturbi ed ha una mortalità tra il 14 ed il 40%). E' una malattia contagiosa nei topi ma che si può trasmettere all'uomo attraverso cibo e bevande contaminate dal semplice passaggio di roditori infetti.

Nonostante le autorità della Lousiana siano rassicuranti il "Burkholderia pseudomallei" è classificato come un potenziale "agente (chimico) impiegabile in attacchi di bio-terrrorismo". Il batterio è endemico nel sud-est asiatico, specialmente in Thalandia e nell'Australia settentrionale. Sembra che i tecnici stessero lavorando ad un vaccino testato sulle scimmie quando è riuscito a superare le difese del laboratorio.


http://www.repubblica.it/esteri/2015/03/02/news/usa_allarme_per_un_batterio_killer_fuoriuscito_da_un_laboratorio_di_new_orleans-108521753/

“Le cellule possono tornare indietro nel tempo” conquista il Nobel per la medicina 2012.

Il Nobel per la Medicina 2012 premia la scoperta sulla riprogrammazione cellulare dell’inglese John B. Gurdon e il giapponese Shinya Yamanaka. I due scienziati hanno dimostrato come le cellule mature e specializzate possono essere riprogrammate per trasformarsi e regredire allo stato di cellule indifferenziate capaci di “ritrasformarsi” in qualsiasi altra cellula dell’organismo.
Tornare indietro nel tempo: si può. Almeno per le cellule. Questo è il senso della scoperta di John Gurdon e Shinya Yamanaka, che gli è valsa il premio Nobel per la Medicina 2012. I due scienziati hanno scoperto che le cellule mature e con funzioni ben definite possono essere riprogrammate e fatte regredire a cellule immature, capaci di differenziarsi in qualsiasi altra cellula dell’organismo. «I loro studi – come si legge sul comunicato stampa del Karolinska Institutet, prestigioso centro di ricerca svedese che ogni anno dal 1901 assegna il premio Nobel per la Fisiologia o Medicina – hanno rivoluzionato la nostra conoscenza sullo sviluppo delle cellule e dell’organismo».
Il professore e ricercatore britannico e il collega giapponese sono stati premiati per aver scoperto che le cellule adulte e specializzate possono essere riprogrammate per diventare immature e pluripotenticapaci cioè di trasformarsi per sviluppare qualunque tessuto del corpo umano. Una scoperta, questa, che ha completamente rivoluzionato le teorie preesistenti sulla specializzazione cellulare. Ora sappiamo che le cellule adulte non devono necessariamente essere confinate per sempre alla specializzazione raggiunta, ma possono essere riprogrammate, con enormi benefici per lo studio e lo sviluppo di nuovi metodi diagnostici e terapeutici di moltissime patologie.
Tutti noi ci sviluppiamo a partire da una cellula uovo fecondata. Durante i primi giorni dal concepimento, l’embrione è costituito da un gruppo di cellule immature, ciascuna delle quali è in grado di svilupparsi in potenzialmente tutti i tipi di cellule che formano un organismo adulto. Queste cellule sono chiamate cellule staminali pluripotenti.
Mano a mano che l’embrione si sviluppa, queste cellule danno origine per esempio, alle cellule nervose, muscolari, del fegato, e a tutti gli altri tipi di cellule specializzati per assolvere a un determinato compito all’interno di un organismo adulto.
Il viaggio che porta una cellula immatura a specializzarsi era finora considerato unidirezionale: si pensava cioè che non fosse più possibile, per una cellula adulta ritornare allo stadio di cellula immatura e pluripotente.
Prima di questa scoperta si sapeva che l’embrione, nato dalla fecondazione, era formato da cellule indifferenziate e immature, in grado di “trasformarsi” in qualsiasi cellula dell’organismo maturo. Queste cellule, chiamate totipotenti, man mano che l’embrione si sviluppa, acquistano delle funzioni definite e si specializzano, diventando cellule muscolari, neuroni, cellule dell’epidermide e così via, fino a coprire tutte le funzioni necessarie all’organismo adulto. La scoperta di Gurdon e Yamanaka ha dimostrato che la differenziazione che avviene nel corso dello sviluppo in realtà non è unidirezionale, come si pensava, ma reversibile. Il che significa che una qualsiasi cellula matura del nostro organismo può essere fatta regredire a cellula totipotente, e trasformata in qualsiasi altra cellula matura e differenziata.
Il primo passo avanti fu fatto da Gurdon nel 1962 con un esperimento sulla rana, con cui spezzò il dogma per cui una cellula specializzata ha un solo destino e può diventare un solo tipo di cellula. Al contrario, anche quando diventa matura, una cellula conserva al suo interno tutte le informazioni necessarie per differenziarsi in qualsiasi altra cellula dell’organismo. Gurdon lo verificò sostituendo il nucleo di una cellula uovo di una rana con quello di una cellula matura, intestinale, prelevata da un girino. L’uovo si sarebbe poi sviluppato in un girino sano nonostante il nucleo introdotto fosse già differenziato. Dimostrazione del fatto che il nucleo della cellula matura non aveva perso la sua capacità di guidare lo sviluppo di un organismo funzionale. La scoperta in seguito fu studiata e sviluppata fino a portare alla tecnica di clonazione dei mammiferi, anche criticata in passato.
Quarant’anni dopo, Yamanaka completò la scoperta lavorando sulle cellule staminali embrionali (cellule staminali pluripotenti che sono isolate dall’embrione e coltivate in laboratorio), isolate per la prima volta dai topi grazie a Martin Evans (Premio Nobel 2007). Yamanaka cercò, infatti, di trovare i geni responsabili dello stato di indifferenziazione della cellula, e una volta individuati li testò introducendoli con varie combinazioni all’interno delle cellule mature, fintanto che non riuscì a ottenere una cellula staminale pluripotente. La scoperta fu pubblicata nel 2006 e fu subito considerato un importante passo avanti. Yamanaka, a differenza di Gurdon, aveva direttamente fatto regredire una cellula pluripotente, senza dover rimuovere il nucleo cellulare, trasferendolo in un’altra cellula.
Inutile dire che la scoperta ha importanti conseguenze sulla ricerca scientifica in campo medico, sia perché ha fornito dei nuovi e utili strumenti per la ricerca di base sia perché ha portato a notevoli progressi in molti settori della medicina. Le cellule staminali pluripotenti indotte (induced pluripotent stem cells o iPS cells) possono anche essere preparate da cellule umane e potrebbero rivelarsi degli strumenti preziosi per la comprensione dei meccanismi delle malattie. Le cellule ottenute da pazienti con determinate malattie, infatti, possono essere fatte regredire e il loro sviluppo confrontato con quello delle cellule di individui sani, in modo da capire il meccanismo che determina la malattia e sulla base di questo individuare nuove terapie mediche.

Troppi farmaci, sempre più anziani ritornano in ospedale.



Spesso a causa di troppi farmaci, sempre più anziani ritornano in ospedale entro tre mesi dal primo ricovero: a lanciare l’allarme sono i medici italiani.
I dati raccolti nel registro Reposi (Registro poli terapie Simi) della Società italiana di medicina interna, istituto Mario Negri e Politecnico di Milano lanciano l’allarme sui degenti anziani: sei pazienti su dieci sono esposti al rischio di interazioni e reazioni pericolose per la salute a causa di prescrizioni inappropriate ed eccessive.

Secondo i risultati registrati dall’istituto Mario Negri, in Italia è sempre più rilevante il cosiddetto “effetto porte girevoli”, che spinge una volta su cinque l’anziano a rientrare in ospedale entro tre mesi dal primo ricovero a causa di un eccesso di farmaci (in generale tornano in ospedale 10 su 100).

Solitamente, la metà degli over 65 prende abitualmente oltre cinque farmaci, ma dopo un ricovero ospedaliero il numero di medicine da assumere aumenta ancora di più e la maggior parte degli anziani si trova a dovere gestire sei tipi di medicinali da prendere ogni giorno. Un eccesso di assunzioni, che spesso riporta l’ammalato in ospedale a causa di un’overdose di medicinali.

Talvolta, le prescrizioni non sono necessarie, e anzi nocive:dopo le dimissioni al 24% degli anziani viene prescritto un antidepressivo (utili i videogames) senza che vi siano segni di un disturbo dell'umore, mentre al 63% viene prescritto un gastro protettore indipendentemente dalle necessità.

Il registro Reposi include al momento 5mila anziani (ma 2milioni di pensionati rinunciano a curarsi) che sono stati ricoverati in 95 centri internistici e geriatrici in tutta Italia. “I nostri dati confermano la grande prevalenza di malattie croniche, che riguardano il 38% degli over 65 e arrivano al 64%fra gli over 85 - spiega Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico di Milano - Alcuni farmaci, ad esempio,aggravano una delle malattie già esistenti e spesso la comparsa di complicazioni o nuovi sintomi viene interpretata come lo sviluppo di nuove malattie. E questo innesca nuove prescrizioni. Bisogna lavorare per capire come tagliare i medicinali inutili e inappropriati”.

Scoperta la struttura del DNA. (sabato 28 febbraio 1953 (62 anni fa)



Scoperta la struttura del DNA«Abbiamo trovato il segreto della vita!» L'annuncio trionfale del biologo Francis Crick sorprese i clienti dell’Eagle Pub di Cambridge, ignari che quella scoperta avrebbe dato un nuovo corso alla ricerca scientifica e maggiori speranze a milioni di pazienti affetti da malattie genetiche.

Le leggi di Mendel sull'ereditarietà avevano fornito la chiave dell'esistenza di un preciso codice genetico, già nel 1865. Da allora si erano fatti ulteriori passi in avanti in questo campo, grazie all'introduzione di nuovi metodi d'indagine. Fondamentale in tal senso si era rivelata la cristallografia a raggi X ideata da William Henry Bragg: una tecnica che permise di approfondire la struttura ed il funzionamento di molte molecole biologiche, tra cui gli acidi nucleici presenti nel DNA.

I primi a sfruttarla efficacemente furono Oswald Theodore Avery, Colin MacLeod e Maclyn McCart che nel 1944 riuscirono a dimostrare che i cromosomi, portatori dei caratteri ereditari, sono costituiti da catene di acido desossiribonucleico (DNA) e che è, pertanto, quest'ultimo il responsabile della trasmissione dei caratteri, necessari alla vita di un organismo. All'inizio degli anni Cinquanta si sapeva quasi tutto del DNA, tranne che forma avesse. 

Il 1953 fu l'anno decisivo per l'aggiunta dell'ultimo prezioso tassello. In quell'anno la biologa inglese Rosalind Franklin, ricercatrice al King's College di Londra, riuscì nell'impresa di fotografare il modello base della molecola del DNA, grazie alla tecnica della diffrazione dei raggi di X di Bragg. L'immagine, passata alla storia come Foto 51, finì nelle mani del direttore del laboratorio Maurice Wilkins che la mostrò a due colleghi del celebre Cavendish Laboratorydi Cambridge.

I due, Francis Crick e James Watson, colsero l'occasione al volo e la utilizzarono per portare a termine le loro ricerche. Si arrivò così allo storico annuncio di Crick all'Eagle Pub, cui seguì un articolo sull'autorevole rivista Nature, che il 25 aprile dello stesso anno mostrò al mondo accademico «il segreto della vita»: il modello a doppia elica della molecola di acido desossiribonucleico. L'immagine ritraeva due filamenti con uno scheletro formato da molecole di zucchero (desossiribosio), unite tra loro da molecole di acido fosforico e avvolte intorno a un asse centrale, disegnando così un’elica.

In quel documento non si accennava minimamente ai meriti della povera Rosalind, che quattro anni dopo morì di cancro contratto per l'eccessiva esposizione alle radiazioni dei raggi X. Il suo nome rimase nell'ombra anche nel 1962 quando a Wilkins, Watson e Crick fu consegnato il Premio Nobel per la Medicina«per le loro scoperte sulla struttura molecolare degli acidi nucleici e l’importanza nel trasferimento dell'informazione genetica nella materia vivente».


http://www.mondi.it/almanacco/voce/208009

I sette nani...



E chi non li vorrebbe? 

https://www.facebook.com/BirikinaOfficial/photos/a.10150240711728278.365866.99179278277/10152831755633278/?type=1&theater

domenica 1 marzo 2015

Vitalizio ai condannati.



La vergogna di questo Paese. I condannati per Mafia ricevono il vitalizio dallo Stato: oltre 4000 euro al mese. I pensionati onesti muoiono di fame. CONDIVIDETE la foto, è uno schifo assoluto!

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