Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 14 maggio 2015
Rodotà: 'Non si possono chiedere sacrifici sempre in una direzione'
L'intervista al costituzionalista Stefano Rodotà su scuola, pensioni e Consulta: 'Non va bene che nelle emergenze finanziare si intervenga su pensioni e redditi sicuri. Non si possono chiedere sacrifici sempre in una direzione!'
http://www.la7.it/dimartedi/video/stefano-rodot%C3%A0-non-si-possono-chiedere-sacrifici-sempre-in-una-direzione-12-05-2015-154646
Buste paga, come si leggono tra aliquote, ritenute e 80 leggi che le compongono. - Patrizia De Rubertis
I cedolini italiani sono i più complessi al mondo. Primato poco lusinghiero che deriva dall'applicazione del sistema giuslavoristico tra un numero eccessivo di leggi e circolari, la competenza regionale in materia di lavoro e innumerevoli fonti. Ecco come si compongono.
Il 27 è giorno di busta paga. Notizia, almeno questa, che tutti i lavoratori conoscono bene. Quando, tuttavia, si tenta di leggere questo documento per scoprire quanti giorni di ferie si sono maturati o se siano state pagate tutte le ore di straordinario, allora la situazione cambia. Tra detrazioni, trattenute, imponibile Irpef, assegni familiari, superminimi, addizionali e Rol (Riduzione dell’orario di lavoro), la confusione regna sovrana. E non si tratta solo di una sensazione.
L’Italia, infatti, vanta il poco lusinghiero primato di avere le buste paga più complesse al mondo. A certificarlo è il “Payroll complexity index”, elaborato da Nga, multinazionale inglese specializzata nella consulenza e nei servizi per le risorse umane. Una maglia nera che il BelPaese si è facilmente conquistata, scalzando Francia e Germania che lo scorso anno erano davanti, “perché ha una normativa fiscale e contributiva molto complessa e in continua evoluzione”.
“La complessità della lettura di una busta paga – spiega Rosario De Luca, presidente Fondazione Studi Consulenti del Lavoro – non è altro che il riflesso del sistema giuslavoristico italiano. Nella busta paga sono, infatti, presenti ben 80 leggi tra circolari, commi, combinati disposti e innumerevoli fonti che trasformano un modello semplificato che serve a riepilogare quanto e come si è lavorato in una giungla di acronimi, codici e sigle”. E’ il caso, ad esempio, delle ex festività soppresse che compaiono tra gli elementi della retribuzione, vicino alle voci dei progressivi delle ferie e dei permessi residui. Per il 2015, nella maggior parte dei contratti collettivi, spetta il pagamento di 32 ore. Non c’è, però, da stupirsi se molti lavoratori non lo riceveranno. Uno dei più importanti paletti nella comprensione delle buste paga è, infatti, rappresentato dall’applicazione dello stesso Contratto collettivo nazionale del lavoro. “A rivendicare differenze sulla sua applicazione – sottolinea Luciana Mastrocola della Filcams Cgil – concorrono altri elementi: ci può essere una modifica applicata dai contratti integrativi di secondo livello stipulati dai sindacati e dalle Associazioni di categoria che, tuttavia, possono sempre riferirsi anche a norme di ambito regionale e comunale. Oltre a eventuali accordi sindacali aziendali”. Con il chiaro risultato che la busta diventa sempre meno leggibile e trasparente.
Del resto, in un semplice formato A4 in cui deve essere obbligatoriamente riportata l’indicazione della retribuzione e delle trattenute relative alle imposte e agli enti previdenziali, è impossibile non utilizzare delle abbreviazioni per riuscire a spiegare allo stesso operaio che vive a Roma, perché lo scorso anno abbia guadagnato di meno rispetto al suo collega di Aosta. È tutto racchiuso nel prelievo imposto dai Comuni che grava sulle buste paga e che fa lievitare il conto delle tasse locali: l’addizionale Irpef. Si tratta di un’imposta, istituita nel 1998 e modificata tra il 1999 e il 2007, che prevede la fissazione opzionale di un’aliquota aggiuntiva all’Irpef da parte dei singoli Comuni, il cui introito finisce direttamente nelle loro casse. Tanto che la mini stangata che c’è stata la scorsa primavera sulle addizionali regionali e comunali imposte dagli enti locali ha avuto una conseguenza evidente: nella busta paga di maggio, quando per la prima volta gli italiani hanno avuto il bonus di 80 euro, a conti fatti se lo sono visto detrarre nella riga successiva, dove è stato conteggiato il prelievo delle nuove addizionali.
E se già questo non fosse abbastanza complicato, meglio ricordare che proprio l’introduzione del bonus ha aggravato la situazione non solo perché le aziende hanno dovuto supportare costi aggiuntivi per aggiornare le procedure (secondo Nga per mille addetti la spesa extra è di 6.200 euro), ma soprattutto perché quella novità è stata recepita e applicata in 350 contratti di lavoro diversi. A tanto ammontano, infatti, in Italia le tipologie contrattuali ramificate poi attraverso le diverse circolari interpretative.
Diversi e articolati anche gli elementi che compongono la retribuzione. Questa parte è formata da alcuni elementi fissi, come ad esempio la paga base (cioè la paga minima stabilita nei contratti collettivi nazionali di lavoro), gli scatti di anzianità (gli aumenti che vengono corrisposti man mano che gli anni di lavoro passano), le indennità varie previste dai contratti collettivi e l’eventuale Edr (Elemento distinto della retribuzione) che corrisponde a una somma mensile di 10,33 euro per tredici mensilità, fissa per tutti i lavoratori del settore privato senza distinzione di qualifica o di contratto collettivo applicato.
Nella parte centrale del prospetto paga ci sono, invece, gli elementi variabili: le ore ordinarie, le straordinarie, i premi, le indennità, la trasferta e anche la cosiddetta retribuzione indiretta, vale a dire giorni di ferie goduti, permessi, festività, malattia, infortunio oppure maternità. E, in base a particolari periodi, possono essere indicate anche la tredicesima o la quattordicesima mensilità, gli anticipi sul Trattamento di fine rapporto e i premi di produttività.
L’ultima parte della busta paga è dedicata alle trattenute fiscali dell’Irpef, visto che la Costituzione Italiana all’art. 53 sancisce che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e che il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Le attuali aliquote sono: 23% per i redditi fino a 15mila euro, 27% da 15mila a 28mila, 38% da 28mila a 55mila, 41% da 55mila a 75mila e 43% per i redditi oltre 75mila euro. Ma dall’Irpef così calcolata, che è lorda, vengono tolte le detrazioni: da lavoro dipendente, per il coniuge e i figli minori a carico. Fermo restando che, per quanti ne hanno diritto, c’è anche l’applicazione dell’assegno familiare che cambia a seconda del reddito complessivo della famiglia, del numero e della tipologia dei componenti. Il sostegno, che di per sé non è certo elevato, diventa però sostanzioso per i nuclei che hanno redditi bassi o situazioni familiari disagiate per motivi legati allo stato di salute dei componenti. Entro ogni primo luglio vanno poi consegnate al datore di lavoro le richieste ed è compito dell’Inps pubblicare le tabelle nelle quali si trovano i limiti di reddito che servono per definire gli importi.
Ci sono poi i contributi previdenziali che il datore di lavoro deve versare all’Inps e all’Inail per garantire al dipendente la pensione di vecchiaia e di invalidità, i trattamenti economici in caso di malattia e di maternità, l’assicurazione in caso di disoccupazione e la Cassa integrazione e mobilità. Infine, viene indicata la somma trattenuta per l’accantonamento del Tfr che è pari, per ogni anno, all’importo della retribuzione annua diviso 13,5. Con una novità scattata nella busta paga dello scorso maggio che ha ospitato il Quir, ovvero la liquidazione anticipata del Tfr prevista dalla legge di Stabilità 2015.
Dulcis in fundo, la busta paga di dicembre in cui il datore di lavoro effettua il conguaglio fiscale di fine anno. Si tratta di operazioni di ricalcolo dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali. Ma se non si è mai riusciti a leggerla fino alla fine conviene sempre ricordare che si tratta della busta paga più complessa del mondo.
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mercoledì 13 maggio 2015
martedì 12 maggio 2015
I CINQUE PASSI VERSO LA PRIVATIZZAZIONE DI TUTTO. - PAUL BUCHHEIT
Polizia e tribunali, istruzione, sanità, acqua, tutto fino al governo stesso sono stati, o stanno per essere privatizzati. I più benestanti tengono sempre per loro il meglio di ogni servizio.
Nel cuore della spinta alla privatizzazione c'è il disprezzo per il Governo e totale sfiducia nella società, nonché un individualismo senza cervello che praticamente non lascia alcuno spazio alla cooperazione. I sostenitori della privatizzazione chiedono totale ''libertà'', almeno finché non hanno bisogno che il governo intervenga in loro nome.
Questi privatizzatori hanno un sistema:
1. Convinciti che “Ho fatto tutto da solo”:
La gente che si ritrova avvantaggiata in società cerca di razionalizzare le proprie azioni, e molti di loro vi riescono con l'aiuto della filosofia di Ayn Rand, autrice del testo "La virtù dell'egoismo". Questa autrice rifiutava in tronco i valori della comunità affermando: "Un qualsiasi gruppo non è altro che un certo numero di individui messi insieme (...) Se la civiltà vuole sopravvivere l'uomo deve interamente rifiutare la moralità altruistica”.
Dopo Ayn Rand, negli anni d'oro del neoliberismo, con Ronald Reagan che borbottava “Il Governo è il problema” e Margaret Thatcher che proclamava: “La società non esiste!”, istituzioni prima rispettate e tenute in conto come la scuola pubblica e il trasporto pubblico iniziarono ad essere demonizzate e definite come “socialiste” e “di stile sovietico”. Simili messaggi sono stati ripetuti con una tale frequenza e insistenza dai media di proprietà del grande capitale che il vasto pubblico ha finito per crederci sul serio.
Affermava l’ “Economist”, parlando della situazione riguardo allo sviluppo di prodotti di consumo: “I Governi non sono mai stati bravi a capire chi sono i vincitori, e molto probabilmente lo diverranno ancora meno; oggi ormai legioni di imprenditori e tecnici scambiano incessantemente nuove idee e progetti online, li trasformano in prodotti finiti a casa e li mettono sul mercato globale da un garage. Mentre la rivoluzione avanza, il governo dovrebbe occuparsi solo dello stretto necessario e lasciare fare il resto ai rivoluzionari”.
Tuttavia, come nota Marianna Mazzuccato sulla rivista “The Entrepreunerial state”: "La realtà è che proprio lo Stato che si è impegnato su vastissima scala nell'assumersi il rischio imprenditoriale per stimolare innovazione”. Le prove di questo non mancano, in numerosi settori e discipline, fra tutte tecnologia e industria farmaceutica, le quali hanno visto i laboratori finanziati dalle corporazioni diminuire le loro attività o persino scomparire.
Nel costoso nuovo settore delle nanotecnologie, continua la Mazzucato, l'industria non può giustificare nelle sue logiche investimenti su applicazioni che richiedono 10 o 20 anni di lavoro di sviluppo, nonché un coordinamento multidisciplinare di fisica, chimica, biologia, medicina, ingegneria e informatica.
2. Insistere che la rimozione del Governo sia un vantaggio per tutti:
La necessità di rimuovere i governi viene giustificata con un vago richiamo alla “libertà”, il quale suona a dire poco iperbolico, per non dire completamente insensato. Uno dei massimi sostenitori è stato Milton Friedman, il quale disse che: “Alla base di molti degli argomenti contrari al libero mercato vi è la mancanza di fede nella libertà in generale”'. Il “Cato Institute” rincarava la dose predicando che: “I liberi mercati creano un futuro di integrità e fiducia”, infine il fondatore della rivista Forbes, Steve Forbes dichiarò indignato: “È impossibile creare prosperità senza libertà”!
Senza considerare il semplice fatto che questa libertà è responsabile di aver generato la situazione di massima disuguaglianza registrata negli ultimi 100 anni circa, gli apologeti di questa sorta di libertà non rinunciano a cercare di convincerci che in qualche modo (incomprensibile) stiamo già tutti prosperando. Sul Wall Street Journal: la nostra economia va alla massima velocità. Un analista Moody's: La nostra economia spara da tutti i cilindri, come un mitragliatore.
Alcuni “amanti della libertà” riescono a essere ancora più estremi nel difendere i fantomatici benefici della disuguaglianza per tutti noi, arrivando a sostenere che l'ineguaglianza dei redditi è positiva per i poveri e persino a dichiarare senza mezzi termini che “La diseguaglianza dei redditi in un sistema capitalistico è qualcosa di veramente bello”.
3. Assicurare che il governo non sarà rimosso prima di essere diventati veramente ricchi:
Mentre gli straricchi si lamentavano del governo non hanno certo smesso di preoccuparsi che lo stesso governo continuasse ad aiutarli, tramite l'incredibile dispiegamento di deduzioni, esenzioni, esclusioni e scappatoie legali di cui questi straricchi si avvantaggiano. Almeno 2200 miliardi all'anno tra sconti fiscali, tasse sottopagate, paradisi fiscali e pura strafottenza aziendale sfuggono ogni anno dall'economia della comunità, diretti nelle tasche dei più ricchi, fra i quali i più svergognati arrivano a sostenere che è giusto che i loro hedge funds siano tassati, molto, moltissimo meno dello stipendio di un insegnante. Essendo la massima aliquota relativamente bassa i multimilionari pagano una percentuale del loro reddito insignificante rispetto a normali contribuenti del ceto medio; tramite i derivati ad alto rischio, che sono i primi ad essere ripagati in caso di collasso del sistema bancario; per ultimo la possibilità della bancarotta che consente alle imprese, e non certo agli studenti, di sbarazzarsi dei loro debiti contratti.
4. Tagliare progressivamente i fondi al Governo finché la privatizzazione non appare come unica soluzione possibile:
Questo è stato utilizzato in dosi massicce specialmente contro l'istruzione, seguendo una semplice formula; secondo il The Nation: “Usare test standardizzati allo scopo di dichiarare dozzine di scuole dove vanno soltanto i poveri come “un costante fallimento”, metterle sotto controllo e gestione di una autorità speciale non eletta, la quale farà in modo che la scuola da pubblica passi a essere una concessione a privati”. E ovviamente, continuare a tagliare i fondi. Secondo il Centro studi sulle priorità di spesa e bilancio in 48 stati USA, praticamente tutti esclusi Alaska e Nord Dakota, la spesa media per studente nel 2014 risultava diminuita in confronto a prima della recessione.
Sta accadendo anche al sistema “social security” (previdenza sociale), probabilmente il programma gestito in maniera più efficiente, in confronti sia a gestioni pubbliche che private che si può trovare nella storia della nazione. Come nota Richard Eskow: “il Governo ha tagliato 14 dei 16 requisiti di budget del social security. C’è una sola spiegazione logica di questo: ostilità verso il Governo stesso, combinata alla determinazione di trasferire nelle mani di imprese private quante più risorse pubbliche possibili tramite privatizzazione”.
Sta succedendo anche alle forze di polizia, che diventano private in sempre più quartieri e poli produttivi mentre i soldi pubblici scompaiono.
5. Restare ignoranti di qualsiasi fatto problematico:
I casi di fallimento dei sistemi privati abbondano nei fatti concreti, ne citeremo qualcuno:
Istruzione: Il manager del detentore di una concessione scolastica privata è pagato 350 volte in più per studente di un analogo preside in una scuola pubblica.
Sanità: Il sistema più costoso del mondo sviluppato, con costi per un intervento di chirurgia ordinario tra le tre e le dieci volte più alti che nella maggior parte degli stati europei, con il 43% degli Americani che evitano di farsi visitare da un medico o non comprano medicine necessarie a causa dei costi eccessivi. Il programma Medicare invece, quasi esente dal motivo del profitto e dalla competizione è gestito in maniera efficiente, e ne beneficiano ugualmente tutti i cittadini degli USA aventi diritto.
Sistema bancario/credito: Grazie alle banche private un dollaro su tre che spendiamo finisce nel pagamento di interessi, e quando andiamo in pensione metà dei nostri fondi pensione sarà in mano alle banche. Intanto la banca pubblica del North Dakota (BND) vantava un ritorno sugli investimenti patrimoniali del 23,4% prima del boom petrolifero in questo Stato. Il Wall Street Journal, generalmente parecchio orientato in favore delle privatizzazioni, ammette che la banca pubblica del North Dakota è “più redditizia del Goldman Sachs group Inc, ha un rating del credito migliore della JP Morgan Chase&co e i suoi profitti sono in costante crescita dal 2003”.
Polizia: mentre il budget per le forze di polizia è costantemente ridotto, le comunità sono sempre più affidate a agenti responsabili della sicurezza che sono insufficientemente addestrati, poco controllati e regolamentati, e troppo spesso immuni dal giudizio dei cittadini sulle loro azioni.
Gestione delle risorse idriche: Un esperto sulla sicurezza delle risorse idriche ha suggerito che “Una soluzione promettente potrebbe essere la creazione di mercati dell'acqua dove la gente possa vendere e comprare diritti di utilizzo dell'acqua”. Tuttavia una analisi condotta dal “Food and water watch fund” nel 2009 sulla infrastruttura di condutture idriche e fogne ha riscontrato che le compagnie private aumentano il costo per l'utente dell'80% rispetto alla erogazione d'acqua e del 100% rispetto ai costi di manutenzione della rete di scarico fognario.
Ambiente: Secondo l'ex economista capo della Banca mondiale Nicholas Stern, “Il cambiamento climatico è il più enorme fallimento del mercato nella storia”, nonostante ciò Bloomberg riferisce che “A Wall Street le compagnie finanziarie stanno investendo in aziende che trarranno profitto via via che il pianeta si riscalda”.
Il Governo stesso: In uno studio sui subappalti il Project on Government versight (Progetto per esaminare l'operato del Governo) ha rivelato che in 33 casi su 35 esaminati "Il fatturato annuo verso le aziende appaltatrici è molto più elevato dello speso per gli stipendi annui degli impiegati federali.
I Grandi Individui emergono dagli sforzi collettivi
La privatizzazione va di pari passo con l'imposizione di più individualismo e meno cooperazione. Ma il pensare che concentrare tutto nei confini dei sé produca un beneficio per tutti è decisamente un pensiero arretrato. Come riassume George Lakoff: “E' il pubblico a garantire le condizioni della libertà… l'individualismo può iniziare solo dopo che le strade sono state costruite, che gli individui hanno ricevuto una istruzione, dopo che la ricerca medica ha provveduto alla cura delle infezioni…”
Sull'autore: Paul Buchheit insegna “Diseguaglianze economiche” alla DePaul University, è inoltre fondatore e sviluppatore dei siti web: UsAgainstGreed.org, PayUpNow.org e RappingHistory.org ed editore e co-autore del testo: "American Wars: Illusions and Realities". Lo si può contattare a: paul@UsAgainstGreed.org
Fonte:www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article41761.htm
04.05.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI
(Nota del traduttore: dati, fonti riportate e situazioni descritte nel presente articolo si riferiscono esclusivamente agli USA)
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=15044
MA CHE COSA HA IN MENTE OBAMA, CON I SUOI TPP E TTIP? - ERIC ZUESSE
La motivazione sottesa al Partenariato Trans-Pacifico TPP di Obama, e al Trattato Transatlantico per il Commercio TTIP, la motivazione dietro ad entrambi questi giganteschi trattati commerciali internazionali è la stessa, e i senatori democratici degli Stati Uniti Elizabeth Warren e Sherrod Brown hanno ragione: non è per niente progressista.
Ha invece l’intento di togliere, in una democrazia, il potere politico al pubblico, e trasferirlo al suo posto all’aristocrazia internazionale (cioè, allontanarsi il più possibile da qualunque democrazia nazionale).
Questo si otterrà cambiando la cosa più fondamentale di tutte: la base stessa del potere globale.
Tale base, invece di essere costituta dai voti democratici del pubblico nazionale, che eleggono i loro rappresentanti politici i quali determinano leggi e regole, tale sistema politico democratico nazionale diventa invece il suo esatto opposto: i voti degli stakeholders aristocratici dell’aristocrazia internazionale eleggono i dirigenti aziendali delle società internazionali, che a loro volta selezionano i membri delle tavole rotonde internazionali sul commercio, che nel TTP e nel TTIP a loro volta determinano le leggi e le applicazioni, in particolare riguardo ai diritti dei lavoratori, alla sicurezza dei prodotti e dell’ambiente.
L’indebolimento da parte dell’aristocrazia internazionale di queste regole nazionali permetterà l’abbassamento salariale del pubblico, cioè delle persone che non controllano le società ma che controllano solo la loro forza lavoro, che diminuisce fino al più basso compenso orario nell’intera trading-area internazionale. Questo nuovo sistema renderà anche possibile minimizzare le regole sulla sicurezza del cibo e degli altri prodotti, massimizzando in questo modo la possibilità delle società internazionali di evitare le spese, che sarebbero altrimenti necessarie all’innalzamento della sicurezza dei loro prodotti.
Queste spese (le passività dei prodotti pericolosi) verranno sempre più sostenute unicamente dai consumatori di tali prodotti. I rischi per gli investitori (che è ciò che gli aristocratici cercano di evitare maggiormente) sono di conseguenza diminuiti - trasferiti sempre più sul pubblico. Renderà, inoltre, virtualmente libero il danno ambientale per le
società internazionali che lo perpetuano, mentre esso diventerà allo stesso tempo un costo che solo il pubblico dovrà sostenere: tossicità dell’aria, dell’acqua, … Perciò, ancora un’altra categoria di rischio che se ne va per gli investitori: questo aumenterà i margini di profitto, a vantaggio dei soli stakeholders - non del pubblico. I profitti diventeranno perciò sempre più concentrati nelle società internazionali e nelle famiglie che le controllano, e le perdite verranno distribuite tra consumatori e lavoratori, in generale tra coloro che ne vivono: il pubblico.
Il Governo diventerà sempre più solo un mero esecutore e diffusore dei rischi e delle penalizzazioni al pubblico; e ciò a sua volta aumenterà ancora di più l’ideale del libero scambio: che il Governo sia sempre meno presente, o “più piccolo”- ovvero che vi sia sempre meno Governo democratico.
E’ questo il succo del discorso del “piccolo governo” dell’aristocrazia: si tratta di spostare i costi dagli aristocratici al pubblico. Perciò la percentuale maggiore dei costi per la sicurezza dei prodotti, per i diritti dei lavoratori e per l’ambiente, diventerà a carico dei cittadini, e la quota minore dei costi sarà sostenuta dagli stakeholders delle società internazionali.
In cambio, gli aristocratici saranno in grado di passare ai loro eredi designati il loro dominio e il controllo crescente sul pubblico. Perciò, la concentrazione della ricchezza diventerà sempre più appannaggio di un numero sempre più esiguo di famiglie, una iper-aristocrazia sempre più piccola. Questo è quel che sta succedendo, e si verificherà in modo ancora maggiore se verranno approvati gli accordi TPP e TTIP. (Secondo il più approfondito studio a tale proposito, al 2012 lo 0.7% più ricco del mondo possiede 13.67 volte di più del 68.7% più povero”); perciò, la distribuzione della ricchezza nel mondo è già estremamente diseguale. TTP e TTIP sono progettati per aumentare quella diseguaglianza).
Inoltre, il Presidente Obama e il Partito Repubblicano al Congresso (che lo supporta su questa e su tutte le altre questioni che sono d’interesse principale per l’aristocrazia Americana, quali la sconfitta della Russia, della Cina e degli altri paesi del BRICS – per esempio, allontanando l’Ucraina dall’aristocrazia russa e mettendola invece sotto il controllo dell’aristocrazia americana) si stanno adoperando per far sì che l’aristocrazia americana sia sempre più al controllo a livello internazionale, e questi accordi commerciali sfruttano in aggiunta il fatto che l’America è la potenza più grande in entrambi gli oceani più vasti del pianeta: l’Atlantico e il Pacifico.
In altre parole: gli Stati Uniti, con il TTP e il TTIP, saranno nella straordinaria posizione di consolidare la partecipazione dell’aristocrazia americana, probabilmente per il prossimo secolo, in entrambi i due maggiori patti commerciali internazionali. Questa esclusiva commerciale manterrà il controllo dell’aristocrazia americana praticamente su tutte le aristocrazie delle altre maggiori nazioni industriali – includendo tutto l’emisfero settentrionale, dove si trova la maggior parte delle terre del mondo.
Di conseguenza, non solo l’aristocrazia mondiale controllerà il pubblico mondiale, ma l’aristocrazia americana controllerà le altre aristocrazie, con modalità che aumenteranno il suo potere collettivo nei confronti di ogni aristocrazia nazionale esterna; e così, l’Impero Americano diventerà giorno dopo giorno il più grande impero che il mondo abbia mai conosciuto, grazie allo sfruttamento della popolazione, ovunque, e non solo all’interno di un’unica nazione.
Obama ha detto ai cadetti di West Point, il 28 Maggio 2014: “L’ascesa economica della Cina e la sua capacità militare preoccupano i suoi vicini. Dal Brasile all’India, le classi medie in crescita competono con noi, e i governi cercano maggior voce in capitolo nei forum a livello mondiale.”
In altre parole: parte del lavoro di questi futuri ufficiali sarà di assicurare che le nazioni BRICS, e le altre che hanno una ricchezza pro-capite inferiore dell’America, restino povere, così che l’aristocrazia americana possa mandare il lavoro là, al posto di pagare gli stessi lavoratori americani per farlo – in altre parole: far competere i lavoratori americani con quelli delle nazioni povere, piuttosto che far competere gli investitori americani con quelli delle nazioni povere. Sta dicendo alle forze armate americane che sono soldati in questa guerra di classe internazionale, pagati dal pubblico, ma che lavorano in realtà per l’aristocrazia americana e non per il pubblico, bensì contro di esso – al fine di abbassare il loro salario, la sicurezza sul cibo, ecc…
Questa è la strada verso un certo tipo di governo del mondo da parte dei super ricchi per i super ricchi, che mantiene loro e i loro eredi designati al controllo sulle risorse del mondo intero – sia in termini di risorse naturali che umane – e che usa gli aristocratici locali come agenti locali in tutto il mondo, che influenzeranno il loro pubblico locale e lo faranno lavorare per l’intensificazione della ricchezza mondiale nelle mani, in primo luogo, dell’aristocrazia mondiale e, in secondo luogo, dell’aristocrazia americana in quanto aristocrazia dominante a livello mondiale.
Ciò che rimarrà dei governi nazionali locali diventerà perciò un mero involucro.
Benito Mussolini, che aveva imparato il suo fascismo dal fondatore del fascismo stesso, il suo maestro Vilfredo Pareto (che Mussolini chiamò “il Karl Marx del Fascismo”), che è stato anche il fondatore della moderna teoria economica ed in particolare del suo Criterio del Welfare, che informa una parte così grande delle restanti teorie economiche e in particolar modo tutte le analisi costi-benefici (come quelle dei mezzi proposti per frenare il surriscaldamento globale), ha spiegato nel seguente modo il “corporativismo” che sosteneva fosse alla base del fascismo:
La corporazione gioca sul terreno economico come il Gran Consiglio e la Milizia giocarono sul terreno politico!
Il corporativismo è l’economia disciplinata, e quindi anche controllata, perché non si può pensare a una disciplina che non abbia un controllo.
Il corporativismo supera il socialismo e supera il liberalismo, crea una nuova sintesi.
In calce a questo articolo c’è il discorso di Mussolini a questo riguardo, nel quale espone quella che chiama un’ideologia post-capitalista e post-socialista, e che Barak Obama, proclamatosi post-capitalista e post-socialista esso stesso, (come agente per l’aristocrazia globale) sta mettendo in atto in modo sempre più crescente – in modo particolare tramite il
TTP e il TTIP.
Nello specifico, in particolare a riguardo degli accordi commerciali internazionali, il maestro di Mussolini, Pareto, ha detto che il mercato libero deve regnare supremo e libero da ogni vincolo dello Stato in ogni aspetto, non solo all’interno delle nazioni, ma anche, e in modo particolare, tra le nazioni.
Come ho messo in evidenza, a questo proposito, nel mio recente libro sullo sviluppo storico del fascismo fino al giorno d’oggi: “Pareto è stato coerentemente un purista del mercato libero, almeno dal 1896. Per esempio, il 1 Settembre 1897 nelle sue “The new Theories of Economics” pubblicate sul “Journal of Political Economics”, ha dichiarato: Se fossi dell’opinione che un dato libro potesse contribuire più di un altro ad affermare il libero scambio nel mondo intero, non esiterei un istante a dedicarmi corpo ed anima allo studio di tale opera, mettendo da parte per il momento lo studio della pura scienza”. Ha inoltre dichiarato: “Siamo stati in grado di dimostrare con forza che i coefficienti di produzione in un regime di competizione libera sono determinati dagli imprenditori esattamente nello stesso modo in cui un governo socialista li dovrebbe fissare se volesse realizzare il massimo di ofelimità [il termine da lui inventato per “welfare” per metter in ombra l’attuale base di valore, cosicché gli economisti possano fingere di essere liberi dal valore, anche se loro stessi valutano le cose in analisi di costi-benefici che, di fatto, applicano la sua teoria pro-aristocratica, o fascista] per i suoi soggetti”. [E bisogna qui notare il lapsus di Pareto nel dire che i governi hanno “soggetti” e non “cittadini”]. Pareto ha sempre messo in discussione se un governo socialista sarebbe stato in grado di raggiungere tale scopo, mentre sosteneva che un mercato libero l’avrebbe realizzato in modo naturale, così come i fisiocratici avevano detto che doveva regnare la “legge naturale” e non una sua alterazione.
Pareto ha attaccato l’economia di Adam Smith, e dei fisiocratici francesi che avevano gettato le fondamenta per la teoria economica smithiana, su una base che i successivi economisti avrebbero poi potuto sviluppare matematicamente in un modo che avrebbe nascosto l’essenziale fascismo della teoria, - la forma modernizzata (post-agraria) del feudalesimo.
Barak Obama e i Repubblicani al Congresso stanno semplicemente portando l’operazione fascista al livello successivo. Per quanto riguarda i Democratici al Congresso, sono divisi sulla questione perché (almeno fino alla nuova teoria economica che ho spiegato nel mio libro) nessuno ha ancora formulato una teoria economica per una democrazia, l’attuale teoria economica è stata invece designata appositamente per uno stato controllato dal fascismo e da un’aristocrazia.
Di conseguenza, i pochi democratici progressisti che ancora rimangono al Congresso stanno avendo delle difficoltà nel comunicare facilmente e volentieri al pubblico qual è la reale posta in gioco nella proposta di Obama per il TPP e il TTIP: il trasferimento della sovranità democratica ad un’aristocrazia fascista internazionale, dominata dagli aristocratici Americani. Senza questo passaggio della sovranità democratica nazionale ad un ente fascista internazionale che rappresenta il management aziendale mondiale, tali trattati non avrebbero senso.
Questo trasferimento è chiamato “Investor state dispute settlement” [meccanismo di risoluzione delle controversie Investitore-Stato] o ISDS.
In realtà è un governo mondiale che si impone, chiaramente fascista. Non è per nulla democratico ed è una forma di governo sospetta che, dal momento in cui diventa imposta, riduce la sovranità nazionale. La precedente proposta progressista di governo globale che era stata di moda dopo la seconda guerra mondiale, così da diminuire le possibilità di una terza guerra mondiale, si basava invece sull’idea di una federazione internazionale di democrazie indipendenti. L’ ISDS non ha nulla in comune con quella visione, l’originale versione di governo globale. E’ invece puro fascismo, su scala internazionale.
Nel primo decennio dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva dominato la visione di Roosvelt di un governo democratico mondiale, con l’obiettivo della nascita di Nazioni Unite democratiche, che si sarebbero sviluppate fino a comprendere, in modo sempre più egualitario, sempre più parti del mondo; ma, dopo che il dominio repubblicano cominciò a
riaffermarsi in America con Eisenhower e con i fratelli Dulles a controllare e strutturare le future politiche internazionali, le cose si sono mosse sempre più nella direzione di un controllo sul mondo basato sull’aristocrazia americana (in particolare con il Colpo di Stato della CIA di Allen Dulles in Iran nel 1953);
e Barak Obama si inserisce perfettamente in quella tradizione totalmente repubblicana e fascista, benché sia “democratico” sulla carta.
Alcuni analisti sostengono che Obama fosse un agente della CIA in un precedente periodo della sua vita. (La CIA, quando Eisenhower si insediò al potere, mise i pro-nazisti della CIA al potere; e in seguito questo controllo è diventato sempre più profondamente radicato.) Il giornalista inglese Obert Fitch sembra aver capito Obama già dal 2008, subito dopo la sua elezione a Presidente. In sostanza, Fitch descrisse Obama come un fascista che aveva deciso di salire al potere ingannando i progressisti, facendoli pensare di essere uno di loro. Fitch dipinge Obama come un agente segreto conservatore, un Manchurian candidate, un cavallo di troia, un repubblicano nelle vesti retoriche di un democratico.
Aveva capito Obama, già allora.
Per quanto riguarda ciò che gli studi economici empirici e non la teoria economica indicano quello che sarà probabilmente il risultato dei TTP e TTIP: è stata condotta un’analisi economica indipendente per ciascuno di questi due accordi commerciali, e ciascuna ha raggiunto le stesse conclusioni: i cittadini, ovunque, si impoveriranno a causa loro ma gli aristocratici, specialmente negli Stati Uniti, si arricchiranno. Tali accordi faranno, probabilmente, esattamente ciò che sono stati pensati per fare.
Per quanto riguarda ciò che alcuni difensori di Obama dicono sui suoi trattati commerciali, per la precisione che l’ ISDS è un dettaglio e che l’accordo nella sua sostanza generale è buono: è la stessa cosa che sostenere che una persona è in buona salute, ma che il suo cervello o il suo cuore hanno bisogno di essere aggiustati o anche sostituiti. Queste persone
sanno che si tratta di trattati negativi; è per questo che li supportano. Vengono pagati dall’aristocrazia.
HILLARY CLINTON SAREBBE MEGLIO ?
E quindi, che dire del successore designato di Obama? Sarebbe diversa? Ecco il resoconto a questo riguardo:
Il 23 febbraio 2008, Hillary Clinton fece un’arringa dai toni aspri davanti a microfoni e telecamere “Barak Obama, vergognati!”, sostenendo che due dei volantini della sua campagna avevano mentito circa le sue posizioni.
Uno dei volantini diceva che la proposta di Hillary Clinton di un mandato di assicurazione sanitaria avrebbe penalizzato gli americani che non acquistavano assicurazioni sanitarie. Verità, ma lei ha cercato di negarlo. (Obama copiò il suo piano solo dopo essere stato eletto, semplicemente aggiungendo il mandato individuale al suo stesso.) L’altro volantino del quale Hillary si è lamentata citava la caratterizzazione che il Newsday dava dell’opinione sul NAFTA di Hillary nel 2006: “Clinton pensa che il NAFTA sia stata una manna per l’economia”. Adesso Hillary sosteneva che pure quella era una menzogna.
Molti della stampa hanno supportato ciecamente le sue accuse contro Obama, perché “la manna” era una frase usata dal Newday, non da Hillary. Tuttavia, ancora una volta era lei, e non Obama, che mentiva. Nella sua “Living History”del 2003 (p. 182) si vanta del fatto che suo marito avesse fatto approvare il NATFA, e dice “Creare una zona di libero scambio nel Nord America – la più grande zona di mercato libero nel mondo- espanderebbe le esportazioni americane, creando posti di lavoro e assicurando che la nostra nazione possa raccogliere i frutti – e non il peso – della globalizzazione. Questo si suppone fosse uno dei suoi più importanti successi , che erano (p. 231) “Il successo di Bill sul budget, la legge Brady ed il NAFTA”. Ma ora Hillary stava chiedendo che Obama si scusasse perché il suo volantino diceva “Solo Barak Obama si è opposto al NAFTA e agli altri trattati economici sbagliati”. Tale frase era semplicemente un fatto, nonostante ciò che Hillary e i maggiori media americani stavano adesso sostenendo.
(Obama stava tenendo in serbo il suo peggio per la nazione per quando sarebbe diventato Presidente – ed in particolare dopo che fosse stato rieletto e quindi libero di andare verso l’ “estrema-destra”, sua inclinazione naturale fin dall’inizio, che non ha però potuto seguire se non prima di aver ingannato tutti su quale fosse il suo scopo reale, in modo da poter forse arrivare in una posizione adatta a realizzarlo.)
Il 20 marzo 2008, il giorno dopo che Hillary aveva finalmente reso pubblica la sua agenda per gli anni alla Casa Bianca, John Nichols di The Nation scrisse nel suo blog che “La menzogna di Clinton uccide la sua credibilità sulle politiche commerciali”, e disse: “Ora che sappiamo dalle 11.0000 pagine dei documenti della Casa Bianca rilasciati questa settimana che la ex First Lady era una ardente sostenitrice del NAFTA;… ora che sappiamo che era coinvolta nel bel mezzo delle manovre per impedire che i gruppi per i diritti umani, per il lavoro, per l’agricoltura e per l’ambiente ottenessero accordi migliori; …ora che sappiamo dai record ufficiali del suo periodo come First Lady che Clinton è stata il relatore principale ad una sessione a porte chiuse, dove 120 opinioniste donne sono state verbalmente vessate perché facessero pressioni sui loro rappresentanti al Congresso perché approvassero il NAFTA; ora che sappiamo dal servizio della ABC News sull’incontro che “i suoi interventi sono stati completamente a favore del NAFTA” e che “non c’era possibilità di equivocare il suo supporto per il NAFTA a quel tempo”, … cosa dovremmo pensare ora della campagna di Clinton, nella quale afferma che non è mai stata a suo agio con il programma attivista del libero scambio, che è costato centinaia di migliaia di contratti sindacali agli Stati Uniti?”
Il giorno successivo, Jake Tapper, ABC, nel suo blog “Political Punch”, con il titolo “Dalla scrivania del fact-checker: La campagna di Clinton distorce Il meeting NAFTA di Clinton” ha scritto : “Ho parlato con tre ex ufficiali dell’Amministrazione Clinton di cui ho fiducia, i quali mi dicono che l’allora First Lady era contraria all’idea di introdurre il NAFTA prima del sistema sanitario, ma che non aveva riserve in pubblico o nel privato sulla sostanza del NAFTA. Eppure la campagna di Clinton continua a diffondere il mito che lei fosse contraria al NAFTA”. Ha portato avanti questa menzogna anche dopo che era stata ripetutamente e sicuramente provata come tale.
Di conseguenza: la sola reale differenza tra Hillary Clinton e Barak Obama è che Obama è un bugiardo molto più esperto di lei. Ed è la ragione per cui è arrivato dov’è ora. Lei probabilmente non ci riuscirà; è sempre la stessa incompetente, tanto oggi quanto ieri.
Eric Zuesse
Fonte: www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/zuesse260415.htm
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STELLA FUCCENECCO
LO STATO CORPORATIVO DI BENITO MUSSOLINI
L'applauso col quale ieri sera avete accolto la lettura della mia dichiarazione mi ha fatto domandare stamane se valeva la pena di fare un discorso per illustrare un documento che è andato direttamente alle vostre intelligenze, ha interpretato le vostre convinzioni ed ha toccato la vostra sensibilità rivoluzionaria.
Tuttavia può interessare di sapere attraverso quale ordine di meditazione, di pensiero, io sia giunto alla formulazione della dichiarazione di ieri sera. Ma prima di tutto voglio fare un elogio di questa assemblea e compiacermi delle discussioni che si sono svolte.
Solo dei deficienti possono stupirsi che si siano determinate delle divergenze e che siano apparse delle sfumature. Tutto questo è inevitabile vorrei dire necessario.
Armonia è armonia, la cacofonia è un'altra cosa.
CONTINUA QUI
CARTA DEL LAVORO [21-22 aprile 1927]
approvata dal Gran Consiglio
II. Il lavoro, sotto tutte le sue forme organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche, manuali è un dovere sociale.
A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato. Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei singoli e nello sviluppo della potenza nazionale.
VII. Lo Stato corporativo considera l'iniziativa nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della Nazione.
L'organizzazione privata della produzione essendo una funzione di interesse nazionale, l'organizzatore dell'impresa è responsabile dell'indirizzo della produzione di fronte allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse reciprocità di diritti e di doveri. Il prestatore d'opera, tecnico, impiegato od operaio, è un collaboratore attivo dell'impresa economica la direzione della quale spetta al datore di lavoro che ne ha la responsabilità.
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